Esempio di narrazione n3

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Esempio di narrazione n3
Esempio di narrazione n. 3
I ladri di favole – narrazione interculturale
2008-2010 a cura di Rosa Tiziana Bruno, insegnante e scrittrice
- Classi del primo e del secondo ciclo della scuola Primaria.
- Scuola dell’infanzia.
Partendo dal presupposto che in un tessuto scolastico caratterizzato dall’intreccio di
varie culture, il confronto e la cooperazione diventano esigenze primarie, mi sono
inventata un percorso di narrazione in grado di riunire scrittore, alunni e genitori.
Ho pensato ad una narrazione senza confini e mi sono posta l’obiettivo di suscitare
curiosità, apertura e attenzione verso le altre culture. Ma, soprattutto, miravo a
sviluppare la capacità di decentrarsi per ottenere un ascolto attivo.
Penso di esserci riuscita perché la narrazione appartiene all’universale, dunque mi ha
consentito di sviluppare un approccio interculturale sia sul piano cognitivo che sul
piano affettivo. modificando le “rappresentazioni” dell’altro e le relazioni con gli
alunni “venuti da lontano”.
La fiaba è luogo privilegiato dove la fantasia trova espressione, e dunque mi è
sembrato un canale formidabile per inziare! Inoltre è un genere narrativo presente
nella tradizione orale di ogni popolo e quindi in essa ciascuno, anche il ragazzo
straniero, può ritrovare “pezzi” di sé, della propria storia, della propria appartenenza.
Molte fiabe, le più note, hanno attraversato il mondo, colorandosi di scenari diversi,
ma hanno mantenuto spesso una sorprendente uniformità nei personaggi, negli eventi
cruciali, nelle situazioni che si presentano simili anche se collocate in paesi differenti.
Questo progetto di narrazione interculturale “I ladri di favole” scaturisce direttamente
dal mio racconto fiabesco, pubblicato nel 2008, con lo stesso titolo. In pratica è la
storia di una bambina che gira tutto il pianeta nel tentativo di recuperare le fiabe
rubate all’umanità da una terribile banda di ladri.
Nella narrazione ho pensato di coinvolgere anche i genitori immigrati per dare loro la
possibilità di rievocare storie e racconti.
Abbiamo organizzato, con maestre e dirigenti, incontri periodici con “la scrittrice”,
ovvero me, nelle varie scuole d’Italia.
Il compito che mi sono auto-assegnata consisteva nel narrare in prima persona delle
fiabe, in presenza di alunni, maestre e, quando possible, genitori.
La presenza dei genitori, soprattutto di quelli immigrati, ha rivestito un ruolo
fondamentale. Ho chiesto loro di collaborare alla narrarazione, raccontando ai
bambini in lingua originale e questo ha valorizzato alfabeti e scritture diverse…
La storia scelta è stata la fiaba di Cenerentola, nelle sue molteplici versioni
internazionali, (compresa quella italiana del 1600) anzi intercontinentali.
Cenerentola ha fatto il giro del mondo proprio perché è la sintesi delle capacità
prodigiose del desiderio. Dunque mi è sembrata ideale per dare avvio a questo
progetto di narrazione interculturale.
Ad ogni incontro con i bambini, ho sempre introdotto il dialogo con un indovinello:
“C’era una volta una bambina gentile e buona, ma che era trattata male dalle
persone a lei vicine. Poi quando crebbe una persona magica l’aiutò. Infine, sposò un
uomo di una famiglia reale. Chi indovina che storia potrebbe essere?”
Solitamente i bambini si sono lasciati andare a qualche congettura, ma sono arrivati
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sempre alla soluzione del dilemma, indovinando in breve tempo di quale racconto si
trattasse. A questo punto ho spiegato loro che tutti i paesi e le etnie del mondo hanno
una storia di Cenerentola.
Questo perché i pensieri, quindi i racconti, non sono immobili bensì viaggiano. Anzi
posseggono gambe assai veloci, in grado di superare i confini tra gli Stati e gli oceani.
Così accade che i racconti di un popolo in un determinato punto del pianeta, arrivano
anche all’altro capo Terra in breve tempo. Però, mentre un racconto viaggia, accade
come una piccola magia che lo trasforma un po’.
Infatti le storie si adattano alla lingua, al modo di pensare e di vivere del luogo dove
vengono raccontate. Così è successo anche alla fiaba di Cenerentola, nata in Cina
almeno duemila anni fa e oggi raccontata ovunque in modi curiosamente differenti.
Naturalmente la storia è sempre quella, ma ci sono delle differenze importanti tra le
varie versioni, tutte da esplorare!
Spiegato questo, ho chiesto ai bambini se conoscevano tutti la versione italiana di
Cenerentola allo stesso modo. Da qui la scoperta che tutti conoscono sì Cenerentola,
ma con tante piccole varianti. Qualcuno ha visto il film, altri il cartone animato, altri
letto un libro. In ogni rappresentazione, cambia qualche piccola cosa e i bambini di
solito si meravigliano nello scoprire questo.
A questo punto nasce la curiosità intorno alle possibili differenze, ci sono altre cose
da svelare. Tanti altri particolari da scoprire leggendo le versioni di Cenerentola di
tutto il mondo.
E dalla lettura viene fuori per esempio che la scarpetta di cristallo diventa sandalo
d’oro nella versione cinese e zoccolo d’oro in quella araba. Altro esempio: nella
versione araba c’è un passo in cui la sorellastra, che deve sposare il principe, si
sottopone alla cerimonia dell’henné che consiste nel dipingere il corpo delle future
spose con la tintura ricavata dalla pianta. Questo offre lo spunto per conoscere una
caratteristica della cultura araba e avviare una conversazione mirata.
Solitamente le domande dei bambini a questo punto sono diventate sempre più
incalzanti e dirette, segno che l’incontro stava raggiungendo l’obiettivo ed aveva
innescato la giusta curiosità.
Naturalmente ho sempre consentito ai bambini di evidenziare autonomamente le
somiglianze e le differenze tra le versioni. Abbiamo localizzato sul planisfero i vari
paesi di provenienza (per la scuola Primaria),
Abbiamo parlato del clima che li caratterizza e del paesaggio tipico, degli animali
nonché della cucina, dell’abbigliamento, della musica. è stato entusiasmante, anche
per me, vedere il modo in cui la storia passa da una cultura all’altra.
Nell’ambito dell’educazione all’affettività abbiamo discusso del comportamento di
Cenerentola e dei suoi antagonisti.
Come ha fatto Cenerentola a cambiare la sua vita dall’inizio della storia fino alla
fine? Come ha reagito alle ingiustizie?
Al termine della conversazione, tutte le differenze notate e sulle quali si era discusso
sono state rappresentate attraverso dei disegni, con la trascrizione delle parole in
lingua straniera che avevano colpito di più.
La rappresentazione grafica ha permesso di memorizzare i dettagli differenti della
storia: abbigliamento, famiglia, casa, magia… oltre che di esprimersi creativamente.
Il disegno è risultato assai utile soprattutto per gli alunni della scuola dell’Infanzia.
Ad ogni incontro, sebbene in misura diversa, i bambini si sono sempre appassionati
alle avventure di Cenerentola nel mondo. Si sono stupiti di come una fiaba possa
percorrere tutti quei chilometri, rimanendo sempre fresca e originale. Ha destato la
loro meraviglia il fatto che un racconto possa assorbire i pensieri e le mentalità di ogni
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popolo con cui viene in contatto, rimanendo tuttavia uguale a se stesso.
Nella scuola di Pezzan di Istrana una bambina Sinti ha voluto mettere in comu- ne
una fiaba che sua madre le racconta spesso. E’ stato un bel momento, abbiamo
scoperto cose che nemmeno immaginavamo.
Un bambino della scuola Galilei di Modena, mentre si rifletteva sulla diversità degli
elementi magici delle varie versioni, ha osservato come, secondo lui, ci sia un
elemento magico comune a tutte le versioni: il Destino. E questa è una riflessione di
una profondità degna del più grande filosofo di tutti i tempi.
Durante l’incontro alla scuola Matteo Mari di Salerno, una bambina ci ha fatto notare
come, in tutte le versioni del mondo, la figura dell’adulto di sesso maschile appaia
sempre passiva, per niente attenta alle problematiche della povera Cenerentola.
Ancora, nella scuola Galilei di Modena e nella Matteo Mari di Salerno alcuni bambini
mi hanno chiesto di raccontare la prima versione della storia scritta in Italia nel 1600.
Naturalmente li ho accontentati e, nonostante il linguaggio differente e gli
avvenimenti particolari che narra Gian Battista Basile, l’attenzione è stata massima e
l’interesse fortissimo.
I bambini sono riusciti ad individuare temi ed aspetti della realtà che vanno ben oltre
quel che noi adulti riteniamo di poterci aspettare da loro.
E a presenza dei genitori, ha permesso uno scambio profondo di idee fra grandi e
piccoli. Gli incontri avvenuti con la partecipazione dei genitori, sono risultati, infatti,
molto più ricchi e la partecipazione dei bambini è risultata entusiasmante. Hanno
seguito con addirittura maggiore coinvolgimento trascinando gli adulti in confronto
denso di curiosità e meraviglia.
E’ bizzarro constatare come ci sia davvero bisogno di fantasia e di fiabe, sia per i
grandi che per i bambini, oggi.
I ladri di favole non è un progetto di narrazione che nasce esclusivamente dalla mia
fantasia, tutt’altro. Ad ispirarmi è stata la triste realtà del quotidiano. Credo che
stiamo davvero subendo un furto terribile, già da tempo. Oltre che la capacità di
immaginazione, ci è stata sottratta anche la curiosità. E non è cosa da poco!
La curiosità muove e fa progredire il mondo. La paura del nuovo e del diverso,
invece, paralizza e inebetisce.
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