Anatomia della fiaba

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Anatomia della fiaba
Anatomia
della fiaba
Dott. Pietro Minniti
Bari, 30 maggio 2013
Che cos’è una Fiaba?
E’ un racconto popolare:
un contenuto comune (collettivo) conscio e inconscio viene
plasmato dalla mente conscia (elemento di artisticità)
Esprime il consenso di molti circa quelli che essi vedono come
problemi umani universali e le soluzioni desiderabili: tramandata di
generazione in generazione
Oralità
permette adeguamenti, fusioni, interpolazioni, sovrascitture culturali
(dal paganesimo al cattolicesimo)
Dal mito alla fiaba
 Il
ricorso al simbolismo
rappresenta un contenuto
inconscio:
 bisogno di contenuti ideali dell’io
 (ricerca di significato alla vita)
Il Mito
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Forma grandiosa, eroi sovra-umani, confronto con
mortali (perdenti)
Unicità: non avrebbe potuto succedere ad altro, in
altro luogo, in altro tempo
Protagonista specificato (nome, genealogia,
territorio…)
Finale tragico
Pessimismo: un semplice mortale è troppo fragile
per far fronte alle sfide degli dei (Paride)
La Fiaba
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Eventi insoliti - presentati come ordinari - accadono a
persone semplici
Finale lieto
Ottimismo
Protagonista comune: nome generico, descrittivo,
usuale
Nessun altro ha un nome: genitori indicati in maniera
generico/simbolica (re, regina) – la genericità dei
personaggi facilità identificazioni e proiezioni
Nel bambino la fantasia colma le lacune della conoscenza
(bisogni e ansie nascono dalla lettura frammentaria della realtà)
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Le fiabe cominciano in maniera (da una situazione) realistica (non
esattamente “reale”) e banale, quindi evolvono in direzione
irrazionale
Inizio de “Il principe ranocchio”:
condizione mentale di ideale soddisfazione------>rassicurazione
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Solo lottando coraggiosamente contro difficoltà
apparentemente insuperabili, l’uomo può trovare significato
alla sua esistenza
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Molti ritengono che si debbano presentare ai bambini solo
immagni piacevoli
provenienti dalla realtà conscia
 Esporre il bambino solo al lato buono delle cose
Impedire al bambino di sapere che gran parte degli
inconvenienti della vita sono dovuti alla nostra stessa
natura: propensione degli uomini ad agire in modo
aggressivo, asociale, egoistico, spinti dall’ira e dall’ansia
Far credere ai bambini che tutti gli esseri sono buoni: ma
il bambino conosce i propri istinti aggressivi e in questa
maniera si percepisce come unico malvagio
 La
fiaba esprime ansie e dilemmi esistenziali
 il
bisogno di essere amati
 la paura di non essere considerati
 l’amore della vita
 la paura della morte
 in
modo serio, chiaro, conciso e attraverso
situazioni semplificate
Polarizzazione

Una persona (un evento) è o buona o cattiva, mai
entrambe le cose.
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Questo permette al bambino di percepire la netta
differenza tra le due cose

Bisogna scegliere chiaramente che tipo di persona
si vuole essere.
Il male è onnipresente, come la virtù, in ogni uomo.
Questo dualismo pone il dilemma morale e richiede la lotta affinché
possa essere risolto.
Il male è affascinante e riesce ad avere la meglio temporaneamente,
ma alla fine il male non paga.
Il bambino si identifica con l’eroe, immagina di sopportare con lui
prove e tribolazioni e trionfa con lui alla fine.
Vissero felici per sempre…
 rassicurazione che è possibile placare l’ansia
 La creazione di un legame affettivo stabile con un’altra persona è la
massima sicurezza emotiva (in grado di dissipare la paura della morte)
 Formando una relazione interpersonale autentica l’individuo sfugge
 all’angoscia di separazione che l’ossessiona
 (anziché aggrapparsi eternamente alla madre)
 Dove trova l’autonomia, trova anche la dama, intesa come sintesi e
completamento
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L’altro non è più vissuto come demoniaco e pericoloso, ma in grado di
entrare in relazione positiva:
il bambino impara a dialogare con i propri impulsi distruttivi e a gestirli
La natura non realistica delle fiabe è un espediente, perché
evidenzia che il suo proposito non è quello di comunicare utili
informazioni circa il mondo esterno, ma di chiarire i processi
interiori che hanno luogo in un individuo.
L’eroe agisce in isolamento: forze benefiche interverranno in
suo aiuto
Tentativi ripetuti: perseveranza (normali fallimenti iniziali,
quindi successo)
Accettare le frustrazioni è il viatico verso la soddisfazione
duratura
Mamme e matrigne
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La mamma amorevole, comprensiva, accomodante può comportarsi
in maniera radicalmente diversa (allorquando non soddisfi le
aspettative del bambino).
Egli è incapace di ravvisare coerenza tra le due manifestazioni e
preferisce percepirle come due entità distinte: sdoppiando il
genitore può preservare l’immagine della mamma buona.
La figura negativa è passeggera e destinata a soccombere.
Il bambino può così sfogare liberamente la propria collera verso il
genitore, senza avvertire senso di colpa verso la mamma preservata come buona.
Questo allena il bambino a gestire i sentimenti contraddittori senza
farsene distruggere
Schema generale della fiaba
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Equilibrio iniziale
Rottura dell'equilibrio
Peripezie dell'eroe
Nuovo equilibrio (conclusione)
I personaggi della fiaba
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Eroe: l’attore, il protagonista, il trionfatore
Antagonista: l'oppositore
Falso/anti-eroe: si sostituisce all'eroe con l'inganno
Mandante: spinge l'eroe a partire (lo manda via)
Mentore: la guida dell'eroe (dà un dono magico)
Aiutante: aiuta l'eroe
Sovrano: (amico o oppositore)
Principessa: il premio
Cenerentola
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Cina (IX sec. a. C.): prima volta in forma scritta.
Temi:
Piccolezza del piede come sinonimo di virtù, distinzione
bellezza e pantofola di materiale prezioso
Vivere nella cenere come situazione di inferiorità
(Rivalità fraterna) non solo femminile (maschile:
Aschenputtel)
Età di riferimento: fra i 6 e i 10 anni
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Il bambino può sentirsi sopravanzato dai fratelli
(fratellastri) ad opera della madre (matrigna)
Come nella fiaba, compie bene il lavoro più sporco e non
gli viene riconosciuto alcun merito, anzi si aumentano le
pretese nei suoi confronti.
Le emozioni suscitate nel bambino dalla rivalità fraterna
sono molto sproporzionate rispetto alla realtà
La vera difficoltà al centro della fiaba è
 la relazione col genitore:
timore di non poter conquistare stima e amore in
concorrenza coi fratelli
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Il bambino sente inconsciamente di meritare la
condizione di inferiorità
(senso di colpa derivante dalla delusione edipica)
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Alla colpa segue il timore dell’abbandono e quindi
quello della preferibilità dei fratelli
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Disagio connesso all’addestramento alle funzioni
corporali e altri aspetti dell’educazione intesi a
renderlo “pulito” e ordinato
 Al
contempo è felice che tutti credano
alla bontà fondamentale di Cenerentola
(cioè alla propria)
 La malvagità di matrigna e sorellastre è
la dimostrazione della bontà di
Cenerentola (convinzione di
superiorità)
Charles Perrault depurò la storia da ogni contenuto a suo avviso
volgare e raffinò le altre caratteristiche per rendere il prodotto
adatto ad essere raccontato a corte.
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Cenerentola è melensa e priva di iniziativa
Sceglie di dormire nella polvere
Propone alle sorellastre di aiutarle a prepararsi per il ballo
Non desidera di partecipare al ballo, ma viene invitata dalla
matrigna
Va via dal ballo allo scoccare della mezzanotte
Un paggio calza la scarpina, non il principe stesso
Nel finale cenerentola abbraccia le sorelle
Padre nessun ruolo degno di nota
La fata buona compare dal nulla
Ironia adulta: se Cenerentola può diventare elegantissima,
anche dei ratti possono essere dei cavalli e delle lucertole dei
lacchè
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Vestale ruolo prestigioso: segno di purezza (poi
decaduto col Cristianesimo)
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Cospargersi di cenere in segno di lutto (Cenerentola
piange l’intimità con la madre: protezione)
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Semplicità:
desideri che si avverano
umili che vengono esaltati
valore riconosciuto in una persona vestita di stracci
virtù ricompensata
malvagità punita
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Autonomia del bambino si realizza anche in relazione ad
una diminuzione di potere dei genitori: il ramoscello
che butta giù il cappello al padre è quello che dà i doni
magici
Non bisogna aggrapparsi a elementi del mondo esterno
per riuscire nella vita (sorellastre: abiti e mutilazioni
fraudolente)
Nocciolo: maturazione della buona madre in spinta
interiore
Compiti impossibili ed inutili (nella cenere): trarre
valore dalle esperienze apparentemente negative
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Cenerentola va al ballo e sceglie volontariamente di andare
via: umana ambivalenza tra desiderio di impegnarsi e paura di
farlo
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Il principe chiede collaborazione al padre perché distrugga gli
oggetti magici e Cenerentola possa vivere nel mondo della
realtà
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Automutilazioni
Le sorellastre ricorrono alla mistificazione e alla falsità per
esaltare la propria femminilità
Non il fatto che il piede calzi la scarpa convince il principe, ma
il piede sanguinante indica che è stata commessa la scelta
sbagliata (il principe si difende da elemento ansiogeno)
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Cenerentola si infila da sola la pantofola
(il principe riceve ansia dalla sorellastre,
 sicurezza da Cenerentola)
Dalla femminilità vissuta con senso di colpa nella
cenere, all’accettazione - mediante la pantofola
d’oro che il principe porge e Cenerentola indossa
attivamente
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La punizione degli antagonisti redende completo il
lieto fine.
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L’uccello “aiutante” completa la distruzione che le
sorellastre avevano cominciato (con l’aiuto della
matrigna).
L’accecamento è l’affermazione simbolica della loro
cecità:
 non ci si può elevare degradando gli altri
Bibliografia
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Bruno Bettelheim, Il mondo incantato.
Uso, importanza e significati psicoanalitici
delle fiabe, Feltrinelli Editore
Vladimir Propp , Morfologia della fiaba,
Einaudi
 Jacob e Wilhelm Grimm, Fiabe, Einaudi
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