rivista bancaria - Minerva Bancaria

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RIVISTA BANCARIA
www.rivistabancaria.it
MINERVA BANCARIA
ISTITUTO DI CULTURA BANCARIA «FRANCESCO PARRILLO»
Maggio-Giugno 2011
Tariffa Regime Libero:-Poste Italiane S.p.a.-Spedizione in abbonamento Postale-70%-DCB Roma
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RIVISTA BANCARIA
MINERVA BANCARIA
ANNO LXVII (NUOVA SERIE)
MAGGIO-GIUGNO 2011 N. 3
SOMMARIO
Editoriale
G. DI GIORGIO
L’altalena dell’Euro e la tragedia greca.
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25
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Saggi
B. CHIZZOLINI
A multiperiod model of competition
in retail banking
Contributi
F. SANTOBONI
V. ARCADI
Le polizze assicurative nel processo
di affidamento: nuove opportunità
di accesso al credito per le imprese
V. LANFRANCHI
S. SAINO
C. DI NOIA
La remunerazione degli amministratori
nell’Autodisciplina delle società quotate
Interventi
L. ENRIQUES
Guido Rossi e la regolazione del mercato
»
93
M. SARCINELLI
‹‹Tra imprese e istituzioni: 100 anni di Assonime››
Uno sguardo alla nostra storia economica
»
99
Rubriche
Shadow banking (A. M. Sorrentino)
» 113
Giappone: lo tsunami alla fine della lost decade (S. Carletti e S. Costagli)
» 125
Bankpedia:
Nuove voci pubblicate:
PARONETTO SERGIO (G. Farese);
UNIONE EUROPEA (G. C. Loraschi, C. Menè);
CRISI GRECA (C. Oldani, P. Savona);
» 129
Recensioni
G. Amari (a cura di), In difesa dello Stato, al servizio del paese (Mario Tiberi)
» 139
Presidente del Comitato Scientifico: Giorgio Di Giorgio
Direttore Responsabile: Giovanni Parrillo
Comitato di redazione: Eloisa Campioni - Mario Cataldo - Domenico Curcio - Vincenzo
Formisano - Pina Murè - Giovanni Scanagatta - Giovanpietro Scotto di Carlo - Franco Varetto
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ISSN: 1594-7556
Econ.Lit
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Editoriale
L’ALTALENA DELL’EURO
E LA TRAGEDIA GRECA
Il 2010, e i primi mesi del 2011, sono stati caratterizzati dalla ripresa economica mondiale, dopo la grave recessione del 2009. La ripresa è stata impetuosa nelle maggiori economie emergenti (i paesi BRICS), la cui quota, rispetto al PIL mondiale, supera ormai quella della somma degli USA e dell’Area
dell’Euro; instabile, ma vivace, negli USA; più lenta, seppure in consolidamento nell’area dell’Euro. Nell’Eurozona, tuttavia, sono tornati prepotentemente alla ribalta i problemi connessi alle finanze pubbliche, con disavanzi
e debiti crescenti in rapporto al PIL. Se questi problemi affliggono quasi
tutti i paesi dell’Area, e non solo (si vedano i numeri per Regno Unito e
USA, per non parlare del Giappone), sono divenuti particolarmente rilevanti per alcuni paesi periferici, Grecia, Portogallo e Irlanda.
Nel complesso, il debito di questi 3 paesi, rispetto al PIL dell’Area, non è tale da togliere il sonno a economisti e politici. Tuttavia, la costruzione monetaria europea, che ha introdotto la valuta unica nel 2002, si basa su vincoli fiscali espliciti e regole stringenti di rientro dai disavanzi e debiti eccessivi, che
possono mettere oggettivamente in difficoltà gli Stati meno virtuosi dal punto di vista fiscale e/o colpiti da più gravi recessioni (seppure il Trattato Europeo preveda esplicitamente un esimente in questi casi).
La speculazione internazionale ha favorito scommesse ingenti sul possibile
abbandono, da parte dei suddetti paesi, in primis da parte della Grecia, dell’Euro e il ritorno alle valute nazionali. Scommesse indotte, soprattutto, dai
dubbi relativi alla capacità dei cittadini greci di accettare i sacrifici imposti da
un severo piano di austerità fiscale. I rendimenti richiesti dal mercato per l’acquisto dei titoli di stato dei paesi periferici sono arrivati a livelli elevati,
con spreads rilevanti sui tassi dei bund, a loro volta compressi verso il basso
da meccanismi di flight to quality. La maggiore volatilità sui mercati obbligazionari, e le incertezze nei processi decisionali in Europa hanno prodotto
una maggiore variabilità nel cambio euro dollaro, in balia, ogni giorno, del
diverso sentiment sulla tenuta dell’eurozona.
Si è così acceso un intenso dibattito sulla opportunità di ristrutturare il debito greco, imponendo perdite ai creditori (haircuts), in alternativa alla proRIVISTA BANCARIA - MINERVA BANCARIA N. 3/2011
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GIORGIO DI GIORGIO
secuzione degli aiuti e dei sostegni comunitari, deliberati e confermati, seppure a fatica, a fronte del mantenimento degli impegni di risanamento del disavanzo. Alcuni commentatori hanno sottolineato come ci si trovi di fronte ad
una scelta simile a quella affrontata nel settembre 2008, nel caso della banca
di affari americana Lehman Brothers, lasciata fallire dalla Fed e dal Tesoro
USA, evento che determinò lo scatenarsi della fase più acuta della crisi finanziaria iniziata nell’estate del 2007. L’eventuale uscita della Grecia dall’Euro, potrebbe infatti generare una ondata sequenziale di attacchi speculativi ai
titoli del debito sovrano di altri paesi periferici (fino a colpire paesi di dimensione maggiore, quali Spagna o Italia) andando a minare l’intero fragile
edificio dell’Unione economica e monetaria. Per non ripetere gli errori del passato, avvertono in molti, il sostegno degli altri paesi europei alla Grecia è necessario e non può esser messo in discussione. Anche il recente rinnovo del favore franco-tedesco al sostegno europeo è sembrato confortare questa visione.
Il paragone con la crisi di Lehman, tuttavia, non regge. Al contrario della banca di affari americana, che fece di tutto per non fallire, in questo caso, la
tragedia Greca potrebbe scaturire da una decisione strategica indipendente del
governo greco di dichiarare default. Liberandosi dal peso del debito pubblico, e monetizzando il deficit, il paese potrebbe decidere di risanare le finanze scegliendo un diverso policy mix tra inflazione e disoccupazione rispetto
a quello impostogli dai partners europei. Tra l’impoverimento che può essere causato dall’inflazione e quello indotto dalla riduzione di pensioni, salari e servizi pubblici e l’aumento delle imposte, non è affatto ovvio quale sarà
la scelta ultima del paese. Ma rimane drammaticamente vera la lezione fondamentale che il debito non è mai il problema, ma solo la manifestazione più
eclatante degli squilibri correnti tra entrate e spese del settore pubblico. Le crisi fiscali, alla fine, richiedono sempre, a qualche generazione, di ripagare le sregolatezze e i privilegi delle precedenti. Una lezione fondamentale con cui, con
il recente rapido e generalizzato aumento dei rapporti debito PIL nelle maggiori economie industrializzate e l’inevitabile prossimo aumento dei tassi, molti altri paesi dovranno tornare a confrontarsi.
Giorgio Di Giorgio
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EDITORIALE