l` origine del sesso

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l` origine del sesso
Published in www.anthropos-web.it 2007.
Published in www.anthropos1987.org 2009.
L’ ORIGINE DEL SESSO
Gianni Baiotti
Mai come in questi ultimi anni si è parlato tanto di sesso e di sessualità sia dal punto di vista
medico che psicologico, per cui, ho ritenuto opportuno ripercorrere la storia e l’origine biologica
di questo affascinante mistero.
Cercherò, pertanto, di rispondere ad alcune domande:
· Perché i due sessi?
La riproduzione sessuata, con separazione dei sessi, compare precocemente nella filogenesi
essendo molto positiva per l’ontogenesi. Già nei batteri, elementi unicellulari, si assiste alla
trasmissione e fusione di DNA fra elementi omologhi (stessa specie) ed eterologhi (specie
diverse) trasmettendo, così, fattori genetici utili per la sopravvivenza. Nell’evoluzione
darwiniana compaiono svariate forme di sessualità: ermafroditismo simultaneo (vegetali);
ermafroditismo successivo (cambiamento di sesso nei pesci); pseudo-ermafroditismo (animali
superiori tra cui l’uomo). La risposta a questa domanda, pertanto, è che biologicamente questa
modalità è utile e finalizzata al miglioramento della specie.
· Quando e perché si differenziano i due sessi nella specie umana?
A questo quesito la biologia ha dato delle risposte chiare: verso il 30° giorno dal concepimento
allo stadio embrionale di blastocisti si forma nella parte dorsale della cavità celomatica una
bozzatura detta cresta genitale; vi compaiono delle formazioni tubulari identiche:
condotti di Müller che sotto l’influenza del genoma XX (femmina) si trasformano in tube,
utero, vagina. La gonade primitiva evolve nell’ovaio;
condotti di Wolff che sotto l’influenza del genoma XY (maschio) daranno origine ai dotti
spermatici ed all’epididimo. La gonade evolve nel testicolo.
Al 90° giorno si ha già una netta differenziazione sessuale dovuta, come abbiamo visto, alla
determinazione del codice genetico. Questo primo stadio viene definito sesso cromosomico o
genetico.
· Come si sviluppa?
Nel periodo fetale, dal 90° al 280° giorno di gravidanza, si sviluppano, seguendo le direttive
genetiche, i caratteri sessuali primari: ovaio, utero, vagina nella donna; testicolo e pene
nell’uomo. Alla nascita il sesso, in genere, è ben differenziato e la legislazione italiana richiede
la registrazione anagrafica con precisazione del genere: sesso legale.
Vedremo in seguito come questa normativa possa creare molti problemi in età adulta.
Verso i 10 / 12 anni si ha la maturazione delle gonadi e di tutto il sistema endocrino
(soprattutto l’asse ipofisi-surrenalico). È il periodo puberale: nella femmina compaiono i
caratteri sessuali secondari: il ciclo ovulatorio con il menarca, le mammelle, modificazioni
dell’apparato pilifero e della voce. Nel maschio si hanno le prime polluzioni notturne, comparsa
di peluria sul volto e abbassamento del tono della voce. È il sesso ormonale o fenotipico. A
questo punto la differenziazione è completa e assume una grande valenza per l’orientamento
definitivo, l’ambiente famigliare, scolastico e sociale dove avviene la crescita adolescenziale. È il
sesso sociale.
Attualmente, dopo gli studi approfonditi sulla neuro-endocrinologia si sono evidenziati
strettissimi legami tra gli ormoni ed i neuro-trasmettitori: si può, pertanto, parlare a ragion
veduta, di sesso cerebrale.
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I caratteri sessuali terziari, vale a dire comportamentali, rappresentano, infine, la somma di
tutti questi passaggi e questo ci rende ben conto della complessità e variabilità delle patologie
o dei disagi che possono intervenire in questa sfera.
Si entra, così, nel campo psicologico o sesso psichico che equivale, in definitiva, all’identità
sessuale.
Avendo questo schema evolutivo ben presente si possono inquadrare quasi tutti i processi
para-fisiologica o francamente devianti della sessualità adulta.
Si può iniziare dal sesso genetico: per difetti di disgiunzione cromosomica, per lo più materna,
si possono avere alcune sindromi ben definite:
S. di Klinefelter: è la più frequente (1 su 400 nati maschi). È caratterizzata da XXY e si
evidenzia nell’adolescenza: il soggetto maschile presenta, più o meno evidenti, ginecomastia,
ipotrofia testicolare con azoospermia, eunucoidismo. Questa situazione “ibrida” nelle forme più
gravi provoca una netta riduzione del QI (< 80), disturbi distimici fino a forme di schizofrenia
ebefrenica ed omosessualità. È stato dimostrato che circa il 2% dei ricoverati in O.P. presenta
questa trisomia. Nell’eziopatogenesi di questa patologia (come nella trisomia 21) si dà molta
importanza all’età della madre (> 40 anni).
S. di Turner: è la classica disgenesia gonadica con genoma 0X (X di origine paterna). È rara
ed è caratterizzata da: sesso femminile, nanismo con infantilismo; sono, inoltre, presenti
malformazioni scheletriche multiple con un QI ben conservato.
Esistono, poi, dei quadri che potremmo definire border line dovuti, soprattutto, ad imperfezioni
del cromosoma Y. Sono gli intersessi.
Questo cromosoma è molto piccolo ed ha, praticamente, l’unica funzione di virilizzare
l’embrione: i geni deputati a questo processo sono localizzati alla estremità della struttura a Y
nella zona detta SRY (Sex determining region). Il cromosoma Y appare, oggi, nella specie
umana notevolmente ridotto e Steve Jones dell’University College di Londra non esita a parlare
di “sindrome del cromosoma debole” e, addirittura, di “progressiva estinzione” (Cromosoma Y,
viaggio alla scoperta del mistero uomo. Orme Ed.) lasciando però intendere che la natura
provvederà in qualche altro modo!
È evidente che le problematiche inerenti al sesso stanno diventando sempre più complesse
tanto che nell’aprile del 2006 si è ritenuto opportuno porre dei punti fermi sul problema
dell’intersessualità nel 1° International Meeting on Anomalies of Sex Differentiation tenutosi a
Roma.
Ne sono scaturite alcune linee guida molto importanti:
· Statisticamente (Anne Fausto-Sterling di Providence) si è dimostrato che 1 neonato su 100
presenta difficoltà di tipizzazione sessuale e 1 su 1000 richiede già interventi chirurgici urogenitali.
· Bisognerebbe abolire la normativa che richiede l’attribuzione anagrafica di genere (M. o F.)
alla nascita. In molti casi di intersesso o di pseudo-ermafroditismo larvato occorrono esami
molto approfonditi e lunghi (genetici – citologici – ormonali ecc.) prima di poter definire in
maniera più o meno sicura il sesso, anche perché individui adulti con attribuzioni errate
vanno poi incontro ad un iter burocratico e legale estremamente complesso per il
cambiamento del sesso anagrafico iniziale.
· Creare dei centri super specializzati che in tempi relativamente brevi (circa 3 mesi) e con
metodiche standardizzate riescano prima a rispondere ai genitori (ma, allora, è maschio o
femmina?) e, contemporaneamente, con un lavoro psicologico non indifferente far superare
lo shock iniziale e, poi, far accettare la incertezza della terapia: intervenire sui genitali
esterni “adeguandoli” al sesso dominante o iniziare terapie ormonali (testosterone e/o
estrogeni?) per comprendere l’evoluzione definitiva.
Questo è il futuro ma, oggi, abbiamo un certo numero di bambini e ragazzi che si trovano,
come si dice, in un “limbo sessuale”. Molte volte è la famiglia stessa che relega questi individui
in un mondo non consono nascondendo il disturbo come se fosse una colpa. Sono questi
soggetti con sessualità biologica non ben definita che in età adolescenziale o anche adulta
possono diventare omosessuali o transessuali o, addirittura, rinunciare ad una vita sessuale e
di relazione affettiva.
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È, infine, su questo dis-agio fisico e psichico che occorre intervenire in tempo affinché il sesso
psichico dell’età adulta risulti essere in armonia (a proprio agio) con il sesso gonadico della
nascita.
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