COME AI vECCHI TEMPI: JUvE, MILAN, INTER

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COME AI vECCHI TEMPI: JUvE, MILAN, INTER
PROTAGONISTI
F. Raspa
P. Manetti
(Chieti Calcio)
(ACF Fiorentina)
«Se non avverte un gran dolore il giovane
spesso finge di nulla, talvolta
non sa raccontare che cosa prova»
«La medicina dello sport è ora un mix
di professionalità, specializzazioni,
strumenti, informatica e condivisione:
diagnosi e prognosi vengono discusse
da tante persone»
* NUMERO ventICINQUE GENNAIO 2012
la newsletter di sixtus italia esclusiva per gli operatori sanitari sportivi
EDITORIALE
A volte ritornano,
nel pallone
Ogni tanto la sensazione del deja vu ci coglie, ma è
gradevole il ritorno all’antico. Le abitudini fanno parte
di noi, rasserenano. Scorrendo la graduatoria del
calcio maggiore al termine del girone d’andata sembra
proprio che il tempo si sia fermato. Ad eccezione
dell’Udinese, provinciale corsara, si ripropone una
storia ben nota: Juventus e Milan se la giocano come
tante altre volte in passato, punto a punto; l’Inter
è bizzarra come le compete, ma potrebbe giocare
scherzi a chiunque, visto che tallona, sia pure a debita
distanza. Le romane faticano ad affermarsi perché
lasciano punti preziosi strada facendo, per distrazione.
Il ritorno della Juventus nei quartieri alti è anche figlio
del nuovo tipo di preparazione, dell’effetto Conte.
Come non pochi mister, il quasi neofita della serie
A – un solo precedente riuscito a metà con l’Atalanta
– predica la serietà nel lavoro e convince per i numeri
che annota: non solo i risultati del campo ma anche
quelli dell’infermeria, per dirla come in passato. Visto
che i terreni di gioco sono gli stessi e i calciatori non
riservano ai bianconeri trattamenti di favore, non è il
caso di parlare di fortuna se si fanno male in pochi
tra i bianconeri.
Noi che ci occupiamo di prevenzione e, ove necessario,
di riabilitazione, apprezziamo molto il lavoro di chi
manda in campo quasi sempre gli stessi. A rischio di
subire le ire di chi va in panchina e spera sempre di
andare in campo, preferiamo le sostituzioni per motivi
tecnici, non già per guai muscolari o traumi da lavoro.
COME AI VECCHI TEMPI:
JUVE, MILAN, INTER
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SIXNEWS - SEI NOVITÁ DAL MONDO SIXTUS
*FEDELISSIMI
Paolo Manetti
(Responsabile sanitario Acf Fiorentina)
«la medicina dello sport è
ora un mix di professionalità,
specializzazioni, strumenti,
informatica e condivisione:
diagnosi e prognosi vengono
discusse da tante persone»
«Alcune volte bastano due infortuni
eccellenti di lunga durata, tre
giocatori che risolvono con più
calma dei banali problemi muscolari
perché i giornali comincino a
mettere in dubbio la qualità dei
preparatori e dello staff medico.
La verità, spesso, è che media non
riportano i numeri giusti». Esordisce
così Paolo Manetti, responsabile
sanitario della Fiorentina, nello staff
viola dal lontano 2002, «l’anno della
Serie C, per intendersi». Un bel salto,
a ben vedere, per la squadra della
famiglia Della Valle, simile al suo,
dall’Aglianese - squadra di Pistoia direttamente alla corte dei Medici:
«Mi chiamò Galanti, il medico
dello sport per eccellenza a Firenze,
per sostituire un collega che non
poteva partecipare alla start up
della Florentia, quell’anno in C ma
decisa a risalire grazie al progetto
di Della Valle». Un bell’impegno,
ovviamente, costato tanto in termini
di tempo: «quell’anno mi sono
sposato e continuavo a ripetere a
mia moglie che il lavoro, passando
il tempo, sarebbe diminuito».
Ovviamente non è andata così perchè
tra promozioni, Champion’s League
e Prandelli, Manetti ha fatto carriera
e ormai coordina il lavoro di 10
persone.
Non credete (TROPPO)
agli infortuni mediatici
Eppure all’inizio si è partiti
dall’ospedale.
L’esperienza maturata come internista
si è rivelata fondamentale perché, ne
sono convinto, il medico dello sport
non deve occuparsi solo dell’atleta ma
anche dell’uomo. Diabete, colesterolo,
cuore, fino alla colica renale sono
importanti tanto quando l’adduttore.
Il medico della mutua vede i suoi
pazienti una volta ogni tanto,
mentre lei...
Infatti ho un approccio simile al
pediatra che previene i problemi
e studia la crescita del bambino.
Preferisco valutare un giocatore
quando sta bene.
A questo proposito, quanto è
cambiata la Fiorentina dalla C alla
Champion’s League?
Lo staff medico è sempre più
numeroso e preparato. Inoltre
ora possiamo contare su un
centro sportivo vicino allo stadio
davvero unico per il panorama
italiano. Campo, palestra, piscina
riabilitativa e sale sono tutte collegate
e funzionali, moderne, gradevoli.
Il lavoro e i risultati ne risentono
positivamente.
È questa la medicina del futuro?
Direi di sì, un mix di professionalità,
specializzazioni, strumenti,
informatica e - in particolare -
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*PRODOTTO
DEL MESE
LEUKOTAPE P
e HYPAFIX
l’alimentazione diventa una priorità e
si studia come recuperare le riserve di
zuccheri, di glicogeno, di carboidrati,
magari pianificando un pasto appena
finita la partita; si controlla anche
il sonno per dare qualità anche al
recupero, limitando videogiochi e
caffeina la sera; in fondo si curano
maggiormente i particolari, come
la cura delle unghie - per fare un
esempio non banale.
condivisione: diagnosi e prognosi
vengono discusse da tante persone.
Non c’è più la figura del “barone”: è
un grande passo in avanti.
Nello specifico, Manetti, come si
struttura una stagione con le coppe
europee e, in generale, con più
partite del solito?
Il lavoro diventa preventivo e si
divide in due momenti - estivo e
invernale - in cui basare tutta la
preparazione. Importante considerare
le pause: a questo livello si rischia di
avere un solo giorno libero al mese.
Quindi è importante la cultura del
lavoro: va bene allenarsi ma senza
esagerare per evitare sovraccarichi;
Abbiamo parlato molto di
protocolli ma in quanto a macchine,
cosa è in dotazione alla Fiorentina?
In prima squadra possiamo contare
su quattro diatermie Sixtus. La
vascolarizzazione - in generale la
termoterapia è il processo più usato
per risolvere o accelerare il recupero
dagli infortuni. Non possiamo fare
a meno delle TecnoSix. Una di
queste (la Recorder), memorizza
anche i trattamenti ed è molto utile.
Poi abbiamo l’Ipertermia (della
gamma Easytech), efficace meno
operatore-dipendente. Poi Laser
Neodimio Yag che uso in particolare
per le tendinopatie superficiali; gli
ultrasuoni, per problemi distrattivi e
legamentosi.
Perché il lavoro manuale rimane
imprescindibile?
La via per decontrarre i trigger point
specifici rimane il massaggio. Inutile
inventarsi altro. E poi, in caso di
fibrosi post infortunio, l’unico modo
per elasticizzare rimane il gioco delle
leve muscolo/operatore che nessun
macchinario sarà mai in grado di
replicare.
Leukotape è una benda anelastica rigida
(di cm 3,8x13,7), altamente adesiva,
resecabile con le mani. Il supporto è
rayon 100%, massa adesiva tradizionale
con ossido di zinco, spalmata in maniera
porosa. Aderisce fermamente alla pelle,
si applica velocemente anche senza
forbici e ha effetto stabilizzante (sia
dal punto di vista meccanico sia
propriocettivo).
È indicato per taping patello-femorale,
immobilizzazione rigida dell’articolazione,
supporto forte in caso di lesioni
traumatiche di natura sportiva, limitazione
del movimento articolare. Contiene lattice
naturale, e potrebbe provocare reazioni
allergiche in soggetti predisposti.
È molto utilizzato nel rugby e football
americano grazie alla sua notevole.
resistenza e tenuta sotto sforzo.
Hypafix è una fascia autoadesiva di 5x10
cm in TNT, porosa e conformabile per il
fissaggio di cateteri e di medicazioni.
Acrilico ipoallergenico in base acquosa,
Hypafix è composto da tessuto non
tessuto di poliestere elastico permeabile
all’aria e al vapore acqueo. Non contiene
resine e gomme naturali
Leukotape P ed Hypafix sono utilizzati
in combinazione per il confezionamento
dei bendaggi per il fissaggio della rotula
- secondo il Concetto McConnell – e
dei bendaggi alla caviglia (in caso di
distorsione in inversione) e al gomito
secondo il Concetto Mulligan.
Hypafix, che non contiene lattice, viene
applicato direttamente sulla pelle,
mentre Leukotape P viene utilizzato
in sovrapposizione a quest’ultimo.
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*testimonianze
francesco raspa
(massaggiatore chieti calcio)
«se non avverte un gran
dolore il giovane spesso
finge di nulla, talvolta
non sa raccontare
che cosa prova»
Pur molto giovane, Francesco
Raspa opera da anni nel calcio e nel
ciclismo e ne puntualizza le valenze,
con una palese preferenza per la
seconda disciplina, per lui primo
amore.
In aprile Francesco Raspa farà
32 anni, di cui gli ultimi diciotto
trascorsi, a vario titolo, nello sport.
Dapprima come ciclista in sella - ha
corso sino alla categoria dilettanti
partecipando anche il Giro d’Italia
loro riservato - poi come apprezzato
massaggiatore nel professionismo
(per quattro anni con LPR, poi con
Formaggi Trentini). Dall’agosto
2006 Raspa è il massaggiatore della
prima squadra del Chieti calcio,
fa parte dello staff agli ordini del
medico sociale, il dottor Alba. Otto
dei diciotto anni sin qui riepilogati,
li ha trascorsi sui libri: nel 2004 si è
laureato in Scienze Motorie a Chieti
e nel 2006 ha conseguito anche il
diploma di osteopata tradizionale
presso l’A.I.O.T di Pescara, un
istituto universitario. Oltre a corsi
di aggiornamento a vario titolo.
Originario di Vasto, residente a
Montenero di Bisaccia, titolare di
il massaggiatore
dei due mondi
uno studio a Ceppagatti, a un passo
da Chieti, Raspa si è diviso fra
calcio e ciclismo, che rimane la sua
grande passione.«Il professionismo
era troppo per me, ma quando ho
avvicinato i miei idoli e ho potuto
occuparmi di loro, mi sono dato
molto da fare». I primi sottoposti
alle sue cure sono stati lo sprinter
Ivan Quaranta, il pistard Marco
Villa. «Ero molto giovane, mi hanno
preso in simpatia e mi hanno accolto
nella grande famiglia del ciclismo».
Raspa si è fatto onore e soprattutto
un buon nome, tanto che ancor oggi
non pochi professionisti abruzzesi
frequentano il suo studio.
Scelta occasionale la sua o
prosecuzione logica di un percorso
già avviato?
Da sportivi ci si confronta sempre
con i massaggiatori e i fisioterapisti,
che sono i primi referenti di un atleta.
Per questo sono rimasto nel settore,
ho sempre fatto parte di questo
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in una logica di botte rimediate, di
traumi. Devi rimettere in sesto più
persone acciaccate.
Però oggi lei gestisce una squadra
che ha molti giovani e perciò meno
probabilità di traumatismi.
Vero in parte, sono meno soggetti a
infortuni ma mancano di esperienza,
non sanno fermarsi, spesso
minimizzano.
Se non avverte un gran dolore il
giovane spesso finge di nulla, talvolta
non sa raccontare che cosa prova.
Veniamo all’operatività, in chiave
Sixtus. Quando ha incrociato per la
prima volta il marchio?
Nel ciclismo dove i prodotti sono
diffusissimi per la loro qualità
intrinseca e c’è minore difficoltà a
pagare di più per avere il meglio. Nel
calcio li impiego solo da un anno,
perché prima il Chieti si avvaleva di
prodotti legati agli sponsor tecnici
della società.
mondo, i miei studi andavano in
questa direzione.
A guardar bene due mondi, oggi c’è
soprattutto il calcio nella sua vita.
Sono approdato al Chieti, dopo
l’infortunio societario che azzerò la
storia precedente, nel 2006. Dovendo
concludere la stagione ciclistica, ho
raggiunto la squadra ad agosto, un
mese dopo gli altri. Avevo rifiutato
più volte di occuparmi di calcio,
anche se il Chieti mi aveva cercato
in precedenza. Mi hanno convinto
spiegandomi il progetto che era alle
spalle della nuova dirigenza.
Cosa divide, dal suo punto di vista, i
due mondi, il calcio e il ciclismo?
Da sempre nel ciclismo si fa un
lavoro diverso e più accurato. In
un Giro d’Italia ti occupi di due,
massimo tre corridori, ci lavori
per un’ora e un quarto a testa, fai
massaggi defaticanti. Nel calcio tratti
una ventina di giocatori, l’intera rosa,
Di che cosa si avvale in particolare ?
Di bendaggi, taping bianchi, poi i
salva pelle. Impiego molto gli oli,
scaldanti e neutri, oltre alla crema
per massaggi. Tutti prodotti molto
affidabili.
Quanto ai mezzi fisici, alle terapie
con le macchine?
Se ne occupa il fisioterapista della
squadra. Per la terapia capacitiva
resistiva tratta i giocatori con
TecnoSix e so che gli esiti sono
ottimi. Il fisioterapista impiega con
soddisfazione anche il laser portatile.
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