UmbertoSABA

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UmbertoSABA
Umberto Saba: Trieste, la moglie, la figlia, la balia, il
calcio
Attività realizzata nella classe 3 A
Le poesie da Il Canzoniere, lette e studiate in classe
Glauco
La capra
A mia figlia
Trieste
Città vecchia
Tre vie
Ritratto della mia bambina
Tre poesie alla mia balia (1. Mia figlia / mi tiene... 2. Insonne / mi levo...3. Un grido /
s’alza...)
Mio padre…
A mia moglie
Ulisse
Goal
Squadra paesana
Un esempio di relazione finale sul lavoro svolto
Nell'ultimo periodo in classe abbiamo lavorato su alcune delle poesie di Umberto Saba.
Nella raccolta delle poesie, chiamata Il canzoniere, i testi sono dedicati a Trieste, alla
figlia, alla moglie e alla balia che è stata una persona molto importante e significativa
nel corso della sua vita.
Umberto Saba è nato a Trieste nel 1883 ed è morto a Gorizia 1957. Il suo vero cognome
però è Poli e alcuni ricercatori e studiosi sostengono che lo pseudonimo Saba sia stato
ripreso dal cognome della balia: Peppa Sabaz.
Saba ha avuto una vita difficile: è stato abbandonato dal padre e la madre, essendo da
sola, doveva dedicare il suo tempo al lavoro per mantenere la famiglia.
Non potendo allattare il piccolo, decise di affidarlo alla balia Peppa Sabaz con la quale il
futuro poeta instaurò un rapporto molto forte, come quello tra madre e figlio.
All'età di tre anni, dice Saba, sono iniziate le sofferenze della sua vita, quando arrivò il
momento di staccarsi da Peppa.
Questo distacco fu per lui un trauma, il dolore che lo segnò per il resto della vita. La
andava spesso a trovare e quando morì il marito di lei, il balio, si sostituì a lui in alcuni
gesti quotidiani: sistemare l'orologio di casa, accendere il lume.
Aveva un rapporto davvero molto forte con lei tanto che decise di dedicarle tre poesie;
una parla del dolore provato quando si dovettero separare, un'altra del loro rapporto
amoroso e dell'affetto che provava nei suoi confronti, l'ultima di quando continuava ad
andare a farle visita, anche dopo la loro separazione.
Peppa aveva perso un figlio prima che potesse nascere, era ancora in grembo e forse è
per questo che il rapporto con Umberto Saba si è fatto ancora più forte.
Una poesia, quella che secondo Umberto Saba è la più bella che ha scritto, è dedicata
alla moglie Lina.
All'inizio la moglie non la prese proprio bene e pensava fosse uno scherzo, in quanto la
poesia la paragonava ad animali domestici (una cagna, una pollastra bianca, una
coniglia).
In fondo ad ogni animale in realtà c'è l'aspetto più positivo di esso che rispecchiava la
moglie (sono sereni animali che avvicinano a Dio).
Per esempio la cagna con i suoi occhi dolci, si mostra fedele e gelosa del proprio
padrone a cui dimostra molto affetto.
O la coniglia che per fare un nido ai propri cuccioli si strappa il pelo di dosso.
In una poesia dedicata alla figlia descrive la sensazione che si prova vedendola
crescere, quasi come se la vedesse scappargli troppo in fretta.
Uno dei primi testi su cui abbiamo lavorato è "Tre vie", ognuna di esse rappresenta
qualcosa di Trieste.
La prima via che descrive è Via del Lazzaretto Vecchio dove si trova la tristezza, dove
tutto è cupo e strano.
La seconda è Via del Monte, quella degli affetti familiari, la più bella.
La terza è la Via Domenico Rossetti, la via dell’amore, dove ogni finestra è un
belvedere.
Un’altra delle poesie che abbiamo visto e che mi ricordo è quella intitolata "Glauco".
Glauco nella poesia è un ragazzo, suo amico, che fa delle domande ad Umberto
riguardanti il perchè non riesce a vivere la vita con semplicità e felicità.
Questo lavoro è stato impegnativo ma interessante e coinvolgente.
Umberto Saba con le sue poesie è riuscito a farmi capire cose della vita che non avevo
ancora colto.
(relazione di Samantha Guerra, 3 A)
Il canzoniere
Umberto
Saba
(Trieste
1883
-
Gorizia
1957)
In uno stile semplice ma raffinato la sua poesia aderisce agli umili aspetti della realtà familiare
della vita triestina. Le poesie sono raccolte nel Canzoniere (1900-45) e in Mediterranee e le prose
in Scorciatoie e raccontini (1946); l'opera Storia e cronistoria del Canzoniere (1948) costituisce il
miglior commento e la più sincera testimonianza della sua arte. Il mondo poetico pieno di
malinconia e di triste saggezza e la sincerità e innocenza della sua lirica collocano Saba tra i più
importanti
autori
del
nostro
Novecento.
Il
canzoniere
(Raccolta
poetica)
ll canzoniere di Saba, pubblicato nel 1948, è opera poetica senza interruzioni, concepita come un
lungo poema, sulla linea di un'autobiografia che lega indissolubilmente ogni evento lirico e fornisce
quindi la trama della evoluzione artistica ed esistenziale del poeta. La formazione culturale
dell'autore non è facilmente inquadrabile in un profilo storico della letteratura italiana, in quanto
egli rimase sempre piuttosto estraneo alle correnti dominanti, libero da facili suggestioni e da
superficiali adesioni, teso al contrario verso la personale elaborazione dei propri ritmi poetici. Il
suo travaglio artistico infatti si è venuto svolgendo in modo quasi segreto, minuzioso, costante,
deciso nel netto rifiuto di avanguardie e retroguardie poetiche. La lettura del Canzoniere mostra
inequivocabilmente in Saba la propensione alla cura assidua e tenace dell'espressione poetica, la
scrupolosa ricerca introspettiva, la grande onestà umana. L'evocazione degli oggetti è pervasa da
una costante affettuosità, come se la realtà racchiudesse sempre gli spunti e le occasioni per la
elaborazione poetica. Nascono così i grandi temi della poesia di Saba: il dolore e il conforto.
Attraverso una estenuante ricerca nella realtà circostante, il poeta assimila con solidarietà la
sofferenza che è negli uomini, nella natura, nelle cose, ne rimane coinvolto, tenta un chiarimento
e
restituisce
un
personalissimo
discorso
poetico.
Autobiografismo, quindi, ma purificato da ogni sovrastruttura individualistica, perchè
inevitabilmente coinvolto nel dolore comune, teso a riassumere liricamente e in modo autentico la
condizione umana. Si può affermare con il critico De Robertis che in Saba "la ricerca poetica tende
a diventare "moralità", a raggiungere insomma il vertice di un'unità universale uguale per tutti, in
quanto avvertita da tutti". L'esperienza drammatica della guerra provoca nel poeta una
partecipazione ancora maggiore alla tragedia umana e dal Canzoniere, sia pure nella unitarietà di
temi e di forme che lo caratterizzano, traspare questa insanabile frattura. "Negli anni posteriori
alla tragedia europea Saba avrà saputo, avrà dovuto - avverte il critico Manacorda - armare il suo
linguaggio anche dell'invettiva più aspra e tagliente che sarà tuttavia non la negazione dell'antico
ideale di comprensione e di amore tra gli uomini, ma la sua sublimazione dopo l'esperienza della
guerra e della persecuzione scatenata da chi rifiutava l'etica della fratellanza".
La poesia diventa allora più tormentata nella introspezione, tesa a scavare nel profondo, a
penetrare lucidamente i tratti del male di vivere. Il dolore è per Saba ormai una condizione
ineliminabile per l'umana esistenza, non può certo essere placato dalle parole e dalle emozioni
liriche. Resta la concentrazione del poeta nella volontà di scoprire la vena più nascosta dell'amore
per gli altri, nel rintracciare ancora una volta, nella realtà, le motivazioni dell'agire e le ragioni del
cuore. Tutto questo alla luce di una commozione sempre trattenuta e di una coscienza onesta e
attenta a seguire, come afferma il critico Carlo Bo, "la sua naturale umanità, che è qualcosa di
molto diverso dalle altre umanità programmate dagli scrittori, e assomiglia piuttosto a un
tentativo di denudamento insensibile, con la speranza di arrivare a un discorso diverso tra gli
uomini, non più basato sulle facoltà di potere ma sull'umiltà, sulla semplicità, sulla pietà".
(da: http://www.parodos.it/books/saba.htm)