Principale rappresentante della lirica pura, per il suo temperamento

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Principale rappresentante della lirica pura, per il suo temperamento
Principale rappresentante della lirica pura, per il suo temperamento
contemplativo e nostalgico, si può ricollegare alla poesia crepuscolare; ma
per il suo senso profondamente musicale della parola, si lascia talvolta
trasportate dal ritmo melodico, esprimendosi in una forma semplice, chiara
e sonante (talvolta persino popolaresca), di estrema chiarezza verbale.
LA VITA (1883-1957)
Nasce a Trieste nel 1883 da madre ebrea, abbandonata dal marito
prima della nascita del figlio. Cresce tra conflitti familiari e trascorre
un'infanzia malinconica, trascurato anche dalla severa madre che lo affida a
una balia slovena, Peppa Sabaz.
Abbandonato il ginnasio coltiva fin dalla giovinezza la sua passione per la
poesia.
Dopo il trasferimento in Toscana cominciano a manifestarsi i primi segni di
una nevrosi che lo perseguiterà per tutta la vita.
Nel 1911 sposa Lina Woelfler e comincia la pubblicazione delle sue prime
raccolte di versi.
Al posto del cognome paterno Poli, adotta lo pseudonimo di saba (forse
in omaggio alla balia avuta da bambino) che in ebraico significa pane.
Allo scoppio della Prima Guerra Mondiale viene dichiarato inabile e quindi
torna a Trieste dove, nel 1912 aveva aperto una libreria antiquaria che gli
permetterà di vivere decorosamente dedicandosi alla poesia.
Nel 1921 pubblica il Canzoniere (ampliato nel 1945 e nel 1948) ma verrà
messo in luce come poeta solo nel 1928 grazie a un articolo comparso su
Solaria.
Nel 1929, sempre a causa della sua nevrosi, inizia a sottoporsi a terapia
analitica venendo così a conoscenza della psicanalisi e di Freud, che
influenzeranno la sua produzione poetica.
In seguito all'occupazione nazista del 1943 fugge da Trieste con moglie
e figlia e si rifugia prima a Firenze e poi a Roma.
Nel 1953, ricoverato in una clinica per l'aggravarsi della sua nevrosi,
scrive il romanzo autobiografico Ernesto.
Nel 1956 la morte della moglie tanto amata aumenta la sua angoscia e
fa sì che il poeta si rinchiuda in una solitudine sempre più profonda.
Muore in una clinica di Gorizia il 25 agosto del 1957.
IL PENSIERO E LA POETICA
Umberto Saba si mantenne estraneo alle correnti dominanti del
Novecento, subì poco l'influsso delle avanguardie letterarie, non
condivise né il dannunzianesimo, né il crepuscolarismo, né
l'ermetismo.
All'origine della poesia di Saba vi è l'amore per la vita e per gli uomini,
da cui derivano il desiderio di comunicare e l'ansia di chiarezza nella
parola. Per questo motivo Saba si astiene dalla ricerca della parola e
dello stile tipica del decadentismo e di tanta parte della poesia del
Novecento.
Nella poesia di Saba trova posto ogni aspetto della vita giornaliera, una
quotidianità povera di forme esteriori ma ricca di sentimenti.
Tema ricorrente è il paesaggio di Trieste che funge da tramite
privilegiato per entrare in contatto con la natura.
Accanto all'amore per la sua città c'è quello per Lina, la donna a cui il
poeta ha legato la sua vita e che è la figura femminile di maggior
rilievo nel Canzoniere. La donna non ha una funzione salvifica né
connotati angelici, come per Montale, ma è la compagna tenera e
sicura cui appoggiarsi e che consola dalle angosce, che dona l'amore
come tenerezza.
Altro tema autobiografico è quello dell'infanzia esplorata con interesse
psicoanalitico e interpretata in chiave autobiografica. Ecco allora i temi
della casa, della balia, dell'assenza del padre.
La psicanalisi è intesa da Saba come "veggenza" perciò l'intento è di
conseguire una chiarezza linguistica raggiunta nell'abbandono totale alla
poesia.
La visione della vita di Saba non ha la complessità metafisica di
Ungaretti e Montale, ma ha una diversa complessità psicologica. Innanzitutto
in Saba c'è un forte senso dell'autenticità dell'istinto, del primato
dell'istintività dell'individuo, e quindi dell'inconscio.
Il suo senso morale non ignora la drammatica precarietà dell'esistenza e
del dolore insito nella vita, c'è anche in lui la coscienza del male di
vivere.
Il senso di solidarietà e di partecipazione al male universale è
mirabilmente espresso nei versi de La Capra, nei quali il poeta dà voce
non solo alla sua dimensione umana, ma anche a quella collettiva.
Tuttavia il dolore non spegne la sua devozione per la vita e il costante
impegno morale; proprio il doloroso amore per la vita gli suggerisce di
non cercare riposo nell'evasione e nella contemplazione ma in mezzo
ai suoi simili.
LA LINGUA E LO STILE
Lo stile di Saba è semplice ma non dimesso, in quanto si avvale di una
sintassi scelta, ricca di figure e di procedimenti retorici.
Saba torna alla rima e al ritmo.
La lingua pur essendo essenziale è ben lontana dall'ermetismo.
Sue componenti essenziali sono:
-aderenza alla cosa da rappresentare
-definizione della realtà da descrivere
-povertà di lessico, ma non esiguità di espressione.
LE OPERE
Il Canzoniere (1921, 1945, 1948) pubblicato in tre edizioni è la raccolta
completa delle sue poesie tra cui ricordiamo: Vecchio giovane, A mia moglie,
La Capra, Ulisse.
La produzione in prosa è raccolta invece nel volume Prose (1964) e si
compone di varie parti: Ricordi-Racconti, Scorciatoie e raccontini, Storia e
Cronistoria del Canzoniere.
Ernesto (1975, postumo) è un breve racconto di carattere autobiografico in
cui, sullo sfondo della città natale del poeta, si narra la storia di un ragazzo,
delle sue inquietudini e delle ambigue curiosità adolescenziali che lo muovono.