VERBALE DI ASSEMBLEA del 22-23-24 marzo 2002

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VERBALE DI ASSEMBLEA del 22-23-24 marzo 2002
ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA
Ufficio stampa
Rassegna
stampa
8 - 11 dicembre 2006
Responsabile :
Claudio Rao (tel. 06/32.21.805 – e-mail:[email protected])
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ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA
SOMMARIO
Pag. 3 PROFESSIONI: Sciopero avvocati 14-15 e 16 dicembre: eventi a livello
nazionale, programmati dall’Oua per la prossima settimana
(mondo professionisti)
Pag. 4 PROFESSIONI: Dl Bersani, gli ordini si adeguano (italia oggi)
Pag. 5 PROFESSIONI: L'Ue legittima le tariffe e i minimi degli avvocati
di Maurizio de Tilla - Presidente Federazione degli ordini forensi d'Europa
(italia oggi)
Pag. 6 PREVIDENZA: Previdenza complementare, le Casse si sono attrezzate
(italia oggi)
Pag. 7 ANTIRICICLAGGIO: Antiriciclaggio,obblighi alleggeriti (il sole 24 ore)
Pag. 8 ANTIRICICLAGGIO:Sui vincoli per i legali parola alla Corte Ue (il sole 24 ore)
Pag. 9 CASSAZIONE: Troppi gli avvocati abilitati in Cassazione
di Adolfo di Majo – ex componente del Csm (il sole 24 ore)
Pag.10 PROFESSIONI: Il marketing legale ancora non fa breccia (il sole 24 ore)
Pag.11 STUDI DI SETTORE: Debutto per i professionisti (il sole 24 ore)
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MONDO PROFESSIONISTI
Sciopero avvocati 14-15 e 16 dicembre: eventi a livello nazionale, programmati
dall’Oua per a prossima settimana
Ampia sarà l’attività di sensibilizzazione a mezzo stampa e mass media in generale, ed i a riguardo
proprio in questi giorni è stata presentata da parte degli Ordini della Liguria, del Piemontese della Valle
d’Aosta una efficacissima campagna promozionale della figura dell’avvocato, per la “cura” dei diritti.
L’avvocatura italiana è impegnata a dar corso, quindi, all’astensione nei giorni 14-15 e 16 dicembre e
alle seguenti ulteriori iniziative, pure parzialmente indicate nella mozione congressuale del 23
settembre 2006: svolgimento di una giornata di assistenza e consulenza gratuita in favore dei cittadini,
nella giornata dell’ 11 dicembre, secondo modalità e termini demandati alle deliberazioni degli ordini
territoriali, nel corso della quale diffondere nuovamente una lettera-manifesto nella quale illustrare le
ragioni della protesta dell’avvocatura; attuazione di forme di c.d. “sciopero bianco”, dal 18 al 31
dicembre 2006, con la richiesta dell’osservanza rigorosa delle norme processuali, tra cui la
verbalizzazione delle udienze a cura dei cancellieri, a ciò appositamente designati; indizione di
assemblee pubbliche, aperte alla cittadinanza, per l’illustrazione, l’approfondimento e la discussione
delle tematiche oggetto della protesta; pubblicazione sugli organi di stampa, a livello locale e nazionale,
di manifesti e/o comunicati che illustrino le posizioni dell’Avvocatura, chiarendone e valorizzandone il
ruolo e la funzione nell’ambito della giurisdizione e al di fuori di essa;
La prossima settimana vedrà poi il succedersi di eventi a livello nazionale, programmati dall’Oua,
come segue:
13 dicembre 2006, ore 10,30 – Roma – Spazio Etoile, Piazza San Lorenzo in Lucina n. 41 –
Presentazione del 3° Controrapporto dell’Avvocatura sui dati dell’amministrazione giudiziaria italiana,
predisposto a cura dell’Oua;
14 dicembre 2006, ore 17,00 – Roma – Nuova Sala Auditorium dei Delegati della Cassa Forense –
incontro con i parlamentari promosso dall’Oua, unitamente all’Adepp e al Cup;
15 dicembre 2006, ore 12 – Roma – Sala Biblioteca della Cassa Forense – Conferenza Stampa sul Ddl
di riforma delle Professioni e sulla sentenza 5.12.2006 della Corte di Giustizia Europea;
16 dicembre 2006, ore 10 – Roma – Teatro Capranica, Centro Congressi Montecitorio – Assemblea
Nazionale dell’Avvocatura e delle Professioni, organizzata dall’Oua, con la annunciata adesione e
partecipazione della Cassa Forense, dell’Adepp e delle altre professioni, nel corso della quale valutare
lo stato delle iniziative di riforma e le possibilità di interlocuzione e di confronto effettivamente
consentite all’avvocatura, nella prospettiva dell’adozione da parte dell’Oua delle successive opportune
determinazioni.
In occasione dell’Assemblea Nazionale del 16 dicembre prossimo, l’Oua conta di poter presentare la
campagna nazionale di promozione del ruolo e della figura dell’Avvocato che ha fatto realizzare e che
potrà essere utilizzata a discrezione dei Consigli dell’Ordine e/o delle Associazioni a livello locale,
utilizzando i materiali che saranno forniti su supporto informatico. L’obiettivo è una campagna
generalizzata sull’intero territorio nazionale, già a partire dall’avvio del prossimo anno 2007.
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ITALIA OGGI
I consigli nazionali sono al lavoro per le modifiche su pubblicità, tariffe e società interdisciplinari
Dl Bersani, gli ordini si adeguano
Entro fine mese codici deontologici in linea con le nuove norme
Ordini professionali al lavoro per apportare le ultime modifiche al codice deontologico, come previsto
dal decreto Bersani. Anche se la maggior parte si è già messa in regola, comunque in questi giorni si
accavalleranno le delibere dei vertici di categoria per eliminare dai testi tariffe fisse e divieti per
pubblicità e servizi professionali interdisciplinari. Dato che mancano ormai poco più di venti giorni al
termine fissato dal dl approntato lo scorso luglio dal ministro dello sviluppo economico. E poi, dal 1°
gennaio 2007, in caso di mancato adeguamento all'articolo 2, le norme in contrasto contenute nei codici
deontologici sono considerate nulle per legge. Tutte le categorie professionali, però, pare che
arriveranno in regola al prossimo 31 dicembre. Tra quelle che le disposizioni di Bersani già le aveva
introdotte nel codice deontologico, e quelle che invece si riuniranno in questi giorni per mettere a punto
gli ultimi dettagli.
Come per esempio gli avvocati, che stanno lavorando al testo e presenteranno una bozza al Consiglio
nazionale il prossimo 14 dicembre. Che con tutta probabilità verrà approvata in modo da arrivare in
regola alla fine del mese. Gli agrotecnici, invece, non hanno di che preoccuparsi. Perché, ha dichiarato
il presidente Roberto Orlandi, ´il nostro codice già prevedeva le disposizioni del dl Bersani. Non
abbiamo un tariffario e la pubblicità è già previsto che sia libera, quindi per noi il problema non
sussiste'. Anche i consulenti del lavoro non apporteranno modifiche sostanziali al codice. Il prossimo
20 dicembre, comunque, si riunirà il Consiglio nazionale e all'ordine del giorno è prevista la messa a
punto dei necessari ritocchi.
Nulla da modificare, invece, per dottori e ragionieri commercialisti, che ritengono di non avere nel
codice nessuna norma in contrasto con l'articolo 2. Per quanto riguarda gli ingegneri, i vertici hanno già
provveduto ad adeguare il codice, approvando le modifiche previste e inviandole poi a tutti gli ordini
territoriali. I periti industriali, invece, si riuniranno settimana prossima per deliberare i cambiamenti del
testo. ´Si tratta però', ha specificato il presidente Berardino Cantalini, ´di modifiche marginali, visto che
già prima del decreto Bersani prevedevamo delle tariffe solo indicative per gli iscritti'. Anche per i
geometri si tratta di piccole variazioni, che verranno messe a punto il prossimo 19 dicembre. Già l'anno
scorso, infatti, la categoria aveva adottato un nuovo codice deontologico, che prevedesse quanto poi
scritto nel Bersani. Unico aspetto da ritoccare, il riferimento alle tariffe.
Mentre per quanto riguarda i chimici, restano ancora delle piccole modifiche da ultimare, che verranno
deliberate il prossimo 15 dicembre.
Si tratta, in particolare, delle tariffe, mentre il resto è già stato recepito. Giorni caldi anche per i notai, il
cui codice è in via di aggiornamento. Alcune disposizioni, come per esempio quelle sulla pubblicità,
erano già state introdotte. E in ogni caso le modifiche necessarie saranno apportate entro il termine
previsto. Lavori in corso anche per gli architetti, che però faranno in modo di rispettare la scadenza. Per
quanto riguarda, infine, i veterinari, la Federazione nazionale dell'ordine aveva già provveduto a
novembre ad abrogare le tariffe minime e a consentire agli iscritti la pubblicità dei servizi e dei costi.
(riproduzione riservata) Gabriele Ventura
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ITALIA OGGI
L'Analisi
L'Ue legittima le tariffe e i minimi degli avvocati
di Maurizio de Tilla - Presidente Federazione degli ordini forensi d'Europa
Il portavoce del ministro Bersani fa finta di non capire il contenuto della decisione della Corte di
giustizia delle Comunità europee che ha stabilito la legittimità delle tariffe italiane che fissano i minimi
di onorari degli avvocati
Anzitutto, è bene ricordare che la legge di ´pseudo liberalizzazione' approvata nell'agosto scorso con la
doppia fiducia si è basata proprio sull'affermazione di voler attuare i principi e le direttive europee che
l'Avvocatura ha sempre dichiarato, sul punto, inesistenti.
Le rappresentanze dell'Avvocatura hanno più volte ricordato che il 23 marzo 2006 il Parlamento
europeo ha approvato una risoluzione che ha sancito alcuni principi europei basilari ai quali il ministro
Bersani (puntuale in altre vicende) non si è voluto attenere. Il Parlamento europeo ha riconosciuto la
funzione cruciale esercitata dalle professioni legali in una società democratica, al fine di garantire il
rispetto dei diritti fondamentali, lo stato di diritto e la sicurezza nell'applicazione della legge, sia quando
gli avvocati rappresentano e difendono i clienti in tribunale sia quando danno parere legale ai loro
clienti. In questa visione complessiva sono più che legittimi i minimi di tariffa a garanzia della qualità
delle prestazioni. Incalzato dalle giustificate reazioni dell'Avvocatura, un prestigioso rappresentante del
ministero della giustizia è intervenuto nel Congresso nazionale forense tenutosi a Roma (21-24
settembre) e ha dichiarato che non potevano esimersi dall'abolire le tariffe e i minimi degli onorari per
gli avvocati in quanto erano in corso due procedure della Commissione europea di infrazione nei
confronti del nostro paese. In altri termini si lasciava intendere che i forti venti dell'Europa non
avrebbero consentito nemmeno per gli avvocati il permanere di una normativa legata alle tariffe e ai
minimi degli onorari.
Ebbene, tutto ciò è stato categoricamente smentito dalla decisione della Corte europea di giustizia che
ha dichiarato che è pienamente legittimo un provvedimento normativo di adozione di una tariffa
professionale che fissi un limite minimo per gli onorari degli avvocati. I giudici comunitari hanno
confermato la precedente decisione ´Arduino' ribadendo che la presenza di tariffa minima approvata dal
ministero della giustizia su proposta del Cnf non costituisce una violazione delle norme comunitarie
sulla concorrenza. Altra è, invece, la questione esaminata dalla Corte di giustizia sul punto ´se tale
tariffa (più che legittima) possa o meno essere derogata convenzionalmente'.
Sulla inderogabilità dei minimi di tariffa la Corte di giustizia ha rimesso al giudice italiano la facoltà di
verificare se tale aspetto risponde o meno agli obiettivi della tutela dei consumatori e della buona
amministrazione della giustizia. La Corte di giustizia ha dichiarato che la verifica del giudice potrà
effettuarsi solo nell'ambito di una deroga contrattuale dei minimi di tariffa che non va imposta dalla
legge, né dal giudice, né dal cliente.
La legge Bersani è, quindi, andata ultra petitum in quanto avrebbe dovuto intervenire solo sulle ipotesi
di inderogabilità, e non già sull'abolizione delle tariffe professionali e dei minimi degli onorari
giudiziali e stragiudiziali. (riproduzione riservata)
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ITALIA OGGI
E’ nato Professional welfare. Ieri la firma dell'atto costitutivo del fondo
Previdenza complementare, le Casse si sono attrezzate
Nasce ´Professional welfare', il fondo di previdenza complementare dei liberi professionisti. È stato
firmato ieri, con atto notarile, l'atto costitutivo. A darne notizia il presidente dell'Adepp (associazione
degli enti di previdenza privatizzata) e della Cassa forense Maurizio de Tilla e il vicepresidente Antonio
Pastore (anche presidente della cassa dei dottori commercialisti). Al fondo hanno aderito, oltre ai tre
enti già citati, anche le Casse dei farmacisti, periti industriali e notai. Mentre stanno già espletando le
procedure per aderire, come anticipa De Tilla, anche le Casse ragionieri, psicologi, infermieri e medici.
Si tratta, ad ogni modo, di un'iniziativa che potrà coinvolgere anche le nuove professioni sfornite di
ordine e di relativa cassa. Per Pastore si tratta di ´un'iniziativa fondamentale per il futuro pensionistico
dei liberi professionisti'. Dato che, con la partenza del secondo pilastro, gli avvocati quanto i farmacisti
potranno contare su un reddito aggiuntivo a fine carriera. Non solo. Il passaggio era atteso, per De Tilla,
in quanto il fondo permetterà di sfruttare ´l'esperienza già maturata dalle Casse'. Dopo la firma di ieri,
adesso si attende il via libera della Covip (l'organismo di vigilanza dei fondi pensione) per poter
cominciare a raccogliere le adesione dei professionisti. Quanto ai vantaggi del fondo, intanto i numeri.
La platea interessata è di circa 1 milione di lavoratori. E, poi, la gestione unificata permetterà di
abbattere anche del 50% i costi di gestione. Nel fondo confluirà una contribuzione definita. Pertanto,
conoscerà sin dall'atto di adesione l'importo della sua contribuzione che dovrà versare periodicamente
per tutta la durata della partecipazione al fondo pensione, ma non sa con certezza l'importo della futura
pensione. La sua misura, infatti, dipenderà dai risultati di rendimento degli investimenti operati con i
flussi finanziari relative alle contribuzioni. I fondi pensione a prestazione definita forniscono una
prestazione legandone la misura all'ultima retribuzione o reddito percepito dal lavoratore, oppure in
misura integrativa alla pensione pubblica obbligatoria. In tal caso il discorso è rovesciato rispetto ai
fondi pensione a contribuzione definita. La contribuzione rimane variabile per tutto il periodo di
partecipazione al fondo pensione, mentre la prestazione è determinata sin dal momento di adesione.
Così come avviene per la pensione pubblica, anche la pensione integrativa è il risultato di un continuo
risparmio finanziario che i lavoratori (talvolta aiutati anche dai rispettivi datori di lavoro), durante la
vita lavorativa, accantonano presso un fondo pensione attingendo dalla propria retribuzione.
(riproduzione riservata) Ignazio Marino e Daniele Circoli
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IL SOLE 24 ORE
Antiriciclaggio,obblighi alleggeriti
Escluse identificazione e registrazione per chi riceve la dichiarazione dei redditi
ROMA- Sfilare l'attività collegata alle dichiarazioni dei redditi da quelle soggette alla disciplina
antiriciclaggio. Cancellare l'obbligo di identificazione per i notai. E confermare, per i liberi
professionisti, la possibilità, anticipata dall'Ufficio italiani cambi, di registrare solo su carta le
informazioni necessarie a individuare le operazioni sospette. Il ministero dell'Economia e delle finanze
si prepara ad alleggerire gli obblighi antiriciclaggio, scattati anche per i professionisti, dal 22aprile, in
attuazione della seconda direttiva (200l/97/Ce), recepita con il decreto legislativo56/04. Lo hanno
annunciato fonti interne alla direzione Antiriciclaggio. Un ammorbidimento in due tempi. Se
l'esclusione delle dichiarazioni fiscali dal novero delle prestazioni soggette agli obblighi antiriciclaggio
è prevista dal decreto ministeriale che corregge ed estende a tributaristi, Ced e Cafil regolamento
141/06, le altre novità potrebbero arrivare con il recepimento della terza direttiva (2005/60/Ce), che
punta a prevenire anche i reati di terrorismo. Il pacchetto è stato messo a punto, hanno assicurato al
ministero, di concerto con i rappresentanti dei professionisti. Eliminando gli obblighi di identificazione
e registrazione per i soggetti che si limitano a ricevère le dichiarazioni fiscali,la disciplina antiriclaggio
sarebbe praticamente azzerata per alcuni Caf. Una linea in qualche modo preannunciata dall'Ufficio
italiano cambi, in risposta alle contestazioni dei Consigli nazionali di dottori commercialisti e ragionieri
rispetto alle istruzioni relative al regolamento 141/06 (si veda «Il Sole-24 Ore» del l5 novembre). Il
testo del decreto ministeriale, che estende ai fuori Albo che operano nel campo della consulenza fiscale
e contabile il regolamento 141/06, aspetta il sì del Consiglio di Stato e potrebbe essere varato tra
gennaio e febbraio 2007. Al ministero hanno precisato che «l'esclusione riguarda solo l'attività di
ricezione delle dichiarazioni fiscali: irrilevante ai fini della lotta al denaro sporco, anche perché le
dichiarazioni sono trasmesse alle Entrate». Continueranno a essere soggette agli obblighi di
identificazione e registrazione le attività di consulenza fiscale. Al testo del decreto legislativo che
recepisce la terza direttiva antiriciclaggio, mancherebbero - hanno precisato al ministero - le
disposizioni relative all'Ufficio italiano cambi, in attesa di chiarimenti sull'accorpamento in Bankitalia.
Di certo, il provvedimento sfrutterà la flessibilità introdotta dalla terza direttiva e tenterà di graduare le
misure di contrasto al denaro sporco in base al rischio e alle strutture dei destinatari. Così, dovrebbe
essere confermatala possibilità per i professionisti di scegliere se schedare clienti e operazioni in via
informatica o cartacea. Si tratta di un'interpretazione del Dm 141l06 diffusa dall'Uic con i chiarimenti
dell’8 maggio e che potrebbe trovare la convalida legislativa. Sgravi in arrivo anche per i notai:
potrebbero saltare gli obblighi di identificazione, perché potrebbero essere sufficienti i controlli tipici
della professione, effettuati sui registri nazionali ed esteri. Non solo. Il recepimento della terza direttiva
potrebbe essere l'occasione per tentate di eliminate le duplicazioni nelle registrazioni, come nel caso di
società di gestione del risparmio o Sim che si appoggiano alle banche.Valentina Maglione
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IL SOLE 24 ORE
La causa. Giovedì conclude l'avvocato generale
Sui vincoli per i legali parola alla Corte Ue
Procede, di fronte alla Corte di giustizia Ue, il dibattito sulla legittimità dell'estensione agli avvocati
degli obblighi antiriciclaggio. L'avvocato generale Luis Poiares Maduro, infatti,presenterà giovedì 14
dicembre le conclusioni relative alla causa C-305/05. Il rinvio pregiudiziale è stata proposto, nel luglio
2005, dalla Corte costituzionale belga, nella vertenza che oppone i legali al Consiglio dei ministri. Sul
tavolo, la compatibilità dell'estensione agli avvocati della normativa antiriciclaggio con il diritto a un
equo processo. Il dubbio nasce nonostante il considerando 17 della direttiva 200l/97/Ce preveda che gli
avvocati, quando esaminano la posizione giuridica di un cliente o lo rappresentano in un procedimento
giudiziario, sono esclusi dagli obblighi antiriciclaggio. «Deve sussistere l'esenzione da qualsiasi obbligo
di comunicare le informazioni ottenute prima, durante o dopo il procedimento giudiziario, o nel corso
dell'esame della posizione giuridica di un cliente», afferma la direttiva. La seconda direttiva, hanno
scritto i giudici nell'ordinanza di rinvio, «ha per oggetto di imporre alle persone e agli enti da essa
contemplati l'obbligo di informare le autorità responsabili della lotta contro il riciclaggio di qualsiasi
fatto che potrebbe essere indizio di un siffatto riciclaggio». E<l'inclusione dei membri delle professioni
legali indipendenti, senza escludere la professione di avvocato» potrebbe tradursi in una violazione del
«diritto a un equo processo, garantito dall'articolo 6 della Convenzione di salvaguardia dei diritti
dell'uomo e delle libertà fondamentali».
Argomentazioni condivise dal Ccbe, organizzazione degli avvocati europei, che ha sempre sottolineato
il rischio della disciplina per il diritto alla difesa. V.M
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IL SOLE 24 ORE
Troppi gli avvocati abilitati in Cassazione
di Adolfo di Majo – ex componente del Csm
E’ da tempo che si parla di "crisi di identità" della Cassazione. La crisi ha più cause, da fattori più ampi, da
ravvisare in una più generale difficoltà dei livelli istituzionali a rispondere a sempre più incombenti richieste
poste dalla società civile,domande occasionate anche da leggi non coordinate e spesso prive di verifica di
fattibilità, a fattori più specifici riguardanti aspetti organizzativi dell'ordinamento giudiziario e dei suoi uffici.
Una cosa è certa. Ove si abbia presente la funzione primaria della Cassazione, di assicurare l'uniforme
interpretazione della legge, e sempre che tale funzione non si intenda abbandonare, vista la difficoltà di
assicurarne il rispetto, funzione che trova conferma nella sua posizione di vertice nell'ordinamento giudiziario,
riconosciuto anche dalla Costituzione, è evidente che non,solo la sua attuale composizione (350 magistrati di cui
54 aventi ruolo di Presidenti, distribuiti in dieci sezioni, quattro civili e sei penali) ma il numero (ormai
alluvionale) di ricorsi non può consentire ad essa di assolvere al proprio compito istituzionale. Non è un caso che
negli altri ordinamenti i numeri siano diversi. La Corte di cassazione francese comprende 85 consiglieri e
45referendari. Presso la Corte tedesca (Bundesgerichtshof) sono presenti 123 magistrati ripartiti in 17 sezioni.
Nel nostro Paese con numeri così alti,di ricorsi e di componenti della Corte, il perseguimento dell'obiettivo di
assicurare una uniforme applicazione della legge diventa un'utopia. È più che evidente come una reale ed
effettiva riforma non può transitare attraverso misure (solo) ordinamentali, come quella della legge delega
n.150/01, il cui scopo, nella migliore delle ipotesi, è di attribuire una maggiore funzionalità alla Corte ma
caricandola di funzioni ad essa non proprie, (quella di governance dei giudici più che delle sentenze) bensì di
andare alla radice delle disfunzioni, che non sono da collocare nell'attività del magistrato ma, in larga parte, nelle
domande rivolte alla Corte che poco hanno a che fare con l'esigenza di assicurare un'uniforme applicazione della
legge. Ordinamenti a noi più vicini vanno nella direzione di seri meccanismi selettivi: l'ordinamento francese si è
affidato a strumenti più empirici, ma non per questo meno efficaci, quali la riduzione drastica degli avvocati
ammessi al patrocinio avanti la Cassazione e il potere del primo presidente di ordinare la cancellazione della
causa dal ruolo ove la sentenza impugnata sia rimasta ineseguita. In Germania è previsto che «nelle controversie
relative a diritti patrimoniali, il cui valore non supera sessanta mila marchi, e nelle controversie relative a diritti
non patrimoniali la revisione ha luogo solo se la corte d'appello l'ha dichiarata ammissibile in sentenza. La corte
d'appello dichiara la revisione ammissibile quando la questione giuridica ha un significato fondamentale oppure
la sentenza diverge da una decisione del Bundesgerichtshof o delle sezioni unite delle corti supreme della
federazione e si fonda su questa divergenza. Il giudice della revisione è vincolato alla dichiarazione di
ammissibilità». È dunque necessario individuare seri meccanismi selettivi, che consentano alla Corte di poter
svolgere, con maggiore equilibrio, la sua funzione nomofilattica. Questa selezione potrebbe richiedere che si
abbia a ripensare a un'eventuale de-costituzionalizzazione del ricorso per Cassazione e cioè a una modifica
dell'articolo III ove si prevede «che contro le sentenze (...) è sempre ammesso ricorso in Cassazione per
violazione di legge». Il che era già stato previsto, peraltro, dalla Commissione bicamerale per la riforma della
Costituzione. È solo tale de-costituzionalizzare che può consentire al legislatore ordinario di stabilire i casi in cui
la sentenza è ricorribile per Cassazione (dal valore della causa all'importanza delle questioni) e ciò sulla falsariga
del modello tedesco. Ma tutto ciò non basta. Il numero alluvionale dei ricorsi in Cassazione trova anche la sua
causa nel numero degli avvocati ammessi al patrocinio davanti alla Corte. Il limite degli otto anni (di esercizio
della professione) per iscriversi nell'albo speciale del patrocinio avanti la Cassazione si è rivelato un argine assai
fragile. Resta dunque l'esigenza che il numero dei patrocinanti in Cassazione venga congruamente ridotto.
Lasciando da parte il metodo dell'esame selettivo, che introdurrebbe altri problemi, non vi sarebbe che quello
della maggiore anzianità nell'esercizio della professione (da portare a 15anni). Occorrerebbe allora meditare sulle
misure adottate in altri Paesi che fanno del patrocinio in Cassazione un patrocinio esclusivo, destinato cioè ad
escludere il contemporaneo svolgimento di analoghi patrocini nei giudizi di merito.
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IL SOLE 24 ORE
Il marketing legale ancora non fa breccia
Marketing e management dello studio legale cominciano ad appassionare gli avvocati e fioriscono
incontri e seminari sul tema (il prossimo a Milano il 19 dicembre, alle ore 10 in collaborazione con
Guida al Diritto e l'Ordine degli avvocati di Milano, presso l'aula magna del Palazzo di Giustizia. Per
informazioni: www.ilsole240re.com). Da parte della maggioranza dei titolari di studi legali piccoli e
medi, non abituati a sistematizzare l'organizzazione di studio e l'approccio di marketing, permane lo
scetticismo. La diffidenza deriva da due obiezioni entrambe sentite: la prima che l'accostamento della
professione alle logiche imprenditoriali svilisca la natura intellettuale della professione; la seconda, che
adeguarsi a standard organizzativi abbia costi eccessivi per lo studio. Questo nonostante molti
commentatori e avvocati da tempo divulghino l'opinione contraria, che una miglior organizzazione, pur
mutuando alcuni schemi utilizzati dall'impresa, nulla ha a che fare con la qualificazione della
prestazione del professionista che è e resta assolutamente la stesso E nonostante i migliori studi legali
italiani abbiano adottato da anni molte di queste procedure, siano arrivati alla certificazione, utilizzino
sistemi informatici per il controllo e la gestione delle proprie attività e dei costi e abbiano alloro interno
un marketing manager, la massa dei professionisti resta ostile. Il problema viene spesso posto in questi
termini: l'avvocato è un prestatore d'opera intellettuale, la sua attività è la regina delle libere professioni,
è svolta a tutela di principi costituzionali, non è tollerabile alcuna ingerenza mercantile che avrebbe
l'effetto di umiliarlo. I clienti non rappresentano un "mercato" e gli altri avvocati non sono
"concorrenti", ma "colleghi". Siamo davanti a un equivoco terminologico. Per prima cosa non c'è alcun
bisogno di utilizzare la definizione di "impresa" per fare riferimento alla struttura e al funzionamento di
un'entità che organizzi l'offerta di un servizio. Anche le organizzazioni no-profit usano i programmi di
gestione, i data base, le mailing list e tengono traccia del lavoro generato (anche se gratuitamente o su
base volontaria), dai propri addetti e collaboratori, così come tengono un bilancio di spese e ricavi.
L'impatto sociale dell'attività non ha nulla a che fare con i metodi con cui viene organizzato
internamente, veicolato verso il fruitore finale e comunicato all'esterno. La confusione nasce con
riguardo all'attività riservata dalla legge. Si tende a ignorare che questo ruolo è passibile di giudizio da
parte dei fruitori, mentre invece questo giudizio c'è ed è premiante quando l'avvocato risponde alle
aspettative di difesa del suo cliente, mentre è negativa quando questo non avviene. Il cliente che non
ritorna in studio perché deluso dalla prestazione, dal suo costo, dalla cattiva comunicazione o perché
crede di non avere altri bisogni, è un cliente che ha bocciato l'attività del suo legale. Per questo il
"passaparola" è considerato il più utile degli strumenti di marketing e sicuramente lo è. Nulla però vieta
che per erogare la prestazione l'avvocato tenga conto dei costi che il suo studio sopporta, che questi
costi si traducano in politiche di prezzo relative a ciascun tipo di prestazione, né che per abbattere taluni
dei costi inutili egli adotti strumenti che facilitano la produzione e il monitoraggio delle attività
ripetitive e non prettamente "intellettuali", come la riproduzione di copie, la corrispondenza con il
cliente, le metodologie di archiviazione delle pratiche, ad esempio. Anche la seconda obiezione, quella
relativa ai costi necessari per adottare un approccio di marketing, è frutto di un equivoco. Davanti a una
spesa che non si traduca immediatamente in un beneficio, l'avvocato è spaventato. Ma l'ignoranza
informatica (cioé l'uso scorretto del computer), ad esempio, produce un costo più elevato di quello di
formazione e aggiornamento degli addetti (avvocati e non), sull'uso degli applicativi. Qtanto al
marketing, si traduca in una consulenza periodica o nel costo di un addetto è anch'esso un costo
formativo. Non vi sono tecniche che non possono essere insegnate e l'implementazione delle principali
tra esse ha costo zero, anzi, si traduce in un incremento del valore del lavoro in un tempo medio di 1/2
anni. La terza obiezione, che sottende alle altre due e che non viene mai esplicitata è invece la più
pregnante e la più difficile da ammettere: si ha paura di cambiare la propria mentalità e di dover
completamente reimpostare il proprio metodo di lavoro. Paola Parigi
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ITALIA OGGI
Debutto per i professionisti
Al traguardo l'applicazione dello studio di settore per i professionisti. Dal 2007 gli studi di dottori
commercialisti, ragionieri, consulenti del lavoro e avvocati escono dal monitoraggio e diventano
definitivi. Ma il nuovo prototipo con cui saranno calcolate le risultanze potrà essere utilizzato in modo
favorevole per il contribuente anche per il passato, per le annualità cioè in cui si sono applicate
precedenti versioni di Gerico meno ´sofisticate'. Inoltre avvocati, dottori commercialisti, ragionieri e
consulenti del lavoro chiedono la creazione di indici di coerenza su misura, aderenti alle realtà
professionali. Sono questi alcuni degli orientamenti emersi durante la riunione dei rappresentanti dei
professionisti con gli esperti dell'amministrazione finanziaria. Nel 2006 i professionisti erano riusciti a
strappare una proroga (la seconda) della fase di monitoraggio (che seguiva tre anni di sperimentazione),
fase che si concluderà il 31 dicembre 2006. La proroga, però, non dovrebbe trovare alcuna conferma.
Anche se sul punto i professionisti non si danno per vinti sono già pronti infatti a tornare alla carica con
una richiesta di prolungamento del monitoraggio dovuto ai nuovi meccanismi del software. E le novità
riguardano proprio la modifica nell'ultima versione dello studio della metodologia del calcolo dei
compensi. È abbandonato infatti il criterio per cui la congruità delle entrate dello studio professionale si
basa anche sull'incidenza dei costi dei beni strumentali e viene introdotto il criterio del numero degli
incarichi retribuiti nell'esercizio e incassati. Anche se ancora resta il rischio per la voce degli anticipi
dei compensi. I professionisti, infatti, hanno evidenziato che rischia di non rispecchiare la situazione
dello studio professionale in quanto spesso sulla base degli incarichi ricevuti il professionista incasso
solo un compenso.
11/12/2006
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