Rassegna stampa - Ordine degli Avvocati di Trani

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Rassegna stampa - Ordine degli Avvocati di Trani
ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA
Ufficio stampa
Rassegna
stampa
18 novembre 2006
Responsabile :
Claudio Rao (tel. 06/32.21.805 – e-mail:[email protected])
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Via G.G. Belli, 27 – 00193 Roma – Tel. 06.32.18.983 – 06.32.21.805 – Fax 06.32.19.431
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ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA
SOMMARIO
Pag. 3 DECRETO BERSANI: Quinto giorno di sciopero degli avvocati: l’adesione non
scende sotto il 90% (mondo professionisti)
Pag. 4 DECRETO BERSANI: Prosegue sciopero avvocati: adesione resta al 90%
(ap com)
Pag. 5 DECRETO BERSANI: Sciopero avvocati: Oua, adesione non scende sotto il 90%
(agi)
Pag. 6 DECRETO BERSANI:Continua sciopero avvocati, adesione resta del 90%
(adnkronos)
Pag. 7 DECRETO BERSANI:La pubblicità non fa presa sugli studi (italia oggi)
Pag. 8 DECRETO BERSANI: I clienti si trovano col passaparola
di Giulia Picchi (italia oggi)
Pag. 9 PROFESSIONI: Professionisti da Mastella. Di nuovo (italia oggi)
Pag.10 PROFESSIONI: Riforma al primo restyling (il sole 24 ore)
Pag.11 PROFESSIONI: I problemi sul tavolo (il sole 24 ore)
Pag.12 PROFESSIONI: I giovani vogliono dire la loro (italia oggi)
Pag.13 PROFESSIONI: Le società saranno escluse dai fallimenti (il sole 24 ore)
Pag.14 LIBERALIZZZAZIONI: Bersani: liberalizzazioni, ora tocca ai professionisti
(il corriere della sera)
Pag.15 LIBERALIZZZAZIONI:Direttiva servizi, i problemi ora sono per le categorie
non regolamentate (italia oggi)
Pag.16 FONDI GIUSTIZIA: Da Tps scippo a Mastella (italia oggi)
Pag.17 PROCESSO DEL LAVORO: Processo del lavoro, si cambia (il sole 24 ore)
Pag.18 PROCESSO DEL LAVORO: L’andamento delle cause (il sole 24 ore)
Pag.19 PROCESSO DEL LAVORO: E il Senato rilancia gli arbitrati (il sole 24 ore)
Pag.20 PROCESSO DEL LAVORO: Garanzie senza rinunciare all'efficienza
(il sole 24 ore)
Pag.21 INDULTO: Gli effetti "cumulati" e le scarcerazioni proseguiranno per anni
(diritto e giustizia)
Pag.22 CONVEGNI: Meeting point (diritto e giustizia)
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ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA
MONDO PROFESSIONISTI
Quinto giorno di sciopero degli avvocati: l’adesione non scende sotto il 90%
Sulla riforma delle Professioni forensi continuano i contrasti con il Governo. Formazione, qualità
e specializzazioni sono obiettivi ancora assai lontani. La denuncia arriva dall’assemblea dell’Oua,
l’Organismo Unitario dell’Avvocatura svoltasi oggi a Roma con la presenza dei presidenti e degli
Ordini e delle Associazioni forensi. “Ci auguriamo – ha detto la presidente Michelina Grillo - che
di fronte ai dati di adesione allo sciopero finalmente si scelga la strada del confronto. Purtroppo il
tono delle continue esternazioni di Bersani non lascia spazio all’immaginazione circa lo scarso
rispetto per una categoria che contribuisce in maniera rilevante al Pil e garantisce per ora alti
livelli di occupazione. La polemica quotidiana e furiosa, alimentata da dichiarazioni francamente
discutibili sui professionisti e in particolare sugli Avvocati, sembra preordinata alla volontà di
distogliere l’attenzione dell’opinione pubblica dai problemi reali della Giustizia: un settore che
sta per chiudere i battenti. Nulla si dice sulle risorse insufficienti, nulla sulla procedura di
infrazione avviata dall’Europa, nulla sulle scoperture di organico, nulla, insomma, che dia conto
della volontà di assumere il ripristino di condizioni quantomeno accettabili di resa di Giustizia
nel Paese come vera e convinta priorità. Lo scenario politico è talmente schizofrenico che il
ministro di Giustizia, invece di chiedere con forza i fondi necessari per il suo ministero e
garantire il servizio, com’è suo compito istituzionale, continua una virtuale trattativa sul suo
progetto di riforma delle professioni, mentre migliaia di avvocati sull’intero territorio nazionale
aderiscono in modo massiccio allo sciopero proclamato dall’Oua. La bozza presentata da
Mastella è, allo stato, un buco nell’acqua, come dimostrano le reazioni negative di tutti i
professionisti da un lato e del Ministero dello Sviluppo dall’altro. Nonostante il ministro sia stato
ben attento a non coinvolgere mai quei professionisti, in prima fila gli avvocati, con i quali le
divergenze sono state più marcate in questi mesi, i nodi sono comunque venuti al pettine. Il
dirigismo, come le bugie, ha le gambe corte e va poco lontano, come si sarebbe potuto capire già
dopo la grande manifestazione dei professionisti del 12 ottobre. Il risultato – ha continuato la
presidente Oua - è una proposta per alcuni aspetti vaga, per altri pericolosa. Su tariffe, accesso,
pubblicità, società miste e ruolo degli ordini i problemi rimangono tutti sul tavolo. Le chiacchiere
e le rassicurazioni di facciata servono a poco: l’orientamento prevalente nella maggioranza è che
si deleghi tutto al governo, anziché avviare un vero confronto, a partire dal Parlamento, con tutte
le categorie interessate, e discutere senza ideologismi con chi ha promosso scioperi che hanno
avuto grandi adesioni e manifestazioni con grandi partecipazione di massa. Crediamo che questa
sia la strada sbagliata, che invece bisogna ripartire dalla concertazione: la voglia di dialogo è
sempre più forte anche in ampi settori della maggioranza, come testimoniano anche le
dichiarazioni del presidente della commissione Giustizia Pino Pisicchio. Se i referenti istituzionali
non avranno orecchie, gli avvocati italiani dialogheranno a tutto campo con i politici
“volonterosi” per costruire un progetto moderno di professione e di giustizia, nell’interesse del
Paese”. - I penalisti delle camere Penali hanno sottolineato l'urgenza di calendarizzare il ddl Calvi
sulla riforma della professione forense, proponendo i criteri a cui lo stesso dovrebbe ispirarsi. “Prima
di tutto la necessità di capire – ha detto il presidente dei penalisti italiani, Oreste Dominioni- che le
libere professioni garantiscono un apparato di cultura e pareri specialistici, la necessità di garantire la
libera scelta da parte dell'utente e il diritto ad una qualificata, seria e corretta prestazione professionale;
ronche un'adeguata informazione sui contenuti e le modalità della professione”. Luigi Berliri
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AP COM
GIUSTIZIA/ PROSEGUE SCIOPERO AVVOCATI, ADESIONE RESTA AL 90%
Grillo: "Ci auguriamo confronto, sennò dialogo con volenterosi"
Roma, 17 nov. (Apcom) - Quinto giorno di sciopero degli avvocati, che protestano soprattutto
contro la legge Bersani e i tagli alla giustizia. L'adesione non scende sotto il 90%, fa sapere
l'Organismo unitario dell'avvocatura, che se la prende con il ministro della Giustizia Clemente
Mastella: "La giustizia chiude i battenti ma il Guardasigilli, diversamente dai suoi colleghi, non
chiede modifiche alla Finanziaria". Gli avvocati denunciano ancora i "contrasti sulla riforma
delle professioni: "Formazione, qualità e specializzazioni sono obiettivi ancora assai lontani. Il
cittadino non è garantito. Gli Ordini sono fortemente penalizzati". La proposta di cui si discute è
"per alcuni aspetti vaga, per altri pericolosa".
"Ci auguriamo - afferma la presidente dell'Oua, Michelina Grillo - che di fronte ai dati di
adesione allo sciopero finalmente si scelga la strada del confronto. Purtroppo il tono delle
continue esternazioni di Bersani non lascia spazio circa lo scarso rispetto per la categoria. La
polemica quotidiana e furiosa sembra preordinata - sostiene - alla volontà di distogliere
l'attenzione dell'opinione pubblica dai problemi reali della giustizia: un settore che sta per
chiudere i battenti".
"Nulla si dice - protesta ancora la leader dell'Organismo dell'avvocatura - sulle risorse
insufficienti, nulla sulla procedura di infrazione avviata dall'Europa, nulla sulle scoperture di
organico, nulla, insomma, che dia conto della volontà di assumere il ripristino di condizioni
quantomeno accettabili di resa di giustizia nel Paese come vera e convinta priorità.
Grillo denuncia "lo scenario politico schizofrenico" e punta il dito contro Mastella: "Invece di
chiedere con forza i fondi necessari per il suo ministero e garantire il servizio, continua una
virtuale trattativa sul 'suo' progetto di riforma delle professioni, mentre migliaia di avvocati
sull'intero territorio nazionale aderiscono in modo massiccio allo sciopero. La bozza presentata
da Mastella è, allo stato, un buco nell'acqua".
Una "strada sbagliata", sostiene ancora la presidente dell'Oua, che ribadisce la richiesta di
"ripartire dalla concertazione". "Se i referenti istituzionali non avranno orecchie, gli avvocati
italiani dialogheranno a tutto campo con i politici 'volenterosi' per costruire un progetto moderno
di professione e di giustizia, nell'interesse del Paese", conclude. Red/Pol
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AGI
SCIOPERO AVVOCATI: OUA, ADESIONE NON SCENDE SOTTO IL 90% =
(AGI) - Roma, 17 nov. - Non accenna a scendere l'adesione allo sciopero degli avvocati, che, al
quinto giorno di astensione dalle udienze, non va al di sotto del 90%. E' il dato fornito
dall'Organismo Unitario dell'Avvocatura, che si augura che "di fronte ai dati di adesione allo
sciopero finalmente si scelga la strada del confronto".
Per Michelina Grillo, presidente dell'Oua, "purtroppo il tono delle continue esternazioni di
Bersani non lascia spazio all'immaginazione circa lo scarso rispetto per una categoria che
contribuisce in maniera rilevante al Pil e garantisce per ora alti livelli di occupazione. La
polemica quotidiana e furiosa, alimentata da dichiarazioni francamente discutibili sui
professionisti e in particolare sugli avvocati – afferma Grillo - sembra preordinata alla volonta' di
distogliere l'attenzione dell'opinione pubblica dai problemi reali della Giustizia: un settore che sta
per chiudere i battenti".
Nulla, secondo l'Oua, "si dice sulle risorse insufficienti, nulla sulla procedura di infrazione
avviata dall'Europa, nulla sulle scoperture di organico, nulla, insomma, che dia conto della
volonta' di assumere il ripristino di condizioni quantomeno accettabili di resa di Giustizia nel
Paese come vera e convinta priorita'".
Michelina Grillo, per questo, parla di "scenario politico schizofrenico" con il ministro di
Giustizia che "invece di chiedere con forza i fondi necessari per il suo ministero e garantire il
servizio, com'e' suo compito istituzionale, continua una virtuale trattativa sul 'suo' progetto di
riforma delle professioni, mentre migliaia di avvocati sull'intero territorio nazionale aderiscono
in modo massiccio allo sciopero".
La bozza presentata da Mastella, osserva l'Oua, "e' allo stato un buco nell'acqua, come
dimostrano le reazioni negative di tutti i professionisti da un lato e del ministero dello Sviluppo
dall'altro. Nonostante - dichiara Grillo - il ministro sia stato ben attento a non coinvolgere mai
quei professionisti, in prima fila gli avvocati, con i quali le divergenze sono state piu' marcate in
questi mesi, i nodi sono comunque venuti al pettine". (AGI)
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ADNKRONOS
GIUSTIZIA: CONTINUA SCIOPERO AVVOCATI, ADESIONE RESTA DEL 90% =
Roma, 17 nov. - (Adnkronos) - Nel quinto giorno di sciopero degli avvocati contro la legge
Bersani e i tagli alla giustizia portati dalla Finanziaria, l'adesione resta alta. Come fa sapere
l'Organismo unitario dell'Avvocatura, ha continuato ad astenersi circa il 90% degli avvocati. Il
presidente dell'Organismo unitario dell'Avvocatura, Michelina Grillo, sottolinea: ''Ci auguriamo
che di fronte ai dati di adesione allo sciopero finalmente si scelga la strada del confronto.
Purtroppo il tono delle continue esternazioni di Bersani non lascia spazio all'immaginazione circa
lo scarso rispetto per una categoria che contribuisce in maniera rilevante al Pil e garantisce per
ora alti livelli di occupazione''.
La Grillo se la prende poi con il Guardasigilli.''Lo scenario politico e' talmente schizofrenico osserva- che il ministro della Giustizia, invece di chiedere con forza i fondi necessari per il suo
ministero e garantire il servizio, come e' suo compito istituzionale, continua una virtuale
trattativa sul suo progetto di riforma delle professioni, mentre migliaia di avvocati sull'intero
territorio nazionale aderiscono in modo massiccio allo sciopero proclamato dall'Oua. la bozza
presentata da Mastella e', allo stato, un buco nell'acqua come dimostrano le reazioni negative di
tutti i professionisti da un lato e del ministero dello Sviluppo dall'altro''.
(Mrg/Pn/Adnkronos)
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16.15.00
GIUSTIZIA: CONTINUA SCIOPERO AVVOCATI, ADESIONE RESTA DEL 90% (2)
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ADESIONE RESTA DEL 90% (2) = (Adnkronos) - ''Nonostante il ministro -continua l'avvocato
Grillo- sia stato ben attento a non coinvolgere mai quei professionisti, in prima fila gli avvocati,
con i quali le divergenze sono state piu' marcate in questi mesi, i nodi sono comunque venuti al
pettine. Il dirigismo, come le bugie, ha le gambe corte e va poco lontano, come si sarebbe potuto
capire gia' dopo la grande manifestazione dei professionisti del 12 ottobre''. Secondo il presidente
dell'Oua il risultato ''e' una proposta per alcuni aspetti vaga, per altri pericolosa. Su tariffe,
accesso, pubblicita', societa' miste e ruolo degli ordini i problemi rimangono tutti sul tavolo. Le
chiacchiere e le rassicurazioni di facciata servono a poco: l'orientamento prevalente nella
maggioranza e' che si deleghi tutto al governo,anziche' avviare un vero confronto, a partire dal
Parlamento, con tutte le categorie interessate e discutere senza ideologismi con chi ha promosso
scioperi che hanno avuto grandi adesioni e partecipazione di massa''. L'Oua crede che questa sia
''la strada sbagliata'' e che si debba ripartire dalla concertazione. ''Se i referenti istituzionali conclude l'avvocato Grillo- non avranno orecchie gli avvocati italiani dilagheranno a tutto campo
con i politici volenterosi per costruire un progetto moderno dio professione e di giustizia
nell'interesse del Paese''. (Mrg/Gs/Adnkronos) 17-NOV-06 16:16 NNNN
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ITALIA OGGI
Gli scenari aperti dal decreto di luglio attirano solo le agenzie. Perché il Cnf ha messo dei paletti
La pubblicità non fa presa sugli studi
A quattro mesi dal dl Bersani gli avvocati sono ancora freddi
Gli studi legali non puntano sulla pubblicità. Sono passati ormai quattro mesi dal decreto Bersani, che ha
cancellato le tariffe minime degli ordini professionali e istituzionalizzato un nuovo modo di comunicare. Che
però trova ancora freddi gli avvocati. E ciò anche perché l'ordine ha posto dei paletti agli iscritti, nel senso che ha
chiesto il rispetto, nella formulazione delle tariffe, della deontologia professionale. Già perché uno degli sviluppi
del decreto Bersani, per il Consiglio nazionale forense, potrebbe essere proprio la rincorsa al prezzo stracciato.
Gli avvocati, quindi, si trovano tra due fuochi: la cosiddetta ´liberalizzazione' del decreto competitività e le
regole poste dai vertici. E il risultato è una situazione di stand-by, dove le agenzie di comunicazione rincorrono
gli studi per sfruttare l'ondata della Bersani, che di fatto sblocca un mercato che può valere anche 10 milioni di
euro. Visto che i grandi studi sono più di 40 e la cifra chiesta da un'agenzia si aggira mediamente sugli 80 mila
euro l'anno. Dall'altro lato, però, la risposta è ancora timida, data la forte attività di vigilanza dell'ordine, e gli
avvocati sembrano ingessati in attesa che qualcuno faccia la prima mossa. Certo, frequente è il ricorso a
professionisti in caso di eventi specifici (tipo mostre o convegni), ma per quanto riguarda la comunicazione
prevale la prudenza. Chi si sta muovendo, invece, sono le agenzie, a partire da Weber Shandwick, che ha creato
una vera e propria task force specializzata nella comunicazione strategica per gli studi legali. Si va dalle relazioni
con i media all'organizzazione di eventi, dal media training al crisis management fino alle web relation, internal
communication e stakeolders relation. Tra gli asset del nuovo ambito di specializzazione dell'agenzia ci sono
anche lo sviluppo di tecniche di comunicazione tagliate su misura del singolo professionista, oltre che
l'affiancamento allo studio legale nella comunicazione a supporto dei loro clienti. ´Con l'introduzione del decreto
Bersani', ha dichiarato Pier Lodigiani, director di Weber Shandwick, ´si è aperta una stimolante occasione per
estendere la cultura della comunicazione verso un mondo tradizionalmente lontano e diffidente da essa. Diciamo
che è cambiata la mentalità e ciò ha indotto gli studi a riflettere sulle effettive opportunità date dalla
comunicazione. Per quanto ci riguarda, stiamo sondando il terreno, contattando un gran numero di studi, di tutte
le dimensioni, per capire quali sono le loro esigenze'. ´D'altronde', ha continuato Lodigiani, ´noi non offriamo
pacchetti standard, ma un servizio legato esclusivamente alle esigenze del cliente'. Non c'è stato un post-Bersani,
invece, per Pleon, ´visto che il mercato non è ancora pronto alla pubblicità degli studi legali', ha detto Fabio
Caporizzi dell'agenzia di comunicazione. ´Gli strumenti più efficaci sono ancora le case history. Qualora la
situazione si evolvesse, noi siamo pronti, ma per ora nessuno ci ha chiesto di sviluppare la pubblicità. Per quanto
riguarda, invece, la comunicazione, quella era già attiva prima del Bersani. E a noi viene richiesto, in particolare,
un servizio di consulenza per la relazione con i media o l'organizzazione di eventi o celebrazioni. Quello che si
può dire è che il decreto Bersani ha incentivato la curiosità degli studi legali'.
Per quanto riguarda, invece, gli studi che non hanno affidato la comunicazione a un'agenzia, buona parte non è
intenzionata a dare gas a questo ramo. ´Perché le nuove opportunità aperte da Bersani', ha dichiarato Mario
Tonucci, managing partner dell'omonimo studio, ´non sono condivise dal Consiglio dell'ordine. Per quanto
riguarda la comunicazione, prevale quindi la prudenza. Il nostro studio si affida a dei professionisti per quanto
riguarda eventi specifici ma per la comunicazione provvediamo noi, o al limite le aziende nostre clienti. Certo, se
lo scenario dovesse evolvere non esiteremo a fornirci di un dipartimento ad hoc. Ma per adesso siamo ancora in
una fase transitoria'. Anche lo studio Pirola non intende cambiare la propria attività di comunicazione. ´Noi
continueremo sulla stessa strada', ha detto infatti Massimo Di Terlizzi, responsabile marketing dello studio,
´preferiamo una minore visibilità perché così piace ai clienti. La qualità, infatti, non sempre si sposa bene con la
pubblicità. Preferiamo farci apprezzare sul campo'. (riproduzione riservata) Gabriele Ventura
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ITALIA OGGI
L'intervento
I clienti si trovano col passaparola
di Giulia Picchi
La pubblicità non è la panacea per i mali degli studi legali. In barba a tutte le polemiche sulla legge
Bersani degli ultimi mesi, al Legal marketing luncheon del network Legal marketing Italia, è stata
confermata l'importanza del passaparola piuttosto che quella della pubblicità.
´Quando cerchiamo un avvocato con una specializzazione particolare, ci rivolgiamo ai nostri contatti,
altri giuristi d'impresa, imprenditori o amministratori delegati', ha confermato Giovanni Cerutti, giurista
d'impresa del gruppo Value Partners di Milano e membro del comitato esecutivo dell'associazione
giuristi d'impresa, Aigi. Il tema ´Come i clienti scelgono i propri avvocati' dell'ultimo Legal marketing
luncheon, ha attirato quasi un centinaio di professionisti, tra avvocati e marketing manager di studi
legali. Punta di diamante dell'evento è stata la ricerca di Silvia Hodges, consulente di marketing e
comunicazione, per LexisNexis. James Harley, international marketing manager di LexisNexis
Martindale-Hubbell, ha presentato i risultati del survey ´European study 2006' condotto per esaminare i
criteri di identificazione, valutazione e selezione degli studi legali da parte delle medie imprese. ´I piani
marketing servono se mettono al centro i bisogni dei clienti. Non ha senso fare una serie di attività
senza capire che cosa è veramente importante per loro', ha sottolineato Harley. Infatti, le medie
imprese, pur essendo un importante fattore economico in molti paesi europei, sono clienti poco ascoltati
dagli studi legali. Per la prima volta, 200 imprenditori e amministratori delegati, giuristi d'impresa,
direttori finanziari e amministrativi in Italia, Francia, Germania e Inghilterra hanno confessato le loro
preferenze. Il survey rivela che le medie imprese italiane sono quelle che hanno maggiore necessità di
un aiuto legale esterno: in Italia solo il 17% ha un dipartimento legale in house, rispetto al 53% della
Francia o il 38% dell'Inghilterra. Invece di considerare se fare o meno pubblicità per lo studio, resa
possibile dal decreto Bersani anche per gli avvocati italiani, i clienti ´medie imprese' consigliano,
piuttosto, di concentrarsi prioritariamente sul servizio e sulla cura dei clienti. E questo significa attivarsi
per cercare di capire che cosa ha veramente valore per il singolo cliente e che cosa quest'ultimo si
aspetta dal proprio avvocato. L'accusa più forte mossa alla categoria è che gli avvocati non appaiono
particolarmente interessati al business e al settore industriale del cliente, concentrati come sono solo
sugli aspetti tecnico-legali delle sue iniziative commerciali. Secondo il survey, passaparola e
raccomandazioni ricevute da amici e altri imprenditori sono gli strumenti più importanti. Seminari e
newsletter interessano le medie imprese solo quando il contenuto esamina un tema specifico e offrono,
in modo pragmatico, soluzioni a dei problemi legali attuali. Come ha detto un imprenditore italiano
intervistato nel survey: ´Non sono interessato e non ho tempo per diventare un esperto legale. Mi
servono soluzioni, non delle riflessioni legali accademiche'. Uno degli errori più gravi che uno studio
legale possa commettere, poi, è quello di sorprendere il cliente con brutte sorprese. I clienti ´medie
imprese', infatti, preferiscono sapere fin dall'inizio quanto costerà loro la consulenza legale e non
vedere più superato il proprio budget. Le scoperte non sono solo valide per le medie imprese. Infatti,
nella discussione panel che ha seguito la presentazione sono state ulteriormente confermate anche dagli
altri soci Aigi, Cristina Casiraghi di Sun Microsystems Italia e Deborah Giacobbe di Eurofly Spa, e
dalla consulente Leigh Dance, che ha condotto una survey su come le società multinazionali
selezionano i propri legali. (riproduzione riservata)
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ITALIA OGGI
Lunedì l'appuntamento. L'arrivo della riforma a Palazzo Chigi già nel fine settimana prossimo
Professionisti da Mastella. Di nuovo
Ordini e associazioni al ministero per conoscere il ddl finale
Professionisti da Mastella lunedì. Il ministro della giustizia incontrerà ordini e associazioni alle 18 per
comunicare i risultati del lavoro svolto dai tecnici di via Arenula e immediatamente dopo provvederà
alla diramazione dello schema di disegno di legge. La notizia (già anticipata da ItaliaOggi del 16
ottobre) trova conferma in un comunicato stampa diramato ieri dalla segreteria di Clemente Mastella a
termine di un incontro fra diversi ministeri. Due le novità dell'ultima ora. La prima è che gli articoli del
ddl delega da otto passano a nove. E la seconda che in consiglio dei ministri, previa intesa fra alcuni dei
ministri interessati, si puntualizzeranno le competenze in ordine ad alcuni dei decreti da emettere nella
successiva fase di legislazione diretta. Probabilmente, quindi, ad occuparsi dei decreti attuativi non sarà
solo la Giustizia. Intanto, come confermano dal ministero, il testo è in fase di manutenzione. Un lavoro
di restyling che andrà avanti anche nel fine settimana e terrà conto delle osservazioni pervenute. Ma
mentre l'iniziativa governativa allunga il passo, quella parlamentare sembra essere ai nastri di partenza.
Pierluigi Mantini, responsabile delle professioni de La Margherita, annuncia a ItaliaOggi che già il 21
inizierà l'esame alla camera delle proposte di legge depositate (la Mantini, la Vietti, la Siliquini, etc).
L'obiettivo è arrivare il prima possibile ad un testo unificato al fine di poter chiedere un contributo ai
principali attori della riforma (ordini, associazioni, casse di previdenza, Cnel, Censis). Ad attendere le
categorie, quindi, una settimana calda, animata da diversi appuntamenti. All'indomani dell'incontro con
il guardasigilli, infatti, Assoprofessioni incontrerà i politici presso l'ex hotel Bologna, mercoledì,
invece, si terrà il direttivo del Cup (il comitato degli ordini). E giovedì sarà il turno del decennale
Adepp (l'associazione delle casse di previdenza privatizzate). Infine, venerdì potrebbe essere la giornata
decisiva con l'approdo del ddl Mastella a Palazzo Chigi. ´Terremo presente che la bozza Mastella arriva
dal governo', dice Mantini, ´ma la legge va ancora approvata in Parlamento'. Di conseguenza ci sarà
spazio per altre modiche alla riforma. Intervenuto ad un convegno a Modena, il ministro dello sviluppo
economico, Pierluigi Bersani, ha ribadito la linea del governo: ´Entro dicembre credo che potrà essere
approvata e varata dal consiglio dei ministri la riforma delle professioni'. Un auspicio apprezzato da
Riccardo Alemanno, presidente dei tributaristi dell'Int. Il quale si augura che ´al centro della riforma ci
sia il riconoscimento delle libere Associazioni professionali, come peraltro previsto dalle direttive
comunitarie, e senza che governo e Parlamento si lascino condizionare da chi, mosso da voglie
conservatrici e monopolistiche, pone veti al riconoscimento di taluni importanti categorie come quella
dei tributaristi che da decenni opera con piena legittimità nel nostro paese'. Riflettori puntanti, ora,
sull'incontro di lunedì quando si conosceranno quali dei suggerimenti delle categorie sono stati recepiti.
Da una parte gli ordini chiedono che sia riconosciuta la loro natura pubblicistica, che sia assicurata
l'esistenza degli albi e che si distingua nettamente l'attività libero professionale da quella
imprenditoriale. Dall'altro lato le associazioni chiedono, sostanzialmente, che la delega sia esercitata
prima dei 18 mesi previsti. Il pressing del Colap si è trasformato in un documento congiunto con Cgil,
Cisl, Uil, Fita. Scelta diversa per Assoprofessioni. ´Abbiamo preferito sottoscrivere i nostri
suggerimenti soli', dichiara Giorgio Berloffa, presidente della confederazione delle associazioni
professionali non regolamentate, ´perché non ci ritroviamo nei giudizi altrui e non condividiamo il tono
molto polemico nei confronti della bozza, avversata anche dagli stessi sostenitori della riforma delle
professioni'. (riproduzione riservata) Ignazio Marino
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IL SOLE 24 ORE
Albi & mercato. Lunedì il ministro della Giustizia illustrerà a Ordini e associazioni le correzioni al
disegno di legge
Riforma al primo restyling
In arrivo gli emendamenti alla bozza. Bersani:riordino entro dicembre
Per Ordini e associazioni l'appuntamento con il testo definitivo del disegno di legge di riforma
delle professioni è per lunedì alle 18 nella sede del ministero della Giustizia. La bozza di
provvedimento sarà illustrata dallo stesso Guardasigilli Clemente Mastella. L'incontro segue il vertice
che ieri a via Arenula ha visto attorno a un tavolo tutti i rappresentanti dei ministri competenti (oltre
alla Giustizia, Università, Sviluppo economico, Politiche giovanili e Sanità), per un esame coordinato
degli emendamenti giunti da Ordini, associazioni e sindacati di categoria. Nell'incontro - ha spiegato un
comunicato di via Arenula - «è stato messo a punto un testo in nove articoli che, tenendo anche conto di
osservazioni formulate dalle categorie professionali nell'ampio dibattito svoltosi negli ultimi tempi,
offre una disciplina di principio moderna ed efficace nel contesto europeo».
Tuttavia, tecnici dei ministeri coinvolti fanno sapere che il capitolo non è del tutto chiuso, «alle
politiche di raccordo si lavorerà tutto il fine settimana. Anche se le modifiche sostanziali al testo non
saranno rilevanti». In ogni caso, i lavori dovrebbero consentire di superare del tutto il "veto" posto dal
ministro dell'Università, Fabio Mussi, alla presentazione del Ddl a Palazzo Chigi per «mancanza di
consultazione» (si veda «Il Sole-24 Ore» dell'11novembre).
Soddisfatti si dicono i sindacati "ordinistici" (Confprofessioni, che chiedono di essere riconosciuti e
consultati, al pari di ordini e associazioni, in tutte le successive fasi di consultazione. E di riforma delle
professioni, a margine di un convegno a Modena dedicato al tema delle liberalizzazioni, ha parlato
anche il ministro dello Sviluppo economico, Pierluigi Bersani, che ha detto: «State tranquilli. Il
Governo andrà avanti ed entro dicembre credo che potrà essere approvata e varata dal Consiglio dei
ministri la riforma delle professioni». Obiettivo cui plaude Riccardo Alemanno (tributaristi Int) se
conterrà «il riconoscimento delle libere associazioni professionali, come peraltro previsto dalle direttive
Ue, e senza che Governo e Parlamento si lascino condizionare da chi, mosso da voglie conservatrici e
monopolistiche, pone veti». Intanto martedì ,all'indomani della presentazione dèl testo governativo,
Assoprofessioni parla di riforma in un convegno nazionale organizzato alle ore 9,30 negli uffici
parlamentari del Senato, in via Santa Chiara 5, a Roma, assieme a parlamentari di maggioranza e
opposizione, di Confindustria del Cnel e al ministro Alfonso Pecoraro Scanio. Sempre martedì, è in
calendario l'illustrazione generale dei testi sulle professioni che Pier Luigi Mantini, relatore della
maggioranza sulla materia, terrà nella seduta congiunta tra le commissioni Giustizia e Attività
produttive della Camera. «Se la seduta non subirà slittamenti - ha detto Mantini – e in attesa che il
Consiglio dei ministri vari il testo di Ddl delega, proporrò una serie di audizioni rivolte a Cup, Adepp,
coordinamenti delle associazioni, sindacati, rappresentanti di Cnel, Censis e organizzazioni dei
consumatori, per un iter parlamentare "concertato"». Laura Cavestri
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IL SOLE 24 ORE
I problemi sul tavolo
Le richieste degli Ordini
Gli emendamenti degli Ordini puntano innanzitutto ci ridimensionare la delega, considerata
«eccessivamente ampia» e a circoscrivere gli obiettivi. Mirano inoltre a salvaguardare il diritto a
esistere di tutti gli attuali Ordini e Collegi professionali e a non riconoscere quelle associazioni non
regolamentate che si «sovrappongono» all'attività ordinistica. Chiedono poi che le Regioni non possano
varare una disciplina autonoma. Chiedono che gli Albi vengano definiti «enti pubblici nazionali a
carattere associativo» e si propone possano essere oggetto di tariffe «le prestazioni riservate o soggette
a procedure di evidénza pubblica». Infine; alle libere professioni non va applicato il regime dell'impresa
…e quelle delle associazioni. I vertici delle associazioni non regola menta te chiedono un
riconoscimento paritario rispetto agli Ordini, a partire dalla consultazione nella predisposizione dei
regolamenti attuativi alla delega. Se il Colap però chiede il diretto riconoscimento delle associazioni,
Assoprofessioni punta prima a riconoscere i profili professionali attraverso un elenco ad hoc. Si vuole
poi una maggiore liberalizzazione délle società multidisciplinari, con ,apporto di capitale esterno non
solo per le società tecniche
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ITALIA OGGI
I giovani vogliono dire la loro
Giovani in campo sulla riforma. Le associazioni dei professionisti che si erano già riunite il 12 ottobre
per esprimere parere favorevole alle liberalizzazioni hanno ribadito il loro sostegno a una profonda
riforma delle professioni, durante l'incontro di ieri con il ministro Melandri a palazzo Chigi. Con
l'occasione L'Anpa (avvocati), Mnlf (farmacisti), Co.Di.Arch. (architetti), Ape (ingegneri) e Alsi
(informatici) hanno avanzato le loro proposte rispetto alla bozza di riforma Mastella, che giudicano
comunque ”positivamente e contestualmente ringraziano il ministro per le politiche giovanili
dell'attenzione dimostrata”. Giovanna Melandri incontrerà a breve anche un'altra fetta dei giovani
professionisti: avvocati (Aiga), dottori commercialisti, ragionieri, notai, ingegneri e architetti. Sempre
ieri le rappresentanze si sono riunite per la prima volta dopo l'incontro di Bergamo del 23 ottobre. In
quell'occasione furono buttate le basi per un coordinamento giovanile in pianta stabile. ´L'auspicio
comune', hanno fatto sapere con un comunicato, ´è quello di favorire la reciproca conoscenza e di
trovare punti di convergenza che consentano di formulare un messaggio condiviso da indirizzare alla
società civile e alla classe politica. L'obiettivo è di riaffermare la centralità del mondo giovanile nel
sistema economico italiano'. Hanno partecipato all'incontro i Giovani costruttori dell'Ance.
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IL SOLE 24 ORE
Regole distinte nel Codice civile rispetto alle altre forme giuridiche
Le società saranno escluse dai fallimenti
L'esercizio dell'attività professionale in forma societaria occupa una parte rilevante nella bozza di
riforma delle professioni preparata dal ministro della Giustizia, Clemente Mastella. Nel testo reso noto
la scorsa settimana, che si sta di nuovo rielaborando anche alla luce delle osservazioni delle professioni
viene dettato il principio generale che le professioni ordinistiche possano essere esercitate in forma
societaria (senza esclusioni a priori). Inoltre, i principi della delega stabiliscono che:
- la società professionale ha come oggetto esclusivo l'esercizio in comune della libera professione da
parte dei soci;
- la disciplina della società tra professionisti è un tipo autonomo e distinto dalle società del Codice
civile e non è soggetta a fallimento;
- il conferimento può consistere nel nome del professionista, nell'apporto di clientela oppure nella
prestazione di attività professionale e di capitale;
- la ragione sociale della società tra professionisti è confezionata a tutela dell'affidamento degli utenti e
reca il nome di uno o più professionisti;
- la società è iscritta negli Albi professionali (con conseguente sottoposizione della società
professionale al regime disciplinare della professione);
- la partecipazione di un professionista a una società professionale è incompatibile con la partecipazione
ad altra società tra professionisti;
- sono disposte modalità di esclusione dalla società del socio che è stato cancellato dal rispettivo albo
con provvedimento definitivo.
Inoltre, la bozza di disegno di legge sancisce che alla società tra professionisti possano partecipare
soltanto iscritti in Albi nonché cittadini degli Stati dell'Unione europea purché in possesso del titolo
abilitante ovvero - a eccezione delle attività riservate – soggetti non professionisti e soltanto per
prestazioni tecniche o con una partecipazione minoritaria: (senza attribuzione di cariche di
amministrazione). Quanto all'incarico professionale conferito alla società, viene disposto (in base al
principio per cui occorre assicurare comunque l'individuazione certa del professionista autore,della
prestazione) che:
- l'incarico deve essere eseguito solo dai soci in possesso dei requisiti per l'esercizio della prestazione
richiesta, designati dall'utente;
- in mancanza di tale designazione, il nominativo del professionista che esegue l'incarico deve essere
previamente comunicato per iscritto all'utente.
Quanto alla possibilità di istituire società "multiprofessionali, il proposta Mastella demanda alla legge
delegata di stabilire le professioni" incompatibili" e quindi sancisce la possibilità di una società
professionale con <attività diverse ma compatibili fra loro», ferma restando la necessità di
coordinamento delle norme disciplinanti l'esercizio delle singole professioni, specie sotto il profilo della
responsabilità e delle deontologia. Proprio nell'ambito della responsabilità verso i clienti, la bozza
dispone che la legge delegata dovrà prevedere che:
- dell'adempimento risponde direttamente e illimitatamente il socio incaricato dell'attività, se
individuato, nonché la società in via solidale;
- se manca l'individuazione del socio, è la società a rispondere e i soci illimitatamente;
- la società, infine, risponde quando la responsabilità è esclusivamente collegabile alle direttive che essa
stessa ha impartito. Angelo Butani
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IL CORRIERE DELLA SERA
Bersani: liberalizzazioni, ora tocca ai professionisti
«Entro dicembre sarà varata la riforma”
MODENA- La Finanziaria e la fase due delle riforme. Il nuovo disastro economico delle Ferrovie e le
liberalizzazioni. La rissosa coalizione che si prepara a votare la legge di bilancio e l'«utopia»del
«partitone».È tutto lì il pendolo. «Certamente - dice Pierluigi Bersani - non si fa una Finanziaria così
senza qualche amarezza in giro,ma quando la polvere si sarà posata si vedrà che oltre alle amarezze ci
sono delle possibilità, sia per l'economia sia per la società».E sembra quasi che abbia fretta di lasciarsela alle spalle questa manovra, anche se occhi e orecchie sono ancora tutti per Roma, per il confronto
in Parlamento. Il ministro dello Sviluppo segue quasi in diretta telefonica gli sviluppi dopo l'annuncio
del voto di fiducia a Montecitorio. È con Vannino Chiti, ministro per i Rapporti con il Parlamento,
l'ultima telefonata che i collaboratori gli passano prima rientrare al «Baluardo della Cittadella»,la
fortezza ducale di Modena, e dedicare qualche ora alla politica e a quella formazione che lui chiama «il
grande partito democratico», ma anche «partitone». Per il quale insieme a Vincenzo Visco (anche lui a
parlare di politica con un occhio a Roma e al nuovo buco delle ferrovie)ha tirato su il «laboratorio» che,
annunciano i due, potrebbe cominciare a stendere il «manifesto»della fondazione. È per il convegno del
Nens, l'associazione Nuova Economia Nuova Società, dedicato al Pd che i due pesi massimi della
Quercia nel governo Prodi si sono presi una mezza giornata lontano da Roma e dalle amarezze della
finanziaria. È questo pensatoio politico-economico diretto da un giovane economista con un passato
all'Frni, Stefano Fassina, questa sorta di «Glocus rosso», gemello e in qualche modo antagonista del
think tank della Margherita, che dovrebbe elaborare la nuova carta dei valori per il popolo, allargato,
della sinistra. «Andare avanti. E chi ci sta, ci sta» come dice il viceministro dell'Economia, «anche
perché sono in corso giochi strani e non si capisce se tutto dovrebbe risolversi in un'alleanza tra due
capipartito. Ma la gente non lo capisce e comunque- taglia corto – è irrilevante». E se il quadro del
prossimo congresso della Quercia è tutt'altro che definito, tra tentazioni di rassemblement e fusione
vera e propria con la Margherita, se la Finanziaria fa soffrire i ds perché, come dice Bersani, «è una
bomba a grappolo», allora meglio guardare avanti e dedicarsi alla messa a punto del manifesto.
«Prenderei gente che è entrata in politica dopo 1'89 e gli chiederei: del "secolo vecchio" cosa ti porti
dietro?». Ed è lo stesso leader emiliano a dare le prime risposte: la Liberazione, la Costituzione,
l'emancipazione delle donne, la giustizia sociale (<<mica tanto, ma qualcosa ne verrebbe fuori»), i
giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. E poi le radici dell'economia cooperativa.
«Non più di dieci cose, sarà il preambolo» e poi i «temi nuovi », dalla globalizzazione al welfare, dal
global warming sull'ambiente alle idee per i grandi flussi migratori. «Temi fondamentali sui quali la
sinistra deve riconoscere che non c'è né povero né ricco,cometa sicurezza,l'istruzione e la salute,
bisogni che il mercato non risolve»insiste Bersani mentre per altri, dalle telecomunicazioni all'energia,
persino le poste, «devi garantire un servizio universale che puoi organizzare attraverso il mercato».Ma
già a dicembre, Bersani è convinto che arriverà un altro passo della fase due con la riforma delle
professioni. Ce n'è abbastanza per questa Frascati d'Emilia che oggi e domani dovrebbe accogliere lo
stato maggiore dei Ds, da Massimo D'Alema a Piero Fassino. Finanziaria permettendo> Carlo Cinelli
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ITALIA OGGI
Direttiva servizi, i problemi ora sono per le categorie non regolamentate
Professioni regolamentate fuori dalla direttiva servizi. I cui effetti, invece, si faranno sentire sulle
associazioni non riconosciute. In Italia, secondo una stima del Colap, il coordinamento delle libere
associazioni professionali, sono da tre a cinque milioni le persone che svolgono in forma associativa o
dipendente attività non riservate e quindi potrebbero subire la concorrenza dei colleghi stranieri. Dopo
due anni di accese polemiche contro la minaccia di dumping sociale, arriva al capolinea completamente
stravolta la direttiva per la creazione di un mercato unico dei servizi. Licenziata il 15 novembre
dall'Europarlamento (si veda ItaliaOggi del 16/11/2006), entro i primi giorni di dicembre riceverà
l'ultimo via libera del consiglio Ue senza ulteriori ritocchi. Al posto del principio del paese d'origine,
che avrebbe consentito al prestatario di un paese Ue di operare in un altro secondo le norme del proprio
stato d'origine, è stata introdotta (art. 16) la libertà di prestare servizi in tutta Europa rispettando le
regole locali. Non solo. Sono stati fortemente ridotti i settori cui si rivolge la normativa che, appunto,
non sarà applicata a notai e professioni regolamentate (art. 3). Per questi ultimi, infatti, si rimanda alla
direttiva 36/2005 sul riconoscimento delle qualifiche professionali. ´Il fatto di avere sottratto dalla
direttiva i servizi professionali, che da soli rappresentano il 20% del pil Ue', commenta Giuseppe
Lupoi, presidente del Colap, ´ha ridotto di almeno il 50% l'efficacia di questa direttiva'. ´A tutte le
professioni regolamentate, architetti inclusi, rappresentati in Italia da 38 tra albi e ordini si applicherà la
direttiva 36/2005, il sistema messo a punto dall'Europa per la libera circolazione delle professioni'
spiega Stefano Zappalà, eurodeputato di forza Italia e vicepresidente della commissione libertà
pubbliche, giustizia e affari interni a Strasburgo. Dunque finché si tratta di attività riservate la direttiva
servizi non potrà dispiegare i suoi effetti. Altra storia invece per le associazioni non regolamentate.
´Giudichiamo positivamente questo provvedimento', dichiara Lupoi, a capo del Colap che raccoglie 170
associazione e 300 mila soggetti, ”Le associazioni professionali italiane entreranno in concorrenza con
quelle straniere, ma se non otterranno, quanto prima, il riconoscimento con la riforma delle professioni
rimarranno fuori dalla portata della direttiva servizi'. ´Pertanto', conclude, ´se il governo dovesse
accorgersi di non riuscire a fare la riforma, lo invitiamo a stralciare le norme che riguardano le
associazioni e farne oggetto di un provvedimento a sé'. In pratica, cosa cambierà in Italia per
tributaristi, consulenti legali e tutti coloro che svolgono attività non riservate ad albi o ordini
professionali? I loro colleghi stranieri potranno sbarcare in Italia senza dover chiedere riconoscimenti
ufficiali o altro. Per loro, infatti, sarà sufficiente presentare il riconoscimento ottenuto nel paese
d'origine, che in Italia ancora non esiste. Ai singoli governi non sarà più consentito ostacolare la libera
circolazione dei servizi con richieste di autorizzazioni, iscrizioni a registri o albi professionali o il
divieto di dotarsi di un ufficio in loco. Chiara Cinti
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ITALIA OGGI
Da Tps scippo a Mastella
Per adesso sono circa 60 milioni di euro. Ma ogni anno aumentano di altri 30. Secondo la stima al
ribasso del ministero della giustizia, a tanto ammontano le risorse che gli spetterebbero ma passano
sotto al naso del ministro della giustizia Clemente Mastella per approdare dritte dritte al bilancio del
ministero dell'economia. Perché la Finanziaria con un comma da e con l'altro toglie. In questo caso la
legge incriminata è quella del 2005 (311/2004). L'allora ministro della giustizia Roberto Castelli
pubblicizzò a gran voce una norma che avrebbe dovuto costituire un polmone finanziario permanente
per il sistema giudiziario: il maggior gettito che sarebbe derivato dall'aumento del contributo unificato
(una sorta di imposta che si paga in base al valore del processo) sarebbe stato dirottato per
riassegnazione nello stato di previsione del ministero della giustizia per il pagamento dei debiti
pregressi nonché per l'adeguamento delle spese di funzionamento degli uffici giudiziari. Soddisfatto il
ministro, soddisfatti gli avvocati e anche i magistrati. Ma nessuno si era accorto che in un'altro comma
(il numero 9) la Finanziaria stessa disfaceva la tela. In particolare, in quella sede veniva previsto che le
riassegnazioni di entrate non potevano essere superiori a quelle del precedente esercizio, incrementate
del 2%.
Riassegnazione che per il ministro della giustizia, fino a quel momento, non era mai avvenuta. Dunque,
per il 2005 occasione persa.Ed è andata peggio quest'anno visto che la legge Finanziaria (n 266/2005)
non solo ha ribadito la norma ma l'ha resa permanente, vietando le riassegnazioni superiori all'importo
complessivo di quelle effettuate nell'anno precedente. Che, appunto, ammontavano a 0. Il ministro
Mastella, capita l'antifona, ha provato a mettere bocca chiedendo al collega Tommaso Padoa-Schioppa
di cambiare la norma perversa. Ma non c'è stato, perché in epoca di ristrettezze vale il detto: chi ha
avuto ha avuto, chi ha dato ha dato. Claudia Morelli
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IL SOLE 24 ORE
Una commissione congiunta Mastella-Damiano con l’obiettivo di rivedere le regole procedurali
Processo del lavoro, si cambia
Tutele rafforzate per i nuovi contratti – Più spazio per la conciliazione
Parlamento e Governo fanno quadrato per sfoltire le lungaggini legate al rito del lavoro. Il primo con un
disegno di legge, il cui esame è iniziato nelle commissioni Giustizia e Lavoro di Palazzo Madama. Il
secondo con l'istituzione di una commissione intergovernativa; che vedrà i ministeri Lavoro e Giustizia
collaborare al percorso di stesura del testo normativo. La necessità di un intervento è stata sottolineata
dallo stesso Guardasigilli, Clemente Mastella, nel suo recente intervento al Cnel, quando ha affermato
che bisogna intervenire per snellire il processo del lavoro, sia con iniziative parlamentari sia «per
mezzo della concertazione con il sindacato, la Confindustria e le parti sociali». L'obiettivo è individuare
soluzioni che, senza penalizzare le imprese, mettano insieme forme di tutela più forti anche per le
nuove fattispecie contrattuali senza rinunciare a una drastica sforbiciata a tempi processuali che ormai
si sono fatti intollerabili. Secondo il ministro, il processo del lavoro «vive una situazione difficile
perché è il luogo in cui alla crisi del processo si aggiunge quella del mondo del lavoro, dell'assistenza
pubblica e dei diritti sociali». Da qui la necessità di puntare «alla riorganizzazione del sistema,
attraverso l'adozione di provvedimenti amministrativi, puntando su limitate innovazioni legislative
strettamente funzionali al bisogno di recupero di efficienza».
Un doppio percorso quindi, che, accanto alla revisione delle norme processuali, vedrebbe un
aggiornamento delle strutture amministrative e della loro stessa cultura. Per Mastella, la situazione si
sarebbe aggravata «con l'attribuzione al giudice del lavoro della competenza sulle controversie relative
ai rapporti di lavoro alle dipendenze delle pubbliche amministrazioni, per cui il tentativo obbligatorio di
conciliazione non ha determinato la sperata deflazione del contenzioso». Ecco quindi la necessità di un
maggiore ricorso alle cosiddette Adr, alternative dispute resolutions, con la rivitalizzazione
dell'arbitrato. In quest'ottica potrebbero prospettarsi nuove procedure d'urgenza per assicurare una tutela
più efficace nelle vicende più spinose, come il licenziamento, e l'adozione di forme di coercizione
indiretta per garantire il rispetto dei tempi. Infine, il ministro si augura l'estensione delle tutele ad
alcune fattispecie urgenti legate alla flessibilità, come le collaborazioni coordinate e continuative,il
lavoro a progetto e l’impiego a termine. La commissione che dovrà dare corpo al progetto di Mastella
dovrà, tra l'altro, muoversi in sintonia con il Parlamento (si veda l'articolo sotto). Nello stesso tempo
l'organismo non potrà evitare il confronto con i risultati raggiunti dalla commissione Foglia che, nel
2001, concluse un lavoro oggi in larga parte confluito nel disegno di legge presentato dalla
maggioranza a I Palazzo Madama. Che il processo del lavoro rappresenti il ventre molle di un processo
civile di già gracile costituzione sono poi le cifre a dirlo. Per l'anno scorso i dati verranno forniti a breve
dal ministero della Giustizia, in occasione dell'apertura dell'anno giudiziario. Ma negli anni Duemila il
trend, tra iniziali alti e bassi, è comunque in crescita nei processi sopravvenuti sia in primo grado sia in
appello, mentre a diminuire è la capacità di smaltimento dell'amministrazione della giustizia. Insomma
il processo del lavoro non gode di buona salute, anche se il male è diffuso a tutto il settore della
giustizia. Un effetto di modifiche sostanziali come l'allargamento nel 1998 delle competenze alle
controversie nel pubblico impiego a loro volte quadruplicate negli ultimi cinque anni, ma anche di
interventi processuali come la sospensione della causa in caso di interpretazione pregiudiziale della
contrattazione collettiva (con possibilità di ricorso in Cassazione).Cristiano Gamba Giovanni Negri
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In Parlamento. Le soluzioni in vista
E il Senato rilancia gli arbitrati
L'imperativo è quello di garantire celerità e certezza alla soluzione delle controversie in materia di
lavoro. Coni fari puntati sui licenziamenti e i trasferimenti, ma anche su tutto ciò che riguarda,i}
processo previdenziale, che secondo le stime, costituirebbe il punto dolente delle cause arretrate. Lo
strumento per il decollo di una corsia preferenziale ad alta velocità sarebbe quello del disegno di legge
(n. 1047), che, ha spiegato uno dei firmatari Tiziano Treu, «rimane comunque aperto alle proposte delle
parti sociali e dell'opposizione». Insomma, un articolato che costituisce una sorta di work in progress
che, auspica sempre Treu, «a primavera prossima dovrebbe essere completato». Ora la tabella di marcia
deve fare i conti con la Finanziaria,ma la pausa favorisce la raccolta dei contributi.
«Il problema investe tutti - ha aggiunto Treu – e non è solo di carattere tecnico. Non è un segreto per
nessuno che sia necessario un potenziamento dell'organizzazione e degli organici».Il testo si inserisce in
un percorso già avviato durante la XIII legislatura dalla Commissione Foglia costituita nel 2000 e trae
riferimento a livello comunitario dalla Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea, firmata a
Nizza il 7 dicembre dello stesso anno. Uno dei punti critici sarebbe costituito dalle cause per
licenziamento. A questo proposito si inserirebbe il tentativo di accelerare le cause prevedendo un
arbitrato ad hoc. Il ricorso a questo istituto sarebbe del tutto volontario e vedrebbe la sospensione del
licenziamento del lavoratore e la conclusione della controversia in 45giorni. Un'altra accelerazione,
«ma ancora da sviluppare» specifica il senatore Treu, vedrebbe lo smaltimento in via amministrativa
delle cause previdenziali su accertamenti medici. Insomma, una sorta di commissione tecnico- medica
super partes che possa vagliare i casi. Oppure, e questa è un altra proposta, l'affiancamento al giudice di
un assistente tecnico per rafforzare e velocizzare il procedimento. A fronte dell'aumentata flessibilità e
delle controversie in materia di lavoro non standard il disegno di legge estende la procedura d'urgenza
anche al campo dei rapporti di collaborazione e al lavoro a progetto con particolare riferimento ai casi
di recesso del committente senza giusta causa, oppure secondo modalità (incluso il preavviso), diverse
da quelle stabilite dalle parti nella stesura del contratto di lavoro individuale. C.Gam.
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IL SOLE 24 ORE
Garanzie senza rinunciare all'efficienza
Il progetto Mastella
Il ministro della Giustizia ha preannunciato un intervento sulle controversie di lavoro e previdenza per
accelerarne i tempi di conclusione. Tra gli strumenti da privilegiare, un più ampio ricorso alle
conciliazione e il rilancio dell'arbitrato; il rafforzamento delle decisioni favorevoli ai lavoratori o agli
assistiti con la previsione di sanzioni pecuniarie per i ritardi negli adempimenti; l'estensione di tutele
urgenti per le forme di flessibilità, come collaborazioni, contratti a progetto e impiego a termine.
La strada parlamentare
Il Senato ha già iniziato la discussione di un disegno di legge proposto, tra gli altri, da Tiziano Treu,che
prevede procedure d'urgenza per le cause su licenziamenti e per quelle sui I rapporti di collaborazione,
lo smaltimento in via amministrativa delle controversie previdenziali. La conciliazione dovrebbe poi
essere inserita all'interno del giudizio
La commissione governativa
Verrà istituita una commissione interministeriale tra Giustizia e Lavoro per identificare,con il
contributo di giuristi e operatori, le soluzioni più idonee per affrontare l'emergenza. Le proposte
potrebbero poi confluire in un testo specifico o in emendamenti al disegno di legge parlamentare
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DIRITTO E GIUSTIZIA
Indulto, gli effetti "cumulati" e le scarcerazioni proseguiranno per anni
L’intreccio di diverse leggi (l’indulto, l’indultino del 2003, la legge Simeone e l’ordinamento penitenziario) è la
vera causa del balletto delle cifre riguardante i detenuti scarcerati grazie all’indulto. Lo sottolinea, intervistata da
Diritto e Giustizia, il giudice Rosa Labonia, magistrato del tribunale di Sorveglianza di Napoli.
Diciassettemila, ventiduemila, trentacinquemila: l’incertezza sui numeri continuerà infatti “ancora per molti
anni”, dice il giudice Labonia. «Secondo le stime del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria l’indulto
potrebbe far uscire dal carcere tra le 12 mila alle 13 mila persone» diceva all’Ansa il 21 luglio 2006 il
sottosegretario alla Giustizia Luigi Manconi pochi giorni prima dell’approvazione della legge 241/06. Ma il
numero è destinato ad aumentare: «Ho condannato persone alla detenzione fino al 2021 e nel 2018 si continuerà
a chiedere l’indulto» spiega Labonia. ”Questo perché pur avendo escluso i reati più gravi il legislatore non ha
calcolato la possibilità di accedere alle misure alternative al carcere, come ha dimostrato la vicenda di Luigi
Chiatti che, se non fosse stato per il clamore mediatico conseguente alla peculiarità del caso del cosiddetto
mostro di Foligno, nel 2021 avrebbe potuto usufruire dello sconto di tre anni. La legge 241/06 infatti esclude i
reati di pedofilia, ma nel caso in questione, la violenza fu “assorbita” come specifica aggravante nel reato di
omicidio”Facile prevedere quindi che l’applicazione dell’indulto si porterà dietro anni di polemiche. “In pratica
il meccanismo è questo – prosegue il magistrato di sorveglianza – grazie alla richiesta di scorporo dei reati, la
persona riconosciuta colpevole di più reati tra i quali reati gravi non compresi dalla legge 241/06, potrà
ugualmente beneficiare dell’indulto per gli altri reati rimanenti, quelli meno gravi. Ad esempio il 416bis non
rientra tra i reati che possono accedere all’indulto, ma se una persona condannata per diversi reati, tra i quali
l’associazione mafiosa, ha già scontato gli anni riguardanti questo reato più grave, grazie allo scorporo può
usufruire dell’indulto per il resto della pena riconducibile ad un reato minore. Ecco perché a Napoli ci siamo
ritrovati sul territorio capi clan». Ma ad ampliare gli effetti dell’indulto ci si mette pure l’indultino, perché chi ha
già beneficiato dello sconto di pena previsto dalla legge 207/03, può aggiungere l’indulto a quello sconto.
«L’indulto assorbe l’indultino – ha continuato Labonia – e se quest’ultimo escludeva, ad esempio, i detenuti per i
reati indicati dall’articolo 4bis dell’ordinamento penitenziario, tra i quali vi sono i reati di droga, l’indulto invece
ha aperto loro le porte». Le due leggi insomma sono cumulabili, e chi a suo tempo fece domanda per accedere
allo “sconto” dell’indultino può adesso presentare domanda per accedere anche ai benefici previsti dalla 241/06.
Secondo il magistrato di sorveglianza «il legislatore si è limitato a esaminare gli effetti immediati dell’indulto ma
non ha tenuto conto degli effetti nel tempo: non si è tenuto conto che potrà essere applicato alle decine di
migliaia di persone che dovevano essere valutate per la sospensione della pena. Ci sarà un effetto a cascata, che
farà uscire detenuti all’infinito». ”Va inoltre considerato – aggiunge Labonia - che non si era mai arrivati ad un
indulto così ampio, l’ultimo (1990) è arrivato ad un massimo di due anni ma nel 1990 non c’era la legge
Simeone, ossia la legge penitenziaria sulla sospensione della pena quando se ne è scontata una parte, e la
popolazione carceraria era molto minore. Basti pensare – sottolinea il magistrato – che nel 1990 ero da sola a
gestire le misure alternative, oggi siamo 10 magistrati e non riusciamo a stare al passo». “L’errore del legislatore
– conclude Labonia – è stato quello di discutere della misura di clemenza leggendola attraverso una sola chiave
di lettura, quella dei detenuti e del sovraffollamento carcerario. La legge però avrà i suoi effetti in un arco di
tempo lunghissimo, fino a che non si esauriranno i processi per i reati commessi sino al 2 maggio 2006”.
Il legislatore aveva previsto tutto questo? La domanda, attraverso un’interrogazione parlamentare presentata
dagli esponenti di An, nemici del provvedimento sin dalla prima ora, è stata girata al ministro della Giustizia
Clemente Mastella. Tre senatori (Francesco Storace, Antonino Caruso e Antonnio Paravia) chiedono al
Guardasigilli se corrisponda al vero che il ministro non ha richiesto al Dap di elaborare i relativi prospetti, di
conteggiare omicidi, rapine ed estorsioni, esclusi nei precedenti provvedimenti di indulto e inclusi invece nella
legge 241/06. I senatori aennini chiedono inoltre di sapere anche i dati precisi di quanti hanno beneficiato della
misura, numeri che a quanto pare sarà sempre più difficile fornire, visto che si tratta di un fenomeno variabile nel
tempo. L’unica cosa che rimane certa è che le carceri si stanno svuotando e, almeno per questo, la legge ha
centrato il suo obiettivo. Paola Alunni
18/11/2006
21
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ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA
DIRITTO E GIUSTIZIA
Meeting point
Padova, lunedì 20 novembre 2006 presso Palazzo del Bo’, via 8 febbraio 2, il seminario di formazione sulla
«Tutela dei diritti umani: attività e giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell’uomo e sua
incidenza nel diritto interno», organizzato dall’università degli studi di Padova e dal Consiglio superiore della
magistratura. Interverranno, tra gli altri, Vladimiro Zagrebelsky, giudice della Corte europea dei diritti
dell’uomo, Francesco Crisafulli, magistrato addetto alla rappresentanza d’Italia presso il Consiglio d’Europa,
Giuliano Turone, consigliere della Corte di cassazione, Paolo Biavati, Università degli studi di Bologna e Paolo
de Stefani, Università degli studi di Padova.
A Roma, martedì 21 novembre 2006 ore 9.00, presso gli Uffici del Senato, via Santa Chiara 5 l’incontro dal tema
«Professioni, regole mercato, competizione verso una riforma attesa», organizzato da Assoprofessioni. Interverranno
rappresentanti del Governo, parlamentari e vertici delle professioni, tra i quali gli onorevoli: Vito Licausi, Tommaso
Pellegrino, Pierluigi Mantini e Michele Vietti, i senatori Giovanni Battafarano, Giovanni Procacci e Tiziano Treu, il
rappresentante di Confindustria, Ennio Luccarelli e Pino Marras per il Cnel, il dottor Flavio Papadia, funzionario della
sezione Industria e servizi dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato. È prevista anche la presenza del ministro
Alfonso Pecoraro Scanio. Ci saranno anche i delegati di tutte le organizzazioni aderenti ad Assoprofessioni.
A Roma, martedì 21 novembre ore 14.30, presso la sala del Consiglio della facoltà di giurisprudenza
dell’Università Tor Vergata al convegno «Sport & lavoro, tra evento e business» organizzato da Orizzonti blu,
associazione di promozione sociale culturale e sportiva dilettantistica. Interverranno, tra gli altri, Sergio
Cherubini, Università di Tor Vergata, Alessandro Tulli (Cisco Roma), Claudio Barbaro, Asi, Antonello Panza
(Fededrnuoto) Andrea Abodi (Coni servizi) e Marco Canigiani (Ss Lazio).
A Roma, venerdì 24 novembre 2006 ore 15.30 presso l’Aula Magna della Procura generale di Roma, piazza
Adriana 2 la presentazione del libro «Diritto penale europeo e Ordinamento italiano: le decisioni quadro
dell’Unione europea: dal mandato d’arresto alla lotta al terrorismo» a cura di Giovanni M Armone, Biagio
Roberto Cimini, Fabrizio Gandini, Gabriele Iuzzolino, Giuseppe Nicastro e Alberto Pioletti, Giuffré editore.
Interverranno, tra gli altri, Augusta Iannini, Capo del dipartimento per gli Affari di Giustizia, ministero della
Giustizia, Alfonso Celotto, Università degli studi «Roma Tre», Giovanni Grasso, Università di Catania e Eugenio
Selvaggi, sostituto procuratore presso la Corte d’appello di Roma.
A Roma, venerdì 24 novembre 2006 ore 11 presso l’aula Magna dell’Università Valdese via Pietro Cossa 10, la
tavola rotonda dal tema «La crisi della giustizia: un problema di democrazia» organizzato dall’Associazione
nazionale forense.
A Roma, il 24 e 25 novembre 2006, rispettivamente nella Sala della Promoteca del Campidoglio e presso il
Centro Congressi Roma Eventi via Alibert 5/a, piazza di Spagna, il congresso straordinario dell’Associazione
italiana giovani avvocati per celebrare i 40 anni del movimento sul tema «Aiga 1966-2006 da associazione
culturale a movimento politico nel segno della giovane Avvocatura». Interverranno, tra gli altri, Michela
Vittoria Brambilla, presidente nazionale dei giovani imprenditori Confcommercio, Mara Carfagna, commissione
Affari costituzionali della Camera, Antonino Caruso, commissione Giustizia del Senato, Fabio Cintoli, segretario
generale dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato, Fernanda Contri, presidente emerito della Corte
costituzionale, Piero Fassino, segretario Ds, Ezio Maccora, componente del Csm, Alberto Maritati,
sottosegretario al ministero della Giustizia, Eligio Resta, Università degli studi di «Roma Tre», Cesare Salvi,
presidente della commissione Giustizia del Senato, Lanfranco Tengali, responsabile Giustizia della Margherita,
Michele Vietti, portavoce Udc, Nicola Mancino, vicepresidente del Csm, Guido Alpa, presidente del Cnf,
Maurizio De Tilla, presidente della Cassa forense, Oreste Dominioni, presidente delle Camere penali, Giuseppe
Gennaro, presidente dell’Anm, Michelina Grillo, presidente dell’Oua, Salvatore Grimaudo presidente delle
Camere civili, Paolo Piccoli, presidente del Consiglio nazionale notariato, Bruno Sazzini, Segretario Anf e
Michele Testa, presidente Ungdc.
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