Shure E500

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Shure E500
ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA
Ufficio stampa
Rassegna
stampa
5 luglio 2007
Responsabile :
Claudio Rao (tel. 06/32.21.805 – e-mail:[email protected])
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ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA
SOMMARIO
Pag. 3 ORDINAM. GIUD.: Riforma ordinamento giudiziario: penalisti in
astensione (osservatorio sulla legalità)
Pag. 4 ORDINAM. GIUD.: Giustizia, primi sì del Senato ma e scontro Mastella-Di
Pietro (la repubblica)
Pag. 5 ORDINAM. GIUD.: Di Pietro a Prodi: riforma da cambiare Ma Mastella «media»
con i magistrati (il corriere della sera)
Pag. 6 ORDINAM. GIUD.: Riforma della Giustizia: debutto senza scosse a Palazzo
Madama (il sole 24 ore)
Pag. 7 ORDINAM. GIUD.:Bruti Liberati: no sciopero, bastano correttivi
(il corriere della sera)
Pag. 8 ORDINAM. GIUD.: Vecchi scontri che oscurano i veri problemi (il sole 24 ore)
Pag. 9 BILANCIO GIUSTIZIA: Poche risorse dall'assestamento (italia oggi)
Pag.11 PROCESSO PENALE: Meno vincoli per le prove (italia oggi)
Pag.13 PROCESSO CIVILE: Nel civile sentenze più concise (italia oggi)
Pag.14 STUDI DI SETTORE: Studi di settore, il rinvio in G.U. (italia oggi)
Pag.15 STUDI DI SETTORE: Il testo del decreto (italia oggi)
Pag.16 STUDI LEGALI: Imparare l'approccio strategico al mercato (italia oggi)
Pag.17 STUDI PROFESSIONALI: Studi, formazione gratuita (italia oggi)
Pag.18 UFFICI GIUDIZIARI: Linea diretta Mastella-regioni (italia oggi)
Pag.19 EUROPA: La cooperazione penale arranca (italia oggi)
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OSSERVATORIO SULLA LEGALITA’
Riforma Ordinamento giudiziario : penalisti in astensione
Seconda giornata di astensione dalle udienze per gli avvocati penalisti, che ieri hanno partecipato
numerosi all'Assemblea Nazionale dell'Unione Camere Penali Italiane tenutasi a Roma.
Intanto il ministro Antonio Di Pietro critica invece le limitazioni che i recenti emendamenti proposti dal
ministero Mastella introducono al passaggio dalla funzione requirente a quella giudicante,
considerandole una forma di introduzione alla separazione delle carriere e - insieme ad altre norme al
varo nell'ambito della riforma come presentata dall'ufficio del guardasigilli - un rischio per
l'indipendenza della magistratura.
Al contrario, i penalisti lamentano fra l'altro proprio la mancata previsione della separazione delle
funzioni per la magistratura. L'Assemblea Nazionale dei penalisti italiani e il Consiglio delle Camere
Penali italiane, hanno espresso l’auspicio che la Giunta U.C.P.I. proseguisse nelle iniziative di protesta
e pertanto la Giunta - presieduta dall'avv. Oreste Dominioni - ha deliberato l'astensione dalle udienze e
dalle altre attività giudiziarie dal 16 al 21 luglio.
Nella delibera, l'organismo dei penalisti lamenta fra l'altro che "che il metodo praticato per la
definizione del testo legislativo si è fondato esclusivamente sulla interlocuzione fra A.N.M. e, per il
tramite del Ministero della Giustizia quale suo portavoce, la commissione giustizia del Senato,
ignorando ogni altra componente del mondo giustizia e della società, come se fosse questione di
stipulare un contratto collettivo nazionale di lavoro fra Governo e magistrati, in un rapporto in cui il
primo ha manifestato tutta la sua natura di parte debole e il secondo tutta la sua irriducibile forza".
I penalisti aggiungono che "deve essere fortemente stigmatizzata l'esclusione degli avvocati dai consigli
giudiziari in quanto l'A.N.M. non può tollerare che nelle valutazioni di professionalità sui singoli
magistrati partecipino soggetti esterni alla magistratura che pretende di chiudersi in un circuito
autoreferenziale, in dispregio agli avvocati quali figure incapaci di esprimere valori di obiettività e
indipendenza".
Anche la Presidente dell'OUA, Avv. Michelina Grillo, e' intervenuta all'assemblea romana dei
penalisti. Grillo ha confermando il sostegno dell'OUA alla protesta e la critica a un
provvedimento che ritiene troppo prono alle richieste dell'ANM ed ha aggiunto che "un governo
serio dovrebbe prendere atto che la proposta di riforma dell’Ordinamento giudiziario del
ministro Mastella è stata bocciata, tra le altre voci, da uno dei soggetti essenziali della
giurisdizione, gli avvocati. Giustificato malcontento serpeggia anche all’interno delle forze della
stessa maggioranza. L’unica cosa da fare è riaprire il dibattito dentro e fuori dal Parlamento,
evitando forzature. Sarebbe gravissimo che su un progetto del genere si strozzasse la discussione
con l’ennesimo voto di fiducia". Mauro W. Giannini
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LA REPUBBLICA
A Palazzo Madama l’Unione supera indenne il voto sulle pregiudiziali di incostituzionalità
Giustizia, primi sì del Senato ma e scontro Mastella-Di Pietro
ROMA —Al Senato l’Unione supera indenne il primo voto sulle pregiudiziali di costituzionalità, ma lo
scontro tra Antonio Di Pietro e Clemente Mastella sulla riforma dell’ordinamento giudiziario resta
durissimo. Il leader dell’Italia dei valori ne fa una questione di principio, soprattutto mentre dal Csm
vengono fuori le schedature del Sismi sulle toghe. «La magistratura è sotto scacco da parte dei poteri
forti che cercano di fermarla coi dossier. Ora il Parlamento deve difenderla. Ma io sono Stato lasciato
solo dal governo». Il Guardasigilli Mastella non ci sta e su Di Pietro reagisce infuriato: «Sapete chi ha
votato con me contro le pregiudiziali della destra? E stato Andreotti. Questa maggioranza dove va senza
di me? E dove va Di Pietro? Forse a portare Franca Rame dì- rettamente da Berlusconi>. Al ministro
della Giustizia non va bene nulla della strategia dell’ex pm. Giudica sleale la sua azione e le sue
richieste. Quando, alle 9 di mattina, prima ancora che cominci la discussione a palazzo Madama, gli
arriva sul tavolo la lettera (lei ministro delle infrastrutture che scrive a lui, a Prodi e a Chiti per
esigere»chiarezza» su una legge che «presenta vistosi elementi di forte perplessità», lui non la degna dì
un’occhiata e la passa ai funzionari. Che gli segnalano subito un paio di errori. Di Pietro chiede che
vengano tolti gli avvocati dai consigli giudiziari, che si riveda il meccanismo di gestione delle procure e
della distinzione delle funzioni. Peccato che i legali non siano già più nei consigli e che le procure siano
state stralciate. Gongola Mastella, e s’arrabbia pure il presidente della commissione Giustizia del
Senato Cesare Salvi: «Prima di mandare le lettere, che almeno si legga il nostro testo il ministro Di
Pietro». Il clima si arroventa. Al Senato raccontano che anche il presidente Giorgio Napolitano. che con
il suo staff era in visita a palazzo Madama per celebrare l’ anniversario di Garibaldi, abbia speso più di
una parola sull’ennesima rissa tra Di Pietro e Mastella, a favore del secondo e contro il primo,
preoccupato com’è per il futuro della giustizia e per la legge Castelli sospesa che rischia di entrare
nuovamente in vigore. Le sue parole su Di Pietro sono stonate come una rampogna per le proteste
dell’ex pm che potrebbero rallentare il cammino della legge e costringerlo a prendere in considerazione
1’ipotesi di un decreto. Ma Mastella non è disponibile. Non solo non risponde alla lettera di Di Pietro,
ma vuole che il testo della riforma rimanga quello della commissione. Incrociando il diellino Roberto
Manzione alla buvette gli intima: «In commissione tu hai bloccato tutti i miei emendamenti, adesso non
ti permettere di presentare una sola modifica. Si va al voto con la proposta della maggioranza. E sai che
ti dico? O la va o la spacca». Con i suoi senatori è ancora più polemico: «Se cambio quel testo mi
sputtano, questo lo più fare Di Pietro, ma non io». Eppure proprio Di Pietro sembra ammorbidire la sua
furia. In- tanti) suoi quattro senatori hanno votato contro le pregiudiziali di costituzionalità. Il diessino
Massimo Brutti ha presentato un emendamento per rendere meno aspro il meccanismo della
separazione delle funzioni tra giudice e pm. «E’ un segnale, cominciamo a essere più soddisfatti, ma
speriamo venga accolto». A restare preoccupatissima è l’Anm. Il segretario Nello Rossi lancia un
appello: «Bisogna scongiurare l’entrata in vigore della Castelli». (1. mi.)
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IL CORRIERE DELLA SERA
Di Pietro a Prodi: riforma da cambiare Ma Mastella «media» con i magistrati
Lettera dell’ex pm. Da Udeur e Ulivo emendamento per ridurre i limiti alle toghe
ROMA — AL Senato, al termine del secondo round tra i ministri Di Pietro e Mastella, il Guardasigilli
tira le somme di una giornata molto agitata durante la quale il responsabile delle Infrastrutture ha anche
scritto una lunga lettera a Prodi in difesa dell’autonomia dei magistrati. Dice dunque Clemente
Mastella: «Di Pietro si deve chiarire con se stesso, non è mica lui il ministro della Giustizia. Il testo
dell’ordinamento giudiziario varato dalla commissione è l’unico punto di equilibrio possibile. Questa è
la situazione, e così andiamo avanti con la possibilità di qualche modifica». Mastella parla così perché
il suo gruppo, l’Udeur, e l’ulivo (a firma Massimo Brutti e Marina Magistrelli) hanno presentato
emendamenti fotocopia che potrebbero mettere pace tra i contendenti. Di che si tratta? Le
preoccupazioni di Di Pietro, che teme una rigidità per il passaggio dalla funzione di giudice a quella di
pm (e viceversa), potrebbe rientrare grazie a una modifica di poche righe: l’incompatibilità regionale
«non si applica nel caso in cui il magistrato, che chiede il passaggio alle funzioni requirenti, abbia
svolto negli ultimi 5 armi funzioni esclusivamente civili o del lavoro>. La regola, ovviamente, varrebbe
per il percorso inverso. La «valvola di sfogo del civile», che piace anche ai magistrati, potrebbe
chiudere la partita giocata all’interno della maggioranza. Ieri, dopo aver annunciato che l’Idv non
avrebbe votato la riforma Mastella, frutto di un «inciucio, Di Pietro ha scritto a Prodi, al Guardasigilli e
al ministro Chiti per chiedere formalmente «emendamenti correttivi» sui punti che, a suo parere, sono
inaccettabili: «Gli inopinati vincoli al passaggio di funzioni per i magistrati, l’organizzazione della
procura sottratta alla valutazione degli organi di autogoverno, la presenza degli avvocati nei consigli
giudiziari per le valutazioni dei magistrati». Tuttavia, come ha fatto notare il presidente della
commissione Giustizia, Cesare Salvi, due delle tre richieste di modifica formulate da Di Pietro siano
inesatte: «Di Pietro non deve offendere il Parlamento e la sua maggioranza, Non c’è stato alcun
inciucio. E poi dovrebbe leggere bene ll testo perché gli avvocati non sono più inseriti nei consigli
giudiziari e la questione degli uffici di procura è stata stralciata». Di Pietro, però, non ha mollato la
presa per tutta la giornata: «Il governo ha il dovere di lasciar lavorare i magistrati e mi dispiace di
essere rimasto solo a difenderli». La resa dei conti, dopo il voto sulle pregiudiziali incassato ieri dalla
maggioranza, è prevista per la prossima settimana quando verranno messi in votazione gli emendamenti
(compresi quelli presentati dall’Idv). Solo allora si saprà se la «valvola di sfogo del civile» mette
d’accordo tutti. Di sicuro avrà qualcòsa da ridire Roberto Manzione (Ulivo) che segnala la problematica
dei passaggi dal civile al penale nei piccoli uffici giudiziari dove le incompatibilità sono numerose e
insidiose. E nelle stesse ore finisce con una mediazione anche la polemica scoppiata alla Camera
sull’istituzione di una commissione monocamerale di inchiesta sulle intercettazioni. La parte che
riguarda l’indagine sull’operato della magistratura è stata smussata dal relatore, Paola Balducci (verdi):
«Quali siano l’ampiezza del fenomeno e l’utilizzazione delle intercettazioni da parte della
magistratura...’>. Dino Martirano
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IL SOLE 24 ORE
Riforma della Giustizia: debutto senza scosse a Palazzo Madama
Il primo voto sulla riforma dell'ordinamento giudiziario è filato liscio: l'Aula del Senato ha respinto le
pregiudiziali di costituzionalità presentate dalla Casa delle libertà senza problemi per la maggioranza. Che,
nonostante l'ennesimo scontro tra Mastella e Di Pietro, si avvia abbastanza compatta alle successive votazioni
sugli emendamenti, previste per la prossima settimana. Le modifiche presentate ieri dall'Ulivo e dal relatore al
Ddl, Giuseppe Di Lello, vanno nella direzione indicata dall'Italia dei valori, almeno per quanto riguarda la
separazione tra giudici e Pm. Il che dovrebbe servire a placare un po' gli animi dei magistrati in vista della
decisione sullo sciopero fissata per il 10, il giorno precedente all'inizio delle votazioni. Invece non placherà
affatto l'ira degli avvocati penalisti, che hanno proclamato altri 6 giorni di sciopero contro la riforma e contro
l'atteggiamento troppo "passivo" del Governo e della maggioranza rispetto alle richieste dei magistrati,
soprattutto sulla separazione tra giudici e pm. Una posizione durissima che ieri sera i vertici dell'Unione delle
camere penali hanno illustrato al Presidente del Senato Franco Marini. Ancora una volta, dunque, la riforma
dell'ordinamento giudiziario è diventata terreno di scontro, non solo tra maggioranza e opposizione, ma anche tra
magistrati e avvocati e all'interno del Governo. È stato sempre il ministro delle Infrastrutture Antonio Di Pietro
ad alzare la voce, insinuando che il testo varato martedì dalla commissione Giustizia del Senato sia il frutto di un
«inciucio » tra maggioranza e opposizione, e minacciando di far mancare, in Aula, il voto dell'Italia dei valori,
preoccupata che quel testo possa mettere a rischio autonomia e indipendenza della magistratura. Una posizione
che riflette quella espressa dall'Associazione nazionale magistrati, secondo cui il testo della commissione è
«decisamente peggiorativo — ha insistito ieri il presidente Giuseppe Gennaro — rispetto a quello del Governo ».
Se non ci saranno modifiche, il 10 luglio le toghe potrebbero proclamare uno sciopero, scongiurato martedì
scorso ma al prezzo di una spaccatura tra le correnti (Magistratura indipendente, la corrente di centrodestra,
avrebbe voluto immediatamente la proclamazione). In segno di protesta, però, la Giunta dell'Anm si è dimessa.
L'alzata di scudi di Di Pietro non è piaciuta, ovviamente, al ministro della Giustizia, che a sua volta ha
minacciato di dimettersi se il Governo decidesse di seguire Di Pietro. Il testo della commissione, ha ricordato ieri
Mastella, «rappresenta l'unico punto di equilibrio possibile oggi in Parlamento» anche se è diverso da quello del
Governo. «Di Pietro non è il ministro della Giustizia — ha aggiunto il guardasigilli —. Se vogliono lui si
accomodino pure, non c'è nessuna difficoltà, ma io resto sulla posizione della commissione. Non cambio idea».
Formalmente, Mastella non è stato smentito. Tra i 150 emendamenti presentati non ce n'è nessuno del Governo.
Tuttavia, nella sostanza Di Pietro ha avuto «soddisfazione» perché tra gli emendamenti presentati ce ne sono
alcuni che vanno nella direzione auspicata dal ministro delle Infrastrutture in una lettera inviata ieri al Presidente
del Consiglio, Romano Prodi, a Mastella e al ministro per i Rapporti con il Parlamento, Vannino Chiti. In
particolare quello (presentato dal diessino Massimo Brutti) che cancella l'incompatibilità regionale per i pubblici
ministeri che decidano di andare a fare i giudici nel civile. L'obbligo di cambiare Regione dovrebbe quindi
rimanere soltanto se il cambiamento di funzioni avviene nel penale.Nella sua lettera, per la verità, Di Pietro
indicava tre punti del Ddl da correggere: gli «inopinati » vincoli al passaggio di funzioni per i magistrati; la
presenza degli avvocati nei consigli giudiziari al fine di valutare la professionalità dei magistrati;
l'organizzazione degli uffici di Procura, sottratta di fatto alla valutazione del Csm. «Di Pietro non deve offendere
il Parlamento e la sua maggioranza — gli ha risposto il presidente della commissione Giustizia Cesare Salvi (Sd)
—.Non c'è stato alcun inciucio, ma un confronto serrato. E poi si legga il Ddl» ha aggiunto polemico, poiché due
delle modifiche richieste erano già state inserite in commissione (gli avvocati sono stati esclusi dai Consigli
giudiziari e la parte sulle Procure è stata stralciata). Nega qualunque «inciucio» la Cdl, che conferma il voto
contrario della Cdl al testo e accusa l'Anm di «indebita ingerenza». Donatella Stasio
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CORRIERE DELLA SERA
GIUSTIZIA/ BRUTI LIBERATI: NO SCIOPERO,BASTANO CORRETTIVI
"Ci siamo opposti alla proclamazione dello sciopero che ci sembrava un gesto eccessivo. Abbiamo
convenuto invece sulle dimissioni della giunta dell'Anm, un gesto simbolico, per protestare contro
questo atteggiamento ingiustamente punitivo nei confronti dei magistrati". Così, intervistato oggi dal
Corriere della Sera, Edmondo Bruti Liberati, procuratore aggiunto a Milano e leader storico di
Magistratura democratica.
"Finchè la situazione sarà fluida - assicura il magistrato - io mi opporrò allo sciopero dei magistrati, che
è una scelta molto grave e deve essere fatta in casi assolutamente eccezionali. Noi orgogliosamente ci
distinguiamo dagli avvocati delle Camere penali che hanno accumulato molti giorni di sciopero in un
anno".
"Temo fortemente", prosegue Bruti Liberati, che il 31 luglio i magistrati si ritrovino con la riforma
Castelli in vigore: "Mi auguro che in Senato si adottino quei correttivi che abbiamo richiesto e che
comunque si approvi un testo. Vogliamo chiudere in modo equo e efficiente un testo sull'ordinamento
giudiziario. L'incertezza dura da 5 anni e non può durare".
Certamente, conclude il leader di Md, l'emendamento di Ulivo e Udeur sulla 'valvola di sfogo' nel civile
"è un buon punto di sintesi".
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IL SOLE 24 ORE
Vecchi scontri che oscurano i veri problemi
Per una bizzarra coincidenza, l'ennesimo scontro su quella che —in modo enfatico quanto improprio —
viene definita la "riforma della giustizia" si è consumata proprio mentre l'Italia confermava il suo
impegno —insieme allacomunità internazionale — per la riforma della giustizia in Afghanistan,
premessa indispensabile per conquistare la fiducia dei cittadini nello Stato. Nelle stesse ore in cui, alla
Farnesina, Hamid Karzai, Romano Prodi, Massimo D'Alema, Clemente Mastella e molti altri autorevoli
interlocutori italiani e stranieri segnalavano l'importanza di un sistema giudiziario «accessibile,
efficiente ed equo» per garantire «sicurezza, stabilità, sviluppo e democrazia », nei palazzi della politica
riesplodeva lo scontro sulla riforma dell'ordinamento giudiziario all'esame del Senato, focalizzato sulla
"separazione delle carriere", con tutto il suo immancabile coté di polemiche, scioperi, dimissioni o
minacce di dimissioni, accuse e contro accuse. Uno scontro ideologico, che si protrae ormai da più di
dieci anni, con l'unico effetto di bloccare qualunque altra riforma destinata, invece, a rendere più
efficiente la giustizia italiana. Ovviamente, l'Italia non è l'Afghanistan. Eppure, proprio noi che dal
2001 insegnamo al popolo afghano l'abicì dello Stato di diritto, da quel popolo dovremmo imparare una
lezione. In Afghanistan, ancora oggi, il 90% della giustizia è amministrato non dai Tribunali statali
(costruiti o ristrutturati anche con l'aiuto italiano) ma dalle Shure, i Consigli degli anziani che applicano
regole tribali, spesso precedenti al Corano. Se chiedi il motivo di questa fuga dai Tribunali, ti
rispondono: «La giustizia statale è costosa e lenta; quella informale è rapida e dà risposte certe». Lo
dicono come se fosse un'ovvietà, sbattendoci in faccia una realtà con cui non siamo riusciti ancora a
fare i conti a casa nostra: la giustizia deve essere rapida, altrimenti non è credibile; la lentezza svuota i
Tribunali, crea circuiti paralleli ad uso e consumo delle parti più forti, trasforma il processo in uno
strumento che gira a vuoto, in cui i diritti si perdono e chi ha torto, spesso, finisce per avere ragione. È
la negazione, insomma, di uno Stato di diritto. Ed è quello che, ormai da qualche anno, ci viene
rimproverato dal Consiglio d'Europa: l'inefficienza del nostro sistema giudiziario sta diventando
patologica. E sta mettendo a serio rischio i diritti fondamentali dei cittadini. Quel che in Afghanistan è
un'ovvietà, in Italia — culla del diritto — sembra un problema insormontabile. Meglio parlar d'altro.
Per esempio di ordinamento giudiziario: tema senz'altro importantissimo, e da affrontare. Ma non al
prezzo di paralizzare l'azione politica per una giustizia più efficiente. Tanto più se parlare di
ordinamento giudiziario significa rimanere intrappolati in un dibattito ideologico sulla separazione delle
carriere tra giudici e pubblici ministeri: tema anch'esso importantissimo, che non può essere ridotto né a
un totem né a un tabù, ma che non è cruciale per le sorti della giustizia. Discuterne presuppone un
respiro culturale e un clima politico che in Italia non ci sono. Agitarlo serve solo a soffiare sul fuoco
dello scontro tra poteri —politico e giudiziario — che infuria dagli anni di Tangentopoli e a non
affrontare il problema, scomodo, dell'efficienza.Perché parlare di efficienza significa parlare di
produttività e di managerialità, di garanzie sostanziali e non formali, di lealtà processuale, di privilegi
da cancellare, di riforme scomode e poco visibili mediaticamente. Significa prendere atto di quel che
anche il Governatore della Banca d'Italia ha ricordato, e cioè che l'efficienza della giustizia ( con
riferimento, in particolare, alla ragionevole durata dei processi) è essenziale per la crescita economica
del Paese e che il confronto tra l'Italia e il resto del mondo «è impietoso». Significa assumersi la
responsabilità politica di fare scelte riformatrici il più possibile condivise, ma senza rimanere ostaggio
di questa o di quella categoria. Significa dimostrare che siamo credibili. Anche agli occhi
dell'Afghanistan. D.St
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ITALIA OGGI
Intanto il Dpef punta tutto su ufficio del processo e informatizzazione degli uffici entro il 2011
Poche risorse dall'assestamento
Il ddl assegna al bilancio della giustizia solo 40 mln in più
Ufficio del processo e informatizzazione degli uffici. È lungo queste due direttrici che il governo Prodi
imposta il recupero di efficienza nella giustizia nei prossimi tre anni. La consacrazione come obiettivi
prioritari dei due interventi è contenuta nel Documento di programmazione economica finanziaria,
approvato all'unanimità dal consiglio dei ministri di venerdì scorso. All'esito del cdm il ministro della
giustizia Clemente Mastella era soddisfatto per aver ottenuto l'inserimento della giustizia come primo
punto nel capitolo sulle politiche per la crescita sostenibile del Dpef, anche se quest'ultimo non gode di
buona fama in Europa (è stato bocciato dal Fondo monetario internazionale e il commissario per gli
affari economici Joaquin Almunia ha espresso una prima valutazione preoccupata). ´Gli interventi
specificati si propongono di ridurre i tempi della giustizia, contenerne i costi e assicurare certezza del
diritto', si legge nel documento. La riduzione dei tempi dei processi è affidata all'ufficio del processo,
inteso come struttura amministrativa di supporto all'attività giudiziaria. Il disegno di legge, dopo
diverse traversie, è approdato finalmente in commissione giustizia alla camera. Il sottosegretario Luigi
Li Gotti, che ne ha seguito il percorso, vorrebbe garantire al ddl una corsia preferenziale in parlamento.
Il secondo obiettivo è l'informatizzazione del processo. ´L'obiettivo è quello di realizzare entro il 2010,
nel quadro delle compatibilità finanziarie, decreti ingiuntivi, notifiche ai legali, processo previdenziale
ed esecutivo in via telematica in tutti gli uffici'. Quanto ai soldi, da sempre tasto dolente, il Dpef
sottolinea che negli ultimi cinque anni le risorse per la gestione ordinaria sono notevolmente diminuite.
La razionalizzazione della spesa, dunque, costituisce un imprescindibile strumento per andare incontro
all'effettiva riduzione dei costi, correggendo gli effetti distorsivi degli attuali meccanismi di spesa'. Il
Dpef cita anche il piano straordinario per l'edilizia giudiziaria, penitenziaria e minorile, sostenendo la
necessità, ove possibile sotto il profilo finanziario, di potenziare e mettere in sicurezza le strutture.
Inoltre il Dpef spiega che il ministero della giustizia è destinatario, insieme a quelli dell'interno,
dell'istruzione, delle infrastrutture e dei trasporti, di una revisione dei programmi di spesa (cosiddetta
spending review), un ´provvedimento che ha dato notevoli risultati in altri paesi e che consiste
nell'abbandonare la pratica di conferire risorse addizionali rispetto alle dotazioni storiche e nel valutare
i fabbisogni in relazione ai risultati da conseguire'. Contestualmente al Dpef, il governo ha adottato
anche un decreto legge (n. 81/2007) dedicato all'impiego delle risorse derivanti dall'extragettito
tributario, il cosiddetto tesoretto. In un primo momento sembrava che in questa sede avrebbero trovato
posto norme per stanziare nuove risorse a copertura delle maggiori necessità stimate da via Arenula nel
corso dell'anno. Secondo quanto stimato da ItaliaOggi si tratta di 267 milioni di euro che
occorrerebbero per arrivare a fine anno. Ma il dl nulla dice in proposito, né novità di rilievo sono
contenute nel ddl di assestamento di bilancio (As 1679). Con la conseguenza che buona parte delle
necessità emerse nel corso dell'anno non troverà soddisfazione. Piuttosto il dl contiene norme che
avranno effetti più o meno diretti sulle casse di via Arenula. Alla seconda categoria appartiene l'articolo
7 del decreto (reintegro autorizzazioni di spesa e disaccantonamenti per l'anno 2007) che consente la
utilizzabilità di 21 milioni e 400 mila euro da parte dell'amministrazione penitenziaria, che la
Finanziaria 2007 aveva inizialmente accantonato. L'articolo 4 elimina il vincolo del limite alle
riassegnazioni delle somme in conto entrate fissato dalla Finanziaria 2006. Questo significa che alla
giustizia dovrebbero pervenire le somme derivanti dal maggior gettito ottenuto dall'aumento del
contributo unificato introdotto dalla stessa Finanziaria, maggior gettito da destinare alle spese di
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funzionamento e alla riduzione dei debiti pregressi, che ammontano a circa 200 milioni di euro. Quanto
al disegno di legge di assestamento, presentato al senato, sono pochi i capitoli della tabella 5 del
bilancio statale (dedicata alla giustizia) che potranno contare su un incremento, che in totale è pari a
oltre 40 milioni 300 mila euro. Buone nuove senz'altro per il gabinetto del ministro, che alla voce
personale vede un aumento di 1 milione 780 mila euro. Un'iniziativa, questa, che certo non farà piacere
agli operatori, costretti a fare i conti e a gestire gli uffici con risorse sempre scarse. Per quanto riguarda
il Dipartimento dell'organizzazione giudiziaria, l'incremento di 5 milioni di euro è dedicato al capitolo
dell'informatica, bisogna dire in linea con quanto annunciato nel Dpef. Rimpolpato con oltre 21 milioni
è anche il fondo da ripartire per oneri del personale (legato all'ufficio del processo); è di 5 milioni
quello per i consumi intermedi (acquisto di beni e servizi). Anche il Dipartimento dell'amministrazione
penitenziaria potrà contare su qualche risorsa in più: 500 mila euro per il personale e 4 milioni per i
beni e servizi. Anche il Dipartimento della giustizia minorile potrà contare su 500 mila euro per beni e
servizi e 100 mila per l'informatica di servizio. Claudia Morelli
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ITALIA OGGI
Il ddl Mastella che riforma il cpp riscrive l'articolo 191 sulla utilizzabilità
Meno vincoli per le prove
Inutilizzabili solo se violano diritti costituzionali
Ristretta l'inutilizzabilità delle prove illegittimamente acquisite. Il disegno di legge Mastella sulla
riforma del codice di procedura penale interviene sull'articolo 191 del codice di rito e attraverso una
integrazione limita la portata dello stesso. Nella versione attualmente vigente l'articolo 191 citato recita
che le prove acquisite in violazione dei divieti stabiliti dalla legge non possono essere utilizzate e che
tale inutilizzabilità è rilevabile anche d'ufficio in ogni stato e grado del procedimento. Nella versione
riformata si aggiunge che l'inutilizzabilità deriva dalla violazione dei divieti stabiliti dalla legge a
garanzia di diritti costituzionalmente tutelati. In sostanza, mentre nella versione vigente ogni violazione
di legge relativa all'acquisizione delle prove comportava la inutilizzabilità delle prove così acquisite,
nella versione proposta dalla riforma Mastella non rileva qualsivoglia violazione di legge, ma solo la
violazione di quelle leggi che rappresentano lo sviluppo di diritti a copertura costituzionale. L'intento è
ovviamente restrittivo, così da salvare la portata probatoria delle prove acquisite in violazione di
disposizioni di legge slegate da obiettivi di garanzia di diritti costituzionalmente tutelati (e quindi
afferenti a profili di diritti fondamentali dell'individuo). L'inutilizzabilità di cui all'articolo 191 assume,
quindi, una valenza garantista, abbandonando un profilo formale (rispetto delle disposizioni di legge
sull'acquisizione delle prove in quanto tali). D'altra parte un certo ridimensionamento della portata della
norma si è registrato anche nella giurisprudenza. Le sentenze, per esempio, hanno distinto la
inutilizzabilità cosiddetta patologica, da quella fisiologica e rilevabile, a differenza di quest'ultima,
anche nell'ambito del giudizio abbreviato. L'inutilizzabilità patologica, si legge nelle sentenze,
costituisce un'ipotesi estrema e residuale, ravvisabile solo con riguardo a quegli atti la cui assunzione
sia avvenuta in modo contrastante con i principi fondamentali dell'ordinamento o tale da pregiudicare in
modo grave e insuperabile il diritto di difesa dell'imputato. In applicazione di questo principio non è
stata ritenuta inutilizzabilità patologica quella derivante dal fatto che non era stata ripetuta,
contrariamente a quanto stabilito dall'articolo 2 dl n. 123 del 1993, l'analisi di una sostanza alimentare
deteriorabile sulla base della quale era stato configurato a carico dell'imputato il reato in materia di
alimenti. Per andare alla casistica può ricordarsi che:
- la corrispondenza intercorsa tra avvocati (la cui produzione in giudizio è vietata ai sensi dell'articolo
28 del codice deontologico) prodotta nell'ambito di un giudizio penale, non è stata ritenuta costituire
prova acquisita in violazione di legge, non potendo essere considerata come legge un codice
deontologico approvato da un organo di rappresentanza di una categoria professionale;
- l'ammissione di prove non tempestivamente indicate dalle parti nelle apposite liste è stata giudicata
non comportare alcuna nullità, né le prove in questione, dopo essere state assunte, possono essere
considerate inutilizzabili;
- sono ritenute utilizzabili le analisi effettuate su campione biologico acquisito in esecuzione di una
rogatoria internazionale anche se l'autorità giudiziaria nazionale non abbia richiesto l'osservanza di
particolari formalità per il relativo prelievo (la raccolta di campione biologico non presuppone alcuna
formalità per la sua utilizzazione o validità, tanto che normalmente viene disposta a insaputa
dell'interessato);
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- per accertare la responsabilità del reato di guida sotto l'influenza dell'alcool, è legittimo acquisire e
utilizzare il certificato medico relativo al tasso di alcool nel sangue dell'interessato, se e qualora l'analisi
del sangue sia stata effettuata dal personale ospedaliero, non a richiesta specifica degli agenti di polizia
stradale, ma unicamente per motivi clinici e a scopo curativo delle lesioni riportate dal predetto
nell'incidente stradale in cui questi sia stato coinvolto (l'accertamento invasivo, sarebbe illegittimo e
processualmente inutilizzabile solo se effettuato, in assenza del consenso dell'interessato, a iniziativa
dell'organo di polizia a fini processuali);
- non dà luogo alla sanzione di inutilizzabilità, ai sensi dell'articolo 191 c.p.p., la violazione delle regole
per l'esame fissate per l'esame testimoniale, poiché non si tratta di prove assunte in violazione di divieti
posti dalla legge, ma di prove assunte con modalità diverse da quelle prescritte;
- È utilizzabile, a fini di prova, il campione di sangue prelevato all'imputato, anche senza il suo
consenso, nell'ambito degli ordinari accertamenti sanitari effettuati ai sensi dell'ordinamento
penitenziario;
- l'ammissione di prove non tempestivamente indicate dalle parti nelle apposite liste, o indicate in modo
generico quanto all'oggetto, non comporta alcuna inutilizzabilità;
- non sussiste inutilizzabilità in caso di violazione dell'obbligo di dare lettura degli atti contenuti nel
fascicolo per il dibattimento ovvero di indicare quelli utilizzabili ai fini della decisione;
- la sanzione dell'inutilizzabilità, che segue all'acquisizione dei tabulati concernenti il traffico telefonico
in assenza di un provvedimento motivato dell'autorità giudiziaria, colpisce non il fatto come
rappresentazione della realtà in essi documentata, ma la metodologia di acquisizione degli atti, che può
essere sanata con un decreto motivato di acquisizione dei relativi dati. L'articolo 191 codice di
procedura penale ha avuto applicazione con riferimento a elementi di prova a carico dell'indagato
desumibili dal materiale informatico a contenuto pedopornografico, sottoposto a sequestro a seguito
dello svolgimento di investigazioni di contrasto attuate con la creazione di siti web civetta, laddove si
sia proceduto per il reato di detenzione di materiale pornografico di cui all'articolo 600-quater codice
penale, per il quale la legge non legittima la polizia giudiziaria ad assumere quello specifico ruolo di
agente provocatore. Vi sarebbe da chiedersi se tale violazione comporterebbe l'inutilizzabilità in base al
disegno di legge Mastella.
Mentre probabilmente rimarrebbe invariato il giudizio di inutilizzabilità in relazione all'acquisizione dei
tabulati riguardanti conversazioni telefoniche riferibili a membri del parlamento, in assenza della
preventiva autorizzazione da parte della camera di appartenenza. Non si dimentichi poi che la
giurisprudenza ha precisato che il principio di inutilizzabilità stabilito nell'articolo 191, comma 1,
codice di procedura penale, impedisce al giudice la possibilità di valutare le prove acquisite in
violazione dei divieti di legge, ma non esclude che il pubblico ministero o la polizia giudiziaria possa
trarre dagli atti vietati dalla legge spunti utili per imbastire altre legittime investigazioni. Cosicché la
inutilizzabilità probatoria del contenuto di una intercettazione telefonica non esclude che quel contenuto
possa valere come notizia di reato, dando impulso a ulteriori indagini che poi il giudice può
legittimamente utilizzare per la valutazione del quadro probatorio. (riproduzione riservata) Antonio
Ciccia
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ITALIA OGGI
Nel civile sentenze più concise
Sentenze più concise. Potranno non contenere la cronistoria del processo e il giudice si potrà limitare a
fare richiamo nelle motivazioni a precedenti conformi. Così propone il disegno di legge Mastella di
riforma del codice di procedura civile, che modifica l'articolo 132 del codice di rito civile e
l'articolo118 delle relative disposizioni di attuazione. Nella versione vigente dell'articolo 132 la
sentenza deve contenere la concisa esposizione dello svolgimento del processo e dei motivi in fatto e in
diritto della decisione; nel disegno di legge è soppresso il riferimento allo svolgimento del processo.
Non solo. La concisa esposizione si riferisce unicamente alla esposizione della motivazione. Inoltre
nella versione attuale dell'articolo 118 delle disposizioni di attuazione la motivazione della sentenza
consiste nell'esposizione dei fatti rilevanti della causa e delle ragioni giuridiche della decisione. Nella
versione del disegno di legge la motivazione della sentenza può esaurirsi nel richiamo a precedenti
sentenze conformi. Il risultato della sintesi a questo punto rischia di pregiudicare la chiarezza e
l'intelligibilità stessa della decisione. Il meccanismo della motivazione per relationem non è certo
sconosciuto all'ordinamento, ma si accompagna sempre all'obbligo per l'autorità che si avvale di questa
modalità sintetica di espressione di rendere disponibile l'atto richiamato. In sostanza, una modifica di
questo tipo deve essere abbinata alla pronta e facile disponibilità delle sentenze. Altrimenti conoscere le
ragioni della decisione può diventare un percorso a ostacoli. Peraltro i giudici sono sempre stati di
manica larga nel rilevare invalidità delle sentenze. Così non si è dato rilievo alla mancata indicazione
della data di deliberazione della sentenza mancata o alla incompleta trascrizione nella sentenza delle
conclusioni delle parti. Così pure sono state salvate le sentenze su prestampato: per esempio è stata
ritenuta legittima la sentenza stesa su modulo predisposto quando il modulo sia stato utilizzato o
adattato in maniera tale che la motivazione risulti aderente alla concretezza del caso deciso, con gli
opportuni specifici riferimenti agli elementi di fatto che lo caratterizzano. La motivazione per
relationem, peraltro, ha già fatto breccia nella giurisprudenza. Per esempio si è stabilito che la
motivazione della sentenza del giudice di appello che contenga espliciti riferimenti alla pronuncia di
primo grado, facendone proprie le argomentazioni in punto di diritto, è da ritenersi legittima tutte le
volte in cui il giudice del gravame, sia pur sinteticamente, fornisca, comunque, una risposta alle censure
formulate, nell'atto di appello e nelle conclusioni, dalla parte soccombente: l'interessato può ricostruire
le ragioni della decisioni integrando la parte motiva delle due sentenze. Altrettanto è avvenuto nel caso
in cui è stata giudicata adeguatamente motivata la sentenza del giudice del merito che rigetti una tesi
giuridica prospettata dalla parte qualificandola erronea in applicazione di un principio enunciato dalla
giurisprudenza della Corte di cassazione, trascrivendo il principio stesso e richiamando gli estremi delle
pronunce invocate. (riproduzione riservata)
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ITALIA OGGI
Sarà pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 154 di oggi il dpcm del 14 giugno, atteso dai contribuenti
Studi di settore, il rinvio in G.U.
Lo slittamento al 9 luglio per i versamenti trova l'ufficialità
La proroga al 9 luglio per i versamenti dei contribuenti soggetti agli studi di settore trova la Gazzetta Ufficiale. Il
decreto del presidente del consiglio dei ministri del 14 giugno con il rinvio di 20 giorni dei termini di pagamento
per l'anno 2007 (annunciato con un comunicato stampa dell'Agenzia delle entrate del 15 giugno) sarà infatti
pubblicato nella G.U. n. 154 di oggi. La pubblicazione segue quella del dpcm del 31 maggio 2007 con le
proroghe scaglionate per l'invio telematico di Unico 2007 (in G.U. n. 151 del 2 luglio 2007), che però è in attesa
del nuovo dpcm con il rinvio in blocco della scadenza per tutti al 1° ottobre (il 30 settembre cade di domenica).
Provvedimento firmato e in attesa della registrazione da parte della Corte dei conti. Il dpcm del 14 giugno è
composto di un solo articolo e due commi (inviato il 15 giugno alla Corte dei conti, sezione controllo dei
ministeri istituzionali, e registrato il 25 giugno) e disciplina l'individuazione della platea soggettiva dei
contribuenti interessati dalla proroga e i termini entro i quali devono essere effettuati i versamenti.
I beneficiari. Il provvedimento riguarda tutti coloro che hanno versamenti in scadenza entro il 18 giugno e che
risultano dalla dichiarazione unificata e che esercitano attività economiche per le quali sono stati elaborati gli
studi di settore e che dichiarano ricavi o compensi di ammontare non superiore al limite stabilito per ciascun
studio di settore. Lo slittamento interessa anche i soci delle società di persone, nonché i soci delle società
trasparenti (siano esse di capitali o di persone fisiche, artt. 115 e 116 del Tuir).
Per beneficiare della proroga debbono verificarsi una serie di condizioni:
- i contribuenti sono quelli che, in concreto, si confrontano con le risultanze dello studio di settore ma non quei
contribuenti che, pur essendo obbligati alla compilazione dei modelli (ovvero dei modelli Ine), non sono soggetti
ad accertamento sulla base degli studi. Il testo del provvedimento fa infatti riferimento al limite per l'applicazione
degli studi di settore escludendo, per esempio, quei contribuenti che, con ammontare di ricavi o compensi tra
5.146.000 e 7.500.000 di euro, comunicano per la prima volta i dati ma non hanno riflessi in termini di
adeguamento per le imposte. Non rientrano nell'ambito della proroga i soggetti che applicano i parametri;
- il rinvio riguarda i contribuenti che devono effettuare versamenti derivanti dalla dichiarazione unificata annuale
con scadenza originaria al 18 giugno 2007 e dunque, nei fatti, i contribuenti che presentano i nuovi modelli sui
quali impattano principalmente i nuovi indicatori di normalità economica;
- la proroga è indipendente dall'effettuazione dell'adeguamento;
- la proroga riguarda anche quei soggetti che, indirettamente, sono interessati dall'applicazione degli studi di
settore: il provvedimento coinvolge anche i soci delle società trasparenti (sia nel caso di società di capitali sia di
persone fisiche).
Le date. Una volta individuato l'ambito soggettivo di applicazione delle disposizioni del dpcm, il provvedimento
individua le nuove scadenze. Una prima scadenza di versamento è fissata per il 9 luglio 2007, senza alcuna
maggiorazione; mentre tra il 10 luglio e l'8 agosto i versamenti sono effettuati maggiorando le somme da versare
dello 0,40% a titolo di interesse corrispettivo.
Il dibattito. E se ieri Luigi Maninetti, senatore dell'Udc, chiedeva di ´azzerare il pasticcio portato avanti dal
governo accantonando le misure previste dalla Finanziaria 2007 sugli studi di settore', le categorie interessate
continuavano a dirsi soddisfatte dell'accordo (si veda ItaliaOggi di ieri). ´Dopo settimane di forte confronto e di
proposte da tutto il mondo dell'artigianato e del commercio', ha commentato, infatti, il presidente nazionale della
Cna, Ivan Malavasi, ´arrivano finalmente buone notizie dal fronte studi di settore. Le nostre imprese hanno ora
qualche elemento di sicurezza in più'. Antonella Gorret
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ITALIA OGGI
Il testo del decreto
Articolo 1
Termini per l'effettuazione
dei versamenti per l'anno 2007
1. I contribuenti tenuti ai versamenti risultanti dalla dichiarazione unificata annuale entro il 18 giugno
2007, che esercitano attività economiche per le quali sono stati elaborati gli studi di settore di cui
all'articolo 62-bis del decreto legge 30 agosto 1993, n. 331 convertito, con modificazioni, dalla legge 29
ottobre 1993, n. 427, e che dichiarano ricavi o compensi di ammontare non superiore al limite stabilito
per ciascuno studio di settore dal relativo decreto di approvazione del ministro dell'economia e delle
finanze, effettuano i predetti versamenti:
a) entro il 9 luglio 2007, senza alcuna maggiorazione;
b) dal 10 luglio 2007 all'8 agosto 2007, maggiorando le somme da versare dello 0,40% a titolo
d'interesse corrispettivo.
2. Le disposizioni di cui al comma 1 si applicano anche ai soggetti che partecipano, ai sensi degli
articoli 5, 115 e 116 del decreto del presidente della repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, a società,
associazioni e imprese con i requisiti indicati nel predetto comma.
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Il management dello studio legale
Imparare l'approccio strategico al mercato
Il successo di ogni organizzazione dipende dalla sua capacità di sviluppare un approccio strategico al mercato.
Avere una strategia, infatti, significa proiettare l'attività di business in un'ottica di lungo periodo, attivando quelle
leve utili e necessarie a primeggiare nel proprio settore di appartenenza, in modo da differenziarsi dalla
concorrenza. Perché, si sa, l'obiettivo di una gestione strategica consiste per ogni organizzazione sempre
nell'accrescimento del suo valore, proprio attraverso la ricerca, il conseguimento e il mantenimento del vantaggio
competitivo sostenibile e difendibile. Conseguire e mantenere un vantaggio competitivo significa disporre di una
qualche capacità o competenza esclusiva che consenta di primeggiare nei confronti della concorrenza e di
differenziarsi da essa sul mercato (gli esperti del marketing insegnano in proposito l'importanza di perseguire il
motto ´to be unique'). D'altro lato, come insegnano gli esperti di management, significa anche seguire ´una
filosofia del valore' nel modo di lavorare; incentrando l'attenzione allo sviluppo del lavoro sull'obiettivo di
soddisfare i clienti meglio dei concorrenti. E invero, un'organizzazione dispone di un vantaggio competitivo se e
quando è capace di soddisfare i propri clienti in maniera più efficace rispetto ai concorrenti. Per essere
competitivi non basta cioè lavorare sulla qualità del servizio, ma anche analizzare le fasi della sua evoluzione, in
sede di progettazione e sviluppo, oltreché di erogazione al cliente, ponendo al contempo tali fasi in correlazione a
quelle che sono le corrispondenti fasi del ´ciclo di vita della relazione con il cliente', per essere pronti a gestire
ogni singola fase in modo adeguato, sfruttando al massimo i momenti migliori della relazione con lui (fase
iniziale del ciclo della relazione) ma anche per prevenire eventuali momenti di difficoltà/criticità che si
sviluppano spesso nella fase successiva all'avvenuta erogazione della prestazione, quando il cliente, soddisfatto
nel suo bisogno primario (i.e. nel caso dei servizi, avere una soluzione a un problema contingente), tende
ovviamente ad abbandonarci. Soddisfare il cliente al meglio vuol dire, quindi, attivare con lui canali di
comunicazione efficaci e capaci di sviluppare una particolare sintonia che origina un vantaggio rispetto ai
concorrenti. Si parla in proposito della cosiddetta iper-relazione; situazione che si verifica quando il cliente
percepisce un'esperienza positiva e soddisfacente pressoché a ogni momento di contatto con l'organizzazione, e
con i prodotti/servizi, la struttura, le persone dell'organizzazione stessa. Anche lo per lo studio legale creare una
situazione di iper-relazione significa quindi offrire valore, attraverso la cura e l'attenzione a una gestione
(consapevole) del cliente, per cercare di lavorare proprio sulla relazione, in chiave strategica. Come?
Analizzando in modo accurato tutti i dettagli della relazione con ogni cliente; agendo sui momenti chiave di
ciascuna relazione, in modo da determinare un susseguirsi ininterrotto di esperienze positive, atte a far sì che
ogni cliente si senta sempre al centro dell'attenzione dello studio; lavorando sullo sviluppo di un approccio il più
possibile personalizzato con ogni e tutti i clienti dello studio.
Fare ciò significa poi sviluppare nelle persone dell'organizzazione il concetto del rispetto per il cliente e la
capacità di ascolto dei suoi bisogni, esigenze e aspettative; presupposti questi imprescindibili per il successivo
sviluppo di un servizio all'altezza delle sue necessità, che oggi deve incorporare la soluzione ottimale da lui
ricercata, deve essere rapidamente fruibile e di qualità. Infine, il successo di una iper-relazione si fonda
sull'adozione da parte dello studio di strumenti, metodi e approcci organizzativi in grado di realizzare nel cliente
una sequenza costante e continua di momenti di esperienza positiva; puntando in particolare sulla continuità (i.e.
assenza di interruzione, di ricuciture tra un momento e l'altro della relazione) e sulla progressività della relazione
(i.e. raccolta, immagazzinamento, analisi e utilizzazione intelligente di tutte le informazioni che concernono il
cliente, in relazione a ogni aspetto rilevante della relazione con lui; in modo da offrire soluzioni e idee in chiave
prospettica e duratura nel tempo). (riproduzione riservata)
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Arrivano i nuovi bandi di Fondoprofessioni. Domande fino al 28 settembre
Studi, formazione gratuita
Sette milioni di euro per circa 10 mila dipendenti
La formazione professionale gratuita parte a regime. Con una disponibilità di risorse pari a 7 milioni di
euro, per un bacino di utenza che potrà toccare 10 mila lavoratori alle dipendenze degli studi
professionale e non solo. Risorse che Fondoprofessioni assegnerà in due tranche. Il primo bando,
deliberato lo scorso 21 giugno e che sarà presentato ufficialmente venerdì prossimo, metterà a
disposizione degli aderenti al Fondo 4,5 milioni. Fino al prossimo 28 settembre. Poi, entro un anno, un
secondo bando assegnerà i restanti 2 milioni e mezzo. E sono numerose le novità che Fondoprofessioni,
il fondo paritetico interprofessionale nazionale per la formazione continua dei dipendenti degli studi
professionali e delle aziende collegate e attivato da Confprofessioni, il sindacato dei professionisti
guidato da Gaetano Stella, di concerto con le rappresentanze sindacali (Confedertecnica, Cipa e Filcams
Cgil, Fisascat Ciscl, UilTucs Uil), metterà a disposizione degli iscritti. A partire da una piattaforma
informatica, che verrà attivata dal 30 luglio prossimo. Così, gli enti attuatori avranno la possibilità di
studiare il bando fino a fine mese. Poi, dal 30 luglio al 28 settembre potranno inserire il progetto in
piattaforma. Ancora, Fondoprofessioni, dal 12 al 24 luglio, darà vita a una campagna capillare di
informazione. Con dieci convegni su tutto il territorio per presentare il bando ed essere più vicini ai
fruitori. Ma non basta. Perché il bando sarà rivolto come sempre ai dipendenti degli studi professionali
con Ccnl. Ma si allargherà anche ai lavoratori delle aziende con contratti di collaborazione a progetto.
In maniera particolare, l'avviso di 4,5 milioni sarà suddiviso in tre aree di intervento: l'attività
concorsuale, la formazione individuale e quella seminariale. Alla prima attività verrà assegnato il
maggior numero di risorse, con 3,8 milioni a disposizione suddivisi in più comparti: ai dipendenti degli
studi professionali con contratto collettivo nazionale andranno 2 milioni di euro. A quelli delle aziende,
con contratti diversi, 1,8 milioni. Le risorse rivolte ai ccnl, a loro volta, saranno razionate in questo
modo, rispettando le percentuali di adesione al fondo: con le professioni amministrative e sanitarie che
fanno la parte del leone, con 700 mila euro a disposizione per ciascuna. Poi, 400 mila euro saranno
rivolte a quelle giuridiche e 200 mila alle tecniche. Per le aziende, invece, un milione andrà al settore
dei servizi e le restanti 800 mila euro a quello manifatturiero. Infine, 200 mila euro saranno messi a
disposizione per la formazione individuale e 500 mila per quella seminariale. ´Presenteremo il bando
venerdì prossimo', ha dichiarato il direttore del Fondo, Franco Valente, ´in occasione del Forum delle
pari opportunità che organizziamo a Roma. Il bando sarà diviso in due tranche perché non c'è certezza
sul funzionamento dei meccanismi dell'Inps. Quindi saranno messe a disposizione prima le risorse che
abbiamo in cassa. E poi le altre'. Gabriele Ventura
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Riunione operativa a via Arenula per ottenere il via libera ai finanziamenti Ue
Linea diretta Mastella-regioni
Il ministro garantisce intermediazione per il Fse
´Sicurezza per la libertà economica e d'impresa, diffusione della legalità, adattabilità dei lavoratori e delle
imprese, migliore accesso all'occupazione, inclusione sociale, sviluppo del capitale umano, riforme e creazioni di
reti'.
Non sarà facile per gli uffici giudiziari con i loro progetti di semplificazione e innovazione giudiziaria in nuce
destinati a coinvolgere tribunali e procure di 67 città, rientrare in obiettivi Ue sin troppo generici e così accedere
ai finanziamenti del Fse di cui si conoscerà l'esatto ammontare solo con l'approvazione europea del quadro
strategico nazionale di riferimento. Ma intanto, le idee, quelle, ci sono e faranno di tutto per salire sul treno di
Bruxelles: passano per Alba, Alessandria, Ancona, Ariano Irpino, Avezzano, Bari, Biella, Bologna, Bolzano,
Brescia, Busto Arsizio e giù fino alla V di Viterbo. A Cremona stanno mettendo a punto un interessante progetto
di digitalizzazione dei fascicoli penali, a Varese i fondi europei potrebbero servire per sviluppare con comune e
provincia il sito del tribunale da cui estrarre certificati on-line come atti notori, rinunce e accettazioni di eredità.
A Milano, la Corte d'appello si propone di estendere su base distrettuale un servizio già in atto in partnership con
Varese che consenta di leggere e scaricare le sentenze civili dei tribunali del distretto. La procura di Monza ha
steso un progetto dal titolo ´Qualità ed economia per ottenere la certificazione di qualità'. Le citate sono solo un
esempio delle 100 e oltre bozze di progetto dal Nord al Sud del paese presentate giovedì scorso a Roma (si veda
ItaliaOggi, 28 giugno scorso) per oliare gli ingranaggi giudiziari inceppati: specchio di un fermento e di
un'autoanalisi cosciente della magistratura e di tutto il personale giudiziario destinato a crescere per tutto l'arco
della programmazione fissata dall'Unione. ´Un progetto complicato anche dalle stesse procedure europee' per gli
stessi magistrati dell'ufficio primo del Dog - Dipartimento dell'organizzazione giudiziaria diretto da Claudio
Castelli chiamati a decodificarne tappe e tempi. Un anno d'inizio, il 2007, e un anno di fine, il 2013 per progetti
che dovranno essere realizzati e pagati in un lasso di tempo lungo sei anni. L'approvazione dei finanziamenti sarà
regionale e in quest'arco temporale, l'interfaccia con l'Unione sarà il ministero del lavoro. ´Sulla base degli
obiettivi fissati dagli orientamenti strategici di coesione e una volta approvato il quadro strategico nazionale di
riferimento, i programmi operativi li faranno gli stessi progetti', spiega Stefano Aprile a capo dell'ufficio primo
del ministero che dovrà fornire un supporto tecnico-consulenziale nella predisposizione di progetti che
ottemperino sia alle prescrizioni Ue sia a un'effettiva concretizzazione. Ed ecco com'è andata la riunione
preliminare a tre tra ministeri della giustizia e del lavoro, regioni e rappresentanze europee. ´È andata bene',
risponde Claudio Castelli a ItaliaOggi. Le varie relazioni hanno impostato la questione sui finanziamenti e siamo
stati subissati di domande del tipo: Chi paga i finanziamenti? Chi le consulenze organizzative? La scelta è libera
o no? C'è anche chi ci ha chiesto se l'iniziativa può riguardare l'organizzazione dell'ufficio o settori più specifici.
Anche Il ministro Mastella, che era presente alla giornata, si è fatto parte attiva rendendosi disponibile ad
agevolare il canale istituzionale tra uffici e singole regioni chiamate a gestire le risorse finanziarie del Fse'.
Un'esperienza senza precedenti per il magistrato e il segno dell'´ottimo rapporto creatosi con gli uffici giudiziari
dando al ministero quella veste di struttura di servizio prevista e riconosciutagli dalla Costituzione'. Ancora
niente di nuovo invece per le linee guida annunciate nei giorni scorsi per uniformare i progetti agli standard
europei: ´Non saremo pronti prima di settembre', esclude Stefano Aprile, ´dovremo dare quindi un termine per la
presentazione dei progetti e di qui costituire una task force interministeriale e con le regioni di supporto e
sostegno agli uffici giudiziari in gara per aggiudicarsi i finanziamenti'. (riproduzione riservata) Marzia Paolucci
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UNIONE EUROPEA/La Commissione ha pubblicato lo scoreboard relativo al programma dell'Aja
La cooperazione penale arranca
Gli stati sono restii a comunicare gli atti di attuazione interni
Cooperazione giudiziaria europea a due velocità. Questo in sintesi il dato emergente dalla seconda
relazione annuale curata dalla Commissione europea sull'attuazione del programma dell'Aia, che passa
in rassegna per il 2006 i progressi delle politiche di giustizia, libertà e sicurezza.
A parte il giudizio ´non soddisfacente' sullo stato di recepimento degli strumenti da parte degli stati
membri, mentre in materia civile i progressi compiuti lo scorso anno sono stati ragguardevoli, in quello
penale si è registrato un ritardo sempre più preoccupante. Tanto che il documento sottolinea, per dare
una scossa, la necessità di porre fine alla divisione in pilastri che da anni caratterizza il settore giustizia.
In particolare c'è stato un buon avanzamento in tutti i settori del primo pilastro: diritti fondamentali,
cittadinanza, giustizia civile, strategia Ue sulla droga, asilo e migrazione, politiche dei visti e controlli
di frontiera, lotta al terrorismo, sono stati ragguardevoli. Viceversa, la politica di giustizia, libertà e
sicurezza risulta attualmente frammentata e vi sono ritardi nei settori del terzo pilastro (cooperazione di
polizia e giudiziaria in materia penale), con frequenti difficoltà e ostacoli di diversa natura che ne
frenano i progressi. Il quadro di valutazione indica che l'attuazione a livello nazionale d'iniziative
concordate in precedenza lascia molto a desiderare. Per esempio, nonostante l'accordo unanime del
2004 sulla direttiva in materia di libera circolazione dei cittadini Ue e dei loro familiari, questa risulta
non recepita nei termini da almeno 19 paesi. Quanto alla lotta contro la criminalità, numerosi Stati
membri non hanno segnalato quali iniziative hanno intrapreso per recepire gli accordi riguardanti, per
esempio, il riciclaggio di denaro sporco, i proventi di azioni criminose e la tratta di esseri umani. Ne
risulta che rispetto al 2005, nel 2006 i progressi generali sono stati inferiori: mentre nel primo anno si è
realizzato il 65% dei provvedimenti concordati per quel periodo, la percentuale dello scorso anno è
scesa al 53%. Le difficoltà nel concordare norme minime Ue in materia penale (non si è raggiunto per
esempio l'accordo sulla decisione quadro riguardante i diritti processuali minimi), frenano i progressi e
rendono più difficoltoso attuare il principio del riconoscimento reciproco. Le azioni che erano state
previste per il 2006 riguardavano tutte l'implementazione del principio di mutuo riconoscimento, ma
poche hanno ottenuto risultati concreti. Esattamente un anno fa (4 luglio 2006), la Commissione
adottava un documento di lavoro sulla fattibilità di un casellario giudiziario di responsabili di reati
cittadini di paesi terzi, e il seguente 29 agosto adottava una proposta di mutuo riconoscimento delle
misure pregiudiziali che non prevedono la custodia cautelare. Al di là di questi due passi accumula
ritardo il rapporto sullo stato d'implementazione della Decisione quadro del 22 luglio 2003 sul
congelamento delle proprietà e i ritiri di patenti, rinviato al 2008. Stessa sorte per quel che riguarda il
secondo rapporto sull'implementazione della Decisione quadro sullo status delle vittime di
procedimenti penali, rinviato al 2008 a causa delle insufficienti informazioni rese disponibili dagli stati
membri. Meglio è andata per la trasposizione delle misure relative al mandato di arresto europeo,
comunicata da tutti i Paesi membri, anche se ancora quattro di questi devono compiere ulteriori sforzi
per implementarla.
Diversa la situazione relativa alla cooperazione europea nel settore civile. Durante il 2006 la
Commissione ha presentato due Libri verdi sui conflitti tra leggi in materia di proprietà matrimoniali,
incluse le questioni della giurisdizione e del mutuo riconoscimento (17 luglio 2006) e sull'effettiva
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applicazione delle decisioni giudiziarie (24 ottobre 2006). Il 12 dicembre scorso, poi, il Consiglio e il
parlamento hanno adottato il Regolamento che stabilisce la procedura del mandato europeo di
pagamento (anche se alcuni aspetti della Direttiva sulla mediazione in materia civile e commerciale
sono stati rinviati a causa di ulteriore dibattito a Strasburgo). Il 16 maggio 2006 è stato adottato il
rapporto sul funzionamento della rete giudiziaria europea in materia civile e commerciale, creata nel
2005. Riguardo al diritto internazionale privato, il Consiglio ha adottato la Decisione sull'accesso alla
Conferenza sul diritto privato dell'Aja, che poi è effettivamente avvenuto il 3 aprile scorso. In via di
completamento (mancano rispettivamente uno e quattro stati) anche la trasposizione della Direttiva
sull'assistenza legale e il risarcimento alle vittime di reati. Il vicepresidente della Commissione, Franco
Frattini, ha dichiarato: ´Quasi una su cinque delle principali iniziative della Commissione riguarda il
settore giustizia, libertà e sicurezza. Abbiamo compiuto progressi che aiutano i cittadini a vivere una
vita sicura ma troppo spesso le nostre attività sono ostacolate o ritardate dal processo decisionale in uso
nel settore della cooperazione di polizia e giudiziaria in materia penale. Sono quindi lieto che i leader
dell'Unione abbiano raggiunto un accordo affinché la votazione a maggioranza qualificata e la
procedura di codecisione si applichino alla massima parte dei settori inerenti alla giustizia, libertà e
sicurezza. Si è posta così fine all'artificiosa divisione tra ambiti diversi delle attività Ue. Queste
modifiche conferiscono agli stati membri, al parlamento e alla Commissione la possibilità di lavorare
insieme per giungere a decisioni più sollecite e responsabili. Confido che la Conferenza
intergovernativa raggiungerà l'accordo e consentirà di progredire affinché tutti i cittadini possano vivere
in uno spazio unico di giustizia, libertà e sicurezza'.
Per ulteriori informazioni è possibile visitare il sito Internet http://europa.eu.int/rapid. Paolo Bozzacchi
05/07/2007
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