1 rassegna stampa lunedì 29 ottobre 2012
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1 rassegna stampa lunedì 29 ottobre 2012
Federazione ittaalliiaannaa bancari e assicuurativi via Modena, 5 – 00184 Roma – tel. 06-4746351 / fax 06-4746136 e-mail: [email protected] sito web: www.fiba.it Aderente alla UNI (Union Network International), alla CES (Confederazione Europea dei Sindacati) e alla CISL Internazionale RASSEGNA STAMPA LUNEDÌ 29 OTTOBRE 2012 U Unn aaffooriissm maa aall ggiioorrnnoo............................................................................................................................. 22 Sempre meno rifugi per il portafoglio ................................................................... 3 Una vitamina biotech per i listini ........................................................................... 5 Il fascino rischioso dei «bond perpetui» ................................................................ 6 Marcia di avvicinamento a listini e bond di periferia ........................................... 7 Utility ancora alla ribalta ......................................................................................... 8 Comuni in ritardo, rata Imu a rischio rinvio ......................................................... 9 «Il Fisco freni Più attenzione per le imprese in difficoltà» .................................. 11 Draghi: controlli sui bilanci Sì a un supercommissario Ue ................................. 12 Né Keynes, né liberisti: l’Europa punta sull’hi tech ............................................. 13 pagina Rassegna Stampa del giorno 29 Ottobre 2012 Comunicato di informazione a cura della Federazione Italiana Bancari e Assicurativi Tribunale di Roma - Registro della stampa n. 73/2007 1 Bce, primo anno in trincea per Draghi “Più poteri alla Ue sui bilanci nazionali” .........................................................14 Rischio caos per l’ultima rata dell’Imu manca l’88% delle delibere comunali .................................................................. 15 Il piano della Troika per Atene “Abbattiamo il loro debito” No di Berlino: “Basta sconti” ............................................................................16 UN AFORISMA AL GIORNO a cura di “eater communications” “ LLA A ffeen no om meen no ollo og giia ad deellllo o ssppiir riitto o LLa a tto olllleer ra an nz za a ppeer rd dee ll''a au ur reeo olla a ssee ppr reem miia a lla am meed diio oc cr riittà à.!!! ” pagina Rassegna Stampa del giorno 29 Ottobre 2012 Comunicato di informazione a cura della Federazione Italiana Bancari e Assicurativi Tribunale di Roma - Registro della stampa n. 73/2007 2 ((D Diin noo B Baassiillii)) *il Sole 24ORE* LUNEDÌ, 29 OTTOBRE 2012 PAGINA A CURA DI Guido Plutino @GuidoPlutino Asset allocation. Si moltiplicano le proposte di impieghi difensivi, ma in molti casi mancano mercati regolamentati e liquidabilità Sempre meno rifugi per il portafoglio Oro e immobili, ma anche legno pregiato, tra le soluzioni proposte ai risparmiatori pagina Rassegna Stampa del giorno 29 Ottobre 2012 Comunicato di informazione a cura della Federazione Italiana Bancari e Assicurativi Tribunale di Roma - Registro della stampa n. 73/2007 3 Per i mercati finanziari il 2012 sarà l'anno della svolta? Difficile crederlo oggi, guardando al profluvio di dati macro poco confortanti e all'andamento ondivago delle Borse. Eppure c'è chi, autorevolmente, lo sostiene: «In Europa - spiega infatti Didier Saint-Georges, membro del Comitato di investimento di Carmignac Gestion - le prospettive economiche continuano a peggiorare su tutti i fronti sotto il peso delle pressioni finanziarie. Anche negli Stati Uniti si sta delineando, per il 2013, la minaccia di un inasprimento della pressione fiscale. Allo stesso tempo, però, il prezzo dell'immobiliare residenziale statunitense sembra avere raggiunto i minimi nel primo semestre dell'anno e la Fed conferma la sua determinazione a prolungarne il sostegno. Contemporaneamente in Cina, dopo due anni di brutale riassorbimento degli eccessi nel settore immobiliare, gli imprenditori ricominciano per la prima volta ad acquistare terreni e nuovi cantieri di edilizia residenziale iniziano a essere aperti. In Brasile, dopo un anno di calo ininterrotto dei tassi, quest'estate alcuni indicatori come il consumo di elettricità e la produzione di veicoli hanno ripreso terreno. In India sono state finalmente adottate, solo a settembre, più riforme di liberalizzazione dell'economia che negli ultimi tre anni. Crisi come acceleratore globale di cambiamento, dunque, e proprio questo alimenta una lettura più confortante del contesto attuale. «Il 2012 - prosegue Didier Saint-Georges - prefigura forse l'inizio di una desincronizzazione dei cicli economici tra le principali regioni del mondo. L'investitore globale, reso più audace nel medio termine dalla rete di sicurezza ormai tesa dalla Banca centrale europea, può trovare in questo caso una buona occasione per mettere a frutto i capitali che fino a quel momento investiva solo in asset senza rischi e con rendimento nullo». Scopriremo solo in futuro se le cose andranno veramente così. Nell'attesa, le delusioni inferte dalle asset class tradizionali bruciano e questo contribuisce ad alimentare l'eterna ricerca di asset decorrelati e protettivi. Compito arduo, che stimola la fantasia e spinge la ricerca di beni rifugio verso nuove frontiere. Che - meglio dirlo subito - possono essere pericolose e comunque non sono adatte a tutti. Un buon esempio? Il legno. Non è molto noto, ma gli alberi crescono di valore in misura più che proporzionale rispetto all'aumentare del diametro del tronco. Una pianta con un tronco di 40 centimetri di diametro vale quattro volte di più di quella con un tronco di 20 centimetri. «Lo hanno capito in tanti - spiega Marco Degiorgis, consulente patrimoniale indipendente - e per questo, in un momento di grande incertezza economica, molti patrimoni guardano alla solidità di una bella piantagione come bene rifugio». Non solo oro e mattoni, dunque. Ma si fa presto a dire legno: finchè si resta sul piano delle esercitazioni teoriche, nessun problema. Quando invece si scende sul pratico emergono i tanti aspetti critici. Quale legno scegliere? Come garantirsi che la produzione sia di qualità sufficiente da risultare commercialmente appetibile? Come trovare una soluzione che non comporti complessi problemi di gestione e lunghissimi tempi di attesa (almeno vent'anni)? La soluzione di molte difficoltà è rappresentata dalla sottoscrizione di fondi specializzati che investono in foreste di tutto il mondo, in alternativa all'acquisto diretto di terreni e alla loro piantumazione. In ogni caso, allargando il discorso, chi si avventura nell'investimento in beni meno liquidi e usuali deve essere ben consapevole delle difficoltà a cui va incontro. «Alcuni beni rifugio - riprende Degiorgis - non sono divisibili e vendibili separatamente. Quasi tutti, tranne l'oro, non hanno una quotazione definita da un mercato regolamentato, ma il prezzo si realizza dall'incontro di domanda e offerta. Alcuni beni, come auto e quadri, hanno bisogno di spazi adeguati per la conservazione. Altri incorporano un elevato valore di manodopera all'acquisto, che però non è riconosciuto al momento della vendita. È il caso, per esempio, di molti gioielli e orologi. Infine, anche beni rifugio come sculture o dipinti sono soggetti alle mode, con l'eccezione degli oggetti d'arte più antichi». La tabella a corredo dell'articolo, elaborata dallo Studio Degiorgis, riassume alcune caratteristiche e criticità delle principali categorie di beni rifugio. Si tratta, naturalmente, di una prima approssimazione al complesso universo degli investimenti difensivi, che non basta a risolvere la questione. Ma come può procedere chi decide, con tutte le cautele del caso, di avvicinarsi a questo mondo un po' misterioso? Certo, è necessario farsi consigliare da esperti, ma quali? «Sicuramente - risponde ancora Degiorgis - non quelli che devono vendere l'oggetto, che sicuramente lo decanteranno come il miglior bene rifugio esistente». Meglio allora un perito, ma anche questa figura può non bastare: il tecnico saprà infatti stabilire il valore teorico del bene, ma probabilmente non sarà in grado di prevedere se l'investimento potrà mantenere o accrescere il suo valore nel tempo. Una via d'uscita, ma ancora relativamente poco diffusa in Italia, può essere quella rappresentata dai consulenti indipendenti, che tra l'altro sono in grado di inserire la scelta di ogni asset in una pianificazione complessiva legata sia all'evoluzione dei bisogni sia al ciclo di vita dell'investitore. pagina Rassegna Stampa del giorno 29 Ottobre 2012 Comunicato di informazione a cura della Federazione Italiana Bancari e Assicurativi Tribunale di Roma - Registro della stampa n. 73/2007 4 Archivia *il Sole 24ORE* LUNEDÌ, 29 OTTOBRE 2012 PAGINA A CURA DI Alberto Ronchetti Strategie di portafoglio. Le Borse vanno ancora laterali, ma preparano le condizioni per rialzi futuri Una vitamina biotech per i listini Dai cicli d'innovazione tecnologica spinte decisive all'azionario pagina Rassegna Stampa del giorno 29 Ottobre 2012 Comunicato di informazione a cura della Federazione Italiana Bancari e Assicurativi Tribunale di Roma - Registro della stampa n. 73/2007 5 I mercati azionari nelle ultime settimane si sono bloccati in una fascia laterale e, al momento, non riescono a indirizzarsi verso una direzione precisa. Lo scenario tecnico non nega la possibilità di un ritorno verso i massimi dell'anno, ma una vera correzione – anche importante – è probabilmente una condizione necessaria perché lo slancio dei listini possa riprendere. Potremmo vederla già a breve. D'altra parte, quando c'era la Borsa alle grida, nel gergo degli operatori italiani la "liquidazione dei Morti" – cioè quella dei primi di novembre, in prossimità della commemorazione dei defunti e relativa alle compravendite di ottobre – era vista con timore. Proprio perché ottobre era (e continua a essere, statisticamente) il peggiore mese dell'anno. La speranza era – ed è – che, dopo la correzione di ottobre-novembre, la "pulitura" del mercato potesse gettare le basi per un rialzo di fine anno. Molte volte, negli ultimi cinquant'anni, questa speranza si è poi concretizzata, adesso dobbiamo solo aspettare per capire se sarà così anche nel 2012. Le condizioni, secondo l'analisi tecnica, ci sono. I supporti, per esempio, stanno tenendo bene, l'abbondante liquidità in circolazione è alla caccia di rendimenti migliori del sottozero offerto dai bond, i multipli valutativi sono attraenti – soprattutto in Europa – e la stagionalità è favorevole. Il 2013, però, anche su questo concordano gli analisti tecnici e fondamentali, sarà molto difficile. È vero che probabilmente verso fine del prossimo anno vedremo qualche segnale concreto di ripresa (almeno questa è la speranza, visto che il mantra secondo cui le cose a 12 mesi andranno meglio è ripetuto dagli economisti, e sempre smentito dai fatti, da almeno 2-3 anni), ma nel frattempo – nei primi trimestri – la situazione dei mercati resterà molto critica. Questo perché il clima generale è estremamente problematico. Dalla crisi dell'Eurozona ai problemi di bilancio americani, tutte le questioni critiche sono lungi dall'essere risolte. Ci vorranno anni e tanta pazienza per aggiustare gli squilibri economici, ma servirà anche una nuova "ondata di innovazione" – qualcosa che possa entusiasmare l'economia e far immaginare un salto di qualità nell'esistenza umana, come è stato internet negli anni Novanta – per dare un impulso rialzista solido. Ma quale potrà essere la nuova e prossima Big Thing, la "grande cosa" innovativa, che saprà rivoluzionare le aspettative di crescita del mondo? Probabilmente le biotecnologie, perché si tratta di un tema discusso da parecchi anni che però è ancora assolutamente sottopesato nei portafogli di investimento. I tempi di reazione dei boom azionari alle innovazioni tecnologiche, secondo la teoria dei «cicli di Kondratieff», si sono sempre più ristretti dalla fine del Settecento in poi. Infatti negli ultimi due secoli e mezzo si è passati dallo sfruttamento dell'energia idraulica e dall'industrializzazione tessile (un processo durato 60 anni, dal 1785 in poi) alle macchine a vapore, alle ferrovie e all'acciaio (un ciclo di 55 anni), per poi arrivare – dopo il 1900 e per cinquant'anni – all'avvento del l'elettricità, della chimica, del motore a scoppio e della radio (questo dopo il 1920) e, a seguire, di petrolchimica, aviazione ed elettronica (dal 1950 al 1990) e di reti, software e nuovi media (dal 1990 al 2000 e, dopo, nella successiva fase di recupero stentato dei listini). Ma perché le biotecnologie dovrebbero replicare – certo non subito, ma fra qualche anno (gli analisti pongono il punto di svolta per un nuovo rialzo secolare fra il 2015 e il 2020) – il successo di internet e delle tecnologie informatiche iniziato 20-30 anni fa? Le ragioni stanno soprattutto nell'allungamento delle aspettative di vita, che spingerà la ricerca e il consumo di farmaci di nuova generazione per gli anziani. «Il settore biotech – osserva Francesco Caruso, analista finanziario indipendente e curatore del sito www.cicliemercati – al momento è quasi completamente assente nei portafogli degli investitori privati ed è estremamente sottopesato dagli istituzionali». Per questo «è l'ovvio vincente a dieci anni e oltre, candidato a essere il tema leader del prossimo Bull market generazionale». Arriverà un momento, «in cui la diffusione di questo settore sarà a uno stadio maniacale almeno pari a quello di internet sul top del 2000. La sola strategia logica su questo settore, sorretto da una formidabile situazione bottom-up dei suoi componenti, è di approfittare di ogni calo e di ogni occasione di acquisto per incrementare le posizioni». *il Sole 24ORE* LUNEDÌ, 29 OTTOBRE 2012 Obbligazioni attraenti, ma da gestire Il fascino rischioso dei «bond perpetui» Ragionando sulle opportunità di investimento a lunga o lunghissima scadenza non si può evitare, se guardiamo al mercato obbligazionario, un riferimento ai perpetual bond. Si tratta di obbligazioni senza una scadenza precisa (il rimborso avverrà quando lo riterrà giusto l'emittente oppure quando lo richiederà il portatore). I rendimenti solitamente sono molto attraenti, ben al di sopra della media di mercato. Però va anche detto che si tratta di obbligazioni subordinate (significa che, in caso di fallimento dell'emittente, saranno rimborsate dopo gli altri debitori) e che, in linea generale, si tratta di titoli poco liquidi. Detto tutto questo, quando le quotazioni sono particolarmente basse i perpetual possono rappresentare una buona occasione di investimento. A patto di gestire direttamente questa parte di portafoglio, stando cioè attenti a venderle al momento opportuno. Molti perpetual sono emessi da banche (in Italia Intesa e Unicredit, per esempio, entrambe con una cedola inziale superiore all'8% annuo, all'estero Ing, Sns Bank e Bpce) o da Stati. L'Inghilterra progetta da mesi l'emissione di un'obbligazione a 100 anni con un rendimento attorno al 4% annuo. Il che è tanto rispetto agli altri rendimenti sul mercato, ma appare poco – anche solo a buon senso – per uno strumento finanziario che potrà essere riscosso a scadenza solo fra un secolo. È anche vero, peraltro, che il Regno Unito ha una grande tradizione di regolarità nel pagamento degli interessi per i perpetui. L'ultimo gilt senza scadenza è stato emesso nel 1935, per ripianare i danni della Grande guerra, e la Banca centrale inglese sta ancora pagando gli interessi agli ultimi sottoscrittori ancora vivi. pagina Rassegna Stampa del giorno 29 Ottobre 2012 Comunicato di informazione a cura della Federazione Italiana Bancari e Assicurativi Tribunale di Roma - Registro della stampa n. 73/2007 6 Archivia *il Sole 24ORE* LUNEDÌ, 29 OTTOBRE 2012 PAGINA A CURA DI Alessandro Chini e Alessandro Magagnoli Analisi tecnica. Milano e Madrid le Borse che potrebbero presto riprendere fiato Marcia di avvicinamento a listini e bond di periferia Per il BTp future già evidenti i segnali di rivalutazione I politici e i banchieri europei dichiarano di vedere i primi bagliori in fondo al tunnel della crisi. Anche le Borse festeggiano e potrebbero continuare a farlo a lungo. Gli strumenti che hanno più possibilità di andare sotto i riflettori sono i titoli di Stato più redditizi, quelli attualmente ritenuti anche più rischiosi, e come diretta conseguenza le banche che si sono caricate di questi titoli per evitare il collasso del sistema. Listini come quello italiano e quello spagnolo all'interno dei quali le banche sono ben rappresentate dovrebbero rivalutarsi notevolmente, così come i prezzi dei bond di questi Paesi. I segnali in questo senso che si ricavano dal grafico del BTp future sono chiari. La tendenza rialzista originatasi dai minimi di novembre 2011 è contenuta in un canale crescente il cui limite superiore si offre attualmente come un primo obiettivo del rialzo in area 115. In ottica temporale più estesa non si possono poi escludere ulteriori momenti di crescita diretti verso i 125 punti almeno. Del resto anche la curva dell'Advance-Decline, o meglio la sua media mobile mensile utilizzata per smussare le oscillazioni di breve termine, si colloca attualmente nella porzione centrale del suo intervallo abituale, lasciando intendere che le potenziali correnti di acquisto hanno ancora ampi spazi per estendersi prima di saturare il mercato. L'Advance-Decline è un indicatore di ampiezza del mercato, in inglese breadth indicator, risultante dalla differenza tra i titoli che si muovono al rialzo e quelli che si muovono al ribasso. Al presente il numero di azioni all'interno del paniere che terminano ciascuna seduta al rialzo sostanzialmente equivale a quello delle azioni con saldo giornaliero negativo, una condizione che non desta del resto sorpresa dal momento che è contemporanea a una fase di stabilità dell'indice. Nelle fasi iniziali di una tendenza rialzista e finchè questa non si dimostra matura, l'andamento dell'Advance-Decline è crescente, mentre di norma esso evidenzia divergenze di comportamento rispetto all'indice, ovvero inizia a scendere quando l'indice sale ancora, poco prima di una inversione ribassista. Ipotizzando una evoluzione rialzista per il Ftse All Share in base al comportamento avuto in passato dall'indicatore è possibile pronosticare un periodo di espansione tra le 6 e le 9 settimane prima di una flessione, seppure di natura correttiva. Il segnale di ripresa dell'uptrend verrebbe inviato oltre i massimi di settembre a 17.559 punti, quota praticamente coincidente con il 38,2% (Fibonacci) di ritracciamento del ribasso dal top di febbraio 2011. Atteso in quel caso in tempi brevi il test di area 18.500, livello di ritracciamento successivo della successione di Fibonacci, il 50%, coincidente in questa fase con la trend line ribassista disegnata dallo stesso top di inizio 2011. Quadro grafico molto simile a quello del Ftse All Share anche per l'indice Ibex 35 della Borsa di Madrid. I segnali tecnici sono infatti praticamente gli stessi: superamento a inizio settembre quasi contemporaneo della line di trend ribassista disegnata dal top di maggio 2011 e della media mobile a 200 giorni, ora supporto a 7.500 circa, attualmente in attesa di conferme positive che verrebbero oltre il picco di settembre a 8.231 punti, praticamente coincidente con il 38,2% di ritracciamento del ribasso dal top di gennaio 2010. Oltre questa soglia target a 9.050/100 punti, area di transito della trend line che scende dal top di inizio 2011 e 50% di ritracciamento di tutta la discesa dai picchi del 2010. pagina Rassegna Stampa del giorno 29 Ottobre 2012 Comunicato di informazione a cura della Federazione Italiana Bancari e Assicurativi Tribunale di Roma - Registro della stampa n. 73/2007 7 Archivia *il Sole 24ORE* LUNEDÌ, 29 OTTOBRE 2012 Ftse All Share. I migliori e i peggiori Utility ancora alla ribalta pagina Rassegna Stampa del giorno 29 Ottobre 2012 Comunicato di informazione a cura della Federazione Italiana Bancari e Assicurativi Tribunale di Roma - Registro della stampa n. 73/2007 8 Il miglioramento del sentiment riguardante la crisi dell'eurozona contribuisce al rialzo in particolare di alcuni comparti del mercato azionario, tra i quali la pubblica utilità. A2A grazie al deciso balzo in avanti messo a segno a metà ottobre si è portato sopra la media mobile a 100 giorni, ora in transito a 0,405 euro circa. Oltre area 0,50 il titolo si guadagnerebbe la possibilità di salire verso area 0,635 almeno. Resistenza successiva a 0,75, quota che se raggiunta potrebbe dimostrarsi critica anche in ottica di definizione del quadro di lungo termine. A rendere più difficoltosa la realizzazione di un quadro rialzista sarebbero invece discese sotto area 0,385, minimo di fine ottobre. Enel Green Power ha messo a segno un deciso rialzo negli ultimi mesi, supportato dalla figura a doppio minimo disegnata dai prezzi a partire da inizio giugno in area 1,02 euro. La figura a doppio minimo fornisce un'idea di quello che potrebbe essere il potenziale rialzista nel prossimo futuro. In caso di superamento della resistenza di area 1,42, i prezzi potrebbero muoversi verso 1,50/55 e successivamente in area 1,65. Discese fino a 1,25 potrebbero essere inquadrate in un contesto correttivo del precedente rialzo, senza comprometterne quindi la tenuta. Anche nel caso di Hera è possibile riconoscere la presenza di una figura a doppio minimo alla base della veloce fase rialzista disegnata dai prezzi a partire da luglio. Gli obiettivi del rialzo individuabili grazie alla presenza del doppio minimo si collocano a 1,35, non distante quindi dai recenti massimi di ottobre, e a 1,47 euro. Oltre quei livelli diverrebbe probabile la ricopertura dell'ampio gap ribassista del 6 giugno lasciato in area 1,62/1,68 euro. Discese sotto 1,23 potrebbero anticipare il test delle medie mobili a 100 e 200 giorni, supporto critico in questa fase. Il grafico di Iren non evidenzia invece la presenza di una figura di particolare interesse. Nonostante questo è possibile riconoscere la presenza di alcuni indizi positivi. Per confermare la credibilità del tentativo di rimbalzo intrapreso a luglio dai minimi di area 0,24 servirà la rottura di 0,60 almeno. Possibile in quel caso il test di 0,70 euro, quota coincidente con un significativo ritracciamento di Fibonacci relativo al ribasso dal top del 2011, e successivamente il raggiungimento del picco di febbraio a 0,8525 euro. La violazione di 0,38 negherebbe le prospettive di crescita favorendo flessioni verso 0,25 circa. Future Si moltiplicano i dubbi Situazione grafica delicata per il future Ftse Mib, ma non ancora definitivamente compromessa. Il future Ftse Mib ha inviato nell'ultima ottava segnali di debolezza che costringono a dubitare, almeno nel breve termine, della effettiva possibilità di assistere alla ripresa dell'uptrend visto dai minimi di luglio. Le quotazioni sono infatti scese al di sotto sia del top del 5 ottobre a 15.870 punti sia della linea disegnata dai record negativi dell'anno di quota 12.270. Il timore è che la reazione realizzatasi dal 28 settembre si dimostri solo la fase intermedia della correzione ribassista complessa iniziata con i massimi di settembre, formata da almeno tre segmenti e alla quale ne mancherebbe quindi ancora uno orientato al ribasso per concludersi. Area 14.500, se raggiunta, si dimostrerà con buona probabilità critica per decidere del destino del future anche in ottica temporale più dilatata: su quei livelli è possibile trovare infatti anche la media mobile a 100 giorni e il 50% di ritracciamento della salita messa a segno da luglio. La tenuta di 14.500 permetterebbe quindi di considerare terminata la fase correttiva vista dal picco di settembre e di ipotizzare la ripresa dell'uptrend con obiettivi almeno sui massimi dell'anno a 17.055 ma potenzialmente anche superiori, fino a 18.300/500 circa. Sotto 14.500 sarebbe invece probabile il ritracciamento completo dei guadagni accumulati negli ultimi mesi, con i prezzi diretti nuovamente verso 12.250/300. Conferme in questo senso verrebbero sotto area 13.900. *CORRIERE DELLA SERA* LUNEDÌ, 29 OTTOBRE 2012 di: Gino Pagliuca Comuni in ritardo, rata Imu a rischio rinvio L’allarme dei Caf: mancano le delibere sulle aliquote, a dicembre ingorgo di procedure pagina Rassegna Stampa del giorno 29 Ottobre 2012 Comunicato di informazione a cura della Federazione Italiana Bancari e Assicurativi Tribunale di Roma - Registro della stampa n. 73/2007 9 La storia infinita. Prendendo a prestito il titolo del celebre romanzo di Michael Ende si potrebbe anche definire così la vicenda dell'Imu, il tributo più odiato dagli italiani non solo per quanto ma anche per come bisogna pagarlo. Basta pensare che l'imposta è entrata ufficialmente nel nostro ordinamento il 6 dicembre 2011; dopo quasi 11 mesi e quasi a ridosso del saldo previsto per il 17 dicembre prossimo non vi è ancora certezza su quanto bisognerà pagare. Questo perché i Comuni hanno tempo fino a mercoledì prossimo per rendere definitive le delibere sulle aliquote, che hanno già deciso in via provvisoria entro il 30 giugno; dopodiché bisogna mettere in conto altri trenta giorni per la pubblicazione ufficiale e la trasmissione al ministero dell'Economia, dove i documenti delle amministrazioni municipali saranno consultabili da chiunque via web. Non bastasse questo, bisogna aggiungere che il calcolo dell'imposta è piuttosto macchinoso per chi non ha confidenza con rendite catastali e coefficienti di moltiplicazione e la maggior parte degli italiani almeno per questa prima volta sarà costretta a farsi assistere; con l'Ici almeno i Comuni, dopo un periodo di rodaggio, mandavano i bollettini di conto corrente a casa e il contribuente doveva limitarsi sia pure a malincuore a pagare. Se lo scenario è questo non meraviglia che ieri la Consulta dei Caf, i Centri di assistenza fiscale che assistono 11 milioni di contribuenti nell'adempimento del loro dovere fiscale, abbia lanciato un grido d'allarme sul rischio di collasso delle strutture che si potrebbe verificare a dicembre. Il presidente della Consulta, Valentino Canepari, segnala che solo 1500 Comuni hanno aderito alla richiesta di fornire tutti i dati utili perché i Caf siano in grado di calcolare con certezza le aliquote per la varie fattispecie immobiliari e quindi le cifre che ogni singolo assistito dovrà pagare a saldo. La scadenza ultima del 30 novembre, ultimo giorno utile per la pubblicazione sul web, è troppo a ridosso alla data del saldo, tenendo anche conto, come ha sottolineato Canepari, che buona parte dei contribuenti aspetterà proprio gli ultimi giorni utili per effettuare il versamento. Anche perché molti dovranno aspettare l'arrivo della tredicesima per avere i soldi. Per questo i Caf chiedono uno slittamento del termine ultimo per i pagamenti almeno al 31 dicembre. A complicare la vita di contribuenti, Caf e consulenti in genere vi è poi anche il problema della dichiarazione Imu: dopo due proroghe il termine attuale è quello del 30 novembre, ma anche in questo caso la richiesta è quella di un ulteriore spostamento, con buone possibilità che la domanda venga accolta anche perché il gettito del saldo di dicembre non ne verrebbe in alcuno modo inficiato. Anche questa vicenda ha alcuni aspetti kafkiani: a oggi non c'è ancora un modello di dichiarazione approvato né è chiaro chi debba presentare la dichiarazione e chi invece ne risulterà esente. In linea di massima dovrebbe essere esonerato dalla compilazione del modello chi non ha cambiato la propria situazione immobiliare rispetto all'ultima dichiarazione Ici e chi l'ha variata perché ha comprato o venduto casa con un atto trasmesso telematicamente (e già qui le cose si complicano perché comunque il contribuente dovrà darsi da fare per saperlo). Nei prossimi giorni è prevista la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale del modello definitivo accompagnato dalle relative istruzioni, ma i tempi per una compilazione generalizzata entro la fine del prossimo mese appaiono davvero stretti. Tornando alle delibere dei Comuni, la richiesta dei Caf di disporre di dati definitivi non appare certo campata per aria, se si guarda all'interessante analisi compiuta dalla Cgia di Mestre sui Comuni che hanno modificato le delibere da giugno a oggi. Su 81 capoluoghi italiani esaminati, 40 hanno mantenuto le aliquote decise a giugno, 35 le hanno aumentate e solo 6 hanno optato per la diminuzione. Dalla ricognizione compiuta dalla Cgia sulle aliquote prima casa abbiamo preso le mosse per stilare una classifica dei costi medi dell'imposta per le abitazioni di categoria catastale A2 e A3, quelle di gran lunga più diffuse nel territorio nazionali. Alle città indicate dalla Cgia abbiamo aggiunto Roma assumendo come valida l'aliquota 0,5% decisa a giugno. Il calcolo è fatto per un contribuente che non abbia diritto ad ulteriori pagina Rassegna Stampa del giorno 29 Ottobre 2012 Comunicato di informazione a cura della Federazione Italiana Bancari e Assicurativi Tribunale di Roma - Registro della stampa n. 73/2007 10 detrazioni per figli conviventi (ognuno porta a un abbassamento di 50 euro dell'imposta); il calcolo è effettuato sui valori medi di imponibile ricavabile dall'ultima pubblicazione statistica sui dati catastali in Italia effettuata dall'Agenzia del territorio. L'imposta più alta in assoluto nella categoria A2 si paga a Torino, dove chi ha versato per la prima rata da 311 euro si troverà un saldo più che doppio, 693 euro, per un'imposta totale di ben 1004 euro; una vera mazzata che metterà a repentaglio gli acquisti natalizi e che è dovuta alla scelta dell'amministrazione comunale di posizionare l'aliquota allo 0,58%, quindi appena sotto allo 0,6%, limite massimo di imposta. La prima rata invece era stata pagata, nel capoluogo piemontese come in tutta Italia, calcolando un'aliquota dello 0,4%. Per quanto riguarda le altre grandi città, a Milano si pagheranno 758 euro complessivi, a Roma 699 euro, a Napoli 535. Se si passa alle più economiche abitazioni in classe A3 Roma guida la classifica, con 496 euro, staccando di 100 euro Torino, a Milano si pagano 184 euro, a Napoli 175. In 18 capoluoghi tra quelli considerati non si pagherà nulla. La nostra tabella considera l'ipotesi, che peraltro risulta veritiera per la grande maggioranza dei contribuenti, che si sia optato per una sola rata di acconto; la legge consentiva di effettuare il pagamento anche con due acconti, con una seconda tranche entro il 17 settembre. Ai fini del saldo finale non c'è comunque nessuna differenza. *CORRIERE DELLA SERA* LUNEDÌ, 29 OTTOBRE 2012 di: Isidoro Trovato «Il Fisco freni Più attenzione per le imprese in difficoltà» pagina Rassegna Stampa del giorno 29 Ottobre 2012 Comunicato di informazione a cura della Federazione Italiana Bancari e Assicurativi Tribunale di Roma - Registro della stampa n. 73/2007 11 L'evasione non è uguale per tutti in tempo di crisi. E ostinandosi a non riconoscere questa situazione di emergenza della nostra economia, il fisco rischia di buttare via il bambino insieme all'acqua sporca. È l'appello che arriva da Bari, dove si è chiuso il terzo congresso nazionale dei commercialisti e degli esperti contabili. Si riavvicina la scadenza dell'Imu, un vero spauracchio per i privati cittadini e le imprese. Famiglie e imprenditori si dichiarano sempre più allo stremo e i commercialisti temono che possa esserci un largo fronte di inadempienti alle scadenze. Ciò che preoccupa, anche il sostituto procuratore presso la Procura di Milano, Carlo Nocerino (intervenuto al congresso di Bari) è il reato fiscale per gli inadempienti. La lotta all'evasione è irrinunciabile ma non si può fallire di fisco. «Bisogna ridurre le sanzioni o diluire i pagamenti — avverte Nocerino — applicare le sanzioni penali a chi è in grave difficoltà economica e non paga diventa ingiusto e addirittura controproducente». Il 30-40% della nostra evasione, infatti, è costituita da omessi versamenti imputabili a soggetti che dichiarano ma non pagano. La richiesta che arriva da Bari, quindi, è quella di distinguere tra chi non ricorre a trucchi, omissioni o magheggi per non dichiarare e chi invece fronteggia una profonda crisi economica che gli impedisce di rispettare le scadenze fiscali. Nessun appello alla disubbidienza fiscale ma solo un'attenzione alla fase storica per distinguere tra dolo e necessità. Un fisco moderno, implacabile e dal volto umano? I commercialisti sono scettici. «Il nostro sistema fiscale — ha affermato Claudio Siciliotti, presidente del Consiglio nazionale — continua a essere un coacervo di norme farraginose e punitive per contribuenti e professionisti, basato su un impianto risalente ormai a 40 anni fa. Da questo punto di vista, la legge delega recentemente approvata alla Camera e ora in discussione al Senato, non è la riforma del sistema fiscale da tanto tempo attesa: tutt'al più si può parlare di manutenzione straordinaria dell'esistente». E in un momento come questo non può bastare. *CORRIERE DELLA SERA* LUNEDÌ, 29 OTTOBRE 2012 DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Paolo Lepri Draghi: controlli sui bilanci Sì a un supercommissario Ue L’appoggio a Merkel. Fitch all’Italia: grandi progressi pagina Rassegna Stampa del giorno 29 Ottobre 2012 Comunicato di informazione a cura della Federazione Italiana Bancari e Assicurativi Tribunale di Roma - Registro della stampa n. 73/2007 12 BERLINO — Mario Draghi dice sì alla Germania, quattro giorni dopo la visita al Bundestag in cui aveva sostanzialmente convinto i deputati tedeschi sulla giustezza del piano di acquisto dei titoli di stato. In una intervista a Der Spiegel, il presidente della Bce ha detto di «sostenere esplicitamente» la proposta del ministro delle Finanze Wolfgang Schäuble (rilanciata da Angela Merkel e accolta con scetticismo al vertice europeo del 18 ottobre) di un «super-commissario» che abbia forti poteri di controllo sui bilanci dell'eurozona. «Sarebbe intelligente — ha affermato — se i governi la esaminassero attentamente. Io sono certo che se vogliamo ristabilire la fiducia nell'eurozona, gli Stati devono cedere una parte della loro sovranità a livello europeo». Draghi ha poi nuovamente difeso il programma «anti-spread», e la sua condizionalità, avvertendo che «illimitato non vuol dire incontrollato» perché «se un Paese non rispetta gli accordi il programma non verrà riattivato». Un intervento forte, destinato a imprimere una svolta nel cammino verso il vertice europeo del 18 dicembre, in cui i leader dei Ventisette sono chiamati a discutere anche gli scenari di un possibile rafforzamento del coordinamento delle politiche di bilancio. La proposta tedesca, di cui non si parla nel rapporto che i quattro «saggi» (i presidenti di Consiglio europeo, Commissione, ed eurogruppo, oltre allo stesso Draghi) presenteranno a Bruxelles, prevede di rafforzare le prerogative del commissario agli affari monetari, dotandolo di potere di «ingerenza» (come ha detto la Cancelliera in Parlamento) sui programmi degli altri Paesi e sulle riforme necessarie per conseguire politiche virtuose. A fianco di questo, Schäuble vuole attribuire un maggiore ruolo in materia di bilanci al parlamento europeo in collegamento con i parlamenti nazionali. Tutte riforme per cui sarà però necessario cambiare i trattati europei. Tornando sul piano annunciato in settembre a Francoforte, Draghi ha ribadito che verranno acquistati bond solo di quei Paesi che accettano «rigide condizioni» e «verificheremo esattamente se le condizioni sono state rispettate». Per quanto riguarda la posizione critica della Bundesbank, il presidente della Bce ha detto di preferire che le discussioni avvengano in modo più riservato, aggiungendo comunque di avere con il numero della Banca centrale tedesca, Jens Weidmann, «lo stesso obiettivo» e che le differenze sui metodi giusti per conseguirlo «non sono incolmabili». L'iniziativa della Bce, ha osservato, non rischia assolutamente di fare salire i prezzi(«temo l'inflazione anche perché negli anni settanta la mia famiglia perse per questa ragione una gran parte dei suoi risparmi», ha confessato) e porterà benefici ai contribuenti tedeschi. «Non c'è migliore protezione contro la crisi dell'euro — ha rilevato — che le riforme strutturali nei Paesi del Sud Europa». Osservazioni significative, queste, nel giorno in cui dall'agenzia di rating Fitch è venuto, attraverso Bloomberg Tv, un giudizio lusinghiero sull'Italia, che si è «staccata» dalla Spagna riuscendo a mettere le finanze sotto controllo e a compiere riforme «assolutamente impressionanti». Proprio oggi Mariano Rajoy e Mario Monti si incontrano a Madrid per un vertice che è stato preceduto da parole di fiducia del primo ministro spagnolo sulla possibilità di superare i momenti più difficili. «La strada che stiamo seguendo è quella giusta — ha detto — e noi continuiamo a percorrerla». In una situazione complessiva che presenta, sempre secondo Fitch, risvolti «incoraggianti», rimane da sciogliere il nodo della crisi greca, oggetto della riunione dell'eurogruppo in programma mercoledi 31 ottobre. «I negoziati continuano», si è limitato ad annunciare un portavoce della Commissione commentando la notizia pubblicata da Der Spiegel secondo cui da parte tedesca sarebbe arrivato un no ad una proposta della troika (Ue, Fmi, Bce) di un taglio del debito greco. Schäuble propone invece che Atene riacquisti una parte dei propri bond già emessi. Saranno altri giorni decisivi. *CORRIERE DELLA SERA* LUNEDÌ, 29 OTTOBRE 2012 DAL NOSTRO INVIATO Giuseppe Sarcina [email protected] Né Keynes, né liberisti: l’Europa punta sull’hi tech I timori diffusi di un lungo scenario «giapponese» di stagnazione pagina Rassegna Stampa del giorno 29 Ottobre 2012 Comunicato di informazione a cura della Federazione Italiana Bancari e Assicurativi Tribunale di Roma - Registro della stampa n. 73/2007 13 VENEZIA — In Europa e negli Stati Uniti sta arrivando un decennio di «ristagno economico alla giapponese», prevede l'economista Paolo Guerrieri, professore alla Sapienza di Roma. E l'analisi e il timore vengono largamente condivisi dai «leader» chiamati a convegno nell'Isola di San Clemente a Venezia dall'Aspen Institute Italia. Il clima del fine settimana favorisce i paragoni: vento, pioggia, acqua alta e cielo grigio senza segni di miglioramento nel breve e nel medio periodo. C'è chi chiama in causa le previsioni che la Commissione europea renderà note il 7 novembre a Bruxelles: la ripresa, quando arriverà all'inizio del 2014, sarà comunque piatta. Inoltre ci sono i dati, anche questi deprimenti, sulla potenzialità intrinseca dei diversi sistemi. Nei prossimi anni il prodotto interno lordo nella zona euro ha margini di crescita intorno all'1%. In Italia, solo dello 0,5%. Se ci va bene, è la prima conclusione del seminario moderato da Giulio Tremonti e Giuliano Amato (presidente e presidente onorario di Aspen Italia), si vedrà un tragitto dell'economia a forma di lettera elle. Dopo la caduta a picco degli ultimi cinque anni di crisi, atterreremo su una linea orizzontale destinata a durare a lungo. La palude dei consumi e degli investimenti. Ma soprattutto un'idea al ribasso del futuro e la constatazione che «i motori della crescita» (questo il titolo di uno dei sei incontri Aspen) per ora girano al minimo. Imprenditori, banchieri, economisti, manager, politici provano a censire le idee anti-crisi disponibili. Gabriele Galateri di Genola, presidente delle Assicurazioni Generali, parte dal malfunzionamento dell'iPad sotto le volte di San Clemente per richiamare il ritardo tecnologico dell'Italia: «Abbiamo un tasso di penetrazione della banda larga pari al 25%. Se solo lo portassimo al 35% avremmo un punto, un punto e mezzo in più di Pil, vale a dire 18 miliardi di euro». Innovazione, tecnologia sono tra le parole più usate e in modo trasversale in tutti e sei i seminari: che si discutesse di turismo o di grandi città, di giovani o di mobilità. Ma è un terreno ancora da esplorare. Amato chiede, scetticamente, a Galateri come si calcolino quei numeri sulla banda larga e Galateri replica citando la Banca mondiale. Anche Tremonti appoggia la via tecnologica, «perché è l'unica alternativa al rigiro dei titoli tossici tra una tasca e l'altra; all'inflazione e addirittura alla guerra». Ma non vede ancora «il salto tecnologico verticale in grado di cambiare anche l'economia». Si va avanti e si cerca un punto su cui ancorare la sintesi delle diverse proposte: le infrastrutture, le università, il turismo, i beni culturali eccetera. Senonché quello che manca, forse, è proprio la piattaforma di politica economica su cui appoggiare tutto il resto. Negli ultimi anni, dice ancora Guerrieri nel consenso più o meno generale, si sono rivelati sostanzialmente inefficaci sia l'intervento neo-keynesiano, cioè la spesa sostenuta dallo Stato, sia la politica dell'offerta schumpeteriana, vale a dire le cosiddette riforme strutturali (mercato del lavoro, pensioni eccetera). In altri termini, e per usare schemi ancora in servizio, né la strategia socialista (nelle sue varianti) né quella liberista (anche qui nelle diverse declinazioni europee) sono riuscite a innestare nuovi cicli. È come se l'Europa e gli Stati Uniti fossero rimasti imprigionati in una trappola da cui non si riesce a uscire né forzando sul lato della domanda (consumi, investimenti), né sul versante dell'offerta (competitività). Probabilmente è la massa del debito che ostruisce l'una e l'altra strada. I mercati non aspettano e la riduzione dell'indebitamento, comunque avviata anche in Italia, ha dei costi che non vengono distribuiti in modo equilibrato tra i Paesi e tra le diverse fasce sociali. Aumentano le diseguaglianze, dunque. E colpisce che lo sostengano con la stessa convinzione sia il segretario della Cgil, Susanna Camusso che il vice presidente di Confindustria, Ivanoe Lo Bello. Con Amato che conclude: «La recessione può portare a irrigidire differenze che poi diventano irrecuperabili». Ci sarebbe l'Europa, forse. E, in effetti, nella sessione coordinata dal ministro per gli Affari europei, Enzo Moavero Milanesi, risuonano diversi richiami a completare il mercato unico, ad abbattere le barriere che frenano il settore dei servizi e così via. Ma per ora, è l'opinione più condivisa, in campo c'è davvero solo la Banca centrale europea guidata da Mario Draghi: compra i buoni dei Paesi più in difficoltà e «compra» anche tempo. In attesa che i governi mettano mano agli strumenti (accordo sulla crescita, project bond e altro) per evitare a tutti noi un decennio piatto. Alla giapponese. *la Repubblica* LUNEDÌ, 29 OTTOBRE 2012 DAL NOSTRO CORRISPONDENTE ANDREA TARQUINI Bce, primo anno in trincea per Draghi “Più poteri alla Ue sui bilanci nazionali” “Conosco bene l’inflazione, la mia famiglia perse i risparmi” pagina Rassegna Stampa del giorno 29 Ottobre 2012 Comunicato di informazione a cura della Federazione Italiana Bancari e Assicurativi Tribunale di Roma - Registro della stampa n. 73/2007 14 BERLINO — Un anno dopo il suo insediamento alla guida della Bce, Mario Draghi sul settimanale Der Spiegel auspica «più poteri all’Ue sui bilanci nazionali», sostenendo la proposta tedesca di un supercommissario europeo con facoltà di veto. Ci vuole un supercommissario europeo con ampi poteri di controllo e il veto sui bilanci nazionali degli Stati membri dell’eurozona, come ha proposto la Germania: per salvare l’euro e la stessa sovranità dei suoi Stati membri è indispensabile ora che gli Stati cedano parte della loro sovranità a Bruxelles. E ancora: la Banca centrale europea (Bce) agisce e continuerà ad agire in modo indipendente. Con il programma di acquisto dei titoli sovrani di paesi in crisi non sovvenzionerà i loro debiti, bensì stabilizzerà la situazione finanziaria e la moneta unica, a tutto vantaggio anche dei contribuenti e risparmiatori tedeschi. Parola di Mario Draghi. Ecco quanto il presidente della Banca centrale europea, al compimento del primo anno del suo mandato alla guida dell’Eurotower, ha detto in una lunga intervista apparsa oggi sull’influente settimanale di Amburgo Der Spiegel. Draghi sottolinea sviluppi positivi e quindi motivi di cauto ottimismo. «I governi — dice — sono sulla giusta via. Si sono impegnati a trasferire più competenze sui bilanci nazionali e la politica finanziaria a livello europeo. Per questo, al loro vertice a dicembre, occorre che traducano questa scelte nelle necessarie decisioni concrete». La palla è insomma nel campo dei politici. E “SuperMario”, appoggiando senza riserve la proposta del ministro delle Finanze federale, Schaeuble, quella appunto di istituire nella Commissione europea il ruolo di un supercommissario che abbia anche potere di veto sui bilanci nazionali, conferma nel modo più esplicito e forte la sua dichiarata piena sintonia con Angela Merkel. Gli sforzi finora fatti dai governi devono essere ancora portati avanti, bisogna continuare senza indugi sulla strada delle riforme, afferma. E aggiunge. «Se vogliamo restaurare la fiducia nell’eurozona, abbiamo bisogno di introdurre regole. Ma questo è soltanto il primo passo. Dobbiamo anche fare in modo di garantire con certezza che queste regole verranno poi rispettate. Questa certezza è drammaticamente mancata in passato, e su questo problema i governi devono lavorare». Con un nuovo incarico nella Commissione di Bruxelles, appunto. Come Wolfgang Schaeuble aveva chiesto. «Io appoggio espressamente questa proposta — dichiara Draghi — «Sarebbe saggio se i governi la prendessero seriamente in considerazione. Di una cosa io sono sicuro: se desideriamo restaurare la fiducia nell’eurozona, è necessario che i Paesi che le appartengono cedano una parte della loro sovranità a livello europeo». Richiesta difficile da far accettare, obiettano i colleghi dello Spiegel, vista la diffusa, forte resistenza a livello nazionale in molti paesi membri. Purtroppo, replica il presidente della Bce, «molti governi non hanno capito che hanno già perso da molto tempo la loro sovranità. In passato hanno ammucchiato debiti pubblici troppo alti, adesso sono completamente dipendenti dalla benevolenza dei mercati finanziari». Per cui «può suonare come un paradosso, eppure è giusto e vero che soltanto quando i paesi dell’eurozona saranno pronti a condividere la sovranità a livello europeo recupereranno la loro sovranità». Quanto alla scelta della Bce — adottata dal Consiglio direttivo il 6 settembre, col solo voto contrario del presidente della Bundesbank, Jens Weidmann, ndr — di intervenire con acquisti in quantità illimitata di bond dei Paesi in crisi, Draghi respinge le diffuse accuse tedesche di danneggiare l’indipendenza dell’istituto e di foraggiare l’inflazione. «Io so cosa sia l’inflazione, la mia famiglia perse i suoi risparmi », sottolinea. Poi spiega: «Dovevamo agire, e abbiamo deciso in modo di combattere al meglio le cause della crisi. I governi devono darsi il dovere di una sana politica economica e finanziaria. Così garantiamo la prosecuzione del corso di riforme nell’eurozona, e la nostra indipendenza». Se i governi dell’Europa meridionale, prosegue, continueranno a portare avanti le loro riforme di successo degli ultimi mesi, il contribuente tedesco guadagnerà con i nostri acquisti di titoli sovrani. Non c’è nessuna migliore difesa contro l’eurocrisi del successo delle riforme di struttura in Europa meridionale. Ancora un segnale di convergenza e comprensione con la Germania, dunque. E poi, ancora: «Se non risolviamo la crisi» con l’intervento sui mercati secondari dei bond «tutti noi pagheremo. E se invece la risolviamo, allora ne profitteremo tutti, ma prima di tutto ne profitteranno i contribuenti e risparmiatori tedeschi…noi prendiamo molto sul serio le preoccupazioni e i timori dei cittadini». E Draghi insiste che non si tratta di sovvenzioni al Sud Europa, né di aiuti incondizionati: gli aiuti verranno concessi solo in cambio della condizionalità di riforme e tagli. E «se un paese non rispetterà quegli impegni, noi sospenderemo e non riprenderemo il programma di aiuti». Non voglio tassi d’interesse uguali su tutti i titoli sovrani europei, spiega ancora il numero uno della Eurotower, ma quella parte di spread che è dovuta alle speculazioni su un crollo dell’euro è pericolosa per tutti e rende impossibile finanziamenti alle banche e attività economica nei paesi deboli. Quindi va combattuta nell’interesse di tutti, anche dei tedeschi. *la Repubblica* LUNEDÌ, 29 OTTOBRE 2012 di: ROBERTO PETRINI Allarme dei Caf: “Milioni di contribuenti potrebbero non riuscire a pagare entro il 17 dicembre, prorogate al 31” Rischio caos per l’ultima rata dell’Imu manca l’88% delle delibere comunali ROMA pagina Rassegna Stampa del giorno 29 Ottobre 2012 Comunicato di informazione a cura della Federazione Italiana Bancari e Assicurativi Tribunale di Roma - Registro della stampa n. 73/2007 15 — Rischio caos per la terza e ultima rata dell’Imu 2012 in scadenza otto giorni prima di Natale. A denunciarlo è la Consulta dei Caf, i «commercialisti popolari» ai quali ci si affida per la dichiarazione dei redditi e le altre incombenze fiscali, che denuncia «criticità evidenti» e chiede di spostare il pagamento a fine anno «senza sanzioni». Perché l’allarme? Il pericolo è quello dell’«ingorgo»: da oggi al 17 dicembre ci sono due scadenze fondamentali che possono ancora cambiare il livello delle aliquote Imu. La prima cade mercoledì prossimo, 31 ottobre, data ultima per i Comuni per deliberare l’aumento delle aliquote sulle quali calcolare il saldo della terza e ultima rata: la scadenza è importante perché al momento manca l’88 delle delibere dei Comuni. L’altra scadenza, meno rischiosa ma comunque da tenere presente, è quella del 10 dicembre: entro questa data il governo, se il gettito sarà inferiore alle aspettative, potrà aumentare le aliquote di base. Così nei Comuni che dovessero deliberare entro mercoledì i contribuenti avrebbero ben poco tempo prima del 17 dicembre per fare i conteggi e i Caf si troverebbero in difficoltà anche a recuperare le nuove delibere. In alcuni casi le nuove aliquote potrebbero arrivare a ridosso del versamento perché per la pubblicazione della delibera c’è tempo un mese dopo la decisione del Municipio. Per facilitare le procedure i Caf hanno chiesto agli 8.000 Comuni italiani anticipazioni sulle delibere ma hanno risposto solo 1.500 sindaci. «La situazione è preoccupante, è bene non peggiorare il clima sociale già avvelenato», ha dichiarato ieri Valeriano Canepari, coordinatore nazionale dei Caf. Secondo l’organizzazione i Caf nelle prossime settimane saranno chiamati a gestire circa 11 milioni di pratiche: «Nel poco tempo a disposizione - spiega Canepari dovremo reperire migliaia di delibere». Intanto si apre una settimana decisiva (mercoledì scade il termine per gli emendamenti) per la legge di Stabilità dove al centro resta la riduzione del cuneo fiscale come sottolineato ieri dal relatore Baretta (Pd) - al posto del taglio della aliquote Irpef. Sulla vicenda arrivano anche le stime della Cgil che bocciano decisamente la manovra: le misure fiscali costeranno al contribuente medio 125 euro all'anno. Calcolando la differenza tra le riduzioni delle aliquote Irpef, l'aumento dell'Iva e le minori detrazioni e deduzioni, risulta che l'impatto economico su un pensionato sarà di 76 euro, sulla coppia di lavoratori dipendenti di 421 euro e sulla coppia di pensionati di 291 euro. *la Repubblica* LUNEDÌ, 29 OTTOBRE 2012 di: ANDREA BONANNI Il piano della Troika per Atene “Abbattiamo il loro debito” No di Berlino: “Basta sconti” Schaeuble: intollerabili nuovi costi per i nostri contribuenti pagina Rassegna Stampa del giorno 29 Ottobre 2012 Comunicato di informazione a cura della Federazione Italiana Bancari e Assicurativi Tribunale di Roma - Registro della stampa n. 73/2007 16 BRUXELLES — Si stanno facendo febbrili i negoziati tra la Troika, composta da Commissione, Bce e Fmi, e il governo greco per trovare una soluzione che eviti una nuova bancarotta di Atene. Ma dietro le quinte, a trattare, ci sono anche i diciassette governi dell’eurozona, che saranno chiamati a dare il via libera ad una soluzione comunque costosa per le casse pubbliche già prosciugate dalla crisi. Mercoledì i ministri finanziari dei diciassette dovrebbero ritrovarsi in videoconferenza per ascoltare il rapporto provvisorio della Troika e decidere quale sia la strategia migliore da adottare. Il tempo stringe. La Grecia attende una tranche da 31 miliardi del prestito già concesso. Se non dovesse riceverla, visto l’inadempienza rispetto agli impegni assunti, secondo il primo ministro Samaras si troverebbe in bancarotta per la metà del mese di novembre. «Occorre trovare una soluzione rapidamente. La Grecia ha un problema a lungo termine che non può risolvere in due anni senza aiuti esterni», ha spiegato ieri il governatore della banca nazionale austriaca Ewald Novotny, aggiungendo che una bancarotta del Paese avrebbe «effetti molto negativi» per le economie e l’occupazione dei suoi partner europei. Il governo greco chiede con insistenza due anni di proroga per spostare il riaggiustamento dei conti dal 2014 al 2016. Ma anche una proroga costerebbe soldi, sotto forma di ulteriori prestiti di cui Atene avrebbe bisogno: si parla di una cifra tra i trenta e i quaranta miliardi. Ieri il settimanale tedesco Spiegel ha pubblicato indiscrezioni di fonte tedesca secondo cui la Troika, in un rapporto provvisorio presentato giovedì, suggerisce che i creditori pubblici di Atene accettino di tagliare il debito pubblico del Paese che è in loro possesso in cambio dell’impegno del governo greco a varare altre 150 riforme. I creditori privati hanno già dovuto accettare un “haircut”. Ma un taglio del debito in mano pubblica si tradurrebbe in una perdita secca per i contribuenti europei. Secondo Spiegel la Bce, che detiene 40 miliardi di bond greci, non potrebbe accettare un taglio perché per trattato non può finanziare direttamente un governo, ma acconsentirebbe a restituire alla Grecia gli utili che lucrerebbe sugli interessi. L’ipotesi, anche se non confermata ufficialmente, è stata comunque respinta ieri dal ministro delle finanze tedesco, Wolgang Schauble: «è irrealistico parlare adesso di ulteriori tagli al debito greco», ha dichiarato in una intervista radiofonica, spiegando che non si possono dare più soldi «a chi non rispetta gli impegni». Della questione parleranno probabilmente oggi anche Mario Monti e il premier spagnolo Mariano Rajoy nel corso di un vertice bilaterale previsto da tempo. Intanto si starebbe avvicinando la soluzione per un altro Paese in difficoltà: Cipro. Il ministro delle Finanze cipriota, Vassos Shiarly, ha annunciato che un accordo con la troika sulla concessione di un prestito europeo al governo dell’isola «è vicinissimo». La Fiba-Cisl Vi augura di trascorrere una giornata serena A Arrrriivveeddeerrccii aa domani 30 Ottobre pagina Rassegna Stampa del giorno 29 Ottobre 2012 Comunicato di informazione a cura della Federazione Italiana Bancari e Assicurativi Tribunale di Roma - Registro della stampa n. 73/2007 17 ppeerr uunnaa nnuuoovvaa rraasssseeggnnaa ssttaam mppaa!!