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CAMIN. Lucy è un esemplare femmina di lama camerunese che
ha superato i 10 anni. È una “vecchietta” al vespro della vita, ma è
soprattutto una compagnia per l’industriale Giuseppe Cioli, 47
anni, bresciano, grande lavoratore e Noè per vocazione.
L’animale bruca placidamente nel cortile dell’azienda della
famiglia Cioli, la Nuova Fnt in Corso Stati Uniti.
«Lucy», racconta il proprietario, «è la padrona dell’azienda. Sono
figlio di agricoltori, da bambino aprivo la finestra di casa e vedevo
mandrie di mucche, anche 400 capi che muggivano. A Padova
apro la finestra e vedo solo muri. Così ho compensato con un po’ di verde e alcuni animali». Lucy è solo la punta di un
iceberg frantumato dall’Ulss alcuni anni fa. Nel 2006 infatti accanto a Lucy il signor Cioli aveva messo assieme un piccolo
zoo: i lama, per cominciare, erano due, poi c’erano tre angus, grossi bovini delle Highlands scozzesi (importati dalla
Germania); svariati porcellini tailandesi; un muflone africano e comuni asini e pecore. Più convenzionali cani e gatti o,
magari, pesci rossi? «Se è per questo», ride Giuseppe, «ho anche quelli. In azienda ho due cani che vengono a fare i
ragionieri in ufficio: arrivano con me la mattina e tornano con me la sera. A casa, poi, ne ho altri dieci».
Un’esistenza segnata dalle quattro zampe: «finchè l’Ulss non mi rompeva le scatole», ricorda, «avevo anche bufali, struzzi e
la domenica le famiglie portavano qui in azienda i piccoli, come fossero allo zoo. La questione della pulizia e dello sfalcio
dell’erba l’abbiamo sempre rispettata, ma poi hanno sollevato un’infinità di obiezioni, dal rischio igienico al fatto che in ditta
entrano camion esterni e potrebbero lasciare tracce di cibo agli stessi animali. Così li ho mandati su, a Brescia, nella mia
cascina. Dove allevo anche mucche, galline e maiali, di questi ultimi ne ho 15 mila tra i vari allevamenti. Faccio parte della
storia delle stranezze di Padova, mi va bene così, ma la verità è solo che amo gli animali». Malgrado sia un cacciatore.
«Amare gli animali e cacciarli non sono sentimenti ambivalenti», spiega, «da me, tanto in azienda quanto a casa, tutti gli
animali muoiono di vecchiaia. Tuttavia esiste anche un ciclo della vita per cui, per nutrimento, mangiamo la carne. C’è chi se
la compra in macelleria e chi, come me, caccia il suo capriolo o fagiano da portare a tavola».
Il titolare amante e appassionato degli animali, è accolto con simpatia dai dipendenti, in tutto 35 (ma in tempi d’oro, appena
qualche anno fa, erano 90) che convivono con l’anziano lama come fosse la gatta di casa: Lucy fa capolino alla finestra
della ditta, passeggia tranquilla nel parcheggio, sempre mantenendosi a tre metri di distanza dalle persone.
«Lucy è come un animale domestico», assicura l’imprenditore Giuseppe Cioli, «anche se non si fa accarezzare, si limita a
studiarti. Gli animali basta abituarli da piccoli. Per il resto sono spesso meglio degli uomini».
Elvira Scigliano
01 ottobre 2014