Lucy Jochamowitz - Museo Casa Siviero
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Lucy Jochamowitz - Museo Casa Siviero
“Angelo e musa vengono da fuori; l’angelo dà luce e la musa dà forme... Il duende, al contrario, bisogna risvegliarlo nelle più recondite stanze del sangue... La vera lotta è con il duende...Con l’idea, con il suono o con il gesto, al duende piacciono i bordi del pozzo in lotta aperta con il creatore. Angelo e musa scappano con il violino o il ritmo, e il duende ferisce, e nella cura di questa ferita che non si rimargina mai risiede l’insolito, quanto c’e di inventato nell’opera di un uomo”. Federico Garcia Lorca Gioco e teoria del duende Lucy Jochamowitz Organizzazione Regione Toscana - Settore Musei, aree archeologiche, valorizzazione dei beni culturali e cultura della memoria Carla Guiducci Bonanni e Roberto Santini Associazione Amici dei Musei Fiorentini Foto di Carlo Cantini © Regione Toscana Stampa digitale: Centro stampa Giunta Regione Toscana 8 marzo, 28 aprile 2008 Firenze Museo Casa Rodolfo Siviero Lungarno Serristori 1-3 Lucy Jochamowitz è conosciuta come l’artista delle gonne, che nelle loro innumerevoli variazioni alludono alle diverse sfaccettature dell’universo femminile e al fascino che l’altro sesso prova di fronte al mistero di questo mondo. Ma in realtà le gonne sono solo uno dei molti temi del lavoro di Lucy Jochamowitz. Dalle radici alle navi, da Santa Lucia a Edipo, dagli indigesti ai piedi, questo si è sviluppato con differenti tematiche che, all’interno di un unitario percorso di ricerca, si intrecciano, scompaiono e riaffiorano sempre con nuovi e sorprendenti risultati. La varietà del lavoro di Lucy Jochamowitz ben si adatta alla curiosità senza pregiudizi del collezionismo di Siviero. Egli infatti ha raccolto nella sua casa una moltitudine di oggetti diversi da reperti archeologici a opere del Novecento, da ceramiche a metalli, da tessuti a tutti i generi di arti minori, da grandi statue a dipinti con soggetti religiosi, mitologici, paesaggi, ritratti, nature morte. Il vero tema di questa mostra quindi è il rapporto tra la varietà dell’arte di Lucy e quella degli oggetti raccolti da Siviero. La mostra è tutta giocata sui rapporti formali e concettuali che le opere temporaneamente “ospiti” stabiliscono con quelle permanentemente esposte nella casa: la figura, come un antico lare, circondata da spine rosse come fiamme dentro il camino; la ragazza con la ampia gonna bianca sul letto a baldacchino seicentesco, la piccola “mater matuta” tenuta in braccio dal moncherino del San Pietro ligneo. “Il nido” di Lucy Jochamowitz è ospitato vicino ad un bel crocifisso tardomedievale di scuola emiliana della collezione Siviero. Il dipinto a fondo oro mostra ancora, nella parte alta mutila, i resti del nido del pellicano, una raffigurazione comune nelle croci di questa epoca per la leggenda secondo la quale la madre pellicano, non avendo cibo da dare ai suoi piccoli, si trafigge il petto con il lungo becco e offre il proprio sangue come nutrimento per la vita dei suoi pulcini; una metafora quindi del sangue che Cristo in croce ha dato per la vita eterna degli uomini. Il nido di Lucy Jochamowitz, anche se ideato in un contesto diverso e con significati del tutto laici, si pone in relazione con la vicina croce e ne completa la iconografia scomparsa. Allo stesso tempo, considerando la tematica femminile del lavoro di Lucy, esaltata dal fatto che la mostra è stata aperta per l’8 di marzo, si potrebbe anche affermare che grazie al rapporto con la croce medioevale, il nido di Lucy Jochamowitz viene ad assumere nuovi valori concettuali, diventando metafora di un altro aspetto della vita femminile, quello dei grandi sacrifici che spesso le madri sopportano per i loro figli. In alcuni casi il rapporto tra opere permanenti di Casa Siviero e i lavori “ospiti” di Lucy Jochamowitz è tale che ambedue si arricchiscono e si completano a vicenda assumendo inediti e non previsti significati. Cosi’ l’accostamento tra la Santa Lucia con la sua gonna di spine di Lucy Jochamowitz e la robbiana raffigurante la Maddalena con il vaso degli unguenti della collezione Siviero stabilisce un nesso tra la generosità e l’amore dell’offerta dei profumi da parte della Maddalena con quella dei propri occhi di Lucia e tra la sofferenza del sacrificio femminile di quest’ultima con la penitenza della Maddalena. Altre volte il rapporto tra arredi della casa e opere ospiti è formale; ad esempio la relazione tra la scultura in terracotta della giacca di Lucy Jochamowitz e il giubbotto con gli alamari che De Chirico indossa nel suo autoritratto in costume da torero o quello tra gli ovali in vetro contenenti i disegni di Lucy e i sovrastanti ovali della decorazione del soffitto dalla sala da pranzo. In questi accostamenti c’è anche uno spirito di “divertissement” che serve a moderare e ad arricchire la spesso molto sofferta espressività di Lucy Jochamowitz, rivelando come nella vita femminile non ci sia solo il dolore, ma la capacità e la forza di vivere con ironia, gioia e piacere la propria esistenza. Lo spirito con cui si invita a esplorare questa mostra è quindi quello di godere non solo della bellezza di Casa Siviero e dei suoi arredi, della fantasia e della forza espressiva delle opere di Lucy Jochamowitz, ma anche di giocare a ricercare le proprie personali relazioni tra la casa e l’ospite. Attilio Tori