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Cod.: PGA.GR.1-IO.2.M1
Via Fissiraga, 15
Rev. 2
26900 Lodi
RASSEGNA STAMPA
Ufficio per le Relazioni
con il Pubblico
e Servizio Accoglienza
Data: 01/12/2014
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25 Agosto 2015
IL CITTADINO
Lodi
•
Il radiologo licenziato reintegrato al Maggiore
•
Più di duemila nuovi nati ogni anno: è “baby boom”
Codogno
Casalpusterlengo
Sant’ Angelo Lodigiano
IL GIORNO online
Responsabile del procedimento:
Referente del procedimento:
Dr. Davide Archi
Maurizio Pancerasa
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Il radiologo licenziato reintegrato al Maggiore
di C. V.
Il radiologo Paolo Basso Ricci è tornato all’ospedale di Lodi. Il medico
ha vinto la prima parte della sua battaglia, secondo lui, «la più
importante». È stato reintegrato in servizio, mentre è ancora in
sospeso, e legata alla sentenza della Corte di Cassazione, la parte che
riguarda il risarcimento economico. Lui aspetta circa 800 mila euro,
mentre l’azienda punta a dargliene 200mila. Basso Ricci era stato
licenziato dall’amministrazione ospedaliera guidata da Piergiorgio
Spaggiari nel lontano 2005. Dopo ricorsi, appelli e sentenze siamo
arrivati all’estate 2015. «Ho ripreso a lavorare qua - commenta il
radiologo dopo essere stato negli ospedali di Crema, Bergamo e
Treviglio -. Sono soddisfatto. Avevo fatto del reintegro una questione
di principio. Mi trovo bene, sia con i colleghi che con il primario
attuale. È una brava persona. Sto bene e la collaborazione è
massima. I vertici attuali si sono trovati la patata bollente ereditata
dall’amministrazione Spaggiari». Basso Ricci era diventato famoso in
ospedale per aver fondato insieme al suo collega Renato Acqualagna
(ex consigliere comunale di Alleanza nazionale) il sindacato Smol,
allora uno dei più rappresentativi in ospedale. «Tornerò a fondare lo
Smols solo quando rientrerà Acqualagna (attualmente a Sondrio, ndr)
- commenta -. Con lui mi trovavo bene. Ci completavamo in pieno.
Certi problemi all’origine delle battaglie portate avanti dallo Smol sul
decoro degli spazi, la mancanza dell’aria condizionata in pneumologia
o il mancato aggiornamento delle apparecchiature ora sono stati
superati». L’ospedale aveva licenziato in tronco Basso Ricci
sostenendo che avendo quest’ultimo ottenuto dal medico del lavoro
l’astensione dalle reperibilità per problemi di ansia non poteva più
«fare le refertazioni senza essere affiancato da un consulente.
Dicevano che ero diventato troppo oneroso per l’Azienda - commenta
-, quindi mi hanno licenziato. Invece di aiutarmi a superare il
problema ansia hanno pensato di affrontare la questione con il
licenziamento. Con la “scusa” che ero esonerato dalle reperibilità e
quindi ero super partes, invece, io avevo portato avanti la battaglia
sull’aumento di indennità, perseguendo anche la strada dello sciopero
della fame. L’ospedale è stato condannato in primo grado a darmi un
risarcimento, ma senza reintegrarmi. Il secondo grado ha confermato
il primo, mentre la cassazione ha sostenuto il diritto al reintegro,
lasciando alla corte di appello di Milano di esprimersi sull’indennità».
Quest’ultima, ha dato ragione all’Azienda ospedaliera, ma Basso Ricci
non si è arreso e ha fatto ricorso ancora alla Cassazione. «La mia -
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commenta - è una questione di principio. Per venire qua ho rinunciato
persino al preavviso. Quello che mi interessava era essere
reintegrato».
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Popolazione 34mila bimbi dal 1996
Più di duemila nuovi nati ogni anno: è “baby boom”
di Greta Boni
Nonostante il recente calo dovuto alla crisi, il livello delle nascite negli ospedali della
provincia è sempre superiore a quello degli anni Novanta
Le mamme non hanno paura della crisi. È anche così che (forse) si
spiega il baby boom registrato negli ospedali della provincia. È vero
che negli ultimi anni si è assistito a una diminuzione delle nascite, ma
se si confrontano i dati degli ultimi vent’anni si scopre che i parti non
sono mai stati così numerosi. Dal 2007 al 2013 non si è mai scesi
sotto la soglia dei 2mila bimbi, il che significa più di 14mila “new
entry”, piccoli che hanno visto la luce nelle strutture del Lodigiano.
L’anno scorso, solo all’ospedale Maggiore di Lodi, se ne contavano
1.396. La differenza con i pancioni del passato è piuttosto evidente.
Secondo i dati forniti da Regione Lombardia, poi pubblicati
sull’annuario statistico provinciale, tra 2001 e 2006 i fiocchi rosa e
azzurri del Lodigiano si aggiravano
intorno ai 1.700 l’anno, con punte di
1.881 nel 2003 e 1.859 nel 2006.
Quasi duecento piccoli in meno
rispetto all’attuale presenza nelle
culle.
Niente a che vedere,
comunque, con gli anni Novanta,
quando le donne che decidevano di
avere un figlio erano ancora meno.
A quei tempi si contavano circa
1.500
parti
all’anno,
quasi
cinquecento bimbi in meno rispetto alle tendenze di oggi. Il periodo
peggiore è stato il 2000, quando non si è andati oltre i 1.228 nuovi
nati.
Il reparto di ostetricia dell’ospedale Maggiore di Lodi è
considerato un fiore all’occhiello ormai da diversi anni. Ed è molto
apprezzato dalle neo-mamme. Il primario Marco Di Mario commenta
così l’andamento generale dei dati: «Sia la cultura dell’assistenza al
parto sia i corsi di preparazioni hanno fatto sì che non si avvertisse
alcuna flessione». Del resto, c’è chi preferisce partorire a Lodi
piuttosto che in altre strutture vicine. A scendere è il numero medio
di figli per donna, calcolato dall’Istat. Se cinque anni fa era pari a
1,50, adesso si è fermato a 1,45, un dato che non si discosta dal
resto della Lombardia e che in alcune province è inferiore; a Pavia e a
Cremona, per esempio, è pari a 1,37. Un’analisi, quest’ultima, che si
ferma però al 2013. A dire il vero, l’Istat fotografa pure l’età media
dei genitori, anche in questo caso il dato si ferma al 2013. Le
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mamme lodigiane hanno in media 31,1 anni, proprio come le mamme
pavesi. Le più “vecchie”? Hanno 32 anni e sono le milanesi e le
brianzole. Balza all’occhio il fatto che in tutta la Lombardia l’età media
delle donne che decidono di avere un figlio non scende mai sotto i 30
anni. Le più giovani sono le mantovane, che arrivano a 30,8.Nel caso
dei papà, i lodigiani hanno spento quasi 35 candeline, 34,9 per
l’esattezza. A Milano, Lecco e Monza Brianza si supera la soglia dei
35. Quando un bimbo nasce a Lodi, se il fiocco è rosa le aspettative
di vita sono più lunghe: 84,1 anni per le femmine, 79,4 per i maschi.
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