Rassegna Stampa 2 Marzo 2016

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Rassegna Stampa 2 Marzo 2016
Cod.: IL.1-Mod.1
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Via Fissiraga, 15 - 26900 Lodi
RASSEGNA STAMPA
Ufficio per le Relazioni
con il Pubblico
e Servizio Accoglienza
Data: 02/09/2015
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rassegna stampa
2 Marzo 2016
IL CITTADINO
Lodi
• Gli specialisti dell’ecografo, il terzo occhio del dottore
Codogno
•
Ospedale, paura per la sala gessi
Sant’ Angelo Lodigiano
•
Un anno con il nuovo 112, luci e ombre del servizio
Casalpusterlengo
IL GIORNO
Lodi
Codogno
Sant’ Angelo Lodigiano
Casalpusterlengo
Responsabile del procedimento:
Referente del procedimento:
Dott. Davide Archi
Maurizio Pancerasa
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Storti ha fondato Winfocus
Gli specialisti dell’ecografo, il terzo occhio del dottore
di Cristina Vercellone
Milano, Roma, New York, Parigi, Porto Alegre, Sidney, New Delhi, poi
Barcellona, Hong Kong, Boston. Il dottor Enrico Storti, da poco
primario della terapia intensiva di Lodi, ha portato in giro per tutto il
mondo la rivoluzione delle ecografie. Congressi, lezioni, corsi di
formazione. E poi tornava direttamente dall’aeroporto in ospedale a
fare la guardia. Senza introiti aggiuntivi, solo per la passione di
portare avanti un’idea. Lui e Luca Neri, il suo collega di Niguarda,
dove ha lavorato prima di approdare al Maggiore, sono considerati i
“guru” di questa metodica. Insieme, infatti, nel 2005, hanno fondato
Winfocus, società scientifica mondiale no profit che ha contribuito a
diffondere in tutto il mondo la nuova filosofia delle ecografie: fare
esami al letto del paziente. L’ecografia non come il classico esame
realizzato in radiologia, ma un’appendice del medico, il suo terzo
occhio. «L’ecografo deve essere considerato come una specie di
stetoscopio avanzato - spiegano Storti e gli altri due esponenti
lodigiani della società, Costantino Bolis e Stefano Paglia,
rispettivamente direttore del dipartimento di emergenza urgenza e
primario del pronto soccorso di Lodi -; è uno strumento che consente
al medico, ovunque si trovi, di valutare il paziente e di fare una
diagnosi chiara della sua malattia». Storti ha iniziato la sua carriera
come medico “internista”, ma quando è passato alla rianimazione le
cose sono cambiate. «Prima mi occupavo di fegato - racconta -;
quando mi sono imbattuto in pazienti con lo shock settico, pazienti
con gravi infezioni o ustionati, mi è stato subito chiaro che l’ecografo
poteva essermi di grande aiuto. Nell’ottobre 2004 ho incontrato Neri
che proveniva da 3 anni di missione in Mozambico. Negli ultimi mesi
aveva ricevuto in dono un ecografo da una Ong. Aveva capito di
essere passato dalla medicina cieca alla medicina che gli consentiva
di andare a vedere cosa succedeva dentro il paziente. Ci è venuta
voglia di capire se c’erano altri medici che credevano nella
potenzialità dell’ecografo e abbiamo organizzato il primo piccolo
evento a Niguarda. “Perché - ci siamo detti - non facciamo qualcosa
di livello mondiale?”. Abbiamo trovato una grande azienda in Usa,
l’abbiamo convinta a darci una donazione di 60mila euro, con il
vincolo di giustificarne poi l’utilizzo. Volevamo incrementare questa
somma, solo che eravamo due medici perfettamente sconosciuti.
Abbiamo iniziato a chiamare i numeri verdi delle aziende produttrici e
a tampinare i produttori di apparecchi fino a quando i 60mila euro
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sono diventati 105mila. Lavoravamo a casa, di notte, durante le
guardie. Niguarda ci ha dato il permesso di incominciare e nel 2005, a
Milano Fiera abbiamo portato il primo congresso con 250 persone.
Ottanta erano i maggiori esperti mondiali di questa materia. Ed è qui
che è nata Winfocus ». Tra 2013 e 2015 Storti è stato presidente
mondiale della società. A Lodi, nel 2014, è stato organizzato uno dei
congressi nazionali più partecipati d’Italia : «Grazie a Winfocus, al
direttore dell’ospedale Giuseppe Rossi che ha molto creduto nel
progetto e a Lucio Raimondi che da subito ci ha dato una mano - dice
Bolis - oggi l’ospedale di Lodi è diventato centro di formazione in
ecografia». «Al Maggiore - aggiunge Paglia che ha ricavato anche
un’aula ad hoc per i corsi- è stata attivata una struttura di formazione
dipartimentale di ecografia clinica». Lodi ha contribuito poi a
sviluppare una sezione di ecografia in anestesia loco regionale
guidata soprattutto dagli anestesisti Gianluca Russo e Vito Torrano. E
anche gli infermieri si stanno impossessando di questa tecnica.
Controllare sondini e catateri con l’ecografo sarà più sicuro.
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Ortopedia riorganizzazione del servizio che assiste 50 persone al giorno
Ospedale, paura per la sala gessi
di Cristina Vercellone
Paura per la sala gessi di Codogno. Ieri mattina si è diffusa la voce
che l’ambulatorio ortopedico che tratta una 50ina di persone al giorno
sarebbe stato smantellato. A suscitare l’allarme sarebbe stata una
riunione ai vertici nella quale sarebbero state prese in considerazione
delle ipotesi. Poi è arrivata la rassicurazione dell’azienda. «Si tratta
solo di un problema riorganizzativo del personale», sintetizza
dall’amministrazione ospedaliera il medico Davide Archi. «Vogliamo
costituire un pool unico di infermieri per la sala operatoria e per la
sala gessi - commenta il direttore sanitario di presidio Valerio
Tagliaferri -, ma smantellare l’ambulatorio non avrebbe senso».
L’idea dell’azienda è di togliere la
reperibilità
al
personale
dell’ambulatorio,
facendo
funzionare il servizio solo di
giorno e non quindi di notte per le
urgenze. Una delle alternative
prese in esame era quella di
trasferire l’ambulatorio al Pronto
soccorso e di farlo gestire dallo
stesso personale del servizio
coordinato dal primario Pierdante
Piccioni. Dell’idea poi però non si
è fatto più nulla. La sala gessi, a
dispetto del nome, non è solo un
luogo deputato a mettere i gessi,
ma è un vero e proprio ambulatorio divisionale. In questo luogo,
infatti, accedono malati in arrivo dal Pronto soccorso, pazienti
ricoverati e pazienti provenienti dall’esterno. I 4 infermieri dedicati si
occupano anche di fare le medicazioni, o di controllare i pazienti in
fase post operatoria, per verificare che la ferita sia a posto e il
decorso perfetto. La riorganizzazione del personale, cioè lo
spostamento degli infermieri in sala operatoria, sarebbe di fatto una
riduzione del servizio e il personale ospedaliero è in fermento. «La
reperibilità in sala operatoria è pesante - spiega la segretaria Uil Rosy
Messina - e il contratto ne prevede massimo 6 al mese. L’ingresso nel
gruppo della sala operatoria anche di queste 4 presenze della sala
gessi agevolerebbe sicuramente il lavoro della sala operatoria. Come
si fa però a togliere la reperibilità in ambulatorio? Sono preoccupata.
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Se uno cade alle 7 di sera cosa fa? Va a Lodi? Che senso ha? Non
capisco come vogliono riorganizzare l’attività. C’è sempre il terrore di
una ipotetica chiusura: qual è il destino della sala gessi e cosa si
intende fare del presidio di Codogno? Non capisco poi perché quando
ci sono delle nuove riorganizzazioni non ne parlino con noi. Magari
possiamo dare suggerimenti di senso.L’amministrazione, invece, non
ci dice mai nulla».
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Per i tecnici è positivo ma è ancora da rodare
Un anno con il nuovo 112, luci e ombre del servizio
di Angelika Ratzinger
A un anno dall’introduzione nel lodigiano del numero unico di
emergenza 112, il bilancio tracciato dai corpi di polizia e carabinieri è
positivo. «Grazie a questo sistema abbiamo ridotto notevolmente il
numero di chiamate inappropriate che causano perdite di tempo», ha
commentato il comandante di compagnia dei carabinieri di Lodi
Valeria Nestola, al tavolo informativo organizzato lunedì sera dalla
Croce
bianca
nella
sala
convegni
della
Bpl
di
Sant’Angelo.
Più
cauto
Massimo Stucchi, comandante
provinciale dei vigili del fuoco:
«Dobbiamo ancora lavorare al
rodaggio,
per
ridurre
le
tempistiche
ed
evitare
passaggi inutili». Migliorare
ulteriormente il servizio è una
sfida
che
Alberto
Zoli,
direttore generale di Areu
Lombardia, si è dichiarato
pronto ad affrontare. Ospite
d’onore dell’evento che ha
registrato il tutto esaurito, Zoli
ha partecipato insieme ad
alcune delle massime cariche
locali e regionali attive nei servizi di soccorso, a partire dal
comandante della Croce bianca di Sant’Angelo Vincenzo Ferrari,
moderatore del dibattito. Tra i presenti Cristina Corbetta,
responsabile Ufficio comunicazione Areu, Fabrizio Canevari,
responsabile Soreu della Pianura, Claudio Mare direttore Aat 118 di
Brescia e Giorgio Beretta responsabile Aat Lodi. Per la Croce bianca
sono intervenuti Vincenzo Tresoldi, presidente generale di Milano,
Ferdinando Bergamaschi, presidente della sezione barasina e Alberto
Vitale, sindaco di Lodi Vecchio, in rappresentanza della sezione
ludevegina. Non sono mancate le autorità militari: il commissario
capo Alessandro Grattarola per la questura di Lodi e Gaetano Carlino,
comandante della caserma dei carabinieri di Sant’Angelo.
Testimonianze audio e video hanno ripercorso passo passo
l’evoluzione dei numeri d’emergenza 112, 113, 118 e 115 all’unico
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112 di cui Zoli ha spiegato i vantaggi: «Il vero motivo per cui
abbiamo creato questo sistema è l’esigenza di localizzare e
identificare i chiamanti che spesso non sanno con esattezza dove si
trovano». Si aggiungono altre funzioni utili come la possibilità di
accesso riservata ai diversamente abili, la traduzione simultanea in
14 lingue e il filtro delle chiamate inappropriate che avvengono
prevalentemente per errori di digitazione o richiesta di informazioni,
anziché per segnalazione di urgenze reali: «Sono circa il 60 per cento
del totale le chiamate che non vengono inoltrate alla Croce bianca, a
carabinieri, polizia e vigili, Nel caso dei carabinieri raggiungono il 70».
Per facilitare la localizzazione esiste anche la app “Where are u”:
«Utilizza il satellite per individuare la provenienza della chiamata.
Oggi appartiene al Ministero degli interni. L’applicazione prevede
anche la possibilità di chiamata per coloro che non sono in grado di
parlare perchè impossibilitati.
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