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Cod.: PGA.GR.1-IO.2.M1
Via Fissiraga, 15
Rev. 2
26900 Lodi
RASSEGNA STAMPA
Ufficio per le Relazioni
con il Pubblico
e Servizio Accoglienza
Data: 01/12/2014
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10 Marzo 2015
IL CITTADINO
Lodi
•
Bimbi più sicuri con la culla termica
•
Dalla Fondazione 430mila euro per migliorare i servizi sanitari
•
Dopo Fazio la storia di Piccioni arriva da Vespa
Codogno
Casalpusterlengo
• È nata la commissione per “vigilare” sull’ospedale
Sant’ Angelo Lodigiano
•
Un altro furto all’ospedale Delmati
IL GIORNO
Lodi
Codogno
Casalpusterlengo
Sant’ Angelo Lodigiano
Responsabile del procedimento:
Referente del procedimento:
Dr. Davide Archi
Maurizio Pancerasa
℡
℡
2145
6627
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Lo strumento è costato 21.500 euro e rappresenta un passo avanti
importante per il reparto di patologia neonatale, che nei prossimi anni sarà
trasferito al quinto piano
Bimbi più sicuri con la culla termica
di Cristina Vercellone
Presentato ieri
Fondazione Bpl
all’ospedale Maggiore il
nuovo apparecchio, finanziato dalla
Una culla termica all’avanguardia per la patologia neonatale. E un
unico piano dell’ospedale dedicato al servizio materno infantile nei
sogni dell’Azienda ospedaliera. La mattinata di ieri si è aperta con due
notizie positive per i neonati del Lodigiano. Soprattutto per quelli
prematuri o che sono in sofferenza e devono essere ricoverati in
terapia intensiva. La Fondazione della Banca Popolare di Lodi ha
donato
alla
pediatria
coordinata
da
Luigi
Gargantini e al servizio di
patologia
neonatale
guidato da Pino Carrera,
una culla termica che è
anche
incubatrice
e
semplice
lettino.
Uno
strumento innovativo da
21mila
500
euro,
scoperto dai due medici nel corso di un convegno, e presto arrivato in
ospedale.
A presentarlo ieri, c’erano anche il presidente della
Fondazione Duccio Castellotti, il consigliere Claudio Anzi, il referente
di Mondo Tondo Fulvio Reina, il direttore generale Giuseppe Rossi, la
direttrice sanitaria Angela Bocconi, ma anche il primario di medicina
Luciano Fugazza, il responsabile dell’Alor Franco Tursi, il personale
della pediatria Grazia Spoldi, Laura Lombardi, Antonella Saronni, Pino
Limoli e Marisa Gigliotti. «Basta schiacciare un pedale - spiega
Lombardi - la termoculla si alza; si può aprire, si attiva il
riscaldamento termico e si trasforma in lettino di rianimazione in sala
parto. Le tradizionali culle non si possono aprire così: è tutto più
complicato, persino le operazioni di intubazione e ventilazione del
piccolo, ma anche l’igiene e il contatto con la mamma. La bilancia è
incorporata e non c’è bisogno di spostare il neonato. Ha la luce e un
maxi cassetto per il materiale». Parole di ringraziamento per l’attività
della pediatria sono arrivate sia da Castellotti che da Reina. Nel 2014,
a Lodi, su 1413 nati, 142 sono finiti in patologia neonatale. Due di
questi pesavano meno di un chilo e 10 pesavano tra un chilo e un
chilo e mezzo. In 42, invece, hanno avuto bisogno di assistenza
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respiratoria. «La cullina - spiega Gargantini - andrà in terapia
intensiva neonatale. Speriamo la prossima volta si possa presentare
un nuovo apparecchio in una terapia neonatale rinnovata». Adesso,
infatti, la patologia neonatale è l’unico reparto rimasto nell’ex
padiglione maternità. A breve è prevista una prima fase migliorativa
del reparto e poi, tra qualche anno, lo spostamento del reparto al V
piano: la ginecologia andrà nella chirurgia, le sale parto al posto della
ginecologia e la patologia neonatale al posto delle sale parto. «Il
nostro obiettivo - annota Rossi - è dare un’assistenza adeguata. Non
vogliamo che chi è triste perché operata di un tumore sia insieme a
chi, invece, è felice per la nascita di un bambino. Già a Codogno
abbiamo accorpato chirurgia e ginecologia e le donne sono contente.
La nostra è una rivoluzione copernicana: è lo specialista che va dal
bambino, non il contrario. Una rivoluzione che sta prendendo piede in
tutto l’ospedale. Le persone si sentono parte di un’equipe. Nessuno è
una monade».
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Dal 2009 ad oggi
Dalla Fondazione 430mila euro per migliorare i servizi sanitari
di Cri. Ver.
Quando il cuore, ma non solo, batte per l’ospedale. Dal 2009 ad oggi
la Fondazione della Banca Popolare di Lodi ha fatto donazioni in
campo sanitario per 430mila 500 euro. La donazione della culla
termica, infatti, acquistata dalla fondazione insieme a Mondo Tondo
(17.500 euro la fondazione e 4mila l’associazione), è solo l’ultima
operazione di un piano più ampio. I dati, snocciolati dall’organismo
presieduto da Duccio Castellotti, parlano di 15 stanziamenti che
vanno dal progetto con gli Amici di Serena per l’assistenza protetta
del paziente pediatrico durante il trasferimento dal pronto soccorso
nei reparti (45mila euro) allo stanziamento per l’aggiornamento del
registro tumori (40mila). I progetti riguardano, inoltre, l’acquisizione,
in comunione con l’Abio, di un ecografo multifunzionale per la
pediatria (80mila euro), ma anche l’acquisto di apparecchiature
tecnologiche finalizzate al miglioramento delle attrezzature del
servizio di endoscopia digestiva dell’unità operativa di medicina
dell’ospedale di Vizzolo (40mila euro). Un contributo di 45mila euro,
invece, è andato al progetto di attivazione di un servizio di assistenza
domiciliare rivolta a persone con grave insufficienza respiratoria
cronica e di acquisizione di strumenti come la ciclette per
riabilitazione e la diagnostica dei pazienti. La Fondazione della Banca
Popolare di Lodi ha voluto destinare le sue risorse anche all’ospedale
di Milano Niguarda (30mila euro) e in particolare per l’ampliamento
degli spazi per la cura delle patologie neuromuscolari, visto che
«molti pazienti arrivano anche dal Lodigiano». La Fondazione ha
collaborato poi, tra gli altri, con l’Alao, per la donazione (31mila euro)
di una sonda utilizzata durante gli interventi per il tumore alla
mammella.
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Su rai 1 Il medico ha perso la memoria, dodici anni della sua vita sono
scomparsi
Dopo Fazio la storia di Piccioni arriva da Vespa
di Cristina Vercellone
Il primario del Pronto soccorso di Codogno ieri sera ha ripercorso la sua vicenda
umana a “Porta a Porta”
Ospite dei salotti televisivi. A colloquio con Fabio Fazio, Massimo
Gramellini e Bruno Vespa, passando dalla Tv francese. Il primario del
Pronto soccorso di Codogno Pierdante Piccioni, che ha perso 12 anni
di memoria, in questi giorni si divide tra gli impegni giornalistici e il
lavoro in reparto. La sua vicenda, anche in queste ore, torna a far
riflettere. Questa volta non più attraverso la carta stampata, ma sul
piccolo schermo. Il tutto in attesa della pubblicazione del suo libro da
parte di una nota casa editrice nazionale. Sabato sera, alle 20.10 su
Rai 3, il medico è stato intervistato nel corso della trasmissione “Che
tempo che fa”. Fazio e Gramellini hanno cercato di sdrammatizzare
sulla vicenda. Piccioni, infatti, vittima di un incidente stradale il 31
marzo 2013, quando si è risvegliato dal coma qualche ora dopo, era
convinto fosse il 25 ottobre 2001. Di tutto quello che c’era stato in
mezzo non si ricordava più nulla , né che i suoi figli fossero ormai dei
giovani con la barba, né che la povera mamma fosse già morta.
Piccioni però, nonostante lo schock immediato e dei mesi successivi si
è opposto alla proposta dell’Azienda ospedaliera di chiedere la
pensione di invalidità. È andato avanti a lottare ed è tornato in sella
come primario. Fazio e Gramellini hanno giocato anche la carta
dell’ironia, chiedendo al medico la sua reazione quando ha saputo che
un euro valeva 2mila lire, c’erano due Papi in Vaticano, Berlusconi
ancora al governo e la Juventus finita in serie B. Piccioni ha riso, ma
non ha mai perso il suo aplomb. Ieri sera, intorno alle 23.30, Piccioni
è stato ospite di Bruno Vespa nella trasmissione di Rai 1 “Porta a
porta”, dove la sua storia è stata messa a confronto con la vicenda
del pilota Alonso, secondo alcuni, per certi versi, simile a quella di
Piccioni, ma che comunque è avvolta ancora nel mistero. «Ho
registrato la trasmissione con Vespa domenica - spiega -, mentre ora
(ieri pomeriggio, ndr) vado a Parigi per un programma su Tf1 nel
quale si parla di vicende di riscatto come la mia: andrà in onda
intorno a martedì. In questi giorni, insieme a me, stanno
intervistando anche i miei figli e questo, come padre, mi piace molto.
Mi fa recuperare tutti gli anni che ho perso. Faccio finalmente
qualcosa con loro. È vero che i ragazzi si ricordano di aver vissuto con
me anche da grandi, ma per me è una novità. E stare con loro adesso
mi fa bene».
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È nata la commissione per “vigilare” sull’ospedale
Si è insediata ufficialmente la commissione comunale «per lo studio e
il monitoraggio della gestione del servizio ospedaliero locale e per il
presidio delle prospettive gestionali del Distretto Sanitario di Casale».
Primo obiettivo sarà quello di avere una fotografia corretta della
situazione dell’ospedale di Casale e degli altri presidi dell’Azienda
Ospedaliera di Lodi in termini di offerta di prestazioni e servizi alla
cittadinanza. Il primo rapporto arriverà prima di agosto, la
commissione resta in carica 18 mesi. Ne fanno parte tre esperti della
maggioranza, due della minoranza, un rappresentante a testa dei
gruppi consiliari. Gli esperti di maggioranza sono Elena Parazzini,
medico pneumologo all’ospedale San Paolo di Milano, Elisa Stroppa,
oncologa a Piacenza, e Gianantonio Ongis, già primario all’ospedale di
Casale, quelli indicati dalla minoranza Romina Capelli dello studio
infermieristico associato Capelli & Stan di Casale, e Marta Cobianco. I
rappresentanti dei gruppi consiliari invece sono Giulio Costa per Tutti
per Casale, Lina Ressegotti per la Lega Nord, Antonio Palermo per i
Popolari per Casale-Nuovo Centro Destra, Emilia Calzari per Forza
Italia e Angelo Caccialanza per il Movimento 5 Stelle. Il referente
dell’amministrazione è l’assessore Massimo Pagani. «È stato un primo
incontro per definire l’attività, abbiamo stabilito di poterci confrontare
con il responsabile del presidio di Casale, il dottor Paolo Bernocchi, a
cui chiederemo un incontro a breve - spiega l’assessore Pagani -.
Concretamente la commissione non ha poteri, ma vogliamo essere un
occhio vigile sulle problematiche dell’ospedale».
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Da un armadietto spariti documenti personali e 500 euro
Un altro furto all’ospedale Delmati
di Cristina Vercellone Andrea Bagatta
Armadietto personale scassinato, borsa, soldi ed altri effetti personali
rubati all’ospedale Delmati : l’episodio è accaduto venerdì scorso nel
reparto di riabilitazione al terzo piano. Solo il giorno prima erano
spariti portafoglio e cellulare a un’ostetrica all’ambulatorio di
ginecologia e ostetricia. Si ripetono senza sosta i furti al Delmati, e
ormai anche la direzione del presidio è in allarme, ancora di più dopo
che le telecamere di servizio nei giorni scorsi avevano ripreso due
uomini in giacca e cravatta tentare di scassinare l’ingresso agli uffici
direzionali del primo piano. Venerdì pomeriggio la caposala
responsabile della riabilitazione al termine del suo turno ha avuto una
sgradevole sorpresa: qualcuno infatti aveva scassinato il suo
armadietto prelevando tutto quello che vi ha trovato dentro. E non
l’armadietto degli spogliatoi comuni, ma quello dell’ufficio della
responsabile. L’armadietto è stato forzato con relativa semplicità ed è
stata portata via la borsetta della donna con i documenti, il portafogli
con 500 euro circa, alcuni documenti e altri effetti personali. La donna
ha segnalato il fatto alla direzione dell’ospedale, che aveva registrato
solo 24 ore prima un altro furto, questa volta nell’ambulatorio di
ginecologia ed ostetricia nella palazzina nuova. La riabilitazione
invece si trova al terzo piano del corpo centrale dell’ospedale. La
nuova ondata di furti arriva dopo altre segnalazioni che erano giunte
quest’estate, e il problema della sicurezza nei presidi ospedalieri è
diventata ormai una priorità, soprattutto per l’ospedale di Lodi che
ogni settimana regala qualche nuova notizia di cronaca. Ora anche il
Delmati sembra soffrire dello stesso problema, con persone che
entrano nella struttura e possono muoversi indisturbate di reparto in
reparto: nei giorni scorsi le telecamere di videosorveglianza poste a
vigilare sugli uffici direzionali del primo piano hanno ripreso due
uomini dall’apparenza insospettabile, ben vestiti, in giacca e cravatta,
mentre tentavano di scassinare la porta di una stanza. L’intrusione in
quell’occasione non è andata a buon fine, e la direzione non ha
nemmeno denunciato il tentato furto, anche perché le persone
inquadrata non erano riconoscibili, ma si è trattata dell’ennesima
dimostrazione delle difficoltà dell’azienda a proteggersi e contenere i
malintenzionati.
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