lezione 20

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lezione 20
Bramante si forma in ambiente urbinate alla scuola di frà Carnevale. Le idee che caratterizzano
questo centro umanistico prendono spunto dalle idee e dall’opera di Alberti e di Piero della
Francesca. Nella celebre patente di Federico da Montefeltro, con la quale nel 1468 egli assume
Luciana Laurana come «architetto ingegnero e capo di tutti li muratori » si dichiara che la «la
virtù dell’architettura è fondata in l’arte del aritmetica e geometria, che sono delle sette arti
liberali et delle principali, perchè sono arti ... di gran scienza e di grande ingegno ». Urbino
divenne il centro dell’umanesimo matematico, della civiltà prospettica del secondo
Quattrocento... Federico vuol realizzare una città in forma di palazzo che accentri ed esprima i
valori urbani dell’intera Urbino...
Tra il 1472 e il 76 questo gusto scenico espresso mediante la pittura prospettica diventa
spettacolo illusionistico quando viene applicato ad alcuni ambienti del palazzo e in particolare
allo studiolo di Federico.
Nuova è l’idea di qualificare uno spazio mediante la rappresentazione illusionistica di strutture
architettoniche, dipinte su tutte le pareti in funzione di un osservatore posto al centro della
stanza. Gli sviluppi di questa idea si ebbero nell’Italia settentrionale a Mantova ad opera del
Mantegna nella Camera degli sposi, ad Urbino ad opera del Bramante nello studiolo.
Va sottolineato che il B. si educò alla scuola di Piero e di Mantegna e che le opere dei due artisti
negli anni successivi testimoniano i comuni interessi.
Bramante (1444-1514)
Lo studiolo di Federico nel palazzo ducale di
Urbino
D. Bramante
Lo studiolo di Federico
da Montefeltro
Lo studiolo di Federico
pannelli lignei
Piero della Francesca
Ritratti dei duchi di
Montefeltro
Piero della Francesca
Ritratto di Sigismondo
Malatesta
Bramante da una visione aggiornata di un
edificio tardo-bizantino sulla base delle
indicazioni di Brunelleschi e di Alberti. Il
Brunelleshi nel suo rivoluzionario tentativo
di fondare un nuovo e scientifico linguaggio
nell’ordine architettonico e nell’arco a tutto
sesto, intesi come elementi normalizzati e
proporzionalmente determinati in ogni
edificio.
Bramante
verifica e
porta al
limite il
metodo di
controllo
progettuale
di
coordinament
i sintattico
degli spazi
proposto da
Brunelleschi,
estendendolo
tuttavia da
caso
particolare a
metodo
universale,
atto ad
organizzare
tridimensiona
lmente
l’edificio
come
‘macchina’
spaziale’
articolata e
complessa,
secondo una
linea,
nuovissima
nel 1481,
tutta
bramantesca
.
Donato Bramante. Incisione Prevedari
Tempietto alle fonti del Clitumno
San Salvatore a Spoleto
Andrea Mantegna. Pala di S. Zeno a Verona
L’architettura sullo sfondo è chiaramente ispirata alle fabbriche di Bramante
S. Lorenzo a Milano
Milano. S. Maria presso S. Satiro
Donato Bramante. Milano S. Maria presso S. Satiro
Andrea Mantegna. La camera degli sposi
Donato Bramante. Milano S. Maria presso S. Satiro
Luce e colore concorrono alla naturalità della rappresentazione illusionistica. L’interno
della chiesa è molto buio. Dalla cupola, dagli oculi della navata filtra scarsa luce. Quasi
tutta la luce, negando ancora una volta il modello brunelleschiano, irrompe dai bracci del
transetto e della navata.
La presenza di Leonardo a Milano e i suoi contatti con Bramante spiegano il balzo in
avanti che quest’ultimo compie nelle opere successive (dopo il 1488) passando da una fase
di ricerche prevalentemente orientate, sulla scia delle esperienze urbinati e
mantegnesche verso una architettura essenzialmente pittorica e scenografica a una fase
nella quale l’edificio, - pur non rinnegando la visione illusionistica, anzi raffinandola e
maturandola – si configura nei suoi spazi interni e nei suoi volumi esterni come una
macchina, un congegno tridimensionale organicamente strutturato anche in relazione ai
problemi tecnici della costruzione.
Donato Bramante. Milano S. Maria delle Grazie
Donato Bramante. Milano S. Maria delle Grazie
Bramante.
S. Maria delle Grazie
La tribuna, un
organismo centrico,
doveva essere il
mausoleo sepolcrale
degli Sforza. Il cubo
della tribuna, con la
sua cupola si porrà
come nucleo
idealmente centrico,
riassunto e culmine
gerarchico dello
spazio di tutta la
chiesa.
Donato Bramante. Chiostro di S. Maria della Pace
La sezione del cortile , compresi i porticati, la le proporzioni di un rettangolo con i lati nel rapporto di 3 a 4.
L’intera sezione coi i porticati è un rettangolo con i lati nel rapporto di 1:2 (o ottava) e ogni fronte di 4:3.
L’altezza del secondo ordine è ottenuta diminuendo di ¼ l’altezza del primo secondo la regola suggerita da
Vitruvio, Alberti e Serlio
Roma. D. Bramante, chiostro di S. Maria
della Pace

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