Scarica Grillo Bramante n.3 Giugno 2015
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Scarica Grillo Bramante n.3 Giugno 2015
Periodico del Liceo Bramante di Magenta Anno XXIV Questionario di Proust, Le foto d’Arianna, a pagina 23! a pagina 26! N. 3 Giugno 2015 Editoriale Alice Gambaro, Bianca Stan Buongiorno cari bramantini! L'anno scolastico si avvia al termine e scommettiamo che la maggior parte fra voi stia già tirando un sospiro di sollievo e pensando alle prossime vacanze. Come di consueto, il Grillo è stato una presenza costante fin proprio alla fine (qualche fan di Harry Potter fra i nostri lettori?), tra stress, gioie, successi e ricadute. Tuttavia, prima di lasciarci distrarre da pensieri di solecuoreamore, ricapitoliamo gli avvenimenti più importanti degli ultimi mesi. Partiamo da un progetto che ha coinvolto persone di tutte le età: il corso di alfabetizzazione digitale promosso da Assolombarda e tenuto da una trentina di studenti di terza e quarta. È stata un'attività davvero divertente: andate subito a leggere l'articolo nella sezione "La nostra scuola"! Già che siete lì, date un occhio anche alle iniziative per la promozione delle aree scientifiche e dilettatevi con l'intervista a Luca Rondena e con l'articolo sulla nuova Associazione Italiana del Dibattito. Infine, oltre al canonico "Addio al Bramante" dei nostri poveri maturandi (l'anno prossimo tocca a noi...), godetevi la descrizione di una giornata-tipo da bramantino. Allargando gli orizzonti, discuteremo del racconto di "La Chimera" del 10 aprile e della conferenza che il nostro prof. Chiodini ha tenuto su Manzoni. Per quelli dalla mente più scientifica, abbiamo preparato arti- coli che spaziano dal centenario della relatività di Einstein alle indagini sull'età (e su come essa cambia nello spazio) e sui meccanismi della sofferenza amorosa. Oltre alle nostre rubriche, che oramai conoscete tutti, presentiamo un interessante articolo su l'evoluzione del modello femminile e una piccola immersione nel mondo degli haiku (non sono starnuti, beninteso...). Per concludere, vi presentiamo un affascinante racconto scritto in lingua inglese da una nostra studentessa. Ci raccomandiamo, non perdetevi le Top 10 di fine anno! Dopo questa rassegna, è arrivato il momento dei saluti. Purtroppo alcune persone ci hanno lasciato quest'anno: a loro, alle loro famiglie e amici rivolgiamo un caro abbraccio. Non dimentichiamoci dei nostri maturandi: un ultimo sforzo, ragazzi, vi siamo tutti vicini... ma speriamo che voi non lo siate a noi […] Infine un saluto alla nostra nuova Dirigente, che ha concluso il suo primo anno qui con noi, e un saluto ai docenti referenti, i prof. Marcogiuseppe e Bianchi, che permettono al nostro Grillo di andare avanti. Per noi altri, alunni e prof, buone vacanze a tutti e… alla prossima! [segue] Pagina 2 Il Grillo Bramante [segue dalla pag. 1] Mentre andiamo in stampa, ci giunge notizia che la classe IV D si è classificata nona nella competizione degli High School Games... Complimenti a tutti voi! La redazione 1^B: Luca Donato, Alessandro Machniz 1^C: Amanda D'Angelo, Marta De Chiara, Daniel Lacidogna, Alessia Nolli, Marco Ottaiano 1^G: Davide Forgiarini 1^I: Alessia Ariti 3^A: Alice Fortunati 3^B: Matilda Guizzardi 4^A: Martina Albano, Luigi Casella, Alice Gambaro, Sonia Garavaglia, Sara Gussoni, Eletta Nava, Cristina Pelizzari 4^D: Camilla Alberti, Chiara Paleni, Bianca Stan 4^G: Andrea Tenconi, Giorgia Cacioppo 5^A: Francesco Colombo, Francesco Marcolli 5^B: Luca Bonasegale, Giorgia Colombo, Francesca Gambini, Alessandra Guaglio, Andrea Lo Sardo, Camilla Oldani, Martina Pedroli, Arianna Segaloni 5^E: Marco Cozzi 5^F: Lorenzo Motta, Valeria Pastori, Amedeo Pellegrini, Blerina Suka, Maria Grazia Tavera Impaginatori: Luigi Casella, Luca Donato, Alice Gambaro, Chiara Paleni, Bianca Stan Immagine di copertina: Marta De Chiara Docenti referenti: Luigina Marcogiuseppe, Roberto Bianchi Pagina 3 Il Grillo Bramante In questo numero La nostra scuola: ABCdigital Rubriche 4 Grillobox Musica - Musica e sentimento 20 Le iniziative pro-auree scientifiche 5 Grillobox Film - Flatlandia 21 Luca Rondena,ex redattore 6 Fast and Furious & Paul Walker 22 Civis Nascitur, orator fit 7 Questionario di Proust 23 La giornata tipo di un bramantino 8 Bramante ai fornelli 24 Addio Bramante, addio 9 Pensieri in libertà 25 Dal territorio: Foto d’Arianna: I paesaggi dei Promessi Sposi 10 Eros e mito Il racconto di Chimera 11 Rubriche .pt2 Scienza/Scienze: Top Ten 100 anni di relatività 12 L’età è uno stato mentale 13 Paginone Centrale Perspective 14 Opinioni: L’amore è una droga 16 Le donne 17 Haiku 18 Break!: Break! 19 26 27 Pagina 4 La nostra scuola ABCDigital Gli studenti insegnano il web agli over 60 Camilla Alberti, Sonia Garavaglia Il 20 aprile di quest’ anno, all’interno del nostro liceo, è stato avviato un progetto innovativo chiamato “ABCDigital” che si è protratto per circa due settimane. Si tratta di una modalità di divulgazione della cultura digitale a persone che non sono mai venute a contatto con questo mondo, ovvero gli over 60. Alcuni studenti si sono offerti di partecipare a questa iniziativa nelle vesti di tutors, proponendosi con un approccio semplice e un linguaggio non tecnico. Tutto ciò è nato con l’intento di avvicinare i non nativi digitali alle tecnologie moderne, in particolare quella del tablet, per trovare vie alternative nella soddisfazione delle loro esigenze e nella coltivazione dei loro interessi. Abbiamo intervistato due corsisti per sapere le loro impressioni e valutare la qualità del progetto. 1) Cosa vi aspettavate da questo corso? M: di imparare ad usare il tablet proprio come voi V: di riuscire a capire come si usano questi strumenti tecnologici 2)E ci siete riusciti? M: sì, ora che ci avete dato le basi posiamo esercitarci a casa e diventare professionisti V: sì, adesso ho capito cosa vuol dire scrivere ed inviare una mail. Quando arrivo a casa ve ne invio subito una! 3) Sinceramente, c’è qualcosa che non vi è piaciuto? M: no, l’unica difficoltà è stata cercare di ricordare tutto, ma questo è un nostro limite. Noi partiamo da zero, pensate che da giovani non avevamo neanche il cellulare.. V: no, mi è piaciuto tutto. Non si smette mai di imparare, neanche alla mia età: ora il tablet non è più un oggetto misterioso 4) Cosa ne pensate dei vostri tutors? M:bravissimi. Sinceramente se fossi stata affiancata da un adulto non avrei imparato così bene e così velocemente: i ragazzi mettono meno soggezione V: sono soddisfatto del loro lavoro: hanno saputo unire impegno e divertimento 5) Qual è la cosa che hai apprezzato di più? M: la chiarezza e la pazienza dei ragazzi con noi, erano tutti davvero simpatici! V:la semplicità dei nostri insegnanti. In realtà la cosa che mi ha divertito di più è stato fare le foto ai miei compagni e i selfie con loro 6) Lo consigliereste ad altri vostri amici? M: si eccome! Io prima di venire qui ho fatto un po’ di propaganda, ma molti non si sentivano di venire. Alla fine sono riuscita a convincere una mia amica e fortunatamente si è divertita come me V: assolutamente sì, perché imparare ad utilizzare questi strumenti moderni, secondo me, rende più piacevole la vita ed è giusto cercare di essere sempre al passo con i tempi 7) Lasciateci un vostro pensiero e un saluto finale M: auguri per la conclusione di questo anno scolastico. Mi raccomando organizzate di nuovo questo corso così porto anche gli altri miei amici V: mi sento fortunato ad aver partecipato a queste lezioni e ad aver conosciuto questi ragazzi. Il diplomino me lo sono meritato! Pagina 5 La nostra scuola Le inziative pro-laure scientifiche Unistem Day 2015 e “Il Ricercatore in classe” Chiara Paleni, Bianca Stan Sono in aumento le iniziative con l’obiettivo di avvicinare i ragazzi alla scienza e lo sono anche quelle che il Bramante propone ai suoi studenti: questo giornalino ha spesso riportato le cronache di uscite d’istruzione che avevano come meta laboratori scientifici e aziende all’avanguardia, concorsi a livello nazionale e internazionale, conferenze e incontri con personalità importanti nell’ambiente scientifico. In questi ultimi mesi, studenti particolarmente motivati hanno potuto approfondire il tema della ricerca biomedica a Milano, durante l’Unistem Day 2015, e in seguito nel nostro liceo, con la conferenza promossa da Telethon e tenuta da Angelo Poletti, ricercatore. Unistem Day è una giornata internazionale di divulgazione dedicata alle cellule staminali, organizzata dal Centro di ricerca sulle cellule staminali Unistem, ospitata da università ed enti di ricerca e rivolta agli studenti delle scuole superiori. L’edizione 2015 – la settima – si è tenuta il 13 marzo in più di quaranta istituti fra Italia, Spagna, Gran Bretagna e Svezia. Nel corso della mattinata gli studenti di quarta superiore radunati a Milano hanno potuto assistere a conferenze che avevano come scopo quello di fare chiarezza su un campo tanto affascinante e delicato quanto quello delle cellule staminali: le loro caratteristiche, il loro utilizzo oggi, le prospettive per il futuro nelle malattie degenerative, come avviene lo sviluppo di un farmaco, i dibattiti etici, nonché il rapporto fra scienza e diritto e fra scienza e mass media. Il tutto coordinato da Elena Cattaneo, ricercatrice, senatrice a vita e direttore di Unistem, e con la partecipazione di ospiti di grande rilievo come Vania Broccoli, a capo dell’unità Cellule staminali e neurogenesi dell’Ospedale San Raffaele, Paolo Rama, primario dell’unità di Cornea e superficie oculare, Luca Pani, direttore dell’AIFA, e molti altri. Oltre a quest'iniziativa, in Aula magna, il 15 aprile, il professore Angelo Poletti ha tenuto, in vista del progetto "Il Ricercatore in classe", una conferenza sulle malattie neurodegenerative rare, esponendo, oltre al metodo della ricerca, anche il percorso scolastico tipico di un ricercatore. Il lunedì seguente, sei alunni tra i più interessati hanno avuto l'occasione di passare un pomeriggio all'interno di un laboratorio di ricerca. Ecco le impressioni di Luca Taranto, Alessandra Guaglio e Giorgia Colombo, alunni della 5B che hanno partecipato alla seconda fase del progetto: 1) Cosa ha suscitato l'interesse per questa iniziativa? Abbiamo deciso di prendere parte a questo progetto principalmente per l’interesse verso le materie scientifiche, per la curiosità di provare a indossare il camice da scienziato e fare degli esperimenti in un laboratorio sperimentale. Ci ha molto interessato la conferenza con Angelo Poletti che ha fatto nascere in noi il desiderio di conoscere questa realtà. 2) Cosa avete fatto di preciso? Appena siamo arrivati ci hanno fatto fare il giro del laboratorio: oltre ai tipici laboratori, la cosa interessante è stata poter entrare in una cella frigorifera alla temperatura di 4' e in un'altra stanza in cui, invece, si raggiungeva una temperatura di 37' , entrambe adibite alla conservazione di particolari agenti chimici, colture di cellule,... Successivamente abbiamo assistito e preso parte all'esperimento dell'elettroforesi, attraverso il quale abbiamo separato un filamento di DNA: per tale esperimento, prima di tutto, abbiamo preparato un gel fatto di Agarosio, nel quale, grazie ad uno stampo, abbiamo creato delle piccole cellette. Abbiamo messo,poi, il gel all'interno di un contenitore avente un elettrodo positivo ad un'estremità e uno negativo all'altra e l'abbiamo coperto con una soluzione salina (il gel è stato posizionato in modo che le cellette si trovassero in prossimità dell'elettrodo negativo) Dopo, attraverso delle pipette, abbiamo inserito la miscela contenete il filamento del DNA all'interno delle cellette, facendo attenzione a non rompere il gel. Poi abbiamo dato corrente in modo tale che le molecole "corressero" all'interno del gel, il quale ha permesso ad esse di separarsi in base alla massa, alla taglia o alla carica. Abbiamo poi analizzato l'attività metabolica mediante il test MTT ed infine abbiamo osservato al microscopio diverse cellule sia tumorali che degenerate a causa di altre malattie, fissate e colorate o in fluorescenza. 3) Secondo voi, quale parte è stata la più interessante? La parte più interessante è stata l'osservazione al microscopio di diverse cellule, anche tumorali o degenerate a causa di malattie. L'osservazione al microscopio l'abbiamo fatta in una stanza al buio perché molte di queste cellule le abbiamo viste in fluorescenza. 4) Ha influenzato in qualche modo i vostri pensieri verso il futuro? Ha confermato e aumentato il nostro interesse verso le materie scientifiche ed in particolare verso le attività di sperimentazione di laboratorio. 5) Pensate che vi servirà per il periodo a venire (maturità)? Sì, sicuramente ci servirà per l'esame di maturità perché proprio in scienze stiamo affrontando il percorso di studio relativo alle Biotecnologie, al termine del quale è prevista un'attività di laboratorio e questa esperienza ha aumentato le nostre conoscenze relativamente a questo "mondo". Pagina 6 La nostra scuola Luca Rondena, ex redattore del Grillo Bramante Neo-Youth ambassador della ONLUS ONE fondata da Bono Arianna Segaloni, Giorgia Colombo Ciao ragazzi, abbiamo intervistato per voi un ex studente del bramante; Luca Rondena neo Youth ambassador della onlus ONE, fondata da Bono (si é quello degli U2!). Pensiamo che sia una nobile causa e che meriti la vostra attenzione, chiediamo solo pochi minuti per leggere di che si tratta e riflettere su temi importanti che a volte dimentichiamo, perchè troppo lontani dalla nostra realtà. Che cos’è ONE? È un'organizzazione che svolge attività di sensibilizzazione e di lobby, costituita da oltre 6 milioni di persone che lottano per porre fine alla povertà estrema e alle malattie prevenibili, in particolare in Africa. Fondata da Bono, mira a sensibilizzare l’opinione pubblica e a lavorare con i responsabili politici per combattere l’AIDS e le malattie prevenibili, aumentare gli investimenti per l’agricoltura e la nutrizione e chiedere ai governi maggiore trasparenza nei confronti dei loro cittadini. ONE svolge un’attività di sensibilizzazione e pressione affinché i fondi governativi continuino a essere convogliati verso programmi che possono cambiare profondamente la vita delle persone. ONE si finanzia quasi esclusivamente grazie alle donazioni di fondazioni, benefattori privati e grandi imprese. ONE ha attivisti a Washington, New York, Londra, Johannesburg, Bruxelles, Berlino e Parigi che informano e fanno pressione sui governi affinché questi ultimi propongano soluzioni politiche che consentano di salvare e migliorare le condizioni di vita di milioni di persone. Com’è nata questa organizzazione? La storia di ONE ha inizio nel 2002, quando un gruppo di persone tra cui Bono, Bob Geldof e Jamie Drummond creò un’organizzazione di advocay (dare voce a chi non ne ha) chiamata DATA. Nel 2004 DATA e altre 10 importanti organizzazioni di lotta contro la povertà si sono unite per creare ONE e nel 2008 si sono ufficialmente fuse insieme. Come ti sei interessato? Tutto è partito un giorno di novembre mentre curiosavo sulla pagina internet di SVE (servizio volontariato europeo) che offre la possibilità di fare volontariato negli altri paesi europei. Come sei entrato a far parte di one? Ho mandato il mio curriculum con l’aggiunta di una lettera di motivazione; passata la prima selezione ho sostenuto un colloquio telefonico e successivamente mi hanno confermato l’ingresso come Youth Ambassador in One. In cosa consiste il ruolo di ambasciatore? Lo Youth Ambassador è un giovane rappresentante di One che si occupa di far conoscere e diffondere le problematiche legate al continente africano, in particolare la regione subsahariana, problematiche legate all’agricoltura e alle malattie. Il suo compito è quello aiutare la sensibilizzazione di queste problematiche attraverso i social network, eventi e congressi in cui i membri di ONE incontrano i ministri e con i quali discutono dei possibili investimenti da mandare al continente per cercare di risolvere la situazione. L’incarico dura un anno, in Italia ci sono 30 ambasciatori e 250 in tutta Europa. Come hai iniziato? il primo incontro si è tenuto dal 19 al 20 Gennaio a Roma, per un corso di formazione; abbiamo fatto visita al palazzo di Montecitorio e incontrato il ministro della commissione esteri Paolo Gentiloni, l’ambasciatore americano della FAO e il direttore di ANSA. Inoltre abbiamo incontrato i direttori di GAVI che è un associazione che si occupa di procurare vaccini. Quali sono stati gli eventi di ONE da quando ne fai parte? Abbiamo organizzato una campagna di sensibilizzazione, ’La povertà è sessista’ per la giornata della donna, l’evento consisteva in un aperitivo seguito da discorsi e dibattiti tenuti da gente competente in materia, si sono organizzati a Milano, Roma e Trieste. Abbiamo fatto interventi anche nelle scuole, ci siamo proposti con una breve presentazione per introdurre la nostra associazione e abbiamo lasciato un ‘impegno’ per il 2015 da compilare; poiché –come ci spiega il nostro ambasciatore- nel 2015 vengono discussi gli obiettivi del millennio, l’ ONU definisce i punti chiave e le possibili soluzioni contro gravi problematiche che affliggono il mondo; ad esempio la povertà estrema, ovvero vivere con meno di 1 dollaro e 84 cent. al giorno, dal 2000 è già stata dimezzata e si spera di poterla eliminare definitivamente entro il 2030. Agli inizi di Giugno c’è un incontro a Monaco Di Baviera per le lobby e la prevenzione. Inoltre faremo incontri durante EXPO con politici e ambasciatori sul tema della fame nel mondo. In particolare: 14-15-16 maggio ci saranno degli incontri con Lapo Pistelli, vice ministro degli affari esteri; conferenze tecniche e scientifiche con Piercarlo Padoan, con il ministro dell’agricoltura, con Galletti e i ministri dello sviluppo e della cooperazione di Germania Olanda e Spagna (2 luglio). A settembre avremo poi un’assemblea generale delle Nazioni Unite. Un’ultima frase prima di salutarci? Noi di ONE non cerchiamo i vostri soldi, chiediamo la vostra voce. Pagina 7 La nostra scuola Civis nascitur, orator fit Nasce da un’iniziativa di dieci giovani l’Accademia Italiana del Dibattito Maria Grazia Tavera “Civis nascitur, orator fit”: da questa premessa (quasi) tutta ciceroniana nasce il progetto lanciato nei primi mesi del 2015 da studenti ed ex studenti del liceo statale Donato Bramante e non solo. L'Accademia Italiana di Dibattito, questo il nome dell'associazione culturale fondata dai 10 giovani, è la prima associazione che, in Italia, vuole promuovere la diffusione del dibattito e dell'arte oratoria. Lo scopo è appunto quello di sensibilizzare in merito alla tematica dell'ars dicendi e dell'ascolto: la forma scelta è quella del dibattito competitivo a squadre. Sulla falsa riga di quanto avviene nel mondo anglosassone e nelle università di punta del continente europeo, due squadre sono chiamate a fronteggiarsi in orazioni e contro-argomentazioni sui più diversi temi etici e di attualità: timer alla mano, il compito di ogni oratore sarà quello di convincere i giudici circa le idee della propria squadra e smontare le argomentazioni portate dagli avversari. L'operato delle squadre, divise per sorteggio in pro e contro, sarà giudicato da un pannello di 3 o più giudici: accanto al presidente di giuria, ovvero colui che valuta le capacità espositive e oratorie dei partecipanti, ci sono infatti due o più giudici che devono prendere nota degli argomenti utilizzati e assegnare i relativi punteggi. Al termine, la media aritmetica e una griglia di valutazione su capacità di sintesi, approfondimento e risolutezza, decreterà la squadra vincitrice. È questo, in sintesi, il metodo scelto dall'Accademia per diffondere la cultura del dibattito tra i giovani, gli studenti e le scuole del territorio. Una prima dimostrazione pratica, dopo mesi di “esperimenti” privati, è andata in scena sabato 18 aprile nella sala consiliare del comune di Magenta: qui, dopo un primo dibattito dei “veterani”, circa 20 ragazzi si sono potuti cimentare nel primo Open Debate promosso dall'associazione culturale. I temi su cui le squadre si sono fronteggiate, rigorosamente a colpi di parole e pensiero, sono due: il diritto di obiezione di coscienza dei medici nei confronti della pratica dell'aborto e la sperimentazione animale. Quello che però tengono a precisare gli ideatori del progetto, non occorre conoscere nel dettaglio i temi di cui si andrà a parlare, tanto è vero che si scoprono solo al momento: quello che conta, ai fini della valutazione e dell'apporto educativo, è ragionare e saper costruire un impianto logicoformale costituito da premesse e conclusioni che si sostenga. Proprio per questo valore educativo, l'Accademia punta ad entrare negli istituti superiori, portando tra gli studenti il dibattito competitivo e cercando di sviluppare una capacità all'ascolto e alla sintesi che troppo spesso risulta mancante all'appello. I progetti futuri sono tanti (e noi del Grillo non mancheremo di tenervi aggiornati): il secondo Open Debate si è tenuto sabato 16 maggio, sempre a Magenta, e ha visto una grande partecipazione. Per chi volesse saperne di più o entrare a far parte dell'Accademia, il consiglio è quello di consultare la pagina facebook “Accademia Italiana Dibattito” e il sito accademiaitalianadibattito.wordpress.com. Pagina 8 La nostra scuola La giornata tipo di un Bramantino Un racconto surreale Andrea Tenconi Questa potrebbe essere la giornata tipo di uno studente del Bramante in un racconto demenziale e ai limiti della realtà. Ma neanche troppo. Ore 1.00: questo è l’or ar io in cui (in questi mesi finali) mediamente riesci a prendere sonno, tra formule di matematica e zanzare più affamate di una tigre a digiuno da un mese. Ore 7.00: suona la sveglia. Ore 7.10: al quinto posponi, la sveglia imbraccia un AK-47, intimandoti di alzarti e dicendoti: “mani in alto!”. Trascinandoti sulle ginocchia come un reduce del Vietnam, raggiungi il bagno. Ore 7.15: dai il buongior no a tutti i Santi di Giugno: hai sbattuto il mignolo contro il mobile. Ore 7.30: colazione alla Rocky Balboa: uova fredde e Red Bull per iniziare. Ore 8.30: è l’or a di Ginnastica. Giro di riscaldamento. Ore 8.35: tr e infar ti, due mancamenti e decine di muscoli dei polpacci che implorano pietà. Poi, il dramma: percorso ad ostacoli. Ore 8.36: notizia ANSA: a Magenta gli studenti dei licei scientifici hanno perso la capacità di saltare. Ore 10.58: in stato comatoso hai seguito la lezione di Latino, ascoltando il professore con sguardo inebetito. Realizzi che hai la verifica la settimana dopo. Contempli il calendario appeso in classe e ti appelli a tutti i santi presenti. Ore 11.01: passando davanti all’ingresso della scuola, noti una massa indistinta di corpi umani aggrovigliati. Al confronto una qualsiasi bolgia infernale dantesca sembrerebbe una pacifica partita a briscola tra novantenni. È il banco del “paninaro”, un classico. Ore 11.10: inter r ogazione a sor presa di Filosofia. Sei più spaventato di Berlusconi quando sente parlare di comunisti, ma non viene pronunciato il tuo nome. Ore 11.11: il Car nevale di Rio de Janeiro è niente in confronto ai tuoi festeggiamenti. Ore 12.10: ultima or a, il tr aguardo è vicino. Ti ricordi che hai una verifica di Fisica da fare. Piangi. Ore 13.05: “È finita! È finita! È finita!” No, non è Caressa la sera di Italia-Francia. È solo il tuo urlo straziante al suono della campanella. Ore 13.45: stai fissando il piatto di pennette al sugo che hai davanti. Stai pensando a quanto possa equivalere il flusso di campo vettoriale passante al loro interno. C'è evidentemente qualcosa che non funziona. Ore 14.00: tua madr e ti sta gr idando contro da dieci minuti. Ti sei addormentato nel piatto in preda ad una crisi di sonno. Ore 16.00: ti r endi conto che il giorno dopo potresti essere interrogato in Inglese. Prendi in mano il libro ed inizi a fissarlo sperando in un attacco alieno contro la tua scuola. Ore 17.30: con uno sfor zo disumano, hai studiato la bellezza di… cinque pagine. L’unica cosa che vorresti fare adesso sarebbe quella di essere sdraiato in riva al mare a prendere il sole. Ore 17.31: dopo aver guar dato il calendario, ti rendi conto che hai una dozzina di verifiche nelle tre settimane rimanenti. Speri che per osmosi tu possa imparare qualcosa solo toccando i libri. Ore 19.00: sei sotto la doccia da venti minuti a fissare il doccione. Ti senti più spaesato di Gerry Scotti ad un ritrovo di vegani. Ore 21.30: hai appena finito di fare i compiti, di ripassare le ultime cose e stai preparando lo zaino, quando… Ore 21.31: con la coda dell’occhio hai notato la cartelletta di Arte e ti ricordi che c’era una tavola da fare. Panico. Poi realizzi che c’è una sola soluzione: sedersi alla scrivania e farla. Ore 24.00: “Ora quell’antica tavola andava portata a scuola. Sembrava impossibile, ma ce l’ho fatta!” No, non è una rivisitazione della pubblicità dell’Amaro Montenegro. Sei tu che urli per casa con in mano compasso e squadra da 45. Ore 00.01: tuo padr e ti sta fissando con in mano una granata della Grande Guerra. Ore 00.30: sei finalmente sdraiato sul letto e ripensi a quello che è successo e a quello che succederà. Pensi che, alla fin fine, nonostante tutta la fatica che fai, poi avrai la tua ricompensa dalla vita. Forse... Pagina 9 La nostra scuola Addio Bramante, addio! Che la scuola se ne va... Marco Alberto Cozzi Ormai siamo a Maggio e tra meno di un mese si sentiranno le campanelle scolastiche annunciare l’inizio delle vacanze estive, ma non per tutti. Per gli studenti di quinta segneranno l’avviso che gli esami stanno per iniziare e che il tempo da trascorrere al liceo sta per finire (si spera); ahhhh quel suono…La prima volta l’ho sentito più di cinque anni fa: ero venuto insieme ad un mio amico ad un open-day per vedere un po’ come funzionava la vita all’interno dell’istituto. Il primo impatto è stato piuttosto “devastante”. Le mura della scuola accoglievano e ancora accolgono una moltitudine di studenti (e poi, quando si è giovani tutto sembra più grande). Quanta acqua è passata sotto i ponti! E adesso siamo qui, ad uno snodo fondamentale delle nostre vite. Quante volte ho sentito dire che la nostra generazione dovrà saper rimettere la testa sulle spalle a un mondo che molto spesso se la dimentica da qualche parte. L’importanza del Bramante non va cercata solamente nell’imponente cultura che fornisce a ciascuno studente, ma anche nell’educazione fornita che porta alla riflessione personale di ciascuno studente sui problemi che ci riguarderanno tra qualche anno, quando saremo nel pieno della nostra vita. Per questo io mi ritengo, da una parte, felice di terminare il percorso di studi in questa scuola, potrò fare un percorso universitario che mi porterà ad esaudire le mie aspirazioni ed i miei sogni. Dall’altra parte mi ritengo anche soddisfatto di aver fatto la scelta giusta nel venire qui, perché ho frequentato una scuola di vita. I “famigerati” professori io non li ho visti solamente pronti ad intristire la vita di uno studente, ma ho scavato più in fondo dentro di loro e ho potuto scoprire delle persone dietro ai professionisti. Posso garantire che i docenti sono tutte delle persone meravigliose (captatio benevolentiae). Nelle varie gite d’istruzione, nella pause durante le ore di lezioni, negli intervalli, nei giri per i corridoi, in tutti quegli istanti ho imparato l’importanza vera e propria del Bramante. È stato durante quegli attimi che ho potuto approfondire i diversi problemi sociali che attanagliano la nostra società. Sono stati momenti fondamentali per la crescita del mio pensiero e li custodisco gelosamente tra ciò che ho di più caro. Tra qualche anno mi piacerebbe ricordare il Bramante come la “Scuola di Atene” di Raffaello: quanta sapienza in quell’immagine… tanta quasi come quella che si trova nei corridoi del Bramante! Pagina 10 Dal territorio I paesaggi dei Promessi Sposi Presentazione del libro di Empio Malara con l’intervento del prof. S. Chiodini Sara Gualandi Mercoledì 22 aprile si è tenuto un incontro presso il Centro studi Kennedy di Magenta, organizzato dalla libreria “il Segnalibro” e dall’associazione “Naviglio, storia, acqua e vita”. La serata ha avuto come tema la presentazione del libro di Empio Malara “I paesaggi dei Promessi Sposi” e ha visto gli interventi dell’architetto Arturo Beltrami e del professor Sergio Chiodini. L’autore ha illustrato al pubblico alcune delle analisi, approfondite nel libro, riguardo i luoghi dell’ambientazione de “I promessi sposi”, effettuando un confronto tra il paesaggio seicentesco e ottocentesco e facendo riferimento alle descrizioni del Manzoni. L’architetto Arturo Beltrami ha qui esposto brevemente l’evoluzione del concetto di paesaggio e della sua tutela: per molto tempo la protezione del paesaggio è stata intesa come la salvaguardia delle bellezze naturali, privilegiando l’aspetto estetico e il valore culturale del territorio. Questa concezione ha portato ad un’idea statica del paesaggio, ma recentemente si è sviluppata una teoria più moderna, che identifica il pae- saggio con l’ambiente, concepito come luogo caratterizzato da elementi della natura e da elementi storici connessi tra loro, e a cui si attribuisce una visione dinamica. La particolarità del paesaggio manzoniano, come spiega il professor Chiodini, sta nell’attualità che lo contraddistingue, in quanto ha una sua dinamicità che lo discosta dalla semplice funzione decorativa, e possiede una funzione organica nella trama. Uno dei momenti dove il paesaggio manzoniano partecipa alla vicenda si colloca durante il viaggio di Renzo, precisamente quando sta per varcare il confine della Repubblica di Venezia: il bosco che attraversa è ostile e minaccioso, e si intreccia con la sua paura e i suoi pensieri confusi. Quando Renzo sentirà la “voce” dell’Adda ritroverà conforto e vi si affiderà come ad un amico devoto; il paesaggio viene qui personificato e prende parte agli avvenimenti per indicare a Renzo la strada. Il castello dell’innominato, invece, si erge su una valle arida e inospitale, come a preannunciare la personalità del suo padrone, malevolo e avverso. Nel romanzo “I promessi spo- si” il paesaggio accompagna la narrazione, influisce sui fatti o li anticipa, asseconda o contrasta gli stati d’animo dei personaggi: insomma, non si limita alla banalità di uno sfondo passivo ma assume il valore di un autentico personaggio, riflettendo in maniera inquieta, l’irreversibile cambiamento della Storia italiana ed europea, che Manzoni avverte mentre scrive il suo capolavoro, determinato dagli effetti della Rivoluzione francese con la fine dell’ “Ancien Regime” e della Rivoluzione industriale con la formazione di un protoproletariato urbano. Pagina 11 Dal territorio Il racconto di Chimera Lucilla Giagnoni straordinaria interprete dell’opera di Sebastiano Vassalli Alessandra Guaglio, Camilla Oldani, Francesca Gambini “Nella notte tra il 16 e il 17 Gennaio 1590 mani ignote deposero sul torno sulla grande ruota di legno posta di fronte alla chiesa di San Michele, fuori le mura di Novara, un neonato di sesso femminile, scuro d’occhi di pelle e di capelli, per i gusti dell’epoca quasi un mostro. Il mostro visse, venne battezzato due giorni dopo il suo ritrovamento nella chiesetta di San Michele e si chiamò…. Antonia Renata Giuditta Spagnolini…” Così inizia “Il racconto di Chimera”, adattamento dall’omonima opera di Sebastiano Vassalli, interpretato da Lucilla Giagnoni e messo in scena venerdì 10 Aprile al Teatro Lirico di Magenta. Questa è la storia di Antonia che, abbandonata, venne educata come esposta dalle suore e crebbe nella pia casa insieme ad altre fanciulle. All’età di dieci anni venne “acquistata” da Bartolo e Francesca che la portano nella loro casa nel paesino di Zardino e l’allevarono come se fosse loro figlia. Dopo alcuni anni trascorsi in serenità, il paesino venne turbato duramente dall’arrivo del nuovo prete Don Teresio, che impose una rigida e severa partecipazione alla vita religiosa della comunità. Le cose cambiarono soprattutto per Antonia, vista in malo modo dai compaesani e dal nuovo prete: “Che diritto aveva una ragazza del popolo, e per giunta un’esposta di essere così bella? Non era forse implicito in tale bellezza eccessiva e fuori luogo un elemento scandaloso e diabolico? Tutto ciò che piace troppo ai nostri occhi ci induce a peccati di empietà.” Lei stessa aggravò la sua posizione: accettò di ballare con uno dei lanzichenecchi e per questo venne espulsa dalla chiesa, si incontrava di nascosto, durante la notte, con il suo moroso facendo sospettare una sua partecipazione ai sabba. Una serie di circostanze sfavorevoli fecero sì che divenisse il capro espiatorio e così venne accusata di stregoneria. Durante il processo, così come la memoria storica testimonia, venne sottoposta ad una accurata ispezione e al conseguente annientamento fisico e morale della tortura che la obbligarono a confessare. Questo avvenimento funge da denuncia della condizione tragica delle donne accusate di stregoneria e di quei falsi miti che offuscavano le menti e che guidavano il Tribunale dell’Inquisizione. È con trasporto e passione che la Giagnoni mette in scena questa vicenda impersonando una pluralità di personaggi, sia maschili sia femminili, riuscendo a calarsi perfettamente in ognuno di essi, mostrando una grande versatilità. Nonostante ci fosse solo lei sulla scena, la mancanza degli altri personaggi della storia non si avvertiva e non si percepiva nemmeno l’assenza di una scenografia che facesse da sfondo, perché bastava solo la sua grande abilità interpretativa per ricreare l’atmosfera. Il tutto è stato condito da un efficace gioco di musiche e luci, scelte con cura che hanno garantito una partecipazione emotiva degli spettatori… ma non vi vogliamo svelare di più su eventuali colpi di scena. Pagina 12 Scienza/Scienze 100 anni di relatività Quei tre “particolari articoli” di uno studente “particolare”... Alice Gambaro Corre l’anno 1905. I lettori della famosa rivista scientifica “AnnalenderPhysik” rimangono sconvolti da tre particolari articoli, pubblicati da uno studente dell’università di Zurigo. Quello studente è Albert Einstein e i suoi tre articoli sono destinati a rivoluzionare la fisica per tutto il secolo successivo e oltre. La storia della famosa Teoria della Relatività inizia, infatti, proprio qui: per la prima volta Einstein la descrive, anche se con connotati diversi da quelli a cui siamo abituati. Si tratta infatti di una versione della teoria ancora primitiva – detta, non a caso, relatività ristretta – a cui Einstein lavorerà per altri dieci anni: finalmente, nel 1915, abbiamo la pubblicazione della teoria nella sua forma definitiva, della quale quest’anno si festeggia il centesimo anniversario. La nuova concezione dell’universo prevista dal fisico tedesco è insieme rivoluzionaria e semplicissima: Einstein ipotizza di poter considerare lo spazio e il tempo come un’entità unica, per l’appunto detta spazio-tempo, la quale forma una sorta di rete fra i corpi. La materia e lo spazio non sono separati: i corpi sono immersi nello spazio-tempo come in una sostanza fluida e la loro massa riesce a curvarlo, creando così effetti come la forza di gravità. Questa intuizione modifica il modo di vedere appartenuto al genere umano per secoli: non esistono uno spazio e un tempo assoluti, ma soltanto uno spazio-tempo relativo, in continua variazione rispetto all’osservatore. Le equazioni di Einstein si accordano alla perfezione con le verifiche sperimentali e, nel giro di poco tempo, la relatività generale si fa strada in tutti gli ambienti scientifici, fino ad essere quasi universalmente accettata. A cent’anni da questa incredibile teoria, dove siamo arrivati? Nell’ultimo secolo la fisica ha fatto passi da gigante, arrivando a risultati forse inim- maginabili per lo stesso Einstein. Parallelamente alla teoria della relatività si è sviluppata un’altra teoria, detta quantistica: punto fondamentale di questa teoria è la visione dell’energia come un insieme di “pacchetti”, chiamati per l’appunto quanti. Einstein stesso – sì, sempre lui – contribuì alla sua formulazione: insieme al padre della visione quantistica, Max Planck, ad Albert si deve il riconoscimento dei quanti nell’universo della fisica. Anzi, fu proprio per il suo lavoro in questo campo – in particolare, per i suoi studi sui fotoni – che il fisico tedesco vinse il premio Nobel. spiegano alla perfezione i due campi in cui meglio agiscono (microscopico e macroscopico, rispettivamente) ma quando si cerca di metterle insieme, i risultati sono deludenti. Le due teorie generano visioni del mondo completamente diverse: lo spazio-tempo della relatività generale è curvo, in perenne cambiamento, mentre lo spazio quantistico è quasi sempre piatto. Sembra che un’opzione escluda l’altra: eppure, entrambe le teorie sono corrette, o quanto meno entrambe spiegano ottimamente l’universo in cui viviamo. Che fare, quindi? La teoria della relatività generale è perfetta per spiegare fenomeni cosmici: ragiona in termini di anni luce, considera masse gigantesche, si occupa di forze a lungo raggio come la gravità. La teoria quantistica, invece, calza a pennello per le situazioni subatomiche: ha ottenuto riscontri incredibili nella sperimentazione ed è il modo migliore – finora, almeno – per lavorare con quark, elettroni e forze importanti a distanze piccole (ad esempio, le interazioni nucleari deboli e forti). Unificare queste due teorie porterebbe al risultato più importante nella storia della fisica: la formulazione di una teoria capace di descrivere tutto l’universo conosciuto. Questa Teoria del Tutto, come viene chiamata, è inseguita da anni da molti noti studiosi ed è tuttora considerata come l’obiettivo primario della fisica moderna. L’idea è incredibilmente affascinante: trovare una manciata di equazioni che, da sole, possano descrivere tutta la nostra realtà. Non è certo un’impresa da poco ma, con lo sviluppo della relatività e della meccanica quantistica, questo risultato sembra sempre più vicino. Negli ultimi anni sono state proposte varie soluzioni per questo apparente paradosso, alcune più accettate di altre. Uno dei tentativi più recenti è quello della cosiddetta gravità a loop. Questa teoria prevede che lo spazio non sia continuo ed unitario, ma sia formato da “atomi, o quanti, di spazio”, ciascuno in relazione con i suoi vicini in modo simile agli anelli di una catena (da cui il nome loop, anello, per indicare la teoria). Lo spazio da noi percepito sarebbe dato proprio dall’interazione di questi anelli. Come tutte le teorie nuove, tuttavia, anche questa è in via di sperimentazione, insieme a molte altre: pare quindi che dovremo attendere un po’, prima di sapere se, in effetti, questa sia la risposta al problema. Dove si trova, quindi, il problema? Il problema è che la meccanica quantistica e la relatività generale non combaciano. Sì, avete capito bene: le due teorie Chissà se, cento anni fa, il giovane studente Albert Einstein si sarebbe aspettato di scatenare una tale rivoluzione nel mondo della fisica, con i suoi tre articoli. Di certo, la sua storia ci insegna che basta cambiare prospettiva per modificare radicalmente la nostra visione del mondo. Basta rimanere sempre curiosi, attenti e fiduciosi nelle proprie idee e forse proprio fra voi che leggete si nasconde la geniale intuizione per formulare una Teoria del Tutto! Pagina 13 Scienza/Scienze L’età è uno stato mentale? Nolli, Lacidogna “La giovinezza non è un periodo della vita, è uno stato dello spirito; un prodotto della volontà, una qualità dell’immaginazione, un’intensità emotiva, una vittoria del coraggio sulla timidezza, del gusto dell’avventura sull’amore per la comodità”. (Douglas McArthur, famoso generale statunitense) Basandoci proprio su questa frase potremo rispondere al titolo di questo articolo. Secondo molti, l’avanzare dell’età porta unicamente alla chiusura in se stessi ma ciò, forse, è dovuto a noi uomini che non riusciamo a trovare un senso alla nostra vita, questo senso è andato perso durante gli anni. Ciò, però, non vale per tutti ed alcune persone si sentono comunque giovani e cercano sempre di scoprire cose nuove e fare nuove esperienze divertendosi ma anche soffrendo. I bambini ad esempio si pongono sempre molte domande davanti a cose nuove, sono curiosi ed è proprio questa loro caratteristica che li rende “giovani”, ma non solo loro sono così! Anche tutti gli adulti che non pongono limiti al loro conoscere e alla loro voglia di sapere posso essere definiti giovani perché la gioventù non si dimostra fisica- mente ma mentalmente. È certo anche vero che fa molta tristezza vedere che persone non proprio nel fiore dell'età si mettano con testardaggine (o ottusità) a fare ciò che non possono o non devono. Scalare l'Everest a 80 anni è, crediamo, fuori luogo, tanto quanto voler usare la pressa di Gutemberg per stampare questo giornalino. Pagina 14 Paginone Centrale Perspective Lara Jaber This is an extract from a love story I’ve been writing, called ‘Perspective’. It talks about the life of a girl who’s called Hanna Michealson. It’s her first day of sophomore year, the day where she meets the love of her life. I woke up on Lydias voice. "Come on come on wake up! It's a school day!" She yelled happily. I've never seen her so happy before. "I'm thinking of skipping school anyway, see you later" "What?! No way! You can't leave me alone today! You’d better wake up or I'll get a bucket full of water and I'll pour it all over you, I'm not joking by the way!" "Okay okay calm down!" "By the way, Hanna, you're going to wear this" She said showing me a green crop top with a white skirt. "No." "Yes! And I bought you those" and she handed me neon green converse. "Oh my god! I love you! Thank you so much!" I wanted to take them but she pulled them away. "Oh no, you're wearing them with those, or no taking them. Your choice!" "Anything for those shoes," I said smiling. The school was full of freshmen students, of course Lydia needs to comment on everything. "Freshmen, freshmen, freshmen!" "You mean fresh boys?" I laughed, "Lydia they're 14!" I laughed again. "Hanna, I hate how you think, I didn't mean that anyway" she blew a laugh then said, "See you later, got a class to go to.." She winked and walked away. I had a Chemistry class as a first lesson, a perfect start. I headed to the lab trying not to be late to class on a first day. The worst thing is being late on the first day of school, I've tried it and I know exactly what might happen. I have the same teacher of last year, Mr. Simon. "This year I'll be choosing your lab partners" He said. As soon as he said that sentence everyone started huffing, including me. "Lea with Toby, Prim with Travis, Hanna with Tyler" Oh no, Out of all the students in my class, he put me with the one I dislike most, Tyler. He was the kind of guy that all girls liked and admired. They say he has abs and six packs. However, he wasn't my type. "Hey there" he said. "Hi" "Are you good at this?" "What?" "Chemistry. Are you good at it?" "Yeah, kind of. Why?" "Great" he said winking. I really didn't like the way he talked, it was so gangy and inappropriate for someone he has just met. I'm not shocked though, all boys are like that, except the gay ones, obviously. "So your first task is to see if those are pure gold or not." said Mr. Simon showing us different shaped.. stuff let's say. "Oh great" Tyler murmured. I took the piece the teacher gave us and put Pagina 15 Paginone Centrale it in the container. I didn't know if what I was doing was correct but that didn't matter anyway. "So what's your name blondie?" He asked. "Hanna" "I'm Ty.." "I know!" I interrupted him. "Woah calm down girl." I looked at him "wow, your eyes are so beautiful" I immediately turned my head and let my hair be as if it was a curtain between us, "Thank you" I said half-smiling. Finally, after an hour the bell rang and I rushed outside looking for Lydia. I looked for her everywhere but I didn't find her. When I arrived to my maths class, I found Lydia, I rushed so I could take the seat next to her. "Where were you?! I was looking for you everywhere!" "I came here immediately, I didn't want to be late" "Seriously?" I asked annoyed, she laughed. I looked to my other side and found Tyler next to me, again. "Hey blondie" "Do you attend maths class with me or did you follow me?" "Follow you? I've known you for 5 minutes, don't worry, we have this class together too." I ignored him and focused on taking notes. He nudged me and said, "I like your notes, can you send them to me via email or I don't know, print them?" "Uhh no? Focus and do your own notes." "Why do you hate me without even knowing me, blondie?" "First, I have a name which is Hanna, Second, I don't hate you." Honestly I wanted to laugh because he made a face that was too innocent for a guy like him. When we finished the first day of school or better to say ‘hell’, I was putting on my helmet when suddenly Tyler was next to me. "Motorcycle huh? I like it" he winked then. "Thank you" I said politely. He kept staring into my eyes until I said, "Now I need to go home, Goodbye." "See you tomorrow blon.. Hanna!" He winked at me, laughed then went away. I smiled, while I was putting on my helmet, Lydia was coming towards me. She was angry and I knew that wasn't a good thing for the first day of school. "I'm coming home with you.'' she said, grabbing the other helmet. ''What about your car?'' ''It broke down, come on, let's go! and please, don't go full speed.'' I laughed, she was too annoyed to even talk about the broken car, I turned on the motorcycle and headed home. Special thanks to; prof. Spagnolo Angela Do you like reading and writing? Go to www.wattpad.com, you can read and write Pagina 16 Opinioni L’amore è una droga Tanto da creare dipendenza Giorgia Cacioppo , Martina Pedroli Secondo uno studio americano pubblicato sul prestigioso “Journal of Neurophysiology”, quando un amore finisce, in genere, chi viene lasciato soffre e sente forte la mancanza della persona che aveva accanto fino a poco prima. La rottura traumatica lascia delle vere e proprie ferite e innesca meccanismi simili a quelli della tossicodipendenza. Il cuore non c’entra, tutto parte dal cervello. Tutto finisce, spesso anche quegli amori che all’inizio promettevano eterna felicità. Quando ciò accade c’è sempre uno dei due ex amanti che vive continuamente di ricordi. Spesso il desiderio di chi ha lasciato o di chi è stato lasciato consiste nel voler dimenticare tutto ciò che si è vissuto, la volontà di voler dimenticare però non basta, la colpa infatti è del cervello che crea uno stato di sofferenza in chi si dichiarava innamorato, rendendolo ansioso e desideroso dell’altro al punto da renderlo capace di comportamenti insensati, tipici dei tossicodipendenti. Un gruppo di ricercatori dell’università di New York ha cercato di dare una spiegazione scientifica a tale fenomeno, affermando che, quando una persona innamorata guarda semplicemente una foto ritraente l’oggetto del desiderio, il suo cervello attiva aree legate appunto al desiderio e, attenzione attenzione, questa è l’area legata anche alla dipendenza da droghe. I ricercatori, guidati dalla dottoressa Helen E. Fisher, hanno analizzato con una risonanza magnetica il cervello di 15 studenti universitari, abbandonati due mesi prima dal proprio partner, dopo un rapporto di almeno 2 anni. Bastava solo guardare una foto dell'ex, o quella di persone che gli assomigliassero, perché i volontari subissero delle "ferite" nel cervello, corrispondenti ad alterazioni legate alle aree del piacere e della ricompensa, le stesse implicate nella dipendenza da sostanze stupefacenti come la cocaina. In altre parole, si attivavano diverse aree neurali: l'area "ventrale tegmentale", che controlla motivazione o incentivo a fare qualcosa da cui trarre appagamento; il "nucleo accumbens"; la corteccia orbitofrontale e quella prefrontale. Sono tutte zone associate al desiderio e alla dipendenza; il sistema dopaminergico (che viene attivato) è per intenderci quello della dipendenza dalla cocaina; la corteccia insulare e quella cingolata anteriore sono invece associate a dolore fisico e allo stress (i tipici segnali dell'astinenza). Gli scienziati hanno motivato questo comportamento affermando che il vero e proprio dolore fisico consiste nel desiderio del volontario che si è sottoposto all'esperimento di ricostruire l’accaduto rivivendo certi momenti, ecco perché tale meccanismo può innescarsi anche molto tempo dopo, infatti, la scansione con la risonanza magnetica funzionale ha rivelato che gli individui continuavano a tenere attive certe zone cerebrali per molto tempo. Ecco il motivo per cui l'innamorato resta tale anche dopo la rottura. L'amore diventa, quindi, la droga che appaga e la rottura di una relazione diventa difficile da superare come è complessa la disintossicazione dalla cocaina e da altre droghe. Questa è la ragione per cui alcuni innamorati compiono gesti insensati come il suicidio o l’omicidio e lo stalking, frutti di una vera e propria crisi di astinenza. Pagina 17 Opinioni Le donne Cambia il tempo ma non la loro forza Guizzardi “E dio mi fece donna […] Per cui mi alzo orgogliosa Al mattino E benedico ilmio sesso.” (Gioconda Belli, “E dio mi fece donna”) È tempo di riflessione mentre l’ultimo mese di scuola volge al termine. Anche quest’anno il tempo è passato inesorabilmente, ma ci si dovrebbe chiedere quanto siamo cambiati in questi ultimi mesi e molti di noi si ritroveranno diversi, però in tutti rimarrà vivo e visibile qualcosa che ci distingue e ci dà sicurezza: per noi donne questo “qualcosa” è la nostra incredibile forza d’animo. Dalle statistiche risulta che nel 2015 le violenze sulle donne sono diminuite rispetto allo scorso anno, in cui veniva uccisa una donna ogni due giorni. Spesso, queste notizie passano in secondo piano con tutti gli orrori che avvengono nel mondo, ma i tempi cambiano e così deve essere modificato anche il nostro atteggiamento indifferente. Nel corso dei secoli anche se siamo state oppresse o poco considerate ci sono state donne di notevole importanza. All’inizio del V secolo d. C visse ad Alessandria d’Egitto una filosofa e astronoma di nome Ipazia; il suo ingegno era riconosciuto nella cerchia dei colti del tempo e anche da tutti i cittadini della città, purtroppo la sua grandissima influenza non venne vista di buon occhio dal vescovo di Alessandria Cirillo, perciò venne assassinata in modo terribile. La sua luce però non si spense: molte opere sono state scritte a proposito della sua vita ed ella è diventata simbolo della libertà di parola e di pensiero di ogni donna. Simile alla sua è una storia molto recente, quella di Malala, la giovane pakistana che si è battuta per i diritti delle donne all’istruzione; per tale motivo i Talebani hanno tentato di eliminarla, ma con incredibile forza questa ragazza è sopravvissuta e continua ancora oggi a lottare con coraggio inesauribile per la sua causa. Capita di dimenticarci di quante battaglie siano in corso per la libertà delle donne, perché le nuove generazioni del gentil sesso danno ormai perscontata l’indipendenza acquisita grazie all’impegno di coloro che ci hanno precedute. Ci si guarda intorno e si incontrano ragazze diversissime tra loro, ciascuna con il proprio punto di vista sul mondo. Viviamo in un mondo in cui gli uomini dicono spesso di essere i nostri protettori, ma in passato come adesso possiamo benissimo dimostrare di essere padrone del nostro destino. Pensiamo a grandissime donne del secolo scorso, come Rita Levi Montalcini che incitava a “sapere aude” e non ha mai avuto bisogno di un uomo accanto a sé dal momento che la sua intelligenza e il suo amore per la conoscenza le riempivano la vita più che a sufficienza; anche Oriana Fallaci non si è mai piegata ai luoghi comuni: una vita di passione, non solo amorosa, ma soprattutto per il giornalismo e la scrittura, che la condusse sempre al fronte in prima linea; è doveroso menzionare Elisabetta I, la regina che condusse all’età d’oro il suo regno con la sua astuzia e audacia. Vi sarebbero tantissime altre meravigliose figure da citare, del presente e del passato, per ricordare a tutte noi di essere sempre orgogliose di chi siamo, ma è abbastanza ricordarci di fare come Ipazia, della quale ogni atto “era rivolto verso il cielo”, lassù dove un’altra di noi, oggi: Samantha Cristoforetti, realizza il suo sogno. Pagina 18 Dotte curiosità Haiku Alessia Nolli, Davide Forgiarini Scarni ma forti, essenziali ma comunicativi, brevi ma con immensi spunti di riflessione. Questi sono gli haiku. Molte sono le scuole di pensiero sulla modalità di composizione degli stessi. I componimenti qui presentati sono una sorta di tentativo di rendere l'idea di ciò che un haiku debba essere. I risultati li giudicheranno i lettori. Si noti però come gli studenti siano ormai proiettati verso le vacanze. Un sole nuovo Inebria di speranza, la fine dell’anno. Riso del sole Caldo penetrante Voglia d’estate. Sulla spiaggia Vedo un non so che di grazioso Una conchiglia. Pagina 19 Break! Break! Alessandro Macchniz Pagina 20 Grillobox - Musica Musica e sentimento La musica e i suoi effetti sulla psiche umana Eletta Nava È ormai certo che la musica produca effetti positivi sul cervello umano. Negli ultimi decenni infatti, le neuroscienze hanno provato che durante l’ascolto non solo vengono attivate parti specifiche del cervello primo fra tutti il sistema deputato all’analisi delle emozioni ed alle gratificazioni ma vengono messe in relazione tutte le aeree del cervello coinvolgendo quindi tutte le parti del corpo. Così, mentre provoca emozioni nel musicista che suona, l’ascoltatore proverà emozioni in relazione alla musica stessa e all’esecuzione del musicista. Nessun altro mezzo di comunicazione è in grado di provocare reazioni emotive altrettanto forti. tra Lucile, interpretata da Michelle Williams e Bruno Von Frank, interpretato da Matthias Schoenaerts. Lei, bella e dolce, vive a casa della suocera in attesa che il marito, che non ha mai amato, torni dalla guerra, lui è un ufficiale tedesco accasato nella loro abitazione. Quando sente suonare Lucille al pianoforte, Bruno, che è compositore, viene attratto dalla ragazza scoprendo di essere accomunato a lei dalla musica. I due, legati da questa passione, si innamorano; non importa che lui sia l’invasore ed il nemico. Lucille in realtà vede Bruno solo come un uomo gentile, ben curato e raffinato. Un’affinità elettiva li lega, anche se poi gli eventi faranno terminare tristemente la loro storia d’amore. Questi risultati scientifici confermano quanto però era già evidente nella realtà, tanto che, nel campo letterario e cinematografico, sono molte le opere che trattano il rapporto tra la musica e le persone. In particolare la produzione cinematografica ha affrontato molte volte temi relativi all’innamoramento derivante dal comune sentire tra musicisti o tra musicisti e ascoltatori. In altri casi la musica salva dai propri incubi. La musica, non è soltanto l’elemento che suscita il sentimento d’amore nella storia del film; in questo caso, infatti, è la stessa scrittrice del romanzo a cui il film si ispira, a progettare una specie di poema sinfonico denominandolo Suite Francese, strutturato però non in quattro parti, come i movimenti di una sinfonia di Beethoven ma in cinque, ultimandone però solo le prime due: “Temporale di giugno” e “Dolce”. Per finire, propongo ai lettori il bellissimo film di Roman Polanski del 2002, “Il pianista”, vincitore della Palma d’oro a Cannes, interpretato da Adrien Brody nelle vesti del protagonista. Ambientato a Varsavia tra il 1939 e il 1942, quando le truppe tedesche occuparono la Polonia, racconta la storia vera di Wladyslaw Szpilman, famoso pianista ebreo che scamperà, alle deportazioni nei campi di concentramento. Vive per diversi anni con la sua famiglia nel ghetto di Varsavia ove erano stati costretti tutti gli ebrei, cercando di guadagnare qualche soldo suonando nei ristoranti. Dopo essere rimasto solounico sopravvissuto della sua famiglia- nascondendosi per molto tempo da un posto all’altro nella Varsavia distrutta dai nazisti, all’estremo delle forze, viene soccorso, aiutato e protetto per mesi da un ufficiale tedesco colpito dal suo talento musicale. Grazie a lui riuscirà a sopravvivere ed a salvarsi fino a quando Varsavia non verrà liberata dai nazisti. Saprà soltanto dopo molto tempo chi era l’ufficiale che lo aveva aiutato e che era morto in Russia. Certe volte la musica, quando è passione forte, in un soggetto portato, diventa uno strumento di salvezza, come testimonianze di storie vere raccontate nel cinema ci hanno fatto scoprire. Un esempio è il film “Quattro minuti” di grande presa emotiva, diretto e sceneggiato del tedesco Chris Kraus nel 2006, che vede come protagoniste le attrici Hannah Herzsprung e Monica Bleibtreu che interpretano due personaggi estremamente diversi ma con il comune denominatore della musica. Traude, un’anziana insegnante di pianoforte del carcere femminile di Berlino, riscopre il talento di Jenny, bambina prodigio che si esibiva in grandi teatri che divenuta adolescente era stata oggetto di gravi violenze e abusi. Nel carcere Jenny è considerata un soggetto pericoloso e violento ma l’anziana insegnante riesce a capire come si fondamentale per Jenny il contatto con la musica e con il pianoforte. Alla fine del film, durante i quattro minuti che le sono concessi dal direttore del carcere per esibirsi ad un concorso pianistico, la protagonista si libera da tutti i suoi incubi con una performance incredibile ed applauditissima, durante la quale mostra una personale interpretazione del Concerto per pianoforte e orchestra di Schumann, suonando non solo sui tasti, ma anche con le corde del pianoforte. E’ di altro genere la storia raccontata in “ Suite francese”, film del 2014 tratto dal romanzo incompleto di Irène Nèmirovsky e diretto dal regista britannico Saul Dibb. Ambientato tra il 1940 e il 1941 nella campagna francese, ha come punto centrale la storia d’amore che nasce In questo film la musica non è solo passione, lavoro, fatica del protagonista, ma è per il regista anche lo strumento con cui riesce a suscitare nello spettatore le emozioni di dolore e della sofferenza delle persone che hanno vissuto la terribile esperienza dell’olocausto. A quale autore meglio avrebbe potuto ricorrere se non a Chopin, anch’egli polacco, la cui musica, per le tonalità minori e la grande espressività, suscita emozioni forti e struggenti? Con il Notturno in do diesis minore,infatti, esordisce il film. Pagina 21 Grillobox - Film “Flatlandia, racconto fantastico a più dimensioni” Di Edwin A. Abbott, prima ed. 1884 Alice Fortunati Avete mai immaginato un mondo popolato da triangoli soldati, pentagoni laboriosi, cerchi spocchiosi e linee letali, ma allo stesso tempo dolci? È la descrizione di Flatlandia, un regno ideato da Edwin Abbott nel 1882. I suoi abitanti sono le figure piane: triangoli, linee, poligoni e cerchi. Come ogni società, anche quella di flatlandia è suddivisa in classi sociali ed è dominata da pregiudizi e da una rigida gerararchia. La classe dei sacerdoti è formata dai cerchi, mentre tra i poligoni regolari sono considerati più importanti e nobili quelli con un numero di lati molto alto, ovvero quelli simili ai cerchi, secondo le regole geometriche. I quadrati o i pentagoni appartengono alla classe sociale più bassa. Le donne infine sono comunemente chiamate linee a flatlandia e non godono di grande stima; da un lato sono temute, perché possiedono la capacità di rendersi invisibili (se viste da dietro) e per questo sono costrette dalla società ad emettere continuamente versi e ad oscillare lievemente per segnalare la loro posizione. La problematica maggiore delle linee è che, a causa della loro conformazione, rischiano di infilzare chiunque vada loro incontro. Le donne/ linee vengono considerate inferiori perché più emotive degli uomini, si commuovono, ma si arrabbiano anche molto. Come ogni mondo che si rispetti, Flatlandia ha leggi, istituzioni e superstizioni. Tutti gli abitanti di Flatlandia credono di essere gli unici abitanti dell’universo e vivono seguendo ciecamente la ragione, fino a quando un poligono non intraprenderà un viaggio per le altre dimensioni, scoprendo Linelandia e altri mondi. La storia è narrata da un quadrato, abitante di Flatlandia, di ritorno da un viaggio a Spacelandia. Prima di raccontare il viaggio che ha sconvolto la sua esistenza, il quadrato descrive come viveva, prima che la sua esistenza venisse sconvolta, e spiega le regole del suo mondo; parla degli abitanti di Flatlandia, delle sue abitazioni e delle sue istituzioni. Su Flatlandia aleggia un mistero, alcuni cittadini dicono di aver visitato mondi fantastici, in cui ci sono leggi fisiche diverse da quelle di Flatlandia; il governo non crede a questi viaggi e decide di insabbiare tutto, imprigionando i viaggiatori e a volte anche uccidendoli. Questo libro evidenzia la possibilità d’esistenza di moltissimi altri mondi oltre al nostro, con leggi fisiche o geometriche completamente diverse dalle nostre. Flatlandia, per esempio, è abitata da figure geometriche piane, mentre Linelandia da linee ed entrambi i mondi hanno un’organizzazione sociale che tiene conto delle proprie esigenze. Perché limitare la nostra immaginazione a un unico mondo o a un unico universo? Perché invece non ammettere la possibilità che esistano altri universi, come per esempio la quarta dimensione? La società “flatlandiana” può essere considerata come una metafora del mondo e della società del XIX secolo, in cui l’autore viveva. La presenza di classi sociali e di una gerarchia molto rigida è un elemento riscontrabile nella società inglese della fine dell’Ottocento. Se si legge però con attenzione “Flatlandia”, si possono riscontrare alcuni similitudini anche con la nostra società attuale la quale, per quanto lo neghi, è ancora dominata da una divisione sociale, anche se non netta come ai tempi di Abbott. Esiste ancora la divisione economica tra ricchi e poveri, quella culturale tra colti e ignoranti, ma anche esise divisione tra coloro che possono permettersi di studiare e imparare e coloro che, per varie circostanze, sono chiamati a lavorare in giovane età. L’intenzione dell’autore probabilmente non era di denuncia verso la società dei suoi tempi, ma Abbott è riuscito a cogliere aspetti molto significativi della nostra organizzazione sociale. Il testo è scritto in chiave umoristica, alternata a parti più serie in cui si tratta di geometria. Le parti più comiche, a mio avviso, sono proprio le descrizioni degli abitanti di Flatlandia perché ogni figura geometrica viene giudicata in base alla sua “spigolosità”. Oltre alle parti più umoristiche, si possono trovare anche elementi discriminatori, per esempio nei confronti delle donne, ritenute rappresentanti della classe più vile di Flatlandia. Molti hanno mosso accusa di misogenia verso questo testo, ma, senza l’intenzione di volerlo giustificare, penso sia necessario anche tenere in considerazione l’epoca in cui Abbott scriveva. Questo libro era stato scritto dall’autore per i suoi alunni (Abbott infatti fu anche insegnante), per rendere più agevole lo studio della geometria. Flatlandia rappresenta una lettura divertente che ci permette, tra le altre cose, di vedere la geometria sotto punti di vista nuovi. Pagina 22 Grillobox - Film Fast and Furious & Paul Walker “Correre o Morire” Alessia Ariti Una delle saghe automobilistiche di maggior successo è sicuramente Fast and Furious. Con un cast, sin dal primo film del 2001, a dir poco eccellente la serie ha conquistato il pubblico e la critica con incassi che attualmente superano i 3 miliardi di dollari. La saga è composta da una serie di film, tutti questi raccontano la storia di Dominic Toretto (interpretato da Vin Diesel) e della sua squadra composta, tra gli altri, anche da Leticia Ortiz (interpretata da Michelle Rodriguez) fidanzata con Dominic e Brian O’Conner (interpretato da Paul Walker), ex agente dell’FBI sotto copertura. Quest’ultimo sarà anche fidanzato di Mia (interpretata da Jordana Brewster), la sorella di Dominic, con la quale, nel corso della saga, avrà due figli. Nei primi tre film ( “Fast and Furious”, “2 Fast 2 Furious” e “The Fast and the Furious: Tokyo Drift”) essenzialmente vengono presentati i personaggi e raccontate le loro storie. Dominic, Mia, Letty (Leticia Ortiz) e Brian si incontrano sin dal primo film; insieme agli altri della banda di appassionati di corse e di auto compiono numerose rapine e corse clandestine. In “2 Fast 2 Furious”, Brian ha abbandonato la squadra e insieme a Roman Pearce (interpretato da Tyrese Gibson), suo vecchio amico d’infanzia, ha a che fare con un pericoloso ricercato. In questo film si incontra anche C Tej Parker (interpretato da Ludacris, al secolo Christopher Brian Bridges), organizzatore di corse e genio dell’informatica. Han Lue (interpretato da Sung Kang) compare per la prima volta in “Tokyo Drift”. Nel quarto film (“Solo parti originali”), Brian e Dominic si incontrano di nuovo e insieme dovranno trovare Braga, importante trafficante di droga, per due motivi diversi: Brian perchè è nuovamente un agente FBI sotto copertura, Dominic perchè uno degli scagnozzi di Braga ha ucciso Leticia e vuole vendicarsi. Qui conosciamo per la prima volta il personaggio di Gisele Harabo (interpretata da Gal Gadot), la ragazza che gestisce gli affari del trafficante di droga. È alla fine di questo film che Dominic Toretto viene arrestato ma, durante il trasporto dal tribunale al carcere, delle auto da corsa raggiungono l’autobus che trasporta il prigioniero, lo spettatore ha una certezza: Dominic Toretto non arriverà nemmeno alla prigione. “Fast & Furious 5” inizia con la scena che ci si aspettava dalla fine del film precedente. Mia e Brian, infatti, riescono a far fuggire Dominic, il quale scompare per un po’. Mia e Brian, invece, raggiungono il Brasile, dove incontrano Vince (interpretato da Matt Schulze), un amico di Dominic, presente anche nel primo film. Questi propone ai due ragazzi un colpo, per rubare delle auto sportive da un treno, a questa rapina parteciperà anche Dominic. Le auto rubate appartengono a uno degli uomini più potenti di Rio de Janeiro: Hernan Reyes. Nell’auto che ha rubato Mia, i ladri trovano un chip contenete informazioni su alcuni depositi segreti di ingenti somme di denaro. Anche questo film è un cocktail ben riuscito di inseguimenti, sgommate, colpi di scena e sparatorie. Il sesto Fast and Furious porta per la prima volta sulla scena Owen Shaw (interpretato da Luke Evans) terribile criminale che progetta di rubare un'arma letale. L’agente Hobbs chiede aiuto a Dominic e alla sua squadra, Dominic non vuole accettare, ma quando l’agente gli mostra una foto di Letty (Leticia) scattata qualche giorno prima a Londra, egli accetta. Letty infatti è ancora viva ma ha perso la memoria, durante l’incidente e l’esplosione della sua auto. Ecco i colpi di scena che il pubblico si aspetta. Ma come sempre la realtà supera la fantasia, anche purtroppo in negativo, e per una protagonista creduta morta e tornata alla ribalta, succede qualcosa di non recuperabile. Durante le riprese del settimo Fast and furious succede l'irreparabile: Paul Walker muore in un incidente stradale. È alla fine di questo film che si fa omaggio a Paul, gli ultimi minuti infatti sono occupati da una canzone e da un video che riassume tutti i momenti più belli con Brian O'Conner (interpretato appunto da Paul Walker) (il brano di sottofondo si intitola “See you again”, di Wiz Khalifa e Charlie Puth, e questo è il link https://youtu.be/ RgKAFK5djSk ). Purtroppo l’attore è deceduto a 40 anni in un incidente stradale quando le riprese del film erano ancora in corso, il 30 novembre 2013, lasciando soli una figlia e tantissimi amici, tra i quali proprio Vin Diesel, con cui vinse l'MTV Movie Awards 2014 come miglior coppia dello schermo. Vin Diesel, infatti, ha rilasciato un’intervista in cui definiva Paul fratello sia dentro sia fuori dallo schermo. Le riprese sono continuate con l’aiuto dei fratelli di Paul, che già in altri film della saga avevano contribuito recitando come controfigure. Il motto del gruppo è sempre stato “Correre o morire” e, purtroppo, questo è successo. La saga, però, continuerà e, come già detto da Vin Diesel, il settimo film corrisponde all’inizio di una trilogia e, per l’ottavo capitolo della saga, bisognerà aspettare fino al 2017. La domanda che sorge spontanea è: “Riusciranno i nuovi film a comparare il successo di quelli vecchi?” Pagina 23 Rubriche Questionario di Proust Rispondono due prof. di matematica e fisica, i più giovani della nostra scuola! Sono i Bianchi e i Rossi, ma non sono come i Guelfi, che però erano bianchi e neri, ma non erano juventini (non è casuale, poi vedrete). Non sono squadre di calcio, non sono fazioni politiche, non sono i colori dello stendardo del liceo Bramante ma, in parte sono anch'essi una bandiera del Bramante. Allora chi sono? Sono i nostri docenti di matematica e fisica più colorati (perdonateci la battuta ma era inevitabile) e anche più giovani. Con ciò non si vuole dire che gli altri insegnanti non lo siano, d'altra parte proprio in questo numero del giornalino si dice che l'età è qualcosa di soggettivo e ciascuno insomma si può dare gli anni che vuole. Sono docenti di materie importantissime e fondamentali nel liceo e ci è piaciuto sottoporli al questionario di Proust. Sembra proprio che anche i nostri carissimi professori si siano divertiti a rispondere alle domande e ci pare che sia emerso un lato meno “matematico” del loro essere. In questo questionario di Proust, modello intervista doppia, li possiamo conoscere meglio. Cosa apprezza di più in un essere umano? Prof. Bianchi Ruggero: la creatività Prof. ssa Rossi Danila: la sincer ità Rossi: tir amisù Dove vorrebbe vivere? Bianchi: a contatto con la natur a, in una località silenziosa e dal clima mite Rossi: ovunque,con i miei car i Scrittori preferiti? Bianchi: Nietzsche, Kafka, Dick, Wilde Rossi: Rowling, Hosseini Poeti preferiti? Bianchi: Cavalcanti, Baudelair e, Majakovskij Rossi: Baudelair e, Ner uda, Montale Pittori e musicisti preferiti? Bianchi: Klimt, Raffaello, Bosch / Bach, Chopin, Skrjabin, Ligeti Rossi: Dalì, Einaudi Eroi nella vita reale? Qual è la qualità che preferisce in un uomo? Bianchi: chi è disposto a sacr ificar e se stesso adoper andosi per ciò che è giusto Bianchi: la pr ofondità Rossi: i miei genitor i Rossi: la cor dialità Eroine nella vita reale? E in una donna? Bianchi: idem Bianchi: la delicatezza Rossi: vedi sopr a Rossi: la semplicità E nella finzione? Occupazione preferita? Bianchi: suonare il pianoforte Bianchi: Ettor e (Iliade), il vagabondo (Luci della città), J ames Cole (L'esercito delle 12 scimmie), Leon (Leon) Rossi: dor mir e Rossi: Giulietta Qual è il tratto principale del suo carattere? Cibo e bevanda preferiti? Bianchi: l'ostinazione (vox media) Bianchi: spaghetti alle vongole e Ver dicchio Rossi: in positivo: l’esser e ser ena. In negativo: l’esser e permalosa Rossi: pizza e bir r a Qual è la sua idea di felicità? Bianchi: Elettr a, Altea, Cinzia Bianchi: cr ear e bellezza, contemplar la, condivider la Rossi: Antonio, Martina, Matteo Rossi: gior nata al mar e Se non fosse lei, chi non vorrebbe mai essere? E di infelicità? Bianchi: qualcun altro Bianchi: l'annullamento dell'impulso cr eativo Rossi: una juventina?! Rossi: solitudine pr olungata Come vorrebbe morire? Colore preferito? Bianchi: contemplando l'alba Bianchi: ner o Rossi: amata Rossi: blu Per finire, qual è il suo motto? Cibo preferito? Bianchi: ognuno vale quanto ciò che ricerca Bianchi: tir amisù Rossi: sur sum cor da I nomi che preferisce? Pagina 24 Rubriche Bramante ai fornelli Miriam Corradini, Cristina Pelizzari La rubrica che quest'anno è comparsa sul giornalino, per la gioia dei bramantini più golosi, ha presentato le ricette della nostra tradizione, come per esempio la mitica cassoeula. È però arrivato il momento di presentare qualche novità! Tempo di preparazione: 30 minuti + 2 ore di cottura 5 di riposo Il mezzo di comunicazione sicuramente più rapido ai giorni nostri è il web: proprio da qui arrivano le ultime novità anche in campo culinario. Realtà attualmente molto diffusa è quella dei blog, i "diari di rete" dove uno o più blogger pubblicano post di vario genere e possono riguardare in numerosissimi settori: fotografia, moda e make up, politica ma anche la cucina. Nasce così la figura del "food-blogger", persona sempre indaffarata a immaginare, degustare, cucinare, sperimentare sempre nuove creazioni, ma anche a scrivere, fotografare e condividere! Insomma la persona perfetta per farci conoscere qualche novità e darci qualche consiglio. Abbiamo deciso per questo di intervistare Elena, una ex-bramantina "food blogger", o come si definisce più correttamente lei stessa "food-writer" essendo il suo blog un diario di bordo delle sue creazioni, e perché tra le sue innumerevoli attività, scrive per un giornale e collabora con "la Cucina" del Corriere della Sera. Tra le sue fantastiche creazioni che potrete ammirare sul suo sito web (http://www.emvi.me/index.php/it/) abbiamo deciso di presentare più nello specifico quattro curiose novità semplici, alla portata di chiunque si voglia cimentare! 20 pomodorini perinibio "Insalata in Barattolo" Un modo di rivisitare la classica insalata si da un punto di vista di estetica e presentazione ma anche di ingredienti, gusto e sapori. Nasce dall'originale incontro di feta, semi di lino, pomodori pachino, mais e riso venere. Dopo aver cotto il riso, si uniscono tutti gli altri ingredienti in un piccolo contenitore andando a creare una ricetta originale, colorata e soprattutto sana! "Pomodori in lavastoviglie" La lavastoviglie lava tra i 60 e i 75 gradi per una durata di un'ora e mezza/due, almeno 4 volte la settimana. Perché dunque non sfruttare questo calore in qualche modo? Quanta energia e tempo potremmo risparmiare se solo si potesse cucinare... In lavastoviglie! Ecco che Elena ci svela come sia semplice cucinare i pomodori pachino in questo modo, perfetti per condire la pasta o da accompagnare a mozzarella, caprino o carpaccio. Non bisogna far altro che lavare i pomodorini pachino e incidere una X su ognuno di essi, metterli in un barattolo ermetico capiente, aggiungere del basilico fresco, un pizzico di sale e poco pepe, aggiungere dell'olio extravergine d'oliva fino a metà barattolo, e un dito di acqua, (non bisogna ricoprirli totalmente), chiudere il barattolo e trovare lo spazio in lavastoviglie. Una volta terminato il ciclo di lavaggio, sono pronti per l'uso e vanno consumati in una settimana. "Panna cotta salata profumata al basilico con pomodorini confit" Siamo sempre abituati a collegarmi all'idea di panna cotta un tipico dolce fresco. Ecco la novità di Elena, rivisitare la panna cotta e renderla uno squisito antipasto! Ecco la ricetta: Porzioni: 10 persone INGREDIENTI 500 ml di panna fresca intera 5 foglie di basilico 15 g di colla di pesce olio, zucchero, sale, pepe, timo scorza di limone mezzo scalogno PREPARAZIONE 1. Mettere in ammollo e rinvenire la gelatina per 10 minuti in acqua fredda. 2. Versare la panna in una casseruola, aggiungere le foglie di basilico lavate e riscaldare senza portarla a ebollizione, pepare e salare. 3. Quando la panna è calda aggiungere la gelatina e girare, per evitare che si formino grumi e che la gelatina si depositi sul fondo della padella. Filtrare il composto e porzionare in 10 monoporzioni. Lasciare raffreddare per 10 minuti e poi riporre in frigo per almeno 5 ore. 4. Lavare i perini, dividerli a metà e adagiarli su una teglia coperta con della carta da forno. 5. Spruzzare di olio e spolverare con una manciata di sale bilanciato (50% zucchero e 50 sale), tagliare lo scalogno in due e posizionarlo sulla teglia. Grattugiare sui pomodorini la scorza di 1/4 di limone con lo zester e aggiungere le foglioline di 1 rametto di timo. 6. Informare e cuocere a 90° C in forno ventilato per 2 ore. Aprire il forno ogni mezz’ora per lasciare uscire l’umidità. Se possibile mantenere la temperatura controllata con un termometro da forno. 7. Rimuovere dal forno i pomodorini “appassiti” e lasciare raffreddare prima di guarnire le vostre panne cotte. "Cookies in ajar" Non potevamo però non concludere con un dolce, una delle "sweetcreations" di Elena. Se dopo aver letto i consigli precedenti avete pensato che la cucina non fa per voi, non datevi per vinti. Idea che arriva dall'America, rivisitata dalla food-writer sono i "cookies in a jar". Basta rovesciare in una ciotola l'intero contenuto del barattolo e aggiungere pochi semplici ingredienti! (Per rendere ancora più semplice l'operazione potrete seguire un video passo passo che vi accompagnerà nella preparazione dei biscotti). Così anche i meno portati potranno realizzare così interamente con le loro mani fantastici biscotti! Pagina 25 Rubriche Pensieri in libertà: 2013-2015 Marco Alberto Cozzi La filosofia è che questo momento non lo rivivrai più… Per quanto riguarda il futuro puoi essere quello che vuoi tu… Non è mai troppo un bene vivere nel passato… Nel gioco della felicità vince sempre chi sa donarsi agli altri… Pagina 26 Foto d’Arianna Eros e mito Arianna Segaloni Sopra: Amore e Psiche (Canova) A sinistra: Apollo e Dafne (Bernini) Pagina 27 Rubriche Top Ten 1- L'escherichia coli è il nostro cagnolino; appena vediamo qualcuno di antipatico gli diciamo: “vai, attacca!” 2- Il DNA trascrittore è un fancazzista. 3- Prof. : “Ragazzi, chi sa trovare due eponimi di dente?” Stud. : “Canino e anulare!” 4- “Prof, perché non facciamo la differenziata anche per il cestino del computer?” 5- “Ragazzi, prendete due rette parallele tra di voi!” 6- “La città di Troia è il centro neurologico per lo smistamento dei traffici commerciali tra l’Egeo e il Mar Nero” 7- “La protasi, ragazzi, non protesi del periodo ipotetico!” 8- “Ragazzi, si chiama Isaac Asimov, non Isaac Asinov!” 9- “Carissimi, la piramide è piramidale!” 10-“Alla prossima interrogazione fatevi prendere impreparati eh….” Se ci chiedi chi noi siamo che seduti ora stiamo, rispondiamo per le rime: "Non siam tutti delle cime". Siamo tanti ma son uno son l'unione di ciascuno. Non "Il resto del Carlino", del Bramante il giornalino. Della scuola son coscienza, del giornal non puoi star senza. Del Bramante il giornalino