Scarica Grillo Bramante n. 1 Dicembre 2014

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Scarica Grillo Bramante n. 1 Dicembre 2014
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Il G
Periodico del Liceo Bramante di Magenta
Anno XXIV
Scopri la tua città ideale,
con il test a pagina 18!
Le foto d’Arianna, a
pagina 30!
N. 1 Dicembre 2014
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TATTACI!
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Editoriale
Alice Gambaro, Bianca Stan
Buongiorno Bramantini!
La scuola è ormai iniziata da tre mesi e le vacanze
natalizie sono alle porte, speriamo, quindi, che nessuno abbia già perso l’entusiasmo, cedendo alla
depressione… Diamo il benvenuto ai nuovi arrivati: agli studenti che sono qui per il primo anno,
alla nostra nuova Preside, la dottoressa Venneri e
alle new entry tra i docenti, in particolare al professor Bianchi che collabora con la professoressa
Marcogiuseppe come referente del nostro Grillo.
Auguriamo a tutti voi, inclusi i veterani, un nuovo
anno pieno di soddisfazioni e preferibilmente poco
costellato da esaurimenti nervosi.
Pur fra tante difficoltà il Grillo ritorna alla carica
per tenervi compagnia durante i lunghi mesi che si
prospettano. L’inevitabilità dello stress scolastico
verrà mitigata dalle consuete perle di professori e
studenti (quelle, siamo sicure, le leggete tutti) e
dalle vignette. Non fatevi mancare però i nostri
articoli più seri: nella sezione attualità tratteremo
della recente riforma della scuola e, visto che siamo in tema, delle rivolte giovanili, quindi articoli
su problemi come per esempio il terrorismo.
I primini avranno lo spotlight con un sondaggio
sull’accoglienza (un must di stagione), mentre per
gli sportivi ci saranno un pezzo sulle attività promosse dal nostro Istituto e un altro su un evento
sportivo del passato; poi tutto quello che c’è da
sapere sulla nuova iniziativa, il Bramante Day, con
un’intervista agli organizzatori dell’evento che ha
riscosso uno straordinario successso.
Potrete poi trovare un articolo relativo alla serata a
tema “Il linguaggio e la parola”, tenutasi presso il
Cinemateatro Nuovo su Alda Merini che ha visto
l’intervento di un docente del nostro Istituto, il professor Chiodini. Un altro articolo riguarda invece
la mostra di Van Gogh al Palazzo Reale.
Se avete voglia di accrescere la vostra cultura
scientifico-linguistica, lo potrete fare mediante le
informazioni sui segreti del cervello, nella sezione
Scienze, e mediante i limerick in lingua.
Ovviamente non possono mancare le consuete
rubriche: potrete scoprire nuovi libri, film e musica
grazie alle recensioni, imparare a cucinare qualcosa di edibile grazie alle ricette di Bramante ai Fornelli e affidarvi alle stelle con l’Oroscopo , anche
se ancora non si conoscono le fonti a cui attingono
le nostre veggenti – sarà[…]
(Continua nella pagina seguente)
Pagina 2
Il Grillo Bramante
[…] un segreto a cui non possiamo accedere noi comuni mortali.
Per concludere, proponiamo i Pensieri in Libertà di uno dei nostri redattori e, nella sezione Opinioni, cercheremo di capire se è possibile bilanciare scuola e sport mentre nel Paginone centrale ci interrogheremo
sulle mete predilette dei nostri viaggi, quelli dei nostri sogni.
E con questo, vi lasciamo alla lettura: speriamo che non usiate le nostre pagine come munizioni nelle
guerre intra/inter-classe!
La redazione
1^B: Luca Donato, Alessandro Machniz
1^C: Amanda D'Angelo, Marta De Chiara, Daniel Lacidogna, Alessia Nolli,
Marco Ottaiano
1^G: Davide Forgiarini
1^I: Alessia Ariti
3^A: Alice Fortunati
3^B: Matilda Guizzardi
4^A: Martina Albano, Luigi Casella, Alice Gambaro, Sonia Garavaglia, Sara
Gussoni, Eletta Nava, Cristina Pelizzari
4^D: Camilla Alberti, Chiara Paleni, Bianca Stan
4^G: Andrea Tenconi, Giorgia Cacioppo
5^A: Francesco Colombo, Francesco Marcolli
5^B: Luca Bonasegale, Giorgia Colombo, Francesca Gambini, Alessandra
Guaglio, Andrea Lo Sardo, Camilla Oldani, Martina Pedroli, Arianna Segaloni
5^E: Marco Cozzi
5^F: Lorenzo Motta, Valeria Pastori, Amedeo Pellegrini, Blerina Suka, Maria
Grazia Tavera
Impaginatori: Luigi Casella, Luca Donato, Alice Gambaro, Chiara Paleni,
Bianca Stan
Immagine di copertina: Marta De Chiara
Vignettisti: Marta De Chiara, Alessandro Machniz
Docenti referenti: Luigina Marcogiuseppe, Roberto Bianchi
Pagina 3
Il Grillo Bramante
In questo numero
La nostra scuola
Amarsport
Benvenuti al Bramante!
5
An history made of star and stripes
Lo sport dentro di noi
6
Grillobox
E chi più ne, ha più ne metta
7
The Maze Runner
22
Bramante Day
8
Come non passare la notte di San Silvestro
23
Il favoloso mondo di Ameliè
24
Dal territorio
21
Alda Merini
10
Ah no… sono i Pink Floyd
25
Romanzo vs film
11
Niente haiku, siamo inglesi
26
Indietro tutta!
27
Scienza/Scienze
I neuroni specchio e l’empatia
12
Il Racconto
“Dejà vu”, già visto..
13
Vero o Falso?
28
Fabiola Gianotti, direttrice del CERN
14
Break!
29
Bramarte
Il pennello dell’interiorità
Foto d’Arianna
15
Attualità
Legno, pietra, metallo
30
Rubriche
La buona scuola
16
Pensieri in libertà
31
Occupy
17
Bramante ai fornelli
32
Top Ten
33
Oroscopo celtico
34
Pagina centrale
Quale città ti rappresenta? Il Test!
18
Isis
20
Pagina 4
La nostra scuola
Siate entusiasti
Un caro saluto della Dirigente al “Grillo” e all'istituto
Cari ragazzi, come sapete sono
arrivata a dirigere il vostro liceo solo all’inizio di questo
anno scolastico. Tra le tante
attività del nostro istituto ho
appreso del progetto del Giornalino d’istituto “Il Grillo Bramante”, le cui attività sono
egregiamente coordinate dalla
prof.ssa Marcogiuseppe coadiuvata, quest’anno, dal prof.
Bianchi.
Un Giornalino scolastico può
sembrare anacronistico.
E invece no!
È un progetto dal sapore antico
ma sempre attuale che permette a voi ragazzi di dimostrare
quanto abbiate appreso e quanto sappiate mettere in pratica
ciò che sapete.
Scrivere un articolo di giornale
è un esercizio di competenza
(dal latino cum-petere), bisogna appunto mettere in atto ciò
che si è appreso, è il riconoscimento della padronanza di capacità specifiche acquisite tramite le conoscenze disciplinari
e messe in pratica in un determinato contesto qual è l’attività di redazione di un giornale:
dalla struttura, alla definizione
dei contenuti fino alla grafica.
Le competenze chiave di cittadinanza che vengono richieste
agli studenti si leggono “in filigrana”, “in trasparenza”, tramite la dimostrazione delle
competenze linguistiche e redazionali, tramite la capacità
di analisi, di riflessione, di
pensiero critico sulla realtà circostante e tramite la capacità
di lavorare in team. L'ordinaria
attività didattica ha infuso tali
competenze che vengono poste
in atto nella partecipazione alle attività del “Grillo Bramante”.
Scrivere non è facile e lo è
sempre meno in questo mondo
di comunicazioni rapide e
frammentate, sincopate, indotte dall’uso pervasivo dei social
media ad ogni livello della vita
privata, sociale e pubblica.
Educare oggi significa prima
di tutto cercare "luoghi in cui
non correre", creare momenti
per riflettere, discernere e comunicare.
Chiamare “Il Grillo” semplicemente “giornalino”” è riduttivo, ciò anche alla luce degli
apprezzamenti conseguiti a
livello nazionale durante l'anno scolastico 2013/14. C’è tanta voglia di continuare con la
voglia di guardare la realtà.
Apprendo con orgoglio che
ogni anno sono sempre più
numerosi gli studenti desiderosi di partecipare a quest’attività giornalistica, che offre
loro la possibilità di sentirsi
parte viva sia della scuola, sia
dell’ambiente esterno. I giovani studenti avvertono le
problematiche e le attese dei
nostri tempi. Il “Grillo” offre
la possibilità di esprimere le
proprie riflessioni, le proprie
esperienze e, perché no, i propri sentimenti ed emozioni
attraverso la scrittura nelle
sue varie forme: intervista,
commento, racconto, componimento poetico, elaborazione
grafica.
Auguro a tutti i “giornalisti in
erba” di continuare con lo
stesso entusiasmo iniziale e a
tutti gli studenti del nostro Liceo di approdare a risultati
sempre più brillanti, sia in
ambito scolastico, sia extrascolastico.
Pagina 5
La nostra scuola
Benvenuti al Bramante!
Le iniziative rivolte agli studenti di prima
Alessio Nolli, Marco Ottaiano, Davide Forgiarini
L’ impatto con le Superiori è
spesso uno scoglio difficile da
superare per gli studenti di prima, ma grazie alle iniziative
promosse dal nostro Istituto il
passaggio é stato sicuramente
meno traumatico. Sono stati
previsti, quindi, nell’ambito
dell’Accoglienza alcuni momenti in cui gli alunni delle
classi prime, accompagnati dai
loro docenti e da studenti tutor,
hanno effettuato il giro della
scuola, hanno partecipato a
un’uscita di trekking urbano e
infine hanno avuto l’opportunità
di assistere a una rappresentazione teatrale nell’Aula Magna
del Liceo, messa in scena appositamente per loro! Il giro della
scuola ha consentito ai ragazzi
di conoscere in modo dettagliato l’Istituto nei suoi spazi più
importanti, quelli che erano già
stati visitati durante gli open
day; i tutor hanno inoltre avuto
un momento di confronto in
classe con i primini per dare
loro alcuni consigli e favorire
quindi un’ambientazione più
semplice. I nuovi arrivati hanno
sfruttato questa opportunità per
manifestare i loro dubbi con domande a cui gli studenti tutor
hanno risposto in modo esaustivo e sorridente . Il trekking urbano per Magenta si è svolto in
mattinata e ha dato modo di
conoscere la città in cui risiede
la Scuola soprattutto agli studenti provenienti dai paesi limitrofi che hanno apprezzato proprio per questo l’iniziativa. La
rappresentazione teatrale tenutasi in Aula Magna è durata circa due ore e sono stati coinvolti
i ragazzi del gruppo teatrale
dell’ Istituto: la rappresentazione, basata su una giornata tipo
di uno studente del nostro Liceo, ha riscosso tra il pubblico
un notevole successo, tanto che
molti ragazzi hanno deciso di
partecipare al progetto teatrale.
Abbiamo interpellato alcuni i
ragazzi di prima, prendendo come campione 5 alunni di ogni
classe: le domande a cui hanno
dovuto rispondere sono le seguenti: è stata utile l’Accoglienza? Consiglieresti altro da proporre per i prossimi anni? Qual
è stata l’ iniziativa che hai preferito maggiormente?
Sulla base dei risultati del sondaggio possiamo concludere
dicendo che la maggior parte
degli studenti ha ritenuto utili
le attività d’ Accoglienza in
quanto li hanno aiutati ad integrarsi in una nuova realtà scolastica, inoltre la maggior parte
crede che si potrebbe integrare
queste iniziative con altre quali
trekking al di fuori del territorio di Magenta o attività più
coinvolgenti e innovative senza
però precisarne la tipologia.
Con l’ ultima domanda del sondaggio abbiamo registrato i seguenti dati riportati nel grafico:
Pagina 6
La nostra scuola
Lo sport dentro di noi
Le attività sportive del nostro istituto
Lorenzo Motta, Amedeo Pellegrini
Carissimi lettori del Grillo Bramante siamo lieti
di annunciarvi e presentarvi le iniziative sportive
che si svolgeranno quest’anno all’interno del nostro Istituto. Come ogni anno queste iniziative
sono molteplici e coinvolgono la maggior parte
del corpo studentesco. La prima gara che si svolge è la corsa campestre nel mese di novembre ed
essa è divisa in biennio e triennio; i migliori corridori delle due fasce di età rappresenteranno il
nostro istituto nella gara provinciale. La nostra
scuola vanta una grande tradizione vittoriosa nelle competizioni con le altre scuole. Fino all’anno
scorso la corsa campestre insieme alla gara di sci
e a quella di mountain-bike era inserita nel
“trofeo città di Magenta” dove la nostra scuola si
è sempre distinta vincendo le prime edizioni. Un
altro sport su cui si punta molto è lo sci; infatti
anche quest’anno, in preparazione alla gara con
le altre scuole, si farà lo stage di sci che è giunto
alla quindicesima edizione. Il cospicuo numero
di anni da cui si fa mostra la sua importanza nel
migliorare la disciplina e come esso sia anche
una occasione per una crescita umana nel contatto con altri ragazzi. Lo stage, organizzato e diretto dal prof. Moscatelli, quest’anno per la prima
volta sarà diviso in due periodi. Esso si tiene a
Chiesa Valmalenco e nel primo periodo saliranno i ragazzi del liceo scientifico sportivo e poi ,
dal 17 dicembre al 20, gli altri che hanno aderito
all’iniziativa. Si ricorda che è aperto a tutti gli
alunni che però abbiano almeno qualche anno di
esperienza sciistica. Lo stage ha la finalità di migliorare le capacità di ognuno in vista della gara
che si svolge l’ultimo giorno; questa gara serve a
selezionare gli allievi che parteciperanno alla
competizione con gli altri istituti a Pila. Anche in
questa competizione, come nella cora campestre,
gli allievi del nostro istituto si distinguono sempre piazzandosi nei primi posti. Questo dimostra
la preparazione propedeutica dello stage e la sua
importanza nel contesto scolastico (è infatti la
manifestazione a cui più alunni partecipano e la
più sentita). In primavera cominceranno anche i
tornei interni: calcetto per i ragazzi e pallavolo
per le ragazze, suddivisi per classi. Questi tornei
si concluderanno con le finali durante l’ultimo
giorno di scuola in palestra. Saranno come ogni
anno divisi tra biennio e triennio e ogni classe è
automaticamente iscritta. Alcune di queste sono
invece già cominciate o si sono già svolte interamente. Il torneo di pallavolo misto, inserito
all’interno del progetto SPORT 4 PEACE è uno
di questi. Questo torneo è aperto a ogni squadra
formata da ragazzi di 3°-4°-5°. Oltre alla squadra
vincitrice del torneo sarà anche premiato il team
che ha incarnato maggiormente lo spirito del
progetto, che prevede regole tra le quali il rispetto per l’avversario e l’accettare anche la sconfitta. Così anche le squadre che hanno meno possibilità di vittoria dal punto tecnico potranno mettersi in mostra per un punto di vista umano e
educativo. La competizione che chiude l’attività
sportiva del Bramante è la gara di mountainbike, organizzata in primavera (solitamente maggio); che consiste nell’effettuare due giri attorno
alla nostra scuola per il biennio e tre giri per il
triennio. Registriamo inoltre la proposta fatta da
alcuni studenti di organizzare un torneo di basket
3 contro 3; speriamo che questa bella idea venga
accolta in modo da ampliare ancora di più l’offerta sportiva all’interno della nostra scuola. Ci
auguriamo di avervi chiarito maggiormente le
idee riguardo le attività che si svolgeranno durante l’anno scolastico, vi salutiamo e vi diamo
Pagina 7
La nostra scuola
E chi più ne ha, più ne metta!
Se la scuola non vi basta (o vi basta troppo!), ecco cosa potete fare!
Andrea Lo Sardo, Luca Bonasegale
La scuola vi affatica? Non ce la fate
più? Avete una “raffica” di verifiche
e interrogazioni tutte concentrate in
una settimana (magari l'unica di sole
da tempo)? Domenica volevate andare allo stadio ma vi ha bloccati il
compito in classe di Fisica? No problem! La soluzione c'è ed è alla portata di tutti. “E quale sarebbe?” potrebbe chiedere uno studente in affanno. La soluzione è trasformarsi
Superman o Wonder Woman! Cercando di ritornare seri, ma non troppo, vi proponiamo qui di seguito una
intervista doppia (modello Le Iene) a
due studenti che sono riusciti a conciliare le fatiche scolastiche con le
attività extrascolastiche svolte a livello semiprofessionistico. I due
intervistati potrebbero essere un modello per tutti coloro che desiderino
coltivare le loro passioni ad alti livelli, senza sacrificare lo studio.
“Ciao belli, come vi chiamate e
qual è la vostra classe?”
Marta: “Ciao, sono Marta della I C”.
Marco: “Ciao, mi chiamo Marco,
sono della II A”.
“Quali sono le vostre passioni?”
Marta: “Mi dicono che gioco a scacchi, poi non so, ahahah!”.
Marco: “Nuoto e pianoforte”.
“Qual è la disciplina in cui siete
riusciti maggiormente a distinguervi? A che livello?”
Marta: “Sempre negli scacchi, anche
se fra i miei amici scacchisti mi distinguo più per essere femmina, sono
davvero poche le ragazze a giocare.
Per quanto riguarda il livello, sono
arrivata quinta ai campionati nazionali di due anni fa e prima nel campionato provinciale femminile a
squadre di quest'anno”.
Marco: “Nuoto, ho vinto diverse
volte e in diversi stili i campionati
nazionali”.
“Quando e in che modo avete iniziato?”
Marta: “Casualmente. Alle scuole
elementari hanno proposto un corso
e mi ci sono buttata, l'ho iniziato per
stare con i miei amici ai tornei, poi
la storia è continuata”.
Marco: “Ho iniziato all'asilo a fare i
primi corsi di nuoto. Dalla prima
elementare sono entrato nell'universo del nuoto agonistico”.
“Puntate a fare questo nella vita?
Se no, cosa vorreste fare?”
Marta: “Per ora è la mia piccola passione, non punto a questo nella vita
ma la vedo come una cosa molto
stimolate: conosco un sacco di persone, ho costruito la mia vita sugli
scacchi fino ad ora”.
Marco: “Spero vivamente di sì? Anche se sarà un po' improbabile vista
la richiesta sempre maggiore di allenamento e di tempo. In alternativa,
non so ancora cosa vorrei fare”.
“Quanto tempo investite nella vostra passione?”
Marta: “Quasi tutto il weekend e
qualche ora nel resto della settimana;
è impegnativo ma, come ho già
dett,o se lo si fa in compagnia, ci si
diverte molto.”
Marco: “Tra il nuoto e il pianoforte,
sono impegnato tutti i giorni”.
“Trovate che sia difficile conciliare
lo studio bramantino con
un'attività sportiva a questi
livelli?”
Marta: “In realtà mi trovo molto bene, riesco a studiare e a giocare a
scacchi tranquillamente. Di certo
non mi metto a fare matematica
mentre gioco ma, se fosse una partita
poco seria, potrei anche farlo.
Ahahahah!”
Marco: “Per ora non ho trovato diffi-
coltà” (è in seconda il ragazzo
n.d.r.).
“Come fate ad eccellere nella vostra passione e almeno sopravvivere nella scuola?”
Marta: “Se lo sapessi, ve lo direi.”
Marco: “Basta impegnarsi: se ci
tieni a una cosa vai fino in fondo,
non devi fermarti al primo ostacolo
che incontri".
“Quale materia non riuscite proprio a digerire?”
Marta: “Non riesco proprio in Fisica, già. Che roba brutta!”
Marco: “Nessuna in particolare”.
“Partendo dalla vostra esperienza, che consigli dareste agli
studenti per conciliare la
scuola con le attività esterne?”
Marta: “Stabilitevi degli orari, niente scuse e “robe varie”, puntate una
sveglia a una certa ora e, dopo aver
studiato, dedicatevi a quel che davvero vi piace. È semplice!”
Marco: “Per me, se una cosa ti piace, non devi arrenderti mai e non
devi mollare per paura di non riuscire con la scuola”.
“Grazie di averci concesso questa
intervista doppia “vostre eccellenze”, fate un saluto ai
nostri lettori e in bocca al lupo per competizioni e soprattutto verifiche!”
Marta: “Un saluto a tutti, soprattutto
ai miei splendidi intervistatori, grazie di tutto e auguri anche a voi, ne
avrete più bisogno di me mi sa quest'anno!”
Marco: “In bocca al lupo a tutti!”
Pagina 8
La nostra scuola
Bramante Day, una giornata che rimarrà nel ricordo di tutti
In occasione delle celebrazioni della scuola nasce anche l’associazione Amici del Bramante
Alessandra Guaglio, Camilla Oldani, Francesca Gambini
Il 27 settembre 2014, iniziato il nuovo anno scolastico da pochi giorni, si
è tenuto il 1° Bramante Day, un momento di festa e di convivialità condito da ottime pietanze (la paella
cotta nel padellone da 5 metri e la
torta lunga oltre 6 metri solo gli
esempi più eclatanti) e accompagnato dalla band Gente in Comune, il
gruppo dei Sindaci del Magentino. Il
Bramante Day è stato soprattutto
un incontro con la storia recente
(quasi cronaca) e lontana del nostro
istituto (che mosse i primi passi nel
1972): professori, genitori, allievi ed
ex allievi che hanno contribuito a
costruire "il Bramante" come lo vediamo oggi. Tutto è stato promosso
dall'associazione "Amici del Bramante".
Alle ore 15:00 “hanno avuto inizio le
danze”, ma è stata la cerimonia presentata dal professor Sergio Garavaglia ad inaugurare l’evento alle ore
19:00. Egli ha poi lasciato la parola a
diverse autorità. Il sindaco; Marco
Invernizzi, ha elogiato la formazione
impartita dal liceo Bramante e ha
sottolineato l’importanza di intensificare queste iniziative culturali. La
nuova preside, Angela Venneri, si è
detta contenta dell’iniziativa e molto
colpita dal vedere l’affetto che gli ex
studenti hanno per il loro liceo.
Hanno poi preso la parola il sig. Frascarolo, il sig. Sesta e il sig. Del Giudice i quali hanno condiviso, con i
presenti, i piacevoli ricordi del
“periodo bramantino”, auspicando
che “questa giornata segni il passaggio del testimone alle nuove generazioni. Noi vecchi diciamo: avanti
così!”.
Un caloroso pensiero è stato dedicato
a coloro che non ci sono più e ai loro
parenti sono state assegnate le targhe progettate dal professore Egidio
Luciano. Sono stati poi premiati i
professori che hanno lasciato il segno al liceo Bramante tra cui il professor Luciano, la professoressa Battaglino, il professor Moscatelli, il
professor Cattaneo, il professor Garavaglia, la professoressa Vanzulli
ed il professor Raffanini. Anche gli
studenti maturati con cento e lode
nell'ultimo Esame di Stato - Luca
Leopardi, Marco Bigatti, Alessandro
Lattuada e Martina Mazzariol - hanno ricevuto la targa di riconoscimento così come Elia Altimani per la
progettazione del logo del liceo.
Questa giornata, caratterizzata anche dal sapore nostalgico, ha visto
prendere la parola l’avvocato Marina
Marinoni e lo scrittore Emanuele
Torregiani, ex bramantino che al
liceo ha dedicato un libro (Liceo,
addio).
La festa è proseguita all’insegna del
divertimento e il grande momento
conviviale ha visto la partecipazione
di centinaia tra ragazzi, genitori ed
insegnanti che hanno gustato la
paella per mille persone cucinata
nella pentola di cui si è detto. Il tut-
to è stato addolcito dalla torta king
size raffigurante il logo del liceo. Il
sottofondo musicale della band
Gente in Comune, di cui il professor
Sergio Garavaglia è membro, ha
movimentato la serata con la musica giovanile degli anni Settanta
mentre il dj set dei ragazzi del Bramante ha concluso una giornata che
rimarrà nei ricordi di tutti. A proposito di quest’evento Alberto Ragusa,
uno studente di 5°B, ha tirato le fila
della giornata, dicendo: “Il Bramante day è stato utile per riunire insegnanti ed ex studenti, inoltre gli
organizzatori sono riusciti pienamente nel loro intento di raccogliere
fondi in un evento piacevole per
tutti”. L'iniziativa non avrebbe però
avuto un successo così forte se non
si fosse costituita l'associazione
“Amici del Bramante”. Questa è
stata voluta soprattutto per scopi
che vanno al di là della convivialità
e del ricordo, l'associazione si propone cose più concrete ed essenziali
per la vita di uno studente: il sostegno e l'appoggio.
Per capire com'è nata l'idea di costituire l'associazione e quali saranno
i programmi del suo primo anno
d'attività, abbiamo incontrato i tre
soci fondatori (tutti rappresentanti
dei genitori in Consiglio d'Istituto)
che l'hanno ufficialmente costituita:
Davide Noè (Presidente del Consiglio d'Istituto), Nicola Bizzarro e
Gianpaolo Casella.
Pagina 9
La nostra scuola
D: “Com'è nata l'idea dell'Associazione?”
Davide Noè (DN): “In Consiglio d'istituto abbiamo pensato ad un modo nuovo di iniziare l'anno
scolastico, abbiamo così lanciato l'idea di una
grande festa di apertura d'anno che potesse rappresentare il legame tra i ragazzi di prima e quelli
delle altre classi, questa festa è stata l'occasione
d'incontro con alcuni ex allievi che hanno raggiunto successi nella didattica, nella ricerca e nel
mondo del lavoro”.
loro una forma giuridicamente accettabile e se
qualche altro avesse già fatto esperienze analoghe
(di associazioni genitori ne esistono in quasi tutti i
licei scientifici)”.
Gianpaolo Casella (GC): “...e così abbiamo pensato che, se la festa avesse creato occasioni d'incontro, quegli incontri non sarebbero dovuti rimanere semplicemente occasionali”.
GC: “Davide e Nicola hanno proprio colto nel
segno: maratona, bicicletta e gite in montagna.
Sono tutte esperienze accomunate da un aspetto:
la condivisione del lavoro! Ecco allora i contatti
con altri genitori, insegnanti ed ex allievi e, al
tempo stesso, i rapporti (iniziali) con alcune
aziende che ci hanno assicurato il loro sostegno
(per ora stiamo studiando forme di convenzioni o
sconti a favore degli associati). Il desiderio principale è che, attraverso il lavoro dell'associazione,
possano essere aiutati e sostenuti tutti i
"bramantini" che ne avessero bisogno (con delle
borse di studio, con il sostegno al reddito per
somme da versare nelle attività parascolastiche,
con l'aiuto nello svolgimento dei compiti).
Nicola Bizzarro (NB): “Abbiamo così deciso di
fondare l'associazione ma poi ci siamo fatti prendere la mano ed allora....”.
D: “Cos'è successo?”
GC: “Abbiamo pensato che la cosa più importante non fosse l'associazione in sè ma gli scopi che,
attraverso l'associazione, volevamo raggiungere”.
DN: “Sì, gli scopi: coinvolgere nella passione per
la scuola frequentata dai nostri figli (ma anche da
molti genitori: io sono un ex allievo) tutte le parti
che concorrono a "fare la scuola"!”
NB: “...a cominciare dagli insegnanti! Vedete: chi
vi risponde, oltre ad avere una figlia al Bramante,
frequenta il Bramante nella sua funzione di professore di storia e filosofia.”
D: “Passione, scopi, incontro tra generazioni:
mettere assieme questi concetti sembra assai
difficile; pensate di riuscirci?”
NB: “Non abbiamo affrontato quest'avventura da
soli! Vedete, nel suo piccolo, l'associazione mi
ricorda un'uscita in bici: si parte con una meta
precisa; poi lungo il percorso ti fermi per un caffè, una foto e due chiacchiere; fai una deviazione
perchè ti hanno raccontato di un castello da visitare e magari incontri altri che stanno facendo la
stessa strada. Così è stato per noi l'inizio dell'attività: stimolati da alcuni amici e (per me) colleghi
di lavoro, abbiamo messo assieme le idee, poi abbiamo cercato di capire se qualcuno poteva dar
DN: “Tra telefonate, incontri, spuntini ed altro è
nato lo statuto. Nicola (il prof. Bizzarro, n.d.r.) ha
fatto l'esempio della bici; io la vedo più come una
maratona dove non conta tanto la velocità ma la
costanza lungo il percorso, aiutati da qualcuno
che ti dà il ritmo”.
D: si iscrivono solo i genitori?
DN: “Abbiamo preparato il Diploma di
"Bramantino doc", pensandolo innanzitutto per
gli studenti di oggi e di ieri, per questo confidiamo che si iscrivano all'associazione anche gli studenti (se minorenni, con l'autorizzazione dei genitori)”.
NB: “...ma si sono già iscritti anche molti insegnanti!”
GC: “...e i genitori non mancano!”
D: come è possibile raggiungere l'Associazione?
GC: “Tramite il sito internet
www.amicidelbramante.it; tramite la mail [email protected]; tramite il profilo facebook
che potete scoprire online. Cosa manca? Praticamente nulla! Vi aspettiamo numerosi; l'invito è
esteso a tutti i genitori e studenti!”.
Pagina 10
Dal territorio
Alda Merini, una serata per ricordarla
Le celebrazioni dell’arte poetica arrivano spesso postume
Arianna Segaloni, Giorgia Colombo, Mariagrazia Tavera
Il 15 Ottobre presso il Cineteatro Nuovo di Magenta si è tenuto in anteprima il primo degli incontri
sul linguaggio e la parola, anche quest’anno per
iniziativa dell’associazione culturale magentina
UrbanaMente.
Protagonista assoluta della serata è stata Alda Merini, poetessa dei Navigli. Elio Del Monaco e Katia
Lippolis hanno reso omaggio alla Merini, recitando
alcune sue poesie tra cui Genesi, La Terra Santa,
Vicino al Giordano e Il manicomio è una grande
casa.
L’intervento del professor Chiodini al termine della lettura ha fatto luce sulla biografia della poetessa. Molti ricordano soprattutto l'esperienza delle
cure psichiatriche, che lasciarono un forte segno
sulla Merini. Ci duole ricordare come la poetessa
ricordasse, in un noto talk show televisivo
(condotto da Maurizio Costanzo), la dura vita dei
reparti psichiatrici degli ospedali.
Già nel 1948, a soli 17 anni, era in grado di scrivere un testo come Il Gobbo, del quale i critici più
avveduti si sono accorti. Tra questi, Giacinto Spagnoletti aveva inserito la poesia in una raccolta
Poetesse italiane contemporanee (1949). I contatti
culturali della poetessa sono importanti e vantano
personaggi del calibro di Eugenio Montale e Salvatore Quasimodo. La frequentazione dell'ambiente
intellettuale eperò purtroppo inframezzata dai continui problemi legati al suo disturbo psichico dovuto forse a una sindrome bipolare (della quale soffrirono pure altri grandi letterati: Baudelaire, Hemingway, Fitzgerald).
La produzione della scrittrice è molto vasta e racchiude sia testi in prosa, sia testi poetici. Alcune
pubblicazioni sono addirittura fatte in collaborazione con artisti di diverse discipline (pittura e fotografia).
Tematiche costanti nelle sue produzioni sono la
religione e la passione amorosa, in cui prevalgono
le inquietudini, le lacerazioni e gli abbandoni. Nella raccolta Tu sei Pietro dedicata al medico Pietro
Pascali si conclude la fase giovanile della sua poetica. Gli stessi editori che negli anni precedenti si
erano interessati a lei, ora si defilano e non vogliono più pubblicarle nulla. La sua vita privata, scossa
da altri eventi, la porta a trasferirsi a Taranto per
amore, dove verrà internata per la seconda volta. In
lei matura l’idea si trasferirsi definitivamente a Milano, dove muore nel 2009.
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Dal territorio
Romanzo vs film
Al via al Cinemateatro Nuovo di Magenta la decima edizione di “Ti racconto un libro”
Giorgia Colombo, Arianna Segaloni
Un’altra iniziativa culturale
di successo presente a Magenta è” Ti racconto un libro” che ormai è giunta alla
decima edizione, raccogliendo sempre più consensi; una
programmazione decisamente avvincente quella di quest’anno perché ha previsto
romanzi che sono diventati
film ma poi sono pressoché
scomparsi, perché le trasposizioni filmiche hanno avuto
più successo dei romanzi dai
quali è stato tratto il soggetto. L’obiettivo dell’iniziativa
di quest’anno è stata quella
di strappare queste narrazioni dal grande schermo e tor-
nare a sfogliare le pagine del
romanzo, in una narrazione
che avvincesse tanto quanto
le immagini del film.
Gli incontri si sono tenuti
presso il Cinema Teatro
Nuovo di Magenta e sono
stati preceduti da un momento introduttivo di circa
10-15 minuti che, di norma,
in una presentazione sintetica ha offerto agli spettatori
l’inquadramento
storicoculturale dell’opera mentre
la compagnia ha interpretato
fedelmente il copione elaborato. L’iniziativa è nata perché, spesso, è proprio la curiosità suscitata dal racconto
di un amico a spingerci in
una lettura magari impegnativa, consentendoci di conoscere il valore di uno scrittore, e la grandezza di una
capolavoro della letteratura.
Esistono romanzi tali da comunicarci emozioni diverse ogni volta che li leggiamo, in cui il lettore scopre
sempre qualcosa di nuovo e
parlarne può aiutare a comprendere aspetti particolari
e dettagli che non si erano
notati durante la lettura.
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Scienza/Scienze
I neuroni specchio e l’empatia
Una scoperta tutta italiana
Martina Pedroli, Giorgia Cacioppo
Nonostante le difficoltà dell’Università italiana,
l’amore per la ricerca continua a dare i suoi splendidi frutti nel nostro Paese. È recente la scoperta
dei cosiddetti neuroni specchio, una classe di neuroni che si attivano quando un individuo compie
un'azione e quando l'individuo osserva la stessa
azione compiuta da un altro soggetto. La scoperta
di questi neuroni, che dimostra la natura sociale
della nostra specie, si deve a Giacomo Rizzolatti e
alla sua equipe dell’Università di Parma, ed è una
scoperta di portata eccezionale: lo studio dei neuroni specchio, infatti, ci dà la possibilità di capire
cosa sia l'empatia e cosa c’entri coi processi affettivi e di apprendimento. Empatia significa “sentire
dentro” ed è una capacità che fa parte dell’esperienza umana; si tratta, infatti, di un potente legame
interpersonale: andare non solo verso l’altro, ma
anche portare questi nel proprio mondo. Essa rappresenta, inoltre, la capacità di un individuo di
comprendere in modo immediato i pensieri e gli
stati d'animo di un'altra persona: l’empatia costituisce un modo di comunicare nel quale il ricevente
mette in secondo piano il suo modo di percepire la
realtà per cercare di far risaltare in se stesso le
esperienze e le percezioni dell'interlocutore. È una
forma molto profonda di comprensione dell'altro
perché si tratta d'immedesimazione negli altrui
sentimenti. L’empatia, dunque, è alla base dell’intera vita sociale: rende solide e proficue le relazioni di accudimento, fa in modo che le relazioni affettive attecchiscano e creino coppie, famiglie e
amicizie, infine, rende possibili le più complesse
relazioni che si hanno col mondo
storico-sociale in quanto individui di un certo gruppo e cittadini
di una nazione. Imitare le emozioni del simile, ad esempio, dà
al bambino l’opportunità di identificarsi, stabilendo col proprio
simile un contatto immediato
senza mediazioni, portando così
dentro di sé i modelli familiari,
gli schemi e i linguaggi di interazione e di riconoscimento; permette di capire la distinzione tra
il bene e il male in virtù dei senti-
menti che egli legge sul volto degli adulti e, inoltre, l’imitazione gli consente di dare valore agli
insegnamenti sia morali che intellettuali, che così
gli indicano la via per integrarsi nella famiglia e
nella società. Ma l’empatia non è solo un dono; in
parte essa può divenire una disgrazia. Il bambino
empatico, infatti, acquisisce modelli di condotta
che funzionano dentro di lui come dei “comandi”:
legge con singolare immediatezza i desideri degli
adulti, si identica con loro, pertanto può solo compiacere le attese di coloro che ama o da cui dipende. Se invece avverte la necessità di porre in atto
pensieri e comportamenti diversi dai modelli appresi, cade dapprima nell’ansia, poi, se è abbastanza autonomo, nella vergogna e nel senso di colpa,
quindi nel blocco e nell’inibizione; se invece non
lo è, in luogo della vergogna e della colpa, cade in
un drammatico senso di paralisi depressiva o in atti
di protesta distruttivi e antisociali.
Per questo la scoperta dei neuroni specchio è importante : spinge a indirizzare sempre di più la
prassi psicoterapeutica ad analizzare le relazioni
affettive, le identificazioni e i modelli interiorizzati, al fine di risolvere i conflitti interni alla personalità.
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Scienza/Scienza
“Dèjà vu”: già visto...
La spiegazione scientifica di un fenomeno decisamente inquietante
Sonia Garavaglia, Camilla S. Alberti
“Questa scena l'ho già vissuta” è
la ricorrente frase che accompagna il fenomeno del déjà vu.
Il déjà vu è un fenomeno psichico, chiamato anche paramnesia,
che consiste nella sensazione di
aver già vissuto una determinata
situazione.
Sette persone su dieci provano
normalmente questa esperienza.
Le persone anziane sono maggiormente esposte a questa paramnesia, in quanto portano sulle
spalle un bagaglio di ricordi più
esteso, mentre i bambini ne sono
immuni: essi non hanno ancora
raggiunto un livello celebrale abbastanza sviluppato.
Il déjà vu appare principalmente
in momenti di tensione emotiva,
in situazioni di stress o di cali
energetici e la possibilità che si
presenti cresce considerevolmente nei soggetti schizofrenici o ansiosi.
Il termine è stato ideato dal ricercatore francese Emile Boirac, ma
studi precedenti erano stati svolti
dal dottor Arthur Ladbroke Wigan: egli avanzò l'ipotesi di una
mancata sincronizzazione degli
emisferi celebrali. Secondo la sua
teoria, a volte un emisfero percepisce inconsciamente una scena
prima dell'altro il quale, una volta
ricevuto lo stimolo, lo elabora
come “già visto”.
Molti studiosi hanno trattato questo argomento, in particolare lo
psicologo Alan Brown nel suo
libro 'The Déjà vu experience'
formula trenta teorie ulteriormente suddivise in quattro gruppi
fondamentali:
 Teoria neurologica: consiste
in una breve e circoscritta epilessia (perdita di coscienza) che
causa una disfunzione del sistema nervoso.
 Teoria del processamento
duale: momentanea disattivazione del sistema di recupero della
memoria. Esistono due sistemi
neurali all'interno del nostro cervello: uno di memoria e uno di
familiarità. Nel momento del déjà
vu il primo si arresta per qualche
istante facendo così prevalere il
secondo.
 Teoria attenzionale: si presenta come una temporanea perdita di attenzione chiamata black
out. Durante questa fase però
permane la sensazione della percezione che, una volta recuperata
la concentrazione, viene rielaborata attraverso un senso di familiarità.
 Teoria mnestica: recupero di
una situazione realmente accaduta, o di un sogno, di cui non riusciamo a ricordare il contesto a
causa di un errore di memoria.
Ciò è sufficiente per innescare
una sensazione di vaga conoscenza.
Oggi il pensiero comune fa ricadere la responsabilità di questo
fenomeno sui sogni. Infatti, se un
sogno non viene ricordato prima
del risveglio è probabile che,
contrariamente al solito, lasci un
segno all'interno della memoria a
lungo termine. In questo caso il
déjà vu viene percepito come una
rievocazione del sogno dimenticato per la presenza di aspetti
comuni con la situazione attuale.
L'ultima teoria diffusa tra alcuni
degli scienziati contemporanei è
quella dell'esistenza, oltre del
tempo e dello spazio tridimensionale, di altre sei dimensioni
spaziali ognuna delle quali corrisponde ad un universo governato
dalle proprie leggi fisiche. Per
questo si parla di universi paralleli, e il fenomeno del déjà vu
viene spiegato attraverso il salto
da un universo all'altro.
Nonostante i déjà vu non siano
una nuova scoperta la ricerca
delle cause è resa difficile
dall'impossibilità della loro riproduzione in laboratorio. Gli
studi comunque proseguono per
cercare una spiegazione scientifica e universale a questo tipo di
paramnesia.
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Scienza/Scienze
Fabiola Gianotti, primo direttore donna del Cern
Una quota rosa numero uno a Ginevra
Maria Grazia Tavera
La fisica italiana Fabiola Gianotti è stata da pochi
giorni nominata come direttore generale del
CERN, acronimo di “Organizzazione Europea per
la Ricerca Nucleare”, con sede a Ginevra. La carica sarà ufficialmente investita a partire dal 1° gennaio del prossimo anno. Nata a Roma il 29 ottobre
del 1962, ha cominciato ad interessarsi alle materie
scientifiche, ed in particolare alle fisica, fin dai primi anni degli studi liceali. Si è laureata in Fisica
sub-nucleare a Milano dove1989 ha conseguito il
dottorato di ricerca. Il CERN ha visto il suo primo
ingresso nel 1987e lì ha lavorato a diversi esperimenti, tra cui quello chiamato UA2. Il 1° marzo
del 2009 la carica di coordinatrice dell’esperimento
ATLAS (A Toroidal LHC Apparatus), uno dei sei
rilevatori di particelle costruiti per Lhc (Large Hadron Collider), l’acceleratore di particelle del
CERN. Nei panni di referente del progetto, Fabiola
Gianotti ha annunciato a tutto il mondo l’osservazione di una particella compatibile con il Bosone di
Higgs. Il Bosone è una particella che potrebbe essere più pesante del protone, e in grado di spiegare
come vengono create tutte le altre particelle. Con
queste parole la ricercatrice ha definito il nucleo
centrale del progetto: «Il meccanismo di Higgs entrò in azione dopo un centesimo di miliardesimo di
secondo dalla esplosione del Big Bang e diede
massa ad alcune particelle lasciandone altre senza
massa. Dal Modello Standard, che è l’insieme delle nostre conoscenze che finora meglio descrivono
la composizione della materia e le forze che fanno
interagire le particelle, sapevamo che ci sono particelle come il fotone che non hanno massa ma sono pura energia e viaggiano alla velocità della luce e altre invece che hanno massa. La ragione era
un mistero. Adesso abbiamo capito che questo fatto dipendeva dalle differenti interazioni che queste
particelle avevano con il bosone.». I progressi raggiunti nella ricerca di questo bosone, ottenuti da un
team, composto da più di tremila scienziati provenienti da trentotto Paesi di tutto il mondo, e capitanato dalla stessa Gianotti, le hanno assicurato la
candidatura alla dirigenza. In varie interviste la ricercatrice italiana ha confessato che la Fisica non è
la sua unica grande passione : è amante di letteratura, passione ereditata dalla madre , una letterata,
di musica, si è diplomata anche in pianoforte al
Conservatorio di Milano, e si diletta anche a cucinare.. Fabiola Gianotti un anno fa è stata inserita al
settantottesimo posto nella classifica stilata dalla
rivista Forbes, tra le cento donne più potenti al
mondo; il settimanale statunitense Times le ha affidato la quinta posizione nella classifica “Uomo
dell’anno”. Come molti, la ricercatrice ha dovuto
abbandonare l’Italia appena laureata per trasferirsi
in un luogo in cui le sue capacità fossero sfruttare
al meglio: l’impegno è stato senza dubbio ripagato
Non ci resta che augurarle buona fortuna, sicuri
che la futura dirigenza sarà segnata dalla stessa
professionalità e forza di volontà che hanno contraddistinto la fisica italiana nei progetti affrontati
negli anni passati.
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BramArte
Il pennello dell’interiortà
Palazzo reale, Van Gogh: il colore che segnò un secolo
Francesco Colombo, Francesco Marcolli
Il 27 luglio 1890 in un piccolo
villaggio vicino a Parigi, Ravoux
preoccupato aprì la porta dalla
stanza dell’amico, trovandolo
agonizzante sul letto con una pallottola nel cuore. Due giorni dopo sarebbe morto uno degli artisti
più celebri e affascinanti di tutti i
tempi, che dava vita ai suoi soggetti con le sue caratteristiche
pennellate danzanti ed energiche.
Era Vincent van Gogh.
Concepì la pittura in modo innovativo (iniziò a dipingere a 28
anni, anche se fin dalla giovinezza disegnava), mentre l’animo
sensibilissimo e fragile lo avvicinava ai miseri, ai poveri operai e
contadini, tutti soggetti che compaiono nelle sue opere, e che la
mostra di Palazzo Reale aperta
sino al 18 ottobre ha inteso esaltare. Quasi un antipasto a Expo
2015, vista l’affinità di tematiche.
Lascia sconcertati notare, nella
vita dell’artista, l’alternanza di
eccessi di rabbia, di auto punizione (il famigerato orecchio,
tagliato dopo un litigio con l’amico e coinquilino Gauguin e, si
dice, donato ad una prostituta), e
di generosità, forse altrettanto
folle e smisurata. Si può dire che
proprio l’assenza di misura renda la sua arte e il suo stile così
personale: “Impasti, pezzi di tela
lasciati qua e là, angoli incompiuti, brutalità”, diceva del suo
stile l’autore stesso.
Dopo tutto, l’arte era cambiata
molto negli ultimi tempi: prima
si cercava la rappresentazione
l’opera ragionata; adesso, a partire dal Romanticismo, un ribol-
lire di emozioni, con artisti istintivi ed egocentrici che mettevano
in mostra tutte le loro emozioni
attraverso l’arte. L’artista doveva
dipingere quello che lui solo vedeva. Per la realtà c’era la macchina fotografica. E qui entrano
in gioco gli Impressionisti. Davanti alle loro tele vedevi un’alba, una montagna, un bosco in un
mondo nuovo, fresco e coinvolgente. Van Gogh, che gli Impressionisti li aveva conosciuti, apprezzati e criticati, non cercava la
superficialità dei sensi, ma l’essenza stessa.
Van Gogh ha anche un triste primato: il dramma dell’artista
escluso dalla società, inconsapevole del proprio valore artistico,
e perciò portato alla rassegnazione fino alla follia. Pochi, pochissimi gli apprezzamenti della sua
arte durante la vita: solo in una
mostra nazionale, esponendo dieci quadri con gli impressionisti,
si guadagnò l’ammirazione di
Monet e dell’amico Gauguin.
Anche un grande critico del tempo, Albert Aurirer, in verità, apprezzava i suoi quadri, benché
pensasse che non sarebbero mai
stati apprezzati dal grande pubblico, ma solo da intenditori. La
mostra a Palazzo Reale, già un
successo, dimostra quanto Aurier avesse torto: un percorso
gioioso, sognante, luminoso di
un artista dolce e tormentato riscattato dal tempo.
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Attualità
La buona scuola
Una ripartenza, l’ennesima...
Blerina Suka, Valeria Pastori
Il piano del Governo per rivoluzionare la scuola
italiana è un work in progress che dovrebbe interessare tutti. Sembra però che il dibattito lanciato
dal
Governo
nell'apposito
sito
(www.labuonascuola.it) non abbia riscosso il successo auspicato. Sebbene gli interventi degli addetti ai lavori sul piano del Governo siano stati molteplici, forse ci si sarebbe aspettati un maggiore interesse da parte della componente studentesca la
quale, se non stimolata all'intervento dai docenti,
non è parsa più di tanto interessata. Gli studenti
hanno subìto negli anni, col susseguirsi dei governi
e dei ministri, tagli alla scuola, riduzione dell'organico, affollamento delle classi, cambi in corso di
programmi o indicazioni nazionali e chi più ne ha
più ne metta. Oggi proviamo a fare il punto della
situazione su ciò che propone il Governo, partendo
proprio dalle pubblicazioni ufficiali.
La Buona Scuola è il piano che il Governo offre a
tutti i cittadini come proposta di riforma della
scuola, una scuola che sviluppi nei ragazzi la curiosità per il mondo e il pensiero critico, queste “in
soldoni” sono le parole del Ministero.
In realtà si presume che tutti gli stati europei abbiano gli stessi principi di base e, fino a qui, niente di
nuovo sotto il sole. Le novità più grosse sembra
debbano riguardare i docenti: ne saranno assunti in
ruolo 150 mila entro il Settembre del 2015. Oltre a
questa novità, si annuncia che il nuovo canale di
reclutamento sarà il concorso a cattedra. Anche qui
potremmo dire che nulla di nuovo si sta dicendo,
dal momento che il concorso è sempre stato il sistema per reclutare gli impiegati statali. L'innovazione grossa sta nel fatto che gli aumenti dello stipendio dei docenti non avverranno secondo le antiche regole dello “scatto di anzianità”, ma secondo
nuovi criteri di merito. La meritocrazia diviene
quindi il criterio per l'avanzamento di carriera, così
come nel settore privato, e su questo punto i sindacati si sono espressi con una fumata nera.
Gli studenti probabilmente potranno vedere che la
“buona nuova” che è presente nel programma di
riforme è il fatto che non sono previsti, almeno
apertamente, dei tagli all'istruzione. Ci saranno docenti presenti dall'inizio dell'anno scolastico fino
alla fine e non ci sarà più, molto probabilmente,
l'antipatico “gioco” della “roulette del supplente”
che dura da Settembre fino a data da definirsi. Come sempre rimaniamo in trepidante attesa, soprattutto saranno curiosi gli studenti delle classi quinte
delle scuole secondarie di secondo grado di sapere
come sarà il loro Esame di Stato. Dalla scuola è
tutto. Dallo Stato?
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Attualità
Occupy
Diciamolo in inglese... ma la “solfa” non cambia
Alice Gambaro
" Gli studenti di Hong Kong si preparano a disertare le lezioni per
una settimana per chiedere una
maggiore democrazia."
La notizia è del 22 settembre: il
governo cinese ha concesso a Hong
Kong di votare per eleggere un governatore, generalmente nominato
da Pechino. I votanti, però, potranno scegliere solo fra una rosa di
candidati scelti dal governo: questa
è una chiara violazione di diritti,
secondo il popolo di Hong Kong,
che è sceso in piazza per una protesta pacifica a favore della democrazia. Studenti in primis. Sì, perché
l'idea è stata proprio dei ragazzi di
24 scuole, che hanno spostato le
proprie lezioni all'aperto, in una
rivolta pacifica. Il gesto degli studenti ha causato tanto scalpore che
a loro si sono associate persone di
tutte le età e di tutti gli strati sociali.
Anche l'associazione Occupy Central, che difende la democrazia e
desidera una maggiore indipendenza da Pechino, ha sostenuto la pacifica dimostrazione.
È interessante notare, però, come la
rivolta sia partita proprio dai giovani. La storia insegna: spesso sono
gli studenti ad opporsi per primi ai
poteri forti. Nemmeno la Cina è
nuova a questa formula: di fronte
alle immagini da Hong Kong è impossibile non ricordare la rivolta di
piazza Tienanmen a Pechino, del
1989. In seguito alla morte del leader comunista Hu Yaobang, centinaia di studenti si radunarono nella
- ormai tristemente - famosa piazza
per manifestare il proprio lutto. L'adunata si sarebbe trasformata poi in
una rivolta per chiedere al governo
una maggiore libertà di parola e di
informazione. Le azioni e le immagini di quegli studenti del 1989 fecero il giro del mondo. La rivolta si
risolse, purtroppo, nel sangue: dopo
due mesi di trattative, i nuovi capi
del partito comunista ordinarono un
intervento militare, che si tradusse
nel massacro di moltissimi studenti
(secondo alcune fonti, più di 2500).
Una fotografia in particolare, dal
titolo "Il Rivoltoso Sconosciuto", è
diventata in tutto il mondo un simbolo della lotta per la libertà e la
democrazia: ritrae un giovane, solo
e disarmato, in piedi di fronte a una
colonna di carri armati.
E nel mondo occidentale? Pensando
al tema delle rivolte studentesche
negli USA e in Europa, ci vengono
subito alla mente i moti rivoluzionari del Sessantotto, così denominati perché l'anno di massima attività
di questi movimenti fu, per l'appunto, il 1968. Il movimento nacque
negli USA a metà degli anni Sessanta, per protestare contro la guerra in Vietnam, che in quegli anni
mieteva numerosissime vittime; si
estese negli anni successivi e i sessantottini rivolsero una protesta
contro ogni forma di divisione, razziale, sessuale, di equilibri di potere. La rivolta si espanse in tutta
l'Europa, travolgendo in particolare
Francia e Italia; nel nostro Paese
furono soprattutto gli studenti, uniti
agli operai delle fabbriche, a scagliarsi contro i cosiddetti poteri forti. Gli studenti richiedevano, nella
scuola, preparazione e programmi
migliori, l'estensione del diritto allo
studio anche ai ragazzi più disagiati
e in generale si desiderava una
maggiore influenza nelle decisioni
riguardanti la scuola. In questo periodo furono occupate per la prima
volta delle Università e l'opposizione della polizia e del governo non
fece altro che fomentare ancora di
più la violenza. Alla protesta si unirono anche noti esponenti della cultura, fra cui i fratelli scultori Giò e
Arnaldo Pomodoro e Ernesto Treccani. I moti del Sessantotto si sfaldarono, in realtà, dopo pochi anni:
erano formati da un gruppo di persone molto eterogeneo, il cui unico
denominatore comune era la lotta
contro il potere di pochi. Le proteste ebbero però il merito di sensibilizzare l'opinione comune su temi
fino ad allora poco considerati,
quali i diritti delle donne, il rispetto per l'ambiente, il pacifismo e
l'antirazzismo.
Negli ultimi anni si è sviluppato
anche il movimento internazionale
Occupy, ancora una volta partito
dagli studenti: i primi a manifestare sono stati infatti alcuni ragazzi
californiani, che protestavano contro i tagli alla scuola. Il movimento
si è poi diffuso in tutto il mondo: i
manifestanti di Occupy protestano
contro le ineguaglianze sociali ed
economiche, lo slogan usato è:
"Noi siamo il 99%" (la ricchezza
mondiale è, secondo alcuni studi,
detenuta da poco più dell'1% della
popolazione).
Possiamo dire che gli studenti e i
giovani in generale hanno sempre
giocato un ruolo importante nelle
rivoluzioni che hanno fatto la storia dell'ultimo secolo. Sta a noi il
compito di far valere i principi di
uguaglianza, di libertà e di accettazione che dovrebbero già essere
universalmente condivisi. Come
dissero gli studenti in rivolta in
piazza Tienanmen, nella loro Dichiarazione di protesta: "Benché le
nostre spalle siano ancora giovani
ed esili e benché la morte sia per
noi un fardello troppo pesante, noi
andiamo. Dobbiamo andare. Perché la storia ce lo chiede. Se non
facciamo qualcosa, chi lo farà per
noi?"
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Quale città ti rappresenta?
Bentornati Bramantini!
Quest’anno abbiamo un novità! Il nostro Grillo Bramante è diventato anche Grillo esploratore! Ha visitato
per voi alcune città europee ed è pronto a trovare quale
più vi rappresenta con questo semplice test.
Ami la vita frenetica o tranquilla? Preferisci un piatto di
carbonara o un veloce fish and chips? Ami l’estate o
preferisci visitare la tua città in un altro periodo? Insomma, cosa aspetti a scoprire qual è la tua città in base
alla tua personalità, alle tue esigenze e alle tue caratteristiche! Ecco il quiz del Grillo Esploratore!
4. Che stile di vita preferisci?
A.
Impegnato
B.
Frenetico
C. Tranquillo
D.
Quanto basta
5. Quale sport preferisci:
A. Calcio
B. Tennis
C. Rugby
D. Barca a vela
1. In che stagione partiresti alla scoperta della tua
città?
A. Autunno
B. Inverno
C. Primavera
D. Estate
6. Che professione ti entusiasma maggiormente?
A. Politico
B. Business Man
C. Chef
D. Artista di strada
2. Cosa conta di più per te in una città?
A. Il patrimonio storico e culturale
B. La novità e l’avanguardia
C. L’atmosfera
D. La vita mondana
7. Un pomeriggio nella città dei tuoi sogni:
cosa faresti?
A. Visita ai monumenti storici e shopping nelle vie delle grandi firme
B. Visita alle grandi cattedrali e ai
grandi parchi
C. Una passeggiata romantica e visita
D. Visita alla scoperta dell’architettura
e shopping
2. Scegli tra i seguenti il piatto che preferisci
A. Spaghetti alla Carbonara
B. Fish and chips
C. Antipasto a base di ostriche condite con il
limone
D. Tipici piccoli assaggi sia con ingredienti
semplici, sia con ingredienti particolari, le
tapas
3. Che musica ti piace ascoltare?
A. La Lirica
B. La musica pop
C. La musica classica
D. La musica Gipsy
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Scoprilo con il nostro test!
Pelizzari Cristina
MAGGIORANZA RISPOSTE A: ROMA
MAGGIORANZA RISPOSTE C: PARIGI
Tutto il piacere di una grande città, incorniciata da
un panorama che gli storici monumenti rendono
unico al mondo. Dopo una stancante giornata di
visite alle grandi costruzioni del passato, si può
passeggiare per le vie dello shopping delle grandi
firme di via Condotti, e infine sedersi a gustare il
deliziosi piatti della tradizione romana. Per gli
amanti del calcio non può mancare la visita allo
stadio Olimpico, palcoscenico ogni fine settimana
di interessanti sfide tra le maggiori squadre.
Dalla magia del Louvre, alla maestosità della torre
Eiffel, alla solennità della cattedrale di Notre Dame
che si appezzano mangiando un gelato comodamente seduti su un bateau mouche sulla Senna, trascorre una giornata romantica nella Ville Lumière.
È altrettanto romantico concludere la giornata, dopo una cena in un caratteristico bistrot, passeggiando tra gli artisti di Montmartre .
MAGGIORANZA RISPOSTE B: LONDRA
Città cosmopolita, internazionale, sempre all’avanguardia, spesso molto piovosa. Città dei manager e
della regina, di Wimbledon e dei grandi eventi della pop music. La giornata londinese non può non
iniziare con una colazione da Starbucks, una visita
alle grandi Cattedrali, una passeggiata nei parchi e,
infine, un divertente tour al museo delle cere e un
emozionante giro sul London Eye per ammirare la
città dall’alto.
MAGGIORANZA RISPOSTE D: BARCELLONA
Se hai un carattere solare, socievole e ami andarti a
divertire dopo una giornata intensa, Barcellona è la
città giusta per te. Perfetta per chi ama la barca vela o semplicemente ama passare qualche ora al mare. In un giro alla scoperta della “tua città” non
puoi certo non visitare le grandi opere, capolavori
dell’architettura di Gaudì, passeggiare per le vie
dello shopping come Passeig de Gracia, tra gli artisti di strada nella movimentata Rambla, tra le bancarelle affollate del colorato mercato della Boqueria, e gustare le sfiziose tapas, piccoli assaggi di
ogni genere, nei ristoranti tradizionali.
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Attualità
ISIS
Le origini del gruppo jihadista che minaccia il Medio Oriente
Matilda Guizzardi
Recentemente, uno dei gruppi islamici sunniti più
estremisti in circolazione, lo Stato Islamico dell’Iraq
e del Levante, noto anche con la sigla “ISIS” ha fatto
molto parlare di sé in tutto l’Occidente. Ma è da più
di due anni che l’ISIS combatte nella guerra civile
siriana per annientare il presidente sciita Bashar al
Assad; negli ultimi mesi è giunto a conquistare più di
un terzo dell’Iraq.
L’ISIS ha davvero scosso l’Occidente da quando il
19 agosto diffonde un video dove è mostrata la decapitazione del giornalista americano JAMES FOLEY.
Il reporter si trovava in ginocchio nel deserto, con
indosso una tuta arancione, affiancato da un terrorista
interamente vestito di nero e col volto coperto, che
gli puntava un coltello alla gola.
Questo è solo il primo messaggio diretto all’America
da parte dell’ISIS; il secondo viene rilasciato il 2 settembre e presenta l’l'esecuzione del cittadino americano STEVEN SOTLOFF.
Purtroppo gli avvertimenti dell’ISIS non sono solo
indirizzati agli U.S.A, ma anche al Regno Unito e a
tutto l’Occidente: il 14 settembre viene diffuso il video dell’ uccisione del cittadino britannico DAVID
HAINES, e il 2 ottobre quello dell’esecuzione di ALLEN HENNING; la prossima vittima ha già un nome: EDWARD KASSIG.
La risposta dell’America e dell’Europa a questo massacro inaccettabile è stata quella di cominciare una
vera e propria guerra contro l’ISIS, utilizzando la
potenza distruttiva dei raid aerei per annientare gli
obiettivi più importanti nelle regioni controllate dai
terroristi. L’offensiva della coalizione occidentale,
guidata da Stati Uniti e Regno Unito, ha avuto inizio
a settembre e continua da allora. Dalle ultime notizie
pare che il leader del gruppo jihadista, Abu Bakr al
Baghdadi, sia stato gravemente ferito in un attacco.
Al-Baghdadi aveva preso il posto di Abu Musab alZarqawi, fondatore dell’ISIS, quando quest’ultimo
era stato ucciso da una bomba americana nel 2006.
Nel 2000 Zarqawi decise di fondare un suo proprio
gruppo con obiettivi diversi da quelli di Al Qaida, per
il quale Bin Laden aveva posto come obiettivo principale la difesa dei territori musulmani dall’invasione
occidentale, cominciata con l’invio di truppe statunitensi per la Prima Guerra del Golfo. Invece Zarqawi
voleva provocare una guerra civile su larga scala,
interna all’Islam, e per farlo voleva sfruttare la complicata situazione religiosa dell’Iraq, Paese a maggioranza sciita ma con una minoranza sunnita al potere
da molti anni con Saddam Hussein.
Il suo vero intento era creare un califfato islamico
esclusivamente sunnita per poi proseguire la Guerra
Santa (jihad) contro gli infedeli. L’ISIS cominciò ad
agire attivamente con attacchi terroristici nel 2003,
solo cinque mesi dopo l’invasione da parte degli Stati
Uniti dell’Iraq. Nel 2004 Zarqawi aveva sancito
un’alleanza con Al Qaida, nonostante la differenza
tra i fini delle due organizzazioni, e aveva chiamato il
suo gruppo Al Qaida in Iraq (AQI).
Dopo la morte del fondatore, nel 2007, il gruppo posto sotto la guida di Baghdadi subì un notevole indebolimento, soprattutto grazie alle azioni americane in
Iraq. Tuttavia nel 2011 si rafforzò nuovamente e liberò alcuni detenuti del governo iracheno. Infine nel
2013 l’organizzazione jihadista cambiò il suo nome
in Stato Islamico dell’Iraq e del Levante (ISIS), dopo
che la guerra in Siria gli diede nuove possibilità di
espansione anche in territorio siriano.
Attualmente l’ISIS è formato da circa ottomila uomini, solamente in Iraq, ma il loro numero va aumentando anche grazie alla propaganda dei video che ha
portato molti giovani islamici occidentali ad unirsi
alle sue fila, affascinati dalla Guerra Santa.
Inoltre Baghdadi si è alleato con le tribù sunnite e
con gruppi baathisti (cioè sostenitori del partito
Baath, lo stessa cui apparteneva Saddam Hussein).
È quindi evidente che con la sua espansione l’ISIS è
sicuramente diventato una minaccia concreta in Medio Oriente, e preoccupa persino la Turchia la sua
avanzata che fino a poco tempo fa pareva irrefrenabile; è cominciato un nuovo conflitto tra un gruppo
islamico e l’Occidente, come era accaduto con Al
Qaida e gli U.S.A solo pochi anni fa; ma questa volta
si riuscirà a fermare definitivamente?
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AmarSport
A history made by stars and stripes
La nazionale di pallacanestro americana tra gioia e dolori
Andrea Tenconi
“Remember Munich”. Ogni volta
che Robert Montogomery Knight,
coach di Indiana University e di
quel Team USA, ripeteva quelle
due parole con tono militaresco, i
giocatori ridevano. Ridevano nervosamente, perché sapevano che
quella era la loro grande occasione (quella delle Olimpiadi di Los
Angeles ‘84) per cancellare definitivamente quello che, ancora
oggi, agli occhi degli Americani,
rimane il più grande furto della
storia della pallacanestro a stelle e
strisce: la finale delle Olimpiadi
del 1972. Su quella partita si sprecarono commenti, articoli e rivendicazioni di vario genere, poi tutto
è andato ad alimentare la leggenda
sportiva.
Come andarono le cose a Monaco
nel ‘72? Come detto, le squadre
sovietica e americana si trovarono
faccia a faccia nella finale del torneo olimpico. Gli USA si ostinavano nello schierare solamente gli
universitari e non i professionisti,
quasi a dimostrare la propria superiorità. Non avevano però fatto i
conti con il crescendo del movimento della “palla a spicchi”. La
partita vide sostanzialmente una
sola squadra in campo, quella sovietica, fino all’ultimo minuto di
gioco. Quando gli americani recuperarono palla a centrocampo sotto di un punto, il punteggio era
fino a quel momento di 48 a 49,
avevano a disposizione poco meno di 3 secondi, la partita sarebbe
finita. In quei “last three seconds”
Doug Collins portò per la prima
volta in vantaggio la squadra americana con due tiri liberi: aveva
l’antigelo nelle vene quel ragazzo
tanto era freddo. Poi inizia la storia, anzi la leggenda. Nell'ordine
si susseguirono: un time-out chiamato irregolarmente dai sovietici
a un secondo dalla fine, una rimessa ripetuta tre volte, l'esultanza degli americani convinti della
vittoria dopo la prima ripetizione,
l'intervento plateale di William
Jones, che chiese di ridare i tre
secondi a Sergej Belov e ai suoi
compagni russi, quindi il canestro
finale del sovietico Aleksandr Belov. Il punteggio finale fu di 50 a
51 a favore dei sovietici, gli imbattibili americani furono battuti,
ci furono polemiche a non finire e
ricorsi. Gli atleti americani si rifiutarono di ricevere la medaglia
d'argento, boicottando il podio e
quelle medaglie d’argento sono
ancora là, ad aspettare i loro proprietari.
Le Olimpiadi di Los Angeles del
1984 furono quelle del controboicottaggio sovietico: dal momento che gli Americani non avevano partecipato a quelle di Mosca del 1980 per protestare contro
l’invasione sovietica dell’Afghanistan, la squadra della falce e del
martello non partecipò alle olimpiadi californiane. Il team dei cestisti statunitensi arrivò alla finale
contro la Spagna che era già stata
massacrata nel girone eliminatorio. Non ci fu mai partita, gli americani stravinsero: tornarono sul
trono olimpico dopo otto anni, ma
soprattutto si distinse in quella
squadra un ragazzo della Carolina
del Nord, egli aveva una capacità
di gestire le proprie forze mai vista prima: era Michael Jordan.
E rieccoci, corsi e ricorsi della
storia. Siamo a Seul, è l'anno
1988, è in programma la semifinale del torneo olimpico. Chi si ritrovarono a scontrarsi per andare a
giocarsi la medaglia d’oro? USA
e URSS, neanche a dirlo. La vittoria va ai sovietici, gli americani
si devono accontentare del bronzo. Ma ora basta. Non ci stavano
più. Erano stufi di perdere le partite contro la loro nemesi russa.
Fu proprio dalle ceneri della Corea del sud che nacque la più forte squadra di pallacanestro che
abbia mai calcato un campo da
basket: il dream team. In quella
squadra c'era ancora Michael Jordan, c'era poi Earvin “the Magic”
Johnson, l’unico uomo capace di
sorriderti mentre ti umiliava, c'era la coppia “Stockton-toMalone”, i due giocatori che vivevano, cestisticamente parlando,
in strettissima simbiosi. Si potrebbe andare avanti per almanacchi a descrivere quel tripudio di
genio sportivo. Quelle del dream
team non erano solo partite, erano delle esibizioni. Ci furono 44
punti di scarto di media a partita
tra la squadra dei sogni e gli avversari di turno, non si sentì mai
il bisogno di chiamare un timeout per riordinare le idee. La superiorità fu a tratti imbarazzante.
I tempi erano ormai cambiati, il
mondo sovietico si avviava verso
il declino politico e gli Stati Uniti
stavano uscendo anch'essi dai
meravigliosi anni Ottanta che li
avevano visti protagonisti in molte vicende politiche, culturali e di
costume. Forse, se ancora se ne
parla, la sconfitta brucia ancora e
una vera e propria rivincita non
c'è stata e non potrà mai più esserci.
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Grillo box-libri&film
The Maze Runner: il labirinto
Il romanzo fantascientifico più avvincente del momento diventa un film
Alessia Ariti, Daniel Lacidogna
The MazeRunner è una trilogia scritta da James
Dashner (1972). Essa si sviluppa su tre titoli: Il Labirinto (2009), La Fuga (2010) e La Rivelazione
(2011).
Il libro è un romanzo fantascientifico e post apocalittico di cui sono state vendute oltre 7 milioni di
copie tradotte in oltre 20 lingue.
La trama del racconto è basata sulla storia di alcuni
ragazzi rinchiusi al centro di un labirinto controllati da scienziati appostati all’esterno di esso. I ragazzi hanno dai 12 ai 19 anni e ad essi è stata cancellata la memoria. Ogni mese al gruppo si aggiunge un nuovo componente che ha con sé delle provviste. I ragazzi hanno creato una sorta di civiltà
all’interno della cosiddetta Radura e ognuno ha il
proprio lavoro: dal cuoco al medico, dal contadino
al velocista. Quest’ultimo ha l’arduo compito di
addentrarsi nel Labirinto per mapparlo e così tro-
vare una via di uscita. Tutto procede
“tranquillamente” fino a quando nel gruppo si aggiunge Thomas, ragazzo intelligente e curioso.
Thomas diventa velocista dopo essere riuscito a
rimanere vivo all’interno del Labirinto dopo la
chiusura delle porte, le quali si chiudono al tramonto, salvando due suoi amici dai Dolenti: esseri
mostruosi che abitano il labirinto di notte.
La situazione si sconvolge con l’arrivo di una ragazza (la prima): Teresa la quale dà inizio alla fine.
Al suo arrivo il cielo si oscura e le porte non si
chiudono più al tramonto, permettendo ai Dolenti
di entrare nella Radura. I ragazzi, uno alla volta,
muoiono fino a quando Thomas scopre una probabile via di fuga portando con sé chiunque lo desideri.
Questi ultimi finalmente escono e scoprono di essere più intelligenti di chiunque altro e di non essere altro che cavie per esperimenti.
Il finale molto avvincente è pieno di colpi di scena
e tiene il lettore o chi vede il film in uno stato di
suspense, costringendolo a continuare a leggere o
ad assistere alla proiezione.
Il film ha una sceneggiatura magnifica che fa sentire lo spettatore parte di esso. Logicamente il libro
ha particolari non inseriti nel film che permettono
al lettore di entrare nel vivo del racconto.
Al momento è reso pubblico il primo film ma dei
restanti due si sa solo che nel Settembre 2015 uscirà La Fuga prodotta dalla 20th Century Fox. Del
terzo invece non si sa molto.
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Grillobox-libri
Come non passare la notte di San Silvestro
Recensione del best seller Non Buttiamoci giù, di Nick Hornby
Alice Fortunati
«Se posso spiegare perché volevo
buttarmi dal tetto di un palazzo?
Certo che posso spiegare perché
volevo buttarmi dal tetto di un
palazzo. Cavolo, non sono mica
deficiente. »
Inizia proprio così il libro, con
una freddura. La storia narra delle vite molto complicate di quattro persone che casualmente si
incontrano sul tetto di un palazzo
a Londra. Il soprannome affibbiato al palazzo (Palazzo dei suicidi)
lascia a intendere cosa ci facessero quattro persone la notte di capodanno su quel tetto del destino.
Jess è figlia del ministro dell’istruzione, anche se non fa molto
onore al lavoro del padre, dal
momento che l'atteggiamento
della ragazza è l'esatto opposto
dell'istruzione: impreca sempre.
Sua sorella è scomparsa tempo
fa, ma il corpo non è mai stato
ritrovato. Martin invece è un uomo divorziato, ha due
bambine di cui non
ricorda quasi il volto.
È stato in prigione per
quasi un anno poiché
ha avuto un rapporto
sessuale con una minorenne. Maurren poi
è una ragazza timida,
molto religiosa, ma
triste per il figlio portatore di un handicap
molto grave che non
gli permette nemmeno di intrattenere una
conversazione. JJ invece è americano ed è venuto in
Inghilterra per seguire la sua ragazza e la band. Dopo alcuni me-
si la band si scioglie e la fidanzata lo lascia. I quattro si ritrovano
a scrutarsi in cima al palazzo per
decidere a chi sarebbe spettato
l’onore di buttarsi per primo. Un
uomo sbuca all’improvviso sulla
terrazza e si butta. Questo fatto
turba così tanto gli aspiranti suicidi da decidere di suggellare un
patto secondo il quale avrebbero
dovuto aspettare fino a San Valentino per suicidarsi. L’autore
scrive di come, dopo quella fatidica, notte tra i quattro nasca un
sentimento di amicizia. Grazie
proprio a questa amicizia ognuno
di loro riesce ad affrontare quei
problemi che la notte di capodanno erano sembrati insormontabili.
Nonostante la trama sia costruita
a partire da fatti dolorosi e nonostante i personaggi siano percorsi
da una vena di tristezza, la storia
è avvolta da un umorismo nero
molto esilarante che rende la narrazione scorrevole
e piacevole. Alla
fine del fine del
libro Jess, Martin,
Maurren e JJ riescono ad accettare i
propri problemi e,
cosa più importante, trovano qualcuno con cui condividerli, qualcuno con
cui lamentarsi e
con cui ridere addirittura: è nata una
amicizia. È l’amicizia secondo l’autore che ci permette di affrontare la
vita a testa alta, con la consapevolezza di avere sempre qualcu-
no al nostro fianco che ci vorrà
bene. La cosa sorprendente di
questo libro è la capacità di
Hornby di trattare di temi molto
difficili e delicati, quali la depressione e il suicidio, in modo
leggero ma, allo stesso tempo,
profondo. Nonostante l’assurdità
delle situazioni in cui si ritrovano i personaggi, la storia risulta
molto credibile e non cade mai
nel morboso, grazie soprattutto
all’ironia e al sarcasmo sempre
presenti. Le personalità dei personaggi e i loro caratteri sono
delineati con grande precisione e
in ognuno di loro il lettore riesce
ad immedesimarsi. L’autore
scrive infatti i dialoghi tra i personaggi con molto ironia e riesce così a trattare di uno dei temi
più difficili: la scelta della vita o
della morte. Recentemente è stato fatto l’adattamento cinematografico di questo libro (la regia è
di Pascal Chaumeil; principali
interpreti sono Pierce Brosnan,
Toni Collette, Aaron Paul e Imogen Poots). Il confronto tra il
libro e il film appare inevitabile.
Nel film si è persa forse un po’
dell’ironia di cui il libro è carico
e di cui l’autore si è servito per
alleggerire la trama. Il film resta
fedele al romanzo, anche se, ovviamente sono presenti delle differenze.
NICK HORNBY, Non buttiamoci giù, Guanda, 2012 (ottava edizione)
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Grillobox-film
Un invito alla visione di un mondo favoloso, quello di Amélie
Il film del francese Jean-Pierre Jeunet è ormai un classico
Eletta Nava
Siamo a Parigi. Amélie Poulain ha trascorso un’infanzia diversa da quella degli altri bambini. Creduta dai genitori affetta da una malattia al cuore,
Amélie non ha mai potuto frequentare la scuola, né
avere amici. Con un padre inaffettivo e una madre
ossessiva che muore quando lei è ancora piccola, la
protagonista si crea un mondo tutto suo, basato
sull’immaginazione. A causa del rapporto distaccato con il padre, appena possibile Amélie lascia la
sua casa e si trasferisce a Montmartre, dove trova
lavoro come cameriera in un caffè. Come faceva
da piccola, continua a vedere i fatti della realtà sotto un aspetto fantasioso, ha una spiccata sensibilità
per i particolari e i fatti della vita quotidiana. Il 30
agosto 1997, succede qualcosa di importante per
Amélie: per caso, trova all’interno di un muro della
sua casa una scatolina arrugginita contenente i ricordi di un bambino che abitava proprio lì circa
cinquanta anni prima. Cerca il proprietario per restituirgliela e vedere quindi la sua reazione. Dopo
averlo individuato, gli fa trovare il cofanetto in una
cabina telefonica e, nel vedere di nascosto la sua
felicità, Amélie decide di passare la sua vita aiutando gli altri segretamente, così da non rischiare
di esporsi in caso di fallimento. Un giorno, però, si
innamora di Nino Quincampoix, un ragazzo strano
che come lei vive fuori dal mondo. Egli colleziona
fototessere strappate e gettate via nel cestino di una
cabina fotografica. Anche con lui Amélie non vuole rivelarsi ma cerca di farsi notare in tutti i modi,
progettando stratagemmi e comunicando con lui
attraverso bigliettini per programmare appuntamenti che lo incuriosiscano. Alla fine Amelie uscirà dal suo favoloso mondo?
Arrivato nei cinema italiani nel 2002, Il favoloso
mondo di Amélie è un film francese del regista
Jean-Pierre Jeunet, che vede come attrice principale la giovane Audrey Tautou, nei panni della bella
e dolce Amélie. Il film si regge su un numero ridottissimo di attori principali, che devono essere
capaci di sostenere tutta la struttura. Vicende di
personaggi secondari si alternano, come piccole
storie, all’interno di quella principale. La narrazio-
ne avviene con descrizioni per immagini di fatti
reali e poi ci sono i fatti immaginari, frutto della
fervida fantasia della protagonista che ha paura
della realtà e non vuole fallire nelle relazioni con le
persone reali. Il film è ricco di scene ironiche e divertenti, ma anche di simboli e di metafore. Ci sono pure riferimenti anche a fatti realmente accaduti
(quasi a sottolineare la cruda realtà della vita) come la morte della principessa Diana, il 30 Agosto
1997. Gran parte delle scene sono accompagnate
da un sottofondo musicale, molto francese. La colonna sonora, scritta da Yann Tiersen (compositore
e polistrumentista francese), dopo la pubblicazione
ha ottenuto, da sola, un ottimo successo commerciale. I brani ricordano il clima francese e sono capaci di esprimere l’incanto e la leggerezza del
mondo favoloso di Amélie. Si consiglia fortemente
la visione di un film così interessante, per tutti i
palati e con un cast di attori francesi molto bravi e
molto divertenti.
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Grillobox-musica
Ah no… sono i Pink Floyd
Il “nuovo” lavoro della band divide o delude?
Luigi Casella
Alla notizia del nuovo album dei
Pink Floyd, devo ammetterlo, ho
avuto paura. Sono passati quasi
tre anni da quando ho scoperto
nella casa natale di mio padre il
vinile di Wish You Were Here e,
da quel momento, i Floyd sono
rimasti il mio punto di riferimento musicale. Sono cosciente del
fatto che gli ultimi due album del
gruppo (quelli del cosiddetto periodo Gilmour) non fossero nemmeno lontanamente all'altezza
dei tempi di The Dark Side of the
Moon e di The Wall (album del
cosiddetto periodo Waters), ma
tutto rimane (con i suoi altissimi
e i suoi non troppo bassi) nella
storia della musica. Ho sperato
fino all'ultimo che The Endless
River non si trasformasse nella
macchina da soldi tipica dell'artista ormai non più fresco che,
nonostante la mancanza di ben
due dei membri fondamentali
della storia della band (Waters
che dopo The Final Cut lasciò la
band negli anni ottanta e Wright
che ci ha lasciati nel 2008),
rispolvera vecchie registrazioni
rimaste nel cassetto. Sarebbe
stato bello per i fans avere un lavoro che rimanesse nei limiti
dell'accettabilità. E invece no.
Francamente, dopo aver ascoltato
il “nuovo” prodotto, la domanda
che sorge è essenzialmente:
“Perchè? Perchè i sedicenti Pink
Floyd di questo album (il
“Dinamico duo” Gilmour – Manson) hanno deciso di dare alle
stampe 'sta roba?”. Sì, dare alle
stampe sarebbe il termine più
giusto perchè di nuovo in questo
album non c'è nulla. I pezzi
proposti sono tutti (e non lo dico
io, lo dicono loro stessi) scarti di
The Division Bell, album che già
così è piaciuto sol ai fan provvisti
di paraocchi che, al grido di “Ma
sono i Pink Floyd!!!”, elogiano
qualunque cosa venga loro
proposto. Per l'occasione è stata
scritta solo Louder than words,
sulla quale mi soffermerò più
avanti. L'album è quindi quasi
tutto strumentale (a parte appunto
il singolo appena nominato) non
però nell'accezione classica del
termine. Questo è quasi più un
album di “atmosfere”. Tre quarti
d'ora di atmosfere che tentano di
scimmiottare i migliori Pink
Floyd. Si sentono più volte richiami all'album The Wall, al pezzo
Shine on You Crazy Diamond
(sulla quale bisogna precisare che anche quella era
una canzone che creava una
sorta di ambiente, che però
veniva spezzato all'inizio dal
celebre riff; era poi soprattutto una tensione emotiva
che si voleva creare per esprimere un augurio a Syd
Barrett, il compagno di band
dei primi tempi che purtroppo è impazzito a causa
dell'abuso di acidi) e all'al-
bum The Dark Side of the Moon,
ma questi richiami spesso troppo
palesi e simili all'originale e
probabilmente tentano di
nascondere una mancanza di
idee. Un paio di volte fanno anche capolino le “famose” voci
piazzate, dal mio punto di vista,
totalmente a caso. Userò una
definizione che ho letto in un'altra recensione che, secondo me,
spiega egregiamente come ci si
sente alla fine dell'ascolto della
parte strumentale: questo album
è la versione musicale della fantozziana “Corazzata Potemkin”.
Poi arriviamo a Louder Than
Words, che è il giusto compimento di questo album. “Na canzonaccia!”. È un misto di tutto il
citazionismo possibile e della
scontatezza che è questo album.
Resta solo da capire perchè si è
sentito il bisogno di fare questo
album. Soldi? Tutti smentiscono. I Pink Floyd non sono
una band che fa musica progressive che vende poco. Ai tempi,
l'album The Dark Side of the
Moon rimase in classifica negli
Stati Uniti per 750 settimane
circa (quasi quindici anni). Di
soldi ne hanno fatti e con questo
disco ne faranno ancora, viste le
prenotazioni su iTunes. Il marketing poi è stato eccezionale:
cartelloni giganteschi in tutte le
città, interviste a più non posso,
il singolo che ha creato grande
attesa. Dunque la domanda
sorge spontanea: “Ci prendono
in giro presi da manie megalomani o sono convinti di quello
che fanno?” Ai posteri l'ardua
sentenza.
Pagina 26
Dotte curiosità
Niente haiku, siamo inglesi!
Conciso e ferreo: il limerick
4D/4E
Come il sonetto è il metro principe della letteratura
italiana, come l'haiku è la forma tipica della poesia
orientale, alla stessa maniera il limerick è un breve
componimento tipico del Regno unito. Una delle
caratteristiche è il sottile humor che contiene, anche se, nella buona tradizione regale, tutto deve
seguire delle regole piuttosto coercitive. Cinque
versi, schema metrico quasi sempre fisso
(AABBA), tre piedi per il primo il secondo e l'ultimo verso, solo due piedi per i restanti. Queste sono
le regole, buon divertimento a chi si vuole sentire
poeta! Questi sono i componimenti delle classi IV
D e IV E.
There was an old cook from New York
Who cooked exclusively pork.
He cooked it with pleasure,
And no sense of measure,
That fanatic old cook from New York
There was a great cook from Milan
Who fried his two hands in a pan
There was an old man from Magenta
“I’m getting too old,
Who spent the whole night in the centre
And I feel very cold”
It was desert there
Said the insensitive cook from Milan
But he didn’t care
That lonely old man from Magenta
There was an explorer from Rome
Who made expeditions at home
There was a nice girl from Buscate
“It’s not very far:
Who gave every day a big party
I won’t need a car”
It was really a success
Said the lazy explorer from Rome
But her house was a mess.
How untidy’s that girl from Buscate!
There was a young sportsman from Venice
Who played football and baseball and
tennis;
There was a bad girl from Cerello
Who told every boy: “Oohh, hello!”
He played them all together,
Most of them were surprised,
With any kind of weather
That crazy young sportsman from Venice
Some of them paralysed,
The shy boys who passed by Cerello
Pagina 27
Dotte curiosità
Indietro tutta!
I' ch'ebbro tornai
I palindromi, chi erano costoro? Iniziamo subito
col dire che non si tratta di antichi popoli conquistatori, non si tratta neppure di brutte operazioni matematiche con conti che non tornano
mai. Volendo ben vedere, però, il palindromo è
un po' storia e un po' matematica, una fusione di
due discipline che ora andremo a spiegare. Fin
dai tempi remoti l'uomo è stato affascinato dal
potere magico che poteva avere la parola, ma
anche ai nostri tempi, nei ricordi di tutti noi risuona un “abracadabra” o un “sim salabim” (per
i più maturi) pronunciato da qualche mago pasticcione o da un impomatato prestigiatore della
tv. Gli antichi latini credevano addirittura che
conoscere il nome di una persona e pronunciarlo
fosse un po' come possedere quella persona,
molte iscrizioni trovate su reperti antichi sono la
testimonianza di pratiche magiche che si attuano
tramite il pronunciamento di una frase ad effetto. Il palindromo (ed ora diciamo quindi che è
una parola o una frase che si può leggere indifferentemente da sinistra verso destra o viceversa) affonda le sue radici, come frase magica, nei
recessi della storia; uno dei più antichi e celebri
palindromi è il cosiddetto “quadrato del sator” (SATORAREPOTENETOPERAROTAS),
ma ce ne sono alcuni attribuiti addirittura a Virgilio.
In tempi più recenti, ma parliamo del secolo
scorso, vennero indetti addirittura concorsi che
premiarono famosi componimenti palindromi;
ce ne sono di molto interessanti e complessi, che
richiedono un calcolo minuzioso e una disciplina incredibile (ecco la parte matematica).
Modestamente proponiamo qui alcune brevi
composizioni che hanno tolto allo scrivente parecchie ore della sua vita, ma forse non hanno
tolto nulla, visto che il palindromo può essere
letto al contrario, quindi, se rileggerò le frasi
partendo da destra, tornerò indietro nel tempo.
Provateci!
Una farneticante amante
S'Anna ama Annas
Amo? Cotta? Motto matto, coma!
E temo...citi sette siti...come te
mai siede l'ora. Parole? Dei siam!
Ramo recido. Odi? C'ero mar,
odo l'eco, voce lodo.
No! Solo sotto l'oro! L'otto solo! Sonni! I nervi o i pié? Ei, Pio IV? Reni in
asse, Mida re! Anna era dimessa.
…e per i latinisti...
Erit ac sono noscat ire
Atla! Tela alet alta,
telis si homo his silet.
(ci sarà un'Atla e sappia marciare a tempo di
musica! Nutrirà alti dardi, se un uomo sta in silenzio di fronte a questi strali)
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Il Racconto
Vero o falso?
La capacità di scegliere
Marta De Chiara, Amanda D’Angelo
Ciao, mi chiamo Samanta e ho 15 anni.
Sono abbastanza alta, diciamo che, come fisico, sono giusta, non sono né grassa né “uno stecchino”, ho gli occhi
verdi, i capelli castani e una bocca molto fine. Solo il mio
naso detesto, un po' a patata. Oggi vi voglio raccontare una
storia, la mia storia.
Tutto ha avuto inizio in un giorno come un altro per me,
uno in cui suona la sveglia e nemmeno ti va di spegnerla.
Mi sono alzata e la prima cosa che ho fatto è stata quella di
guardarmi allo specchio, certamente non mi trovavo perfetta. Non lo sono mai stata. Ho guardato l'ora, era davvero
tardissimo, così ho aperto l'armadio e mi sono messa le
prime cose che mi capitavano “a tiro”. Ho preso lo zaino,
ho scelto le scarpe e, in fretta e furia, sono uscita di casa,
senza nemmeno fare colazione, nella speranza di non perdere il pullman.
Sono arrivata a scuola con un leggero ritardo ma, per fortuna, la professoressa non era ancora in classe, nulla di fatto,
ero salva. Mi sono seduta al mio banco accanto alla mia
migliore amica, Lola.
"Come mai in ritardo?", mi dice lei.
"Svegliata tardi come al solito, te lo chiedi anche?"
Ride, lei è l'unica persona in questa odiosa scuola a volermi
bene. Prof odiosi, compagni odiosi, tutto odioso. Ma la persona peggiore di tutti è Lorenzo.
Fermiamo un secondo la storia: parliamo di Lorenzo. Voi
non avete nemmeno idea di quanto io lo detesti. Non ve lo
immaginate proprio. Fin dalla prima media mi ha sempre
presa in giro per come sono fatta, per quello che dicevo, per
tutto insomma. Io con lui non avevo diritto di parlare. Lui
non mi voleva fra i piedi, ecco tutto. Ma ora torniamo a
quel giorno.
Iniziata la lezione di matematica, la noia mi pervade. Mentre la prof spiega, la mia mente è altrove. I miei pensieri
convergono in un'unica persona, lui: Matteo. È alto, ha un
fisico perfetto, ma il suo vero punto forte sono gli occhi
azzurri e i capelli biondi. È il tipo di ragazzo che le ragazze
solitamente definiscono “principe azzurro” o
“stramegabello”. Dipende da come sei e quali sono i tuoi
gusti, diciamo. Mi arriva all'improvviso, inaspettata, una
notifica di Facebook. Grazie a Dio la suoneria era stata disattivata. Mi metto a leggere: si tratta di una richiesta d'amicizia da parte di una certa Caroline Rossi. Mai sentita
nominare. Chi sarà mai? Decido di aspettare per scriverle,
decido che doveva essere lei a farlo dato che, a quanto pare,
questa Caroline è curiosa di conoscermi. L'ora vola in un
attimo e la seguente ora, buca, passa stancamente. In questo
tempo ho avuto modo di parlare a Lola di questa ragazza,
che ho conosciuto un po' “girando” per il suo profilo. Non
ho trovato molte foto, il profilo sembrava nuovo, nessun
post, nessun video, nulla. Era la ragazza dei misteri. Lola
mi è sembrata molto perplessa e confusa. Credo non le
piacesse l'idea che io potessi trovare altre amiche, ma non
mi è importato molto. La giornata, di conseguenza, l'ho
passata così, pensando.
Sono ormai le sette di sera ed ecco un messaggio.
“Ciao, sono Caroline!”
Al primo impatto ho sorriso, ma la mia testa si è riempita
subito di dubbi. Da dove spunta questa? Perché vuole parlare proprio con me?
“Ciao, sono Samanta. Ci conosciamo?” le rispondo.
“No, mi sono appena trasferita, cerco solo di conoscere
delle persone di qui.”
“E come fai a sapere di me?”
“Ho visto a scuola che sei nella squadra di pallavolo.”
“Ah, wow, sì sì. Mi piace molto. Ma quanti anni hai? Da
dove vieni?...ho tante domande.”
Mi parla di sé e io rimango incantata. Nel giro di una settimana Caroline sa tutto di me, anche se a Lola questo non
va giù. La detestava quasi, era evidentemente gelosa. Dopo
vari messaggi e dopo vario tempo passato a messaggiare
con Caroline, Lola, che ovviamente si sente messa da parte,
diventa “una bestia”. È incavolata nera, è stufa di sentirmi
sempre parlare solo di Caroline e Matteo.
“Sono stanca!” mi urla dietro Lola, “Stanca di te e di tutti i
tuoi problemi!”.
Non fa in tempo a finire la frase e se ne va correndo verso
in bagno, non mi ha rivolto la parola per settimane. Intanto
io e Caroline diventiamo inseparabili, il vero problema è
che lo eravamo solo via internet. Non c'eravamo ancora mai
viste, ma io le volevo bene lo stesso, le sue parole ogni sera
riempivano la mia testa di pensieri felici che mi distraevano
da tutto.
Passato ormai un mese, Caroline mi chiede un incontro
nella biblioteca della scuola, esattamente all'intervallo. Non
ho perso nemmeno un secondo. Appena suona la campanella mi precipito in biblioteca, è stato lì che è successa la vera
tragedia. Caroline, che poi non so se si possa dire così, era
in realtà Lorenzo che, con i suoi amici, ha iniziato a urlare :“A SAMANTA PIACE MATTEO! A SAMANTA
PIACE MATTEO!”.
Sono scoppiata in lacrime. Lola è arrivata giusto in tempo a
fermarli. Mi aveva seguito per chiarire.
Ragazzi non fidatevi di internet. Potete trovare chiunque
dall'altra parte dello schermo.
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Break!
DISASTRI QUOTIDIANI
Alessandro Machnitz, Marta De Chiara
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Foto d’Arianna
Legno, pietra, metallo
Arianna Segaloni
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Rubriche
Pensieri in libertà
Marco Cozzi
Corrono, saltano, ridono.
Camminano, cadono, riflettono.
Giocano, fantasticano, osservano.
Lavorano, pragmatizzano, guardano,
crescono e invecchiano…
L’immaginazione dei bambini è senza tempo…
Walt Disney, uno dei più grandi “filosofi” del ‘900, cercava di unire gli adulti ai bambini; molti ritenevano
i bambini e gli adulti separati come se fossero due elementi estranei. Con la costruzione dei parchi e la distribuzione di molti film è riuscito a dimostrare l’opposto: i bambini e gli adulti sono più uniti che mai da
un pensiero eterno…
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Rubriche
Bramante ai fornelli
La parmigiana, tra pancia e testa
Giorgia Cacioppo, Martina Pedroli
Alcuni le friggono, altri invece preferiscono grigliarle, altri ancora, per non sprecare troppo tempo,
le comprano congelate e già grigliate. Di cosa si sta
parlando? Delle melanzane. Vi chiederete cosa ci
sarà mai di così speciale in questo piatto...la risposta potrebbe essere: tutto e niente. Da buoni Italiani
“pizza e mandolino”, per non citare il resto, tutti
capiamo benissimo che una rubrica di cucina potrebbe scatenare un putiferio: nonne che si arrabbiano criticando la ricetta, mamme che affermano
che “così proprio no! Non si deve fare!”. Le ricette
per gli Italiani devono sempre contenere quel minimo di mistero e di personalizzazione che le rende
uniche, diverse da famiglia a famiglia. Ogni ricetta
sembra debba essere customizzata, come una moto
americana. La melanzana, ortaggio di origine asiatica, è stata probabilmente introdotta in Europa ad
opera di mercanti arabi durante il Medioevo. Una
parmigiana senza il pomodoro però, sarebbe come
la Coca Cola senza le bollicine (sempre per rimanere in ambito di paragoni col mondo americano).
Ecco appunto che, in un certo momento, arrivano
in Europa tanti pomodori, tutti di importazione (e
non vogliamo dire da dove siano stati importati, lo
sanno tutti!). Evviva la cucina fusion, evviva il
meltin' pot! Gli Italiani allora sono gli antesignani
dei cuochi stranieri che oggi compaiono in tv e
che, a volte, si danno tante arie. Per molti storici
della cucina la comparsa della parmigiana è da collocare tra la seconda metà del XVIII secolo ed i
primi decenni del XIX secolo. Da questo periodo,
quindi, la ricetta ottiene e mantiene una certa stabilità. L'invenzione della parmigiana, però, come
sempre in Italia, viene contesa tra diverse città: Napoli, Parma e altre località siciliane. In Italia, non
molto tempo fa, qualcuno ha addirittura detto che il
panettone, visto che contiene la frutta candita, è da
attribuire alla Sicilia: non ci basta litigare in Parlamento per cose più serie, bisogna anche litigare per
i dolci natalizi.
Il termine "parmigiana", secondo alcuni, deriverebbe dalla parola siciliana parmiciana, questo è il
termine con cui sono chiamate le liste di legno delle persiane, la forma è richiamata dalle fette di melanzana fritte e sovrapposte. In Emilia però dicono
“melanzane alla parmigiana”. Per altri invece sarebbe giusto e filologico dire “parmigiana di melanzane”. Gli emiliani amano sostenere le loro tesi
dicendo che la parmigiana va servita ricoperta di
parmigiano, è vero forse, però le ricette più antiche
del piatto consigliano il pecorino. E allora? Allora
altri tagliano la testa al toro ed affermano che il
piatto sia di origine turca o greca.
Se dovessimo dire come si prepara la vera parmigiana potremmo, come detto prima, scatenare un
putiferio. Allora si è deciso di proporre delle ricette
rivisitate della parmigiana, giusto per non offendere nessuno. Visto che siamo digitali, ecco a voi i
link!
La parmigiana di Cracco:
http://ricettepensierieidiozie.wordpress.com/2013/03/10/laparmigiana-di-melanzane-di-cracco/
La parmigiana di peperoni di Benedetta Parodi:
http://www.la7.it/i-men%C3%B9-di-benedetta/ricette/
parmigiana-di-peperoni-08-12-2013-109624
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Sezione
Top Ten
Studente: “non è una cosa che viene dal mondo in terra...”
Prof.: “Quale sostantivo italiano deriva dal verbo latino petere?”
Stud.: “Peto”
Prof.: “Sicuramente conoscete il cantautore Lucio Dalla?”
Stud.: “Ma prof...mica è morto?”
Prof.: “Il vino va bevuto con parsimonia.”
Stud.: “Chi è parsimonia?”
Prof. (parlando dell'Orlando Furioso) :“...e quando Zerbino trova
l'armatura di Orlando, mette una scritta...”
Stud.:“Vendesi”.
Prof.:“Per alcuni l'adolescenza prosegue in maniera sterminata,
come la Russia dopo gli Urali.”
Prof.: “Il congiuntivo obliquo è come un'anguilla che sfugge, non è
mai chiaramente afferabile”
Prof.: “Ricompare quel mostro marino del mos maiorum, prima o
poi lo si avvista sempre!”
Prof.: “Ragazzi, non fatemi urlare che ho il giubbotto perchè fa
freddo”
Stud.: “Prof, ma lei non voleva fare la rapper?”
Prof. : “Noooo! Io odio lo sport!”
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Rubriche
Oroscopo Celtico
Martina Albano, Sara Gussoni
Sapevate che anche il popolo dei Celti, esattamente i Druidi, avevano un loro zodiaco formato da 21 segni?
Paragonavano le persone a diversi alberi e piante. Vuoi sapere il tuo segno celtico?
Vi insegneremo a calcolare, trovare il vostro segno celtico di nascita.
Data di nascita
Albero di apparte-
Data di nascita
02 gennaio-11 gennaio
ABETE
05 luglio-14 luglio
Albero di appartenenza
ABETE
12 gennaio-24 gennaio
OLMO
15 luglio-25 luglio
OLMO
25 gennaio-03 febbraio
CIPRESSO
26 luglio-04 agosto
CIPRESSO
04 febbraio-08 febbraio
PIOPPO
05 agosto-13 agosto
PIOPPO
09 febbraio-18 febbraio
BAGOLARO
14 agosto-23 agosto
BAGOLARO
19 febbraio-28 febbraio
PINO
24 agosto-02 settembre
PINO
01 marzo-10 marzo
SALICE
03 settembre-12 settembre
SALICE
11 marzo-20 marzo
TIGLIO
12 settembre-22 settembre
TIGLIO
21 marzo
QUERCIA
23 settembre
QUERCIA
22 marzo-31 marzo
NOCCIOLO
24 settembre-03 ottobre
NOCCIOLO
01 aprile-10 aprile
SORBOLO
04 ottobre-13 ottobre
SORBOLO
11 aprile-20 aprile
ACERO
14 ottobre-23 ottobre
ACERO
21 aprile- 30 aprile
NOCE
24 ottobre-02 novembre
NOCE
01 maggio-14 maggio
PIOPPO
03 novembre-11 novembre
PIOPPO
15 maggio-24 maggio
CASTAGNO
12 novembre-21 novembre
CASTAGNO
25 maggio-03 giugno
FRASSINO
22 novembre-01 dicembre
FRASSINO
04 giugno-13 giugno
CARPINO
02 dicembre-11 dicembre
CARPINO
14 giugno-23 giugno
FICO
12 dicembre-21 dicembre
FICO
24 giugno
BETULLA
22 dicembre
BETULLA
25 giugno-04 luglio
MELO
23 docembre-01 gennaio
MELO
Per questo popolo l’albero rappresentava il ciclo della vita e la possibilità di mettere in relazione le tre parti del cosmo: il sottosuolo ( le radici), la terra (il tronco) e il cielo (la chioma).
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Rubriche
ABETE: personalità misteriosa e di umore particolarmente mutevole. È molto ambizioso e si può contare
su di lui.
ACERO: sicuro di sé ad oltranza, in lui trovano posto fantasia, originalità e riservatezza. Ama vivere nuove esperienze e… può tradirlo solo il suo nervosismo.
BAGOLARO: ha uno spiccato spirito di adattamento, è un grande lavoratore. È ottimista e sa prendere le
decisioni al volo.
BETULLA: equilibrato, ama la vita calma e a contatto con la natura. Preferisce restare lontano da tutto ciò
che può indurre all’agitazione.
CARPINO: cura il suo aspetto fisico nei minimi particolari, è molto generoso e gentile. Tendenzialmente
ha poco fiducia nella gente.
CASTAGNO: è la personificazione dell’onestà e della giustizia. Affascinante e poco diplomatico, tende ad
irritarsi facilmente e può dare l’impressione di essere suscettibile, ma solo perché teme di non essere compreso.
CIPRESSO: fedele, detesta la solitudine ed è molto passionale. Sa accontentarsi ed essere riconoscente,
ma a volte è un po’ indisciplinato. È ottimista e ambizioso.
FICO: pratico, testardo e pigro. È però amabile con gli animali e ha un buon senso dell’umorismo.
FRASSINO: impulsivo ed esigente, non teme le critiche e spesso è narcisista. È un compagno molto fedele.
MELO: fragile e molto affascinante. Ha uno spiccato talento per le materie scientifiche, ma è anche un
sentimentale filosofo.
NOCCIOLO: è tollerante, sensibile e poco esigente. A volte è un po’ capriccioso, ma è onesto e sa come
fare buona impressione.
NOCE: aggressivo , generoso e spontaneo. È sorprendente in tutto quello che fa, molto geloso e
passionale, non accetta compromessi.
OLMO: fedele e generoso. È l’eleganza fatta persona, ma è anche severo: tende infatti a non perdonare gli
errori, ama dirigere, ma non obbedire.
PIOPPO: molto affidabile e di buona volontà, ma probabilmente non lo sa! Ha una forza inclinazione per
la filosofia e le arti.
PINO: non sa stare tanto fermo , ama la compagnia e si innamora facilmente. Con il fisico molto robusto
riesce a rendere la vita confortevole.
QUERCIA: se c’è una tempesta, un ciclone, una bufera la quercia sopravvive comunque. È ragionevole,
robusto e coraggioso; ha la testa sulle spalle e i piedi per terra!
SALICE: malinconico, seducente, viaggiatore e sognatore. È onesto, ma anche molto esigente. È amante
di tutto quello che è bello e di buon gusto .
SORBOLO: ama le complicazioni, l’agitazione e attirare l’attenzione. È pieno di fascino e talento, ma c’è
un unico problema: difficilmente perdona.
TIGLIO: si commuove con facilità, si sacrifica per i suoi amici, ma è particolarmente geloso. Detesta lo
stress e la pigrizia.
Se ci chiedi chi noi siamo
che seduti ora stiamo,
rispondiamo per le rime:
"Non siam tutti delle cime".
Siamo tanti ma son uno,
son l'unione di ciascuno.
Non "Il resto del Carlino",
del Bramante il giornalino.
Della scuola son coscienza,
del giornal non puoi star senza.
Del Bramante il giornalino
sono il Grillo salterino,
son coscienza di Pinocchio,
ma vi tengo tutti d'occhio!