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trend&mercati
21 aprile 2011
SOLDI
Secondo gli analisti, l’economia nel breve periodo rimarrà
L’OTTIMISTA DELLA SETTIMANA
Le principali Borse mondiali per ora sono in
grado di assorbire i problemi dell’inflazione
Il sempre interessante Fugnoli, la scorsa settimana descriveva il 2011
come una tappa ciclistica di pianura, senza grandi difficoltà né grandi
opportunità. La descrizione sembra effettivamente confermata sia dal
punto di vista macroeconomico, ove non emergono tensioni di rilevo
legate alla crescita, sia dai mercati finanziari che hanno digerito senza
scossoni esagerati i molteplici focolai di incertezza che continuano a
susseguirsi. Il prezzo del petrolio e quello dei generi alimentari sono le
cause degli aumenti di prezzi che si propagano a tutti i livelli, recentemente anche a livello geografico.
Le tensioni inflazionistiche, pur essendo un problema attuale solo nei
Paesi asiatici, in quelli “occidentali” sono ormai una seria preoccupazione per il prossimo futuro.
La massa di debiti pubblici dalla crisi in poi è una variabile in agguato
che di tanto in tanto riemerge con repentini effetti sui mercati. Il peggioramento dell’outlook di S&P sugli Stati Uniti (adesso “negativo”) ne
è un esempio anche se, per ora, non si ritiene che muterà uno scenario globale relativamente stabile.
Niente dubbi per gli
un po’ ma stiamo
L’ANDAMENTO DEI PRINCIPALI INDICI DALLA FINE DEL 2009
160
Frankfurt DAX
S&P 500
CRB Spot Index
Oro Spot
Euro/Dollaro Usa
Brazil Bovespa
Shenzhen B Share
150
140
130
120
110
100
7-04-2011
24-03-2011
27-01-2011
30-12-2010
2-12-2010
4-11-2010
7-10-2010
9-09-2010
12-08-2010
15-07-2010
17-06-2010
20-05-2010
22-04-2010
25-03-2010
80
25-02-2010
90
28-01-2010
Gli indici di volatilità implicita
(Vix e Vdax) sono ormai sui livelli
minimi da inizio crisi, segno evidente che i mercati stiano metabolizzando bene non solo le rivolte
in Medio Oriente e i disastri in
Giappone ma anche i ripetuti elementi di tensione sui prezzi nonché sui mercati dell’energia.
Analizzando infatti la globalità
degli indici azionari, rimangono
valide le tendenze crescenti di
fondo pur configurandosi fasi laterali o neutro-negative di medio termine che tradiscono una certa
prudenza degli operatori, soprattutto dopo il peggioramento dell’outlook USA di S&P. Le cause di
un andamento globalmente ancora neutro sono probabilmente da
ricercare, sia nell’eccesso di liquidità artificiale non ancora rientrato,
sia nella mancanza di alternative
di rendimento. I tassi su livelli
molto contenuti e la tendenza
ormai conclamata al rialzo rendono poco appetibili gli investimenti
in bonds. Secondo alcuni le tensioni dalla parte della domanda sui
mercati delle commodities sono in
buona parte anch’esse dovute a
ragioni speculative piuttosto che a
ragioni strutturali. Queste ultime,
effettivamente, è ragionevole che
emergano in tempi un po’ più lunghi ma è incontestabile che la crescita trascinata da colossi con tassi
di crescita a due cifre e potenziali
enormi di consumo incida in
maniera determinante, anche
attraverso le aspettative. I mercati
azionari dell’area euro hanno realizzato un modesto rimbalzo che,
recuperando una parte della correzione di marzo, è stata sufficiente,
per ora, a confermare il trend crescente di fondo. Il Dax, sempre più
la guida del continente, presenta
un’impostazione anche migliore
sebbene segnali di forza si affermerebbero solo oltre i massimi a
7450. Scenario analogo per
S&P500 e Nasdaq, anch’essi in una
fase di congestione di breve-medio
termine. Andamenti più rialzisti in
molti Paesi Asiatici che, nel complesso, sembrano voler archiviare
la fase di correzione che aveva
caratterizzato la fine dell’anno
scorso e i primi mesi di questo.
Buona impostazione anche per gli
indici delle economie emergenti
europee, alcuni dei quali nelle ultime settimane hanno fatto segnare
nuovi massimi. Andamento più
stanco in America Latina, con i
principali indici in una più chiara
fase laterale che segue i precedenti
imponenti rialzi.
[email protected]
31-12-2009
Luca Lodi
MERCATI AZIONARI
Mercati
Frankfurt DAX
S&P500
Nikkei 225
FTSE 100
China Shenzen B
Brasil Bovespa
Var mensile
Var annuale
Var inizio anno
8,0%
2,9%
11,5%
5,3%
3,9%
-0,5%
14,1%
8,9%
-14,9%
2,9%
30,7%
-5,4%
3,8%
4,9%
-6,2%
-0,4%
4,0%
-3,8%
I mercati internazionali, che hanno recuperato buona parte dello
storno di marzo, si muovono ancora guardinghi
Fonte: dati su elaborazione FIDA
MERCATI VALUTARI E OBBLIGAZIONARI
Mercati
Euro/Dollaro
Euro/Yen
Euro/Chf
Dollaro/Yen
Sterlina/Dollaro
Eurex Bund
T-Bond
Var mensile
Var annuale
Var inizio anno
3,3%
6,3%
0,5%
2,8%
1,6%
-1,4%
-0,4%
6,2%
-5,0%
-10,2%
-10,8%
10,7%
3,6%
1,9%
5,5%
-1,6%
3,4%
5,8%
-3,3%
-0,2%
8,5%
La valuta comunitaria ritorna forte grazie o per colpa del rigore
nella politica monetaria
Moneta americana atendenzilamente ancora debole
Tendenza negativa soprattutto sul mercato europeo
Fonte: dati su elaborazione FIDA
ANDAMENTO DEI SETTORI IN AREA EURO
Var mensile
Var annuale
Var inizio anno
Finanziari
0,58%
-13,58%
8,17%
Servizi al consumo
4,30%
-1,11%
-2,20%
Beni di consumo
6,23%
15,28%
-2,95%
Industria (beni e servizi)
5,95%
11,13%
2,71%
Settore che mantiene una buona impostazione di fondo
Materie di base
9,56%
16,38%
1,60%
Rientrata la correzione di marzo, buone prospettive
Healthcare
9,81%
0,57%
8,73%
Buono spunto da confermare per essere credibile
Utilities
5,52%
-11,07%
3,30%
Nonostante il rimbalzo delle ultime settimane il quadro è neutro-negativo
Telecomunicazioni
4,87%
-0,84%
6,04%
Prosegue la lunga fase laterale
Tecnologia
5,13%
-3,75%
3,87%
Incerte in Europa le prospettive per un consolidato trend di crescita
Energia
2,97%
0,61%
4,72%
I potenziali mutamenti di scenario dovrebbero limitarne la crescita
Mercati
Incertezza sugli effetti di Basilea 3 e dei piani di ricapitalizzazione
Sembra per ora esaurita la spinta del 2010
Fonte: dati su elaborazione FIDA
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21 aprile 2011
ancora debole. Si intravedono però i primi segni di una ripresa
esperti. Ci vorrà
per uscire dalla crisi
I mercati non hanno
preso bene il recente
abbassamento
dell’outlook sugli Usa
da stabile a negativo
Per il resto le ultime settimane
hanno confermato le criticità dei
debiti sovrani, includendo la
mossa di S&P che, pur mantenen-
0,25
EURO A CONFRONTO CON LE ALTRE DIVISE
105
100
per cento
95
Rappresenta l’aumento
del tasso di riferimento
voluto da Trichet come
misura preventiva.
90
Euro/Dollaro Usa
Euro/Franco Sv.
85
Euro/Sterlina
Euro/Yen
80
LE PREVISIONI DEL PIL E DELL’INFLAZIONE PER IL 2011
10,000
9,000
8,000
7,000
PIL
inflazione
6,000
5,000
di sole congetture o previsioni è
dimostrato dai dati congiunturali
che confermano la tendenza al rialzo dei prezzi un po’ ovunque.
Crescono a marzo i prezzi al consumo europei del 2.7% anno su
anno, solo del 1.3% per la componente core. Negli USA i numeri
sono molto simili sebbene forse
più conformi alle aspettative ma è
in Cina e India che la variazione
annua dei prezzi è stabilmente su
livelli elevati, 5.4% nel primo caso,
ben oltre il 10% nel secondo. Sono
aree oggettivamente in una fase di
surriscaldamento se si pensa che la
prima ha ufficializzato una crescita
del PIL anno su anno del 9.7%, la
seconda potrebbe essere su livelli
molto prossimi. Il vertice della
scorsa settimana tra i Brics (acronimo che a Brasile, Russia, India e
Cina aggiunge il Sudafrica in rappresentanza del continente africano) fa avanzare ipotesi di alternative monetarie al dollaro, le quali
confermano l’affermarsi sempre
più concreto di un’economia multipolare oltre che, naturalmente, il
peso crescente di Paesi che ormai
sono il traino della crescita globale.
4,000
3,000
2,000
1,000
0,000
USA
Euro Area
Giappone
Italia
Cina
India
Brasile
IL RAPPORTO TRA DEBITO E PRODOTTO INTERNO LORDO DAL 2008
250
2008
2009
2010
2011
200
150
100
50
0
USA
Euro Area
Giappone
Cina
India
Brasile
Italia
7-04-2011
24-03-2011
24-02-2011
27-01-2011
30-12-2010
2-12-2010
4-11-2010
7-10-2010
9-09-2010
12-08-2010
15-07-2010
17-06-2010
20-05-2010
22-04-2010
25-03-2010
25-02-2010
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do la tripla A sugli Stati Uniti, ne
ha peggiorato l’outlook passandolo
da “stabile” a “negativo”, generando una reazione repentina dei mercati anche in assenza di novità
sostanziali. Si aggiunge, infine, un
peggioramento del sentiment in
Europa, peraltro non ancora confermato da rilevazioni sull’economia reale per ora, tutto sommato,
ancora ben impostata.
31-12-2009
Il secondo trimestre del 2011 si
apre, dal punto di vista macroeconomico, con un unico dato incontrovertibile e diffuso in tutte le aree
geoeconomiche: l’inflazione che si
riaffaccia sui mercati e minaccia il
percorso di ripresa. Come notano
molti commentatori, almeno nei
Paesi sviluppati, non è la cosiddetta inflazione “core”, ma è invece
limitata, per ora, alle componenti
più volatili dei panieri, l’energia e i
generi alimentari. Se però si completa il quadro con i Paesi asiatici,
Cina e India in testa, dove si susseguono le strette monetarie per cercare di arginarla e si considerano le
pesanti e durature misure di segno
opposto che caratterizzano gli USA,
appare più chiaro un probabile scenario di generale tensione.
Divergono sempre più marcatamente le politiche monetarie tra le
due sponde dell’atlantico. Da una
parte l’Europa che ha appena
aumentato il tasso di riferimento
dello 0.25%, proprio come misura
preventiva, dall’altra le autorità
americane ancora alla fase di dibattito. In ogni caso, che non si tratti