Creatività in cucina I dolci delle feste Bere con gusto

Transcript

Creatività in cucina I dolci delle feste Bere con gusto
n. 4/2013
Auguri deliziosi
Creatività in cucina
I dolci delle feste
Bere con gusto
Semplici esercizi
come la flessione,
l ’estensione e la
trazione delle dita
ti consentono
di mantenere
la pelle delle
mani giovane
ed elastica.
L’inverno può essere
un nemico della
bellezza delle mani:
contrastalo con
massaggi a base
di olio, limone
e miele, prima di
spalmare la crema.
È buona regola
utilizzare per le
mani detergenti
che rispettino
il pH della cute,
sciacquarle con
acqua tiepida e
asciugarle
con cura.
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ogni giorno.
editoriale
Il bue e l’asinello si stanno già allenando: mancano, infatti, pochi giorni al Natale, ma sarà un Natale diverso. Abbiamo ancora negli occhi le drammatiche
immagini di decine di corpi di bimbi, donne e uomini annegati nel canale di
Sicilia, nella speranza di raggiungere l’agognata terra europea. Ed abbiamo
tristemente ancora nelle orecchie anche le surreali polemiche sull’accettazione
di queste persone “diverse”, nel colore della pelle, nella lingua, nella cultura. O
altre polemiche, ancor più gridate, sull’omofobia. Che siamo forse noi i diversi?
Certo: la diversità ancestralmente fa paura, ma è invece ricchezza e si può trarre
forza dalla complementarietà. Il maschile trova armonia, completezza e piacere
nel femminile; la piccola fiammella di luce viene notata perché attorno ci sono
le tenebre. “Occorre preservare una propria identità”: viene frequentemente
ribadito… Come inizio va bene: occorre esserci e con forza manifestarsi, ma
portato all’eccesso questo concetto produce grande fragilità ed impoverimento.
E’ così anche in natura: gli innesti possono essere letti come “contaminanti”,
ma sicuramente rafforzano e rendono feconda la pianta originale. Se le note
musicali dicessero “ora basta, vogliamo preservare la nostra purezza e la nostra
identità” nascerebbero sinfonie composte solamente di “do” o di “mi”… che
noia! Al massimo qualche diesis o bemolle come variazioni. In natura e nella
società è solo dall’equilibrio tra identità e dall’integrazione che si può giungere
all’armonia e al benessere. In caso contrario le parti contrapposte metteranno
in atto meccanismi di chiusura e isolamento. Ed in nome di una “difesa della
propria identità” si può arrivare facilmente al fanatismo ed alle guerre (di territorio,
di cultura, di religione, di politica) con tutti i danni che conosciamo.
Permettetemi, scusandomelo, il volo pindarico, ma anche noi, con i nostri supermercati, vogliamo sublimare il concetto di diversità. Non tanto per fronteggiare
la mera omologazione dell’offerta di tanti altri supermercati concorrenti, ma
una diversità nella proposta per Voi, cari clienti! Una diversità che si basa su
assortimenti sempre più mirati alle singole Vostre esigenze, una diversità che
deriva da un sempre maggiore arricchimento nella proposta di prodotti a marchio, fatti apposta per Voi, con la qualità della marca leader, ma con il prezzo
convenientissimo.
editoriale
La forza della diversità
3
n. 4 2013
Un buon Natale… a tutti!!!!
Giorgio Santambrogio
Ed è subito festa
sommario
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Non solo panettone
Idee golose per i dolci delle festività
natalizie
di Stefania Pianigiani
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11 Arance,
il sole dentro
Succose, profumate e ricche di proprietà
importanti per il nostro benessere
di Vanessa Bartoli
11
n. 4 2013
sommario
14 Né magri né grassi
4
Bambini e calorie: consigli per nutrire
in modo corretto i piccoli
di Chiara Brandi
17 Austria sorprendente
Tanti sapori diversi si fondono
in una cucina ricca e versatile
di Caterina Simonato
17
26 Una miscela
di sapori e di aromi
Il curry accompagna in maniera
sempre gustosa piatti a base di carne,
pesce e verdure
di Giordana Miatti
34
34 La bevanda
dell’inverno
Caldo e profumato, versatile
e adatto ai climi freddi: è il punch
di Luigia Domenichini
36 Pronti via!
Voglia di partire e pochi soldi in tasca?
A tutto c’è rimedio. Cominciate
a fare i bagagli…
di Vanessa Bartoli
42 MSF in azione
Fare presto e bene: dietro
a ogni intervento c’è un lungo
lavoro di organizzazione
di Sabina Armani
45 Natale, il regalo è eco
Dai libri agli oggetti fai da te,
per un dono originale
e rispettoso della natura
di Enrico Zoi
45
Edizioni Libò, via Lorenzo il Magnifico 71 - 50129 Firenze.
Direttore responsabile: Leonardo Romanelli.
Comitato di redazione: Giorgio Santambrogio, Gianluca Tositti, Mauro De Feudis,
Andrea Crescenti, Filippo Melchionna.
Coordinamento editoriale: Gianluca Tositti.
Caporedattore: Lirio Mangalaviti.
Impaginazione: Lucrezia Lazzeri.
Coordinamento redazionale: Edi Ferrari.
Collaboratori: Sabina Armani, Vanessa Bartoli, Chiara Brandi, Giulia Christopher, Luigia
Domenichini, Edda Galanti, Sergio Lo Monte, Giordana Miatti, Stefania Pianigiani,
Caterina Simonato, Enrico Zoi.
Foto: Marka. Le foto delle ricette e i piatti sono di Mario Genovesi; le foto a pag. 11, 21,
23 e 26 sono di Andrea Fantauzzo; per le foto a pag. 31-33, grazie a www.turismofvg.it. Il
cruciverba è di Enrico Zoi.
Le Edizioni Libò sono disposte a negoziare il pagamento dei diritti per le immagini delle quali
non è stato possibile chiedere preventivamente il permesso di pubblicazione.
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Stampa: Abramo Printing & Logistics, Catanzaro - tel. 0961/900001.
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La ricetta filmata
Le ricette gustose
Scuola di cucina
Vini bianchi
Vini rossi
Benessere
Giochi
Libri
Musica
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n. 4 2013
Registrazione del Tribunale di Firenze n. 4964 del 15/05/2000.
n. 4 2013
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i
a tavola
Non solo
panettone
Idee golose per i dolci delle festività natalizie
di Stefania Pianigiani
Panforte
La ricetta
Ingredienti (per 4 persone): 150 g di miele, 150 g di
zucchero a velo (più quello necessario per guarnire), 250
g di canditi misti di cedro e arancia, 300 g di mandorle
con la pelle, 150 g di farina, 1 foglio di ostia
Tempo di preparazione 20 minuti
Tempo di cottura 30 minuti
Difficoltà O PP
Costo O PP
Calorie O O P
Vino consigliato Vin Santo Toscano
Tritate grossolanamente i canditi, e uniteli alle mandorle
intere e alla farina. Portare ad ebollizione il miele con lo
zucchero, unitelo all’impasto di canditi e mescolate il tutto
molto bene. Con l’ostia, foderate uno stampo a cerniera,
versatevi l’impasto, e livellatelo con un cucchiaio bagnato
con l’acqua. Cuocete in forno a 180° per 30 minuti.
A cottura ultimata, quando il panforte è ancora caldo,
livellatelo nuovamente con il cucchiaio, e spolverate il
dolce con lo zucchero a velo.
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n. 4 2013
Natale è la giusta occasione per dedicare più
tempo alle persone care. Il momento adatto per
riscoprire di volersi bene, è un’ottima scusa per
dare sfogo alla passione per la cucina, in particolare per sfornare gustosi dolci natalizi. Senza
dimenticarsi che questo è il periodo dove i negozi
e supermercati si trasformano, i torroni insieme
a pandori e panettoni, dalle versioni semplici a
quelle elaborate arricchite di cioccolato e creme
varie, si mettono in bella mostra sugli scaffali, e
insieme a loro tornano i dolci senesi famosi su tutto
il territorio nazionale, come ricciarelli, panforte e
cavallucci.
Tornando alla gioia di fare i dolci in casa, una bella
idea è quella di preparare una ciambella dolce, dal
gusto semplice come il “Brazadel”: tipica trentina,
nei giorni che precedono il Natale viene guarnita
con nastri colorati. Il pandoro di Verona, cambia
veste: invece di farlo a stella, confezionatelo come
un moderno tiramsù con la crema pasticcera, da
usare a fette sottili al posto di savoiardi o pavesini. Natale è anche il momento per riscoprire le
gelatine di frutta, in particolare quelle di agrumi:
concedetevi il piccolo lusso di comprarvi uno stampo da budino basso, con il fondo decorato, dove
lascerete raffreddare la vostra gelatina di agrumi,
e una volta sformata nel piatto da portata, verrà
decorata, distribuendole tutto intorno alchechengi,
frutti di corbezzolo e noci.
Negli ultimi anni va molto di moda cimentarsi
nella preparazione di regali dolci da mangiare, ed
ecco che biscotti di mandorle e cuori di frolla e
Servilo freddo con ghiaccio e fettina d’arancia
Ingredienti (per 4 persone): per la torta: 1 cucchiaio di cannella, 1/2
cucchiaio di zenzero, 100 g di zucchero di canna, 200 g di miele, 70 g
di canditi, 1 limone biologico, 8 cucchiai di kirsch, 300 g di farina, 125
g di mandorle tritate, 1 cucchiaino di lievito per dolci; per la glassa: 3
cucchiai di kirsch, 100 g di zucchero a velo; per guarnire: 1 bustina di
perline di zucchero argentate
Tempo di preparazione 20 minuti
Tempo di cottura 20 minuti
Difficoltà O PPCosto O PPCalorie O O P
Calorie 2 pallini
Vino consigliato Marsala amabile
In una casseruola sciogliete il miele con lo zucchero, le spezie, i canditi e
la scorza e il succo di limone. Spegnete il fuoco e aggiungete 5 cucchiai
di kirsch. Versate la farina, il lievito e le mandorle tritate in una ciotola
e amalgamate il tutto. Aggiungete all’impasto il composto di miele e
canditi, lavorate bene con un mestolo fino a quando l’impasto diverrà
omogeneo. Versate il composto in uno stampo di 20 cm di diametro e
ponetelo in frigo un’ora. Una decina di minuti prima di togliere l’impasto
dal frigo, accendere il forno a 180°. Quando il forno ha raggiunto la
temperatura, fate cuocere la torta per 20 minuti. Preparate la glassa
mescolando lo zucchero a velo e il kirsch. Versate sopra la torta ormai
fredda. Fate raffreddare la glassa e tagliate la torta in tanti quadrati.
Decorate con perline di zucchero argentate.
fortunato tutto l’anno. Ma la fine dell’anno,
è anche il trionfo della frutta secca e della
frutta esotica, quindi possiamo prendere
esempio dagli inglesi che per le festività,
preparano delle tortine speziate le “Mince
Pies” a base di datteri, uvetta, e mandorle,
e la notte della vigilia, vengono lasciate
vicino al camino come pasto per Babbo
Natale e le renne. Che la festa cominci e
si inizi ad impastare…
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marmellata, vengono confezionati in
un pacco dono, per stupire gli amici
e i parenti. I biscottini da appendere
all’albero, creano subito l’atmosfera
di festa, a cominciare dalla cottura in
forno, quando il profumo si diffonde
per tutta la casa. Procuratevi delle
formine a tema natalizio, come abeti,
stelle o pupazzi di neve, ricordandovi
di praticare un piccolo foro per passare il nastro che userete per legarli
all’albero. Un classico della pasticceria francese, ma molto di moda anche
sulle tavole italiane negli ultimi tempi
è il “tronchetto di Natale” o “Buche
de Noel” e se volete, sostituite la farcia, invece della crema di castagne,
osate con la crema al cioccolato,
oppure la crema pasticcera fredda
con meringhe sbriciolate, e addirittura
della confettura a vostro piacimento.
Il tronchetto nella tradizione celtica
francese si dona per augurare abbondanza di legna, energia e calore
tutto l’anno.
Il torrone morbido o duro secondo
tradizione, può cambiare tranquillamente vestito trasformandosi in un
gustoso semifreddo accompagnato
da una salsa allo zabaione. Se avete
un po’ di abilità con le torte, potreste
realizzare una casetta da mangiare,
da costruire e decorare insieme ai
vostri bambini e con i marshmallows
bianchi tagliati a metà, che ora vanno
tanto di moda, farete il tetto innevato.
Visto che facciamo parte dell’Unione
Europea, è carino per una volta provare a fare i dolci delle feste di altri
paesi: in Grecia si prepara la “Vasilopitta Efkoli”, una torta a forma di
stella, simile alla nostra torta paradiso, dove nell’impasto viene nascosta
una moneta, e chi la troverà sarà
La ricetta
Pan di spezie natalizio
Monda cipolla e carote,
fai a tocchetti le carote e trita
finemente la cipolla. Cospargi
con sale e pepe la carne. Scalda
in una casseruola quattro cucchiai
di Olio Extravergine Bertolli Robusto,
aggiungi la carne e lasciala rosolare
girandola ogni tanto.
Togli dal fuoco la carne e mettila
da parte. Fai dorare la cipolla
nella stessa casseruola, poi
aggiungi carote, sedano, alloro
e funghi ammollati. Profuma
tutto con chiodi di garofano
e rosmarino e lascia insaporite
per qualche minuto.
Rimetti la carne nella casseruola,
bagnala con vino rosso e prosegui
la cottura per due ore, aggiungendo
poco a poco del brodo vegetale
caldo. Trascorso il tempo, sposta
la carne e lasciala raffreddare.
Togli chiodi di garofano e alloro,
frulla le verdure e affetta la
carne. Rimetti le fette nella
casseruola e lasciale insaporire.
Scalda per restringere se
necessario. Servi con un filo
d’Olio Extravergine
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di stagione
Arance,
il sole dentro
di Vanessa Bartoli
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Succose, profumate e ricche di proprietà importanti
per il nostro benessere
Colori e profumi della stagione calda tornano sulle nostre tavole grazie
alla magnifica arancia dalle molte virtù. Questo tipico frutto invernale – il
periodo migliore per gustare le arance va da novembre a marzo, cioè nel
pieno della maturazione – sembra quasi che abbia fatto il pieno di sole
mentre cresceva sugli alberi durante l’estate, e che ora ce lo restituisca,
spazzando via un po’ del grigiore di questa stagione.
Un pieno di vitamine
Le arance sono ricche di vitamina C, che aiuta a rafforzare il sistema immunitario: così, per tenere lontani raffreddori e malattie da raffreddamento, un
buon modo è consumare 2 o 3 arance al giorno (e se amate la spremuta
ricordate che va bevuta appena fatta: a contatto con ossigeno, luce e
calore, infatti, la vitamina C si degrada molto in fretta). E ancora, le arance
danno una mano al fegato e alla digestione, svolgono un’azione depurativa e disintossicante: insomma, ironia della sorte, aiutano a combattere
proprio la “pelle a buccia d’arancia”, acerrima nemica di molte donne!
Ci sono diverse varietà di arancia, che si differenziano per colore (bionde
o rosse) e forma. Ad arrivare per prime sulle nostre tavole sono le Navel:
tondeggianti e non troppo grosse, sono bionde e dal sapore dolce. Subito
dopo, verso la fine di novembre, arriva una delle varietà più pregiate, il
Tarocco: frutto medio-grande, a polpa rossa, ricco di succo e quindi decisamente adatto anche per le spremute oltre che per la tavola. A dicembre
matura la varietà Moro: come il Tarocco ha polpa di colore rosso, ma più
scuro, calibro medio-grande ed è ricca di succo. Ci sono poi le varietà Ovale
(polpa bionda, di forma allungata, disponibile fino a primavera inoltrata)
e infine le Sanguinello: sono le ultime arance della stagione (maturano
fra gennaio e febbraio), hanno la polpa rossa e sono poco zuccherine.
Le arance non sono solo un frutto da mangiare a fine pasto o da utilizzare
nella preparazione di dolci: provate ad esempio a farla in insalata con i
finocchi, è un piatto semplice e gustoso. Con la scorza si possono poi
anche fare delle infusioni, ottenendo un’ottima bevanda digestiva.
Avventurandoci oltre i fornelli, possiamo essiccarle (basta tagliarle a fette
non troppo sottili e passarle in forno) e preparare così dei profumati potpourri oppure, visto che siamo in periodo natalizio, originali decorazioni
per l’albero o per i confezionare i regali.
La ricetta
Petto di pollo all’arancia
Ingredienti (per 4 persone): 500 g di petto di
pollo, 40 g di burro, farina, 1/2 bicchiere di
vino bianco, due arance bianche, ½ cipolla
dorata, sale e pepe
Tempo di preparazione 20 minuti
Tempo di cottura 15 minuti
Difficoltà O PP
Costo O PP
Calorie O PP
Vino consigliato Fiano
Infarinate i petti di pollo. Spremete il
succo di un’arancia, sbucciate l’altra
facendo attenzione ad eliminare il bianco,
e tagliatela a dadini. Tritate finemente la
cipolla e soffriggetela nel burro finché si
sarà ammorbidita. Aggiungete i petti di
pollo e rosolateli su entrambi i lati, poi il vino
bianco, che farete evaporare; infine, il succo
d’arancia e l’arancia a pezzettini. Salate e
pepate e cuocete fino a quando il succo
d’arancia si sarà ristretto e avrà formato una
cremina. Eventualmente aggiungete poca
acqua di tanto in tanto per permettere al
pollo di cuocersi.
Ingredienti per 4 persone: 400 g di spaghetti, 8 filetti d’acciuga, 40 g di pane
grattugiato, 3 arance rosse, olio extravergine di oliva, qualche foglia di menta
Tempo di preparazione 15 minuti
Tempo di cottura 10-12 minuti
Difficoltà O PPCosto O PPCalorie O PP
Vino consigliato Orvieto
Mettete a cuocere la pasta in abbondante acqua salata. Nel frattempo spremete
un’arancia e tagliate a julienne metà della buccia. Sbucciate le altre due arance e
pelate al vivo una ventina di spicchi. In una padella antiaderente fate scaldare un po’
d’olio e aggiungete le acciughe, schiacciandole con una forchetta. Fate cuocere per
un minuto e poi aggiungete prima il succo d’arancia e poi il pane grattugiato. Lasciate
insaporire e infine aggiungete la buccia tagliata a julienne e gli spicchi. Scolate gli
spaghetti, saltate in padella e servite con qualche foglia di menta fresca.
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n. 4 2013
La ricetta
Spaghetti con acciughe e arancia
n. 4 2013
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bambini
Né magri
né grassi
Bambini e calorie: consigli per nutrire
in modo corretto i piccoli
La ricetta
Petto di pollo ripieno alla pizza
Ingredienti (per 4 persone): 4 fette di petto di pollo,
4 cucchiai di passata di pomodoro biologico, 1
mozzarella, olio extravergine di oliva, sale, origano
fresco o secco (in base alla stagione)
di Chiara Brandi
Chi di voi non si è mai trovato a dover far i conti con le calorie?
A maggior ragione, quando si tratta di nutrire in modo corretTempo di preparazione 15 minuti
to i propri figli, capire bene quanta energia fargli assumere
Tempo di cottura 20 minuti
attraverso il cibo è ancora più importante.
Difficoltà OPPCosto OPP
Calorie OPP
È bene impostare in modo corretto le abitudini alimentari
del bambino fin da subito, in modo da gettare le basi per lo
Aprite le fette di pollo a libro. Condite l’interno
sviluppo di uno stile alimentare. Non è complicato: spesso
con un po’ di sale, la passata di pomodoro e delle
si commettono degli errori alimentari solo perché si mangia
fettine di mozzarella. Richiudete a libro, fermando
di fretta, si salta la colazione, si mangiano sempre le stesse
i lembi con degli stecchini. Passateli in padella con
cose. Basterebbe poco: svegliarsi 5 minuti prima per fare una
un filo d’olio e cospargeteli di origano; cuocendo la
mozzarella ed il pomodoro formeranno un sughetto
sana prima colazione, dare un corretto tempo ai pasti nella
con cui potete condire i petti di pollo.
giornata, variare gli ingredienti seguendo la stagionalità. E
associare a tutto questo anche un po’ di attività fisica.
Il totale giornaliero delle calorie dovrebbe essere sulle
1300/1800 tra i 3 ed i 6 anni, per poi passare alle 1500/2200 tra i 6 e gli 11 anni, per finire
tra le 1900 e le 2300 negli adolescenti. La regola dice poi che si dovrebbero assumere con la
colazione circa il 15% delle calorie totali giornaliere, con il pranzo circa il 40% e con la cena il
30%. Le restanti 15% vanno ripartite in due merende. Per una alimentazione equilibrata, a colazione, oltre al classico latte con pane o fette biscottate e marmellata, vanno benissimo i cereali,
così come lo yogurt e la frutta fresca oppure una torta semplice fatta in casa con pochi grassi.
A pranzo, così come a cena, il menu può essere completo purché ci siano sempre due porzioni
di frutta e verdura e ci sia un equilibrio di nutrienti (ad esempio, se a pranzo si mangia carne, la
sera alternate con pesce, uova, legumi o formaggio). Per gli spuntini, bene frutta, yogurt, o dolci
semplici e casalinghi, anche gelati purché artigianali.
Ma soprattutto, siate voi i primi a dare il buon esempio!
Ingredienti (per 4 persone): 400 g di pasta (meglio se corta), 150 g di pisellini già cotti
in bianco, 150 g di prosciutto cotto in una sola fetta, 50 gr di parmigiano reggiano, olio
extravergine di oliva
Tempo di preparazione 15 minuti
Tempo di cottura 8-12 minuti
Difficoltà OPP Costo OPP Calorie OOP
Mettete a cuocere la pasta in abbondante acqua leggermente salata. Nel mentre, preparate
il sugo: iniziate tagliando a piccoli dadini il prosciutto cotto. Trasferitelo poi in una padella
e fatelo rosolate con dell’olio fino a che non diventa croccante, aggiungere quindi i pisellini
già cotti e far cuocere ancora insieme. Togliete la pasta leggermente al dente, scolatela e
lasciate da parte la sua acqua di cottura. Trasferitela nella padella, aggiungere il parmigiano
grattugiato e fate mantecare bene aggiungendo via via un po’ di acqua di cottura: in questo
modo la pasta finirà di cuocere fino al punto giusto e si formerà una cremina che avvolgerà la
pasta con lo stesso effetto della panna ma senza tutti i suoi grassi.
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n. 4 2013
La ricetta
Pasta prosciutto e piselli
internazionale
Austria sorprendente
di Caterina Simonato
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n. 4 2013
Tanti sapori diversi si fondono in una cucina ricca
e versatile
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La ricetta
Linzer torte
Gli antichi fasti della felix Austria asburgica
prima e dell’impero austroungarico poi, hanno
lasciato spazio a una gastronomia ricchissima,
contaminata dalle influenze più varie.
Gli influssi principali, chiaramente, sono quelli
provenienti dalla Germania, con la quale
l’Austria condivide diversi tratti gastronomici,
ma anche la cultura ebraica e quella boema
hanno contribuito a fare di quella austriaca
la cucina che oggi conosciamo, versatile e
caratterizzata da accostamenti a volte sorprendenti. Gli antipasti, quasi sempre piatti
freddi, offrono un’ampia varietà di salumi,
Ingredienti (per 4 persone): 250 g di farina, 250 g di
tra i quali non manca lo speck, morbido e
zucchero, 250 g di mandorle macinate, un pizzico di sale,
una bustina di zucchero vanigliato, un cucchiaino di cannella,
saporito, ma anche assaggi di pesce spesso
mezzo cucchiaino di chiodi di garofano in polvere, buccia di
in forma di mousse e gelatina, il tutto guarnito
limone, 250 g di burro, 2 uova, 1 tuorlo, marmellata di mirtilli
da variopinte e abbondanti verdure.
Fra i primi, moltissime minestre e zuppe
Tempo di preparazione 30 minuti
(suppe) come quella, ottima, con il brodo, gli
Tempo di cottura 45 minuti
Difficoltà OPPCosto OOPCalorie OOO
gnocchi di pane e il fegato con prezzemolo
Vino consigliato Moscato d’Asti
e maggiorana. Oppure quella di derivazione
serba, la Bohnensuppen, molto saporita, con
Ammucchiate la farina sul piano di lavoro e create nel
pancetta affumicata e fagioli; ma la Gulyasmezzo un incavo in cui depositare lo zucchero, lo zucchero
suppe non è da meno in quanto a sapori forti:
vanigliato, il sale, la buccia di limone grattugiata, gli aromi e
a base di paprika e cipolla.
le 2 uova. Distribuitevi sopra il burro freddo tagliato a pezzetti
e le mandorle; impastate velocemente fino ad ottenere un
I piatti che in Austria non deludono mai sono
composto liscio. Ponetelo in un luogo freddo per mezz’ora.
i secondi. Non si resiste al Gulasch importato
Prendete due terzi della pasta e schiacciatela in una teglia
dall’Ungheria, reso a seconda dei gusti un po’
dal bordo a cerniera. Versateci sopra la marmellata di mirtilli.
meno piccante e accompagnato immancaCon la pasta rimanente formate delle strisce che andrete
bilmente da patate o da gnocchetti di pasta.
a disporre a losanghe sulla marmellata. Cuocete a fuoco
Un piatto unico molto apprezzato è il Bauernmoderato per 45 minuti dopo aver spennellato la superficie
schmaus, che significa piatto contadino e
con il tuorlo d’uovo sbattuto.
che nasce nella città di Linz: maiale arrosto,
prosciutto, Frankfurter e crauti con ginepro;
tutto servito fumante e ornato di cetriolini in
agrodolce. Da provare il Tafelspitz, ovvero la carne di bue speziata e bollita, servita con
cren (la salsa di rafano) e mela insieme al famoso tortino di patate arrostite.
Tutti, ma proprio tutti, ci incantiamo davanti all’esposizione di dolci nelle vetrine delle
città e dei paesi austriaci; è a Vienna però che l’arte del dessert raggiunge vette impensabili di raffinatezza, sia nell’accostamento di ingredienti che nella presentazione
di torte, budini e strudel. Lo Strudel, che non tutti sanno ha origini turche, può essere
farcito con mele e uvetta, come nella più classica delle tradizioni, ma anche con ricotta
o ciliege. La Linzertorte, invece, presenta una base classica e speziata ma il ripieno
varia dalla marmellata di mirtilli rossi a quella di lamponi o di albicocche. Nessuno poi
resiste al fascino dell’Hotel Sacher, a Vienna, dove ha sede la famosa Konditorei, per
assaggiare una Sacher Torte superba, secondo l’originale ricetta ottocentesca. Fu un
Franz Sacher sedicenne, apprendista chef, a inventare la golosa torta al cioccolato,
orgoglio di ogni pasticceria.
filmata
Foto 1
Strudel di mele e noci
Foto 2
Ingredienti (per 6 persone): per la pasta: 350 g di farina 00, ½ cucchiaio di zucchero, 1
uovo, 50 g di burro, sale; per il ripieno: 1 kg di mele (meglio la varietà Renetta), 75 g di
zucchero, 50 g di uvetta, 60 g di gherigli di noci, 1 uovo, cannella in polvere, chiodi di
garofano in polvere, 1 limone, zucchero a velo (facoltativo).
Tempo di preparazione 40 minuti (più il tempo per riposare)
Tempo di cottura 40-50 minuti
Tempo di cottura 30 minuti
Difficoltà OOPCosto OPP Calorie OOP
Vino consigliato Moscato Giallo
Foto 4
Mettete in una ciotola capiente 300 g di farina (il resto lo utilizzerete per la spianatoia),
un pizzico di sale, lo zucchero, l’uovo, il burro un po’ ammorbidito e tagliato a pezzetti
(Foto 1). Lavorate gli ingredienti fino a ottenere una pasta morbida, aggiungendo
se serve un po’ d’acqua tiepida. Mettete poi l’impasto su una spianatoia infarinata
e manipolatela energicamente per una decina di minuti, sbattendola sul piano di
lavoro fino a che diventi elastica. Fatene poi una palla, avvolgetela in un tovagliolo
leggermente umido, coprite con una ciotola e fate riposare per 30 minuti circa. Nel
frattempo preparate il ripieno. Mettete l’uvetta in ammollo in acqua tiepida (10 minuti
circa), tritate i gherigli di noce spellati (li trovate già pronti in commercio; altrimenti,
per togliere più facilmente la pelle lasciateli immersi per alcuni minuti in acqua
tiepida), sbucciate le mele, tagliatele e metà, togliete il torsolo e tagliatele a fettine
sottili. In una ciotola unite le mele alle noci, l’uvetta (ben scolata e asciugata), lo
zucchero, la scorza del limone grattugiata, la cannella e i chiodi di garofano (Foto 2).
Stendete la pasta su una spianatoia, in una sfoglia piuttosto sottile, e dandole una
forma rettangolare. Lasciate da parte un po’ di pasta per la guarnizione (strisce sottili
tagliate con l’apposita rotella). Sbattete in una ciotolina il tuorlo d’uovo e spennellate
i bordi della pasta (Foto 3). Versate il ripieno al centro e richiudete delicatamente,
facendo attenzione che la pasta non si rompa (Foto 4). Guarnite con le strisce di
pasta che avevate lasciato da parte e spennellate il tutto con il tuorlo d’uovo. Foderate
il fondo di una teglia con la carta da forno e appoggiateci delicatamente lo strudel.
Mettere in forno già caldo (220°) e cuocete per una decina di minuti; poi abbassate
la temperatura a 200° e proseguite la cottura per 30-40 minuti, fino a quando non
vedrete che la pasta sarà bruno-dorata. Servite freddo, spolverizzato, volendo, con
zucchero a velo.
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n. 4 2013
Foto 3
Ingredienti (per 4 persone): 1,5 kg di asparagi, 50 g
di burro, parmigiano grattugiato, sale, pepe, 4 uova
(facoltativo)
Tempo di preparazione 20 minuti
Tempo di cottura 10 minuti
Difficoltà 1 pallino OPP
Costo 1 pallino OPP
Calorie 1 pallino OPP
Vino consigliato Tocai
Lavate gli asparagi, raschiateli con un coltellino per
togliere la terra, tagliate le estremità più dure dei gambi e
pareggiateli tutti. Legateli con spago da cucina e metteteli
a cuocere nell’apposita pentola alta e stretta: l’acqua di
cottura deve infatti arrivare circa a metà gambo, mentre le
punte non devono toccare l’acqua ma cuocere a vapore.
Coprite, portate a ebollizione e salate l’acqua. Mentre gli
asparagi cuociono (ci vogliono circa 10 minuti, verificate la
morbidezza del gambo con una forchetta), cominciate, se
le gradite, a preparare le uova al tegamino. Mettete il burro
in un tegamino sufficientemente grande per contenere tutte
e quattro le uova (altrimenti cuocetele una per volta). Fatelo
scaldare fino a quando non sarà spumeggiante e avrà
assunto un colore scuro, poi aggiungete le uova facendo
attenzione che i tuorli non si rompano. Scolate gli asparagi,
disponeteli su un vassoio ovale, cospargeteli di parmigiano
e poi mettetevi sopra le uova, utilizzando anche il burro di
cottura. Salate, pepate e servite. Se non gradite le uova,
fate comunque friggere il burro nel tegamino e mettetelo
sopra agli asparagi. Per questo piatto è meglio usare la
varietà di asparagi con il fusto più grosso e morbido e la
punta di colore verde-violaceo.
le ricette gustose
Asparagi
alla milanese
Lenticchie in umido
Ingredienti (per 4 persone): 300 g di lenticchie, 50 g di pancetta,
1 cipolla, salvia, sale
Mettete le lenticchie in ammollo in acqua attenendovi ai tempi indicati sulla confezione:
a seconda della varietà possono essere necessarie alcune ore oppure può bastare
semplicemente sciacquarle sotto l’acqua corrente. Tritate la pancetta e la cipolla
e mettetele in una casseruola insieme a qualche foglia di salvia. Fate soffriggere
(senza olio: è sufficiente il grasso della pancetta) e poi aggiungete le lenticchie.
Coprite d’acqua, salate e cuocete per circa un’ora, cioè fino a quando l’acqua si sarà
consumata. Controllate spesso il tegame: le lenticchie infatti assorbono i liquidi e
si gonfiano, e se l’acqua si consuma troppo in fretta rischiate di sciupare tutto. Se
serve, aggiungetene altra (calda). Terminata la cottura, aggiustate di sale e servite. Le
lenticchie in umido possono essere utilizzate come contorno, in accompagnamento a
piatti tipicamente invernali come la polenta, o il cotechino, o lo zampone; ma visto che
contengono molte proteine e sono molto nutrienti, anche come secondo: in questo
caso, gustatele aggiungendo un filo d’olio extravergine di oliva.
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n. 4 2013
Tempo di preparazione 15 minuti
Tempo di cottura 60 minuti
Difficoltà OPP
Costo OPP
Calorie OOP
Vino consigliato Lambrusco
scuola di cucina
Mille e
un arrosto
I trucchi di una
tecnica di cottura
antica come il mondo
di Giulia Christopher
Dici “arrosto” e ti si spalanca
davanti un mondo. Se proviamo
a guardare sul dizionario, al verbo
“arrostire” corrisponde questa
definizione: “Cuocere una vivanda al fuoco vivo, sulla brace, in
gratella, allo spiedo, al forno o in
tegame”. Oltretutto, e i redattori
del dizionario in questione non
ce ne vogliano, manca la pentola
a pressione (strumento pratico,
veloce e risparmioso)! Insomma,
per evitare di fare “molto fumo e
poco arrosto”, come recita il detto,
cerchiamo di soffermarci su alcune
regole generali, e concentriamoci
sul soggetto principe dell’arrosto, la carne.
La carne
Cominciamo dai tagli più adatti: se parliamo di carne bovina, largo a filetto e controfiletto, bicchiere e rosetta, girello e girello di spalla, cimalino, scannello, campanello; per il maiale, filetto, spalla, carré; per agnello e capretto, sella o cosciotto.
La carne deve essere legata per tenerla insieme durante la cottura, altrimenti si
deformerebbe o sfalderebbe. Consigliamo vivamente di comprarla già legata, ma se
proprio volete cimentarvi con questa operazione procuratevi dello spago da cucina
e procedete così: mettete la carne su di un tagliere e legatela una prima volta nel
senso della lunghezza, al centro; poi fate lo stesso nel senso della larghezza; infine,
sempre sul lato della larghezza, fate tante legature parallele alla prima: devono
essere annodate una per una e fatte ad una distanza che deve essere quella delle
fette da tagliare.
Come si cuoce
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n. 4 2013
Ricordatevi prima di tutto di toglierla dal frigorifero almeno una mezz’ora prima della
cottura, per evitare che la parte interna resti troppa fredda. Altra regola generale
da rispettare è quella di non salare la carne in superficie; e, se si tratta di carne
magra come quella di vitello, procedere prima alla bardatura: in pratica si tratta di
avvolgerla con lardo o pancetta, che aiuteranno nella formazione della crosticina
protettiva (che serve per proteggere i succhi interni) e che vanno tolti qualche minuto
prima del termine della cottura così da far rosolare anche la superficie.
Le procedure per la cottura in forno variano a seconda del tipo di carne: se è bovina,
bisogna farla rosolare esternamente per alcuni minuti prima che inizi la cottura vera
e propria, quindi partire con una temperatura molto alta (240-220°) e poi abbassarla
a circa 180°; lo stesso per il maiale, con una temperatura iniziale di circa 200° che
porteremo poi a 170°. Non incidetela durante questa procedura (i succhi fuoriuscirebbero e la carne si asciugherebbe), ma piuttosto durante la cottura bagnatela
di tanto in tanto con il sughino che produce. Quanto ai tempi, tutto dipende dalle
dimensioni del pezzo: in genere si calcola che per un chilo di carne ci vogliano 30
minuti per una cottura al sangue e 45 per una cottura media. Per controllare a
che punto è, pungete l’arrosto: se si tratta di carni rosse o tacchino, se ne esce un
liquido rosa ‘carico’, la cottura è al sangue, se è rosa chiaro la cottura è giusta; per
le carni bianche, la cottura è segnalata dalla fuoriuscita di un liquido trasparente.
Per la cottura sui fornelli, la prima regola riguarda le dimensioni del tegame: se
troppo grande, il condimento evaporerà troppo in fretta e c’è il rischio che la carne
bruci; se troppo piccolo, si creerà troppa umidità e invece di un arrosto avremo
cucinato uno stufato. Attenzione anche alla temperatura di cottura: se è troppo alta
brucerà il grasso, se è troppo bassa la carne non si rosolerà.
Come si serve
Terminata la cottura, se si tratta di arrosto di carne bianca può essere tagliato e
servito subito. Gli arrosti di carne rossa invece vanno fatti riposare un po’ (una
ventina di minuti, in genere), così che i succhi si ridistribuiscano e le fette non si
sbriciolino mentre le affettate. Utilizzate un coltello a lama lunga, sottile e affilato:
se non lo è (affilato), il rischio è di ‘spremere’ la carne facendone uscire troppo
sugo e facendola diventare asciutta. Servite il sugo di cottura in una ciotola a parte,
dopo averlo filtrato.
Di tutto di più
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n. 4 2013
Per restare alle regole generali, ricordate che c’è differenza fra forno statico e forno
ventilato: in quest’ultimo caso, tempi di cottura e temperatura sono leggermente
inferiori (rispettivamente, meno 1015% e meno 10-15° circa). Se volete
cucinare del pesce arrosto, prima della
cottura fatelo marinare per un’ora in un
composto fatto di prezzemolo tritato,
olio extravergine di oliva, aglio e un po’
di succo di limone. Per le verdure è
impossibile stabilire un principio base,
poiché dipende dal tipo di ortaggio e dal
suo contenuto d’acqua.
Insomma, arrosto si può fare praticamente di tutto, persino la frutta! Non fate
quella faccia: ci sono molte ricette sfiziose che vale la pena di provare. E il bello
della cucina è proprio la sperimentazione.
n. 4 2013
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spezie
Una miscela di sapori
e di aromi
Il curry accompagna in maniera
sempre gustosa piatti a base di carne,
pesce e verdure
La ricetta
Petti di pollo al curry
di Giordana Miatti
Ingredienti (per 4 persone): 2 petti di pollo interi,
2 mele golden piccole, 2 cipolle bianche piccole,
2 cucchiai circa di curry, brodo vegetale, 170 g
di yogurt intero bianco, olio extravergine di oliva,
farina, sale, pepe
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n. 4 2013
La parola curry (probabilmente dalla lingua tamil “cari”, ossia
“zuppa”) viene impiegata per indicare un’ampia gamma di
piatti, originari di tutta la fascia dell’Asia meridionale oppure
del Sud-Est asiatico, il cui tratto comune è la presenza nelle
Tempo di preparazione 30 minuti
ricette di combinazioni più o meno complesse di spezie ed
Tempo di cottura 20 minuti
erbe aromatiche, a cui talvolta si aggiunge il peperoncino,
Difficoltà OPP
fresco o secco. In origine, ogni piatto prevedeva una specifica
Costo OPP
e diversa selezione di spezie, che dipendeva dalla tradizione
Calorie OOP
culturale, dalla pratica religiosa e anche dagli usi di ogni
Vino consigliato Chianti Colli Fiorentini
famiglia.
La parola curry indica poi una miscela estremamente aromaTritate finemente insieme le mele e le cipolle,
soffriggetele in un velo d’olio finché‚ non saranno
tica di spezie pestate o macinate, di colore giallo senape, che
quasi disfatte. Unite prima il curry e poi i petti
si trova normalmente in vendita già pronta all’uso. La polvere
di pollo tagliati a tocchetti, leggermente battuti
di curry, intesa come miscela di spezie preparata e reperibile
e infarinati; fateli soffriggere un paio di minuti
in commercio, è in realtà un concetto occidentale che risale
e poi tirateli a cottura con il brodo bollente (ci
al Settecento, quando miscele di spezie macinate venivano
vorrà circa un quarto d’ora). A cottura ultimata
preparate dai mercanti indiani e vendute ai membri britannici
legate con lo yogurt, e servite molto caldo
del governo coloniale e dell’esercito come souvenir al rientro
accompagnato da riso Basmati bollito o pilaf.
in patria. Nella cucina indiana in realtà il curry nella seconda
accezione (cioè quella che indica una combinazione di spezie)
si chiama masala. Anche i masala esistono in decine di versioni diverse. I masala codificati
più famosi sono il garam masala (particolarmente piccante) e il tandoori masala (usato per
la cucina tandoori, cotta nel forno d’argilla). Il curry reperibile in Italia contiene soprattutto
pepe nero, cumino, coriandolo, cannella, curcuma, fieno greco, con aggiunte in dosi variabili
di chiodi di garofano, zenzero, noce moscata, peperoncino. Il curry in commercio va da poco
piccante a molto piccante, e per scegliere bene è importante fare attenzione alle eventuali
diciture in inglese sulle confezioni: se “mild” indica infatti un curry mediamente piccante
(come fa pensare la parola inglese), “sweet” indica invece un curry estremamente piccante
(nonostante “sweet” in inglese significhi “dolce”). I piatti con il curry sono in genere a base
di carne, pollo, pesce o crostacei, da soli o in combinazione con verdure. È possibile anche
preparare curry completamente vegetariani, a base di verdure e di legumi: le lenticchie per
esempio sono ottime abbinate al curry. In genere si prepara un soffritto a base di cipolla,
oppure di cipolla e mela (il sapore dolce acidulo della mela è un ottimo bilanciamento del
curry per i palati italiani), ci si rosolano le carni e le verdure più tenaci, poi si aggiungono
le verdure più tenere e si tira a cottura con brodo vegetale o acqua. La polvere può essere
aggiunta in qualsiasi momento, ma l’ideale è poco prima di aggiungere il liquido. Il tocco
finale è un cucchiaio di yogurt bianco, oppure di panna, subito dopo aver spento il fuoco,
per mantecare il tutto e renderlo più cremoso.
bianchi
Aristocratico bianco
di Edda Galanti
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n. 4 2013
Il Fiano, un vino dalla storia millenaria
che nasce nel fertile territorio dell’Irpinia
Sebbene certificato dalla doc in età relativamente recente, solo nel 1978, il Fiano è tra
i vitigni più antichi e pregiati della regione
campana e dell’intera penisola: le origini di
questo bianco dall’inconfondibile sentore
di nocciole tostate sono millenarie e vanno
ricondotte addirittura al periodo della Magna
Grecia. Fu grazie ai Greci, infatti, che in Italia
si introdussero le primi viti di quello che, a
oggi, è il vitigno irpino per eccellenza.
Vitis Apicia, o Apina, lo chiamavano i Latini,
forse per la dolcezza del profumo e per gli
acini zuccherini che attraevano sciami d’api,
sostiene una prima interpretazione dell’etiVeduta di Avellino
mologia; o forse per la zona in cui oggi sorge il
comune di Lapio (Apia); poi da Apina il nome
mutò in Afiana, quindi in Fiano. Amatissimo già da imperatori e re, come Federico II di
Svevia e Carlo d’Angiò (il primo documento storico che ne fa cenno risale al 1200 ma
scrittori e storici testimoniano la sua esistenza in numerosi passi e carteggi di epoca
precedente), il Fiano si diffonde in molte zone della Campania fino alla fine del 1800.
Oggi l’area in cui è concentrata la coltivazione del vitigno è l’Irpinia, comprendendo i
territori di ventisei comuni fra i quali Atripalda, Avellino, Cesinali, Mercogliano e Lapio,
ossia l’antica Apianum o Apia. Un’area dai suoli fertili e argillosi, ricca di vallate, alture
e corsi d’acqua, caratterizzata da un clima mite durante i mesi estivi e rigido in quelli
invernali.
n. 4 2013
Secco e strutturato
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Nato come vino dolce e leggermente frizzante, il Fiano di Avellino diventato DOCG
nel 2003 è oggi un vino secco e strutturato, dal colore giallo paglierino, più intenso
se ricavato dalla vendemmia di novembre, meno da quella di ottobre; dal profumo
riconoscibile, persistente e fruttato, con sentori di frutta tropicale, oltre che di pera e
pesca bianca. Si ottiene esclusivamente dal monovitigno Fiano, al quale è possibile
aggiungere uve bianche quali Greco, Coda di Volpe bianca e Trebbiano Toscano, fino
a un massimo del 15%.
Il Fiano, da servire sulla nostra tavola, ricordiamolo, fra
gli 12 e i 14 gradi in calici a tulipano ampio, è ottimo
con la cucina di mare più o meno elaborata, dai ricchi
antipasti a base di crostacei e molluschi, agli stuzzichini
di formaggi freschi, ai piatti tipici campani come i vermicelli con le cozze o il polpo alla napoletana. Il suo sapore
corposo ma morbido, equilibrato e ricco di sfumature che
richiamano la frutta secca, si abbina perfettamente con i
primi a base di pesce o di verdure: potete accompagnarlo
agli sformati, alla pasta, ai risotti alle grigliate, al pesce
al forno. Il Fiano può però diventare un abbinamento
adeguato anche per apertivi e dessert. Fra i vini bianchi, infine, è tra i pochi adatto all’invecchiamento e può
essere conservato anche cinque o sei anni.
vini
rossi
ph Mario Verin
Forte e sincero
come il Friuli
Il Refosco dal peduncolo rosso
è l’espressione di una viticultura moderna
che affonda le proprie radici nella storia
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n. 4 2013
di Sergio Lo Monte
Emozioni che si tramandano
Oltre 60 anni di
pulito e di storie
da raccontare.
La sicurezza del pulito di Scala
si tramanda di generazione in
generazione.
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Se c’è un vitigno che può esser preso ad esempio dello spirito di una
regione, questo è senz’altro il Refosco. Sarebbe più corretto parlare
di Refoschi, una grande famiglia, di cui il Refosco dal peduncolo rosso
è la varietà più diffusa, presente nelle doc dei rossi di tutto il Friuli
Venezia Giulia.
Il nome Refosco (“Refosc” nella lingua friulana) deriva con ogni probabilità da “Rap fosc”, ossia grappolo scuro. Il documento più antico che
attesta la presenza di un Refosco è del 1452, ma sicuramente le origini
del vitigno sono molto antiche e vanno rintracciate storicamente nella
zona di Aquileia, cittadina fondata dai Romani nel II secolo avanti Cristo,
dove i coloni impiantarono vigneti a coltura intensiva producendo il vino
pucinum molto apprezzato a Roma. Nel documento citato si parla di
un Refosco ottenuto da uve fatte appassire prima di essere vinificate.
ph Alessandro Castiglioni
Se ne otteneva così un vino dolce, alcolico, molto pregiato, un vino
liquore, così erano chiamati nel Settecento e Ottocento i vini migliori.
Oltre al Refosco dolce veniva prodotto anche un Refosco secco, ossia
privo di zuccheri. Proprio grazie alle sue peculiarità il Refosco riuscì ad
emergere rispetto ai tanti vini terrani, intesi come vini “nostrani”, frutto di un miscuglio
di uve diverse. Il Refosco era impiegato inoltre come vino da taglio per migliorare la
qualità dei vini “negri ordinari” destinati alla mensa quotidiana.
Le origini del nome
Il nome Refosco dal peduncolo rosso emerge nel 1863 quando a Udine si tenne una
Mostra d’uve. Venne così chiamato a causa del “pedicello” che tiene l’acino, il quale
cambia colore, diventando rosso appunto, poco prima della vendemmia. Le malattie
parassitarie che comparvero in Friuli a partire dalla metà ‘800 decimarono moltissime
varietà tra cui il Refosco dal peduncolo rosso.
Arrivarono poi le varietà d’Oltralpe (i Cabernet, franc e sauvignon, Merlot, Pinot) che in
Friuli trovarono una seconda patria. Negli anni Sessanta e Settanta del ’900 il Refosco
dal peduncolo rosso era pressoché scomparso, ritenuto non degno d’attenzione per
le sue caratteristiche di scarsa produttività e di ritardo nell’inizio della fruttificazione.
Negli ultimi decenni quelli che erano stati ritenuti i punti di debolezza del vitigno si sono
trasformati nei suoi punti di forza, necessari a dare corpo a un vino forte ma elegante;
e così il Refosco dal peduncolo rosso è oggi parte dell’eccellenza vitivinicola del Friuli
Venezia Giulia. Le uve del Refosco presentano un grappolo grande, lungo, piramidale,
con gli acini distanziati tra loro, tali da favorire il passaggio dell’aria in modo da lasciarlo
asciutto e sano. La buccia è molto sottile, consistente, di colore blu intenso, ricoperta
di una sostanza biancastra cerosa ricca oltretutto di lieviti.
La sua vera tipicità è la freschezza
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n. 4 2013
Il Refosco ha un colore rosso rubino intenso, con sfumature porpora da giovane. Il
profumo è fruttato, soprattutto di frutta di bosco; il sapore è leggermente erbaceo.
La gradazione alcolica minima complessiva dev’essere di 10,5°. La tipologia Riserva ha
un periodo minimo di invecchiamento di due anni e quella Superiore una gradazione
alcolica di almeno 11,5°. Si abbina particolarmente bene con primi piatti saporiti,
secondi piatti a base di arrosti di carne rossa, pollame, cacciagione e selvaggina particolarmente grassa, come ad esempio il salame di cinghiale. Anche con formaggi di
sapore definito il connubio è eccellente.
n. 4 2013
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punch
Caldo e profumato, versatile
e adatto ai climi freddi: è il punch
di Luigia Domenichini
Punch al rum
Ingredienti (per quattro persone): 250 g di zucchero,
1 litro d’acqua, 1 arancia, 1 scorza di limone, 50
cl di rum
Tempo di preparazione 30 minuti
Tempo di cottura 15 minuti
Difficoltà OPP
Costo OPP
Calorie OOP
Disponete lo zucchero in una casseruola sul fuoco,
a fiamma medio alta, e lasciate che si sciolga
insieme a un litro d’acqua, fino a che non viene
a formarsi una crosticina leggera. Dopodiché
aggiungete la scorza di limone, il succo dell’arancia
e il rum: lasciate bollire il tutto per qualche secondo.
Togliete la scorsa del limone e versate in tazzine
trasparenti o bicchieri. Servite il punch caldissimo e
con le fettine di arancia all’interno.
Molto diffuso nei paesi anglosassoni, il punch è una bevanda alcolica popolare. Immancabile al cinema, il punch
evoca i frame di classiche feste inglesi e americane, dove
in grandi ed eleganti contenitori spicca un liquido dal colore
vivace. Si può servire sia freddo sia caldo, anche se la
versione originaria lo prevede bollente, meglio ancora se
usato come digestivo nella stagione invernale, quando il
freddo incalza, o come aperitivo prima di una cena corroborante. Il nome ha un’origine
bizzarra, deriva da un termine sanscrito che significa “cinque”, e questo perché gli ingredienti che lo caratterizzavano e ne costituivano la base, almeno all’inizio, sono cinque:
erbe aromatiche o aromi, buccia d’arancia, zucchero, alcol e acqua (o tè).
Ma come l’hanno scoperto gli inglesi, ossia i suoi più grandi consumatori? Nelle colonie
indiane, pare, intorno al 1600. Furono proprio i colonizzatori britannici infatti ad assaggiarlo ed esportarlo prima in Inghilterra e successivamente in altri paesi europei, come in
quelli del nord, dove è diventata una valida alternativa al vin brûlé. Il punch consumato
dai colonizzatori inglesi non prevedeva l’uso del rum; è con il suo arrivo che nasce il
punch moderno, il Planter’s Punch, il cui nome non era riferito a una bevanda specifica
ma a un insieme di cocktail dove il rum si unisce via via a determinati ingredienti come
il succo di limone o di arancia, il curacao, la granatina, le spezie e le erbe aromatiche.
Le varianti ormai sono infinite, proprio per questo motivo il punch ha assunto un ruolo
consolidato nelle usanze gastronomiche di tantissimi paesi. Può essere usato come
aperitivo o per terminare il pasto, può essere alcolico o analcolico, può rinfrescare d’estate e scaldare d’inverno, magari in montagna, sulle piste da sci. Spesso nel punch,
al rum si sostituisce il vino che, insieme alla frutta secca e magari alla cannella, diventa
una bevanda gradevolissima, dissetante e non troppo alcolica. A casa è semplicissimo
da riprodurre, magari inventando accostamenti a piacere e dosando le quantità a seconda del proprio gusto. Il punch va rigorosamente servito caldo (se caldo) e in capienti
bicchieri di vetro, con della frutta all’interno o con chiodi di garofano, ginepro, cannella,
scorzette di arancio o limone. Ma anche quello freddo si rivela un’ottima soluzione dissetante. Per ottenere un ottimo punch freddo, si può riempire per ciascun commensale
un tumbler di media grandezza con tre quarti di ghiaccio a neve, mezzo succo di limone,
un cucchiaio raso di zucchero e un cucchiaio di sciroppo di fragola, completando il tutto
con champagne e guarnendo con fragoline di bosco. Dal punch deriva anche un’altra
bevanda simile, il ponce, o torpedine. Nato a Livorno, rispetto al punch, il ponce usa il
caffè invece dell’acqua e del tè, mentre al posto del rum, utilizza una bevanda fatta di
alcol, zucchero e caramello, in alcuni casi aromatizzata con un’essenza di rum.
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n. 4 2013
La bevanda
dell’inverno
n. 4 2013
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viaggi
Pronti via!
Voglia di partire e pochi soldi in tasca?
A tutto c’è rimedio. Cominciate
a fare i bagagli…
di Vanessa Bartoli
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n. 4 2013
Stremati dalla caccia al regalo di Natale – quello economico e insieme originale, ma
rigorosamente adatto al destinatario – e già stressati alla sola idea di passare giornate
intere ai fornelli per preparare il cenone di fine anno? È il momento giusto per staccare
la spina e concedervi qualche giorno di vacanza. E anche se il budget è piccolo piccolo,
non scoraggiatevi e cominciate a preparare i bagagli.
Strumento indispensabile per organizzare un viaggio low cost è Internet. Se non avete
una connessione casalinga, sfruttate sfacciatamente amici e parenti (magari poi portategli un pensierino dalle vostre vacanze, eh!). Una volta scelta la meta potrete optare
fra un alloggio in hotel (in generale più costoso, soprattutto in questo periodo), in bed
& breakfast (sicuramente più economico, e con il vantaggio di instaurare un minimo di
rapporto personale con chi lo gestisce) o, se siete più giovani, anche un ostello. Ma se
volete veramente risparmiare, le soluzioni si chiamano couchsurfing e home exchange.
La formula è molto semplice: si tratta di godere, assolutamente gratis, dell’ospitalità di
qualcuno: nel primo caso pronto per le vostre nottate ci sarà per un bel divano casalingo,
nel secondo avrete a disposizione una casa tutta per voi. In Rete trovate siti specializzati
con molte proposte, ma ricordate che questa soluzione si basa sulla reciprocità: sarete
poi anche voi a dover offrire gratuitamente il vostro divano o la vostra casa a qualcuno.
Il programma di viaggio va poi organizzato nei minimi dettagli: se ad esempio volete fare
una vacanza per musei, informatevi sulle regole per gli ingresso gratuiti (in genere vanno
per fasce di età; ma ci sono anche strutture – soprattutto all’estero – nelle quali si può
entrare senza pagare in alcuni giorni della settimana o in determinati orari). Occhio anche
alle proposte di “card” delle città d’arte che, a seconda delle formule, permettono di
risparmiare qualcosa sugli ingressi ai musei (e in genere anche di saltare le code) e sui
trasporti pubblici; spesso poi ci sono convenzioni con ristoranti e negozi.
Il capitolo pasti può rivelarsi poi un vero e proprio salasso. State lontani dai posti dichiaratamente turistici ma, se proprio non trovate di meglio, ordinate solo menu a prezzo
fisso (e attenzione agli extra non compresi). Meglio però fare due passi in più e tuffarsi
nei posti frequentati dai ‘locali’: saranno certamente non solo più economici ma anche
più genuini. Infine, viaggiate leggeri, soprattutto se il vostro itinerario prevede uno spostamento in aereo: dato che sicuramente utilizzerete una compagnia low cost, controllate
bene le regole per i bagagli a mano (non mettete bagagli in stiva, a meno che non si
tratti di un viaggio davvero lungo: i costi sono proibitivi) e non provate a fare i furbi con
trolley fuori misura o peso, perché i controlli sono rigidissimi. Viaggiare leggeri significa
anche permettersi l’acquisto di qualche ricordo e non avere paura di non sapere dove
infilarlo al ritorno.
Quanto alla festa di fine anno, ormai praticamente in tutte le città più grandi vengono
organizzate iniziative per le strade: il divertimento è gratis!
benessere
Ogni riccio un capriccio
di Enrico Zoi
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n. 4 2013
Lunghi o corti, colorati o al naturale, ricciolini o lisci?
Consigli per trovare il giusto look per la propria chioma
Tra il taglio di capelli di Simone Cristicchi o di Angela Davis (per chi se la
ricorda) e quello di Halle Berry o addirittura del commissario Montalbano,
è come tra il bufalo e la locomotiva di Francesco De Gregori: la differenza
salta agli occhi. Ci corrono altro che cinquanta sfumature di grigio: molte
di più, di tutti i colori e pure di lunghezza. Dal che si comprende quanto
sia importante trovare il giusto look per la propria chioma, che possa
armonizzarsi con il volto e con l’io che essa esprime, e insieme colpire
la fantasia e la simpatia di chi ci sta intorno. Come in tutte le cose, pur
non parlando di regole, esistono però degli accorgimenti da seguire. Il più
importante è scegliere il taglio di capelli secondo il gusto, sì, ma senza
sottovalutare forma e proporzioni del viso e facendo tesoro dei consigli
del parrucchiere di fiducia.
Certo, lo stile Lady D di Naomi Watts in Diana è incantevole; la chioma fine
anni ‘50 di Luciana Littizzetto in Aspirante vedovo, quasi remake del film
con Franca Valeri e Alberto Sordi del 1959, è simpatica, ma non bisogna
quasi mai lasciarsi trasportare dal facile entusiasmo o dalla sudditanza psicologica nei
confronti del cinema (mai dimenticare che è finzione!).
Prima di mettere forbici e tinture sul vostro viso, guardatevi dunque allo specchio con
attenzione, fate come quando si conta fino a dieci prima che l’ira esploda e seguite i
consigli di chi ne sa di più: un taglio sbagliato, altro che armonia, può essere un’autentica
catastrofe o, in ogni caso, una delusione che non tutte hanno il carattere di affrontare,
specie se legata al tentativo di fare colpo su qualcuno!
All’atto pratico, il classico volto ovale non trarrà giovamento da scalature o ciuffi, mentre
ben si adatterà a corto e caschetto. Per il viso quadrato, non vanno bene in genere carré
stile anni ‘20 del ‘900, né tagli troppo geometrici, che darebbero più forza alle angolature
e indurirebbero l’insieme. Niente frangia per chi ha il viso tondo, al fine di non assomigliare
a... Ollio (ve lo ricordate in Fra’ Diavolo?), né cotonature e volumi sulla testa (ma sulla
nuca perché no?) per chi lo ha lungo, per scongiurare l’effetto... Amedeo Modigliani!
Il colore giusto
41
n. 4 2013
Probabilmente è però il colore dei capelli a rivelare il carattere di una persona. Chi ama
osare sarà aperta alle sperimentazioni in ogni campo e la sua chioma attraverserà varie fasi
cromatiche. Chi invece si riconosce nella conservazione e magari non riesce a vedersi in
altro modo, si lascerà ingrigire limitando al minimo o addirittura rinunciando a qualunque
intervento correttivo. Chi infine va dal parrucchiere un giorno sì e uno no e cambia look
praticamente ogni volta tradirà la sua inquietudine: o forse non sa che pesci prendere?
Anche qui, al di là delle indoli o del gusto individuale o del momento, sarà opportuno
tornare allo specchio di prima e scrutarsi con cura e senza preconcetti, assumendo
come imprescindibile parametro di valutazione e quindi di scelta la propria carnagione
e la ricerca, se non della felicità, per lo meno di una felice armonia. Sebbene il contrasto a volte sia efficace. Comunque, esistono autentiche teorie operative sui vari tipi di
incarnato, come quella che suggerisce di comprendere innanzi tutto se questo abbia
tonalità calde (sfumature gialle, rosse o pesca) o fredde (rosa, blu o viola). Alle prime si
abbinano in genere chiome bionde, oro, ambra, caramello e bronzee. Per le seconde,
vanno bene biondo cenere, castano e nero.
Detto questo, una bella chioma per la vostra felicità dipenderà sempre da tre fattori: scelte
ponderate per ben indirizzare l’istinto, i consigli di un buon parrucchiere e riconoscervi
al termine in pace con voi stesse e con il vostro look.
solidarietà
n. 4 2013
Credit: Yann Libessart
42
MSF in azione
Fare presto e bene: dietro
a ogni intervento c’è un lungo
lavoro di organizzazione
di Sabina Armani
Medici Senza Frontiere Onlus
via Volturno 58, 00185 Roma
Tel 06 88806000
www.medicisenzafrontiere.it
[email protected]
Per una “Festa senza frontiere”:
www.festasenzafrontiere.it
43
n. 4 2013
Per un problema di complessità enorme ci vuole un
approccio razionale. MSF, che da sempre interviene
laddove si verifica una crisi umanitaria, lo sa bene, e
nei suoi oltre 40 anni di attività ha progressivamente
affinato strategie e strumenti per operare in modo
rapido ed efficace.
Cosa serve in una situazione di emergenza? Dall’esterno potremmo rispondere, in modo
un po’ scontato, che serve tutto. Vero, ma quel “tutto” non tiene conto in primo luogo
della necessità di effettuare interventi rapidi; e poi delle difficili condizioni delle aree nelle
quali si va a intervenire, comprese le procedure di importazione dei materiali che, per
alcuni Paesi, sono estremamente complicate. Dunque organizzazione e razionalizzazione
degli interventi sono due concetti chiave per MSF, che si è dotata di due centrali logistiche
(a Bruxelles e Bordeaux) che si occupano del supporto tecnico e della gestione degli
ordini che arrivano dalle diverse missioni, dell’acquisto di materiale, della ricerca dei
migliori fornitori, dello stoccaggio e dell’invio degli aiuti, medicinali ed equipaggiamenti
vari alle missioni.
Non solo medicine ed attrezzature mediche, ma anche materiale tecnico come generatori
per la produzione di energia (che serve anche per la catena del freddo per il mantenimento dei vaccini), sistemi per il pompaggio e la depurazione dell’acqua, le tende per
la prima accoglienza delle popolazioni. E, vero e proprio piccolo gioiello di tecnologia,
un ospedale gonfiabile.
Leggero da trasportare (in una borsa poco più grande di una sacca sportiva è contenuta
tutta la tenda), creato per essere utilizzato in contesti di crisi, nell’immediato periodo
post-emergenza, l’ospedale gonfiabile è composto da una serie di tende pneumatiche.
L’assemblaggio di diverse tende permette, con un sistema modulare, di comporre in
poche ore un vero e proprio ospedale, provvisto di tutti i servizi, dal pronto soccorso alla
sala operatoria alla farmacia, necessari al suo corretto funzionamento. La struttura è
completamente indipendente da fonti locali di energia e dal sistema idrico locale. È stato
utilizzato per la prima volta da MSF nel terremoto del Pakistan del 2005, e poi con successo in altri contesti, tra cui il terremoto di Haiti del 2010 e ora nell’emergenza in Siria.
Per la prima volta MSF lo ha presentato in Italia, nei mesi scorsi, in occasione di manifestazioni come il Festival della Filosofia di Sassuolo o il Festival della Scienza di Bergamo. Obiettivo, avvicinare al grande pubblico modalità di lavoro – compreso il grande e
scrupoloso sforzo di organizzazione che c’è a monte dell’intervento vero e proprio – che
fanno la differenza in contesti di estrema complessità. I visitatori – al fianco degli operatori umanitari – hanno potuto condividere l’esperienza di MSF nella lotta quotidiana per
garantire cure mediche di qualità durante guerre e catastrofi naturali. Certo non è come
essere “sul campo”, ma certamente chi vi ha preso parte ha capito qualcosa di più.
Potete restare aggiornati su iniziative e interventi umanitari in Italia e nel mondo – e dare
il vostro contributo – attraverso il sito dell’organizzazione.
verdi
Natale, il regalo è eco
di Enrico Zoi
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n. 4 2013
Dai libri agli oggetti fai da te, per un dono originale
e rispettoso della natura
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Se il Natale è la festa più bella dell’anno e se il 31 dicembre e relativo Capodanno
rappresentano un momento di speranza e rinascita, anziché affidarci solo alla
buona sorte, possiamo metterci del nostro e scegliere doni che, in un modo o
nell’altro, siano ecosostenibili.
Uno dei regali più tradizionali è il cesto natalizio: possiamo scegliere frutta, ortaggi
e dolci di produzione locale, secondo il principio della filiera corta, che garantisce
un basso impatto ambientale dal punto di vista dei trasporti e del conseguente
inquinamento e una maggiore qualità dei prodotti, che meno viaggiano più buoni
e nutrienti sono. Se poi sono biologici è meglio!
Altro classico, i libri. Qui si potrà agire sui contenuti, optando per racconti, poesie,
fiabe, saggi e inchieste a tema ecologico, contribuendo magari a far sì che chi
riceverà il nostro dono possa formarsi una coscienza ambientalista.
Se passiamo agli oggetti fai da te, le opportunità si sprecano, anche perché le nostre abitazioni – o quella della
nonna o dei vicini di casa – sono sempre stracolme di cose,
spesso inutilizzate. Vogliamo realizzare ad esempio delle
scatoline a forma di Babbo Natale? Prendiamo una scatola
portabottiglie, una maglia rossa, della stoffa rossa, rosa e
bianca, un pennarello nero, del fard rosa, fili di lana chiara,
colla, una manica di giacca (una che nessuno porta più, mi
raccomando!) e del tessuto nero. La stoffa rossa andrà a
rivestire la scatola, tranne la parte alta del coperchio, che
deve rimanere libera. Per il volto e per barba usiamo come
base la stoffa rosa e con il pennarello tratteggiamo gli occhi.
Il colorito delle guance arriverà con il fard, mentre la tipica
barba di Babbo Natale la possiamo ottenere incollando vicino al viso i fili di lana. Il naso, invece, lo facciamo con un
pezzetto di stoffa rosa imbottito. E la manica della giacca?
Quella serve a fare il cappello, rivestendo il bordo con una striscia di spugna del
colore dell’avorio, così, senza colla: il cappello-coperchio è pronto! Infine, nella
parte sottostante della nostra scatolina, incolliamo due pezzetti di stoffa nera: e
anche i piedi del simpatico vecchietto saranno pronti!
Pure nell’abbigliamento possiamo andare su materiali ecologici: riciclabili, biologici, vegani, ecosostenibili, insomma sani! In commercio, sia in negozio che on
line si trova di tutto di più: capi derivati da cotone biologico, eucalipto, bambù,
trattati con coloranti naturali, con colori a carota, caffè e indaco naturale.
Un’altra idea? Unire l’ecologia alla psicologia o, per lo meno, ad una conoscenza
non superficiale ma accurata della persona destinataria del nostro regalo, un
dato da tenere presente per non fare doppioni o donare cose che non piacciono.
Se commettessimo questo errore, lo spreco sarebbe duplice: del materiale e del
denaro. E anche con i soldi bisogna essere sostenibili! È pure per questo che,
in generale, è consigliabile evitare regali inutili o, peggio ancora, usa e getta.
Quando la scelta del presente sarà stata fatta, facciamo attenzione a imballaggi
e confezioni: stiamo sul sobrio e coniughiamo l’estetica con un involucro a basso
tasso di produzione di rifiuti. Non è una missione impossibile!
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n. 4 2013
Spazio alla fantasia
giochi
Cruciverba
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Sudoku
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n. 4 2013
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ORIZZONTALI
1. Imbeccare o consigliare.
7. Salerno.
9. È ottimo quello extravergine di oliva.
10. Il Giulio Majano maestro del teleromanzo
italiano.
12. Un cronista... epocale!
16. Nota cantante e attrice sudcoreana.
17. Uno dei tiranni di Atene.
18. Copiare, imitare.
19. Erminio Macario.
20. Unità di misura di peso cinese.
21. Appartenente alla tribù di Giuda.
25. Otto al centro.
26. Località turistica del Cadore.
29. Non è in...
31. Castelnuovo o Benvenuti, comunque...
32. Touring Club Italiano.
34. Pallido, poco vitale.
36. Non crede in Dio.
37. Il movimento di fine ‘800 per
l’affermazione del diritto
all’autodeterminazione del popolo ebraico
mediante uno Stato ebraico.
40. Assegnarsi un merito.
43. O viaggiano al collo o con i dolori!
44. A volte lo è un po’ partire.
VERTICALI
1. Diffidente.
2. Quello alla terra è il titolo di un noto film
di fantascienza.
3. Il nome di Carducci.
4. Lo è Magilla come King Kong!
5. Ravenna
6. Ente Nazionale italiano del Turismo.
7. Sondrio.
8. L’elemento chimico di numero atomico 51.
11. Né mio né suo.
13. La Miranda attrice che esordì negli anni
‘30 del ‘900.
14. Carta Tecnica Regionale.
15. Lo Stato americano che ha per capitale
Salem.
19. Escursionisti Esteri.
22. Istituto Nazionale di Ottica.
23. La sigla dell’Uzbekistan.
24. Medici, terapeuti
27. Si credeva che spargessero la peste.
28. Suddivisioni cittadine a volte degne
di un... Palio!
30. Deciso, grintoso.
33. Caserta.
35. Funzioni religiose, pratiche sacre.
36. Nome proprio dei Paesi Arabi.
38. International Business Machines.
39. Né mio né tuo.
40. Preposizione articolata plurale.
41. Siracusa.
42. Internet Explorer.
tempo libero
Libri
ROMANZO
Expo 58
Jonathan Coe
Feltrinelli
280 pp
17 euro
SAGGIO
Sangue sesso soldi. Una
controstoria
d’Italia dal 1946 a oggi
Giampaolo Pansa
Rizzoli
448 pp
19 euro
Otto lunghi capitoli dedicati
ognuno a un decennio dal
dopoguerra a oggi, una storia
d’Italia che passa per l’immediata
fine della Seconda guerra mondiale, l’antifascismo, il boom
economico, gli anni Sessanta e quelli di Piombo, le stragi mafiose,
Tangentopoli. Attraverso persone e personaggi: De Gasperi, Moro,
Falcone, Berlinguer, Agnelli... Un intreccio di eventi politici e sociali,
di aneddoti propri e di costume. Per arrivare fino alle vicende
attuali, dei giorni nostri, già storia sulla carta: le elezioni del 2013.
Come è stata ricostruita l’Italia dal 1946 a oggi? Il giornalista ce
lo racconta attraverso la lente di ingrandimento del sangue, del
sesso, dei soldi. Tre parole che, come dice lo stesso autore, “forse
fotografano meglio di altre la natura profonda del nostro paese”.
ROMANZO
Marina Bellezza
Silvia Avallone
Rizzoli
509 pp
18,50 euro
Valle Cervo è, insieme a Marina
e Andrea, la protagonista del
nuovo libro di Silvia Avallone, che
dopo Acciaio racconta ancora una
volta un territorio a lei familiare:
la provincia, con le sue dinamiche
e la sua atmosfera; ma non la
provincia immobile e dura stavolta,
bensì quella biellese, dai grandi
spazi un po’ selvaggi. Proprio
quella dove si muovono Marina
e Andrea, “ostinati e contrari”:
l’uno teso verso un sogno che
lo riporterebbe alle origini, alla
semplicità della terra e della
natura; l’altra tutta desiderio di
fama, soldi e carriera. A unire
Marina e Andrea sono proprio le
differenze: ognuno cerca la propria
vetta, lei del successo, muovendo
i primi passi nello showbiz come
cantante e ballerina al pari di
un’artista consumata, lui quella
della montagna, dove vorrebbe
realizzare il progetto coraggioso
quanto inusuale di diventare
margaro.
49
n. 4 2013
1958, Belgio. Nel culmine della
guerra fredda e ambigua che divide
la Nato dai blocchi sovietici, ecco
inaugurare l’Exposition universelle
et internationale de Bruxelles, il
cui intento, in apparenza, sarebbe
quello di celebrare il progresso e avvicinare i paesi ma che, in
realtà, diventa la facciata ideale per coprire operazioni di spionaggio
fra russi e americani. Al centro dell’intrigo internazionale viene a
trovarsi Thomas Foley, trentenne belloccio, copywriter del Central
Office of Information di Londra, dalla vita lineare e tranquilla.
Thomas, belga da parte di madre, viene mandato dal governo a
supervisionare la gestione del Britannia, un finto pub in stile inglese
costruito ad hoc nel padiglione anglosassone dell’Expo: tempo
qualche mese, e la vita di Thomas cambierà completamente.
tempo libero
n. 4 2013
50
Musica
CD
Renato Zero
Amo - Capitolo II
CD
Robbie Williams
Swings Both Ways
Swings both ways: inediti e
cover si sommano e danno vita
a un album ricco di atmosfere
raffinate, leggere e divertite
come sapevano regalare i ritmi
degli anni ’40 e ’50. L’ultimo
lavoro di una delle icone del
pop si ispira ancora una volta al
genere classico dello swing, alle
big band d’antan, al carisma
di Dean Martin e di The Voice,
mescolando via via repertori
d’autore e novità. Già nel 2001
Robbie Williams aveva dato
prova di romanticismo e ironia
cimentandosi con l’album
Swing when you’re winning
e con Something’ stupid, la
cover cantata insieme a Nicole
Kidman, bellissimo tributo a
Frank e Nancy Sinatra. Nel suo
decimo disco il cantante inglese
mescola duetti e collaborazioni
con ospiti provenienti da diverse
realtà musicali come Lily Allen,
con la quale ha inciso una
rielaborazione di Dream a little
dream, Michael Bublé e Rufus
Wainwright. Fra i brani anche
quello dedicato alla figlia, Go
gentle, e Putting on the Ritz di
Fred Astaire.
Secondo capitolo per Amo di Renato Zero,
al secolo Renato Fiacchini. Il cantautore
pubblica il sequel dell’album uscito a marzo
2013 e presentato in Italia con un tour di
concerti, ovunque sold out. Anticipato dal
singolo Nessuno tocchi l’amore, scritto da Renato Zero e con la musica di
Danilo Madonia, già cantato durante l’Amo Tour, Amo - Capitolo II contiene ben
quindici inediti per la gioia dei sorcini. Già famoso nel 1973 con il primo disco
No! mamma no! e con i successivi, ambigui Mi vendo, Il triangolo, Amaro Madely,
il cantautore mantiene da sempre una foltissima schiera di fan che non smette
di stupire, rinnovandosi anno dopo anno. Anche ad Amo - Capitolo II seguirà
un tour attraverso la penisola, uno show al quale parteciperanno otto musicisti,
un’orchestra e un gruppo di ballerini che danzeranno le coreografie del grande
Bill Goodson (vi dice nulla Michael Jackson?).
CD
One Direction
Midnights Memories
Una boy band inglese costruita a tavolino, nata
in seguito al successo di “X Factor” edizione
numero dieci, e promossa massicciamente
dai social media... gli One Direction, ovvero
cinque ragazzi angloirlandesi, hanno centrato il
giovanissimo cuore di milioni di fan in tutto il mondo. L’album di debutto, Up
All Nights, prevalentemente pop, viene denominato Best British Album nel
2012; ma non solo: dopo aver collezionato alcuni dei premi più importanti
del settore, fra cui due BRIT Award e tre MTV Video Music Award, la boy
band è il primo gruppo sotto i trent’anni a esibirsi con una tournée mondiale
negli stadi (in Italia arriveranno a giugno 2014 con una doppia data).
Fra i quattordici inediti del terzo disco, il brano che dà il nome all’album,
Midnights Memories, i singoli Best song ever, Story of my life, Diana e alcune
collaborazioni con artisti di rilievo.
Le soluzioni dei giochi di pag. 48
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