Piano Formativo Regionale - Agroalimentare

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Piano Formativo Regionale - Agroalimentare
ALLEGATO B
PIANO FORMATIVO cod____ 1
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SVILUPPO TERRITORIALE
TITOLO: PIANO FORMATIVO PER IL SETTORE AGRO ALIMENTARE
REGIONE Umbria
Di seguito si fornisce uno schema con le indicazioni di massima dei principali contenuti e caratteristiche cui le Parti Sociali possono attenersi nella predisposizione del Piano Formativo.
Il Piano Formativo sarà allegato al/i Progetto/i di Formazione presentati nell’ambito dello stesso Piano
CARATTERISTICHE DEL PIANO FORMATIVO
Ambito di
riferimento e
tipologia
dell’intervento
formativo
Settore/i
produttivo/i
Territorio/i
Priorità
Orientamenti
Obiettivi specifici
1
X Aziendale X Interaziendale X Territoriale X Distrettuale X Filiera X Settoriale X Intersettoriale
X Individuale
X Pluriaziendale
Il Piano formativo è rivolto alle piccole e medie imprese del settore agro alimentare.
Tutto il territorio della regione Umbria
Il presente Piano si pone come obiettivo strategico l’incremento della competitività delle aziende del settore agroalimentare, il
cui sviluppo risulta centrale per la crescita economica umbra ed in linea con la programmazione dell’ente territoriale regionale,
che vede nell’innovazione del tessuto imprenditoriale agricolo e alimentare uno dei fattori principi dello sviluppo territoriale.
Innovazione e competitività dell’impresa dipendono, infatti, dal livello di competenza delle risorse umane, il cui potenziamento
passa attraverso interventi formativi mirati e capillari, tali da coinvolgere nei processi di trasformazione tutta la forza lavoro.
Altro fattore fondamentale consiste nel mantenimento di alti standard professionali all’interno delle imprese per poter
Da compilarsi a cura di FONDARTIGIANATO
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sostenere e rispondere alle innovazioni che il mercato richiede.
Si devono considerare e tenere sotto osservazione le tendenze in atto:
- attenzione alla sicurezza alimentare e alla percezione dei rischi in tema di sicurezza sanitaria degli alimenti anche
attraverso l’introduzione di sistemi di etichettatura che consentano la valorizzazione delle caratteristiche del prodotto;
- attenzione al prodotto biologico e alla tutela dell’ambiente;
- attenzione all’aspetto commerciale e distributivo, privilegiando la filiera corta nell’ottica del c.c. prodotto a KM 0,
consentendo così di riequilibrare il costo della produzione rispetto a quello del trasporto;
- attenzione alle esigenze di certificazione di qualità del prodotto e/o dell’azienda, stimolate dalle esigenze della grande
distribuzione;
- attenzione al mercato internazionale, intercettando il crescente consenso del Made in Italy nei mercati in espansione
(Asia e Sud America).
I cambiamenti di comportamento di acquisto e di consumo, orientati sempre più verso prodotti che offrono garanzie e un
buon rapporto qualità-prezzo e le logiche del mercato globale nel quale anche la piccola azienda è inserita possono essere
trasformate in opportunità, anche grazie al ruolo strategico della formazione del personale.
Obiettivi del Piano devono essere:
 il supporto alle imprese nell’adozione delle opportune strategie per fronteggiare le mutate esigenze dei mercati e dei
consumatori;
 la crescita personale e professionale dei lavoratori e delle lavoratrici, proposta come elemento centrale
dell’innovazione in azienda
 il sostegno alle imprese per affrontare il periodo di crisi attraverso la qualificazione e riqualificazione del personale con
bassi livelli di istruzione e dell’età;
 l’assistenza agli imprenditori e ai lavoratori stranieri nella migliore comprensione possibile del modello produttivo, nei
quali sono inseriti, e delle relative regole.
Per quanto riguarda la formazione, gli obiettivi di intervento devono essere:
- il potenziamento di tutti gli aspetti inerenti il contesto di impresa, quali, ad esempio, gestione e amministrazione,
processo produttivo, rapporti con il cliente e con i fornitori, gestione del magazzino e della logistica, importazione di
materie prime, esportazione del prodotto, modalità di erogazione dei servizi;
- le competenze dei lavoratori: competenze trasversali, quali le abilità comunicative, le capacità relazionali, leadership e
management etc; competenze tecnico-specialistiche inerenti i processi produttivi e gestionali.
Non si devono trascurare obiettivi formativi di carattere trasversali quali:
 la salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro che vada oltre la conoscenza delle norme e la
formazione/informazione imposta dalle norme stesse ma affronti il tema della sicurezza attraverso la
conoscenza e l’applicazione di comportamenti corretti e di pratiche operative;
 il rispetto del principio delle pari opportunità;
 la conoscenza del proprio CCNL e la sua coniugazione territoriale ed aziendale;
 la conoscenza e il rispetto delle norme in materia di tutela ambientale.
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In linea con le linee guida per la formazione della Regione Umbria, i target di destinatari ai quali verrà prestata particolare
attenzione al momento della progettazione dei percorsi formativi sono:
- donne;
- lavoratori over 45;
- lavoratori stranieri.
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Finalità
Validità e
durata Piano
Eventuale
Interazione/Integ
razione con altri
interventi di
formazione ed
altre fonti di
finanziamento
Risorse
necessarie
per gli
interventi
previsti
X Competitività di Sistema X Sviluppo Locale X Competitività di impresa X Qualità prodotto/processo
X Innovazioni
a valere su una specifica scadenza dell’Invito:……………….. a valere sull’insieme delle scadenze dell’Invito: ………………….
ACCORDI DI PROGRAMMA E/O PROGRAMMAZIONE INTEGRATA TRA PARTI SOCIALI E ISTITUZIONI OVVERO SOGGETTI PUBBLICI E/O PRIVATI
REGIONALI E/O PROVINCIALI: (Descrivere brevemente le caratteristiche della integrazione degli interventi)
(specificando eventuali fonti di finanziamento diverse dal Fondo) Euro ………………………………
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Descrizione contesto e sua evoluzione
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Sociale
Economico
Produttivo
Le politiche di sostegno alla capacità competitiva delle imprese e alla loro innovazione, in modo particolare in quelle di piccole e
medie dimensioni, non possono prescindere dal contesto territoriale ed in particolare dall’analisi delle relazioni che si stabiliscono
tra impresa, territorio e comunità locale.
Il territorio, infatti, rappresenta l'insieme di conoscenze, tradizioni, risorse e regole che condizionano l’attività imprenditoriale, a
tal punto da poterne ostacolare il processo di crescita, se non correttamente interpretate.
Nel settore agro-alimentare umbro tale connessione è ancora più forte non solo per l’evidente legame del comparto con
l’elemento “terra” , ma anche per le forti matrici socio culturali che lo caratterizzano e lo rendono riconoscibile a livello nazionale
e, in alcuni casi, internazionale. Basti ricordare come per indicare la trasformazione della carne suina e i relativi prodotti si
utilizzi il termine “norcineria”, derivato dal nome della nota cittadina della Valnerina.
Lo sviluppo e la conseguente auspicabile crescita occupazionale per tali aziende passa attraverso la valorizzazione e la
riqualificazione del territorio, come sottolineato nel Documento Annuale di Programmazione 2011-2013.
Tra gli elementi essenziali della filiera turismo-ambiente e cultura, considerata come fondamentale per lo sviluppo economico
della regione, viene annoverato il settore agricolo, al quale sono riconosciute funzioni di tutela e cura del territorio,
caratterizzazione del paesaggio e creazione di prodotti di qualità che concorrono alla capacità di attrazione dell’Umbria.
L’agricoltura e la connessa attività di trasformazione dei suoi prodotti è anche un settore produttivo che contribuisce di per sé
all’economia regionale e al quale la Regione intende offrire occasioni e strumenti di sviluppo della propria capacità di generare
reddito.
Il sistema agroalimentare umbro, anche a causa del perdurare delle crisi economica, non sembra incamminato lungo un
percorso di evoluzione in grado di far conseguire, almeno nel breve periodo, maggiore redditività alle imprese; risultano, quindi,
fondamentali interventi pubblici che possano indirizzare il sistema verso la crescita e la competitività.
L’ente pubblico territoriale regionale intende svolgere un’azione di regia, facilitando accordi, integrazioni, cooperazione fra
soggetti privati e territori e costruendo strumenti di supporto al mondo produttivo, atti alla progettazione di percorsi di
riqualificazione e innovazione, che agiscono soprattutto sulle competenze delle risorse umane aziendali e presuppongono la
costruzione di reti ed interconnessioni.
Gli investimenti privati e pubblici dovranno essere orientati nella direzione dell’innovazione e dell’adozione di dosi crescenti di
“green technology” e il concetto di competitività andrà visto in una logica territoriale e non solo puramente aziendale, anche
nell’ottica di rafforzamento dell’immagine del territorio, proposto come vero e proprio valore aggiunto del prodotto.
Nel 2011 l’attuazione delle misure previste nel Piano di Sviluppo Rurale (PSR) 2007-2013 è stata particolarmente mirata ai temi
delle filiere, dell’imprenditoria giovanile e della qualità.
Per il 2012 saranno sviluppate azioni volte a favorire:
- l’aggregazione orizzontale, con la realizzazione almeno di progetti comuni di promo-commercializzazione dei prodotti
- le relazioni interprofessionali nell’ambito delle quali poter definire regole contrattuali che riducano i costi di transazione
all’interno di alcune filiere (es. accordi con la distribuzione e la ristorazione);
- l’incremento della diffusione delle cosiddette filiere corte che consentono, soprattutto, di recuperare parte del valore aggiunto
al produttore .
Le prospettive di sviluppo per il settore agricolo passano per l’ingresso di nuova e giovane imprenditorialità che prepari un
ricambio generazionale e culturale essenziale in un settore che si contraddistingue per la prevalenza di piccoli imprenditori
anziani. Solo favorendo la crescita del settore, si può pensare alla crescita dell’occupazione molto importante anche perché
spesso localizzata in aree marginali, dove le uniche alternative sono lo spopolamento o il terziario pubblico.
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Mercato
La destinazione della Regione Umbria di circa il 50% delle risorse pubbliche dell’Asse I ai progetti integrati, orienta gli interventi
secondo una logica di sistema, abbandonando in larga parte interventi destinati a progetti individuali, cui peraltro sono stati
destinati tutti i bandi fino ad oggi emanati e che dovrebbero aver consentito un rafforzamento complessivo delle PMI del
settore.
Per quanto riguarda la qualità, occorre ricordare che l’Umbria dispone ancora di un patrimonio di tipicità inespresso, sia perché
per molti prodotti non è ancora stato compiuto il percorso del riconoscimento e protezione comunitaria, sia perché – laddove
concluso - esso non è stato spesso adeguatamente comunicato. La qualità dei prodotti è un elemento di competitività che
interessa il settore agricolo, ma che va promosso in quanto estende i propri effetti anche nei confronti del turismo, dell’industria
di trasformazione e dell’artigianato. Su questo versante, nel corso del 2011, è da segnalare l’avvio di un’azione volta
all’introduzione e riconoscimento di denominazioni di origine per alcune produzioni tipiche suinicole umbre.
Ciò potrà rappresentare una delle modalità di rilancio del settore che da tempo registra una forte crisi dovuta alla presenza
concomitante della difficile e più generale situazione di mercato con i sempre maggiori impegni ed oneri a carattere ambientale,
derivanti dalla normativa comunitaria ed acuiti, per le zone a maggiore intensità produttiva, dall’interruzione del funzionamento
dei due impianti di depurazione di Marsciano e Bettona.
All’interno di tale quadro di riferimento, risulta evidente come le azioni di sostegno individuate da tale piano, non possano
prescindere dalla forte componente di intervento pubblico nel settore, senza però rinunciare a individuare percorsi ulteriori di
sviluppo, nei quali le logiche di mercato recuperino centralità.
In relazione al mercato agroalimentare, secondo i dati 2011 di Unioncamere Umbria relativi all’iscrizione alle Camere di
Commercio di Terni e Perugia di nuove aziende, si registra negli ultimi tre anni un decrescita costante, soprattutto per le piccole
aziende individuali, dato negativo rafforzato dall’aumento delle cessazioni di attività.
Segnali non confortanti provengono anche dal numero considerevole di rinunce ai finanziamenti per i Bandi TAC e PSR , che ha
registrato la Regione Umbria nel 2011, per l’impossibilità di sostenere il cofinanziamento in denaro che questi canali
presuppongono.
Gli unici settori che esprimono una certa vivacità sono quelli degli agriturismi e delle manifestazione enogastronomiche che, in
controtendenza con la costante flessione del turismo in Italia, mantengono il loro pubblico, anche grazie alla partecipazione
crescenti degli stranieri.
Tale dato, in linea con le politiche regionali sopra descritte che privilegiano le tipicità proponendo una logica comune di
sviluppo, potrebbe costituire punto di partenza per la ripresa, che il presente piano intende promuovere, offrendo percorsi
formativi mirati, in grado, anche, di sostenere le imprese nella soddisfazione dei bisogni dei consumatori, sempre più
consapevoli dei loro acquisti e orientati verso prodotti con un buon rapporto qualità/prezzo.
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Descrizione processi e loro evoluzione
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Lavorativi
Organizzativi
Le PMI del settore agroalimentare sono caratterizzate da processi lavorativi ormai consolidati nel tempo che vedono una netta
separazione tra produzione, trasformazione, distribuzione e commercializzazione, con una netta prevalenza degli ultimi due
rispetto ai primi due, ma, anche sotto lo stimolo della cresi contingente, necessitano di un rinnovamento radicale.
Negli ultimi anni, inoltre, è da rilevarsi un forte condizionamento dalla capillare diffusione delle nuove tecnologie
dell’informazione e della comunicazione (ICT), che interessano tutti gli ambiti aziendali, dalla produzione all’organizzazione e di
conseguenza determinano il bisogno di una costante acquisizione di nuove competenze e conoscenze, da aggiornare
costantemente.
Le aziende di settore che si occupano di trasformazione e commercializzazione, come indicato nel rapporto Excelsior, I° trim.
2011 presentato da Unioncamere e dal Ministero del Lavoro ricercano lavoratori dotati di un solido bagaglio di conoscenze
tecniche, ma anche organizzative e trasversali: privilegiando personale in possesso di una laurea o di un diploma. Tale ricerca
nasce dall’esigenza di assumere personale da inserire in processi lavorativi, sempre più caratterizzati da “conoscenze” in
continua evoluzione e da aspetti relazionali imprescindibili, tra i quali risultano importanti creatività e iniziativa personale.
Il capitale umano aziendale assume, quindi, un ruolo centrale e gli aspetti intangibili legati alle qualità personali, al bagaglio di
conoscenze e competenze condivise, all’insieme delle relazioni di coloro che a vario titolo sono coinvolti nel processo di
creazione del valore, rappresentano il vero elemento di innovazione.
In questo modello dei processi lavorativi il “saper essere” e il “saper fare” delle persone vengono messi al centro della strategia
di crescita dell’azienda e, di conseguenza, il successo di tale strategia è determinato anche dalle qualità, dalle conoscenze, dalle
competenze e dal comportamento di chi vi lavora e dalle relazioni che all’interno del luogo di lavoro si instaurano tra le persone.
La conoscenza tecnica, l’elevato grado di specializzazione e l’alta qualità produttiva, che nell’attuale contesto dell’economia
globalizzata costituiscono punto di forza delle PMI, diventano vero vantaggio competitivo solo se inserite in nuovi processi
lavorativi, nei quali non trovano più spazio il lavoro isolato, la scarsa volontà di confronto, comunicazione e collaborazione, sia
all’interno dell’azienda sia nel contesto produttivo territoriale nella quale è inserita.
Le crescenti sfide competitive poste da un mercato e dal diverso approccio al consumo del prodotto agroalimentare, richiedono
alle imprese di sviluppare strategie organizzative adeguate, improntate alla valorizzazione delle competenze distintive delle
risorse umane e caratterizzate da flessibilità, efficacia ed efficienza.
Per le imprese agroalimentari l’introduzione di modelli orizzontali, caratterizzati da una organizzazione piatta, snella e strutturata
per processi, in alternativa ai modelli tradizionali, improntati alla verticalità e suddivisi per funzioni fisse, potrebbe predisporre
l’organizzazione aziendale ad affrontare le nuove sfide dei mercati.
Per uscire dalla crisi e valorizzare i propri potenziali, le aziende devono aumentare l’intensità di presidio su tutte le leve di
intervento finalizzate alla messa in efficienza dell’organizzazione, come, ad esempio, la revisione organizzativa e dei processi di
lavoro, il miglioramento degli strumenti di controllo e gestione dei processi, il miglioramento delle competenze dei lavoratori e
l’introduzione di nuove tecnologie.
In questo contesto le imprese hanno bisogno di personale qualificato in grado di valutare strategie e opportunità di mercato,
per poter elaborare piani di riorganizzazione – in alcuni casi vere e proprie riconversioni – che coinvolgano la struttura, le
modalità di organizzazione del lavoro, i processi produttivi e la gestione delle risorse umane
Un secondo aspetto volto ad impattare sulla riorganizzazione dei processi aziendali è quello legato alla progressiva complessità
del mercato locale, nazionale e globale: la sfida che le aziende si trovano a fronteggiare per ritrovare la propria competitività
impone sempre di più anche alle piccole e piccolissime imprese di operare in una logica interfunzionale delle attività, nell’ambito
di una concreta strategia di rete e di cooperazione.
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Innovazione
Mercato
Per riuscire in questo intento e per poter garantire il controllo di tutti i processi lavorativi interni potrebbe essere utile
informatizzare alcune procedure, capaci di gestire una quantità notevole di dati, di processarli e di trasferirli a tutti gli
interlocutori coinvolti. In generale l’ottimizzazione dei tempi di lavoro, la riduzione degli spostamenti e la razionalizzazione delle
proprie risorse disponibili, derivate dai nuovi processi organizzativi introdotti, potranno rendere il sistema delle micro-imprese
nuovamente concorrenziale.
L’innovazione dei processi aziendali (sia quelli lavorativi/produttivi che organizzativi) non si limita all’acquisizione di meri fattori
produttivi tecnici ma interessa le competenze del capitale umano dell’azienda. L’innovazione e lo sviluppo dei processi aziendali
va pertanto vista come un’attività complessa, che richiede l’analisi simultanea degli aspetti gestionali, organizzativi e tecnologici.
Partendo dal presupposto che l’innovazione tecnologica riguarda l’introduzione di macchinari, di strumenti software o l’impiego
di nuove tecniche produttive, è evidente che tale innovazione debba essere sostenuta dal cambiamento delle modalità con cui i
processi lavorativi sono pianificati e svolti, modificando flussi, attività di lavoro, ruoli e responsabilità, cambiamento sostenuto da
un’azione cogente sulle competenze delle risorse umane.
La gestione fattiva di tale cambiamento comporta un investimento su elementi di cultura aziendale, quali i metodi di lavoro, la
comunicazione interna, la formazione e le modalità di gestione del personale, in modo da assicurare coerenza rispetto alle
componenti strutturali (organizzazione, processi e tecnologie) dell'impresa. Il tutto riguarda direttamente le competenze e i
comportamenti delle persone, incidendo profondamente sulla loro vita lavorativa, fatto che richiede un totale coinvolgimento del
management e l'attivazione sinergica di buona parte del personale.
Per quanto riguarda il sistema delle imprese globalizzate, inoltre, una delle nuove sfide è quella di adattare o riconvertire i
processi interni di produzione utilizzando una quantità inferiore di risorse naturali (“disaccoppiamento”), continuando, allo stesso
tempo, a creare valore e ad innalzare i livelli di competitività, in una prospettiva anche internazionale. Al fine di ottenere una
crescita sostenibile, anche le piccole imprese umbre dovranno orientarsi verso modelli innovativi di produzione e consumo
sostenibili basati sul minor prelievo di risorse, sulla conservazione del capitale naturale e sul rispetto dei diritti sociali. Modelli di
produzione, quindi, che individuino nella minore quantità di materia ed energia consumata per unità di prodotto il principale
fattore competitivo (“eco-efficienza”).
Questo tipo di crescita economica consentirà al tessuto produttivo locale di affrontare al meglio la sfida economica della
globalizzazione, con la conseguenza del miglioramento della qualità della vita. L’eco-efficienza, che riconsidera il concetto di
efficienza, passando dalla minimizzazione del tempo e del costo di produzione per unità di prodotto alla minimizzazione delle
quantità di materia e di energia per unità di prodotto, rappresenta una leva competitiva fondamentale per le imprese: un primo
importante vantaggio deriva dalla riduzione dei costi legati alle materie prime; l’altro vantaggio è dato dalla preferenza dei
consumatori alle imprese che adottano sistemi di gestione ambientale e marchi verdi (EMAS, Ecolabel, Certificazioni Bio).
Nel mercato agroalimentare a differenza di altri, la qualità del prodotto è ancora centrale, fermo restando che la sua
commercializzazione deve essere supportata da processi lavorativi ed organizzativi adeguati, realizzabili per le PMI solo
attraverso la logica della “rete” nel territorio.
Considerando le specificità umbre, per le aziende è importante legarsi fra di loro e rapportarsi e adottare una logica nella quale
competizione e cooperazione si compenetrano, puntando a valorizzare i prodotti e il territorio di riferimento.
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Descrizione tecnologie e prodotto/i e loro innovazione
Tecnologie
Prodotto/i
Le nuove richieste proveniente dal mercato, stimolate principalmente dalle nuove esigenze del consumatore, impongono
all’impresa di adottare sistemi di certificazioni, controlli, etichettatura, tracciabilità e confezionamento sempre più complessi, che
presuppongo aggiornamenti tecnologici tutt’altro che marginali.
Le nuove tecnologie possono sostenere l’attività imprenditoriale consentendo il contenimento del costo dell’energia (pannelli
solari e fotovoltaici), la riduzione delle emissioni in atmosfera e il miglioramento dei i propri sistemi depurativi (reflui animali) e
di recupero.
La coniugazione fra qualità del prodotto che, ricordiamo, è il cibo che tutti noi mettiamo in tavola, sicurezza dell’alimento e
tutela dell’ambiente richiedono alle imprese del settore, forse più che ad altre, un continuo investimento di carattere tecnologico
che metta in evidenza la qualità del prodotto, la genuinità e la sicurezza nonché la sua produzione, trasformazione, lavorazione
in ambiente sano.
Il sistema produttivo agro alimentare umbro si caratterizza per una straordinaria differenziazione di prodotto che resiste, non
solo in termini di nicchia, alla tendenza del mercato globale che spinge verso la standardizzazione dei prodotti ma che non ha
ancora espresso a pieno le sue potenzialità.
La qualità dei prodotti, la loro differenziazione e la contenuta quantità richiedono costi di produzione spesso molto alti che
rischiano di mettere in difficoltà la loro commercializzazione, imponendo riflessioni sulla centralità degli aspetti promozionali e,
più in generale comunicativi, indispensabili per far comprendere al consumatore il rapporto qualità prezzo.
L’innovazione di prodotto, che si traduce nel rafforzamento della sua specificità e del sue legame con il territorio, nasce anche
dal recupero delle tecniche tradizionali, aggiornate alle nuove regole dettate da imposizione normative (HACCP) e da esigenze di
efficacia ed efficienza della produzione.
Paradossalmente il prodotto “innovativo” coincide con un prodotto “dimenticato”, il cui recupero sostenuto da un’efficacie azione
di marketing, diventa elemento di successo per l’azienda: l’esperienza dei produttori di Sagrantino, praticamente dimenticato
fino alla metà degli anni sessanta del secolo scorso, insegna.
Descrizione fabbisogni formativi
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Descrizione fabbisogni formativi
Relazionali
Di processo
La comunicazione interna in azienda rappresenta elemento centrale per la gestione dei processi produttivi, anche in
considerazione delle implicazioni che nascono dalla salvaguardia della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro e dalla relativa
normativa. La crescente esigenza di scambio di informazioni evidenzia sempre di più l’importanza delle competenze relazionali,
viste come sostegno imprescindibile a quelle tecniche.
Da sottolineare, inoltre, che la presenza sempre maggiore nel settore di lavoratori stranieri e la propensione ad entrare nel
mercato internazionale impone all’impresa anche di piccole dimensioni di lavorare sulle abilità linguistiche dei propri dipendenti.
Gli specifici fabbisogni formativi sono i seguenti:
­ competenze linguistiche che permettano una comunicazione interpersonale declinata sulle diverse situazioni relazionali
con i colleghi e con i clienti, tenuto conto, in particolare, del basso livello di istruzione della forza lavoro, nella quale si
riscontrano spesso fenomeni di analfabetismo di ritorno;
­ capacità di lavorare in squadra, nell’ottica della condivisione degli obiettivi, dei risultati e della gestione dell’ insuccesso;
­ capacità di gestione delle diversità linguistiche, culturali e religiose ;
­ strumenti e tecniche di gestione della relazione con il cliente e con il fornitore;
­ capacità di gestione e di sviluppo delle risorse umane da sviluppare nei titolari d’impresa, manager, capi reparto, capi
squadra fornendo strumenti necessari per valorizzare e motivare i propri collaboratori.
I processi delle aziende del settore agro alimentare al fine della definizione dei fabbisogni formativi possono essere raggruppati
in due macro aree: quella organizzativa e gestionale e quella tecnica e della produzione.
I fabbisogni formativi dell’area organizzativa e gestionale riguardano le seguenti tematiche:
­ amministrativo
­ controllo di gestione
­ i flussi finanziari e l’accesso al credito
­ marketing, web marketing e tecniche di vendita
­ information tecnology
­ lavorare per progetti
­ la qualità e i sistemi di gestione ambientali
­ la collaborazione con il territorio e con le aziende di filiera
I fabbisogni formativi dell’area tecnica e della produzione attengono all’ambito:
­ degli acquisti
­ della ricerca e dello sviluppo di nuovi prodotti
­ del packaging
­ della logistica e dello stoccaggio
­ della sicurezza sul lavoro, della tutela dell’ambiente
­ della applicazione di nuove procedure per la lavorazione
­ di nuove tecnologie
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Descrizione fabbisogni formativi
(altro)
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Descrizione processi di apprendimento
Metodologie
Strumenti
Fare formazione significa intervenire, in maniera finalizzata ed organizzata, sulla cultura professionale di individui e gruppi,
attraverso la metodologia dell’apprendimento consapevole.
L’apprendimento è un processo per mezzo del quale le persone subiscono l’influenza di agenti esterni (libri, mezzi di
comunicazione, gruppo dei pari, insegnanti, etc.) che trasmettono nuovi contenuti e che di conseguenza modificano la loro
precedente struttura di conoscenze, rispetto ad una tematica particolare, ampliandola o cambiandola.
I processi d’apprendimento del personale, oggi, devono tener conto oltre che delle conoscenze di natura tecnica, anche di
elementi di qualificazione polivalenti. Tale integrazione presume un nuovo orientamento metodologico: invece di una
trasmissione unilaterale delle conoscenze dall’alto, il processo di lavoro e, di conseguenza, l’apprendimento viene autogestito
dagli interessati, che portano nella situazione di formazione le loro esperienze e i loro problemi di lavoro, articolando un
fabbisogno diretto di adeguamento, aggiornamento e/o perfezionamento delle proprie competenze professionali. Sotto il profilo
metodologico, ciò comporta situazioni d’apprendimento che si basino fortemente su un dialogo alla pari tra i formatori e i
destinatari della formazione.
Gli adulti sono motivati ad apprendere se avvertono dei bisogni e degli interessi da colmare: poiché orientati verso un
apprendimento basato sulla vita reale, la formazione deve renderli consapevoli e fargli scoprire e toccare con mano nuove aree
di miglioramento, prima non percepite.
Si tratta di un processo dinamico e interattivo; non può mai essere il risultato di una semplice copia di contenuti che ci vengono
insegnati, neanche quando si usano le semplici tecniche di memorizzazione, perché l’interiorizzazione delle conoscenze
presuppone una rielaborazione personale, unica e ogni volta più complessa.
Per riuscire ad ottenere un apprendimento che sia davvero significativo, bisogna sempre tenere in considerazione il bagaglio
culturale e le esperienze che costituiscono il punto di partenza del nuovo percorso formativo perché rivelano la chiave
interpretativa con cui verrà affrontato. Inoltre è proprio da questo background che si possono ricavare le metodologie che
saranno più utili ed efficaci per la riuscita didattica.
E’ necessario, infine, rendere partecipi, e non soggetti passivi, i lavoratori e le lavoratrici del processo a cui stanno per
prendere parte, esplicitando:
o la funzione della Formazione Continua
o l’esistenza e il ruolo del Fondo Interprofessionale
o il diritto/dovere dell’impresa nei confronti del Fondo
o il diritto/dovere dei lavoratori e delle lavoratrici nei confronti del Fondo
Per ottenere buoni livelli di apprendimento dovranno essere utilizzati strumenti e materiali idonei allo svolgimento dei singoli
percorsi e delle unità formative che li compongono, a partire da:
un programma didattico da realizzare chiaro nei contenuti e negli obiettivi previsti;
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una programmazione/orario/calendario che tenga conto dei tempi di attenzione degli adulti inseriti in un processo
formativo;
 delle metodologie formative da adottare (formazione di tipo frontale, formazione esperienziale o alternanza tra le due);
 il setting formativo da utilizzare (formazione d’aula, di laboratorio, on the job)
Sarà quindi necessario poter disporre di laboratori, attrezzature e materiali idonei a consentire l’effettivo sviluppo, oltre che
delle conoscenze, anche delle capacità e delle abilità pratiche.
Per quanto riguarda l’attività d’aula o residenziale, è indispensabile la dotazione dei seguenti strumenti/materiali:
 lavagne luminose;
 lavagne interattive multimediali;
 lavagne a fogli mobili;
 videoproiettore con PC;
 dispense strutturate;
 abstract legislativi;
 testi specialistici.
Per l’utilizzo dei laboratori tecnici, professionali o informatici e dello svolgimento delle attività di training on the job, la
realizzazione delle attività formative dovrà essere effettuata attraverso l’ausilio delle seguenti strumentazioni:
 attrezzature didattiche specialistiche;
 PC in rete con collegamenti ADSL o Wireless;
 stampanti;
 strumentazione tecnica e tecnologica adeguata;
 altre strumentazioni specifiche.
Le modalità organizzative di ogni intervento formativo dovranno porre attenzione a:
 rilettura del fabbisogno formativo delle imprese e dei lavoratori prima di collocare questi ultimi nell’ambito di uno specifico
percorso formativo;
 una fase di accoglienza iniziale, funzionale all’esplicitazione degli obiettivi e delle finalità dell’intervento, nonché un
momento di sensibilizzazione al tema della formazione continua, con particolare attenzione alla descrizione delle potenzialità
di Fondartigianato;
 definizione di un “setting formativo” strutturato costruito ad hoc, in funzione delle caratteristiche specifiche degli utenti che
parteciperanno agli specifici percorsi formativi;
 interventi di monitoraggio iniziale (volti alla rilevazione delle aspettative e delle motivazioni alla base dell’adesione
dell’intervento formativo, nonché di valutazione delle competenze di ingresso), in itinere (al fine di indagare gli scostamenti
di segno positivo o negativo rispetto alle aspettative iniziale e utili per valutare il livello di apprendimento raggiunto), finale
(con lo scopo di valutare il livello di competenze raggiunto e il grado di soddisfacimento del percorso intrapreso;
 disponibilità di materiale di consumo: rendere disponibili per esercitazioni pratiche e simulazioni materiali di consumo in
quantità sufficiente e di qualità adeguata;
 tempistica al fine di conciliare i carichi di lavoro dell’azienda e gli impegni di formazione, programmando date ed orari;
 ricorsività per dare continuità agli interventi formativi, attraverso interventi formativi brevi/mirati, ma programmati in un
lasso temporale prolungato, nell’ottica di un piano di sviluppo articolato e non di interventi “spot”
 ottemperanza agli adempimenti burocratici del Fondo: adottare la modulistica prevista per la gestione dei percorsi,

Modalità
organizzative
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
rispettando tempi e modalità di trasmissione;
attestazione e certificazione delle competenze acquisite.
Documentazione
(utilizzo materiali e
prodotti di
esperienze
precedenti)
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Contenuti formativi da sviluppare
Alla luce dell’analisi dei fabbisogni formativi di settore sono stati definiti seguenti i contenuti formativi ripartiti per aree:
­
­
­
Area della comunicazione/informazione: aumentare le competenze linguistiche che permettano una comunicazione interpersonale declinata
sulle diverse situazioni comunicative che occorrono nella relazione lavorativa con i colleghi; sviluppare le capacità di lavorare in squadra
condividendo obiettivi, risultati e insuccessi; potenziare le capacità comunicative dentro un gruppo di lavoro tenendo conto delle diversità
linguistiche, culturali e religiose; acquisire strumenti e tecniche di gestione della relazione con il cliente e con il fornitore; potenziare le
capacità di gestione e di sviluppo delle risorse umane nei titolari d’impresa, manager, capi reparto, capi squadra fornendo strumenti
necessari per valorizzare e motivare i propri collaboratori.
Area organizzativa e gestionale: obiettivi e mansioni della funzione amministrativa; elementi fondamentali della contabilità generale;
struttura e strumenti della contabilità; adempimenti societari; il controllo di gestione; studio e ricerca di mercato; il marketing; il costo del
prodotto, rapporto qualità e prezzo; la soddisfazione del cliente; la traduzione delle esigenze del cliente e del mercato in ambito di
progettazione e produzione; lo sviluppo verso nuovi mercati con rafforzamento dell’export e dell’internazionalizzazione; utilizzo di supporti
informatici a supporto delle suddette attività; innovazione organizzativa e gestionale; la qualità ed i sistemi di gestione ambientale;
l’accesso al credito e ai finanziamenti pubblici.
Area tecnica e della produzione: le materie prime; risorse alimentari ed alimenti; qualità dei prodotti alimentari, tracciabilità e
rintracciabilità; marchi alimentari e certificazioni DOP, IGP, DOC, DOCG; prodotti biologici ed eco sostenibilità; OGM; tutela e certificazioni
delle biodiversità alimentari tipiche; filiere alimentari regionali tipiche; HACCP; selezione e valutazione dei fornitori; requisiti di fornitura;
preparazione e verifica della documentazione di acquisto; immagazzinamento, conservazione e manutenzione dei prodotti acquistati;
approvvigionamento; modalità operative per l’attività di progettazione e produzione; definizione dei requisiti inerenti la sicurezza, l’igiene e
la salvaguardia dell’ambiente; contenitori ed imballaggi nel settore agro alimentare; confezionamento e packaging; qualificazione e
certificazione dei processi e dei prodotti; certificazione di qualità; logistica; innovazione di processo e di prodotto.
L’azione, finalizzata in generale all’aumento della competitività del sistema delle imprese, va quindi rivolta a supportare nello specifico la
riorganizzazione del settore attraverso l’aggregazione, la strutturazione ed il potenziamento delle filiere che ricomprendano anche la ristorazione,
rafforzando il rapporto con il mercato locale.
Particolare attenzione dovrà essere rivolta agli interventi formativi che consentono di acquisire strumenti finalizzati alla messa in rete di imprese del
settore e di settori diversi per rafforzare gli strumenti per l’internazionalizzazione, per la promozione del comparto, per favorire la conoscenza e
l’apprezzamento a livello di filiera e di territorio, per orientare il consumatore verso la valutazione positiva ed il riconoscimento delle caratteristiche
intrinseche di lavorazione, provenienza e proprietà nutritive dei prodotti.
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Priorità dell’intervento
“PREVENTIVO”:
X anticipare i bisogni di formazione
X aggiornare e migliorare le competenze professionali rispetto a opportunità di mercato/innovazioni tecnologiche/modificazioni dei processi
produttivi/evoluzione delle professionalità
X adeguare la qualificazione professionale dei lavoratori
“CURATIVO”:
X rispondere ai bisogni formativi specifici
X riqualificare i lavoratori
X aggiornare e migliorare le competenze professionali rispetto a opportunità di mercato/innovazioni tecnologiche/modificazioni dei processi
produttivi/evoluzione delle professionalità
X acquisire nuove qualificazioni professionali
Descrizione ruoli e profili professionali destinatari dell’azione
Ruoli
Profili
professionali
I ruoli coinvolti nelle attività formative del presente Piano saranno tutti quelli presenti nelle imprese di settore a cominciare dalle
qualifiche più basse fino ai ruoli dirigenziali.
In considerazione delle dimensioni delle imprese umbre del settore è molto difficile che il lavoro sia organizzato sulla base di
una rigida divisione dei ruoli; non è raro che lo stesso lavoratore e la stessa lavoratrice assolvano a più ruoli dentro l’impresa e
che necessitino, quindi, di una formazione che spazia in più aree
Il presente Piano riguarda trasversalmente tutti i profili professionali del settore e sposa la logica dell’acquisizione e
dell’aggiornamento delle competenze. In alcuni casi l’attività formativa sarà finalizzata all’inserimento di nuovi profili
professionali, lavorando radicalmente sulle conoscenze e le competenze delle risorse umane aziendali.
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AZIENDE/TERRITORI
(descrizione dei bacini di riferimento e
della tipologia, numero delle aziende e dei
territori interessati)
PROGETTO/I
(indicazione del Progetto/i
finalizzato/i alla realizzazione del
Piano Formativo)
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Timbro e Firme in originale
PARTI SOCIALI
Perugia, 19 marzo 2012
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