Tamara Drewe - Comune di Buccinasco

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Tamara Drewe - Comune di Buccinasco
COMUNE DI BUCCINASCO
Servizio Cultura e Comunicazione
Associazione Culturale Teatrale
GLI ADULTI
in collaborazione con l’Associazione Culturale “Gli Adulti”
CINEMA, MON AMOUR
12 febbraio 2016
ore 21.00 - Auditorium Fagnana
via Tiziano, 7
“Tamara Drewe”
Tradimenti all’inglese
di Stephen Frears
Interpreti: Gemma Arterton: Tamara Drewe, Roger Allam: Nicholas Hardiment,
Bill Camp: Glen McCreavy, Dominic Cooper: Ben Sergeant, Luke Evans: Andy Cob,
Tamsin Greig: Beth Hardiment, Jessica Barden: Jody Long
Tamara Drewe, la protagonista, si muove tra romanzieri in cerca d'ispirazione, ragazzine dispettose,
pregiudizi, aspirazioni e infedeltà. La vicenda si snoda in una incantevole campagna inglese in un
intreccio tra il comico ed il surreale. I dialoghi sono avvincenti, le battute ricordano il caustico
Woody Allen, il cast è perfetto in ogni ruolo, il film lascia sorpresi per due fattori: per la stupenda
Gemma Arterton, davvero a suo agio nei "mini-jeans" e, come sopra accennato, per il fascino della
campagna inglese, con i suoi cottage, il suo verde e la natura che tende a prevalere, nonostante
tutto, sull'uomo.
Il film si apre presentandoci la vita apparentemente sonnolenta di un piccolo villaggio del Dorset,
nella dolce bellezza della campagna inglese, dove, uno scrittore affermato e alquanto spocchioso,
ma non eccelso, Nicholas, insieme alla moglie Beth, offre ospitalità ad altri scrittori che vogliano
andarsene dalla "pazza folla" per ritrovare, nella pace della natura, un'ispirazione languente. I
proprietari della fattoria, Beth e Nicholas, hanno alle proprie dipendenze un tuttofare, Andy, uno dei
pochi giovani rimasto nel villaggio, il quale un tempo era innamorato di una ragazzina bruttina,
Tamara, che aveva lasciato questo villaggio natio alla volta di Londra, dove nel frattempo si è
affermata come giornalista. Il ritorno di Tamara, del tutto inatteso, imprime una svolta alla vita del
villaggio, soprattutto per la metamorfosi della fanciulla, che, essendosi fatta correggere un naso un
po' troppo esuberante, è diventata bellissima, e ora è in grado di scegliere le compagnie maschili
che ritiene interessanti. Questo, ovviamente, non può che sconvolgere i rapporti umani nel villaggio
che da tempo avevano trovato un certo equilibrio: gli uomini non hanno occhi che per lei, mentre
le donne si rodono per la gelosia. In modo particolare due adolescenti, ammiratrici di un muscoloso
e tatuato batterista, Ben, che intendono conquistare a qualsiasi costo, e si mettono in concorrenza
con Tamara, senza badare ai mezzi, per incoscienza, per curiosità, e per atteggiarsi a donne vissute.
Vicende del tutto impreviste si mettono in moto: si anima la piccola comunità del villaggio e si
sconvolgono ruoli e inveterate abitudini. Non tutto il film, però, mantiene il tono effervescente della
commedia brillante: qualcuno soffre molto per la leggerezza altrui; si sfiora la tragedia: qualcuno
muore; emergono, con qualche sorpresa per gli spettatori, amori veri che non si erano in
precedenza rivelati. Stephen Frears, ottimo regista, conduce tutta la vicenda con sicurezza ed
equilibrio, offrendoci un film bello e interessante, dal primo all'ultimo minuto, oscillando fra humor e
affettuosa comprensione, ma non facendo mancare anche, qua e là, stoccate ben dirette contro
il chiacchiericcio un po' ridicolo e inconcludente di scrittori velleitari, o contro l'ipocrisia e
l'insensibilità di molti maschi, nei confronti del mondo femminile.
A cura di Pino Nuccio
La Critica
“Grande successo di critica e 'lettori' ha avuto Gemma Bovery (in Italia pubblicato dieci anni fa da Hazard),
uscito a strisce quotidiane (100) sul Guardian, una satira del romanzo di Flaubert, come l'amara Drewe si ispira
all'enfatico 'Via dalla pazza folla' di Thomas Hardy, già diventato un filmone in costume più di quarant'anni fa,
protagonista Julie Christie. (...) Se il romanzo grafico è irresistibile, il film nella sua semplicità britannica è
sorprendente per ironia e bravura degli attori. (...) Quello della cineTamara è il bel ritratto di una ragazza
qualsiasi di oggi, che, ispirata da un cartoon, come altre dalla televisione o dalla pubblicità, non riesce
comunque a cambiare (peggiorare, migliorare?) il mondo, in questo caso la vita immobile di un sonnolento
villaggio di campagna (inglese), con le trame di sempre, adulteri, divorzi, sogni infranti, presunzioni spente, e
naturalmente sesso e pettegolezzi, il tutto modernizzato (peggiorato, migliorato?) da cellulari e computer."
(Natalia Aspesi, 'La Repubblica', 4 gennaio 2011)
"Divertente e cinico, campagnolo e raffinato, nero e frustrato dentro ma caldo e assolato nel paesaggio,
antico e moderno, tutto un ossimoro, il film di Frears si gode per il sapore piccante, la satira precisa degli
ambienti, la diversità dei toni, Oscar Wilde con le galline, il perfido patetismo che guarda alla società
letteraria. Ma è fin troppo pieno di probabilità e imprevisti, di cose, di libri (molto Hardy appunto), di ripicche,
rimorsi, di persone e animali, tante mucche (nella scena più a fumetto) e un cane baricentro dell'incastro.
Inglese, dialogato a più voci e più insulti, il racconto si fa scudo dei bei panorami che nascondono umane
cattiverie e si avvale di un ottimo cast perfidamente british dove si notano la sfacciata vittima della plastica
Gemma Arterton, Roger Allam, Luke Evans, Jessica Barden e Charlotte Christie, bambinaccia così odiosa,
perfida, amorale che sembra uscita da vecchie calunnie contro-firmate da Lillian Hellman e William Wyler."
(Maurizio Porro, 'Il Corriere della Sera', 5 gennaio 2011)
Biografia del regista Stephen Frears
Studiò al Gresham's School ed al Trinity College della Università di Cambridge. Abbandonati gli studi di
giurisprudenza, inizia a collaborare con il Royal Court Theatre di Londra. Dopo varie regie televisive, esordisce
sul grande schermo nel 1972 con Sequestro pericoloso, film con Albert Finney ricco di citazioni del noir classico.
Il film ha scarso successo e Frears riprende il suo lavoro di regista televisivo, tornando al cinema solo nel 1979
con Bloody Kids. La stampa e la critica si accorgono di lui nel 1984 quando realizza Vendetta, e l'anno dopo
arriva anche il successo di pubblico con My Beautiful Laundrette, storia di una relazione omosessuale e
interrazziale sullo sfondo di una lavanderia a gettone della periferia londinese. Il film, realizzato per Channel 4,
è tratto da un romanzo dello scrittore anglo-pakistano Hanif Kureishi, con il quale Frears collabora nuovamente
nel 1987 per Sammy e Rosie vanno a letto. A questo punto anche Hollywood si accorge di lui e lo chiama per
realizzare la costosa trasposizione in costume del romanzo Le relazioni pericolose di Choderlos de Laclos. Il suo
film si trova involontariamente a dover competere con Valmont, tratto dallo stesso romanzo e girato nello
stesso periodo da Miloš Forman, ma grazie al cast più prestigioso (composto da John Malkovich, Glenn Close
e Michelle Pfeiffer) e al budget più alto, riesce ad attirare maggiore pubblico. Seguono, sempre negli Stati
Uniti, altri successi quali Rischiose abitudini, per il quale viene candidato all'Oscar come migliore regista nel
1991, Eroe per caso e Due sulla strada. Dopo il meno fortunato Hi-Lo Country, western anticonvenzionale
girato nel 1998, con Alta fedeltà Stephen Frears ritrova le atmosfere british portando sullo schermo l'omonimo
romanzo di Nick Hornby. Sempre nel Regno Unito sono ambientate le sue successive realizzazioni, tra cui
Piccoli affari sporchi, una via di mezzo fra thriller e denuncia sociale ambientata ancora una volta sullo sfondo
di una Londra multietnica, e Lady Henderson presenta, commedia sugli impresari che lanciarono il nudo a
teatro nell'Inghilterra bombardata dai nazisti, che si aggiudica il Golden Globe per il miglior film commedia o
musicale. Regista ironico e provocatorio, nel 2006 lancia la sua sfida più ardua affrontando tra mille difficoltà
di lavorazione il mito intoccabile della monarchia britannica. L'establishment inglese negherà alla produzione il
permesso di girare la pellicola nei luoghi reali, ma The Queen - La regina sarà caparbiamente portato a
termine. Il risultato è un ritratto intimista e disincantato della regina Elisabetta II e di tutta la famiglia reale,
radiografata con uno stile cronachistico, quasi televisivo (ma in origine il film era destinato proprio alla TV),
nelle contraddizioni tra immagine istituzionale e pettegolezzi privati nei giorni della vicenda della morte di Lady
Diana Spencer. Il film, presentato in anteprima a Venezia, fa guadagnare alla protagonista Helen Mirren una
meritatissima Coppa Volpi e l'anno successivo un Oscar alla miglior attrice.
PROSSIMO FILM
26 febbraio 2016 - ore 21
“È arrivata mia figlia” di Anna Muylaert