TAMARA DREWE TRADIMENTI ALL`INGLESE di Stephen Frears
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TAMARA DREWE TRADIMENTI ALL`INGLESE di Stephen Frears
F ederazione Italiana Cinema d' Essai Sezione Interregionale delle Tre Venezie 35139 Padova - Piazza Insurrezione n.10 tel. 049. 8750851 fax 049. 8751440 email fice3ve@agistriveneto. it TAMARA DREWE TRADIMENTI ALL'INGLESE di Stephen Frears INTERPRETI: Gemma Arterton, Dominic Cooper, Luke Evans, Tamsin Greig, Roger Allam, Bill Camp SCENEGGIATURA: Moira Buffini FOTOGRAFIA: Ben Davis MUSICHE: Alexandre Desplat MONTAGGIO: Mick Audsley SCENOGRAFIA: Alan MacDonald DISTRIBUZIONE: BIM NAZIONALITA’: Gran Bretagna, 2011 DURATA: 111’ FUORI CONCORSO AL FESTIVAL DI CANNES, 2010 PRESENTAZIONE E CRITICA Leggero, per nulla banale, divertente. TAMARA DREWE coglie nel segno: nulla di più di quello che vuole essere, un fumetto riproposto sul grande schermo dal regista Stephen Frears, che sa fissare il suo sguardo lieve e ironico, offrendoci intatto lo humour della sua terra. Tamara Drewe è una giovane giornalista che, dopo anni, in seguito alla morte della madre, torna nel piccolo villaggio in cui ha trascorso la fanciullezza. Se allora era un brutto anatroccolo, dopo un’operazione al naso e una rinata sicurezza di sé, è diventata una splendida donna, capace di catturare tutti gli sguardi e di far palpitare i cuori maschili dell’intero paesino. Così sarà per il fedifrago Nicholas Hardiment, che gestisce con la moglie una specie di ritiro per scrittori, così per lo spasimante di un tempo, Andy Cobb, e perfino per una rockstar di passaggio, Ben Sergeant. In origine c’è la graphic novel di Posy Simmonds, sceneggiata da Moira Buffini per il film. Ma prima di questo c’è Thomas Hardy, uno tra i più grandi scrittori inglesi, e c’è il suo romanzo Via dalla pazza folla. Chi non conosce Hardy (o almeno il film omonimo tratto dal suo libro, con Julie Christie e Alan Bates) perderà per strada molti riferimenti spassosi, riletture moderne di situazioni fondamentali del testo, ed è un peccato. Con spirito tipicamente british, un regista come Frears può misurarsi con un grande come Hardy, farlo rivivere in chiave moderna, liberandolo di tutti i gravami drammatici e mantenendo solo la personalità di Tamara (nel libro Bathsheba Everdene), donna vanitosa che si caccia in molti guai e non capisce più cosa realmente desideri dalla vita. Fuori concorso al 63. Festival di Cannes, TAMARA DREWE non resterà nella memoria cinematografica per lungo tempo, ma aiuterà a trascorrere in maniera intelligente e sofisticata un’oretta e mezza, respirando allegria e buonumore. Cast azzeccato: da Gemma Arterton, solare Tamara, a Dominic Cooper, ombroso rocker, fino a Luke Evans (il fedele Andy) e Tamsin Greig, la moglie tradita da Nicholas Hardiment. Più il paesaggio del Dorset, in cui Hardy ambientò tutti i suoi romanzi: verdi colline, mucche, piccoli villaggi che sembrano finti. Una quiete apparente, messa a soqquadro dall’arrivo di Tamara, che provocherà molti tumulti del cuore, invidie e gelosie, sottolineati dalle belle musiche di Alexandre Desplat. (Donata Ferrario in www.filmup.it) La proiezione di TAMARA DREWE, fuori concorso a Cannes 2010, ha costituito uno di quei momenti di rara distensione cui il pubblico festivaliero si sottopone per compensare la cupezza autoriale, l’accumulo di tragedie nelle altre opere. Tratto da un fumetto a sua volta ispirato a Via dalla pazza folla di Thomas Hardy, il film vanta una sceneggiatrice donna come donna è l’autrice del fumetto, e ci piace pensare che la sapidità della trama, la perfidia di alcuni sviluppi e la diversificazione delle componenti umane della storia debbano loro molto. Siamo in un Dorset arcadico, una campagna assolata che assume i contorni di una succursale inglese della Toscana, nella fattoria del famoso giallista Nicholas Hardiment e della moglie Beth, che amorevolmente lo assiste e orienta tra la posta dei fan e le apparizioni in pubblico. Nella bella stagione, il luogo diventa un incantevole ritiro per scrittori da tutto il mondo, ispirati dalle bellezze del paesaggio e solo in parte turbati dalle liti familiari. In effetti, lo scrittore è un impenitente donnaiolo e per la moglie è dura sopportare menzogne e delusioni. L’atmosfera si surriscalda quando l’ex brutto anatroccolo Tamara Drewe, naso rifatto e forme avvenenti, fa ritorno alla fattoria adiacente un tempo proprietà della famiglia del giovane Andy, ora alle dipendenze di Nicholas e Beth. Affermata giornalista che convoglia attenzioni, pettegolezzi e voglie nel minuscolo villaggio, Tamara si lega al batterista di una rock band reduce da un festival nei paraggi (il Dominic Cooper di Mamma mia nella sua più riuscita caratterizzazione). La presenza del musicista nella casa (in vendita) di Tamara provoca giubilo e invidia in Jody e Casey, due ragazzine di provincia annoiate a morte e in vena di espedienti per superare la triste routine, una delle quali riuscirà, con vari intrallazzi, a cambiare il corso degli eventi, allontanare o attrarre le pedine in campo e accelerare la resa dei conti tra fidanzati, coniugi ed ex… Quella che potrebbe sembrare l’ennesima commedia britannica dai dialoghi acuti e una patina di “antico” riesce invece a trascinare il pubblico fino alla fine, con il prodigioso controllo esercitato dall’eclettico regista (The Queen e Chéri le opere più recenti, mai nello stesso registro due volte di seguito), un cast corale capace di assecondarne l’estro, una quantità di gag di buon livello che coinvolgono mms e mail, cani e mucche (tante!), le multiformi espressioni dell’arte letteraria, l’eterno incontro/scontro tra vecchio e nuovo mondo, le declinazioni di sesso e sentimento, mascolinità e sex appeal, in un caleidoscopio calibrato quanto efficace. La divetta ex-Bond girl, Gemma Arterton, si mette a nudo con garbo e autoironia. (Mario Mazzetti in Vivilcinema n. 6/2010) (…) Il film di Frears fa sorridere con intelligenza grazie ad una sceneggiatura estremamente fluida che lascia trasparire un'estrema fedeltà verso il fumetto da cui proviene ma che al tempo stesso riesce a tratteggiare dei personaggi tridimensionali ed affascinanti senza limitarsi alla sola Tamara, che comunque nella bella Gemma Arterton trova la sua perfetta incarnazione. Ma non bisogna farsi trarre in inganno dai dialoghi brillanti e lo humour tipico inglese, TAMARA DREWE è sì una commedia ma al tempo stesso è un'opera che dimostra un grande amore per la letteratura come dimostrano i continui rimandi alle opere di Thomas Hardy, una caratteristica già del lavoro di Simmonds amplificata qui dalla buona messa in scena di Frears e dalle musiche di Alexandre Desplat che in alcuni momenti conferiscono al film un'atmosfera davvero senza tempo. (Luca Liguori in www.movieplayer.it) (…) A conti fatti, sono almeno una decina d'anni che Stephen Frears non sbaglia un film, pur spaziando tra ispirazioni molto diverse - le playlist dei vinilomani piuttosto che i business erotici di una vecchia dama o i cervi del parco della regina - e senza necessariamente sfiorare il capolavoro, che non pare affar suo. Due i punti fissi: lo schermo è innanzitutto il palcoscenico degli attori e la letteratura è un ottimo soggetto da rileggere attraverso l'obiettivo della macchina da presa. Ecco dunque Kureishi, Hornby, Doyle, Colette e ora l graphic novel di Posy Simmonds (edita in Italia da Nottetempo), uscita a puntate sul Guardian e liberamente e irriverentemente ispirata a Via dalla pazza folla di Thomas Hardy (a sua volta e a suo tempo pubblicazione seriale). Il materiale non manca: un'eroina al centro di un conflitto di passioni attorno alla quale si colora il ritratto satirico della classe media inglese con velleità artistiche, tra invidia e imitazione, pavonerie e contraddizioni di comodo (la verità è il sale della buona letteratura o il bravo scrittore è un bugiardo nato?) Usando le tavole originali come un vero e proprio storyboard e i personaggi di carta come modello per la scelta degli attori, Frears e Moira Buffini (alla sceneggiatura) si cimentano con risultati brillanti nell'operazione di aggiungere realismo senza perdere di humor. La quotidianità dell'assurdo e le piccole malignità che assicurano l'umana sopravvivenza, insieme allo smantellamento del mito della genuinità e della pietà rurale, sono i registri azzeccati su cui si muove questa commedia mezza rosa e mezza nera, che ha nel cuore un ricordo inconfessato (e irraggiungibile) di Shakespeare a colazione, nel motore una marcia in più di tutta l'ultima produzione di Woody Allen e un debito innegabile verso un cast in formissima. (Marianna Cappi in www.mymovies.it)