Dal 19 aprile all`8 maggio

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Dal 19 aprile all`8 maggio
Duse
Il piacere di giocare, "travestendolo"
direbbe Edoardo Sanguineti, con un
capolavoro della drammaturgia
occidentale, sino al punto di originare
uno spettacolo in cui fedeltà
e tradimento convivono e si
integrano a vicenda.
Dal 19 aprile all’8 maggio
Macbeth
Remix
un travestimento di
Edoardo Sanguineti
da William Shakespeare
e Francesco Maria Piave
regia di Andrea Liberovici
Per saperne di più
leggere
vedere
ascoltare
Teatro antico. Traduzioni e ricordi
di Edoardo Sanguineti (Rizzoli)
Macbeth (1948)
di Orson Welles
Macbeth
di Giuseppe Verdi
Esercizi di stile
di Raymond Queneau (Einaudi)
Il trono di sangue (1957)
di Akira Kurosawa
Macbeth (op.23)
di Richard Strauss
Racconti da Shakespeare
di Charles e Mary Lamb (Rizzoli)
Macbeth Horror Suite (1997)
di Carmelo Bene
Lady Macbeth del Distretto di Mcensk
di Dmitrij Dmitrievič Šostakovič
Macbeth è tra i più conosciuti drammi di William Shakespeare. FreIl
testo
quentemente rappresentato e riadattato nel corso dei secoli, è divenuto archetipo della brama di potere e delle sue nefaste conseguenze. Per la trama Sha-
kespeare si ispirò liberamente ad alcuni resoconti storici d’epoca. Ambientata in Scozia
nel medioevo, Macbeth racconta come, sedotto dalle predizioni di tre streghe (“le sorelle
fatali”) e spinto dall’ambizione della moglie, un valoroso soldato possa giungere a commettere i più nefasti delitti pur di diventare re e come, una volta raggiunto il suo scopo,
si trovi improvvisamente solo di fronte alla morte. Edoardo Sanguineti ha riscritto questa
storia cruenta in forma di “travestimento” ispirato a Shakespeare e al libretto che Francesco Maria Piave approntò per la versione musicale della tragedia fatta da Giuseppe Verdi.
Lo spettacolo
Annota il regista Andrea Liberovici: «Se Macbeth,
per dirla con Harold Bloom, è una “tragedia
dell’immaginazione”, ecco che la mia idea per questo nuovo allestimento del remix shakespeariano/sanguinetiano non può che poggiarsi sulla grande solitudine del nostro protagonista colmata da un serrato dialogo interiore a più voci con se stesso e la Lady, protagonista
e “doppio“ della sua natura più intima e barbara. Lady che sarà presenza, canto e streghe,
in buona sostanza musica quasi che il vero scontro/incontro fra i due protagonisti si configuri, per usare una categoria psicanalitica, come un confronto fra Io e Es, fra significato
e significante, fra volontà (Macbeth) e destino (Lady-musica). Per dare un corpo scenico a
questa intuizione c'è bisogno, per contro, di un’ambientazione molto concreta e verosimile.
Immagino quindi un Macbeth moderno e fuggitivo nascosto in una stanza vuota (un mafioso nel suo bunker?) con tre muri alti e fatiscenti e con una finestra aperta sul muro di fondo
da cui s’intravede lo scorrere del tempo (giorno-notte-acquazzoni-sole, ecc.). All’interno dei
tre muri, saranno nascoste, come in una sorta di scatola sonora, le voci/orchestra (suoni,
musiche, voci di Banquo, Macduff ecc.) di supporto all’incedere della storia e alla Lady che
sarà presenza costante non soltanto nello spazio dell’azione scenica di Macbeth (il “bunker“) ma anche fuori dallo spazio (fra le proiezioni del tempo che passa, a lato ecc.) segnando l’ambivalenza del suo ruolo (moglie/fato) quasi fosse una sorta di materializzazione del
celebre pugnale evocato dal protagonista. Dopo la morte della Lady i muri di questo bunker, prigione dell’inconscio, cominceranno a chiudersi lentamente sul nostro protagonista
come il bosco di Birnan lasciando a Macbeth il tempo di dire una delle più belle battute
della storia del teatro (“la vita è appena un’ombra, che cammina…”), poi… il silenzio».
Macbeth Remix, appartiene, per me – annotò Edoardo SanguineL’autore
ti – a quel genere di “travestimento” cui già ho sottoposto, musica
o non musica, Ariosto, Goethe, Dante. Anche in questo caso, si procede a una traduzione,
piuttosto rigorosa, direi, della tragedia archetipica, o meglio di una serie di episodi e di
lacerti, selezionati in progetto da Andrea (Liberovici), del quale ho deliberatamente rispettato le scelte e, all’occasione, il piacere di conservare frammenti del testo originale. È mia,
invece, la responsabilità della provocatoria congiunzione tra quell’ingegnoso barbaro e
quel melodrammatico adattatore, e il connubio, lievemente mostruoso in verità, tra Shakespeare e Piave, infine, non è spiaciuto affatto a Liberovici, che ne ha cavato quel profitto
musicale che me ne attendevo. Allargare al massimo l’orizzonte dei linguaggi, puntare
sopra frizioni e choc, speculare sopra accoppiamenti di forme e di toni assolutamente non
giudiziosi, è per me esercizio antico e preciso progetto di poetica. Il teatro, che è appunto,
per eccellenza “travestimento”, mi pare che invochi siffatte manipolazioni, in vista di una
piena sregolatezza inventiva, anarchicamente ben temperata»..
produzione
Teatro Stabile di Genova
interpreti
Paolo Bonacelli
Elisabetta Pozzi
memorie di
Eros Pagni
Marco Sciaccaluga
Judith Malina
Dely De Majo
Sierha Bonnette
Daniele Madeddu
scene e costumi
Guido Fiorato
scenografia acustica e musiche
Andrea Liberovici
luci
Sandro Sussi
SOCI ISTITUZIONALI
COMUNE DI GENOVA
si ringrazia
Liguria
REGIONE LIGURIA