Macbeth (Atto V, Scena V)
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Macbeth (Atto V, Scena V)
Macbeth (Atto V, Scena V) – William Shakespeare Dunsinane, nel castello Entrano, con tamburi e bandiere, MACBETH, SEYTON e soldati MACBETH – Issate le bandiere sugli spalti, sempre al grido di "Arrivano"! La resistenza del nostro castello si riderà di un assedio da burla: restino pure qui, finché la fame non li divori e li strugga il colera! Se non fossero stati rinforzati da quelli che da noi han disertato, li avremmo già affrontati arditamente e ricacciati indietro a casa loro. Grida di donne all’interno Cos’è questo clamore? SEYTON – Sono donne, donne che gridano, mio buon signore. (Esce) MACBETH – Io non so quasi più quale sia il sapor della paura. Un tempo a udire un grido nella notte m’avrebbe raggelato tutti i sensi, e ad ascoltare un macabro racconto mi si sarebbero rizzati in testa irti i capelli come se animati da propria vita. Son sazio d’orrori: e la ferocia, consueta compagna di tutti i miei pensieri di massacro, più non riesce a farmi trasalire. Rientra SEYTON Ebbene, allora, perché quelle grida? SEYTON – È morta la regina, monsignore. MACBETH – Doveva pur morire, presto o tardi; il momento doveva pur venire di udir questa parola… Domani, e poi domani, e poi domani, il tempo striscia, un giorno dopo l’altro, a passetti, fino all’estrema sillaba del discorso assegnato e i nostri ieri saran tutti serviti a rischiarar la via verso la morte a dei pazzi. Breve candela, spegniti! La vita è solo un’ombra che cammina, un povero attorello sussiegoso che si dimena sopra un palcoscenico per il tempo assegnato alla sua parte, e poi di lui nessuno udrà più nulla: è un racconto narrato da un idiota, pieno di grida, strepiti, furori, del tutto privi di significato! Entra una STAFFETTA Tu vieni a usar la lingua. Parla, presto! STAFFETTA – Mio grazioso signore, dovrei dirti di qualcosa che giuro d’aver visto, ma non so come dirlo. MACBETH – Avanti, parla! STAFFETTA – Mentr’ero di vedetta in cima al colle ho rivolto lo sguardo verso Birnam e m’è parso, d’un tratto, che si muovesse l’intera foresta. MACBETH – Bugiardo! Miserabile! Che dici! STAFFETTA – S’abbatta su di me la vostra collera, se non è vero: a tre miglia da qui, lo potrete vedere da voi stesso. Ho detto: una foresta che si muove. MACBETH – Se dici il falso, penzolerai vivo al più vicino tronco, finchè sarai seccato dalla fame. Ma se quello che riferisci è vero, non m’importa se fai lo stesso a me. (Tra sé) Sento venirmi meno la fiducia, e mi s’affaccia il dubbio sull’equivoco profetar del diavolo che ti mentisce facendoti credere di dirti il vero: "Non devi temere fintanto che non vedrai avanzare la foresta di Birnam verso Dursinane…" Ed ora una foresta si muove veramente verso Dunsinane! (Escono) All’armi! All’armi! Fuori, fuori tutti! Se quello che costui m’annuncia è vero, è inutile tenersi qui arroccati, o tentare comunque di fuggire. Io comincio a stuccarmi anche del sole, e ad augurarmi che crollasse subito la struttura del mondo…La campana! Suonate la campana dell’allarme! Venti, soffiate! Venga la catastrofe! Potremo almeno dire di morire con tutto indosso l’armamento nostro!