Macbeth - Cinema Primavera
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Macbeth - Cinema Primavera
300): per il resto l'adattamento è talmente fedele e ossequioso rispetto al testo di Shakespeare da risultare convenzionale, nonostante l'ottima interpretazione di Michael Fassbender che comunica con la sola forza dello sguardo le mille sfumature della metamorfosi del protagonista: da eroico combattente ad arrampicatore assetato di potere a tiranno senza umanità, passando per quel bambino fragile che la moglie riesce a manipolare con facilità. E Marion Cotillard è una Lady Macbeth dal viso angelico e l'animo corrotto la cui maternità frustrata si trasforma in brama di potere, e che fa leva proprio su quell'impulso materno (e sulla sua sensualità) per manovrare il coniuge come un pupazzo. Fra le poche prese di posizione autoriali di Kurzel ci sono la trasformazione visiva di quel materno in mariano nella scena in cui Lady Macbeth cede ai sensi di colpa per le proprie mani sporche di sangue e l'inquadratura in cui Macbeth punta un coltello contro il ventre della moglie, identificandovi la fonte primaria dei suoi guai. I fantasmi che dovrebbero tormentare Kurzel, per restare in zona Shakespeare, sono quelli di Orson Welles, Akira Kurosawa e Roman Polanski, autori prima di lui di adattamenti assai più coraggiosi, nonché quello dello stesso Shakespeare, la cui prosa fortemente evocativa può ispirare ogni artista a creare un adattamento fortemente personale. Il Macbeth di Kurzel invece è rigoroso, canonico, esteticamente ammirevole, storicamente corretto, ma non aggiunge nulla a quanto c'è sulla pagina e a quanto c'è già stato sul grande schermo. Anche per questo l'incessante accompagnamento musicale di sottofondo dopo un po' comincia ad assomigliare allo stridio di una sega circolare. Paola Casella www.mymovies.it Mercoledì 2 marzo, ore 16.30-19-21 Giovedì 3 marzo, ore 19.00-21.00 Un film di László Nemes, con Géza Röhrig e Levente Molnar 1944. Nel campo di concentramento di Auschwitz, Saul Ausländer, prigioniero, è costretto a bruciare i corpi della propria gente nell'unità speciale Sonderkommando. Sente inevitabilmente il peso delle azioni che deve compiere, ma trova un modo per sopravvivere. Un giorno salva dalle fiamme il corpo di un giovane ragazzo che crede essere suo figlio e decide di cercare in tutto il campo un rabbino, che possa aiutarlo nel dargli una degna sepoltura. GOLDEN GLOBE 2016: MIGLIOR FILM STRANIERO FESTIVAL DI CANNES 2015: GRAN PREMIO SPECIALE DELLA GIURIA MERCOLEDí 24 FEBBRAIO 2016, ORE 16.30-19.00-21.00 GIOVEDí 25 FEBBRAIO 2016, ORE 19.00-21.00 VENERDí 26 FEBBRAIO 2016, ORE 21.00 (VERS. ORIG.) Il cast tecnico. Regia: Justin Kurzel. Soggetto: da un dramma di William Shakespeare. Sceneggiatura: Jacob Koskoff, Todd Louiso, Michael Lesslie. Fotografia: Adam Arkapaw. Montaggio: Chris Dickens. Scenografia: Fiona Crombie. Costumi: Jacqueline Durran. Musiche: Jed Kurzel. Origine: Gran Bretagna, 2015. Durata: 1h53. Gli interpreti. Michael Fassbender (Macbeth), Marion Cotillard (Lady Macbeth), Paddy Considine (Banquo), David Thewlis (Duncan), Sean Harris (Macduff), Jack Reynor (Malcolm), Elizabeth Debicki (Lady Macduff). La trama. Macbeth, valoroso condottiero, cede alla propria sete di potere per seguire la profezia che lo ha indicato come il futuro re di Scozia, fomentato dalla moglie la cui ambizione è assai più intensa e frustrata della propria. L'ascesa al trono di Macbeth prevede l'eliminazione fisica del reggente in carica, e sarà seguita da una serie di delitti sempre più efferati, poiché l'uomo, divorato da dubbi e paure, vede ostacoli in chiunque. Il film di Justin Kurzel non aggiunge nulla, pigia sul pedale scarno dell'invernale, nebbioso paesaggio, spinge il bravo irlandese Fassbender, che riassume 'hunger' e 'shame', a giocare la carta del reduce che per reinserirsi esige potere assoluto con l'amore. La lady un'altra fuoriclasse, Marion Cotillard, che recita una lingua non sua, ma cade col suo re immortalata dalla fotografia di macabro e violento splendore di Adam Arkapaw. Cruenta e riassunta versione senza errori, perché le parole e gli strapiombi che su cui sono appese aprono ogni eternità: merito del grande sceneggiatore sir William. Maurizio Porro Il Corriere della Sera 7 Gennaio 2016 Il massimo poema mai scritto sulla folle corsa all'autodistruzione di cui è capace il desiderio umano per l'Amore e il Potere, rivive negli shock a ripetizione di uno stile magniloquente e ieratico, sospeso al rallentatore o scatenato nelle acmi omicide, sorretto con maggiore aderenza dalla rocciosa virilità di Fassbender rispetto alla sottile forma di straniamento adottata dalla Cotillard, che pure è una Lady Macbeth ancora più responsabile della deriva sanguinaria patrocinata dalle ingannevoli profezie delle streghe vagolanti tra le brume delle Highlands. C'è il rimpianto per lo spettatore italiano di non potere godere dell'impeccabile inglese declamato nella versione originale e non è certo che l'assoluta fedeltà al testo garantita da regista e sceneggiatori risulti più efficace delle interpretazioni, le variazioni o addirittura le distorsioni operate dai maestri, ma a conti fatti il film resta oltremodo rispettabile. Valerio Caprara Il Mattino 7 Gennaio 2016 Ispiratrice di un'interminabile galleria di interpretazioni teatrali, alimento per musica (Verdi, per esempio) e arti figurative, la tragedia di Shakespeare conta numerose rivisitazioni cinematografiche. Le più celebri quelle di Orson Welles e Akira Kurosawa (Trono di sangue). I personaggi di Macbeth e di Lady Macbeth sono diventati un archetipo, un paradigma dell'ambizione senza freni e della cieca smania di potere, dell'insinuarsi velenoso dell'invidia, del sospetto e della gelosia che armano l'insaziabile vendetta. Ricordiamo. Macbeth signore di Glamis, combattente intrepido e leale quanto valoroso generale al servizio del re di Scozia Duncan, ha sconfitto sul campo di battaglia (scena potentissima, nel film di Justin Kurzel: cruenta e dominata dalla cupezza della brughiera che fa da grigio scenario, ma ben lontana dalla pacchiana dismisura ostentatamente ultrarealistica di tanti spettacoloni bellici in costume medievale) il traditore Macdonwald. Vittoria consegnata fedelmente nelle mani del re. Però turbata dalla profezia delle tre streghe che gli sono apparse sul campo di battaglia annunciando per lui un futuro da re ma per il suo compagno Banquo un destino da capostipite di una dinastia di re: Macbeth e sua moglie hanno appena perduto il loro unico figlio. Sarà lei, in occasione del ricevimento offerto presso la loro residenza di Inverness a re Duncan - che annuncia il passaggio della corona a suo figlio Malcolm - a suggerire al marito un piano regicida. Che Macbeth esegue nella notte riuscendo a dirottare i sospetti proprio su Malcolm (che dopo averlo visto uccidere è fuggito) - e ad essere incoronato erede di Duncan. Da qui un'escalation di delirio omicida. Macbeth ordina l'uccisione di Banquo, e subito dopo viene perseguitato dal suo fantasma, e di suo figlio Fleance. Il prossimo nemico da neutralizzare è il dignitario Macduff, che ha iniziato a sospettare di lui. Macbeth fa sopprimere tutta la sua famiglia mentre Macduff ha raggiunto Malcolm in Inghilterra dove sta organizzando una spedizione contro Macbeth. Un'ulteriore appendice di profezia delle tre streghe gli dice, in modo sibillino, che non avrà nulla da temere fino a quando la foresta non raggiungerà il castello reale di Dunsinane, e che egli non morirà per mano di un uomo nato da una donna. Solo più tardi il mistero si chiarirà. Quando l'assedio portato dall'esercito di Malcolm e Macduff, incendiando la foresta, otterrà che il vento sospinga fumo e fuoco verso Dunsinane. E quando Macbeth scoprirà che il rivale Macduff è nato da parto cesareo. Intanto però Lady Macbeth, schiacciata dalla colpa, abbandona il marito alla sua deriva di follia tirannica. Che non gli impedirà, malgrado il coraggio, di soccombere. L'immagine che forse ci è stata tramandata più forte è quella dell'insopportabile peso della colpa che induce Lady Macbeth ad abbandonare suo marito dopo essere stata l'ispiratrice della sua perdizione. Ma la metafora sulla follia cui può portare la brama di potere ha trovato innumerevoli quanto infauste conferme nel corso della storia successiva. Giganteggiano le due performance principali di Michael Fassbender e di Marion Cotillard circondati da comprimari di classe. In un disegno che armonizza il devoto rispetto per un classico con la creatività di soluzioni adatte al mezze di espressione. Paolo D’Agostini La Repubblica 7 Gennaio 2016 (...) Presentato in concorso all'ultimo Festival di Cannes, ha diviso la critica esaltando quella anglosassone che meglio di altri può metter voce sull'opera del Bardo. In effetti la 'valenza' scespiriana di brutalità macabra e sanguinaria è totalmente presente in questa nuova cinetrasposizione della celebre tragedia, potentissima dal punto di vista visivo anche grazie alla scelta di girare nei luoghi reali (la Scozia) e in pieno inverno. Fassbender è un credibile ed intenso Macbeth, Cotillard purtroppo fuori parte. Da gustare su schermi grandi e tecnologicamente ben attrezzati (...) Anna Maria Pasetti Il Fatto Quotidiano 7 Gennaio 2016 Difficile ridurre la trama di uno dei capolavori di Shakespeare in poche righe, perchè la quantità di livelli di lettura e di significati insiti nel testo è quasi illimitata, nonostante la brevità della narrazione: una brevità che consente a Justin Kurzel, il regista di questo settimo adattamento cinematografico di Macbeth, di riportare fedelmente sul grande schermo l'intera storia, conservando nella loro interezza (e complessità linguistica) i dialoghi shakespeariani. Tuttavia il contributo originale di Kurzel si limita alla messiscena, in una Scozia selvaggia e brulla a metà fra Braveheart e la Grecia arcaica di