IL MIO CAMMINO DI SANTIAGO
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IL MIO CAMMINO DI SANTIAGO
IL MIO CAMMINO DI SANTIAGO – 2007 di SAGLIA GIUSEPPE Ne avevo sentito parlare alcuni anni prima di partire e l’idea di percorrerlo mi aveva affascinato. Poi un giorno mi sono collegato ad internet e sono andato a vedere i siti che parlavano del Cammino; era circa un anno e mezzo fà quando decisi che sarei partito. Ne parlai in famiglia e con qualche altra persona e così coinvolsi in questo mio proposito un cugino di mia moglie, Carlo; avremmo intrapreso il Cammino insieme, la partenza fu fissata per il 10 settembre. Stabilimmo di fare il percorso completo, partendo da St. Jean Pied-de-Port, ultimo paese francese ai piedi dei Pirenei, fino a Santiago de Compostela, circa 800 km che avremmo percorso in 32 giorni, a piedi e con lo zaino in spalla. Cominciarono i preparativi e con l’avvicinarsi della data della partenza si alternavano momenti di ansia per le difficoltà che poteva riservarci un così lungo percorso, a momenti di impazienza di iniziare questa avventura. Finalmente arriva il giorno della partenza; lunedì 10 settembre partiamo da Porta Susa alle 10.40, lo zaino pesa 13 kg nonostante gli sforzi per ridurre al minimo indispensabile il contenuto, ma sarà tutto quello che avrò a disposizione per più di un mese di cammino. Martedì 11 settembre alle 9.37 arriviamo a St. Jean Pied-dePort, punto di partenza, di qui fino a Santiago de Compostela l’unico mezzo di locomozione saranno i nostri piedi. All’ufficio di accoglienza dei pellegrini ci appongono il primo sello (timbro) sulla credenziale, documento che attesta che la persona sta percorrendo il Cammino di Santiago come pellegrinaggio e consente di essere ospitati negli albergue. Dopo si comincia a camminare, percorreremo tutto il nord della Spagna da est a ovest. Attraversiamo la catena dei Pirenei per la via alta (Route Napoleon) tra boschi e verdeggianti pascoli che in alto diventano più magri. Lasciata la Francia si entra in Navarra ricca di boschi, vigne, olivi e campi coltivati a grano. Poi la Rioja (regione famosa per i suoi vini)con le sue colline coltivate a vigneti. Segue la regione delle Mesetas che si estende tra Burgos e Leon, larghi e solitari altopiani piuttosto aridi e senza alberi, coltivati a grano, attraversati da sentieri rettilinei che sembrano infiniti; tra una mesetas e l’altra ci sono piccole valli dove sembrano nascondersi i villaggi. Si attraversa un’altra catena montuosa: i monti del Leon e poi si entra nella regione del Bierzo tra paesi semi abbandonati e malmessi immersi in boschi e vigneti. L’ultima regione che si attraversa è la Galizia: pascoli, prati, fitti e umidi boschi di castani, querce, pini e, nell’ultima parte, di eucalipti. Il percorso si svolge in prevalenza su strade di campagna e sterrati e in minor parte su sentieri; a volte lo sterrato fiancheggia la strada asfaltata, mentre nell’attraversare paesi e città e in qualche altro tratto segue la stessa. L’altimetria media del Cammino è di circa 800 m. e non scende mai al di sotto dei 400 m. con lunghe salite e discese in montagna, continui saliscendi nelle zone collinose. Noi , come anche altri pellegrini, ci alzavamo presto e alle 6.30 cominciavamo a camminare, era buio e per un’ora e mezza camminavamo alla luce delle nostre lampade, bisogna fare molta attenzione, su sterrati sconnessi si rischia di inciampare e provocarsi distorsioni; è facile perdersi per la difficoltà di vedere le frecce gialle con cui è segnalato il percorso. A seconda della distanza e dal tipo di percorso, il tempo impiegato variava dalle 5 alle 8 ore; una sola sosta di mezz’ora per il pranzo: un boccadillos (panino) e una birra e via. Giunti alla meta prevista ci si recava all’albergue del pellegrino per registrarsi e sistemarsi, fare la doccia, lavare e stendere la biancheria. Dopo un po’ di riposo rimaneva il tempo per visitare il posto dove si era giunti o a parlare con i compagni di viaggio, perché anche se di giorno ognuno, ogni coppia, ogni gruppetto camminava da solo, nel pomeriggio o alla sera ci si trovava quasi sempre negli stessi albergue . A cena si andava in un ristorante che offriva il menù del pellegrino, era l’unico pasto completo della giornata; gli albergue chiudono alle 22,00–22,30 e quindi per quell’ora tutti a nanna. Il Cammino ci ha permesso di fare amicizia con persone provenienti da ogni parte del mondo: Brasile, Canada, Stati Uniti, Giappone, Corea, Australia, Estonia, Lituania, Finlandia, Germania, Svizzera, Francia, dalla stessa Spagna e diversi italiani. Abbiamo incontrato persone di tutte le età, la maggioranza delle quali sono partite da sole, coppie sia giovani che meno giovani e gruppi di ragazzi; ricordo una donna partita a piedi da Ginevra, che aveva già attraversato tutta la Francia e che intendeva raggiungere Santiago, un’anziana signora tedesca sui settanta che viaggiava da sola, un francese partito a piedi da Le Puy, una giovane donna brasiliana che per fare il cammino lasciava per quasi due mesi il marito e il figlio di cinque anni. Il pernottamento negli albergue richiede un certo spirito di adattabilità da parte dei pellegrini, in genere sono camerate con letti a castello in taluni casi molto addossati gli uni agli altri, i bagni e le docce non sono dimensionati per il numero di persone che possono ospitare, specialmente nei mesi in cui il Cammino è più frequentato; anche la pulizia generale talvolta lascia a desiderare; a questo si aggiunge la mancata manutenzione, per cui in alcuni albergue la metà dei rubinetti non funziona. Nella maggioranza degli albergue abbiamo tuttavia trovato dei servizi decenti. Ma cos’è che spinge i pellegrini a ripercorrere un tratto della strada che porta alla tomba di S. Giacomo e che in più di un millennio hanno percorso milioni di persone? Quali sono le motivazioni che danno la forza di superare i problemi del camminare 25-30 km e anche più al giorno, per tanti giorni consecutivi? Sono le più varie: dal chiedere una grazia particolare, al riflettere sul cammino della propria vita, al bisogno di trovarsi soli con se stessi, al bisogno di allontanarsi dallo stress quotidiano, al misurarsi con se stessi in un’impresa ritenuta notevole sul piano fisico e su quello mentale, ma anche il fascino della storia del cammino, dai segni d’arte e di storia; oppure un’insieme di più motivazioni; o semplicemente essere attratti e desiderare di fare questa esperienza. Noi, ringraziando Dio e S. Giacomo, non abbiamo avuto rilevanti problemi fisici, anche le condizioni atmosferiche sono state favorevoli, superiori ad ogni nostra aspettativa: tre soli giorni di pioggia, al pomeriggio, quando già ci eravamo sistemati negli albergue. Così siamo giunti a Santiago de Compostela il mattino del 12 ottobre. Alle 12,00 attraversiamo il “Portico della Gloria” ed assistiamo in cattedrale alla funzione dedicata ai pellegrini, ringraziamo S. Giacomo per averci protetto durante tutta la durata del Cammino e preghiamo per le nostre intenzioni; alla fine riceviamo la benedizione con la cerimonia del “Botafumeiro”, un grande turibolo innalzato con una fune da diverse persone, e fatto oscillare da un lato all’altro lungo tutto il transetto della basilica. Finita la funzione usciamo in piazza Obradorio antistante la cattedrale, qui incontriamo molti dei nostri compagni di Cammino, ci abbracciamo commossi e felici per essere giunti fin qui, meta desiderata per tanti giorni. Il nostro pellegrinaggio è finito, ma non il nostro Cammino che dovrà continuare riprendendo la vita di tutti i giorni. E’ stata una bellissima esperienza. Il giorno dopo ci raggiungono dall’Italia le nostre mogli Franca e Paola e restiamo a Santiago de Compostela altri due giorni.