bollettino ottobre - Amici di Santiago

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bollettino ottobre - Amici di Santiago
Periodico dell'Associazione Triveneta Amici di Santiago sulle antiche vie dello Spirito
in questo
numero
un diario dal cammnino
primitivo
l'amico Giuseppe Lietz ci
manda il suo diario dal
cammino primitivo che
volentieri pubblichiamo
camminare guarisce
se stai fermo nulla accade:
il libro di Fabrizio Pepini
il ritorno di una
pellegrina
lo spirito del ritorno
da porta a Porta
il cammino da casa a Roma di
Giuseppe e Roberto
Amici di Santiago
sulle antiche vie dello Spirito
presso Convento di San Giacomo
via San Giacomo, 17
35043 Monselice (PD)
informazioni
tel. 339.1278851 / 340.6852366
web: www.amicidisantiago.it
e-mail: [email protected]
Ultreja!
Un diario dal cammino primitivo
Dopo tre anni sono voluto tornare sulle vie per Santiago.
Quest’anno non avevo tanti giorni di ferie ed allora ho
deciso di percorrere il camino Primitivo da Oviedo.
Camminare per giorni zaino in spalla è sempre una
esperienza bellissima e dal punto di vista paesaggistico e
naturalistico questo itinerario è molto ricco; dal punto di
vista spirituale invece il camino Francese è tutt’altra cosa: lì
ti senti sempre coinvolto in un percorso mistico e storico
che invece sul Primitivo si è perso quasi del tutto.
Anche
quest’anno
la
mia
esperienza
è
stata
sostanzialmente di incontro, in pratica dopo poche tappe
eravamo un gruppo multinazionale ed insieme siamo
arrivati fino a Santiago.
Come al solito ho tenuto un diario per poter ricordare i
momenti più salienti.
5 giugno 2016 – da Napoli a Oviedo
Non so perché ma soprattutto ieri ero irrequieto, quasi
infastidito di partire. Ho dormito poco e male.
Tra 5 minuti parte il mio Italo per Roma: Francesca mi ha
accompagnato alla stazione. Per il momento tutto fila liscio.
A Roma avrò 25 minuti per prendere l’autobus per
Ciampino: spero non ci saranno ritardi.Partiti.
Ed ora sono in aeroporto in attesa del volo.
Fortunatamente il treno è arrivato 10 min prima perché ho
brigato un po’ a trovare il bus. Quello prenotato è costato
2€ in più!
Stiamo per atterrare a Santander ma nonostante il ritardo
in partenza arriviamo in orario. Ho già incontrato una
coppia che domani parte da Oviedo: incontreremo ancora.
Ora mi manca solo il bus e per oggi ci sono sperando di
trovare posto all’albergue.
E invece il problema è stato proprio il bus : Erano tutti
pieni. Siamo dovuti andare a Santander e aspettare le 19
per trovare i posti liberi sul bus.
Ho fatto amicizia con la coppia: Francesco e Patrizia di
Foligno e grazie a loro la cosa è stata possibile; Francesco
aveva il telefono di un Albergue privato e così con 10€
abbiamo dormito. Il viaggio in bus è stato lungo e
scocciante, ma il trasferimento è finito.
6 giugno - da Oviedo a S Juan de Villapanada
Ora sono sveglio, alcuni pellegrini si stanno preparando per
partire. Purtroppo io dovrò aspettare le 9 perché non ho la
credenziale che prenderò all’ufficio del turismo.
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A quell’ora non so dove potrò arrivare e se
troverò posto.
Ho douto aspettare fino alle 9,35 per avere la
credenziale ed alle 9,45 circa sono partito.
Non ho più incontrato Francesco e Patrizia, ho
conosciuto invece Devilleuna ragazza lituana
con la quale sono arrivato a Grado: l’albergue
era pieno! Così siamo dovuti arrivare a S.Juan
de Villapanada dove abbiamo trovato un
ospitalero iperattivo, ma bravissimo: doccia,
letto e bella cena comunitaria con tanti
ragazzi: USA, Germania Croazia, Francia, ecc.
Bella serata ed ora sto pensando di andare a
dormire.
7 giugno - da S Juan de Villapanada a Salas
Stamattina avevo un dolore all’anca che a
stento mi faceva camminare, anche la notte è
stata travagliata. Comunque sono partito e
durante il primo tratto ho fatto una gran
fatica, intorno alle 9,20 mi sono fermato per
la colazione, ho incontrato Devillè con il
ragazzo francese che avevamo incontrato a
Grado.
Sono ripartito da solo perché il dolore mi
faceva andare piano. Pian piano però mi sono
sciolto e sono arrivato a Salas per le 13.
Avrei voluto andare avanti a Bodenaya, ma
non ho voluto forzare e poi ci sarei arrivato
verso le 15,30 con il rischio di non trovare
posto: qui c’è tanta gente e pochi letti.
Dopo la doccia e il panino ora riposo fino a
stasera.
L’ambiente mi sembra moscio: vedremo.
Sono andato un po’ in giro: Salas è un
paesino molto carino. Ho incontrato Devillè e
Christoph anzi i due Christoph visto che il
francese che stamattina era con Devillè (e che
è lo stesso che avevamo incontrato a Grado)
ed il tedesco incontrato ieri si chiamano allo
stesso modo.
Abbiamo fatto appuntamento per le 7 per
cenare. Ma alle 7 Devillè dormiva così mi sono
incontrato con i due Christoph e dopo un po’ è
arrivato Danis un ragazzo di Zagabria
incontrato già a S.juan de Villapanada.
Era appena arrivato così l’ho accompagnato
all’albergue e poi siamo andati a cena tutti
insieme in un ristorante elegantissimo in un
palazzo storico di Salas che aveva il menu del
pellegrino a 10€.
Ci siamo divertiti, con noi si è unita una
signora olandese (Nicoline).
Dopo cena a nanna.
Ultreja!
8 giugno - da Salas a Tineo
Mi sono svegliato alle 6 e verso le 6,45 sono
partito. Mi sono fermato subito a fare
colazione in un bar che per 2,5€ mi ha dato: il
the, due fette di pane tostato con burro e
marmellata e una banana con un piccolo
panino per il cammino.
La tappa è stata molto bella: una gran salita
fino a Bodeyana e poi tanti piccoli saliscendi
fino a Tineo.
Sono arrivato prima delle 13, ma fa molto
caldo e pensare di proseguire è inutile e
sarebbe dannoso.
Per strada ho incontrato tanti amici tra cui il
gruppetto di ragazzi di Miami e Anna una
ragazza tedesca che erano fermi in un prato
per una sosta: mi sono fermato con loro per
mangiare il panino e la banana, loro poi
proseguivano per Borres.
9 giugno - da Tineo a Pola de Allande
Ieri dopo un riposino sono uscito con i due
Christoph per bere una birra. Abbiamo
assaggiato La Sidra (qui è femminile) e poi
passeggiando abbiamo incontrato gli olandesi
che fanno il camino, ma dormono in albergo,
ci siamo seduti con loro e ci hanno offerto
ancora birra.
Alle 20 siamo andati via e abbiamo trovato un
menu del pellegrino. Prima di dormire ci
siamo accordati per partire tutti insieme
stamattina presto.
Abbiamo fatto così ed eravamo un bel
gruppetto, per strada abbiamo incontrato gli
olandesi e insieme siamo arrivati a Pola de
Allande.
Ora stiamo per uscire per cenare, vorrei
anche mandare un messaggio a casa.
La tappa è stata molto faticosa, ma bella
anche se siamo stati sempre immersi nella
nebbia e pare che domani pioverà.
10 giugno - da Pola de Allande a La Mesa
Ieri cena simpatica con sidra asturiana
(avevano un attrezzo ad hoc per farla agitare
e quindi diventare frizzante) poi a dormire.
Il paese non era granchè così dopo la birra
con i soliti amici olandesi non c’era molto da
fare.
Oggi ho svegliato il team e dopo una
colazione al bar siamo partiti.
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Il percorso è bellissimo, ma purtroppo
pioveva e c’era la nebbia. Si saliva ad oltre
1000 metri così sono rimasto solo e sulla
cima, tra nebbia freddo e pochi segnali ho
veramente temuto di perdermi.
Alla fine sono riuscito a trovare i segnali ed a
scendere, la discesa è molto ripida e
pericolosa (per un paio di volte ho rischiato di
cadere).
Ho incontrato Devillè e insieme siamo arrivati
a Lago dove c’era un bar.
Eravamo molto indecisi se fermarci a
Berducedo o arrivare come previsto a La
Mesa, ma ci siamo incamminati e giunti a
Berducedo abbiamo democraticamente deciso
di proseguire.
Abbiamo mangiato e comprato spaghetti e
salsa da cucinare stasera, ed ora siamo a La
Mesa: il posto è molto isolato e bello, il tempo
s’è aggiustato, ma fa fresco.
Pare che domani la tappa sarà breve ma
molto dura.
Ho preparato spaghetti al sugo che sono
piaciuti a tutti, molta birra ed ora (sono le 20)
siamo già a letto perché non c’è nulla da fare
e fuori fa anche un discreto freddo.
12 giugno - da La Mesa a Grandas de Salime
e da Grandas de Salime a Fonsagrada
Ieri è stata una giornata faticosa, ma senza
problemi. Il pomeriggio è passato a bere birra
e la sera abbiamo cenato con gli olandesi, una
di loro (Nicoline) oggi restava a Grandas de
Salinas così ci siamo salutati definitivamente.
La tappa toccava un grande lago artificiale
Ultreja!
chiuso da una diga sulla quale si passa, la
vista è molto bella ed interessante.
Abbiamo fatto una sosta in un bar con
terrazza sul lago e, fortunatamente, godiamo
una tregua di sole.
Stamattina sveglia presto come al solito poi
abbiamo avuto una tappa lunga e bella, ma
senza problemi particolari.
A Fonsagrada abbiamo deciso di fermarci in
un albergue privato perché è domenica e il
municipal è a 2 km fuori paese.
Temevamo di non avere cosa mangiare a
pranzo e cena.
Ora piove e non c’è molto da fare tranne
ripararsi.
L’albergue è molto bello e accogliente, ci
hanno dato una camera solo per noi e ci
hanno offerto the, caffè, biscotti. In serata
abbiamo anche visto la partita della
germania.
A cena ancora una volta con gli olandesi.
14 giugno - da Fonsagrada a Castroverde e
da Castroverde a Lugo
Ieri tappa lunga per poter farne oggi una più
breve ed avere il tempo di visitare Lugo.
Ci siamo fermati a Castroverde dove c’erano
anche gli americani: un gruppone che si
muove insieme, è chiassoso e non piace in
particolare al Christophe francese.
Ha piovuto durante tutta la mattinata, ma nel
pomeriggio c’era il sole e abbiamo potuto
lavare un po’ di cose.
La sera io ed il francese siamo andati ad un
menù del pellegrino (paella) mentre Dovillè
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ed il tedesco sono rimasti a cenare con il
gruppone.
Stamattina siamo partiti presto dopo la
colazione, Christoph (tedesco) grazie anche ai
miei sandali riesce a camminare.
La tappa è stata caratterizzata dalla
mancanza di bar e così nel finale ho
accelerato perché dovevo andare in bagno.
Ci siamo ritrovati in bar di Lugo e dopo una
birra ecco l'albergue.
Dopo la doccia abbiamo mangiato ed ora io
sto aspettando gli altri per andare a fare un
giro per Lugo.
Dovrei comprarmi dei pantaloncini perché ho
perso uno dei miei un paio di giorni fa.
Per il momento piove.
16 giugno - da Lugo a Puente Ferreira e da
Puente Ferreira a Melide
Lugo è una grande città circondata da 2 km di
mura romane, ma per il pellegrino non c’è
tanto da stare allegri, inoltre con la pioggia
c’è poco da fare.
Abbiamo incontrato Denis (il croato) ed
abbiamo passato il pomeriggio e la serata
(cena compresa) insieme, c’era anche Lisa
una ragazza tedesca che di tanto in tanto
incontriamo.
Denis fa la guida in un parco vicino Zagrabria.
E’ proprio un ragazzo speciale.
Da Lugo siamo ripartiti sotto la solita pioggia
ed a San Romao de Retorta ci siamo fermati
per mangiare decidendo di arrivare fino a
Puente Ferreira. Ma quando siamo ripartiti i
due Christof hanno fatto prima di me e
Dovillè. Così quando ci siamo incamminati
non li vedevamo e pensando fossero davanti a
noi abbiamo accelerato un po’, ma ad un certo
punto ci siamo resi conto che avevamo preso
strade diverse: fortunatamente abbiamo
capito che le due vie si riunivano a Ferreira
così abbiamo proseguito.
Purtroppo il sentiero è molto trascurato ed ad
un certo punto pensavamo di esserci persi
perché i segnali ci hanno portato in un campo
appena arato. Abbiamo comunque proseguito
cercando di seguire una linea retta ed alla fine
abbiamo ritrovato i segnali.
Pensavamo di essere vicini, quindi abbiamo
camminato per un po’ temendo di essere
andati oltre l’albergue che cercavamo.
Abbiamo chiesto ad una signora e, incredibile,
siamo
arrivati
all’albergue
quasi
contemporaneamente
ai
due
Christoph.
Questo è molto bello: un edificio antico
Ultreja!
rimodernato e la sera abbiamo mangiato una
ottima paella.
Oggi ancora pioggia, ma intermittente e dopo
molte indecisioni ci siamo fermati a Melide.
Siamo adesso sul camino francès e per me è
un dejà vu: anche l’albergue è lo stesso dove
sono stato 3 anni fa.
Dovremmo arrivare a Santiago domenica
mattina.
Lunedì ho il volo di ritorno.
17 giugno - da Melide a Salceda
Stamattina Devillè mi ha chiesto di svegliarla
alle 7 e non alle 6, così in attesa scrivo un po’.
Ieri dopo aver ciondolato per la cittadina ed
aver riportato un cagnetto alla sua padrona,
siamo andati a cena con una coppia di
polacchi, ed un gruppo di spagnoli casinisti,
ma molto simpatici.
E’ stata una bella serata, abbiamo mangiato il
pulpo e la empanada, e ho persino cantato
“Nessun dorma”!!, abbiamo bevuto una
specie di rosolio digestivo e poi siamo dovuti
correre in albergue che chiude alle 22.
Ecco perché Dovillè stamattina voleva
dormire!!
Oggi dovremmo fare 24 km, piove ancora.
In effetti la pioggia non è stata tantissima,
ma non è uscito nemmeno il sole.
Abbiamo camminato senza grossi problemi
tranne per una gran quantità di gente.
Incredibilmente abbiamo incontrato Denis e
Lisa quando ci siamo fermati per una sosta.
In questo tratto ci sono tanti bar ed è
veramente una coincidenza notevole che dopo
un paio di giorni di cammino ci si ritrovi nello
stesso posto.
Li abbiamo visti ancora e sempre fermi ad un
bar.
Adesso siamo in un albergue privato a circa
27 km da Santiago e stiamo aspettando per la
cena.
I due Christoph mi hanno raccontato la loro
vita ed i loro problemi.
Si è creata una certa intesa fra noi ed è
strano pensare che fra un paio di giorni ci
divideremo.
18 giugno - da Salceda a Monte Gozo
Ieri abbiamo cenato in un ristorante vicino
all’albergue che non aveva il menu del
pellegrino: ognuno ha preso qualcosa ed è
stato simpatico assaggiare un po’ di cose,
alcune buone altre no, ma abbiamo passato
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un’altra serata insieme.
Ormai siamo un gruppo, il camino è quasi
passato in secondo piano, anche perché così
vicini a Santiago c’è un sacco di gente.
Stamattina abbiamo camminato senza grossi
problemi, ho riconosciuto parecchi posti visti
gli altri anni.
Ora ci siamo fermati a Monte Gozo dove c’è
un albergue enorme, così domani mattina
arriviamo a Santiago presto in modo da poter
prendere un letto, prendere la Compostela e
andare alla funzione delle 12.
Domani devo anche fare il check-in.
Dopodomani si torna!
19 giugno - da Monte Gozo a Santiago
Ed eccoci ancora una volta Santiago.
L’emozione è stata ben diversa: siamo arrivati
prestissimo e dopo colazione abbiamo preso
la Compostela e poi abbiamo fissato il letto al
Seminario Menor, poi abbiamo atteso la
messa delle 12 e qui è stata una ulteriore
delusione: molti turisti, pochi pellegrini e poco
patos.
Forse è colpa mia ma non mi sono affatto
emozionato neanche per il Botafumero.
Ultreja!
Dopo pranzo sono salito da solo all’albergue,
doccia e poi check-in per prepararmi per
domani.
Stasera dovremmo cenare con i polacchi.
Domani ci saluteremo: Doville va a Finisterre
in bus, i due Christoph a piedi ed io torno a
casa, penso sarà interessante, abbiamo
condiviso il cammino, la sofferenza per due
settimane e chissà se ci vedremo ancora!
20 giugno - da Santiago a Napoli
La cena di ieri non è stata facile: abbiamo
vagato per la città in cerca di un posto, ci
siamo anche seduti ad un ristorante, ma poi
abbiamo cambiato idea.
Alla fine menù del dia e poi sangria di addio
solo noi e i polacchi.
Stamattina volevamo fare colazione insieme
prima di salutarci, ma in albergue aprivano il
bar alle 8,30 e se uscivo non potevo rientrare,
così ci siamo salutati nella hall del Seminario
Menor: avrei voluto dire qualcosa ma le
lacrime ed un groppo alla gola me lo hanno
impedito.
Ora sono seduto davanti alla cattedrale, sono
le 8,30 e tra poco vado ad aspettare il bus per
l’aeroporto.
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Sono triste perché finisce
pagina.
Tomorrow is another day!
un’altra
bella
Giuseppe Lietz
'camminare guarisce'
il libro di Fabrizio Pepini
Di Fabrizio Pepini 52 anni di Perugia, fino ad
ora non abbiamo letto nulla.
Oggi c'è questo libro con il titolo di
'Camminare guarisce' edito dalle edizioni dei
cammini.
E' la sua storia, iniziata nel 2011, quando si
ammala di linfoma mantellare, una malattia
che non lascia scampo.
E Fabrizio nei tristi giorni ospedalieri, nella
afflizione della camera sterile, sente che il
destino lo chiama a una nuova vita: lascia il
lavoro di albergatore in Belgio e si mette in
cammino. Va a Santiago, vuole ricevere il
crisma del malato a Santiago.
Ecco un libro sul camino francés davvero
diverso,
niente
più
diari
quotidiani,
considerazioni sul tempo, vesciche ecc...no,
Fabrizio ti racconta di una vita che, nel pieno
dell'attività,
incontra la malattia e te la
racconta con le semplici parole con cui ti può
parlare un vero amico.
Uno che ha vissuto le cose sulla sua pelle e
che a leggerlo colpisce per quel non so che di
naturalezza con la quale ti dice come viveva,
e perchè adesso è arrivata la guarigione:
camminando.
A quell'epoca Fabrizio frequentava un
monastero benedettino nelle Ardenne e lì, nel
silenzio dei monaci, l'amico Andrea gli
comunica di essere in cammino sulla Via della
Plata.
Ecco come tutto inizia
e, anche questo
sembra una caso, ma se leggete le
coincidenze che coinvolgono i due amici
queste sono così numerose ed inattese, da
diventare dei veri e propri richiami.
E si mette in cammino dopo i giorni della
camera sterile: cammina con la mascherina,
schivando gli incontri, mangiando cibi
sterilizzati.
Era diventata una non vita scrive Fabrizio
all'inizio.
Ma tiene duro, era il suo primo cammino, era
Ultreja!
il tempo di quando era lui (Fabrizio) a
spingere il suo corpo dopo i primi massaggi
del mattino fatti dagli amici e che ricambia a
sera con grandi spaghettate per tutti.
Poi tutto cambierà.
Ma è a Logrogno che succede il fatto più
importante del suo primo cammino...
Quando rientra a Bruxelles, sembra che tutto
vada bene. Strano no?
E si rimette ancora in cammino e sta bene e,
quando cammina è tutto come se degli angeli
nascosti lo veglino.
Improvviso arriva il capitolo X con quel
terribile titolo: la malattia è una benedizione.
E' difficile leggere cose simili, ma è la sua
storia che si collega a quella di Kim Hyo Sun
che desiste dal suicidio dopo aver fatto
Santiago, ma anche con quella di Rosalba che
esce dalla depressione e Ornella che 'ha
imparato a volersi bene'.
Così scrive Fabrizio – guardate con me
funziona, non arrendetevi, mettetevi a
camminare, io sono la dimostrazione che può
solo farvi del bene -.
E mentre Fabrizio vive questa vita nuova
camminando, lui che nella 'prima vita' era
religioso come può esserlo ognuno di noi,
cambia idea sulla religione, la pensa troppo
istituzionale, adesso si affida alla natura.
Un libro strano ma, pare a me, anche sincero
e che fa pensare.
Allora via via che leggevo questo libretto,
sulla malattia come benedizione, come
accettazione, ecco forse questa è la parola
chiave di tutto, cercavo di ricordare dove, chi
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scriveva cose analoghe e avevo ricordi vaghi,
echi di scritti simili.
Allora mi sono messo davanti gli scaffali dei
miei libri cercando e cercando, finchè non lo
ho visto, lui con il dorso così piccolo, che si
era quasi nascosto e improvvisamente mi
sono ricordato: Blaise Pascal, nei pochi fogli
del suo 'Il buon uso delle malattie' al
paragrafo XIV scrive: … non so quale sia
meglio o il peggio in tutte le cose. Non so
cosa mi giovi, se la salute o la malattia, la
ricchezza o la povertà, e così per tutte le cose
del mondo.
E' un discernimento che supera la forza degli
uomini e degli angeli, nascosto nei segreti
della Tua provvidenza che non voglio
approfondire...
Lasciare la porta aperta alla vita: è questo
che ci dice Fabrizio con la sua guarigione.
Un libro da leggere nei momenti duri, nei
momenti delle decisioni vitali.
Paolo T
il ritorno di una pellegrina
qualche pensiero
Sono tornata, si fa presto a lasciare la
Spagna, basta salire su un aereo e, subito
Venezia si staglia sotto le ampie ali del
potente mezzo che mi ha riportato a casa.
Un mese era passato, oserei dire quasi volato,
tanto per restare in tema con l'inizio del mio
raccontare.
Facile non è, dire a parole quello che ho
vissuto, quello che ho visto, dove ho
camminato.
Non sono rimaste nemmeno le impronte, la
brezza calda che sempre mi ha accompagnato
in quei giorni, cancellava dal terreno
polveroso ogni cosa.
La "bianca di Spagna" potevo essere
soprannominata, parafrasando la pubblicità
dei buonissimi fagioli che lì si producono, i
bianchi di Spagna appunto.
La polvere come sabbia fine mi ricopriva dalla
testa ai piedi ogni fine giornata di cammino.
Solo il sole, implacabile, sulla pelle ha
impresso il colore ambrato di una profonda
abbronzatura.
Ultreja!
Si potrebbe pensare che io sia stata a fare la
turista a lato delle bellissime spiagge in riva al
mediterraneo, ma non è stato così.
Il Cammino, questa parola dice tutto o niente,
per me è stato il Cammino di tutta una vita.
Raccolgo un fiore che ho messo a seccare tra
le pagine di questo quadernetto di appunti,
viene dalla Navarra, la prima regione che ho
attraversato, la prima dove ho mosso i primi
passi.
Sempre, un passo dietro l'altro, giorno dopo
giorno, ogni tanto un paese... è incredibile
quanto sia disabitata questa terra spagnola.
Incredibile è stato per me, avere sempre
davanti agli occhi spazi infiniti.
Che bello! Magico!
Potevo sentirmi la padrona dell'universo
quando, a volte, allontanandomi dalle altre
due mie compagne di cammino, assaporavo
con tutta me stessa il piacere del paesaggio
che mi avvolgeva.
Ultreya, buen camino, mi riscuotevo e, felice
con un sorriso, rispondevo al saluto dei
pellegrini che incontravo.
Fatica e sudore, altre due sensazioni vissute
appieno sulle mie gambe e sulle mie spalle.
Pensavo ai pellegrini di un tempo lontano,
anche loro a piedi su strade insicure e
dissestate, un bastone, un orcio d'acqua e
forse un po' di pane.
Che dire!
Tecnologica e munita di uno zaino mi sono
messa in cammino.
Quasi nove kg sulle spalle quando facevo
provvista d'acqua e di frutta, mentre a
pranzo, affamata, addentavo con avidità
gustosi boccadillos che non mancavano mai,
nei punti strategici del tragitto, accompagnati
dai sorrisi e dalle parole di augurio dei
gestori locali.
Una cosa ho imparato, che si sopravvive
anche con tre magliette e un solo paio di
pantaloni corti.
Nessuna indecisione al mattino su cosa
indossare, la stessa maglietta con la quale
avevo dormito durante la notte, lavata il
giorno prima.
Nemmeno i capelli pettinavo, i riccioli erano
troppo aggrovigliati.
E' stata la conquista di una grande libertà.
Sono arrivata a Santiago, non ho mai dubitato
di non farcela, non ho mai pensato nemmeno
di fermarmi o di tornare indietro, quando nei
momenti di difficoltà mi sentivo sopraffare
dallo sconforto.
Ti sono andata incontro San Giacomo, lo
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spirito si è alleggerito e i piedi si sono fatti
insensibili davanti alle pietre della tua
cattedrale che, domenica 25 settembre mi è
apparsa davanti come un miracolo, un attimo
eterno nel quale avevo sempre sperato.
Vorrei raccontare di più, ma l'anima diventa
gelosa e allora emozioni e sensazioni rapide
fuggono via, per ricomporsi poi quando viene
la sera.
una pellegrina
da porta a Porta
verso la Porta Santa di Roma
'Tutta la storia umana si divide in quattro
epoche; il tempo dell’errore, il tempo del
rinnovamento, il tempo della riconciliazione, il
tempo del pellegrinaggio...
Il tempo del pellegrinaggio è la presente età,
nella quale siamo sempre come pellegrini in
battaglia'. (Jacopo da Varazze)
E allora chi vuol vivere deve saper partire.
Fermarsi significa spegnere il cuore, volgersi
indietro e mutarsi in statua di sale.
La grazia invece, ti sorprende sulla strada, ti
precede in Galilea.
Ultreja!
Per secoli s’è scritto di uomini che si sono fatti
pellegrini in terra per mendicare frammenti di
cielo, per mendicare frammenti di cuore.
Sono dieci anni che cammino su varie vie di
pellegrinaggio in Italia e all’estero, sono
sempre partito da luoghi codificati verso la
meta prescelta.
Quest’ anno il Papa ha indetto l’anno
giubilare della Misericordia, e il pellegrinaggio
è un segno peculiare nell’Anno Santo, perché
è icona del cammino che ogni persona compie
nella sua esistenza.
Quale fortuna poter partire da casa mia a
Mariano del Friuli (Gorizia), e raggiungere
Roma, per varcare la Porta Santa, assieme a
Roberto mio amico e pellegrino di tanti
cammini.
Chiudere la porta di casa per iniziare un
pellegrinaggio è un segno molto forte per
poter attraversare un'altra Porta, in quanto
uno vuole staccare dalla propria quotidianità
per lasciare momentaneamente i propri
affetti, le proprie sicurezze, le proprie
inquietudini.
Quando
il
pellegrino
esce
dalla
sua
quotidianità e affronta l’indeterminato, non
mancano titubanze ed esitazioni, egli compie
un atto di fiducia e di fede.
All’inizio
del
viaggio
subentrano
altre
sensazioni, fra cui quella che chiamerei il
bisogno di silenzio, sono istanti in cui uno si
pone a confronto con se stesso.
Nell’animo
si
fanno
avanti
domande,
interrogativi: Dove sto andando? Perché sto
andando? Quali le mie attese? Cosa farò?
Cosa vedrò? .
Si esce di casa per incontrare i nostri fratelli
per condividere un tratto di strada assieme, e
uscire da se stessi per abbracciare il mondo
intero.
L’esperienza del cammino a piedi, conduce
all’essenzialità del vivere, anche da un punto
di vista pratico, una persona che si mette a
camminare si accorge che tante cose non
sono necessarie, che occorre alleggerire i pesi
se si vuole procedere con più facilità.
Questo cammino è durato ventisei giorni, per
un totale di km. 746, senza grosse difficoltà e
con numerosi piacevoli incontri: dai ragazzi
di una scuola in cui gli studenti ci hanno
interrogato sul nostro camminare, alle
motivazioni che ci hanno portato sulla strada
per raggiungere una meta così importante
come Roma; al Vescovo emerito della mia
diocesi incontrato casualmente a Chioggia; ai
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pescatori che ci hanno offerto un caffè nei
loro casoni e con le reti tese per raccogliere
pesce nel delta del Po; ai pellegrini a piedi e
in
bicicletta
che
abbiamo
incontrato
avvicinandoci ad Assisi e Roma.
Si sono incrociati diversi cammini: da quello
Celeste, alla Romea Strata; in centro Italia
quello di San Francesco e Chiara quello della
Luce e la Via Amerina e per ultima la Via
Francigena per poi entrare in Roma.
Siamo partiti il 25 aprile e siamo arrivati a
Roma il 20 maggio 2016.
Per i pernottamenti abbiamo utilizzato
canoniche, ricreatori, istituti religiosi, ostelli,
B&B e anche alberghi,quando non c’erano
altre possibili sistemazioni.
Da casa abbiamo raggiunto Venezia passando
per Muzzana del Turgnano, Concordia
Sagittaria, S.Giorgio di Livenza, Cavallino
Treporti, Punta Sabbioni, e con il vaporetto
siamo sbarcati a Riva degli Schiavoni a
Venezia, un prezioso scrigno d’arte e cultura,
che conserva sempre le sue magiche
atmosfere.
Quindi Chioggia e sembrava di essere ancora
a Venezia, poi seguendo la direttrice della
Strada Romea, all’interno esistono strade con
minor traffico o tratti di pista ciclabile
passando per il Boscone della Mesola, fino a
Riccione.
Da qui, lasciata la costa romagnola siamo
entrati all’interno a Mondaino e Urbino città di
Raffaello e Bramante con lo splendido Palazzo
Ducale.
A seguire Cagli e Gubbio, l’antica “Ikuvium”
scolpita nella grigia pietra calcarea che
stagliandosi sul verde del monte Ingino crea
vedute d’insieme e scorci ambientali di
straordinario impatto visivo.
Quindi Assisi la città di San Francesco e
Chiara, lo straordinario segreto di questa città
che consiste nel permettere di rivivere il
passato e momenti di intensa spiritualità
francescana nelle sue numerose chiese.
Ripresa la vecchia Flaminia incrociamo il giro
d’Italia a Foligno per giungere a Trevi, città
arroccata a cerchio su un rilievo conico che
domina la piana.
Ultreja!
Abbiamo pernottato a Spoleto, bellissima città
circondata dalle mura con una storia antica
sia romana che medievale, ricchissima di
vestigie romane chiese e palazzi.
Poi Acquasparta conosciuta in epoca romana
per le sue terme, e a seguire Narni.
Entrati nel Lazio incrociamo Civita Castellana,
Campagnano, la Storta, e Roma.
L’entrare a Roma a piedi ha un suo fascino,
anche se l’ingresso non è piacevole in quanto
le strade sono state progettate solo per gli
automobilisti e il pellegrino a piedi è un
qualcosa di più sulla strada ed è necessario
prestare molta attenzione.
Dopo tanti chilometri dai giardini di Monte
Mario vedere la cupola di San Pietro è sempre
emozionante.
E così siamo arrivati alla meta a limina
apostolorum alla tomba di S. Pietro per
attraversare la Porta Santa, aperta da Papa
Francesco per tutti i pellegrini bisognosi di
misericordia.
Esso è un segno del fatto che anche la
misericordia è una meta da raggiungere e che
richiede impegno e sacrificio.
Il pellegrinaggio diventa uno stimolo alla
conversione, e attraversando la Porta Santa ci
impegneremo ad essere misericordiosi con gli
altri, come il Padre lo è con noi.
Il pellegrinaggio è anche un gesto ecclesiale
significativo che esprime e alimenta il nostro
permanente cammino interiore, per passare
ad una vita più conforme a quel vangelo che
riempie di gioia il cuore e la vita intera di
coloro che si incontrano con Gesù.
Tutto questo cambia il nostro rapporto con le
persone che ci stanno accanto.
La vita in fondo è fatta di relazioni vere,
amicizie, amore, per riscoprire il volto
dell’altro, per ritornare a vivere in modo più
umano questa nostra esistenza.
Buon cammino a tutti
anno XIV - ottobre 2016
Roberto e Giuseppe
cura di Paolo Tiveron
grafica di Gianni Pasquale
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