Gusto e sapori di un`amicizia - Premio letterario Santa Margherita

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Gusto e sapori di un`amicizia - Premio letterario Santa Margherita
Gusto e sapori di un’amicizia
“Due fette di salame e un bicchiere di vino in casa ci sono sempre, o no?E allora, qual è il
problema!”
Se ne usciva immancabilmente con questa battuta Giorgio, quando, arrivato all’improvviso all’ora
di pranzo, mi faceva piombare nella disperazione più nera all’idea di organizzare un pranzo decente
per il nostro ospite buongustaio.
Altro che due fette di salame! Innanzitutto il salame doveva essere buono, quello di Varzi, per
intenderci, tanto per fare un omaggio alla sua regione d’origine, il Piemonte. Al massimo si poteva
optare per il salame di Felino o per una soppressa. “Quella vicentina DOP, la prossima volta” mi
raccomandava affrontando nondimeno con vigore la saporita soppressa di Verona che quel giorno
mi trovavo in casa.
Mio marito sturava intanto una bottiglia di rosso. Era sempre rosso il vino da quando Giorgio
aveva manifestato le sue preferenze: “Di bianco mi basta un prosecchino come aperitivo- aveva
detto- sono un vero piemontese, io!”
Di vino davvero se ne intendeva, Giorgio; la sua cantina era sempre ben fornita di grandi vini
piemontesi, ma non tralasciava, quando passava da noi, in Veneto, di rifornirsi di Valpolicella e di
Amarone. Sapeva scovare, poi, le cantine più accreditate ed era un estimatore di introvabili vini di
nicchia, il Venegazzù, ad es. o vini dalle etichette fantasiose di cui ogni tanto ci faceva omaggio
insieme a voluminosi pacchi di carta igienica e tovaglioli decorati ,doppio velo.
Il Recioto, però, glielo regalavamo noi per Natale ed io lo stuzzicavo: “Dai, ammettilo, un
bicchiere di Recioto vale dieci bicchieri del Moscato delle tue parti!” Rideva ed assentiva,
scuotendo il ciuffo nero di capelli che gli ricadeva sugli occhi.
Un bicchiere tirava l’altro e una fetta di salame qualche volta si accompagnava a un tocco di Asiago
o di formaggio Ubriaco del Piave, se quel goloso di mio marito non l’aveva finito.
Il tutto dava sempre il via ai racconti di viaggio di Giorgio che, rappresentante di una nota azienda
cartaria, girava in lungo e largo per il Nord-Italia con un campionario completo nel bagagliaio
dell’auto.
Era divertentissimo ascoltare le tante storie, buffe, strane o licenziose, la descrizione di incontri
interessanti, talvolta pericolosi che aveva fatto, passando da un cliente all’altro nel suo andirivieni.
Non ci stancavamo mai di ascoltare la sua voce sonora, la erre moscia e le esse sibilanti dell’accento
“mandrogno”.
Ma, quando ormai io avevo imparato a tenere sempre salame e vino di scorta per lui, per
fronteggiare le sue improvvisate, Giorgio ha smesso di venire a trovarci.
Una sera lo hanno accompagnato in cielo le voci dei suoi amici alpini con cori , canti e, io spero, in
mano un bicchiere di rosso, di quello buono.
Come il Barbera, quelle bottiglie che insieme ad una bella scorta di fazzoletti di carta, mettemmo in
cantina l’ultima volta che venne da noi.