SERVIZI ALLE IMPRESE Le previsioni al 2016 - ISFOL

Transcript

SERVIZI ALLE IMPRESE Le previsioni al 2016 - ISFOL
SERVIZI ALLE IMPRESE
Le previsioni al 2016: valore aggiunto, produttività ed occupazione
Il settore delle attività immobiliari, noleggio, informatica, ricerca e servizi alle
imprese
è
un
settore
piuttosto
eterogeneo
ma
estremamente
rilevante,
rappresentando da solo quasi un quarto dell’economia italiana e pesando più
dell’industria in senso stretto nel suo complesso. L’importanza del settore
sull’economia italiana è aumentata negli anni e nel 2010 la quota del settore era
salita a quasi il 23 per cento.
L’incremento di tale quota è stato influenzato da due fattori: il primo è la crescita
dei servizi del terziario esistenti, legato anche alla terziarizzazione, mentre il
secondo fattore di sviluppo è dato dal fatto che in questo comparto confluiscono
tutti i servizi di nuova generazione.
Il settore ha così conosciuto uno sviluppo di rilievo. La dinamica del valore aggiunto
ha evidenziato un trend positivo dalla seconda metà degli anni novanta.
L’andamento è stato brillante fino alla prima parte degli anni duemila; tra il 2001 ed
il 2005 la crescita media è stata di 1.4 punti percentuali all’anno. La dinamica è
stata sostenuta dallo sviluppo e dalla diffusione delle attività legate alle nuove
tecnologie e alla New Economy.
A partire dal 2004 si è però osservata una decelerazione dei ritmi di sviluppo. Tra il
2006 ed il 2011 il valore aggiunto è rimasto pressoché stabile, registrando in media
una crescita annua dello 0.2 per cento. Sebbene sull’evoluzione più recente abbia
pesato la performance negativa osservata nel biennio 2008-2009, quando l’attività
produttiva si è complessivamente contratta del 3 per cento, la dinamica di fondo
era già debole. Nel biennio 2010-2011, però, si è osservata una ripresa dell’attività
nel settore, che ha ritrovato un certo smalto.
Sebbene sulle prospettive di breve pesino negativamente gli effetti della recessione
avviatasi a fine 2011, una volta superata la fase più critica lo scenario di previsione
per il medio termine prefigura un ritorno su un tassi di sviluppo brillanti, anche per
effetto della terziarizzazione in atto: tra il 2012 ed il 2016, l’espansione del valore
aggiunto è prevista proseguire a tassi medi annui dello 0.7 per cento.
1
Nel primo grafico viene rappresentata la crescita del settore dei servizi alle
imprese; come misura dell’attività si utilizza il valore aggiunto a valori concatenati,
ovvero espresso in termini reali (depurato cioè dall’inflazione specifica del settore).1
Valore Aggiunto (*)
Variazioni % annue
5,0
4,0
3,0
2,0
1,0
0,0
-1,0
-2,0
-3,0
94
97
00
03
06
09
12
15
(*) A prezzi costanti
La produttività del lavoro2 è un’altra variabile di rilievo al fine di cogliere le
tendenze di ciascun settore dell’economia. La produttività del lavoro del settore dei
servizi alle imprese mostra una sostanziale flessione nel periodo che va dagli anni
novanta ad oggi. Questo perché, a fronte del buon andamento del valore aggiunto,
il tasso di crescita dell’occupazione si è rivelato superiore.
Tra il 2001 ed il 2005, in media, la produttività si è ridotta dell’1.7 per cento
all’anno, e la flessione è proseguita anche nel periodo successivo, seppur a tassi più
contenuti (-1.2 per cento). La misura della produttività in questo settore potrebbe
comunque risentire dell’incidenza più elevata, al suo interno, dei lavoratori
1
Il valore aggiunto è definito, per ogni impresa, come la differenza tra il valore della sua produzione e il
valore dei beni intermedi utilizzati. La somma dei valori aggiunti per le imprese operanti in un
determinato comparto produttivo rappresenta il valore aggiunto settoriale. Mediante la tecnica del
concatenamento, utilizzata nella contabilità nazionale a partire dal 2005, si è introdotto un indicatore
delle variazioni di volume che non tenga conto solo dei valori assunti in due momenti precisi (l’anno
corrente e quello base), ma che sia in grado di incorporare l’andamento complessivo del fenomeno
nell’intervallo di tempo considerato.
2
La produttività del lavoro è misurata dal valore aggiunto per unità di lavoro. Incrementi di produttività
permettono di conseguire determinati livelli produttivi con un minor fabbisogno di lavoro. In altre parole,
la produttività aumenta se l’occupazione cresce a ritmi inferiori a quelli del prodotto.
2
inquadrati in base alle nuove tipologie contrattuali, quali quelle del lavoro atipico.
Inoltre, data l’estrema eterogeneità delle attività che compongono il settore, c’è
anche una componente di settori la cui produttività non ha beneficiato delle
innovazioni tecnologiche.
In prospettiva, l’evoluzione nel medio termine della produttività è prevista restare
sostanzialmente stabile: nel breve periodo potrebbe osservarsi un timido recupero,
dovuto ad un rallentamento nell’andamento dell’occupazione, data l’elevata
incertezza, ma che rientrerebbe nel medio termine, con una nuova flessione della
produttività. In media, tra il 2012 e il 2016 la produttività nel settore dovrebbe
aumentare dello 0.2 per cento all’anno.
Produttività del lavoro
Livello, 1992=1
1,10
1,05
1,00
0,95
0,90
0,85
0,80
0,75
0,70
0,65
0,60
92
96
00
04
08
12
16
Nel terzo grafico si confronta l’andamento dell’occupazione con quello degli
equivalenti a tempo pieno, ovvero le unità di lavoro3. L’input di lavoro impiegato nei
servizi alle imprese è costantemente cresciuto negli ultimi decenni: nel 1992 il
settore
occupava
meno
di
1.8
milioni
addetti,
meno
dell’8
per
cento
dell’occupazione italiana, mentre nel 2011 gli occupati erano più di 3.3 milioni,
3
L’unità di lavoro rappresenta la quantità di lavoro prestata da un occupato a tempo pieno, oppure la
quantità di lavoro equivalente prestata da lavoratori a tempo parziale o che svolgono un doppio lavoro,
al netto della Cassa Integrazione. Le unità di lavoro sono dunque utilizzate come unità di misura del
volume di lavoro impiegato nella produzione dei beni e servizi; con tale misura si tiene conto delle
variazioni dell’orario di lavoro.
3
rappresentanti il 13.4 per cento dell’occupazione totale. La rilevanza del settore è
quindi tutt’altro che trascurabile.
La crescita della domanda di lavoro, molto brillante nella seconda metà degli anni
novanta (a tassi medi annui prossimi al 6 per cento), è andata decelerando nel
corso degli anni duemila, pur restando ampiamente positiva: le unità di lavoro sono
aumentate del 3.1 per cento in media all’anno nel periodo tra il 2001 ed il 2005 e
dell’1.4 per cento tra il 2006 ed il 2011. Nel 2009 l’input di lavoro si è ridotto
dell’1.5 per cento, per effetto della contrazione nei livelli produttivi, più che
compensata dalla ripresa osservata nel biennio 2010-2011.
Negli ultimi anni l’evoluzione degli occupati è stata ancora migliore di quella delle
unità di lavoro: il settore è uno di quelli a maggior diffusione del lavoro a tempo
parziale, e questo spiega la maggior dinamica dell’occupazione rispetto alla
domanda di lavoro. Nel 2009, comunque, sono stati espulsi dal settore più di 71
mila occupati, una riduzione del 2.2 per cento, che però è stata più che recuperata
nel biennio seguente.
Le previsioni per il medio termine prefigurano una breve periodo di marginale
correzione dei livelli dell’occupazione nel breve, riflettendo le difficoltà congiunturali,
ed un ritorno su un trend di sviluppo a metà periodo. Tra il 2012 ed il 2016 la
crescita dell’occupazione è prevista dello 0.7 per cento all’anno in media,
lievemente più vivace di quella delle unità di lavoro (0.5) per effetto della crescente
diffusione del part time. Complessivamente, saranno creati nel periodo in esame
quasi 113 mila nuovi posti di lavoro nel settore rispetto al 2011. Nel 2016, gli
addetti occupati nei servizi alle imprese saranno, secondo lo scenario di previsione,
più di 3 milioni 400 mila, pari a quasi il 14 per cento dell’occupazione totale.
4
Occupati totali - Unità di lavoro
Livello, migliaia
Unità di lavoro
Occupati totali
4000
3500
3000
2500
2000
1500
92 94 96 98 00 02 04 06 08 10 12 14 16
L’andamento degli aggregati professionali al 2016
La tabella che segue distribuisce la previsione dell’occupazione al 2016 per i Grandi
Gruppi professionali della Classificazione delle Professioni ISTAT CP 2011.
L’andamento degli aggregati professionali al 2016
La tabella che segue presenta la distribuzione degli occupati del s ettore al 2011 e le previsioni al 2016 per i Grandi
Gruppi profes sionali della Class ificazione delle Profes sioni ISTAT CP 2011.
L'occupazione al 2011 e le previsioni al 2016
GRANDI GRUPPI PROFESSIONALI***
Legis latori, imprenditori e alta dirigenza
Numero occupati
Variazione
2011*
2011-2016**
2016**
67.506
69.813
2.307
884.620
914.857
30.236
1.034.085
1.069.431
35.345
Profess ioni esecutive nel lavoro d'ufficio
536.973
555.327
18.354
Profess ioni qualificate nelle attivita’ comm erciali e nei servizi
168.609
174.372
5.763
Artigiani, operai specializzati e agricoltori
155.061
160.361
5.300
36.085
37.319
1.233
428.261
442.899
14.638
3.311.200
3.424.377
113.177
Profess ioni intellettuali, s cientifiche e di elevata specializzazione
Profess ioni tecniche
Conduttori di impianti, operai di macchinari fiss i e mobili e conducenti di
veicoli
Profess ioni non qualificate
Totale occupazione
*Dati riproporzionati sui valori di Contab ilità Nazionale
**Previsioni ISFOL-IRS basate su proiezioni metodo dei coefficienti fissi
***Si riportano i grandi gruppi professionali rlevanti per il settore
Fonte: elaborazioni ISFOL-IRS su microdati Istat Forze di Lavoro e previsioni ISFOL-REF
5