INDUSTRIA DEL LEGNO Le previsioni al 2015: valore aggiunto

Transcript

INDUSTRIA DEL LEGNO Le previsioni al 2015: valore aggiunto
INDUSTRIA DEL LEGNO
Le previsioni al 2015: valore aggiunto, produttività ed occupazione
Nel primo grafico viene rappresentata la crescita del settore dell’industria del legno;
come misura dell’attività si utilizza il valore aggiunto a valori concatenati, ovvero
espresso in termini reali (depurato cioè dall’inflazione specifica del settore).1
Il valore aggiunto prodotto dall’industria del legno rappresenta lo 0.3 per cento del
Pil italiano. Il settore è un indotto delle costruzioni, e la sua performance risente di
quella dell’attività edilizia, di cui rappresenta un indotto; nonostante lo sviluppo
delle costruzioni nel corso degli anni duemila sia stato vivace, almeno fino al 2007,
la dinamica dell’attività produttiva nell’industria del legno ha invece mostrato un
trend negativo, dopo la crescita osservata negli anni novanta.
Tra il 2001 ed il 2005 il valore aggiunto prodotto dal settore si è ridotto del 2.3 per
cento all’anno, in media. La flessione si è intensificata nella seconda metà del
decennio, quando l’attività produttiva si è contratta a ritmi medi annui del 6.9 per
cento. Su tale risultato, però, ha influito notevolmente la crisi e le sue conseguenze.
Quando la domanda di investimenti in costruzioni si è ridotta, con lo scoppio delle
bolle immobiliari a livello internazionale, il settore ha visto sottrarsi quote rilevanti
di
domanda.
Nel
biennio
2008-2009
la
produzione
del
settore
si
è
complessivamente contratta di oltre 30 punti percentuali.
Il
settore
è
stato
pertanto
indirettamente
interessato
dall’overinvestment
determinato dalle permissive condizioni di accesso al credito degli anni duemila. La
caduta della domanda è permanente, dato che la correzione dell’attività di
costruzioni è strutturale. Nel 2010, peraltro, la variazione è risultata ancora
negativa.
1
Il valore aggiunto è definito, per ogni impresa, come la differenza tra il valore della sua produzione e il
valore dei beni intermedi utilizzati. La somma dei valori aggiunti per le imprese operanti in un
determinato comparto produttivo rappresenta il valore aggiunto settoriale. Mediante la tecnica del
concatenamento, utilizzata nella contabilità nazionale a partire dal 2005, si è introdotta un indicatore
delle variazioni di volume che non tenga conto solo dei valori assunti in due momenti precisi (l’anno
corrente e quello base), ma che sia in grado di incorporare l’andamento complessivo del fenomeno
nell’intervallo di tempo considerato.
1
In prospettiva, quindi, la dinamica del valore aggiunto del settore è prevista restare
stagnante, dato non vi sono spunti di ripresa. Nel periodo tra il 2011 ed il 2015 la
variazione media annua dell’attività sarà pari a –0.3 per cento, e i livelli produttivi
persi con la crisi non saranno recuperati.
Valore Aggiunto (*)
Variazioni % annue
10,0
5,0
0,0
-5,0
-10,0
-15,0
-20,0
-25,0
93
96
99
02
05
08
11
14
(*) A prezzi costanti
La produttività del lavoro2 è un’altra variabile di rilievo al fine di cogliere le
tendenze di ciascun settore dell’economia. La produttività nel settore ha avuto
un’evoluzione decisamente positiva fino all’inizio degli anni duemila, quando ha
registrato alcune correzioni. Anche a causa delle crescenti difficoltà incontrate dal
settore nel competere con le produzioni dei nuovi mercati, e alcune correzioni nei
livelli produttivi, la produttività è caduta nel 2002 (-8 per cento), abbassando così
la dinamica media annua, nel periodo tra il 2001 e il 2005. Nonostante un timido
recupero congiunturale, il tasso medio annuo di variazione nel periodo è risultato
così negativo (-0.4 per cento).
La marginale ripresa negli anni successivi è stata bruscamente interrotta in
occasione della crisi: la produttività è complessivamente caduta di oltre il 23 per
cento nel biennio 2008-2009. In altre parole, la contrazione dell’attività produttiva è
stata maggiormente assorbita da una riduzione della produttività, ovvero del grado
di utilizzo del fattore lavoro, e meno dalla diminuzione della manodopera. Il settore,
2
La produttività del lavoro è misurata dal valore aggiunto per unità di lavoro. Incrementi di produttività
permettono di conseguire determinati livelli produttivi con un minor fabbisogno di lavoro. In altre parole,
la produttività aumenta se l’occupazione cresce a ritmi inferiori a quelli del prodotto.
2
pertanto, è stato interessato dal fenomeno del labour hoarding. La contrazione della
produttività è peraltro proseguita anche nel 2010.
In prospettiva, si prevede una sostanziale stabilizzazione della produttività sui livelli
toccati a fine anni duemila, senza ulteriori spunti di crescita, anche perché viene
meno il contributo positivo del capital deepening (dato l’overinvestment nel settore
che disincentiva ampliamenti nello stock di capitale) e la dinamica stagnante
dell’innovazione nel settore. Tra il 2011 ed il 2015 il tasso medio di variazione sarà
pari a -0.2 punti percentuali all’anno.
Produttività del lavoro
Livello, 1980=1
2,30
2,10
1,90
1,70
1,50
1,30
1,10
0,90
80
85
90
95
00
05
10
15
Nel terzo grafico si confronta l’andamento dell’occupazione con quello degli
equivalenti a tempo pieno, ovvero le unità di lavoro3.
La dinamica dell’occupazione evidenzia nel complesso un trend negativo già a
partire dagli anni ottanta. Gli occupati sono scesi da circa 272 mila di inizio anni
ottanta a circa 173 a metà anni duemila. La flessione dell’occupazione è peraltro
andata accentuandosi negli anni. Anche nel periodo tra il 2006 ed il 2010 è stata
piuttosto intensa: gli occupati si sono ridotti ad un ritmo dell’1.5 per cento all’anno,
in media; complessivamente si sono persi quasi 13 mila addetti nel settore. La
3
L’unità di lavoro rappresenta la quantità di lavoro prestata da un occupato a tempo pieno, oppure la
quantità di lavoro equivalente prestata da lavoratori a tempo parziale o che svolgono un doppio lavoro,
al netto della Cassa Integrazione. Le unità di lavoro sono dunque utilizzate come unità di misura del
volume di lavoro impiegato nella produzione dei beni e servizi; con tale misura si tiene conto delle
variazioni dell’orario di lavoro.
3
riduzione dei livelli occupazionali nel biennio di crisi, 2008-2009, è stata ampia (6.3 per cento) ma tutto sommato contenuta se confrontata con il crollo osservato
nell’attività; questo è stato reso possibile grazie al fenomeno del labour hoarding.
In
prospettiva,
la
stagnazione
del
settore
influenzerà
l’andamento
della
manodopera impiegata; nel medio termine, tra il 2011 e il 2015, gli occupati nel
settore del legno si ridurranno dello 0.3 per cento all’anno. Nel 2015 gli addetti
espulsi, rispetto ai livelli registrati nel 2010, saranno complessivamente 2 mila 600.
Le perdite cumulate nel 2015 rispetto ai livelli pre crisi saranno così pari a quasi 11
mila 600 occupati.
Occupati totali - Unità di lavoro
Livello, migliaia
Unità di lavoro
Occupati totali
300
280
260
240
220
200
180
160
140
120
100
80
85
90
95
00
05
10
15
L’andamento degli aggregati professionali al 2015
La tabella che segue distribuisce la previsione dell’occupazione al 2015 per i Grandi
Gruppi professionali della Classificazione delle Professioni ISTAT CP 2001.
4
L'occupazione al 2010 e le previsioni al 2015
GRANDI GRUPPI PROFESSIONALI***
Numero occupati
Variazione
2010*
2010-2015**
Legislatori, dirigenti e imprenditori
2015**
4.275
3.557
-718
441
274
-167
10.592
10.369
-223
Professioni am ministrative e di ufficio
8.786
8.549
-237
Professioni relative alle vendite ed ai servizi alle
famiglie
2.336
2.423
87
106.973
105.902
-1.070
22.348
22.528
180
4.749
4.337
-412
160.500
157.939
-2.561
Professioni intellettuali ad elevata specializzazione
Tecnici
Artigiani, agricoltori e operai specializzati
Conduttori di m acchinari e impianti
Professioni non qualificate
Totale occupazione
*Dati riproporzionati sui valori di Contabilità Nazionale
**Previsioni ISFOL-IRS basate su proiezioni metodo dei coefficienti fissi e metodo delle variazioni sempice
(media ponderata
***Si riportano i grandi gruppi professionali rlevanti per il settore
Fonte: elaborazioni ISFOL-IRS su microdati Istat Forze di Lavoro e previsioni ISFOL-REF
5