MACCHINE E APPARECCHI MECCANICI Le previsioni al 2016

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MACCHINE E APPARECCHI MECCANICI Le previsioni al 2016
MACCHINE E APPARECCHI MECCANICI
Le previsioni al 2016: valore aggiunto, produttività ed occupazione
Il settore della meccanica è un settore di specializzazione dell’economia italiana; il
valore aggiunto prodotto dal settore rappresenta il 2.3 per cento del Pil italiano. La
meccanica, grazie anche alla dinamica vivace della domanda di investimento, ha
costituito uno dei settori trainanti durante l’espansione conclusa nel 2008. Peraltro,
l’elevata propensione all’export e la ricerca di nuovi margini di competitività, ne
avevano fatto un settore esportatore attivo.
La dinamica dell’attività del settore è stata pertanto positiva per tutto lo scorso
decennio. Nella prima metà del decennio, la crescita media annua del valore
aggiunto è stata dell’1 per cento, ed è andata accelerando a partire dal 2004. La
dinamica brillante osservata nella seconda metà del decennio è stata però
bruscamente interrotta con la crisi, che ha comportato una caduta del valore
aggiunto del 22 per cento nel solo 2009. Nel 2010, però, si è osservato un
importante rimbalzo dell’attività, di oltre il 16 per cento, che ha consentito però di
recuperare solo una parte delle perdite nei livelli produttivi. La variazione media
annua tra il 2006 ed il 2011 è risultata positiva, pari all’1.8 per cento.
Sulle prospettive dell’attività produttiva nel settore pesano negativamente gli effetti
della recessione avviatasi nella seconda parte del 2011, anche se l’elevata
propensione all’export dell’industria meccanica dovrebbe in parte limitarne l’impatto
(data la natura interna della recessione). Pertanto nel breve periodo non è da
escludere una nuova caduta dei livelli produttivi. Nel medio termine, invece,
l’attività dovrebbe tornare lungo il profilo crescente evidenziatosi negli ultimi anni.
Si prevede così che nel periodo tra il 2012 e il 2016 l’industria meccanica cresca
dell’1.6 per cento in media all’anno.
Nel primo grafico viene rappresentata la crescita del settore dell’industria
meccanica; come misura dell’attività si utilizza il valore aggiunto a valori
concatenati, ovvero espresso in termini reali (depurato cioè dall’inflazione specifica
del settore).1
1
Il valore aggiunto è definito, per ogni impresa, come la differenza tra il valore della sua produzione e il
valore dei beni intermedi utilizzati. La somma dei valori aggiunti per le imprese operanti in un
1
Valore Aggiunto (*)
Variazioni % annue
20,0
15,0
10,0
5,0
0,0
-5,0
-10,0
-15,0
-20,0
-25,0
94
97
00
03
06
09
12
15
(*) A prezzi costanti
La produttività del lavoro è un’altra variabile di rilievo al fine di cogliere le tendenze
di ciascun settore dell’economia. La dinamica della produttività del lavoro2 è stata
positiva per tutti gli anni novanta. Nella seconda metà del decennio, però, si è
osservato
un
abbassamento
della
dinamica;
tale
rallentamento
è
peraltro
proseguito, e nel periodo tra il 2001 ed il 2005 la produttività è risultata
sostanzialmente stagnante, con un tasso di variazione medio annuo dello 0.1 per
cento. Nella fase successiva, di forte sviluppo del settore, si è invece osservata una
decisa accelerazione della produttività, che nel periodo tra il 2006 e il 2011 è
mediamente cresciuta del 2.2 per cento all’anno.
Tale tasso medio è la sintesi di una accelerazione durante gli anni di espansione, di
una marcata caduta nel 2009, quando la produttività si è ridotta del 12.8 per cento
in un anno, e del notevole rimbalzo osservato nel 2010, che ha riportato la
produttività sul trend lungo il quale si stava muovendo dal 2004.
determinato comparto produttivo rappresenta il valore aggiunto settoriale. Mediante la tecnica del
concatenamento, utilizzata nella contabilità nazionale a partire dal 2005, si è introdotta un indicatore
delle variazioni di volume che non tenga conto solo dei valori assunti in due momenti precisi (l’anno
corrente e quello base), ma che sia in grado di incorporare l’andamento complessivo del fenomeno
nell’intervallo di tempo considerato.
2
La produttività del lavoro è misurata dal valore aggiunto per unità di lavoro. Incrementi di produttività
permettono di conseguire determinati livelli produttivi con un minor fabbisogno di lavoro. In altre parole,
la produttività aumenta se l’occupazione cresce a ritmi inferiori a quelli del prodotto.
2
Tali oscillazioni sono dovute al fatto che il settore è stato fortemente interessato dal
fenomeno del labour hoarding: la caduta del valore aggiunto si è difatti tradotta in
una parallela contrazione della produttività del lavoro, consentendo di contenere la
diminuzione della domanda di lavoro. Simmetricamente, il labour hoarding si è
tradotto in un recupero della produttività con la ripresa: man mano che i livelli
produttivi aumentano, la manodopera presente, prima sottoutilizzata, è stata
impiegata in maniera più intensiva, recuperando in produttività.
La ristrutturazione in atto nel settore e i guadagni in termini di innovazione e
progresso delineano, in prospettiva, una ripresa della produttività a tassi medi
annui dello 0.8 per cento all’anno tra il 2012 e il 2016.
Produttività del lavoro
Livello, 1992=1
1,50
1,40
1,30
1,20
1,10
1,00
0,90
92
96
00
04
08
12
16
Nel terzo grafico si confronta l’andamento dell’occupazione con quello degli
equivalenti a tempo pieno, ovvero le unità di lavoro3.
Se all’inizio degli anni novanta la domanda di lavoro per il settore della meccanica
registrò una flessione, dalla seconda metà dello scorso decennio e fino al 2008 si è
registrata una crescita costante. Solo con la crisi la crescita della domanda di lavoro
si è interrotta. Nel 2009 le unità di lavoro si sono complessivamente ridotte di quasi
3
L’unità di lavoro rappresenta la quantità di lavoro prestata da un occupato a tempo pieno, oppure la
quantità di lavoro equivalente prestata da lavoratori a tempo parziale o che svolgono un doppio lavoro,
al netto della Cassa Integrazione. Le unità di lavoro sono dunque utilizzate come unità di misura del
volume di lavoro impiegato nella produzione dei beni e servizi; con tale misura si tiene conto delle
variazioni dell’orario di lavoro.
3
l’11 per cento. Nello stesso periodo, invece, la contrazione dei livelli occupazionali è
stata decisamente più contenuta (pari all’1.7 per cento). Questo perché buona
parte dei costi occupazionali della recessione sono stati assorbiti dalla diminuzione
delle ore lavorate per occupato, anche facendo ricorso alla Cassa Integrazione. Il
divario tra unità di lavoro e occupati è andato così ampliandosi. Tale divario ha
cominciato a ridursi nel 2010 e nel 2011, quando si è assistita ad una prima
normalizzazione.
In media, nel periodo tra il 2006 ed il 2011 le unità di lavoro si sono ridotte ad un
tasso medio annuo dello 0.4 per cento (concentrato interamente nell’ultimo
periodo, la cui contrazione ha più che compensato l’espansione degli anni
precedenti): il tasso medio annuo di variazione degli occupati nello stesso periodo è
stato invece positivo e pari a 0.4 punti percentuali.
In prospettiva, la ripresa dell’attività produttiva, benché in buona parte soddisfatta
mediante recuperi di produttività, permetterà una ripresa anche della domanda di
lavoro, una volta superato lo scoglio della recessione attuale. Nel periodo tra il 2012
e il 2016 la crescita delle unità di lavoro è prevista dello 0.8 per cento. La riduzione
degli orari di lavoro, anche per effetto della crescente diffusione del tempo parziale,
dovrebbe consentire una crescita più sostenuta dell’occupazione, pari all’1.1 per
cento in media all’anno.
Nel
2016
gli
occupati
nell’industria
meccanica
dovrebbero
aumentare
complessivamente di 28 mila 600 addetti, arrivando a quota 530 mila occupati nel
settore.
4
Occupati totali - Unità di lavoro
Livello, migliaia
Unità di lavoro
Occupati totali
550
500
450
400
350
300
92
94 96 98 00 02 04 06 08 10 12 14 16
L’andamento degli aggregati professionali al 2016
La tabella che segue distribuisce la previsione dell’occupazione al 2016 per i Grandi
Gruppi professionali della Classificazione delle Professioni ISTAT CP 2011.
L’andamento degli aggregati professionali al 2016
La tabella che segue presenta la distribuzione degli occupati del s ettore al 2011 e le previsioni al 2016 per i Grandi
Gruppi profes sionali della Class ificazione delle Profes sioni ISTAT CP 2011.
L'occupazione al 2011 e le previsioni al 2016
GRANDI GRUPPI PROFESSIONALI***
Numero occupati
Variazione
2011*
2011-2016**
2016**
Legis latori, imprenditori e alta dirigenza
22.229
23.495
1.267
Profess ioni intellettuali, s cientifiche e di elevata specializzazione
21.145
22.350
1.205
114.772
121.311
6.540
68.434
72.333
3.899
8.293
8.765
473
Artigiani, operai specializzati e agricoltori
137.744
145.593
7.848
Conduttori di impianti, operai di macchinari fiss i e mobili e conducenti di
veicoli
Profess ioni non qualificate
105.114
111.103
5.989
23.869
25.229
1.360
Totale occupazione
501.600
530.180
28.580
Profess ioni tecniche
Profess ioni esecutive nel lavoro d'ufficio
Profess ioni qualificate nelle attivita’ comm erciali e nei servizi
*Dati riproporzionati sui valori di Contab ilità Nazionale
**Previsioni ISFOL-IRS basate su proiezioni metodo dei coefficienti fissi
***Si riportano i grandi gruppi professionali rlevanti per il settore
Fonte: elaborazioni ISFOL-IRS su microdati Istat Forze di Lavoro e previsioni ISFOL-REF
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