INDUSTRIA DEL LEGNO Le previsioni al 2016 - ISFOL
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INDUSTRIA DEL LEGNO Le previsioni al 2016 - ISFOL
INDUSTRIA DEL LEGNO Le previsioni al 2016: valore aggiunto, produttività ed occupazione Il valore aggiunto prodotto dall’industria del legno rappresenta lo 0.3 per cento del Pil italiano. Il settore è un indotto delle costruzioni; nonostante lo sviluppo delle costruzioni nel corso degli anni duemila sia stato vivace fino al 2007, la dinamica dell’attività produttiva nell’industria del legno ha invece mostrato un trend negativo, dopo la crescita osservata negli anni novanta. Tra il 2001 ed il 2005 il valore aggiunto prodotto dal settore si è ridotto del 2.1 per cento all’anno, in media. La flessione si è intensificata nella seconda metà del decennio, quando l’attività produttiva si è contratta a ritmi medi annui del 3.4 per cento. Su tale risultato, però, ha influito notevolmente la crisi e le sue conseguenze. Quando la domanda di investimenti in costruzioni si è ridotta, con lo scoppio della bolla immobiliare, il settore ha visto sottrarsi quote rilevanti di domanda. Nel biennio 2008-2009 la produzione del settore si è complessivamente contratta di quasi 25 punti percentuali. Il settore è stato pertanto indirettamente interessato dall’overinvestment determinato dalle permissive condizioni di accesso al credito degli anni duemila. La caduta della domanda è permanente, dato che la correzione dell’attività di costruzioni è strutturale. Nel 2011, peraltro, la variazione è risultata ancora negativa. Il settore sperimenterà nei prossimi anni un ridimensionamento, conseguenza della riduzione dei livelli dell’attività edilizia; a ciò si sovrapporranno anche gli effetti negativi della recessione del biennio 2012-2013. Nel periodo tra il 2012 ed il 2016 la variazione media annua dell’attività sarà pari a –0.8 per cento, e i livelli produttivi persi con la crisi non saranno pertanto recuperati. Nel primo grafico viene rappresentata la crescita del settore dell’industria del legno; come misura dell’attività si utilizza il valore aggiunto a valori concatenati, ovvero espresso in termini reali (depurato cioè dall’inflazione specifica del settore).1 1 Il valore aggiunto è definito, per ogni impresa, come la differenza tra il valore della sua produzione e il valore dei beni intermedi utilizzati. La somma dei valori aggiunti per le imprese operanti in un determinato comparto produttivo rappresenta il valore aggiunto settoriale. Mediante la tecnica del concatenamento, utilizzata nella contabilità nazionale a partire dal 2005, si è introdotta un indicatore 1 Valore Aggiunto (*) Variazioni % annue 8,0 6,0 4,0 2,0 0,0 -2,0 -4,0 -6,0 -8,0 -10,0 -12,0 -14,0 94 97 00 03 06 09 12 15 (*) A prezzi costanti La produttività del lavoro2 è un’altra variabile di rilievo al fine di cogliere le tendenze di ciascun settore dell’economia. La produttività nel settore ha avuto un’evoluzione decisamente positiva fino all’inizio degli anni duemila, quando ha registrato alcune correzioni. Anche a causa delle crescenti difficoltà incontrate dal settore nel competere con le produzioni dei nuovi mercati, e alcune correzioni nei livelli produttivi, la produttività è caduta nel 2002 (-8 per cento), abbassando così la dinamica media annua, nel periodo tra il 2001 e il 2005. Nonostante un timido recupero congiunturale, il tasso medio annuo di variazione nel periodo è risultato così negativo (-0.3 per cento). La marginale ripresa negli anni successivi si è bruscamente interrotta in occasione della crisi: la produttività è complessivamente caduta di quasi il 15 per cento nel biennio 2008-2009. In altre parole, la contrazione dell’attività produttiva è stata in buona parte assorbita dalla riduzione della produttività, ovvero del grado di utilizzo del fattore lavoro, e meno dalla diminuzione della manodopera. Il settore, pertanto, è stato interessato dal fenomeno del labour hoarding. La contrazione della delle variazioni di volume che non tenga conto solo dei valori assunti in due momenti precisi (l’anno corrente e quello base), ma che sia in grado di incorporare l’andamento complessivo del fenomeno nell’intervallo di tempo considerato. 2 La produttività del lavoro è misurata dal valore aggiunto per unità di lavoro. Incrementi di produttività permettono di conseguire determinati livelli produttivi con un minor fabbisogno di lavoro. In altre parole, la produttività aumenta se l’occupazione cresce a ritmi inferiori a quelli del prodotto. 2 produttività è peraltro proseguita anche nel 2010 e si è osservato un rimbalzo ciclico solo nel 2011. In prospettiva, si prevede una certa stabilizzazione della produttività, che dovrebbe sperimentare solo una modesta crescita, dato il contributo negativo apportato dal capital deepening (a causa dell’overinvestment nel settore che disincentiva un nuovo ciclo di accumulazione dello stock di capitale). Tra il 2012 ed il 2016 il tasso medio di variazione sarà pari a 0.5 punti percentuali all’anno. Produttività del lavoro Livello, 1992=1 1,35 1,30 1,25 1,20 1,15 1,10 1,05 1,00 0,95 0,90 92 96 00 04 08 12 16 Nel terzo grafico si confronta l’andamento dell’occupazione con quello degli equivalenti a tempo pieno, ovvero le unità di lavoro3. La dinamica dell’occupazione evidenzia nel complesso un trend negativo già a partire dagli anni novanta. Gli occupati sono scesi da circa 197 mila del 1992 a circa 17 mila a metà anni duemila. La flessione dell’occupazione è peraltro andata accentuandosi negli anni. Anche nel periodo tra il 2006 ed il 2011 è stata piuttosto intensa: gli occupati si sono ridotti ad un ritmo dell’1.7 per cento all’anno, in media; complessivamente si sono persi quasi 17 mila addetti nel settore. La riduzione dei livelli occupazionali nel biennio di crisi, 2008-2009, è stata ampia (-7.4 per cento) 3 L’unità di lavoro rappresenta la quantità di lavoro prestata da un occupato a tempo pieno, oppure la quantità di lavoro equivalente prestata da lavoratori a tempo parziale o che svolgono un doppio lavoro, al netto della Cassa Integrazione. Le unità di lavoro sono dunque utilizzate come unità di misura del volume di lavoro impiegato nella produzione dei beni e servizi; con tale misura si tiene conto delle variazioni dell’orario di lavoro. 3 ma tutto sommato contenuta se confrontata con il crollo osservato nell’attività; questo è stato reso possibile grazie al fenomeno del labour hoarding. In prospettiva, il ridimensionamento del settore influenzerà l’andamento della manodopera impiegata; nel medio termine, tra il 2012 e il 2016, gli occupati nel settore del legno si ridurranno dell’1.1 per cento all’anno. Nel 2016 gli addetti espulsi, rispetto ai livelli registrati nel 2011 saranno complessivamente 8 mila 300. Le perdite cumulate nel 2016 rispetto ai livelli pre crisi (2007) saranno così pari a oltre 22 mila occupati. Occupati totali - Unità di lavoro Livello, migliaia Unità di lavoro Occupati totali 220 200 180 160 140 120 100 92 94 96 98 00 02 04 06 08 10 12 14 16 4 L’andamento degli aggregati professionali al 2016 La tabella che segue distribuisce la previsione dell’occupazione al 2016 per i Grandi Gruppi professionali della Classificazione delle Professioni ISTAT CP 2011. L'occupazione al 2011 e le previsioni al 2016 GRANDI GRUPPI PROFESSIONALI*** Legis latori, imprenditori e alta dirigenza Numero occupati Variazione 2011* 2011-2016** 2016** 2.943 2.783 -160 80 75 -4 11.147 10.541 -606 Profess ioni es ecutive nel lavoro d'ufficio 8.797 8.319 -478 Profess ioni qualificate nelle attivita’ comm erciali e nei servizi 1.406 1.329 -76 Artigiani, operai specializzati e agricoltori 97.697 92.387 -5.310 Conduttori di impianti, operai di macchinari fis si e mobili e conducenti di veicoli Profess ioni non qualificate 24.002 22.698 -1.304 6.722 6.357 -365 152.793 144.489 -8.304 Profess ioni intellettuali, scientifiche e di elevata specializzazione Profess ioni tecniche Totale occupazione *Dati riproporzionati sui valori di Contab ilità Nazionale **Previsioni ISFOL-IRS basate su proiezioni metodo dei coefficienti fissi ***Si riportano i grandi gruppi professionali rlevanti per il settore Fonte: elaborazioni ISFOL-IRS su microdati Istat Forze di Lavoro e previsioni ISFOL-REF 5