Le donne: il Sole nell`universo di Umberto Saba
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Le donne: il Sole nell`universo di Umberto Saba
Le donne: il Sole nell’universo di Umberto Saba Beatrice, Laura, Fiammetta e Lina: molte donne hanno ispirato i poeti, fungendo da muse. Nel corso della storia la visione della figura femminile è mutata notevolmente: tra il periodo che oscilla tra l’Ottocento e il Novecento, si ha un radicale cambiamento della prospettiva riguardante la figura della donna. Infatti, già dai primi anni del ‘900 in Inghilterra, ma anche in Francia, si ha la nascita dei movimenti femministi i quali rivendicavano i diritti della donna. Difatti, grazie a questi movimenti e a questa nuova ‘rivoluzione’, si inizia a vedere il cambiamento della donna nell’ambito sociale, soprattutto lavorativo. In ambito sociale vediamo come la figura della donna acquisisca sempre più importanza, conquistando diritti che prima erano prerogativa degli uomini:dal semplice camminare su una via della città sino alla libertà di istruzione. Molto più importante è l’introduzione della donna anche in un ambito politico, che fino ad allora era riservato solamente ad un mondo maschile: infatti già nel 1908 si ha l’istituzione del primo congresso delle donne italiane. Nonostante tutti i cambiamenti e i riconoscimenti dovuti a questi movimenti e a queste conquiste, nella letteratura italiana la donna continua ad essere spesso rappresentata come una donna lussuriosa la quale, bella e provocante, è l’incarnazione di ciò che è sconosciuto all’uomo ma allo stesso tempo è affascinante e nocivo. Continua, dunque, ad esserci una visione della donna come entità esistente unicamente in funzione dell’uomo. Nel corso degli anni, nella letteratura italiana, abbiamo visto molte volte come la donna assume un diverso ruolo nella poesia. Uno dei poeti più importante del Novecento è Umberto Saba. Come molti altri poeti famosi, ad esempio Dante Alighieri, Francesco Petrarca, Giovanni Boccaccio e Gabriele D’Annunzio, anche Saba ha come oggetto della sua poesia la donna amata. Analizzando le varie figure della donna che vediamo durante il tempo, ne emergono degli esempi: Dante Alighieri con Beatrice, donna amata e onorata dall’autore e paragonata ad un angelo proprio perché è per lui un mezzo per arrivare fino il divino; o Petrarca, invece, con Laura che è una figura terrena e che di angelico assume solamente i tratti fisici. Pur non avendo mai toccato, parlato o avuto un rapporto con Laura, Petrarca la ama e la descrive come perfetta, anche se questa figura cambia nel corso della storia del poeta, avvicinandosi poi nella mente del poeta ad una donna che lo allontana da Dio e che, insieme ad altri motivi, crea per il poeta un conflitto interiore. La figura della donna con Boccaccio, invece, cambia totalmente in quanto la donna è vista nelle vesti più comuni e con comportamenti meno eleganti o angelici nel Decamerone. 1 Avvicinandoci invece al periodo che stiamo trattando, contemporaneamente a Saba, possiamo vedere come per D’Annunzio la donna assume, appunto, una figura fatale, tanto dannata quanto bella e affascinante: difatti, la donna in questi anni è vista come figura da innalzare in quanto seducente, unica e al di sopra di ogni immaginazione. Pur avendo come punto comune la donna come oggetto della sua poesia, Saba non condivide il pensiero dei suoi predecessori: infatti, Lina non condivide i tratti di donna-angelo come Beatrice di Dante ma si avvicina più a Laura di Petrarca purché assume la figura di donna terrena. Un’altra differenza con gli altri poeti è che Umberto Saba scrive di Lina che è sua moglie e quindi si tratta di un rapporto all’interno del legame coniugale. Carolina Wölfler, detta Lina, è la figura femminile dominante nelle poesie di Saba, che la descrive come ''se non la sola, certo la più importante, la dominante, la regina.'' Si conobbero nel 1904 e si sposarono alcuni anni dopo, nel 1909, anno in cui nacque anche la loro figlia Linuccia. Nel corso del loro matrimonio attraversarono anche periodi duri; una crisi familiare aveva indotto Lina ad abbandonare il marito, spesso distante e disinteressato, tradendolo. Il loro amore però era talmente forte che riuscirono a risolvere la crisi tra di loro, tornando a vivere insieme a Bologna: 'ed amai nuovamente; e fu di Lina dal rosso scialle il più della mia vita.' Lo scialle rosso era uno dei segni che secondo Saba la distingueva, la rendeva unica rispetto a tutte le altre donne: anche quando la vide per la prima volta lo indossava, per questo rimase impresso nella sua mente; caratterialmente era una donna passionale, piena di vita, caratteristiche che non si accordavano pienamente con quelle di Saba, che aveva un carattere scontroso. Nonostante ciò le dimostrò costantemente attraverso le poesie il suo amore incondizionato, senza far ricorso all'utilizzo di termini esageratamente dolci o metafore classiche; un esempio chiaro è nella poesia A mia moglie: in essa l'amore per la moglie Lina si esprime in modo davvero insolito, attraverso una serie di paragoni con le femmine di alcuni animali: la gallina con un portamento eretto e superbo, la giovenca poiché ha quel sentimento materno, lieto; la cagna, che ha una devozione incondizionata, un amore tenace e geloso; la coniglia protettiva con i suoi coniglietti ed infine l'ape e la formica, che si possono paragonare alla sua indole di donna energica, lavoratrice. All'apparenza sembrano paragoni bizzarri, quasi offensivi, a tal punto che Lina in un primo tempo si sentì quasi offesa di tali accostamenti; in realtà la poesia è pervasa da un sentimento di intensa tenerezza e dolcezza, poiché ad ogni animale viene attribuita una caratteristica 2 fondamentalmente positiva. Inoltre, nelle ultime righe della composizione, Saba specifica come per lui la donna sia il tramite fra l'uomo e Dio e sia capace di elevare l'anima dell'uomo che la ama. E così nella pecchia ti ritrovo, ed in tutte le femmine di tutti i sereni animali che avvicinano a Dio Saba scrisse appassionate e sincere poesie amorose a sua moglie, a tal punto che può essere considerata come la sua musa. L’anima del poeta, dal primo incontro con Lina, fu sempre legata alla sua e questo legame non finì, terminando solo con la morte. Lina viene nelle sue composizioni descritta come una donna con un carattere malinconico, segnato da profondo dolore; Saba ne riconosce l’altruismo, la mancanza di malizia e furbizia, totalmente estranei al suo modo di essere. La lirica a lei rivolta è ricca di dolcezza, incentrata su una figura di donna insieme normale e unica. Con pochi tratti individua la sua unicità, la sua femminilità, maternità, scrivendo la sua totale dedizione alla donna di tutta la sua vita. Dopo una lunga e tormentata malattia nel 1956 Lina muore, lasciando Saba ormai malato e anziano e la figlia Linuccia: a quest'ultima il poeta scrisse la sofferenza dopo la sua partenza, sottolineando ancora una volta quanto amore provasse veramente per la moglie: ''Dio mio, Linuccia, com’era bella allora tua madre! E come era bella, allora, la nostra città! Tutto questo mondo, adesso, è morto: da qualche mese è morta, a quasi ottant’anni, anche tua madre. Intanto, e nell’attesa di raggiungerla io, qualche volta, la vedo. Steso sul letto di un ospedale, sono i soli momenti per me sopportabili. Ha sul volto un sorriso mesto ed ineffabile (quale non le vidi mai da viva).'' Linuccia è il nome che il poeta e sua moglie decidono per la loro unica erede, nata il 24 gennaio del 1910. Fin da subito Saba mette in mostra il suo grande attaccamento per la figlia, conseguenza probabile del distacco iniziale tra i due, dovuto alle frequenti discussioni dei coniugi che spinsero poi la madre Lina ad allontanarsi da Trieste e tornare nel paesino natale. I tre si ricongiungeranno a distanza di due anni. Il poeta ne dona una descrizione nella poesia Ritratto della mia bambina : ''La mia bambina...con gli occhi grandi colore del cielo e dell'estiva vesticciola'' da cui si capisce la vaga somiglianza somatica tra i due, dal colore "cielo" degli occhi; '' io ben so a quali posso la mia 3 bambina assomigliare...alla marina schiuma...a quella scia ch'esce azzurra dai tetti... e ad altre cose leggere e vaganti'' Nelle ultime righe invece presenta la semplicità, l'innocenza dell'infanzia, come fragile apparisse la bambina agli occhi del padre, legato a lei soprattutto da questa fragilità, che descrive poi anche nella poesia presente nel Canzoniere, A mia figlia, la quale inizia con parole che riportano alla delicatezza, alla purezza che riscontrava nel ''tenero germoglio'', ''Che non amo perchè sulla mia pianta sei rifiorita, ma perchè sei tanto debole e amore ti ha concesso a me ''. Se aveva inizialmente questa idea che la figlia fosse debole, poi al crescere di quest'ultima, i rapporti tra i due cambieranno e saranno caratterizzati da complicità e contrasto. Infatti Saba riscontra in lei l'unica complice, l'unica dotata di sensibilità artistica probabilmente ereditata dal padre stesso, con la quale affrontare i problemi legati al lavoro a cui Linuccia serba sempre molta dedizione. Le cose diventano più difficili quando lei, ormai una donna, decide di trasferirsi a Roma per lavorare come segretaria nello studio di Carlo Levi, duro colpo da digerire per il poeta che aveva da sempre immaginato la figlia come una perfetta donna di casa dedita ai lavori famigliari piuttosto che a quelli pubblici. Ma sicuramente la figura dell'unica figlia, anche se non unica donna nella vita del poeta, fu determinante e concesse alle poesie di Saba quella serenità, dolcezza e purezza che prima non esistevano; la nascita fu rilevante anche nel rapporto con la coniuge. Linuccia infatti possiede i tratti caratteriali della madre, ai quali il poeta associa in più la dolcezza, che probabilmente con il passare degli anni era venuta a mancare nel rapporto matrimoniale. Egli stesso accenna a qualcosa di simile nella poesia A mia figlia : '' Ti conquisti la casa a poco a poco, e il cuore della tua selvaggia mamma...Ti accoglie in grembo una sì bella e pia Mamma, e ti gode. E il suo vecchio amore oblia.'' Un'altra delle persone e figure femminili più importanti nella vita del poeta è, comprensibilmente, la madre, con la quale il poeta ha un rapporto difficile. Umberto Saba nelle prime fasi della sua vita fu più legato alla sua balia che a sua madre. La causa di ciò fu che la madre ebbe un passato terribile in quanto a uomini e ne fu condizionata nella visione e educazione di suo figlio, infatti fu abbandonata da suo marito prima ancora che Umberto nascesse. Lei lo affidò a una balia, non avendo la forza di affrontare i problemi della sua vita da sola, ma qualche anno dopo ci ripensò e lo rivolle con sé. Umberto si ritrovò spiazzato: la madre tendeva a reprimere, nel piccolo Saba, con la propria severità, i caratteri della mascolinità a lei sgraditi per un’ infelice esperienza matrimoniale. Alla 4 severità materna, il piccolo non reagisce in modo aggressivo, comportandosi affettuosamente con la madre, anche se interiormente la rimprovera di impedirgli i suoi giochi e, al di là di questo, di averlo sottratto alla vita felice con la balia. Saba si trovava dunque di fronte ad una scelta molto difficile: o obbedire alla madre, rinunciando ai giochi preferiti, oppure ribellarsi alla madre ma convivendo con i sensi di colpa. Tentò di trovare un compromesso ma alla fine tenne dentro tutta la sua infelicità. Tutto questo si può ritrovare in una sua poesia intitolata Eroica riportata di seguito: Eroica - Umberto Saba Nella mia prima infanzia militare Schioppi e tamburi erano i miei giocattoli; come gli altri una fiaba, io la canzone amavo udire dei coscritti. Quando Con sé mia madre poi mi volle, accanto mi pose, a guardia, il timore. Vestito non mi vide da soldato, in visita da noi venendo, la mia balia. Assidui moniti udivo da mia madre; i casi della sua vita, dolorosi e mesti. E fu il bambin dalle calze celesti, dagli occhi pieni di un muto rimprovero, buono a sua madre e affettuoso. Schioppi più non ebbi e tamburi. Ma nel cuore io li celai; ma nel profondo del cuore furono un giorno i versi militari; oggi sono altra cosa: il bel pensiero, 5 forse, onde resto in tanto strazio vivo. Saba si riavvicinerà alla madre durante il periodo dell’adolescenza. Le dedicherà successivamente ripensando a quel periodo della sua vita la poesia Eros, che mette in risalto le sensazioni del poeta riguardo a una scena senza tempo, la nudità materna, che suscita sempre scalpore e ambiguità. Solitamente si proverebbe piacere di fronte alla nudità, ma entra in gioco la legge morale se il soggetto in questione è la propria madre. E’ questa una poesia non convenzionale, innovativa e spiazzante per il lettore. Saba, infatti, è affiancato da altri grandi poeti del Novecento, in cui però non viene esaltato questo lato “oscuro”, come Gabriele D’annunzio con Consolazione, Eugenio Montale con A mia madre, Giuseppe Ungaretti con La madre e Pier Paolo Pasolini con Supplica a mia madre. I temi principali della poesia di Saba sono la morte e la gratitudine. Risulta intrisa di antitesi, che indicano l’indecisione e il dubbio del poeta, la “guerra” tra giusto e sbagliato, con numerosi segni di punteggiatura a confermare il tutto. Il ritmo, infatti, nonostante la semplicità del metro, per mezzo dell’uso di molti enjambements, sembra corrispondere al susseguirsi dei pensieri dell’adolescente che guarda la scena. Molto significativa è la rima tra “leggera, altera, guerriera”, tre aggettivi che possono descrivere la vita del poeta con la balia, in contrapposizione alla legge morale incarnata dalla madre. L’amore di cui parla Saba non è inteso in senso platonico, ma va letto come impulso naturale dell’essere umano. Eros – Umberto Saba Sul breve palcoscenico una donna fa, dopo il Cine, il suo numero. Applausi, a scherno credo, ripetuti. In piedi, dal loggione in un canto, un giovanetto, mezzo spinto all'infuori, coi severi occhi la guarda, che ogni tratto abbassa. È fascino? È disgusto? È l'una e l'altra cosa? Chi sa? Forse a sua madre pensa, pensa se questo è l'amore. I lustrini, sul gran corpo di lei, col gioco vario delle luci l'abbagliano. E i severi 6 occhi riaperti, là più non li volge. Solo ascolta la musica, leggera musichetta da trivio, anche a me cara talvolta, che per lui si è fatta, dentro l'anima sua popolana ed altera, una marcia guerriera. Nella sua opera più importante, il Canzoniere, emerge un’altra figura femminile di rilievo, quella dell’amante soprannominata Chiaretta, la quale è possibile identificare come Giulia Morpurgo. Essa è presente in dodici delle tredici liriche dell’ Amorosa spina – volume primo – e nel secondo volume in Preludio e canzonette. La giovane donna lavorò all’età dei diciassette anni, dal settembre 1920 al settembre 1921, nella libreria di Saba e quest’ultimo ancora giovane ne rimase affascinato. La figura di Chiaretta è in netta contrapposizione rispetto a quella di Lina, sua moglie. La prima rievoca nel poeta sensazioni più giovanili e vengono messi in risalto i sensi, come ad esempio la vista, cosa inesistente nelle descrizioni della moglie, che è più una figura ultraterrena rispetto alla ragazza. Vengono esaltati i pregi del carattere e la sua bontà. Dico al mio cuore, intanto che t'aspetto – Umberto Saba Dico al mio cuore, intanto che t'aspetto: scordala, che sarà cosa gentile. Ti vedo, e generoso in uno e vile, a te m'affretto. So che per quanto alla mia vita hai tolto, e per te stessa dovrei odiarti. Ma poi altro che un bacio non so darti quando t'ascolto. Quando t'ascolto parlarmi d'amore sento che il male ti lasciava intatta; sento che la tua voce amara è fatta per il mio cuore. 7 La tematica è quella dell’amore sofferto e crudele, dal quale però l’amante non riesce a staccarsi perché la donna lo tiene legato a sé con i vincoli di un sentimento a cui l’uomo non riesce a rinunciare. Nella prima quartina è espressa tutta la voglia del poeta di dimenticare la donna, ma alla sua vista tutto quello appena pensato svanisce e la passione lo acceca. E’ attirato da lei come una calamita, come se il suo volere non contasse niente, perché è consapevole del male che le causa la donna, ma non riesce a ignorarla. Sono presenti due anastrofi (v.5 e v.7,) inoltre si trova un’anafora (v.10 e v.11) di “sento che” che ci trasmette l’ansia e la preoccupazione dello scrittore. Dolcezza e inquietidine, amore ed odio, insicurezza ed ammirazione, sofferenza e serenità; nell'animo del poeta convivono continuamente sentimenti contrastanti che lo accompagneranno fino alla fine dei suoi giorni, provocati dalla presenza di donne che hanno influenzato il modo di esprimere il suo essere attraverso la poesia. BIBLIOGRAFIA • La donna tra ‘800‘900, http://www.unaqualunque.it/a/2473/tra-l%27ottocento-e-ilnovecento-le-donne-nella-nascente-societa-di-massa.aspx • Umberto Saba, Il Canzoniere, Einaudi, Torino, 2014 • Umberto Saba, Wikipedia: http://it.wikipedia.org/wiki/Umberto_Saba _____________________________________________________ Bartolozzi Valeria Classe 4LB Lombardi Sara Classe 4LB Romano Matteo Classe 4LB Ursini Federica Classe 4LB 8