La TV: buona baby sitter o cattiva maestra?

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La TV: buona baby sitter o cattiva maestra?
2
S
in alute
La TV: buona baby sitter
o cattiva maestra?
Per molti bambini è l’amico con il quale giocare, i genitori la considerano
una comoda baby sitter, mentre alcuni psicologi lanciano l’allarme: la
televisione rende infantili gli adulti e precocemente adulti i bambini.
Chi ha ragione? È proprio vero che la TV aiuta a crescere in fretta, o al
contrario, interferisce con lo sviluppo emotivo del bambino?
BAMBINI E TELEVISIONE
S
ia che si tratti di fiction, sia
che si tratti di informazione,
in TV gli elementi piacevoli
scarseggiano, a favore di scene impressionanti o violente. Per contro, la pubblicità offre
un’immagine del mondo edulcorata
e fasulla. Sul piccolo schermo nel
giro di pochi secondi si può passare
dalle immagini più feroci e truculente di certi film a quelle sdolcinate e patinate della “happy family”
di tanti spot. Quale messaggio arriva
realmente ai nostri figli? Quali pericoli potenziali per lo sviluppo dei
bambini si nascondono nel piccolo
schermo?
Parliamo di bambini e televisione
con il dott. Massimo Molteni, Neuropsichiatra Infantile e Primario del
Raggruppamento di Psicopatologia
dell’età evolutiva dell’Istituto Scientifico “Eugenio Medea”.
Il famoso filosofo e premio Nobel Karl Popper sostiene che la
televisione ha assunto il valore
di un’autorità morale. Lei pensa
che ciò sia avvenuto a spese di
altre autorità, quali la famiglia
o la scuola?
A mio parere non è significativo sapere se la televisione ha soppiantato
altre autorità: ciò che preoccupa è il
fatto che l’enorme potere di cui go-
de la televisione sia sottoposto unicamente al controllo delle
logiche economiche e commerciali. Beninteso, io non ritengo che in sé il profitto sia un disvalore, ma penso che
nessuno accetterebbe l’idea che l’autorità morale,
ovvero quella
che stabilisce
le regole di
comportamento, sia contemporaneamente
la stessa entità
che trae un profitto commerciale dall’applicazione
delle regole stesse.
Questo è quanto
avviene nei regimi
teocratici, che in
nome e per conto della divinità stabiliscono le regole e poi gestiscono
in base ad esse la vita quotidiana di
un popolo: inevitabile la tentazione
di manipolare le norme di comportamento a proprio vantaggio.
Si parla di regolamentare il sistema televisivo: pensa sia più
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corretto offrire ai bambini un
mondo edulcorato ma fasullo o
reale ma violento?
Non porrei la questione in questi
termini. Bisognerebbe invece chiedersi: a che serve la rappresentazione del mondo? Se la logica è quella
educativa, è necessario rappresentare la realtà del mondo secondo modalità veritiere, facendo
però attenzione a
non sovraccaricare di significati e
di emozioni
chi assiste a
questa rappresentazione. Per
fare esperienza della
realtà che
ci circonda non è
necessario sperimentare
al massimo grado
tutte le emozioni:
quando insegniamo a mangiare ad
un bambino, nessuno troverebbe
sensato fargli provare tutti i cibi
commestibili, nella stessa quantità
consumata da un adulto!
Purtroppo la rappresentazione del
mondo che viene offerta ad un bam-
bino non ha finalità educative, ma
solo commerciali, quindi utilizza i
codici emotivi unicamente per catturare l’attenzione dello spettatore,
con una finalità ben diversa da
quella di insegnare a regolare i propri comportamenti.
Riflettendo bene, è proprio in questo caso che la rappresentazione del
mondo non risulta veritiera, perché
propone, condensati nel breve spazio televisivo, solo contenuti ad alto
impatto emozionale: ma nella realtà
gli eventi emotivamente carichi si
diluiscono in una quotidianità fatta
anche di numerose situazioni a basso impatto emotivo, che ne facilitano l’assorbimento.
Per tornare all’esempio di prima,
nel cibo che ingeriamo non ci sono
solo proteine o carboidrati, ma anche acqua, fibra, materiali non assimilabili: sarebbe un bel guaio per la
salute e per la linea se 100 grammi
di pasta fossero l’esatto equivalente
di 100 grammi di carboidrati!
I tempi televisivi così veloci danno tempo ai bambini per elaborare sia emotivamente che intellettualmente quel che vedono?
C’è ancora spazio per le loro domande e i loro perché?
I tempi veloci sono dettati dall’esigenza di tenere il maggior numero
di telespettatori incollati al piccolo
schermo: non riflettiamo mai abbastanza sul fatto che la “merce venduta” è il numero dei telespettatori
in ascolto e che questa numerosità
determina il valore economico della
produzione televisiva! In queste
condizioni la fatica di chi deve rielaborare il messaggio televisivo aumenta a dismisura: il bambino si
trova quindi in una dimensione innaturale. Per fortuna le sue capacità
di adattamento sono formidabili, a
condizione però che non ci siano