la cultura - Fondazione Bergamo nella Storia

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la cultura - Fondazione Bergamo nella Storia
AGE OF EXTREMES LABORATORIO-MOSTRA PER LA STORIA DEL ‘900
LA CULTURA
De Martino indicava proprio nella crisi irrimediabile della cultura occidentale le ragioni
dell’affermarsi di un irrazionalismo che “dava credito sempre maggiore al lato oscuro dell’anima, o alla volontà
cieca, o all’istinto, o a quant’altro potesse far valere il contraddittorio, il torbidamente vitale, l’aggressivo”. Di
fronte al venir meno della “ragione storica” il discorso degli etnologi irrazionalisti veniva a riguardare così,
secondo De Martino, non tanto il primitivo, la mentalità arcaica, ma anche e soprattutto la “irrisolta crisi di tutta
la cultura europea, la immediata attualità della irrazionale vita primitiva, il suo valore anche per noi” (L.
Mangoni, "La cultura: periodizzazioni e apocalisse").
Come sostiene Hobsbawm, il Novecento è stato il secolo dell'uomo della strada ed è
stato dominato da forme d'arte prodotte dall'uomo comune e a lui destinate e ciò che viene esposto in mostra
ne è un esempio.
L’intellettuale del Novecento è costretto quotidianamente a schierarsi, a decidere “con chi
e per chi” svolgere la propria attività; essa esce dai luoghi elitariamente preposti alla cultura ed entra
direttamente nella società a fianco o contro i propri governi, in altre parole diventa "militante". I letterati
cominciano a scrivere i proclami politici, gli artisti vengono cooptati e diventano "simboli", i musicisti devono
fare i conti con la diffusione di massa del grammofono, ma soprattutto della radio: essa non cambiò la musica,
ma il ruolo della musica nella vita contemporanea, compreso il suo ruolo di atmosfera sonora che avvolge la
nostra quotidianità.
Scrive Walter Benjamin a proposito del dipinto di Paul Klee "Angelus Novus",
riassumendo bene la "filosofia" del Novecento: Ha il viso rivolto al passato. Dove ci appare una catena di
eventi, egli vede una sola catastrofe, che accumula senza tregua rovine su rovine e le rovescia ai suoi piedi.
Egli vorrebbe ben trattenersi, destare i morti e ricomporre l'infranto. Ma una tempesta spira dal paradiso, che si
è impigliata nelle sue ali, ed è così forte che egli non può chiuderle. Questa tempesta lo spinge irresistibilmente
nel futuro, a cui volge le spalle, mentre il cumulo delle rovine sale davanti a lui al cielo. Ciò che chiamiamo il
progresso, è questa tempesta.
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