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Cultura
Non leggerò mai più le “e-mail”
Eric Satie non apriva mai le lettere che riceveva, però rispondeva a tutte. Guardava attentamente
chi era il mittente e gli scriveva una risposta.
Enrique Vila-Matas 22 AGO 2013
Eric Satie non apriva mai le lettere
che riceveva, però rispondeva a
tutte. Guardava attentamente chi
era il mittente e gli scriveva una
risposta.
Quando morì, trovarono tutte le
lettere chiuse, e alcuni amici se la
presero a male. Tuttavia, non c’era
motivo di arrabbiarsi.
Quando pubblicarono le lettere
insieme alle risposte, il risultato fu
molto interessante. “Questa
corrispondenza è fantastica perché
tutti qui parlano di cose diverse tra
loro, e certamente, questa è
l’essenza del dialogo”, disse
Ricardo Piglia.
Quest’estate mi imbarcai nel veliero
Zacapa, un Frers Dorado 36,
battezzato con il nome del rum per
via del colore del legno. Due
esperti navigatori - uno di loro è un
pubblicista e proprietario della
barca e l’altro è un amico scrittore mi permisero di salire a bordo nel
porto di Marsiglia, la città dove con grande passione ho passato gli ultimi mesi a scrivere il
mio ultimo romanzo e finendo in una serie di guai indesiderati.
Devo dire che mai mi hanno obbligato a collaborare ai lavori del Zacapa, sebbene, a
quanto sembri, vedendo che non davo una mano per niente e che mi limitavo solamente ad
origliare i loro dialoghi in alto mare, ci furono momenti nei quali entrambi sentivano il
desiderio di buttarmi in acqua.
Alla fine mi lasciarono in un piccolo hotel nella baia di Nora, nel sud della Sardegna, vicino
alle rovine del villaggio fenicio di Pula. Mi trovo qui da cinque giorni, tra la spiaggia e la
piscina e la visita ossessiva alle rovine, le quali sono, senza dubbio alcuno, la cosa più
interessante che c’è qui intorno.
La linea Wifi dell’hotel ha funzionato in modo così altalenante da farmi saltare i nervi. Per
vendicarmi, ma anche per gioco e per strizzare l’occhio a Satie, oggi renderò omaggio alla
vera essenza del dialogo rispondendo a alle e-mail che mi sono arrivate durante le vacanze
e che non ho letto, né penso di leggere.
All’ email 1 (un grande amico) ho risposto che non siamo così cafoni e che la prova sta nel
fatto che alcune presuntuose figure letterarie devono più di uno dei loro successi al fatto
che ci imbarazziamo a sembrare invidiosi.
All’ email 2 (sospetto che sia un intervistatore) ho risposto che c’è una scrittrice, Elisabeth
Robinson, alla quale, quando chiedono se la sua opera narrativa sia autobiografica o meno,
risponde sempre cosi: “Si per il 17 per cento. Prossima domanda, per favore!
All’ email 3 ho raccomandato di non leggere gli autori che cercano di imporre un tipo di
scrittura escludendo gli altri, perché è da zotici non sostenere che devono esistere multiple
forme di letteratura, tante quante le forme di vita.
All’ email 4 (l’allenatore del Bayern) ho scritto dicendogli che i critici presuntuosi migliorano
solamente quando sono abbronzati.
All’ email 5 ho confessato che a Marsiglia ho sognato per tutto il tempo di trovare nella
strada pallottole inesplose.
All’ email 6 (editore in crisi che ha sempre e solo difeso i suoi interessi commerciali e mai
quelli intellettuali), ho insinuato che nelle avversità conviene molto spesso intraprendere
alla fine la strada più rischiosa.
All’ email 7 ho detto che mi sarebbe piaciuto rifugiarmi per un anno intero a Parigi o a New
York e scappare da quegli stupidi della mia terra, però ormai è tardi per tutto.
All’ email 8 (mittente di natura invidiosa) ho raccontato che non ci avrei messo tanto a
spalmare del burro su una fetta biscottata.
All’ email 9 ho detto che la verità ha la struttura della finzione.
All’ email 10 ho spiegato che non mi dispiacerebbe conoscere Abu Dabi se potessi ritornare
a casa in giornata.
All’ email 11 ho detto che fra i miei autori preferiti ci sono David Markson y Flann O’Brien, e
tutti gli autori preferiti da Markson e O’Brien, e tutti gli autori che a loro volta sono i loro
preferiti.
All’ email 12 ho scritto come se stessi scrivendo una cartolina: in vacanza in Sardegna.
Rovine e luna piena. Cibo spettacolare. Mi sono rifiutato di farmi degli amici. Abbracci
All’ email 13 ho raccontato che ormai mi sono stancato di aspettare, di intraprendere, di
ottenere, di allacciare e slacciare, di perseverare e insistere.
All’ email 14 (uno scrittore principiante) ho detto che non leggo niente per paura di trovare
cose che vadano bene
All’ email 15 ho spiegato che ho potuto confermare che è vero che quando guardi l’abisso,
anche l’abisso guarda me.
All’ email 16 ho raccontato che la più grande discussione che ho avuto nella mia vita è stata
a Soria, è durata due giorni ed è arrivata a essere violenta. Ho discusso su come si
pronunciasse Robert Mitchum
All’ email 17 ho confermato che Norma Jean Baker si è suicidata
All’ email 18 ho ricordato che tutto resta però cambia, infatti le cose si ripetono mortalmente
tutti i giorni in ciò che è nuovo, e il nuovo scorre velocemente
Quando stavo per chiudere il computer, è arrivata in extremis da Marsiglia l’email 19, alla
quale ho risposto che non intendo pagare i miei debiti e che mi dispiace ma ho fretta,
perché esco immediatamente per andare a vedere le rovine di Pula, dove - e troverò un
modo per scusarmi- ho organizzato tutto per suicidarmi stanotte.
E’ possibile che mi abbia inviato un’altra mail. Fa lo stesso. Capitemi, è una questione seria
e so che è definitiva: non leggerò mai più le email.