Ed è finita - Ethenea Independent Investors SA
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30 gennaio 2015 • Pagina 1 APROPOS… [email protected] | ethenea.com Ed è finita1 Il 15 gennaio alle 10.30 la Banca nazionale svizzera (BNS) ha sorpreso i mercati finanziari mondiali «abbandonando» la politica del tasso di cambio minimo adottata qualche anno prima. Subito dopo l'annuncio, il franco svizzero (CHF) si è nettamente apprezzato e la borsa elvetica ha subìto un crollo. Oltre alle gravi conseguenze sull'economia del paese, il brusco abbandono di questa politica dimostra la fragilità del nostro sistema finanziario. anziché in un suo rafforzamento. Questo è il paradosso dell'attacco speculativo a una valuta «rifugio». Irrazionalità razionale Gli obiettivi della BNS sono definiti chiaramente sul suo sito web: «il suo obiettivo principale è assicurare la stabilità dei prezzi alla luce dell'andamento dell'economia»2; «la stabilità dei prezzi è un importante presupposto per la crescita e la prosperità. L'inflazione e la deflazione penalizzano invece l'attività economica. (...) Per la BNS la stabilità dei prezzi equivale a un aumento dei prezzi al consumo inferiore al 2 % annuo. Anche la deflazione, ossia un persistente calo del livello dei prezzi, è contraria all'obiettivo di stabilità dei prezzi.»3 Alla luce di ciò, la decisione della BNS sembra non collimare con il suo obiettivo. Dall'annuncio della decisione il CHF si è rafforzato in misura significativa, facendo salire in un batter d'occhio i prezzi delle esportazioni svizzere dell'11-14 % (grafico 1). Per una piccola economia aperta un tale shock ha conseguenze negative sia sul fronte della crescita e dell'occupazione che su quello dell'inflazione. I prezzi dei beni importati scendono, facendo aumentare ulteriormente il rischio di deflazione. È importante tenere presente che a dicembre l'inflazione era già in territorio negativo (-0,3 %) e, secondo le ultime previsioni della BNS sull'inflazione (dell'11 dicembre 2014), era atteso un calo dei prezzi al consumo dello 0,1 % durante l'anno. Non è la prima volta che una banca centrale cede alle enormi pressioni esercitate su una valuta disallineata. La storia ci ha insegnato che i regimi dei cambi fissi non durano per sempre. Ma, per quanto ne sappiamo, non era mai accaduto che una banca centrale soccombesse nel tentativo di indebolire la sua valuta nazionale. Prendiamo ad esempio il famigerato Black Wednesday, ossia l'attacco alla sterlina britannica nel 1992, o le diverse crisi valutarie nei mercati emergenti, inclusa la crisi del rublo dello scorso anno. Alla fine tutti questi attacchi valutari si sono tradotti in un deprezzamento della valuta, 1 Source: Bloomberg, ETHENEA Grafico 1: Apprezzamento del CHF rispetto alle principali valute in % nelle ore successive alla decisione della BNS Tuttavia, il caso della BNS è eccezionale poiché, per impedire un apprezzamento del franco svizzero, l'istituto ha inondato i mercati di nuova moneta. Per una banca centrale si tratta di un'operazione semplicissima e teoricamente senza limiti, poiché questa istituzione ha il monopolio dell'emissione della valuta del proprio paese. Ciò che la BNS doveva fare era quindi emettere grandi quantità di franchi svizzeri e acquistare divise estere, sostanzialmente euro, incrementando le proprie riserve valutarie. In teoria non vi sono limiti, poiché la banca centrale di un paese può stampare tutta la moneta che vuole. Il fallimento della politica del tasso di cambio minimo è riconducibile alla combinazione tossica tra le dimensioni e il grado di rischio del bilancio della BNS. Rispetto alla sua economia, la banca centrale svizzera non solo ha il bilancio più ampio al mondo (l'85 % del PIL del paese), ma anche il più rischioso, poiché quasi tutte le sue attività sono denominate in valuta estera (grafico 2). Central bank simplified balance sheet (SNB/Fed) Foreign exchange Reserves (90 %/1 %) Currency in circulation and sight deposits (75 %/94 %) Claims on the domestic assets (1 %/98 %) Other liabilities (11 %/5 %) Other assets (9 %/1 %) Central bank equity (14 %/1 %) Total Assets (100 %) Total Liabilities (100 %) Source: Bloomberg, ETHENEA Grafico 2: Bilanci semplificati delle banche centrali (BNS/Fed) Fonte: https://www.youtube.com/watch?v=-DT7bX-B1Mg: South Park, stagione 13, episodio 3 Fonte: http://www.snb.ch/en/iabout/snb/id/snb_tasks 3 idem 2 30 gennaio 2015 • Pagina 2 APROPOS… [email protected] | ethenea.com Nelle prime due settimane di gennaio la BNS ha forse effettuato più interventi sul mercato valutario che non nei mesi precedenti. Le prospettive di un Quantitative Easing (QE) su vasta scala in Europa e le incertezze che circondano l'esito delle elezioni in Grecia hanno alimentato le pressioni al rialzo sul franco svizzero. Il 15 gennaio la BNS ha sospeso gli interventi quando si è resa conto che le dimensioni del suo bilancio erano destinate a raddoppiare in pochi mesi. La BNS ha ceduto ed è finita. Epilogo Malgrado le conseguenze dirette sull'inflazione e sulla crescita in Svizzera, l'effetto principale dell'«abbandono» della politica del tasso di cambio minimo è la perdita di fiducia nella BNS. Cosa garantisce che in futuro l'istituto vorrà e potrà mantenere i suoi impegni? Immaginiamo che nei prossimi sei mesi il franco svizzero rimanga inferiore alla parità rispetto all'euro. L'economia elvetica scivolerà in deflazione, il che è incompatibile con il mandato di stabilità dei prezzi della banca centrale. Vi fidereste ancora della BNS se annunciasse un nuovo regime del tasso di cambio minimo? Il sistema finanziario globale si basa sulla fiducia. Le banconote e il credito – i comuni mezzi di scambio, riserve di valore e unità di conto – hanno valore solo perché sono socialmente accettati. Nessuno vorrebbe avere un pezzo di carta su cui è scritto 10 CHF se nessun altro lo accettasse. Dall'inizio della crisi finanziaria globale otto anni fa, tutte le principali banche centrali – la Bank of England (BoE), la Bank of Japan (BOJ), la Federal Reserve (Fed), la Banca centrale europea (BCE), la People's Bank of China (PBOC) e la Banca nazionale svizzera – hanno lanciato programmi di acquisti di asset su vasta scala sotto forma di Quantitative Easing o di interventi valutari. A differenza della BNS, le cui attività sono denominate perlopiù in valuta estera (90 %), le altre istituzioni hanno acquistato principalmente asset nazionali (le attività nazionali della Fed rappresentano il 98 % del totale), come illustra il grafico 1. Inoltre, le dimensioni di queste banche centrali in termini di PIL sono inferiori a quelle della BNS. Attualmente la BoE, la Fed e la BCE oscillano tra il 20 e il 30 %, mentre la PBOC e la BOJ sono rispettivamente a quota 53 e 63 %.4 Secondo questi dati, la PBOC sembra essere a rischio, poiché investe principalmente in valute estere. Tuttavia, fortunatamente le sue riserve valutarie sono in dollari statunitensi, una valuta che si sta rafforzando. Per la BOJ, i cui asset sono perlopiù nazionali, il rischio principale sarebbe un aumento dei tassi d'interesse, che appare estremamente improbabile nell'attuale contesto economico. Tutto sommato, attualmente il rischio che un'altra importante banca centrale non riesca a far fede ai suoi impegni è basso. Ciononostante, una seconda tornata di Quantitative Easing, un aumento indesiderato dei tassi d'interesse a lungo termine o un indebolimento del dollaro USA potrebbero cambiare rapidamente la situazione. Immaginiamo che tutte le banche centrali, che negli ultimi anni hanno compiuto sforzi immani per mantenere a galla l'economia mondiale, raggiungano il limite come è accaduto alla BNS. Immaginiamo un mondo senza prestatori di ultima istanza credibili nel pieno di una crisi bancaria. Immaginiamo un'altra crisi dell'euro, ma senza un organismo sufficientemente affidabile e potente da fare tutto il possibile per salvare la moneta unica. Se l'incapacità della BNS di gestire il tasso di cambio minimo del CHF rappresenta una faglia nel sistema finanziario globale, attenzione al terremoto che si scatenerebbe se un'importante banca centrale non fosse in grado di mantenere i suoi impegni. Sarebbe davvero finita. Yves Longchamp, CFA Head of Macroeconomic Research ETHENEA Independent Investors (Schweiz) AG 1 September 2014 • Page 2 4 Fonte: Bloomberg, ETHENEA Nota: Nell’investire in un fondo esiste il rischio di minusvalenze e perdite valutarie, proprio come quando si investe in titoli e in altri beni comparabili. Ne consegue che i prezzi delle quote di fondi e l’ammontare dei proventi oscillano e non possono essere garantiti. I costi degli investimenti in fondi condizionano l’effettiva performance degli stessi. Le uniche condizioni vincolanti per l’acquisizione di quote sono costituite dalla documentazione di vendita prevista dalla legge. Tutte le informazioni qui riportate servono unicamente a descrivere il prodotto, non rappresentano alcuna consulenza in materia di investimenti e non comportano alcuna proposta di contratti di consulenza, di accesso alle informazioni o per la vendita/l’acquisto di titoli. Il contenuto è stato approfondito, raccolto e verificato accuratamente. Si declina ogni responsabilità per la correttezza, la completezza o l’esattezza dello stesso. Munsbach, 30.01.2015.