Cambio fisso e dinamiche dei pagamenti: valutazioni

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Cambio fisso e dinamiche dei pagamenti: valutazioni
congiuntura cantonale
PanelCODE
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Novembre 2012
Cambio fisso e dinamiche dei pagamenti:
valutazioni e contromisure
www.panelcode.ch
I.
Cambio fisso e attività aziendale: valutazione della misura della
BNS a un anno dalla sua applicazione
Il 6 settembre 2011 la Banca Nazionale Svizzera (BNS) ha comunicato di voler
intraprendere, nell’ambito della sua competenza, interventi di politica monetaria per
difendere il rapporto di cambio con l’euro a 1.20 franchi, con l’obiettivo dichiarato di
intervenire oltre quella quota per evitare il rischio di deflazione. A distanza di un anno,
attraverso lo strumento di analisi della congiuntura PanelCODE, abbiamo proposto un
questionario di approfondimento sulla tematica del franco forte al mondo
imprenditoriale ticinese per valutare sia l’impatto generato da questo fenomeno sia le
misure adottate per affrontarlo.
1. Valutazione della misura della Banca Nazionale Svizzera di fissare il cambio
con l’euro a 1.20 franchi
Secondo la percezione media, le imprese ticinesi hanno accolto positivamente le azioni
di politica monetaria attuate dalla BNS. Infatti, il mantenimento del rapporto di cambio
con l’euro viene ritenuto auspicabile e valutato sostenibile nel medio periodo.
Scendendo nel dettaglio è possibile tuttavia delineare in maniera più precisa il profilo di
valutazione della misura sotto diversi aspetti: in primo luogo, andando a verificare
l’effettiva efficacia in termini di impatto sulla gestione delle diverse attività
imprenditoriali, secondariamente è possibile valutare se tale misura è percepita come
sostenibile alla luce del suo grado di efficacia.
1.1. Valutazione in termini di ripercussioni sull’attività
Inizialmente, abbiamo chiesto di valutare la misura di fissare il cambio a 1.20 franchi per
un euro in termini di ripercussioni sulla propria attività. La domanda sottoposta al
campione di imprese aderenti al PanelCODE chiedeva: “Come valuta la misura della BNS
introdotta il 6 settembre 2011 di fissare il cambio con l'euro a 1.20 franchi per quanto ha
inciso sulle attività in generale (1 = inefficace; 5 = efficace)?” . Dalla distribuzione delle
risposte riportata in Figura 1, è possibile notare come la valutazione sia sbilanciata verso
un giudizio di moderata soddisfazione in merito all’efficacia della misura posta in essere
dalla BNS. Al di fuori del caso centrale per il quale un terzo del campione si è espresso
per una valutazione indifferente della misura, la percentuale di coloro che la reputano
pienamente efficace (16%) è maggiore rispetto al caso opposto di completa inefficacia
(6%). Inoltre, anche nei casi più moderati prevale nettamente la percezione che la
misura abbia generato degli effetti efficaci sull’attività in generale: il 33% dei casi reputa
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la misura moderatamente efficace, contro l’11% per cui il cambio fisso non ha avuto
effetti così significativi sulle attività.
Figura 1 Valutazione della misura BNS volta a fissare il cambio a 1.20, rispetto alle ripercussioni
sull'attività in generale
35%
30%
25%
20%
15%
10%
5%
0%
-2
inefficace
-1
0
1
2
efficace
1.2. Valutazione in termini di sostenibilità del cambio fisso a 1.20
Un ulteriore aspetto approfondito riguarda la valutazione della misura in termini di
sostenibilità, intesa come capacità della BNS di mantenere nel tempo il rapporto
valutario con l’euro stabile. Da questo punto di vista gli operatori di diversi settori
esprimono fiducia nella capacità della BNS di proseguire con le azioni di politica
monetaria che consentono di mantenere il rapporto ai valori attuali. Alla domanda
“Come valuta la misura della BNS introdotta il 6 settembre 2011 di fissare il cambio con
l'euro a 1.20 franchi per quanto riguarda il grado di sostenibilità da parte della BNS di
mantenere la misura?” in larga misura è prevalso un giudizio di fiducia (64%) per il
mantenimento del cambio a 1.20 franchi (vd. Figura 2).
Figura 2 Valutazione della misura BNS volta a fissare il cambio a 1.20, rispetto al grado di sostenibilità
70%
60%
50%
40%
30%
20%
10%
0%
insostenibile
sostenibile a valori
attuali
con margini di
miglioramento
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Circa un quarto dei rispondenti ha però manifestato perplessità ritenendo la difesa della
misura insostenibile nel tempo (27%), mentre una piccola frazione (9%) ha infine
ritenuto che la misura in essere possa avere dei margini di miglioramento, nel senso che
la BNS avrebbe (o avrebbe avuto) la capacità di sostenere una soglia di un livello
superiore a 1.20 franchi per un euro.
Andando ad approfondire il livello di risposta sulla sostenibilità della misura grazie alla
Tabella 1 di seguito proposta è possibile meglio delineare il profilo di valutazione delle
diverse categorie di rispondenti al questionario. Posto 100 il valore complessivo per ogni
tipologia di risposta, le percentuali lette sulla colonna mostrano in che modo sono
distribuite le risposte alla domanda precedente sulla valutazione della misura. Una
prima importante evidenza consiste nel rilevare che la composizione di coloro che
ripongono la loro fiducia nella sostenibilità della misura ai valori attuali è formata in
prevalenza da aziende che hanno avuto degli effetti positivi sulla loro attività (di cui 40%
che la ritengono abbastanza efficace e 19% efficace). Rimane consistente in tutte le
categorie di risposta una quota di indifferenti per cui la misura non è stata né inefficace
ma neanche troppo efficace. Infine, all’interno della pur piccola frazione che valuta la
misura ulteriormente rafforzabile sono in prevalenza proprio coloro che ritengono
efficace la misura in rapporto all’impatto sulla loro attività a caratterizzare la
distribuzione.
Tabella 1 Valutazione della misura BNS in rapporto a quanto ha inciso sulle attività in generale e in termini
di sostenibilità: tabella di contingenza (valori percentuali)
Valutazione della misura BNS in rapporto
al grado di sostenibilità
Valutazione
della misura
BNS
in
rapporto a
quanto ha
inciso sulle
attività in
generale
Inefficace
Non del tutto
efficace
Indifferente
Abbastanza
efficace
efficace
Totale
Insostenibile
Sostenibile ai
valori attuali
Con margini di
rafforzamento
19
2
0
12
10
22
42
30
22
19
40
33
8
100
19
100
22
100
2. Incidenza sull’attività aziendale del cambio fisso
Dopo aver analizzato la percezione degli operatori in merito alla misura nella sua
efficacia e sostenibilità, l’attenzione si sposta ora su quello che sono stati gli effetti
concreti sull’attività aziendale e più specificatamente sul commercio di beni con l’estero
che è la componente della cifra d’affari potenzialmente più toccata dal cambio.
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In Figura 3 è rappresentata graficamente la situazione delle risposte alla domanda
“Rispetto a quando la misura è stata introdotta, in che maniera ha influito il rapporto di
cambio del franco svizzero?” rispettivamente per l’attività in generale, per le
importazioni e per le esportazioni di beni e servizi.
Figura 3 Impatto del rapporto di cambio sulle attività in generale, sulle importazioni e sulle esportazioni
di beni e servizi
50%
45%
40%
35%
30%
25%
20%
15%
10%
5%
0%
molto negativa
negativo
non ha influito
- sulle attività in generale:
positiva
molto positiva
- sulle importazioni di beni/servizi:
- sulle esportazioni di beni/servizi:
In questo caso, più che una valutazione sugli effetti della misura, la percezione esprime
in che modo il cambio abbia avuto ripercussioni dopo l’entrata in vigore della soglia
minima del rapporto tra la valuta europea e quella nazionale.
Per tutte le categorie sotto analisi si può notare come gli impatti estremi – ovvero
valutazioni molto negative o molto positive – abbiano relativamente poco peso
nell’intero ventaglio di risposte, mantenendosi rispettivamente in una fascia tra il 4-7%
con il giudizio molto positivo in percentuale leggermente superiore rispetto a quello
molto negativo. L’indicazione principale si può derivare osservando la distribuzione delle
risposte con una posizione più intermedia ma comunque schierata dalla quale si evince
come le imprese ticinesi abbiano prevalentemente beneficiato dall’introduzione del
cambio fisso. In particolare, i maggiori benefici si sono evidenziati sulle attività in
generale con uno scarto di 33 punti percentuali tra i giudizi positivi e quelli negativi
(rispettivamente il 47% per gli uni contro un 14% degli altri), mentre per poco meno di
un terzo (31%) del campione non si sono rilevate ripercussioni di rilievo, nel senso che il
livello del rapporto di cambio è stato ininfluente. Un discorso analogo ma che
sottintende una maggiore criticità è quello legato alle importazioni e alle esportazioni di
beni e servizi. Per entrambi risulta infatti prevalere una posizione in cui prevale il
giudizio positivo su quello negativo, ma la convinzione è in questi due casi meno
marcata. Sul versante delle importazioni, la quota di operatori che non ha riscontrato
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effetti significativi dal rapporto di cambio (41%) oltrepassa le percentuali di imprenditori
per i quali i riflessi positivi sono stati riscontrati dal 34% contro un 14% di ripercussioni
negative. Questa considerazione è ancora più marcata osservando il lato dell’export,
dove la quota di coloro per i quali l’attuale rapporto di cambio è stato ininfluente si
attesta a quasi la metà dei rispondenti (47%), anche se a esprimere giudizi negativi
(10%) rimane una percentuale inferiore rispetto a quanto riscontrato per quelli positivi.
In generale, l’interpretazione che si può trarre è che l’avere a disposizione un rapporto
di cambio stabile a 1.20 si è quindi dimostrato mediamente favorevole per l’attività in
generale andando a ridurre l’incertezza negli scambi commerciali con l’estero, anche se
l’impatto sulle importazioni e sulle esportazioni non è stato così significativo e
determinante.
3. Strategie aziendali contro il franco forte
La parte conclusiva del questionario relativo alla tematica della forza del franco è
dedicata alle strategie considerate dalle aziende per affrontare il protrarsi dell’attuale
rapporto di cambio, così come garantito dalla BNS. Tra le alternative proposte nella
domanda del questionario “Per il 2012, se il corso del cambio dovesse mantenersi sui
valori attuali, quali sono le strategie che la vostra azienda intende mettere in atto
(ordinare da 1 - prima scelta - a 5 - ultima scelta)?” figuravano:






Nessuna strategia;
Clausole di aggiustamento del prezzo e/o fatturazione in franchi;
Misure di risparmio interne quali tagli al personale, riduzione dei salari o altri
costi;
Opzioni e derivati compresi contratti forwards, futures e financial hedging;
Trasferimento delle attività all’estero;
Altro;
La Figura 4 rappresenta graficamente in che modo gli operatori hanno classificato le
diverse strategie nel loro ventaglio di azione. In primo luogo, decidere di non attuare
nessuna particolare strategia (33%) e la messa in atto di misure interne di risparmio
(32%) rappresentano le strategie che raccolgono il maggior numero di preferenze come
prime scelte. Se da una parte la scelta strategica di immobilismo assorbe gran parte di
coloro che non sono stati direttamente toccati dall’evoluzione del tasso di cambio, va
sottolineato come il primo tasto su cui gli operatori indirizzano la loro attenzione
riguarda le scelte sul piano del personale e dei costi variabili quali il salario. La strategia
meno ricercata (e conseguentemente meno impiegata ai primi posti) è l’utilizzo di
misure di copertura finanziaria attraverso l’adozione di opzioni e derivati, che infatti
ricopre maggiori quote nelle ultime posizioni (38% di consensi come ultima scelta), così
come il trasferimento delle attività fuori dai confini nazionali, considerata a tutti gli
effetti l’opzione da implementare solo in ultima istanza (62% di preferenze come ultima
scelta).
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Figura 4 Ranking delle strategie aziendali in caso di mantenimento della soglia a 1.20
100%
90%
18%
80%
15%
6%
6%
9%
23%
32%
18%
27%
50%
40%
13%
20%
30%
20%
16%
33%
10%
0%
1°
II.
38%
11%
17%
20%
10%
62%
15%
70%
60%
7%
27%
29%
5%
2°
3°
4°
trasferimento delle attività all'estero
opzioni e derivati
misure di risparmio interne
clausole di aggiustamento del prezzo e/o fatturazione in franchi
nessuna strategia
23%
5°
Dinamiche dei pagamenti
La seconda parte del sondaggio ha come approfondimento l’indagine sui possibili
cambiamenti nelle abitudini in termini di tempi di pagamento delle fatture da parte dei
clienti o verso i fornitori, al fine di valutare se eventuali modifiche di tale
comportamento possano aver influito sulla liquidità. Secondo le pratiche commerciali
attualmente in essere, il saldo delle fatture avviene entro un termine stabilito dal
contratto di vendita che può avere sostanziali differenze da stato a stato. Ad esempio, la
dilazione di pagamento accordata in Svizzera è in prevalenza a 30 giorni (nell’89% dei
contratti nel mercato domestico, rispettivamente dell’80% su quello cross-border).
Mentre in Italia la stessa scadenza viene accordata solo nel 46% dei contratti domestici,
rispettivamente nel 55% su quelli cross-border. Rispetto alla Svizzera, sono infatti
maggiori i casi di termini di pagamento compresi tra i 60 e i 90 giorni e in alcuni casi oltre
(Fonte: Dun&Bradstreet). Considerato questo aspetto che può giocare un ruolo nel
confronto internazionale, il sondaggio mira ad indagare se rispetto al passato vi sia stata
una modifica delle abitudini di pagamento da parte degli operatori dell’economia
ticinese.
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4. Fatture emesse
In primo luogo riportiamo le percezioni emerse dal campione di imprenditori in termini
di ritardi nei pagamenti da parte dei clienti, considerando quindi le fatture emesse.
Come è possibile osservare in
Figura 5 dove è riportata la distribuzione delle risposte alla domanda “Riguardo alle
fatture emesse ai clienti dalla vostra impresa, nel corso del 2012, per i termini di
pagamento è stato rilevato (dove 1 = forte ritardo, 5 = nessun ritardo)” rispettivamente
“rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, per i restanti mesi del 2012, per i termini di
pagamento è previsto (1 = forte ritardo, 5 = nessun ritardo)”, le abitudini di pagamento
sono piuttosto variegate.
In particolare è interessante notare come le prospettive non si discostano di molto dallo
stato attuale, suggerendo l’aspettativa di una certa stabilità e fiducia nei confronti della
clientela, specialmente quella che è più incline a rispettare i termini (nessun ritardo o
lieve ritardo), dove il margine è molto ridotto. Le percezioni più pessimistiche sullo stato
attuale delle situazioni in cui il ritardo si intensifica lo sono anche nelle prospettive, dove
il margine si amplia. Un ulteriore elemento significativo risiede nella ridotta percentuale
dei casi estremi di forte ritardo (6%) che non è in previsione di aumentare. Più
consistente e scaglionata risulta invece essere la zona grigia che si situa tra i due casi
estremi: pur esprimendo una media preoccupazione per il mancato rispetto delle
scadenze contrattuali, la distribuzione è tuttavia sbilanciata verso la situazione più
positiva di nessun ritardo che rappresenta nel complesso il 15% delle risposte.
Figura 5 Rispetto dei termini di pagamento per fatture emesse alla clientela: stato attuale e prospettive
50
40
30
20
10
0
1
Forte ritardo
2
3
Stato attuale
4
Prospettive
5
Nessun ritardo
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5. Fatture ricevute
Una volta effettuata l’analisi sul comportamento della clientela, l’investigazione si è
dedicata ad indagare le abitudini di pagamento del campione di imprenditori ticinesi nei
confronti dei propri fornitori, considerando quindi le fatture ricevute. Dall’osservazione
del grafico in Figura 6 appare evidente che gli operatori esprimono relativa fiducia nei
propri mezzi e una marcata sicurezza nella capacità di far fronte alle scadenze delle
fatture nel breve periodo.
Figura 6 Rispetto dei termini di pagamento per fatture ricevute dalla clientela: stato attuale e prospettive
50
40
30
20
10
0
1
Forte ritardo
2
3
Stato attuale
4
5
Nessun ritardo
Prospettive
Alla domanda “Riguardo alle fatture ricevute dai fornitori dalla vostra impresa, nel corso
del 2012, per i termini di pagamento è stato rilevato (dove 1 = forte ritardo, 5 = nessun
ritardo)” rispettivamente “rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, per i restanti
mesi del 2012, per i termini di pagamento è previsto (1 = forte ritardo, 5 = nessun
ritardo)” la metà del campione ha dichiarato di saldare le fatture nei termini stabiliti dal
contratto. La restante parte centrale della distribuzione delle risposte che manifesta
moderata difficoltà nel far fronte nei tempi previsti al pagamento delle fatture oscilla dal
6% al 24%, in quanto solo il 3% degli operatori è caratterizzato da forte ritardo. Anche in
questo caso le prospettive non si discostano significativamente dalla valutazione sullo
stato attuale, suggerendo una certa stabilità nel breve periodo nelle abitudini di
pagamento.
Inchiesta PanelCODE
L’indagine si è svolta nel mese di settembre sul campione delle imprese appartenenti a diversi settori dell’economia
privata ticinese aderenti al progetto PanelCODE. I dati elaborati sotto forma di grafici, tabelle e cifre si basano
esclusivamente sulle risposte contenute nei 99 questionari raccolti, se non indicato diversamente.
Per ulteriori informazioni:Alessandro Airaldi, e-mail : [email protected], tel: +41 58 666 42 27