La Banca Nazionale Svizzera, il suo ruolo e i suoi compiti - Cc-Ti

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La Banca Nazionale Svizzera, il suo ruolo e i suoi compiti - Cc-Ti
Eventi
La Banca Nazionale Svizzera,
il suo ruolo e i suoi compiti
Lo scorso 23 aprile si è tenuta presso il Centro professionale di Trevano-Canobbio una serata organizzata
dal servizio DECS-DFE fondounimpresa.ch e dalla Cc-Ti, che aveva lo scopo di far conoscere e presentare la BNS
e i suoi compiti. Davanti ad un attento pubblico il giornalista economico Alfonso Tuor ha accompagnato e
intervistato Fabio Bossi, Delegato alle relazioni economiche regionali BNS per il Ticino, lungo un percorso
che non ha mancato di far riflettere e informare in maniera chiara e dettagliata i convenuti.
Abbiamo chiesto a Fabio Bossi di redigere uno scritto, che vi proponiamo di seguito, che trattasse in maniera ampia
alcune delle tematiche esposte nella serata del 23 aprile e di approfondire anche taluni aspetti che egli riteneva
rilevanti in merito agli incarichi e alla posizione della BNS per l’economia svizzera, come: il motivo per cui la BNS
può adottare misure impopolari, quale è il suo sostegno all’economia e al Paese, ecc..
Maggiori informazioni e la documentazione dell’evento le trovate, come sempre, sul nostro sito:
www.cc-ti.ch/banca-nazionale-svizzera-compiti-generali-e-indagini-presso-le-aziende
Buona lettura!
di Fabio Bossi,
Delegato alle relazioni economiche regionali
Banca nazionale svizzera, Lugano
Un sistema
monetario ben organizzato e stabile
è un presupposto importante per lo sviluppo dell’economia. Con la nascita degli stati moderni, la creazione di moneta e l’organizzazione del sistema
monetario nazionale sono state affidate a istituzioni
pubbliche specifiche: le banche centrali.
Dal 1907 la Banca nazionale svizzera (BNS) è la
banca centrale della Confederazione svizzera. Essa
detiene il monopolio dell’emissione di banconote e
ha il compito di condurre la politica monetaria del
Paese. Quale banca centrale indipendente, la BNS
deve agire in maniera tale da preservare il potere d’acquisto della moneta e favorire lo sviluppo
dell’intera economia. Tale compito è sancito nella
Costituzione federale e nella Legge sulla Banca nazionale. La Banca nazionale è in particolare chiamata a garantire la stabilità dei prezzi, tenendo
conto dell’evoluzione congiunturale.
Perché è importante preservare la stabilità dei
prezzi
Garantire la stabilità dei prezzi significa fare in modo che la moneta mantenga il proprio valore nel
corso del tempo. Questo è un presupposto essenziale per lo sviluppo e il benessere economico, poiché
soltanto se stabili, i prezzi possono svolgere in modo ottimale la loro funzione di guida per la produzione e il consumo dei singoli beni.
La Banca nazionale assimila la stabilità dei prezzi
a un incremento dell’indice nazionale dei prezzi al
consumo inferiore al 2% annuo. Anche la deflazione è in contrasto con l’obiettivo della stabilità dei
prezzi. Sia l’inflazione (un aumento persistente del
livello dei prezzi), sia la deflazione (un calo persistente del livello dei prezzi) pregiudicano infatti lo
sviluppo dell’economia, poiché rendono più difficili le decisioni dei consumatori e dei produttori,
causano distorsioni nell’allocazione del lavoro e del
capitale, provocano redistribuzioni di reddito e di
ricchezza e penalizzano i soggetti economicamente
più deboli.
Fabio Bossi
Ticino Business | 43
Quali altre funzioni svolge la BNS
Oltre a garantire la stabilità dei prezzi, la BNS ha
altri compiti, tra i quali quello di garantire l’approvvigionamento di contanti, di creare i presupposti per la stabilità del sistema finanziario e di
agevolare e garantire il buon funzionamento dei
sistemi di pagamento senza numerario, sui quali si
basano per esempio i sistemi di pagamento on-line.
Dopo il 2007 l’attenzione si è maggiormente focalizzata sulla prevenzione delle crisi e dei rischi
sistemici. Sono così state adottate misure destinate a rinforzare la resistenza alle crisi degli istituti ritenuti d’importanza sistemica (“to big to
fail”), evitando o quantomeno limitando i danni
dell’eventuale fallimento d’istituti finanziari, che
Decisioni come l’abbandono della soglia
minima a inizio 2015 o l’innalzamento
dei tassi d’interesse in tempi più remoti,
possono generare delle situazioni di
svantaggio a corto termine per diverse
attività e categorie di attori economici
(consumatori, investitori, produttori,
istituzioni finanziarie, assicurative, ecc.).
Si tratta, per così dire, di “un prezzo
da pagare oggi”, per preservare o non
compromettere le opportunità
di crescita della Svizzera di domani
potrebbero minacciare l’intero sistema finanziario in ragione della loro dimensione o delle loro numerose interdipendenze con l’economia del
Paese. Altre misure, come il “cuscinetto anticiclico di fondi propri”, sono invece volte a rafforzare
la resistenza del sistema finanziario, influenzando il comportamento degli istituti bancari, al fine
di renderli meno pro-ciclici. Vi sono infatti alcune
banche, per esempio quelle molto attive nel credito ipotecario, la cui azione può amplificare in
modo eccessivo i movimenti d’espansione e di contrazione del mercato ipotecario e immobiliare, accrescendo così il rischio di correzioni improvvise
e drammatiche (“lo scoppio di bolle”).
Perché la BNS può adottare misure “impopolari”
Le decisioni della BNS sono sempre prese nell’inte44 | Ticino Business
resse generale, con lo scopo di garantire nel tempo il
benessere del nostro Paese. A volte ciò implica la necessità di adottare misure impopolari, in particolare
al fine di garantire la stabilità dei prezzi. Decisioni
come l’abbandono della soglia minima a inizio 2015
o l’innalzamento dei tassi d’interesse in tempi più remoti, possono generare delle situazioni di svantaggio a corto termine per diverse attività e categorie di
attori economici (consumatori, investitori, produttori, istituzioni finanziarie, assicurative, ecc.). Si tratta, per così dire, di “un prezzo da pagare oggi”, per
preservare o non compromettere le opportunità di
crescita della Svizzera di domani.
La presenza regionale e le indagini trimestrali
dei delegati della BNS
Nonostante cambiamenti ineluttabili abbiano
condotto a una riduzione progressiva delle funzioni operazionali presso le succursali e alla loro
progressiva chiusura, la BNS ha mantenuto delle sedi di rappresentanze regionali, tra le quali
anche una nella Svizzera di lingua italiana. Gli
otto Delegati regionali sono in regolare contatto
con aziende attive nei diversi rami dell’economia.
Il rapporto trimestrale, intitolato “Tendenze congiunturali”, è pubblicato nel Bollettino trimestrale della BNS e si basa su colloqui intrattenuti con
circa 240 imprenditori e dirigenti aziendali nei
primi due mesi di ogni trimestre, al fine di rilevare l’andamento degli affari, la situazione dei
margini di profitto, le intenzioni d’investimento,
le difficoltà di assunzione di personale, i maggiori fattori di preoccupazione e altri elementi utili
all’osservazione dell’evoluzione congiunturale.
I risultati dell’indagine condotta dai delegati alle relazioni economiche regionali sono sottoposti
trimestralmente alla Direzione generale, a complemento di altre analisi sull’andamento economico nazionale svolte dagli economisti della
Banca nazionale.
La gestione del tasso di cambio
Tradizionalmente la BNS non ha obiettivi di cambio espliciti o impliciti per rapporto all’euro o
ad altre valute. Tuttavia, l’evoluzione del tasso
di cambio non può essere ignorata da una piccola economia aperta come quella elvetica, poiché
influisce sull’inflazione e sul ciclo economico
nazionale. L’evoluzione del tasso di cambio viene quindi esplicitamente considerata nei modelli
di previsione dell’inflazione e la BNS ha la possibilità d’intervenire sul tasso di cambio, qualora si creino situazioni in cui, non avendo più
margini di manovra convenzionali (aggiustamenti del tasso d’interesse verso il basso), ogni
apprezzamento della valuta conduce a condizioni
monetarie più restrittive indesiderate.
A seguito della crisi dei sub prime statunitense e dell’innesco di quella del debito sovrano in
Europa, il franco svizzero si è rafforzato sensibilmente nei confronti dell’EUR, passando da un
valore di circa 1,60 franchi per euro nel 2008,
alla parità tra le due valute, nell’agosto 2011. Per
evitare l’innesco di una spirale deflazionistica e il
venir meno al proprio mandato istituzionale, il 6
settembre 2011 la BNS ha fissato un tasso di cambio minimo di 1.20 franchi per un euro.
Nel corso del 2014 l’evoluzione economica ha progressivamente dato conferme di una ripresa negli
Stati Uniti, supportata da una politica monetaria
molto espansiva, mentre in Europa la ripresa non
si è manifestata e l’inflazione si è vieppiù avvicinata allo zero. Così, mentre la Federal Riserve (la
banca centrale USA) ha già dato avvio a un processo di graduale inasprimento della propria politica monetaria, presso la Banca centrale europea
è cresciuto il consenso sulla necessità di nuove
misure di alleggerimento quantitativo, volte a
rilanciare l’economia. Queste misure hanno causato un netto indebolimento dell’euro sui mercati dei cambi.
Questa evoluzione ha generato a fine 2014 un
progressivo aumento della pressione sul franco
svizzero e costretto la BNS a intervenire in modo
importante sul mercato delle divise, per difendere
la soglia minima di cambio. In questo contesto,
la difesa ad oltranza della soglia minima di cambio avrebbe esposto la BNS al rischio di attacchi
speculativi sempre più importanti e a quello della
perdita di controllo sulla propria politica monetaria. Per questa ragione, il 15 gennaio 2015 la
BNS ha deciso di abbandonare la soglia minima
e di continuare a mantenere un quadro monetario adeguato, rimanendo all’occorrenza attiva sul
mercato delle divise e aperta a ogni possibilità
d’azione.
La gestione delle riserve valutarie
La BNS persegue prioritariamente obiettivi di politica monetaria. Non sono quindi perseguiti risultati di bilancio specifici, poiché ridurrebbero
il margine di manovra della politica monetaria.
Le riserve monetarie a bilancio sono quindi il risultato della politica monetaria e vengono gestite
secondo principi di asset managment predefiniti.
A seguito degli interventi sui mercati dei cambi, negli ultimi anni le riserve valutare sono aumentate di circa 250 miliardi. La loro gestione
avviene rispettando criteri di elevata sicurezza
(sono acquistati unicamente titoli con un elevato rating), di elevata liquidità (i titoli devono essere facilmente vendibili) e, quale terzo principio
L’introduzione dei tassi negativi è
una misura adottata per indebolire il
franco svizzero, che rimane fortemente
sopravvalutato
gestionale, sono preferite le opzioni d’investimento che possono dare il miglior rendimento.
Anche la diversificazione tra le valute è un criterio fondamentale. L’esposizione all’oscillazione di
cambio di una singola valuta è così ridotta. A fine
2014 la suddivisione degli attivi per valute era
la seguente: 46.3% EUR, 28.9% USD, 7.7% JPY,
6.7% GBP, 4.1% CAD e 6.3% altre valute.
I tassi d’interesse negativi e le loro ricadute
sull’economia
L’introduzione dei tassi negativi è una misura
adottata per indebolire il franco svizzero, che rimane fortemente sopravvalutato. Essa permette
di rendere più cara la detenzione di franchi svizzeri rispetto a quella di altre valute, indebolendone così la domanda e il suo valore. Si tratta di
una misura che si può senza dubbio classificare
tra quelle “impopolari ma necessarie” per creare
l’adeguato quadro monetario.
L’introduzione dei tassi negativi, applicati agli
averi in conto giro detenuti in franchi svizzeri
presso la Banca nazionale ed eccedenti un valore esonerato, ha inizialmente rafforzato la difesa
della soglia minima di cambio e successivamente
attenuato l’effetto d’inasprimento monetario generato dall’abbandono della soglia.
Gli istituti bancari toccati dai tassi negativi sono liberi di adottare le misure commerciali che
più ritengono appropriate. Nelle prime settimane
si è per esempio assistito a un aumento dei tassi
ipotecari, perché diverse banche hanno deciso di
ripercuotere sui nuovi crediti ipotecari a medio e
lungo termine, il maggior costo di rifinanziamento a corto termine. In alcuni casi si è pure osservata l’introduzione dei tassi negativi sui depositi
dei clienti istituzionali. Non si registrano invece
casi di tassi negativi sui depositi detenuti dalla
clientela privata.
Gli effetti dei tassi negativi non si sono ancora manifestati completamente. La BNS continua quindi
a seguire attivamente l’evoluzione dei mercati di
cambio e l’impatto di quest’ultima sull’inflazione
e l’evoluzione congiunturale. Se necessario essa
interverrà sul mercato delle divise per influenzare le condizioni monetarie.
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