Attenzione alla bolla immobiliare
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Attenzione alla bolla immobiliare
Economia giovedì 14 giugno 2012 laRegioneTicino 9 Nessun fondo sovrano con le riserve della Bns KEYSTONE L’ex governatore della Banca nazionale Jean-Pierre Roth boccia la proposta Jean-Pierre Roth Berna – L’idea che la Banca nazionale svizzera (Bns) debba istituire un fondo sovrano con le riserve di cambio in suo possesso, come da più parti auspicato, non piace all’ex presidente dell’istituto centrale di emissione Jean-Pierre Roth, secondo cui si tratta di una proposta balzana. In un’intervista concessa al foglio economico L’Agefi, Roth sostiene che la Bns deve invece poter disporre liberamente di simili riserve per condurre la propria politica monetaria. Per Jean-Pierre Roth è importante che la Bns possa disporre di tali fondi quando la situazione si normalizzerà. L’esistenza di tali riserve si spiega col fatto che la banca è dovuta intervenire massicciamente negli ultimi tempi per proteggere il franco dalla speculazione. «Ciò ha condotto alla forte espansione della liquidità interna, adesso cinque volte superiore a livello pre-crisi», ha spiegato Roth, che oggi siede nei Cda di Nestlé, Swiss Re, Swatch Group e della Banca cantonale di Ginevra. «Ci troviamo in una situazione eccezionale al termine delle quale – ha aggiunto – la Bns dovrà essere in grado di rivendere le divise acquistate in precedenza». «Un’operazione che non le sarà possibile eseguire se tali riserve fossero investite in azioni o partecipazioni in aziende estere», ha precisato l’ex presidente della Bns. «Non dobbiamo privare la Bns degli strumenti necessari in grado di proteggere la Svizzera da rischi inflazionisti», ha sottolineato l’ex banchiere centrale. A suo dire, i sostenitori del fondo sovrano si illudono se credono che una simile soluzione possa proteggere il Paese dai rischi di cambio legati a ulteriori deprezzamenti dell’euro. A fine marzo, la Bns disponeva di riserve di cambio per 250 miliardi di franchi, riserve che secondo alcuni si sarebbero gonfiate di 50-60 miliardi negli ultimi quindici giorni, ha indicato Paul Dembinski, direttore dell’Osservatorio della finanza, in un articolo pubblicato dal quotidiano friburghese La Liberté. Insomma, nella ‘pancia’ della Bns vi sarebbero dollari ed euro a profusione, sostiene il professore, secondo cui si tratta di una ricchezza solo ‘virtuale’. L’idea di un fondo sovrano à la suisse non sarebbe quindi peregrina, ma un segno tangibile che la Bns «esplora altre vie d’uscita alla politica condotta finora di resistenza all’apprezzamento dell’euro e del dollaro». Attenzione alla bolla immobiliare Il mercato non potrà crescere all’infinito. I timori di un suo rapido sgonfiamento sono concreti Saputelli – il mattone svizzero è diventato il bene rifugio per eccellenza. Ma è veramente tale? Per Saputelli assolutamente no. «Negli ultimi 20 anni – ha affermato l’esperto di Ubs – tutte le principali crisi bancarie sono state originate da una bolla immobiliare». E se si va ancora più indietro nel tempo, di crisi bancarie causate da un eccesso di mattoni, o meglio da una sopravvalutazione del loro valore, se ne trovano altre. Per rimanere in Svizzera, non è ancora scomparsa del tutto l’eco dello scoppio della bolla dei primi anni 80. Nel nostro Paese, su 100 franchi di attivi delle famiglie, quasi 42 sono rappresenta- ti da immobili. A titolo di paragone gli investimenti in obbligazioni, azioni o in fondi collettivi (assicurativi e pensionistici) sono inferiori al 40%. Il resto è rappresentato da contanti. Basta questo dato per capire che una riduzione importante degli attivi immobiliari rappresenterebbe un fattore destabilizzante per l’intera economia, banche comprese che si sono esposte in modo importante. Intanto, però, il dinamismo del mercato immobiliare svizzero, Ticino incluso, non conosce sosta anche se gli aumenti di valore stanno rallentando e non corrono più a tassi di crescita a doppia cifra. GENE TI-PRESS Vezia – Da almeno tre anni nuovi e vecchi proprietari, oltre a tutti gli operatori immobiliari (banche comprese), si chiedono se in Svizzera si sia o no in presenza di una bolla immobiliare. E se sì, quando essa dovrebbe sgonfiarsi? E soprattutto a quale velocità? Se ciò dovesse avvenire in modo troppo rapido sarebbero dolori per tutti, soprattutto per chi si è indebitato e chi ha concesso i crediti ipotecari facili. Di tutto questo si è parlato ieri a Vezia, presso il centro di studi bancari, durante l’Annual forum immobiliare organizzato dalla sezione ticinese dell’Associazione svizzera dell’economia immobiliare presieduta da Alberto Montorfani. Tra gli ospiti del pomeriggio di studio per addetti ai lavori c’era Claudio Saputelli, responsabile del Global real estate research di Ubs che di motivi di preoccupazione ne ha elencati almeno cinque. Innanzitutto lo Swiss real estate bubble index elaborato da Ubs indica un’accelerazione del rischio bolla immobiliare. Nel primo trimestre del 2012 tale indice ha raggiunto il punto massimo del ‘boom’ (minore di 1) per puntare pericolosamente alla zona ‘rischio’ (maggiore o uguale a 1). Dal 2 si è nella zona rossa della bolla conclamata. In questi anni – ha spiegato Il numero delle licenze sta lentamente calando Il caso Anche i canoni di affitto continuano ad aumentare, Ticino compreso Adliswil – A maggio i canoni di affitto svizzeri hanno registrato un incremento dello 0,2 per cento. Rispetto al mese di maggio dell’anno precedente risulta un aumento dell’1,9 per cento. L’indice ‘Svizzera’ di homegate.ch ha raggiunto 120 punti. Questo il risultato pervenuto all’offerta dell’indice degli affitti e rilevato dal portale immobiliare homegate.ch in collaborazione con la Banca Cantonale di Zurigo (Bcz). L’indice misura, in base alla qualità, le variazioni mensili dei canoni d’affitto per abitazioni nuove e nuovamente da affittare. I canoni di affitto nella regione di Zurigo sono rincarati leggermente dello 0,1 per cento. L’indice per la regione di Zurigo si attesta attualmente a 119,5 punti. Di contro, nella regione di Basilea l’indice ha registrato una flessione dello 0,3 per cento a un livello di 110,2 punti. La regione di Berna ha fatto segnare un rincaro dei canoni di locazione dello 0,2 per cento, raggiungendo un livello dell’indice di 122,2 punti. Rispetto allo stesso mese dello scorso anno, i canoni di affitto hanno fatto registrare un incremento dell’1 per cento a Berna e del 2,3 per cento a Zurigo, mentre a Basilea è stata rilevata una contrazione dello 0,1 per cento. Le pigioni degli appartamenti vecchi sono rimasti invariati a un livello dell'indice di 118,7 punti. I canoni di affitto degli appartamenti nuovi sono aumentati dello 0,4 per cento rispetto al mese precedente, raggiungendo un livello dell’indice di 123,9 punti. Sia gli alloggi di piccole dimensioni che gli alloggi di grandi dimensioni hanno registrato un rincaro dello 0,2 per cento. Gli indici hanno raggiunto un livello di 119,4 punti per gli alloggi piccoli e di 121,5 punti per gli alloggi grandi. Su base annua si Due tedeschi su tre vorrebbero la Grecia fuori dall’euro Berlino – Più di due tedeschi su tre vorrebbero che la Grecia uscisse dall’euro. È il risultato di un sondaggio rappresentativo realizzato dall’istituto demoscopico Yougov e reso noto ieri, secondo cui appena il 52% dei tedeschi voterebbe a favore della permanenza della stessa Germania nell’Ue. Stando alle risposte raccolte da Yougov, il 69% dei cittadini tedeschi preferirebbe dunque l’uscita di Atene dalla moneta unica, mentre solo il 17% si è detto contrario. Scarsa fiducia nella persistenza dell’euro hanno manifestato, inoltre, il 21% degli intervistati, secondo cui la moneta unica non so- pravviverà ai prossimi dieci anni. La maggioranza dei tedeschi è tuttavia consapevole delle ripercussioni negative che avrebbe la scomparsa dell’euro: il 52% ha riconosciuto che sarebbe un grave danno per l’economia nazionale, contro il 18% di intervistati secondo cui tornare al marco sarebbe invece un vantaggio. L’immagine della Germania come bene rifugio comincia a vacillare: il primo investitore mondiale in bond, Pimco, ha reso noto di aver ridotto al minimo i titoli di Stato tedeschi nel suo portafoglio per i timori legati alla crisi del debito. «Con l’aumento dei rischi la registra un incremento dei canoni di affitto in tutti i segmenti. L’aumento più marcato, pari al 2,8 per cento, è stato segnato dai canoni di locazione degli alloggi nuovi, seguiti dagli alloggi piccoli con un rincaro del 2 per cento. Gli appartamenti di grandi dimensioni sono aumentati dell’1,5 per cento rispetto allo stesso mese dello scorso anno, mentre gli alloggi vecchi hanno subito un rincaro dell’1,3 per cento. Anche in Ticino i canoni di affitto sono aumentati tra il 2008 e il 2010. Un metro quadrato costa tra i 190 e i 260 franchi l’anno. Philipp Hildebrand alla BlackRock Germania perde in qualità», ha detto Andrew Bosomworth, amministratore di fondi a capo del ramo tedesco della società statunitense consociata di Allianz. Secondo Bosomworth il fatto che i tassi sui titoli di Stato tedeschi siano pressoché nulli ha un ruolo secondario: «Noi teniamo prima conto del rischio di un mancato rientro, poi della rendita. Nel caso sia necessario ci facciamo persino carico di rendite reali negative». Il bilancio federale dello Stato tedesco, secondo gli analisti di Pimco, rischia di rimanere pesantemente danneggiato per il rilevante impegno nei fondi di salvataggio europeo. Londra – L’ex presidente della Banca nazionale svizzera (Bns) Philipp Hildebrand, dimessosi lo scorso 9 gennaio a seguito delle polemiche politiche suscitate dalle transazioni valutarie operate dalla moglie, ha trovato un nuovo impiego, stando a quanto riporta il Financial Times nella sua edizione di ieri. Entrerà alle dipendenze del primo gestore di fondi al mondo, l’americana BlackRock. Hildebrand, che sarà alle dirette dipendenze di Laurence Fink – precisa il quotidiano britannico – da ottobre si occuperà della clientela di Europa, Medio Oriente, Africa e Asia. Merck Serono, petizione all’indirizzo di Berna Synthes è ora ufficialmente di Johnson & Johnson Berna – Un folto gruppo di dipendenti di Merck Serono hanno consegnato al Dipartimento federale dell’economia una petizione corredata di 14’857 firme indirizzata al consigliere federale Johann Schneider-Ammann, nella quale si esorta il ministro dell’Economia a impegnarsi a fondo per il mantenimento del maggior numero di posti di lavoro sul sito di Ginevra. La direzione dell’azienda tedesca, come è noto, intende chiudere questa sede per concentrare le attività altrove. «Queste firme sono state raccolte in meno di un mese, segno che tutta la popolazione del cantone è con noi», ha detto Astrid Melotti, a nome della delegazione del personale di Merck Serono, davanti a circa 150 collaboratori dell’azienda giun- Zurigo – L’acquisizione del gruppo solettese Synthes, attivo nelle tecniche mediche, da parte del gigante americano Johnson & Johnson è ormai cosa fatta. La transazione annunciata 14 mesi fa e del valore di 21,3 miliardi di dollari si concluderà domani. L’annuncio di ieri cade dopo che le autorità americane – per l’esattezza la Federal trade commission – hanno dato il loro benestare al termine della giornata di transazioni alla Borsa di Wall Street. Synthes è diventata una filiale al 100% del gruppo americano attivo nella produzione di farmaci e preparati per l’igiene personale. La sede principale della società creata dall’imprenditore bernese – ormai miliardario – Hansjörg Wyss è a ti nella capitale. Globalmente, i posti di lavoro a rischio sia a Ginevra che nelle unità produttive situate nel Canton Vaud sono 1’500. La Confederazione è invitata a sostenere – anche finanziariamente – le proposte alternative volte a preservare il maggior numero di impieghi in Svizzera, si legge nella petizione. Martedì, intanto – giornata di sciopero sul sito ginevrino – si è riunita per la prima volta la task force ad hoc, di cui fa parte anche la Confederazione, istituita per trovare soluzioni alternative alla chiusura. Il ministro dell’Economia Schneider-Ammann si è detto impressionato dalla qualità delle proposte formulate. I dipendenti della Merck Serono non escludono altri scioperi nel corso della vertenza sindacale. West Chester, in Pennsylvania. Le azioni di Synthes sono state quotate ieri per l’ultima volta alla Borsa svizzera. L’operazione aveva ottenuto il via libera già due mesi fa dalla Commissione europea che vigila sulla concorrenza dopo che Johnson & Johnson aveva accettato di vendere tutte le sue attività nel settore della traumatologia, ceduto a inizio aprile al gruppo americano Biomet. La transazione, del valore di 280 milioni di dollari, concerne anche il sito di Johnson & Johnson a Le Locle (Neuchâtel), dove sono attive 260 persone. Un sito di produzione di Synthes è presente anche in Ticino. Per la precisione a Mezzovico dove non dovrebbero esserci conseguenze sul personale.