Il Pianoforte

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Il Pianoforte
Il Rosso e il Nero
Settimanale di strategia
IL PIANOFORTE
5 luglio 2012
L’Europa sposta i mobili di casa
Niente di più elegante di
un pianoforte Steinway nella
sala
di
casa.
L’unico
problema, a parte quello di
saperlo suonare, è che pesa
500 chili. Se poi in sala si
vuole mettere anche un
acquario,
neanche
tanto
grande, bisogna ricordarsi che
un metro cubo d’acqua pesa
una tonnellata. Anche le
librerie cariche di libri d’arte
non sono tanto leggere, per
non parlare della cassaforte,
specialmente se è piena di
lingotti di platino e oro che
pesano rispettivamente 11 e 9
chili al decimetro cubo.
Se non si riesce a
rinunciare a nessuna di queste
Pianoforte Hannan Hamburg Steinway. Oberlin
cose, bisogna almeno disporle Conservatory of Music.
sapientemente. Lo stress è
massimo nel punto più lontano dai pilastri, cioè in mezzo alla stanza. Nelle
case d’epoca, con i loro sottili solai in legno, i pesi vanno disposti lungo i muri
maestri.
Il peso del debito, nel mondo, continua a salire non solo in assoluto, ma
anche rispetto al Pil. Quello che si è fatto e si continua a fare in America è
stato di spostare gli acquari dal centro della stanza ai pilastri che sostengono
l’edificio. Il debito privato, in lenta riduzione, è stato sostituito da debito
pubblico finanziato a tasso zero in parte dal resto del mondo e in parte dalla
Fed.
Da più di un anno gli ingegneri strutturisti che affollano i vertici europei
cercano di spostare i mobili da un punto all’altro dell’appartamento comune
per evitare che il pavimento ceda in qualche punto o che addirittura il
palazzo crolli rovinosamente. Nell’ultimo vertice il peso dei 100 miliardi per
le banche, caricato inizialmente sulla Spagna, è stato spostato sull’Efsf e
verrà presto spostato di nuovo sull’Esm.
Un pianoforte Grotrian-Steinweg e un Kawai.
I mercati sono
stati molto contenti.
Quei 100 miliardi
rappresentavano un
10 per cento in più di
debito per la Spagna
e ora non ci sono più.
O per meglio dire, ci
sono per le banche e
non ci sono più come
debito (o così almeno
sembra). Si è tornati
a comperare Bonos
e, per non fare torto
a nessuno, si sono
acquistati anche i
Btp.
I 100 miliardi vengono in un certo senso dal cielo, cioè dall’alto. In
pratica l’acquario da una tonnellata è stato ricollocato al piano di sopra, nel
sopralzo dell’Efsf-Esm appositamente creato. La palazzina, nel suo insieme,
pesa esattamente come prima, ma i carichi sono disposti meglio. Anche il
colpo d’occhio è migliore. La stanza spagnola è meno piena e i visitatori si
fermano più volentieri.
Nella sua smisurata perfidia Charles Gave sostiene che, dopo avere
provato a sostenere governi in bancarotta facendone comprare i titoli da
banche fallite (con le due operazioni di Ltro), ora l’Europa prova a tenere in
piedi le banche fallite dando soldi ai governi in bancarotta (con la foglia di
fico dell’Esm). E’ vero ma, come abbiamo visto, spostare bene i pesi non è un
esercizio inutile e può fare la differenza fra un edificio che crolla e uno che
resta in piedi. Sappiamo tutti bene che sarebbe meglio rafforzare la palazzina
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con delle belle travature (cioè con la crescita), ma anche solo guadagnare
tempo non è cosa disprezzabile.
Mutualizzati i 100 miliardi per la Spagna si è anche fatto qualcosa per
l’Italia. Questo qualcosa, a essere onesti, non l’abbiamo capito tanto bene e,
qualunque cosa sia, era disponibile anche prima del vertice. Chi ha parlato di
trionfo italiano ha certamente esagerato, ma nel nostro inguaribile
consequenzialismo riteniamo che una cosa sia buona se produce buoni effetti,
non se è buona in sé. Il governo è un po’ più forte, le elezioni più lontane, i
Btp un po’ più forti e questo, in tempi calamitosi, è positivo.
Il centinaio di miliardi avanzato per noi nelle casse dell’Esm non farebbe
nemmeno il solletico alla speculazione, ma se l’Esm, come nota Goldman
Sachs, si indebitasse sul mercato per 400 miliardi, i 500 totali potrebbero fare
la differenza.
Insomma, il vertice
non ha preso decisioni in sé
storiche e ha in pratica
rimandato di sei mesi la
discussione
sull’unione
politica,
ma
ha
sicuramente guadagnato
tempo prezioso e si è
comunque mosso nella
direzione giusta. Non ci
sono state rotture, tavoli
rovesciati, porte sbattute.
In pratica siamo ancora
vivi e scusate se è poco.
Quanto
ai
mugugni
finlandesi e olandesi, non è
la prima volta. Sono a fini
di politica interna.
Quanto allo scetticismo
sull’unione bancaria, è
L'acquario nella hall dell'Hotel Radisson. Berlino.
bene ricordare che c’è di
mezzo la Bce, uscita
certamente rafforzata dal vertice. Ai politici, tedeschi inclusi, spiace da
morire abbandonare il controllo delle banche, ma il loro tentativo di ridurre
al minimo il passaggio di consegne si troverà di fronte una Bce determinata e
autorevole.
E’ giustificata la reazione così positiva dei mercati? Fino a questo punto
lo è, da qui in avanti bisognerà distinguere. Ci sono realtà, come i governativi
mediterranei (e, ancora di più, irlandesi) che potrebbero ancora rafforzarsi.
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Lo scetticismo del mercato, nei loro confronti, è ancora molto alto e i
compratori, Irlanda a parte, sono quasi esclusivamente domestici.
Continuiamo a essere positivi sulla Spagna, anche più che sull’Italia. La
regione Castilla-La Mancha, che l’anno scorso aveva un disavanzo pari al 7.5
per cento del Pil, lo porterà quest’anno all’1.5. Quando vedremo una regione
italiana agire con la stessa determinazione cambieremo idea.
Se si passa alle borse, tuttavia, da qui in su sarà probabilmente il caso di
alleggerire gradualmente. Metà del rialzo è stata dovuta alle buone notizie
dall’Europa, ma l’altra metà, è inutile negarlo, la dobbiamo al
posizionamento ultraleggero dei portafogli prima del vertice, agli
abbellimenti di fine semestre e al tradizionale rialzo che accompagna l’inizio
di ogni trimestre. Non c’è niente di male in questi movimenti, che sono
assolutamente fisiologici, ma quello che lascia perplessi è il quadro macro. Le
borse si sono infiammate per un unico dato positivo sugli ordinativi
americani e hanno fatto finta di non vedere che era relativo a maggio,
quando già sappiamo che in giugno è andata molto, molto peggio.
Quanto al Qe3, tutto è possibile, ma un SP 500 in rialzo del 9.2 per cento
rispetto a inizio anno e in forte ripresa toglie argomenti ai fautori di misure
aggressive dentro la Fed. Alan Blinder, a suo tempo clintoniano numero tre
del Fomc e oggi a Princeton,
sostiene che nella Fed c’è
ormai guerra civile per linee
partitiche
(esattamente,
aggiungiamo, come nella Corte
Suprema). I repubblicani si
opporranno strenuamente a
un Qe con una borsa forte e
quando è appena stata
prolungata l’operazione Twist.
Il
vero
esame
sarà
comunque nei prossimi giorni,
quando avremo modo di
Acquario bonsai.
verificare se i margini delle
imprese hanno retto al rallentamento globale. Sarà particolarmente
interessante vedere i dati delle grandi multinazionali americane, da tre anni
favorite dalla crescita dei paesi emergenti e ora colpite dal loro rallentamento
e dal rafforzamento del dollaro contro tutte le altre valute.
Alessandro Fugnoli +39 02 777181
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