Oltre il muro - Azione Cattolica Italiana

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Oltre il muro - Azione Cattolica Italiana
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genitori per
2017
Venghino,
signori venghino…
Riflettiamo con Don Tonino Bello:
“La pace è conquista, cammino, impegno. Ma sarebbe un brutto guaio se qualcuno pensasse che essa
sia semplicemente il frutto dei nostri sforzi umani o il risultato del nostro volontarismo titanico o una
merce elaborata nelle nostre cancellerie diplomatiche o un prodotto costruito nei nostri cantieri popolari.
La pace è soprattutto dono che viene dall'alto. È la strenna pasquale che Gesù ha fatto alla terra. È il
regalo di nozze che ha preparato per la sua sposa. Con tanto di marchio di fabbrica: "Made in Cielo".
Qual è allora il ruolo degli operatori di pace? Quello di non respingere il dono al mittente. È in particolare, quello di rendere attuale e fruibile per tutti questo regalo di Dio. Mi spiego con immagini. Gesù è
sceso sulla terra tormentata dalla sete. Con la sua croce, piantata sul Calvario come una trivella, ha scavato un pozzo d'acqua freschissima. Una volta risorto, ha consegnato questo pozzo agli uomini dicendo:
"Vi lascio la pace, vi do la mia pace". Ora tocca a noi attingere l'acqua della pace per dissetare la terra.
A noi, il compito di farla venire in superficie, di canalizzarla, di proteggerla dagli inquinamenti, di farla
giungere a tutti.”
E qui il discorso si fa concreto. Come possiamo dire parole di pace, se non sappiamo perdonare? Con
quale coraggio pretendiamo che siano credibili le nostre scelte di pace a livello di massimi sistemi,
quando nel nostro entroterra personale prevale la legge del taglione? Come possiamo rifiutare la "deterrenza" e respingere la logica del missile per missile, se nella nostra vita pratichiamo gli schemi dell'
"occhio per occhio e dente per dente"?
Oltre al testo sopra potremmo dare inizio alla discussione utilizzando i seguenti materiali:
Visione del film Nel nome del Padre (Irlanda, 1993, con Daniel Day-Lewis ed Emma Thompson): sullo
sfondo dei fatti d’Irlanda e della lotta per la riunificazione, si consuma un rapporto padre-figlio intenso e
tormentato, con un padre profondamente religioso e ingiustamente detenuto assieme al figlio. Il film
racconta tra l’altro proprio la crescita di questo rapporto, una profonda diversità tra due generazioni e
due stili di vita che “nel nome del padre”, appunto, consentirà al figlio, fuori dal carcere, di acquisire un
nuovo stile di vita e di impegno sociale.
Presentazione dell’esperienza di Wahat as-Salam - Nevé Shalom (“Oasi di Pace” in Ebraico e Arabo) , un
villaggio creato insieme da Ebrei e Arabi palestinesi, tutti cittadini di Israele, che vivono in un costante
lavoro di educazione per la pace a partire dai piccoli. http://wasns.org/-oasi-di-paceDurante l’incontro si potrebbero mettere a disposizione dei mattoni di polistirolo che rappresentino una
situazione familiare che non riusciamo a perdonare. Chiediamo di mettere soltanto un segno che ricordi
quella situazione. I mattoni potrebbero essere messi uno sull’altro e diventare un muro. Il compito per
tutti dovrebbe essere quello di fare qualche cosa nei giorni seguenti, per rimuovere quel mattone.
All’inizio dell’incontro successivo potremmo chiedere se qualcuno è riuscito a fare qualche piccola azione
che potesse aiutare a rimuovere quel mattone, togliendo il quale il muro potrebbe cadere…
La rete del trapezista
Parabola del servo spietato (Mt 18, 21-35)
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Allora Pietro gli si avvicinò e gli disse: «Signore, se il mio fratello commette colpe contro di me, quante
volte dovrò perdonargli? Fino a sette volte?». E Gesù gli rispose: «Non ti dico fino a sette volte, ma fino
a settanta volte sette.
Per questo, il regno dei cieli è simile a un re che volle regolare i conti con i suoi servi. Aveva cominciato
a regolare i conti, quando gli fu presentato un tale che gli doveva diecimila talenti. Poiché costui non era
in grado di restituire, il padrone ordinò che fosse venduto lui con la moglie, i figli e quanto possedeva, e
così saldasse il debito. Allora il servo, prostrato a terra, lo supplicava dicendo: «Abbi pazienza con me e
ti restituirò ogni cosa». Il padrone ebbe compassione di quel servo, lo lasciò andare e gli condonò il
debito.
Le schede potranno essere scaricate dal sito dell’Azione Cattolica Italiana all’interno della sezione dedicata all’Area Famiglia e Vita
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Appena uscito, quel servo trovò uno dei suoi compagni, che gli doveva cento denari. Lo prese per il collo
e lo soffocava, dicendo: «Restituisci quello che devi!». Il suo compagno, prostrato a terra, lo pregava
dicendo: «Abbi pazienza con me e ti restituirò». Ma egli non volle, andò e lo fece gettare in prigione, fino
a che non avesse pagato il debito.
Visto quello che accadeva, i suoi compagni furono molto dispiaciuti e andarono a riferire al loro padrone
tutto l'accaduto. Allora il padrone fece chiamare quell'uomo e gli disse: «Servo malvagio, io ti ho condonato tutto quel debito perché tu mi hai pregato. Non dovevi anche tu aver pietà del tuo compagno, così
come io ho avuto pietà di te?». Sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finché non avesse
restituito tutto il dovuto. Così anche il Padre mio celeste farà con voi se non perdonerete di cuore, ciascuno al proprio fratello».
Il mio piccolo, parziale, soggettivo perdono laico
“articolo apparso sul blog www.25stilelibero.wordpress.com il 3 novembre 2015”: su un blog anonimo,
l’idea di un perdono come atto di forza, che consente di mettere distanza con la persona che si perdona…
Raggiungibile al sito https://25stilelibero.wordpress.com/page/5/
“Sempre più spesso m’interrogo sul tema del perdono… Il “perdono”, un concetto così difficile, che
nulla ha a che fare, nel mio caso, con la fede. Non sono credente. Piuttosto con un’enorme forza che si
possiede o no, con degli equilibri interiori personali, con il comprendere ciò che più è utile al nostro
vivere. “Perdonare”, per me, è stato di grande utilità. Mi ci è voluto un po’ di tempo, ma il “perdono
laico”, come lo definisco, è stato prerequisito fondamentale per tornare a relazionarmi. Come, probabilmente, l’essere perdonato. Trovo che il perdonare sia più che un insegnamento e un gesto di clemenza,
un atto di vera forza. …. Poi mi sono chiesto, dovendolo spiegare a mio nipote o a mio figlio, come
presenterei il concetto del “perdono”. Alla fine, oggettivamente e con un’efficacia parziale, personale,
direi loro di perdonare ogni qualvolta ne saranno capaci. Perdonare qualcuno per liberarsene. In senso
buono, ovviamente. Per riacquistare distanza, equilibrio, la sana prospettiva che ci consente di andare
avanti un po’ più impermeabili e forti. Il mio “perdono laico”, ne sono convinto, quando arriva rinforza,
prima di tutti, chi lo concede. Ma raccontata così, è fin troppo facile. Continuo a pensarci.”
Il nostro commento
Siamo davanti a due visioni opposte. Gesù ci chiama a non “mettere distanze”, ma al contrario a far sì
che la nostra capacità di perdonare accorci le distanze, crei relazioni nuove, riannodi fili spezzati… Per noi
genitori cristiani dovrebbe essere facile comprenderlo: solo chi ama e sa di essere amato è capace di
“per-dono”. Comprendere però non significa automaticamente mettere il pratica. Siamo capaci di vivere
questa esperienza innanzitutto nelle nostre famiglie, in un quotidiano spesso fatto di tempi stretti, separazioni fisiche e mentali, stanze con le porte chiuse, chat e videogames? Il nostro percorso quotidiano
non può che essere quello di educarci alla differenza. La famiglia è il sacrario della diversità; è il luogo in
cui si scontrano e incontrano differenze di generazione, sesso, carattere, percorsi di vita, studio, lavoro
(cfr. Giovanni Paolo II, Es. apost. Familiaris Consortio, 21)… Ciò che ci esalta da cristiani non è la loro
contrapposizione, ma il metterci di fronte ad una consapevolezza: tutti noi siamo stati adottati. Tutti.
genitori e figli. Siamo il frutto di un gesto di amore di un Padre che ci ha amati per primo e ci ha scelti.
Solo in questa consapevolezza possiamo capire il “dono” e il “per-dono” . E possiamo esercitarci, ogni
giorno, ad abbattere con l’Amore, cui Lui ci educa, tutti i muri e i muretti che vengono eretti all’interno
del circolo familiare, così come quelli che dividono appartamenti, condomini, gruppi, città, parrocchie…
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Rullo di tamburi
Possa oggi esserci la pace.
Sia questa presenza fissata nelle tue ossa e
Possa tu avere fiducia nelle tue possibilità,
permetti alla tua anima di essere libera di
cantare,
che tu sia esattamente dove avresti voluto
essere.
ballare, glorificare e amare.
Possa tu non dimenticare le infinite
Sia così per ognuno di noi.
possibilità che nascono dalla fede.
(Santa Teresa di Calcutta)
Possa tu usare questi doni che hai ricevuto
e trasmettere l'amore che ti è stato donato.
Sii contento di sapere di essere figlio di Dio.
Ogni genitore può fare una preghiera spontanea:
per il coniuge, per un figlio, per un familiare, un
vicino…
Si accendano le luci sulla pista
Per concludere, proponiamo una ricetta che rende evidente come sia possibile mettere insieme ingredienti diversissimi!
Corde di chitarra con cozze e pecorino (sintesi)
Apriamo le cozze sul fuoco con il vino bianco, l’aglio schiacciato ed un rametto di rosmarino.
Dopo 5 minuti spegnere il fuoco e lasciar raffreddare, filtrare l’acqua e sgusciare le cozze. Cuocere la
pasta al dente, e versare in padella con l’acqua filtrata delle cozze, un filo d'olio ed un cucchiaio di acqua
di cottura. Aggiungiamo le cozze sgusciate e mantechiamo a fuoco basso con il pecorino grattugiato ed
un altro cucchiaio di acqua di cottura.
Per la ricetta completa http://www.ricetta.it/spaghetto-quadrato-con-cozze-pecorino-e-limone
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