dissertazione psicofilosofica intorno al perdono

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dissertazione psicofilosofica intorno al perdono
DISSERTAZIONE PSICOFILOSOFICA INTORNO AL PERDONO
Rielaborazione : Dottor John Zoidberg
Quante volte dopo aver subito un'offesa, un torto, un aggressione, superata la fase della rabbia ci chiediamo se perdonare
o meno? Innanzitutto effettuiamo una disamina storica del perdono. Da sempre sono le religioni che sensibilizzano al
perdono, portando ad esempio il perdono di Dio, che deve essere d'esempio a tutti gli altri perdoni umani. I seguenti
aforismi sono tratti dalle sacre scritture: Chi non sa perdonare spezza il ponte sul quale egli stesso dovrà passare Perdonare è liberare un prigioniero e scoprire che quel prigioniero eri tu.
Ma fra filosofi e studiosi, diversi non sono d'accordo.
Friederich Nietzsche che era contrario al cristianesimo, in quanto religione degli schiavi, era contrario anche al
perdono che riteneva caratteristica dei deboli, degli incapaci ad affermare i propri diritti, degli incapaci di ribellarsi e
di vendicarsi. Il filosofo Schopenauer era dello stesso parere sul perdono, anche se con motivazioni diverse.
Ma sopratutto contrario al perdono è stato il padre della moderna psicanalisi, Simund Freud.
Egli lo considerava pericoloso per l'equilibrio psicologico della persona, in quanto mette a repentaglio la capacità dell'Io di
fronteggiare le pulsioni inconsce, causando o una rivolta o la nevrosi. Per Freud le uniche concessioni al perdono potevano
avvenire solo nel caso di una sottomissione strategica al più forte, per ridurre la sua aggressività o per lo scopo
narcisistico di sentirsi superiore agli altri perdonando.
Attualmente la psicologia sta rivalutando il perdonare. Al di là della concessione del perdono come gesto di bontà, empatia,
altruismo, c'è anche un utilizzo pragmatico perdonare, a scopo personale. Perdonare infatti, spesso produce sollievo,
eliminando la relazione d'odio che lega vittima e carnefice e che danneggia sopratutto la vittima. In questo caso Il perdono
può essere concesso sia ai vivi che morti, e nel caso dei vivi indipendentemente da una loro più o meno esplicita richiesta.
Inoltre il perdono può essere parziale (il più delle volte) totale (accade raramente) e può riguardare sia la persona che ha
offeso o agito il torto che l'azione dell'offesa o del torto.
La capacità di perdonare, naturalmente, è anche legata all'entità dell'offesa o torto subito ed all’importanza che
riveste per l'offeso la persona che le ha inflitte.
La stessa psicoterapia fa del perdono uno dei moventi principali del percorso terapeutico e dell'esito finale dello stesso.
Nella psicoterapia il perdono , producendo una diminuzione di amarezza e risentimento, ha un effetto catartico, di
liberazione, perché è capace di eliminare o attenuare i sentimenti di rabbia, di vendetta, di vergogna e di risentimento,
liberando delle energie, che possono essere dunque meglio spese su altri fronti.
Ma il perdono richiede tempo: può avvenire solo dopo che vi sia stato una rielaborazione mentale dell'offesa o del torto
subito, che permetta di placare , la rabbia, il desiderio di vendetta o di punizione di chi ha inflitto il tutto.
Dimenticare non è sinonimo di perdonare in quanto col perdono non cerchiamo di dimenticare l'offesa ricevuta, ma
solo fare in modo che essa, pur presente nel ricordo, non sia più dolorosa.
Allo stesso modo perdonare non significa riconciliarsi. Possiamo non nutrire più rabbia per l'offesa ricevuta e
perdonare l'offensore, ma non intendiamo più avere nessuna relazione con quest' ultimo.
Per perdonare bisogna guardare la realtà dal punto di vista dell'offensore, comprendendo quelle che possono essere state
le motivazioni o le pulsioni delle quali possa essere stato, a sua volta, vittima chi ha offeso. Bisogna anche riconoscere
eventuali propri errori che possono aver contribuito alla genesi dell'offesa o del torto. Questo insieme di considerazioni può
agevolare la concessione del perdono.
Ma anche se fossimo così bravi ad attuare tutto il percorso del perdono, questo non impedisce che la rabbia relativa
all'offesa o al torto subito scompaia per sempre. Potrebbe continuare ad albergare dentro di noi e dare segni di vita in
determinate circostanze che possono riattivare il rimosso. Ma tali riattivazioni non avranno mai l'impatto doloroso anteperdono.
Perdonare, quindi, come gesto di amore per se stessi, per perdonare anche se stessi di aver permesso all'altro di farci del
male. Non dimentichiamo che gli altri ci trattano come noi li permettiamo di trattarci. In questo senso l'offesa ed
il relativo perdono possono rappresentare un occasione di crescita personale perchè quello che è accaduto non si verifichi
più tenendo però bene a mente la massima del grande Presidente U.S.A. John Fitzgerald Kennedy “Puoi anche
perdonare i tuoi nemici, ma non dimenticare mai i loro nomi”