INDICE - Radio Vaticana
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Pubblicazione speciale realizzata in occasione della visita al Papa dei vescovi del Ciad Città del Vaticano, 18-22 settembre 2006 A cura del SeDoc – Servizio Documentazione della Radio Vaticana INDICE Introduzione Storia del Paese La Chiesa in Ciad Struttura della Chiesa Vita della Chiesa Il primo Congresso Eucaristico Nazionale del Ciad Le visite ad limina Il viaggio di Giovanni Paolo II in Ciad P.2 P.2 P.3 P.6 P.6 P.22 P.32 P.40 1 Introduzione Paese di recente evangelizzazione (i primi missionari cattolici sono giunti nel 1929 e hanno potuto stabilirsi e iniziare una vera e propria attività missionaria solo nel 1945) e con una forte presenza musulmana, il Ciad ha visto in questi decenni una crescita costante della popolazione cattolica. Oggi i cattolici rappresentano circa almeno il 12 per cento dei suoi abitanti, distribuiti in sette diocesi e una prefettura apostolica, con un vivo senso di appartenenza alla Chiesa, senza però fanatismi. Questo forte senso di appartenenza si riscontra non solo nella grande partecipazione ai sacramenti, laddove il Battesimo e l‟Eucaristia sono i pilastri delle comunità, ma anche in un discreto attivismo dei laici. Gli ultimi tre anni hanno visto un impegno straordinario dedicato alla preparazione del Primo Congresso Eucaristico Nazionale del paese, attraverso Congressi Eucaristici parrocchiali e diocesani, che si sono rivelati dei veri successi. Sul fronte dell‟impegno dei laici vi sono iniziative significative nel campo della formazione e del dialogo con tutte le componenti della società ciadiana, attraverso anche un qualificato centro culturale (il Cefod). Da un punto di vista sociale il paese è costituito principalmente da due gruppi etnici con diverse mentalità: il primo, più ricco e più potente, è il gruppo arabo-islamico del nord, che domina con il commercio; il secondo è quello animista, legato soprattutto alla povera produzione agricola e commerciale, capace di far fronte alle varie evenienze e godere di una sua autonomia e benessere. Tuttavia c'è un buon dialogo interreligioso, fatto di stima e accoglienza reciproca. Il terreno su cui si realizza l'incontro e la collaborazione è quello di iniziative al servizio della persona: le scuole di comunità, le scuole agricole, l'ospedale e i dispensari. Questo servizio alla persona rende ben disposte verso i missionari anche le autorità politiche locali, normalmente musulmane. STORIA DEL PAESE La Repubblica del Ciad confina con Libia, Sudan, Repubblica Centrafrica, Nigeria e Niger. Ha una Superficie di 1.284.200 km2, ma una popolazione di soli 9.830.000 (2005) abitanti. La capitale del paese è N‟Djaména, mentre tra le principali città sono Moundou e Sarh. Lingua ufficiale è francese, ma è largamente diffuso anche l‟arabo. 2 Cenni storici Nel 1900, la battaglia di Kousséri segna la disfatta di Rabah, un conquistatore venuto dal Sudan e che aveva vinto il regno di Banguirmi. Con questo avvenimento, il 5 settembre 1900, inizia il periodo coloniale del Ciad che passa dapprima sotto l‟amministrazione militare francese poi, il 14 maggio 1915, è annesso all'Africa Equatoriale francese, sotto l‟amministrazione civile. Proclamato Pepubblica il 28 novembre 1958, ottiene la completa indipendenza l‟11 agosto 1960, con capitale N‟djamena, che un tempo si chiamava Fort Lamy. LA CHIESA IN CIAD Al momento del distacco dalla Francia, il Ciad contava 1.800.000 abitanti di cui il 45% musulmani e il 2% cattolici. Oggi, secondo gli ultimi dati demografici i ciadiani sono 8 milioni. La percentuale dei musulmani è rimasta invariata, quella dei cattolici è salita al 20%. Sempre nel 1961, la capitale m‟Ndjamena era servita da due sole parrocchie. Oggi le parrocchie sono quindici, di cui però solo quattro hanno chiese, luoghi di preghiera con infrastrutture permanenti, mentre le altre hanno realizzato aree di preghiera all'aperto per le celebrazioni religiose e le Messe domenicali. I primi missionari cattolici, dei Padri del Santo Spirito dell'Oubangui Chari, arrivarono in Ciad nel 1929 nella regione di Moundou. Alcuni preti del Sacro-Cuore del Santo Quentin del vicariato Apostolico di Foumban, fondarono più tardi la missione di Kelo e, in seguito,vennero sostituiti dai Cappucini che assunsero il carico pastorale del territorio delle future diocesi di Moundou, Doba e Sarh. Nel 1935 arrivò nella capitale Forte-Lamy, un cappellano militare, Padre de Bélinay, Gesuita francese, ma è a partire dal 1945 che vengono precisati meglio i bisogni del paese e il territorio viene ripartito tra Cappuccini, Gesuiti e Oblati di Maria Immacolata. I Cappuccini ebbero in carico il territorio delle attuali diocesi di Moundou, Doba, Goré e Laï. I Gesuiti ebbero l'evangelizzazione del territorio delle attuali diocesi di N‟Djaména e Sarh, gli Oblati dell'attuale diocesi di Pala. Il primo prete ciadiano è stato ordinato solo nel 1959. Oggi i preti originari del Ciad sono 78, dei quali due vescovi, otto padri cappuccini, due oblati, sette gesuiti. 3 La maggior parte dei cattolici, come i protestanti, appartengono alle popolazioni del sud del paese che non è stato islamizzato come il nord. Chi viene da un altro paese dell'Africa rimane sorpreso dal fatto che quattro vescovi su sette siano ancora missionari “stranieri”, ma solamente due anni fa è divenuto arcivescovo un ciadiano. Nelle diocesi del Sud, ci sono numerosi preti ciadiani impegnati e dinamici; ma a N‟Djamena, una buona parte del clero è costituita da “stranieri”. Da notare tuttavia che in Ciad i termini „missionario‟ e „straniero‟ non significano „europeo‟: ci sono preti, religiosi e religiose di differenti paesi dell'Africa, come Nigeria, Camerun, Togo, Repubblica democratica del Congo, Ruanda, Burundi, Burkina Faso, ecc. I laici Come nella maggior parte delle Chiese dell'Africa, i laici hanno una parte essenziale nell'evangelizzazione. Catechiste e responsabili di comunità portano la chiesa nella vita quotidiana. Nei villaggi (rurali), le distanze non permettono al prete di essere spesso presente; sono i responsabili laici che animano la vita e la preghiera della comunità. Preparano al battesimo e regolano la maggior parte dei problemi. In città la vita delle parrocchie riposa anche, molto largamente, sugli impegni molteplici dei laici. Le donne sono molto presenti nelle celebrazioni ma la chiesa gioca in Ciad un ruolo di pioniere anche per la promozione femminile particolarmente nell'insegnamento. Stanno prendendo progressivamente sempre più posti nelle responsabilità delle parrocchie, ma rimane ancora molta strada. Nella società del Ciad tradizionale e musulmana, le donne sono socialmente in secondo piano; non hanno il diritto alla parola in pubblico. Nel Ciad moderno, la pratica del matrimonio precoce ed i carichi della casa riducono le loro probabilità di formazione, così che c‟è solamente un 12% di ragazze nell'insegnamento superiore. La vita religiosa In molti paesi dell'Africa, ci sono numerose religiose autoctone. Non è il caso del Ciad. Mentre ogni anno, il numero di preti secolari e religiosi aumenta, ci sono relativamente poche religiose del paese. L‟ambiente culturale è contrario a questo tipo di vocazione, per cui 4 occorrerà il rafforzamento della vita cristiana nelle famiglie perché le vocazioni possano sbocciare. L’evoluzione della comunità cristiana Oggi, le comunità cristiane rurali restano molto importanti, ma si sviluppano le comunità urbane. Sono composte di persone che hanno un livello di studi più elevati. Vivono quotidianamente la presenza di altre confessioni religiose: Islam e Protestantesimo, e questo obbliga a personalizzare la fede. C'è una ricerca d‟interiorità più grande nelle città, come si vede nello sviluppo di comunità e movimenti quali CANA o CVX. L’inculturazione Come tutte le Chiese africane, la chiesa del Ciad ha bisogno di pregare, celebrare, cantare, proclamare la sua fede nel suo proprio linguaggio. L'inculturazione ha fatto grande progresso nella liturgia. La cultura del Ciad è molto ricca, ma anche diversa. Ci sono diverse lingue; lo stesso gesto non ha lo stesso significato per tutti. Ci sono tuttavia dei punti comuni come l'importanza data all'iniziazione nella tradizione. I preti del Ciad hanno elaborato un rito eucaristico proprio che è alla prova. La Chiesa nella società del Ciad C'è un impegno considerevole della chiesa nello sviluppo. Ogni diocesi ha la sua struttura di sviluppo o BELACD. L'azione di queste strutture supera largamente i limiti delle comunità cristiane che sono al servizio di tutti gli uomini. Protestanti e musulmani collaborano talvolta come nel SECADEV di N‟Djaména. Invece nei confronti del mondo politico la chiesa ha più di difficoltà a trovare il suo posto. Dall'indipendenza, il Ciad ha conosciuto molti anni di una guerra civile drammatica. Nord e Sud si sono opposti parecchie volte. Il potere di fatto è nelle mani del nord. Da quando il vento della democratizzazione ha soffiato sull'Africa, la stampa di opposizione si è sviluppata, ma è poco incisiva. In un tale contesto, la parola dei Vescovi, particolarmente i loro messaggi pastorali, ha ancora scarsa eco. 5 Un impegno maggiore dei laici permetterà probabilmente alla chiesa di essere più ascoltata. Già oggi comunque c‟è un religioso ciadiano in veste di rappresentante delle confessioni religiose nel Collegio di controllo e di sorveglianza dei Redditi petroliferi del paese. Struttura della Chiesa e circoscrizione ecclesiastica Conferenza Episcopale del Ciad (CET) Presidente: Mons Jean-Claude BOUCHARD, vescovo di Pala Provincia ecclesiastica di N‟Djaména - Arcidiocesi di N‟Djaména: Mons. Matthias N‟Garteri MAYADI - Diocesi di Doba: Mons. Michel RUSSO (MCCI) - Diocesi di Goré: Mons. Rosario Pio RAMOLO, (Ofm Cap) - Diocesi di Laï: Mons. Miguel Angel Sebastian MARTINEZ (MCCI) - Diocesi di Moundou: Mons. Joachim KOURALEYO TAROUNGA - Diocesi di Pala: Mons. Jean-Claude BOUCHARD (OMI) - Diocesi di Sarh: Mons. Edmondo DJITANGAR Nunzio Apostolico: Mons. NGUYÊN VAN TOT PIERRE, arcivescovo di Rusticiana VTA DELLA CHIESA Dalle Notizie della Radio Vaticana Attiva nel campo dell‟educazione, dell‟assistenza e anche dei media, la Chiesa in Ciad non ha mancato in questi anni di esprimere critiche ai governanti del Paese e di prendere posizione in difesa della laicità dello Stato e della coesistenza pacifica tra le religioni nel Paese. Ne ripercorriamo alcuni passaggi principali con le notizie pubblicate dalla Radio Vaticana attraverso il Bollettino “Notizie dalla Chiesa”. 6 INIZIANO CELEBRAZIONI PER IL CINQUANTENARIO DELL’IMPLANTAZIONE DELLA CHIESA NEL PAESE N‟DJAMENA, 1 feb 96 - E‟ iniziato nel Ciad l'anno di celebrazione del cinquantenario dell‟implantazione della Chiesa nel Paese. Il 9 gennaio del 1947, infatti, Pio XII erigeva la Prefettura Apostolica di Fort-Lamy, che comprendeva il territorio dell'attuale arcidiocesi di N‟Djamena e della diocesi di Sarh. L'arcivescovo di N'Djamena, il gesuita Charles Vandame, ha scritto per l'occasione una lettera pastorale nella quale raccomanda ai fedeli di pregare il piu' possibile in famiglia durante quest'anno di celebrazioni, che culmineranno il 9 gennaio dell'anno prossimo. Raccomanda altresi' l'esercizio della solidarietà nei posti di lavoro e nei propri ambienti di vita. "Voi siete il lievito nella pasta scrive mons. Vandame -. Il vostro quartiere e' la pasta. Voi e i vostri vicini cristiani siete il lievito. Allora alzatevi!". Per la storia, i primi missionari giunti nel Ciad furono protestanti. Era il 1923, e aprirono la missione a Fort-Archambaut. Nel 1929, padre Gabriel Herriau, spiritano, fondò la prima missione cattolica a Kou, nell'attuale diocesi di Moundou. IL VESCOVO DI MONDOU DENUNCIA VIOLAZIONI DEI DIRITTI UMANI DA PARTE DELLE FORZE ARMATE NELLA SUA DIOCESI MONDOU, 28 feb ‟96 - Nel Ciad, il vescovo di Mondou, mons. Matthias N'Garteri, ha indirizzato al Primo Ministro Djimasta Koibla una lettera nella quale denuncia gravi violazioni dei diritti umani compiute dall'esercito nella sua diocesi. Nella lettera il vescovo parla di "bambini frustati a sangue, giovani donne stuprate, famiglie spogliate dei loro beni e costrette a lasciare le loroabitazioni, (...) case e villaggi distrutti, saccheggi, (...) uomini torturati" e chiese occupate con la forza. Mons. n'garteriesorta quindi il primo ministro "a riportare l'esercito alla disciplina e far punire i responsabili di questi atti violenza". LETTERA PASTORALE DEI VESCOVI DEL CIAD IN VISTA DELLE ELEZIONI POLITICHE DEL 2 GIUGNO 1996 N‟DJAMENA, 22 mag ‟96 - In vista delle elezioni politiche del 2 giugno, i vescovi del Ciad, hanno diffuso una lettera pastorale in cui invitano i fedeli ad un comportamento elettorale adeguato alla fede. "Per annunciare profeticamente i tempi nuovi – scrivono i vescovi - bisogna 7 avere la volonta' di stabilire tra gli uomini rapporti di giustizia basati sul rispetto della loro liberta' e dei loro diritti". "E' necessaria - aggiungono i - una disposizione generale alla tolleranza verso i credenti e verso le opinioni altrui". "Questa volonta' deve dunque informare le nostre scelte, perche' presto, nella solitudine della cabina, ciascun cittadino e cittadina saranno chiamati a deporre nell'urna la scheda con il nome del candidato ritenuto il piu' adatto per presiedere la Repubblica". "Alla fine - conclude la lettera pastorale - abbiate il coraggio di prendere la vostra decisione soltanto per il bene del Paese. Allora avrete esercitato la vostra liberta' cercando la verita', perche' ci ha detto il Signore che la verita' ci rendera' liberi". APERTO NUOVO SEMINARIO A BEBEDJIA DOBA, 6 GIU 96 il ciad ha un nuovo seminario. E' quello di Bebedjia, una sotto-prefettura di Doba, nel sud del paese centrafricano. Il nuovo seminario e' intitolato a Sant'Agostino e per la sua inaugurazione sono venuti l'arcivescovo di N'Djamena, mons. Charles Vandame, i vescovi di Sahr e di Doba, i monsignori Edmond Djitangar e Michel Russo, e il Nunzio apostolico mons. Diego Causero. Proprio il vescovo di Doba ha sottolineato quanto sia importante per la vita della diocesi l'apertura del nuovo seminario. Ci sono voluti sacrifici umani e finanziari per la realizzazione dell'opera, ha aggiunto il vescovo, ma e' con grande gioia che il seminario viene accolto per per essere luogo di maturazione alla fede di giovani chiamati alla vita religiosa e sacerdotale. Il rettore del nuovo seminario, don Martin Waingue, ha insistito molto sulla necessita' di ben selezionare i giovani da destinare al seminario. Ha invitato percio' parroci, sacerdoti e religiosi a scelte giudiziose dei candidati. Il seminario di Bebedjia per gli studi medi si affianca a quello di Pala, denominato Fraternita' di San Giovanni, che da 12 anni accoglie i seminaristi delle diocesi del Ciad. Nel Ciad vi e' poi il seminario maggiore interdiocesano San Luca di Bakara, nella arcidiocesi di N'Djamena. INCONTRO ANNUALE DEL SOCCORSO CATTOLICO ISTITUITO DALL’ARCIDIOCESI DI N'DJAMENA PER COORDINARE INTERVENTI UMANITARI NEL CIAD N'DJAMENA, 18 giu ‟96 - Nel Ciad il Seminario maggiore di San Luca di Bakara, nell‟arcidiocesi di N'Djamena, ha ospitato l'annuale incontro del Secadev, il Soccorso cattolico per lo sviluppo. Si tratta di una 8 organizzazione voluta dalla stessa arcidiocesi per pianificare interventi di aiuto nel Paese. Sono 9 attualmente i progetti avviati dal Secadev ciadiano, allo scopo di favorire la nascita di villaggi con servizi adeguati alle necessita'. Nell‟organizzazione sono impegnati anche alcuni musulmani. Pierre Fauré, il sacerdote che dirige il Soccorso cattolico, stima importante la presenza e il lavoro di questi musulmani. LE SCUOLE CATTOLICHE DEL CIAD FANNO UN BILANCIO: TRA I PROBLEMI PRINCIPALI I FINANZIAMENTI E IL DIVARIO TRA GLI ISTITUTI IN CITTA’ E IN CAMPAGNA N'DJAMENA, 3 lug ‟96 - Al termine dell'anno scolastico, le scuole cattoliche del Ciad tirano un primo bilancio. A N'Djamena si sono ritrovati 13 direttori di altrettante scuole cattoliche. il problema principale rimane il divario tra le scuole in citta' e quelle situate nella campagna, soprattutto per quanto riguarda il numero e la qualita' degli insegnanti. Nel frattempo lo Stato ha dimezzato le sovvenzioni, da 40 a 20 milioni di franchi centrafricani. Questo significa che non puo' essere pagato lo stipendio a molti insegnanti delle scuole cattoliche. Queste nel Ciad sono associate in una forma che coinvolge, con una convenzione, sia lo Stato che l'associazione dei genitori. Le scuole cattoliche nel paese africano sono in tutto 43 e sono frequentate da 15.885 alunni di ambo i sessi. I vescovi del Ciad esercitano una sorta di controllo attraverso uffici diocesani chiamate 'ispezioni'. CON IL NULLA OSTA DEI VESCOVI, NASCE L’”UNIONE DEI QUADRI CRISTIANI DEL CIAD”, UN’ASSOCIAZIONE DI LAICI IMPEGNATI NELLA PROMOZIONE DELLA DOTTRINA SOCIALE DELLA CHIESA N‟DJAMENA, 7 ott 96 - Un gruppo di intellettuali cattolici del Ciad sfuggiti alla guerra civile del 1979 ha dato vita ad un'associazione denominata "Unione dei quadri cristiani del Ciad" (Ucct, in sigla). L'associazione, dopo il nihil obstat della Conferenza episcopale, ha avuto anche l'autorizzazione ministeriale. Essa oggi conta 486 iscritti distribuiti nelle cinque diocesi del Ciad. In collegamento con il movimento internazinale degli intelletuali cattolici, l'Ucct promuove nelle parrocchie corsi di formazione umana e cristiana e di dottrina sociale cattolica. 9 LETTERA DI MONS. VANDAME PER IL CINQUANTENARIO DELL’IMPLANTAZIONE DELLA CHIESA A N’DJAMENA N'Djamena, 20 nov 96 - "La nostra Chiesa locale deve essere missionaria all'interno dei confini della nostra arcidiocesi, ed anche oltre, fino in capo al mondo". Lo ha scritto mons. Charles Vandame, arcivescovo di N'Djamena nel Ciad nella sua recente lettera pastorale in occasione del cinquantenario dell‟implantazione della Chiesa nella regione. Fu infatti il 9 gennaio del 1947 che Pio XII eresse la Prefettura Apostolica di Fort-Lamy, l'attuale N‟Djamena. La citta' contava allora solo qualche decina di cattolici. Mons. Vandame ricorda tutto questo nella sua lettera ed esorta i suoi sacerdoti e i fedeli a partecipare numerosi alla celebrazione del cinquantenario. NEL MESSAGGIO DEI VESCOVI PER IL NATALE 1996 EVIDENZIATI SEGNALI DI SPERANZA PER IL FUTURO DEL PAESE N‟DJAMENA, 30 dic 96 - Dopo tanti anni di miseria e di dolore, il Ciad sembra incamminato sulla via della pace. Lo rilevano i cinque vescovi del Paese centrafricano nel messaggio natalizio indirizzato ai fedeli. Il cammino verso la pace e' un dono di Dio, rilevano i vescovi, ed e' insieme frutto della saggezza degli uomini. I cattolici del Ciad debbono offrire il proprio contributo perche' nella vita sociale trionfi la giustizia. I vescovi non nascondono che nel Paese persiste il problema della difficile convivenza tra le diverse etnie, ma esortano al dialogo nel rispetto delle diversita' di ciascun gruppo etnico. Analogamente, guardando a tutte le grandi necessita' del continente africano, i presuli del Ciad insistono sullo spirito di collaborazione, di fraternita' tra tutti nella fiducia che la luce del redentore del mondo illuminera' di pace il continente africano e il mondo intero. SOLENNE MESSA DI CHIUSURA DELLE CELEBRAZIONI DEL CINQUANTENARIO DELLA CHIESA A N’DJAMENA N'DJAMENA, 6 feb. ‟97 - Con una solenne messa nello stadio Omnisports Mahmat Idriss Ouhya di N'Djamena, il 26 gennaio si sono concluse le celebrazioni del cinquantenario delle chiesa nell‟arcidiocesi. Alla liturgia hanno partecipato più di 10mila fedeli. All‟omelia l‟arcivescovo di N'Djamena, mons. Charles Vandame, ha sottolineato come il futuro della Chiesa in Ciad e la sua missione evangelizzatrice sia 10 ora nelle mani dei ciadiani e come “il messaggio d‟amore universale che i cristiani hanno ricevuto dal loro Maestro li inviti ad accogliere tutti gli esseri umani con rispetto e benevolenza e ad amarli come sé stessi”. “Quello che attira gli uomini alla conversione - ha aggiunto - non è solo la Parola di Dio, ma anche il modo in cui i cristiani la mettono in pratica”. Di qui l‟esortazione alla condivisione, alla solidarietà e all‟attenzione verso il prossimo, quale che sia la sua origine o credo religioso, per creare un autentico spirito comunitario. Alla celebrazioni erano presenti anche diverse autorità civili e religiose. Tra queste il Primo Ministro in rappresentanza del Presidente della Repubblica Idriss Déby. 29ª ASSEMBLEA ANNUALE DEL RESTRAT, ASSOCIAZIONE DI SACERDOTI E RELIGIOSI DEL CIAD KOUMRA, 15 lug 97 - Dal 7 al 13 luglio si è svolto a Koumra la 29ª riunione annuale dei sacerdoti e dei religiosi africani del Ciad (Restrat, in sigla). L‟incontro si tiene annualmente dal 1968, allo scopo di promuovere, attraverso scambi di esperienze e riflessioni pastorali, la collaborazione tra sacerdoti e consacrati in Ciad. Nel corso degli anni sono stati approfonditi i vari aspetti dell‟inculturazione del Vangelo in Ciad, una riflessione che è stata molto utile anche per i vescovi. La sessione che si è appena conclusa Koumra, come la precedente nel 1996 a Pala, è stata invece dedicata a temi di carattere più sociopolitico. Negli ultimi anni si è infatti avvertita l‟esigenza di una maggiore attenzione verso i problemi della società ciadiana, nella convinzione che la Chiesa non può chiudersi nelle sacrestie. INCONTRO DEI RESPONSABILI DELL’ACAT-CIAD, L’ASSOCIAZIONE DEI CRISTIANI PER L’ABOLIZIONE DELLA TORTURA N‟DJAMENA, 21 agosto „97 - Si è svolto nei giorni scorsi nella capitale N‟Djamena l‟incontro dei responsabili dell‟Acat-Ciad, membro dell‟Associazione internazionale dei cristiani per l‟abolizione della tortura (Fiacat). Diversi i temi dibattutti: la violenza i diritti dell‟uomo, la democrazia in Africa, le diverse realtà della tortura nel mondo. La giornata è stata un‟occasione per illustrare le nuove iniziative dell‟AcatCiad per sradicare questa piaga nel Paese. L‟associazione pensa, in particolare, di lanciare una vasta campagna di sensibilizzazione tra i 11 giovani. L‟acat-Ciad è stata fondata nel 1994 per iniziativa di un gruppo di cattolici protestanti. (Programma Francese Africa) UN GRUPPO DI INTELLETTUALI CATTOLICI INDIRIZZA UNA LETTERA APERTA AL PRESIDENTE DEL CIAD IN DIFESA DELLA LAICITA’ DELLO STATO MONDOU, 28 mag ‟98 - Un gruppo di intellettuali cattolici nella diocesi di Mondou, in Ciad, ha indirizzato una lettera aperta al Presidente Repubblica per denunciare le minacce alla laicità dello Stato sancita dalla costituzione. A preoccupare gli intellettuali cattolici, che aderiscono all‟"Unione dei quadri cristiani del Ciad" (Ucct), sono in particolare tre recenti episodi: gli attacchi di cui sono stati oggetto persone e luoghi di culto cristiani durante alcuni scontri con le forze armate nel sud del Paese, i finanziamenti stanziati dallo Stato per i pellegrinaggi dei fedeli musulmani alla Mecca e soprattutto le recenti dichiarazioni del Presidente libico Muhammar al-Gheddafi che, il 1° maggio, durante la preghiera del venerdì alla presenza di dieci Capi di Stato musulmani nella capitale N‟Djamena, ha affermato che il cristianesimo in Ciad deve “scomparire per lasciare spazio all‟Islam”. Nella lettera i membri dell‟Ucct ricordano al Presidente della Repubblica che secondo la Costituzione “il Ciad è una Repubblica laica” fondata sui principi della democrazia e dello stato di diritto. L‟"Unione dei quadri cristiani del Ciad" è stata fondata nel 1996 da un gruppo di laici e con l‟assenso della Conferenza episcopale per promuovere gli insegnamenti sociali della Chiesa in Ciad. I LEADER DELLE CHIESE CRISTIANE PREOCCUPATI POSSIBILE CONFESSIONALIZZAZIONE DELLO STATO PER N‟DJAMENA, 12 giu ‟98 - Il Presidente del Ciad Idris Déby ha assicurato che i cristiani non devono temere l‟instaurazione di uno Stato confessionale e che il Paese resterà laico. Lo ha fatto durante un incontro nei giorni scorsi con una delegazione delle Chiese cristiane del Ciad che hanno espresso le preoccupazioni della comunità cristiana del Paese per le recenti dichiarazioni del colonnello Gheddafi a N‟Djamena. Il Presidente libico aveva affermato, durante una visita il mese scorso, che il cristianesimo in Ciad deve “scomparire per lasciare spazio all‟Islam”. Ai leader cristiani il Presidente Deby ha chiarito che il principio della laicità sancita dalla costituzione rimane intatto e che 12 quindi i cristiani non hanno nulla da temere. Il contenuto del colloquio cui ha partecipato per la Chiesa cattolica l‟arcivescovo di N‟Djamena Charles Vandame, presidente della Conferenza episcopale del Ciad, è stato riportato in una lettera pastorale congiunta che esorta i cristiani ciadiani ad essere vigili, ma anche umili. Sulla vicenda delle dichiarazioni del colonnello Gheddafi è tornato un editoriale del bollettino diocesano di N‟Djamena che sottolinea l‟importanza di un dialogo costruttivo tra cristiani e musulmani in Ciad, mettendo in guardia da ogni strumentalizzazione politica della religione. I GIOVANI DEL CIAD CELEBRANO IL GIUBILEO MONDOU, 3 mag 00 - Provenienti dalle sette diocesi i giovani del Ciad si sono dati appuntamento dal 13 al 17 aprile a Mondou, per celebrare il loro giubileo nazionale. L‟incontro, ben preparato nelle parrocchie, ha visto la partecipazione di oltre mille ragazzi. La meditazione introduttiva di Mons. Miguel Sebastian, vescovo di Lai e responsabile della pastorale giovanile, ha avuto per tema quello della prossima giornata mondiale: “Il Verbo si è fatto carne e venne ad abitare in mezzo a noi ”. Forte l‟invito rivolto ai giovani a riconoscere la presenza di Cristo nella vita di tutti i giorni, ad accettarlo come modello ed amico “per costruire il proprio futuro su di Lui che fu, è e sarà, dimorando nella storia del mondo, del Ciad e in quella di ciascun giovane fino alla fine dei tempi”. Momento intenso dell‟incontro è stato poi il pellegrinaggio a piedi dal villaggio di Kou a 12 Km da Mondou. E‟ il luogo in cui giunse il primo missionario che oggi ha 71 anni. Un pellegrinaggio di tipo penitenziale con al centro il sacramento della riconciliazione, sul tema “accogliere e trasmettere la fede ”. Nel primo pomeriggio i giovani hanno potuto poi esprimere la loro gioia nelle danze, sottolineando la fede nella vita e nella possibilità di lottare per un mondo migliore.La celebrazione dell‟Eucarestia nella domenica delle Palme, presieduta dal vescovo di Mondou Mons. Matthias Ngarteri, ha concluso i tre giorni giubilari. Saranno 50 i giovani che ad agosto verranno a Roma per partecipare alla XV Giornata Mondiale della gioventù. UNA COMUNITA’ IN PIENA CRESCITA: COSI’ DESCRIVE LA SITUAZIONE DELLA CHIESA CATTOLICA LA RIVISTA “POPOLI” N‟DJAMENA, lug 01 - La Chiesa in Ciad è in piena crescita. Paese di recente evangelizzazione (i missionari cattolici hanno potuto stabilirsi 13 e iniziare una vera e propria attività missionaria solo nel 1945) e con una forte presenza musulmana, esso ha visto in questi decenni una crescita costante della popolazione cattolica, come riferisce l‟ultimo numero della rivista dei gesuiti “Popoli”. Al momento dell‟indipendenza dalla Francia, nel 1960, i cattolici costituivano appena il 2 per cento della popolazione contro il 45 per cento dei musulmani. Oggi, nel 2001, su una popolazione di 8 milioni di abitanti, questa percentuale è salita a più del 20 per cento mentre quella dei musulmani è rismasta invariata. A Fort Lamy nel 1961 c'erano 750 cattolici battezzati e 1.800 catecumeni. Oggi a N‟Djamena, riferisace la rivista, sarebbero residenti 120mila cattolici battezzati. Sempre nel 1961, Fort Lamy era servita da due sole parrocchie. Oggi le parrocchie della capitale sono quindici, di cui però solo quattro hanno chiese, luoghi di preghiera con infrastrutture permanenti, mentre le altre hanno realizzato aree di preghiera all'aperto. Il primo prete ciadiano è stato ordinato solo nel 1959. Oggi i preti originari del Ciad sono 78, dei quali due vescovi, otto padri cappuccini, due oblati, sette gesuiti. Tra i fedeli il senso di appartenenza alla Chiesa cattolica è molto vivo, anche se privo di fanatismi. I LEADER CRISTIANI DELUSI DALL’ ESITO DELLE ELEZIONI DEL MAGGIO 2001 N'DJAMENA, 12 giu 01 - L'andamento delle elezioni presidenziali nel Ciad ha "umiliato e scoraggiato quanti speravano di assistere nel Paese all'affermazione di un vero Stato di diritto". Lo rileva un documento sottoscritto dai rappresentanti cristiani, a quindici giorni dall'esito elettorale, che ha visto la conferma del presidente in carica Idriss Deby. Al tempo stesso, gli esponenti religiosi esprimono il timore di una escalation della violenza e chiedono alla popolazione di "mantenere ferma la convinzione che il cambiamento nel Paese può essere ottenuto attraverso il diritto e la giustizia". Il documento è stato firmato per parte cattolica da mons. Charles Vandale, presidente della Conferenza episcopale del Ciad. Il testo, che si intitola "Lettera ai cristiani e agli uomini di buona volontà", invita infine a riflettere sulle responsabilità comuni per la situazione di crisi in cui si dibatte il Ciad, sottolineando quanto siano diffusi i comportamenti instabili e materialisti, la disponibilità al compromesso e la debolezza di fronte al dilagare della corruzione. Le elezioni presidenziali si sono svolte il 20 maggio scorso e sono state accompagnate da numerose denunce di irregolarità e brogli. 14 IL CENTRO UNIVERSITARIO CATTOLICO DI N’DJAMENA N‟DJAMENA, 6 apr 02. – Sono circa 5 mila, quasi tutti maschi, gli studenti, che frequentano il Centro Universitario Cattolico di N‟Djamena. Il centro offre in particolare corsi di economia e di sessualità, due ambiti legatiallo sviluppo della persona umana e del paese in generale. Gli studenti vengono così preparati ad affrontare problemi della società del Ciad quali l‟elevato numero di gravidanze precoci, la trasmissione di malattie per via sessuale come l‟Aids, l‟abuso di alcolici. Non vengono tralasciate lezioni sui problemi della giustizia e della pace, sui diritti umani, sulla giustizia sociale. Il centro Universitario Cattolico di N‟Djamena è stato istituito nel 1989 e si propone anche come luogo di culture diverse, essendo un terzo dei suoi scritti non cristiani. MINISTRO ACCUSA DI INTERFERENZA LA CHIESA PER UN CORSO DI FORMAZIONE DELLA COMMISSIONE GIUSTIZIA E PACE N‟DJAMENA, 2 lug 02 - Nel Ciad non è piaciuta al ministro Abderamane Moussa l‟iniziativa della Commissione nazionale di Giustizia e Pace, che ha patrocinato un corso di formazione per osservatori sul buon andamento delle elezioni municipali, previste entro quest‟anno nel Ciad. Un comunicato del Ministro per il territorio rileva che con questa iniziativa la Chiesa “semina confusione ed alimenta dubbi nell‟animo di ogni praticante circa la vera missione delle religioni rivelate”. “Con tale corso di formazione – aggiunge il ministro Moussa – la Chiesa cattolica ha fatto un passo intollerabile”, perché le elezioni sono di competenza esclusiva del ministero diretto da Moussa. Questi, dunque, si sente autorizzato a “mettere in guardia i responsabili della Chiesa cattolica in Ciad da qualsiasi deriva tendente a confondere i fedeli innocenti ed inculcando loro idee politiche”. Per il ministro Moussa l‟iniziativa di Giustizia e Pace altro non è che un “integralismo mascherato” e perciò egli si sente autorizzato a richiamare i responsabili religiosi di ogni confessione ad “astenersi ad immischiarsi in maniera flagrante nel gioco politico a scapito della loro nobile missione: educare l‟uomo per avvicinarlo a Dio. Dal 1996, il Ciad si è autoproclamato stato laico. La sua popolazione è per il 50 per cento musulmana e per il 35 per cento cristiana. 15 IL PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE EPISCOPALE RISPONDE AL MINISTRO N'DJAMENA, 19 lug 02 - In Ciad il presidente della Commissione nazionale Giustizia e pace, Mons. Mathias N'Gartéri, vescovo di Moundou, ha risposto in un'intervista alle accuse lanciate contro la Chiesa cattolica da un esponente del governo ciadiano. In un comunicato diffuso mercoledì, il Ministro dell'amministrazione del territorio Abderamham Moussa, ha duramente criticato la comunità ecclesiale locale, per le sue presunte ingerenze nella politica nazionale. Secondo il Ministro, la Chiesa cattolica del paese "tende ad inculcare idee politiche ai fedeli innocenti", soprattutto in vista delle prossime elezioni municipali, confondendoli sulla vera missione delle religioni rivelate. L‟esponente del governo aveva già espresso la sua contrarietà a un‟iniziativa cattolica all‟inizio di luglio, in occasione del corso di formazione per osservatori elettorali organizzato dai vescovi delle sette diocesi del Ciad. Nella sua replica, Mons. N'Gartéri sottolinea come "la Chiesa abbia organizzato i corsi di formazione per contribuire alla ricostruzione e alla pace nel Paese". Il presule ha quindi ricordato che essa era stata chiamata a giocare un ruolo attivo nella vita del Paese dalle stesse forze politiche del Ciad, nel 1993, dopo la fine della dittatura di Hissene Habrè, quando le autorità ecclesiali furono invitate a partecipare alla Conferenza nazionale sovrana (Cns). "L'organizzazione di corsi rivolti a formatori di osservatori elettorali era in fondo una delle raccomandazioni emerse al termine della Cns", ha rilevato Mons. N'Gartéri. In Ciad i rapporti tra le autorità ecclesiali e quelle politiche, amministrative e militari, negli ultimi tempi sono diventati molto tesi. Nel mirino delle critiche governative, sono finiti in particolare i mezzi comunicazione della Chiesa (radio cattoliche in testa) e le Commissioni diocesane giustizia e pace, particolarmente impegnate nella promozione dei diritti umani. NEL MESSAGGIO PER IL NATALE 2002 I VESCOVI DEL CIAD SI SOFFERMANO SULLE PIAGHE CHE AFFLIGGONO IL PAESE N‟DJAMENA, 20 dic 02 – I vescovi del Ciad hanno molto a cuore la rinascita del Paese. E‟ questo il succo del messaggio che la Conferenza episcopale del Ciad ha rivolto alla comunità dei fedeli e alla società all'approssimarsi del Santo Natale. Guardando alla situazione sociale e politica del Paese i vescovi si rammaricano per la condizione dei cittadini ciadiani 'frustrati' nella loro aspirazione a partecipare alla vita 16 pubblica, ad eccezione del gesto del voto nelle elezioni, e 'umiliati' dalla corruzione e dall'impunità che li incoraggiano a seguire, volontariamente o non, solo i propri interessi personali. "Non vogliamo però con questo far prevalere il pessimismo", hanno detto i presuli. "Al contrario! E' perché abbiamo fiducia nell'uomo che non abbiamo paura di guardare in faccia la realtà e di indicare i mali che ci affliggono". Secondo i presuli, la menzogna, la corruzione, il crimine, l'impunità, l'odio, in breve, un'educazione senza senso morale e civico, sono le piaghe che affliggono la società ciadiana e che hanno fatto cadere nella sfiducia i cittadini. Il Ciad soffre per una grave crisi collettiva di sfiducia, è quanto arrivano a concludere i presuli ma ricordano anche che "il miglior modo che ha l'uomo di combattere questi mali è prendere coscienza della propria dignità". L'esortazione dei vescovi è di non lasciarsi convincere "da coloro che hanno deciso, coscientemente o non, di vivere nella menzogna, nella cupidigia e nella violenza". Il messaggio, quindi, chiama i fedeli delle religioni cristiana, islamica e dei culti tradizionali a costruire insieme una società migliore. Un compito difficile a cui sono chiamati tutti i cittadini e i governanti. Questi ultimi, che per il loro ruolo di amministratori della cosa pubblica hanno un peso particolare sui destini del Paese, dovrebbero essere tra i primi a dare il buon esempio. Dicono i vescovi: "Le istituzioni si trasformano in strutture oppressive e parassitarie appena non sono più indirizzate al perseguimento del bene dell'uomo", includendo in questo anche la dimensione spirituale. Allo scopo di raggiungere il bene comune, nel documento si sottolinea che è indispensabile una collaborazione tra Stato e cittadini senza la quale non può dirsi riconosciuta la dignità umana. L'accorato messaggi natalizio si chiude rivolgendo a tutti i cittadini del Ciad l'esortazione a essere "uomini nuovi, costruttori di una nuova società". SECONDO ANNIVERSARIO DI RADIO LOTIKO, EMITTENTE DELLA DIOCESI DI SARH SARH, 9 apr 03 - La diocesi di Sarh, nel Ciad meridionale, ha festeggiato domenica, il secondo anniversario di Radio Lotiko. Fondata due anni fa per iniziativa del suo attuale direttore, il sacerdote combonianao italiano padre Fabrizio Colombo, la piccola emittente diocesana è nata come radio di servizio per le popolazioni della regione del Moyen Chari. Oltre a notiziari di informazione regionale, nazionale ed internazionale, offre infatti trasmissioni sui diritti umani, 17 la promozione della donna e l'educazione sanitaria. Negli ultimi tempi ha dato ampio spazio ai programmi di sfruttamento del petrolio in corso nella regione e al progetto di oleodotto dal Ciad al Camerun. La popolarità di Radio Lotiko è in continua crescita, e i suoi responsabili sperano potenziare il segnale e raggiungere un pubblico più ampio. Radio Lotiko lavora in collaborazione con la britannica Bbc Worldservice e da qualche settimana ha anche un sito Internet: www.lotiko.org SEMINARIO ORGANIZZATO DALL’ACERAC DENUNCIA GESTIONE INIQUA DELLE RISORSE NATURALI NEGLI STATI AFRICANI N‟DJAMENA, 25 nov 03 - Indignazione per la gestione iniqua delle risorse naturali negli Stati africani centrali, afflitti da cronica povertà, è stata espressa dall‟Acérac, l‟Associazione delle Conferenze episcopali della regione dell‟Africa centrale. I partecipanti a un seminario a N‟Djamena, la capitale del Ciad, si sono detti “indignati” per il “contrasto fra la ricchezza del nostro sottosuolo e la varietà di specie animali e vegetali da una parte, e l‟estrema povertà dei nostri Paesi dall‟altra”. I convenuti al seminario hanno sottolineato l‟impegno intrapreso dal Ciad su queste tematiche. Nel testo del documento finale si ricorda che il Paese africano, divenuto ufficialmente quest‟anno produttore di petrolio, ha emanato una legge sulla gestione delle proprie risorse petrolifere, in base alla quale oltre l‟80 per cento dei ricavi è destinato ai settori sociali come educazione e sanità, oltre che allo sviluppo delle infrastrutture. Le autorità ciadiane hanno inoltre istituito un collegio di sorveglianza per l‟applicazione di queste norme. L‟Acérac ha quindi sollecitato gli altri Stati dell‟Africa centrale a ispirarsi alla legge in vigore in Ciad per “emanare normative trasparenti in materia di gestione delle risorse naturali”. L‟Associazione ha anche invitato la società civile a impegnarsi “per formare e rendere cosciente la popolazione” e ha fatto appello ai governi perché agiscano con intenti positivi. Al seminario hanno partecipato 72 delegati provenienti da: Camerun, Congo Brazzaville, Gabon, Centrafrica, Guinea equatoriale e Ciad. 18 APERTURA E DIALOGO CON TUTTI, MA SENZA TRANSIGERE SUI FONDAMENTI DELLA FEDE: QUESTO IL PROGRAMMA DEL NUOVO ARCIVESCOVO DI N’DJAMENA MONS. MATHIAS NGARTÉRI N‟DJAMENA, 11 dic 03 - Apertura e dialogo con tutti, ma senza transigere sui fondamenti della fede e sulla difesa della dignità della persona umana. Così si può sintetizzare il programma pastorale di Mons. Mathias Ngartéri, che domenica ha preso possesso dell‟arcidiocesi di N‟djamena, capitale del Ciad, succedendo a Mons. Charles Vandame. Già vescovo di Mondou, Mons. Ngartéri è il primo arcivescovo autoctono del paese africano, un fatto emblematico che dice che la Chiesa in Ciad non è straniera, ma ben inserita nel tessuto sociale locale, ha sottolineato alla cerimonia della presa di possesso il Nunzio Apostolico Mons. Joseph Chenoth. Il nuovo arcivescovo, da parte sua, ha voluto indicare in termini chiari quella che sarà la sua linea di azione pastorale. Rivolgendosi direttamente al Presidente del Ciad Idris Deby ha fatto capire che essa non sarà limitata all‟ambito strettamente religioso. “La Chiesa - ha detto - deve occuparsi di politica, se questa si intende come gestione della città”. Partendo dalle parole dell‟Apostolo Paolo nella Lettera ai Corinzi, non ha poi esitato a muovere rimproveri ai governanti del paese, esprimendo un giudizio severo anche sulla corruzione dei funzionari pubblici: “Alcuni uomini politici ci guadagneranno ad ascoltarci per non trascinare il paese in una strada senza uscita”, ha osservato. Mons. Ngartéri ha, per altro verso, espresso la sua piena apertura al dialogo, sottolineando l‟importanza del pluralismo e della coesistenza pacifica che devono guidare i cristiani nei rapporti ecumenici e con le altre religioni. DICHIARAZIONE DEI VESCOVI DEL CIAD SULLA SITUAZIONE DEL PAESE N‟DJAMENA, mag ‟04 - Il 29 aprile i vescovi del Ciad, riuniti per la loro assemblea a Moundou, hanno pubblicato una dichiarazione sulla situazione socio-politica del paese. Dopo aver osservato il degrado progressivo delle condizioni del paese, reso visibile tra l‟altro dalla presenza di rifugiati centrafricani al sud e dei sudanesi all‟est (Darfur), i vescovi hanno dichiarato che è necessario lo sforzo dei politici nazionali e internazionali per evitare che insicurezza e instabilità si diffondano in tutta la nazione. La Chiesa alza la voce per denunciare altri fatti che sconvolgono la vita sociale e 19 sono una minaccia alla pace: i massacri della popolazione civile al sud e all‟est; i conflitti sempre più pesanti tra allevatori e agricoltori, con interventi partigiani delle autorità locali; la corruzione che incancrenisce tutte le istituzioni dello stato, i salari irregolari e gli scioperi che ne conseguono...che scoraggiano i cittadini e generano violenza. I primi a pagarne le spese sono i giovani che, senza progetti e senza avvenire, sono tentati dalla disperazione e dagli estremismi. Infine i vescovi denunciano il progetto di modificare la costituzione per assicurare al presidente un terzo mandato nel 2006 e s‟interrogano sull‟opportunità di tale processo nel contesto attuale. Questo significa, secondo l‟opposizione, trasformare la democrazia in monarchia... Non è un caso se, nella notte tra domenica 16 e lunedì 17 maggio, a pochi giorni dalla dichiarazione dei vescovi, vi sia stato un tentativo di colpo di stato, scoperto e risolto, fortunatamente, senza spargimento di sangue. Se la causa ufficiale dell‟incidente è stata presentata come lo scontento dei militari per problemi salariali, molti affermano che in realtà la posta in gioco è più alta: si chiedono le dimissioni del presidente, giudicato debole e neutrale nel conflitto del Darfour ed eccessivamente impegnato a riservare solo alle persone del suo clan le responsabilità politiche che contano. (Fonte: Familia Comboniana n. 610- Giugno 2004) SESSIONE DI FORMAZIONE SULL’ISLAM N‟DJAMENA, giu ‟04 - Da più di un mese nelle varie parrocchie di N‟djamena si sta presentando un corso di formazione sull‟islam agli agenti pastorali che sono responsabili delle CEB e dei movimenti ecclesiali e cristiani impegnati. In Ciad il potere politico, economico e militare è nelle mani dei musulmani e la città di N‟djamena è musulmana al 70%. I cristiani vivono spesso la relazione con l‟islam in un contesto di conflitto o di sottomissione. Per animare i cristiani ad un maggior presa di coscienza dei propri diritti e a una migliore conoscenza della realtà, l‟ufficio diocesano per l‟incontro tra cristiani e musulmani ha organizzato una formazione di base per tutte le parrocchie e tutto il personale apostolico. Nascita e diffusione dell‟islam, i vari tipi di islam, la penetrazione dell‟islam in Africa e in Ciad, la sharia, la comunità musulmana, i pilastri dell‟islam... sono i temi trattati. Ogni sessione inizia con la proiezione di una videocassetta, realizzata dalla televisione francese sulla situazione dei cristiani sudanesi, dove tra l‟altro vi è un‟approfondita presentazione dell‟opera di Comboni e dei Comboniani a Khartoum e in tutto il 20 Sudan. L‟animatore di tali incontri è un ex ministro del sud, M. Gali Ngoté, che ha curato la sua preparazione per due anni al Dar Comboni del Cairo e al PISAI di Roma. Il P. Renzo Piazza della comunità di N‟djamena è il “promotore” di queste attività che coordina dall‟ufficio diocesano, in collaborazione con i Comboniani dell‟Egitto e del Sudan (Fonte: Familia Comboniana n. 610- Giugno 2004) VII ASSEMBLEA PLENARIA DELL’ACERAC IN CIAD N‟DJAMENA, 20 gen 05 - A N‟djamena, in Ciad, sono in corso di svolgimento i lavori della VII Assemblea plenaria dell‟Associazione delle Conferenze episcopali della regione dell‟Africa Centrale (Acerac), che riunisce i vescovi di Camerun, Repubblica Centrafricana, Ciad, Gabon, Guinea Equatoriale e Congo Brazzaville. Al centro della sessione, cui partecipano una quarantina di presuli, il tema "I giovani nella società e nella Chiesa". I vescovi della regione sono in effetti preoccupati della situazione dei giovani nei loro Paesi, una situazione che Mons. Mathias N‟gartéri Mayadi, arcivescovo di N'Djamena, non ha esitato a definire “allarmante” e la cui gravità, ha detto, “interroga gli Stati, i governi, la società civile e la Chiesa” locale. Un giudizio condiviso dal Nunzio apostolico in Ciad e Repubblica Centrafricana, Mons. Joseph Chenu, che nel suo intervento di apertura ha ricordato come "il futuro della gioventù è il futuro dell'umanità”, chiedendo perciò “agli Stati e alla Chiesa cattolica di costruire l‟avvenire dei giovani d'oggi, trasmettendo loro i valori morali e spirituali". Intervenendo ai lavori a nome del governo ciadiano, il Ministro dell'Agricoltura Pascal Yoadjim Nadji ha, da parte sua, sottolineato la necessità di rinforzare la "feconda collaborazione" esistente tra la Chiesa e gli Stati dell'Africa centrale e ha chiesto alla Chiesa di "aiutare le autorità politiche a sostenere i giovani coinvolti nei tanti conflitti armati dell'Africa centrale". I lavori dell‟assemblea si concluderanno il 23 gennaio. CONCLUSIONI DELLA VII ASSEMBLEA PLENARIA DELL’ACERAC N'DJAMENA, 25 gen 05 "Cari giovani, lo sappiamo, molti di voi si sentono abbandonati a se stessi. E vi sono molte ragioni del vostro sconforto". Così i Vescovi dei paesi centrafricani si rivolgono ai giovani nel messaggio conclusivo della VII Assemblea dell'Associazione delle Conferenze Episcopali della Regione dell'Africa Centrale (ACERAC), che si è tenuta a N'Djamena, capitale del Ciad, dal 16 al 25 gennaio 21 Tra i problemi che hanno un impatto diretto sul disagio sociale dei giovani, i Vescovi citano "la disgregazione delle famiglie e delle strutture sociali garanti dell'educazione, che è causa di diversi mali che compromettono il presente e l'avvenire dei giovani". La stessa appartenenza etnica o regionale "diventano pretesti per ripiegarsi su se stessi escludendo gli altri. Ciò conduce spesso al tribalismo, al regionalismo, al favoritismo". In questo contesto, i Vescovi mettono in guardia i giovani: " gli adulti non esitano a utilizzarvi per perseguire le loro ambizioni personali". Le conseguenze di questo stato di cose sono violenza, delinquenza, alcool, droga e prostituzione. "Purtroppo diversi giovani si abbandonano alla violenza che fa ormai parte del paesaggio della nostra società! I paesi che hanno conosciuto la guerra sono ancora fortemente segnati dalla violenza" affermano i Vescovi. Un altro problema individuato dai Vescovi è relativo al rapporto con la modernità: "Cari giovani siete divisi tra la tradizione africana e la modernità. Alcuni di voi sperimentano questa situazione nel matrimonio quando vi si impone uno sposo o una sposa". La ricerca di nuovi modelli di riferimento proposti da radio, televisione e giornali, rischia di "far dimenticare i valori familiari e tradizionali". Gli stessi valori cristiani, sottolineano i Vescovi, "non sono sufficientemente radicati nella vita delle persone. Per questo, diversi giovani si lasciano andare alla delinquenza o si rivolgono alle sette dove sperano di trovare facili soluzioni ai loro problemi materiali e spirituali". Di fronte a tutto questo, i Vescovi lanciano un forte appello: "Cari giovani, in ragione della vostra fede in Gesù il Vivente, non scoraggiatevi! Testimoniate la vostra fede, partecipate allo sviluppo duraturo dei vostri paesi, vivete la solidarietà, siate responsabili della vostra sessualità". "Come discepoli di Cristo non abbiate paura di vivere controcorrente in famiglia, nella scuola, all'università, nelle strade" esortano i Vescovi. "Testimoniate i valori dell'onestà, della fedeltà, del coraggio, del servizio gratuito e della generosità. Abbiate la forza di dire no alla menzogna che uccide la nostra società e conduce alla corruzione, alla frode, all'immoralità, alla violenza". "Radicatevi in Gesù. Non vi ingannerà mai" continuano i Vescovi. "Vi sosterrà nella lotta per costruire il vostro avvenire e quello del vostro paese. Siate la stella che conduce a Gesù". (L.M.) IL 1° CONGRESSO EUCARISTICO NAZIONALE DEL CIAD Dal 4 all’8 gennaio 2006 la Chiesa del Ciad ha celebrato il suo primo Congresso eucaristico Nazionale presieduto dall'Inviato 22 Speciale del Santo Padre, il card. Francis Arinze, Prefetto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti. L’obiettivo principale del Congresso, tenutosi dopo una preparazione triennale, durante la quale sono stati organizzati congressi eucaristici a livello parrocchiale e diocesano, è stato quello di rafforzare la disposizione interiore del fedele a conoscere, amare e servire il Signore Gesù Cristo nel suo mistero eucaristico, di incoraggiare le diverse realtà ecclesiali a sperimentare in profondità la ricchezza vivificante dell’Eucaristia e ad assumere con rinnovato slancio l’impegno di testimoniare il Sacramento eucaristico con coerenza di vita. Di seguito il testo dell’intervista rilasciata dal cardinale Arinze al suo rientro dal Ciad, al microfono di Giovanni Peduto della Radio Vaticana. R. – Il congresso si è tenuto a Mundu, località che si trova a 5 ore di macchina da N‟Djaména. Mundu è la seconda diocesi del Paese. Il Congresso si è concluso domenica 8 gennaio con una Santa Messa solenne durante la quale sono state anche lette le proposte delle otto diocesi, che compongono il Ciad, su ciò che intendono fare come risultato del Congresso. Quindi c‟è stata una colletta a favore degli ammalati di Aids. Quando ho tenuto l‟omelia ho visto che i fedeli veramente seguivano con attenzione anche se il mio francese non era quello classico. C‟era davvero di che ringraziare il Signore. Il vescovo, che al termine della Messa voleva ringraziare, ha avuto difficoltà a terminare il suo discorso a causa della grande commozione. D. – Quindi Lei, eminenza, è rimasto molto colpito da questo avvenimento. Come vivono l‟Eucaristia le comunità del Ciad? R. – Insieme, condividendo la vita, le gioie della vita e quella di essere insieme come Chiesa, che è sorta negli ultimi 75 anni: in alcune zone il Vangelo è arrivato appena 50 fa. Il primo sacerdote in assoluto ha 35 anni di sacerdozio ed ha parlato come decano del clero locale, ma è più giovane di me. E‟ un popolo sereno, pur nella loro povertà, perché il Ciad non è un Paese ricco, anche se adesso dicono di aver scoperto il petrolio. Mi ha colpito molto il loro senso di pace, il loro desiderio di condivisione, la loro disciplina personale. Non ho notato la presenza della polizia, è un popolo molto disciplinato. 23 D. – Lei, Eminenza, quale messaggio ha portato a queste popolazioni? R. – L‟Eucaristia è il centro della nostra fede. La celebrazione della Messa è un momento di gioia, manifesta la nostra fede, l‟aumenta e ci spinge all‟apostolato. La Messa non è una celebrazione del villaggio, è una cosa universale, ma rispetta anche ciò che la Chiesa ha di locale. Ho portato loro anche il senso della gioia cristiana, anche in mezzo ai problemi del nostro pellegrinaggio terrestre che non possono mai esser completamente evitati, specialmente in un Paese come il Ciad. D. – Eminenza, la Chiesa del Ciad cosa ha bisogno ancora di ricevere e a sua volta cosa può dare? R. – Ha bisogno di molto. Non ha, ad esempio, sufficienti sacerdoti, religiosi, religiose. Necessita di missionari e ne riceve. Infatti, l‟episcopato locale è formato da otto vescovi, di cui tre sono ciadiani, due italiani, un canadese, e due mi sembra francesi. La Chiesa del Ciad, però, può anche dare, ad esempio, la gioia per ciò che si ha, perché per essere felici non è necessario possedere banche mondiali. Infatti, il successo non dà la gioia. Questo non significa che noi vogliamo che i popoli del mondo restino poveri: piuttosto, occorre assicurare un minimo di benessere per vivere con dignità la vita. Ma è anche vero che si può dire che molti Paesi africani che sono poveri sono lieti: non poveri ma contenti, bensì poveri e lieti, pacifici. La gente canta di gioia. Infatti era difficile durante il Congresso fermare il coro. La loro gioia era trasparente e questo colpisce moltissimo. “L’Eucaristia: fonte e culmine della vita e della missione della Chiesa”: alcuni brani dall’intervento di Mons. Rosario Pio Ramolo, vescovo di Goré (7 ottobre 2005), all’XI Assemblea Generale del Sinodo dei vescovi 1. La nostra festa intorno a Gesù Eucaristico Le celebrazioni eucaristiche domenicali sono i momenti più attesi della settimana dalle comunità sia nei grandi centri sia nei villaggi più isolati. L‟Eucaristia occupa un posto molto importante nella vita delle nostre comunità e dei fedeli. (…) La liturgia è resa viva dai canti e dalle danze che i cristiani fanno nei diversi momenti della celebrazione. La grande partecipazione dei bambini e delle donne rende ancora più festosa e gioiosa questa liturgia. 24 2. Le nostre preoccupazioni Le diocesi non hanno un numero sufficiente di sacerdoti per venire incontro alle necessità delle comunità cristiane, perciò molti cristiani la domenica restano senza celebrazione eucaristica e senza comunione. I ministri straordinari dell‟Eucaristia non sono sufficientemente preparati per tale ministero. (…) La perdita del senso del sacro è uno dei problemi più importanti che incontriamo oggi nelle celebrazioni eucaristiche. (…) Un‟altra difficoltà è causata dal basso numero di fedeli che si comunicano durante le celebrazioni eucaristiche a causa della loro situazione matrimoniale: ritardo nel regolarizzare il matrimonio, paura del sacramento del matrimonio, poligamia... La stessa situazione è vissuta dalle coppie miste. IL CEFOD, Centro Studi e Formazione per lo sviluppo Uno dei discorsi più importanti della visita di Giovanni Paolo II in Ciad, quello rivolto al Corpo Diplomatico, si svolse il 1° febbraio 1990, nella sede del CEFOD, il Centro di studio e di Formazione per lo sviluppo. Non fu un caso: il Centro, creato nella capitale N‟Djamena dai Gesuiti nel 1966, è ancora oggi uno dei punti di riferimento per la società ciadiana, con cui ha condiviso in questi quaranta anni difficoltà e speranze. Eccone un breve ritratto, realizzato dagli stessi padri gesuiti che lo animano ancora oggi. Il CEFOD è stato creato nel 1966, su sollecitazione dell‟allora Presidente M. Tombalbaye, a distanza di pochi anni dall'indipendenza del paese. Questo Centro di studi e di Formazione per lo sviluppo doveva rispondere ai bisogni di formazione dei quadri dirigenti del Ciad nel campo economico e sociale. La direzione del CEFOD fu affidata ad un gesuita francese, il Padre Langue. In questi anni sono state assicurate diverse aree di formazione, ed un'importante biblioteca, specializzata in tutto ciò che riguarda il Ciad. Nel 1967, il CEFOD ha ottenuto la personalità giuridica come associazione non confessionale, riconosciuta di utilità pubblica. Del resto, fin dall'origine, il CEFOD ha voluto essere un luogo dove tutti, musulmani, protestanti e cattolici potessero incontrarsi e lavorare insieme. Il Ciad ha conosciuto un periodo di gravi incidenti socio-politici dal 1979 al 1984. Come ha vissuto il CEFOD questa crisi? 25 Le attività furono sospese durante le violenze, come avvenne per la maggior parte delle istituzioni pubbliche e private. Tuttavia il Centro ha avuto, nella disgrazia, una grande fortuna. Non solo gli edifici furono in buona parte risparmiati, ma soprattutto la preziosa biblioteca rimase protetta. Questo ci ha permesso di rilanciare le attività dal 1984, cosicchè nel 1987 abbiamo iniziato un lavoro di ricerca sull'arabo del Ciad, culminato con l'elaborazione di un metodo di apprendistato. I corsi di formazione ripresero invece nel 1989, con anche la rivista “Ciad e Cultura”. Nel 1992 è stata creata la banca dati giuridica, e contemporaneamente sono stati csotruiti dei nuovi edifici per ospitare tutte queste attività. Oggi, come si potrebbe definire la missione del CEFOD? Per i suoi responsabile e la sua squadra, il Centro del 2006 vuole essere un luogo di studi e di riflessione critica, di dialogo e di confronto di idee, di formazione e di informazione, aperto a tutti, al di là dei legami etnici, politici e religiosi; con l‟obiettivo di favorire un‟evoluzione politica, economica, sociale e culturale del paese verso una società pacificata, democratica, ricca delle sue differenze, verso uno Stato di diritto preoccupato di fare partecipare tutti i cittadini, ivi compresi i più emarginati, allo sviluppo del paese. Per questo, le nostre attività si rivolgono prima di tutto ai quadri, uomini e donne, delle ONG, della società civile, dell'amministrazione pubblica e delle imprese; mirano a formare dei responsabili animati dalla preoccupazione del bene comune, capaci di assumere efficacemente le proprie responsabilità economiche, politiche e sociali. Quali sono le strutture direttive del CEFOD? Il CEFOD è un'associazione. L'assemblea generale dei soci dà le linee generali d‟azione ed approva il rapporto finanziario ed il rapporto sulle attività svolte. L'assemblea generale inoltre elegge il consiglio di amministrazione, che approva il bilancio, nomina il direttore generale che è la persona che poi deve presentare il rapporto sulle attività ed il rapporto finanziario all'assemblea generale. Ci una ventina di soci del nord e del sud del paese, musulmani, protestanti e cattolici. Il consiglio di amministrazione conta sette membri: quattro uomini e tre donne. 26 Per il suo funzionamento quotidiano, il CEFOD è diretto da un direttore generale, assistito di un segretario generale e di cinque direttori di dipartimento. Insieme, formano il consiglio di direzione che esamina i problemi quotidiani del CEFOD. Quali sono i legami del Centro con la Compagnia di Gesù? Il Fondatore del CEFOD, il P. Langue era un gesuita francese. Tutti i suoi successori sono stati dei Gesuiti forestieri. È evidente che sia giunto il tempo di consegnare la responsabilità ad uno del Ciad, laico o gesuita. Per preparare questo passaggio è stata stipulata una convenzione tra l'associazione CEFOD e la Compagnia di Gesù. Questa ha un amministratore di diritto nel consiglio di amministrazione e propone il direttore generale. È certo che i cambiamenti possono preoccupare alcuni, ma la paura è una cattiva consigliera. Bisogna andare avanti. Il CEFOD è una “grande casa”. Quante persone vi lavorano? Attualmente vi lavorano una cinquantina di persone, tra le quali la metà con incarichi dirigenziali. Il 20% di loro sono donne, una quota alta per il Ciad, ma ancora troppo poco a nostro avviso. Quali sono le vostre principali attività? Il dipartimento amministrativo è responsabile, tra l‟altro, della gestione delle sale. Abbiamo una decina di sale nelle quali ospitiamo le riunioni delle ONG, delle associazioni, di gruppi privati o pubblici compresi gruppi internazionali; accettiamo tutti gli incontri che non abbiamo carattere politico o confessionale. Il Centro è un luogo di formazione e di riflessione aperta a tutti. L'anno scorso, abbiamo contato più di 40.000 giornate di presenza nelle nostre sale, e tra 150 e 200 persone ogni giorno lavorativo. Il dipartimento documentazione gestisce la biblioteca che è aperta agli studenti ed ai ricercatori. Questa biblioteca è specializzata in economia, sociologia, diritto, storia. Abbiamo un'attenzione particolare per il “Fondo sul Ciad ". L'anno scorso abbiamo contato più di 30.000 accessi alla biblioteca. Il dipartimento documentazione gestisce anche una rete di piccole biblioteche urbane e rurali impiantate nella diocesi di N‟Djaména e la Prefettura apostolica di Mongo. Infine, su richiesta 27 del governo ciadiano, abbiamo creato e sviluppato una “Banca dati giuridica del Ciad” (BTDJ) che raccoglie tutta la legislazione per metterla a disposizione di tutti. La BTDJ raccoglie anche i dati riguardanti processi ed arresti, in modo da costituire anche una banca dati di giurisprudenza. Il dipartimento Edizioni pubblica dieci numeri all‟anno della rivista “Ciad e Cultura”, composta di 42 pagine. Questa rivista propone a dirigenti e studenti notizie affidabili e non di parte per giudicare obiettivamente i vari avvenimenti. Le parti principali della rivista sono disponibili sul nostro sito web: www.cefod.org. Questo dipartimento pubblica anche degli opuscoli su diversi temi della società o della cultura del Ciad. Il dipartimento Studi e Media organizza conferenze e tavole rotonde su argomenti della società. Prepara trasmissioni per la TV e la radio. Ogni due anni organizza un simposio e gestisce anche il sito web. Il dipartimento Formazione cura la formazione in managment delle associazioni e la formazione in gestione finanziaria. Risponde a numerose domande di sessioni, consigli, valutazioni, selezione del personale che gli viene dalle ONG, dagli organismi di sviluppo e dai servizi ministeriali. Il CEFOD cerca così di rinforzare le loro capacità a sviluppare i loro progetti e le loro strutture. È anche questo dipartimento che assicura i corsi di arabo del Ciad. Ogni dipartimento funziona con modalità le più partecipative possibili. È responsabile delle proprie attività e del proprio bilancio. La direzione generale cura la loro valutazione e lo sviluppo di sinergie tra i dipartimenti. Un lavoro impressionante. Come valutate, voi stessi questo insieme di attività? In una società dove i condizionamenti sono profondi, il CEFOD è considerato dalle élite del Ciad come uno dei luoghi dove tutti possono incontrarsi senza considerazione dei legami regionali, politici o religiosi. In una società dove le prese di posizione sono spesso passionali, autoritarie e talvolta irresponsabili, il CEFOD sviluppa una cultura di analisi obiettiva e responsabile basata su notizie verificate. In una società dove lo stato di diritto è ancora da costruire, il CEFOD 28 è il luogo di riferimento in materia di legislazione e di giurisprudenza. In una società che cerca la propria identità, il CEFOD propone ai ciadiani un contributo unico per la riscoperta delle proprie radici storiche e culturali. I “Fondi sul Ciad” per la documentazione sono in particolare uno dei principali luoghi di memoria del paese. In una società dove le associazione della società civile, le ONG e certe imprese aspirano di passare ad un funzionamento ed una gestione più professionale, il CEFOD propone una formazione di qualità, basata sull'analisi dei bisogni di queste istituzioni. Questi punti forti si spiegano grazie alla qualità del personale del CEFOD. Una politica coerente di reclutamento, di organizzazione del lavoro, di formazione e di valutazione ha permesso la costituzione di una squadra quasi totalmente ciadiana, competente e motivata. L'associazione - in particolare il consiglio di amministrazione - svolge pienamente il suo ruolo. Ciò non vuole dire che tutto sia perfetto. Certe attività interessanti ed originali sono state lanciate da un certo numero di anni. Oggi, dobbiamo stare attenti a non cadere nella routine. Il Ciad è un paese immenso e diverso. Dobbiamo evitare di diventare un'istituzione centrata sulla capitale N‟Djaména; dobbiamo aiutare le élite del Ciad ad aprirsi sempre più alla loro diversità. Le sovvenzioni rappresentano il 70% del bilancio del CEFOD. Siamo ancora troppi dipendenti dai finanziamenti esterni. In conclusione, i nostri successi passati ci obbligano a guardare in faccia le reali sfide dell'avvenire. CONCELEBRAZIONE EUCARISTICA DI CHIUSURA DEL 1° CONGRESSO EUCARISTICO NAZIONALE DEL CIAD Omelia del cardinale Francis Arinze – Inviato Speciale di Sua Santità Benedetto XVI Mondou - Domenica, 8 gennaio 2006 (…) Questo Congresso è un evento di grazia La Chiesa che è nel Ciad ha preparato questo Congresso per tre anni. Nel corso degli ultimi dodici mesi, ogni parrocchia ha celebrato il suo 29 proprio Congresso Eucaristico. Ogni Diocesi ha concluso questa fase in maniera appropriata con un Congresso Eucaristico Diocesano. (…) La nostra fede eucaristica In quanto sacrificio, la Santa Eucaristia è la ripresentazione sacramentale del mistero pasquale, ossia delle sofferenze, della morte e della Risurrezione di Gesù Cristo. (…) La Messa è l'atto supremo di adorazione, di lode e di azione di rendimento di grazie che l'umanità può offrire a Dio. Noi dobbiamo tutto a Dio: la nostra vita, la nostra famiglia, i nostri talenti, il nostro lavoro, il Paese nel quale viviamo. Inoltre Dio ci ha inviato il suo Figlio unigenito per salvarci. Nella Messa noi offriamo a Dio il riconoscimento della sua maestà trascendente, e rendiamo grazie per la Sua ammirevole bontà verso ognuno di noi. Inoltre, nella Messa ci uniamo a tutto il creato nel riconoscimento della grandezza di Dio. La Santa Eucaristia è anche il Sacramento del Corpo e del Sangue di Cristo. (…) La presenza reale di Cristo nella Santa Eucaristia è di conseguenza molto cara a noi che professiamo la fede cattolica. Nella Santa Eucaristia Gesù è presente in un modo unico, e non si può equiparare dunque a nessun'altra presenza, in nessun altro luogo. Questo modo speciale di presenza supera tutti gli altri (cfr Paolo VI, Mysterium fidei, n. 39). È il motivo per cui veniamo ad adorare Cristo, che è presente nei tabernacoli delle nostre chiese e delle nostre cappelle. (…) La Santa Eucaristia nella vita della Chiesa La Santa Eucaristia occupa un posto centrale nella vita della Chiesa. Il Concilio Vaticano II dice che è "fonte e apice di tutta la vita cristiana" (Lumen gentium, n. 11). La celebrazione dell'Eucaristia, o la Messa, ci nutre alle due mense, quella della Parola di Dio e quella del Corpo e del Sangue di Cristo. (…) La Santa Eucaristia ci invita anche alla riconciliazione, con Dio e con il prossimo. Una persona, che ha la disgrazia di cadere nel peccato mortale, ha prima di tutto il dovere di riconciliarsi con Dio ricorrendo al sacramento della Penitenza, prima di ricevere la Santa Comunione. (…) Ciascuno, pertanto, esamini se stesso, e poi mangi di questo pane e beva di questo calice" (1 Cor 11, 27-28). Noi ci riconciliamo con il 30 prossimo quando appianiamo le nostre controversie e ristabiliamo buone relazioni con gli altri nella famiglia, nel nostro posto di lavoro, nella società e nella vita politica. (…) Il Santissimo Sacramento fa progredire anche la comunione nella Chiesa. La Santa Eucaristia, nutrendoci di Cristo stesso, fa crescere l'unità fra noi, a livello sia della parrocchia sia della Diocesi e della Chiesa universale. La Celebrazione Eucaristica della domenica costituisce l'atto più importante che una parrocchia, in quanto famiglia spirituale, compie durante la settimana. (…) La Chiesa evangelizza in diversi modi: con la testimonianza silenziosa resa a Cristo da parte di coloro che conducono una buona vita cristiana; con l'annuncio esplicito di Cristo, permettendo così ad altre persone di credere e di ricevere il battesimo; con l'insegnamento e ciò che può rafforzare la fede dei cristiani; con i molteplici contatti con tutte le persone che non sono ancora cristiane; e con atti che mostrano la solidarietà dei cristiani verso i poveri e i bisognosi (cfr Giovanni Paolo II, Redemptoris missio, nn. 41-60). In questo ambito specifico della missione evangelizzatrice della Chiesa, la priorità spetta alla proclamazione dell'annuncio della salvezza in Gesù Cristo. (…) La Santa Eucaristia ci invia dunque anche per portare lo spirito di Cristo in famiglia, nel nostro posto di lavoro o di svago, nella vita artistica e scientifica, in quella politica e nel governo, nei sindacati e nelle diverse professioni. Si tratta dell'apostolato specifico che corrisponde al fedele laico (cfr Apostolicam actuositatem, n. 7; Gaudium et spes, n. 43). Il dovere di promuovere l’armonia fra i popoli e la solidarietà In numerosi Paesi africani, è opportuno sottolineare in modo particolare il dovere che incombe sui cristiani di promuovere l'armonia fra i popoli di diverse lingue, gruppi etnici e condizione sociale. La chiamata alla missione, che riceviamo dalla Santa Eucaristia, include questo invito all'armonia sociale. E ciò dovrebbe certamente aiutare molti Paesi africani a risolvere numerosi problemi sociali, a eliminare, 31 o al meno a ridurre, le tensioni, a evitare la violenza e la guerra, e a promuovere una maggiore giustizia e uno sviluppo più rapido. (…) Il Servo di Dio, Papa Giovanni Paolo II di felice memoria, ci dice che l'autenticità della nostra Celebrazione Eucaristica può essere apprezzata in base alla solidarietà e alla carità cristiana di cui diamo prova verso le persone bisognose che vivono in mezzo a noi. Suggerisce quindi a ogni parrocchia o a ogni Diocesi di avviare un progetto di questo tipo, al fine di vivere in modo pratico l'Anno dell'Eucaristia che si è concluso lo scorso ottobre (cfr Mane Nobiscum Domine, n. 28). Durante questo Congresso Eucaristico è stato un bene che ogni Diocesi abbia formulato, ieri, le proprie risoluzioni e decisioni in vista di un'azione pratica. Mi è stato detto che la colletta, che sarà fatta durante questa Messa, sarà destinata ad aiutare alcuni fratelli e sorelle vittime dell'Aids. Possa Dio benedire tutti voi per questo gesto cristiano ed Eucaristico! (…) LE VISITE AD LIMINA DEI VESCOVI DEL CIAD Sotto il pontificato di Giovanni Paolo II i vescovi del Ciad sono venuti a Roma in Visita «Ad Limina Apostolorum» quattro volte. Nel ripercorrere i brani principali dei discorsi del Papa, è possibile cogliere lo sviluppo di questa giovane chiesa negli ultimi venti anni. DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II 3 giugno 1983 Cari fratelli nell‟Episcopato. Accogliendovi oggi tutti insieme, desidero esprimervi molto semplicemente l‟emozione che ho provato leggendo gli appunti preparati da voi in vista di questo incontro. Ho potuto così rendermi conto di quali prove abbia passato la giovane Chiesa del Ciad. Ho potuto inoltre valutare, nella rievocazione, per quanto discreta, dei vostri lutti, delle vostre angosce troppo spesso ripetute, delle vostre numerose fatiche, di quale zelo pastorale voi siate animati! E so di poter unire ugualmente in questo elogio i vostri sacerdoti, che con i religiosi, i laici missionari e i catechisti hanno preso parte intimamente al vostro lavoro. Agli uni e agli altri va la riconoscenza della Chiesa e la mia. (…) 32 Nei vostri rapporti si possono ugualmente trovare segni di speranza per l‟avvenire della Chiesa. Infatti, malgrado la disorganizzazione generale, le vostre comunità non si sono disperse, contribuendo inoltre a portare a tutti, nel tormento, un sostegno morale e materiale. Se l‟influenza del paganesimo rimane viva, la fede, vissuta nelle prove, si è rafforzata molto. Se deplorate il fatto che le strutture ecclesiali siano ancora molto dipendenti dalle Chiese occidentali, il numero delle vocazioni sacerdotali si è però accresciuto, i giovani manifestano un gusto per gli studi e i membri dei movimenti che avete fatto sorgere sono attivi. Tutto questo, poco a poco, rende il vostro ministero più agevole, attraverso la condivisione progressiva e più spontanea delle vostre responsabilità. Mi sono permesso di ricordare velocemente questi diversi elementi di valutazione, perché non vi scoraggiate davanti all‟immensità del compito in cui siete impegnati. (…) DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II 14 Ottobre 1988 (…) Nell'ambito degli incontri a Roma tra i pastori, si realizza uno scambio tra ciò che è particolare e ciò che è universale, dove ciascuna delle parti dà alle altre il beneficio dei suoi doni. Tra i doni da voi portati, c'è la testimonianza dell'attaccamento dei fedeli del Ciad. Ne sono molto colpito, tanto più che conosco le prove attraverso cui è passata la vostra popolazione: i lutti e le distruzioni subite a causa della guerra, la degradazione del tessuto sociale che ne è risultata, per non parlare delle sventure troppo abituali dovute alla siccità cronica, alle invasioni di cavallette e alla carestia. Tuttavia, oggi rendo grazie a Dio perché dalla vostra ultima visita, il Paese gode di una certa tranquillità e di una pace relativa, dopo gli anni di caos e guerre. In occasione di questo incontro, vorrei dire a voi e alle vostre comunità una parola di incoraggiamento a credere anzitutto all'amore di Dio per il suo popolo e al suo disegno di pace per gli uomini. (…) Voi sensibilizzate le comunità cristiane sull'importante problema delle vocazioni, e vi sforzate di far scoprire il loro ruolo nella crescita e nel sostegno materiale a quelli che rispondono alla chiamata di Dio. Auspico anche che voi continuiate a educare i sacerdoti a una vita di semplicità evangelica e ad evitare ambiguità, nella formazione data, sulla serietà con cui i seminaristi devono affrontare i problemi della castità nel celibato. Infine, ho appreso con gioia che tutti i vostri 33 seminaristi grandi saranno presto accolti nel grande seminario san Luca di N'Djamena. Leggendo i vostri rapporti quinquennali, mi pare che due campi dovrebbero ricevere in particolare la vostra sollecitudine pastorale: la famiglia e la formazione dei laici. (…) Infine, perché i ciadiani si sentano sempre più a loro agio nella Chiesa, è utile rivolgere l'attenzione pastorale alle tradizioni religiose africane del vostro popolo. Molti cristiani, soprattutto nel momento della prova, sono ancora attirati dalle pratiche della religione tradizionale; così è utile che i messaggeri del Vangelo ne abbiano una conoscenza adeguata per meglio identificare i bisogni spirituali fondamentali delle persone e dar loro una risposta evangelica. (…) Per quanto riguarda il dialogo con i non-cattolici, vi incoraggio a continuare i vostri sforzi per far vivere cristiani e musulmani in piena armonia. Auspico una reale collaborazione al servizio della società, nella mutua comprensione e benevolenza. Le vostre opere cattoliche siano luoghi di incontro, di scoperta dell'altro, perché sia favorita la pace nella nazione e perché il Ciad, che ha fatto la triste esperienza della guerra, diventi costruttore di pace! (…) DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II 27 Giugno 1994 (…) La mia visita pastorale nel Ciad, quattro anni fa, era stata l'occasione per rafforzare i vincoli di comunione tra noi. Sono lieto di sentirvi dire che essa ha permesso ai cattolici delle vostre diocesi di sviluppare il loro senso di appartenenza a una sola e stessa Chiesa presente in tutto il mondo, e si sa quanto sia importante per un africano far parte di un grande insieme! Il vostro tradizionale pellegrinaggio presso le tombe dei Santi Apostoli, Pietro e Paolo, così come i diversi incontri romani che lo completano, costituiscono altrettanti momenti privilegiati della nostra vita di comunione e sono volti a rafforzarla. Rendiamo grazie a Dio per questi molteplici scambi fra noi e per queste celebrazioni vivificanti della nostra fede comune nel Ciad e a Roma. Permettetemi di ringraziarvi nuovamente per avermi consentito di fare, nella vostra terra, la conoscenza delle vostre attive comunità diocesane di cui conservo un vivo ricordo: penso a quelle di N'Djaména, di Moundou e di Sarh. Vi prego di trasmettere loro, così 34 come a quelle di Pala e di Doba, i saluti affettuosi del Papa, che le ricorda tutte nella sue preghiere. (…) Grazie all'adozione di piani pastorali precisi e grazie anche ai vostri scambi fraterni sui problemi della Chiesa e della società, la vostra azione diocesana presenta un'omogeneità benefica per tutta la Chiesa nel Ciad. Siatene lieti! Siate anche lieti di guidare e di accompagnare il vostro popolo lungo «i cammini della verità, della giustizia e della pace», nel suo viaggio verso la democrazia offrendogli «quel potente fermento di cambiamento» che è il Vangelo, per riprendere le parole di Mons. Vandame. Chiesa-Famiglia Vi invito a proseguire nell'edificazione di questa «Chiesa-Famiglia» di Dio, di cui ha parlato la recente Assemblea speciale per l'Africa del Sinodo dei Vescovi, riprendendo un tema molto importante per gli abitanti del vostro continente. In effetti, la «Chiesa-Famiglia» pone l'accento sull'attenzione verso l'altro, sull'aiuto reciproco, sul calore dei rapporti umani, sull'accoglienza, sul dialogo e sulla fiducia; essa indica anche in che modo l'autorità debba esercitarsi come un servizio nell'amore. Per edificare questa «Chiesa-Famiglia», avete bisogno di un numero sufficiente di collaboratori. Sebbene le vocazioni sacerdotali siano in aumento, il numero di sacerdoti di cui disponete è ancora esiguo, tenendo conto che fra gli abitanti del Ciad si sta assistendo a un forte movimento di conversione al cristianesimo. (…) In una «Chiesa-Famiglia» la vita consacrata svolge un ruolo particolare per rivolgere concretamente a tutti l'appello alla santità e per testimoniare la fraternità comunitaria. Inoltre, essendo stata l'Africa fin dai primi secoli del cristianesimo la culla della vita monastica, è opportuno, in segno di fedeltà a questa eredità, promuovere e sostenere le vocazioni religiose, attive o contemplative, per il bene delle Chiese locali e della Chiesa universale. Che le vocazioni siano oggetto di un discernimento adeguato visto che la qualità è più importante della quantità! Seguendo i voti formulati dai Padri Sinodali nel corso della loro assemblea di aprile-maggio, state aiutando i fedeli laici a prendere sempre più coscienza del loro ruolo e del loro posto nella Chiesa. A ragione lo state facendo mediante la promozione di comunità ecclesiali di base. Tra le altre accolgo in particolare l'iniziativa del «Centro di Formazione per i laici» a Sarh, iniziativa posta sotto la protezione della Beata Bakhita, degna figura africana. (…) 35 L’apostolato socio-politico e il ruolo delle donne Le vostre popolazioni cittadine o rurali sono dinamiche: i numerosi eventi tragici che il Ciad ha sperimentato hanno avuto, fra le altre conseguenze, quella di obbligarle a organizzarsi e a creare gruppi che rappresentino una grande forza di crescita. Vi esorto a incoraggiare sempre più i fedeli affinché siano realmente portatori di speranza per il vostro Paese. Continuate ad aiutarli a illuminare con la luce del Vangelo i diversi campi delle loro attività: la sanità, l'educazione, la promozione della donna, l'assistenza sociale, la tutela dell'ambiente e soprattutto le istituzioni familiari. In effetti, è opportuno che la famiglia si rafforzi sotto la vostra guida pastorale, tenendo indubbiamente conto dei valori del matrimonio propri degli africani purché essi siano compatibili con i principi cristiani. La situazione dei diritti dell'uomo nel Ciad è anch'essa oggetto della vostra attenzione. Sono numerosi i cristiani che partecipano attivamente alle leghe e alle associazioni di difesa di questi diritti, così come, a livello ecclesiale, lo fanno le commissioni diocesane «Giustizia e Pace» o i comitati parrocchiali con lo stesso nome. Promuovendo una cultura della pace, voi apportate un contributo positivo alla ricostruzione del Paese, sconvolto da lunghi anni di guerra e di conflitti socio-religiosi. Gli avvenimenti recenti sono segni di speranza per l'impegno degli abitanti del Ciad sulla via della cooperazione e della pace. (…) E' parimenti incoraggiante constatare che le donne si stanno impegnando sempre più nell'apostolato. Auspico che le «madri catechiste» soddisfino sempre meglio il bisogno di un'educazione cristiana dell'attuale gioventù che è quella che ha più sofferto a causa della guerra. Esse non solo contribuiscono a risvegliare i propri i figli alla fede, ma aiutano anche gli adolescenti a soddisfare le esigenze della vita cristiana. Il risveglio islamico (…) Tra le vostre preoccupazioni pastorali bisogna citare anche il risveglio islamico che si manifesta mediante la presenza attiva di predicatori stranieri e che assume a volte aspetti violenti. I cattolici sono turbati dalla presenza massiccia dell'Islam nel Ciad e da ciò che sta accadendo nei Paesi vicini. In un contesto così difficile come il vostro e tenendo conto del proselitismo di alcuni militanti islamici, 36 fautori di un diverso progetto di società, vi invito a continuare le sessioni di formazione per la conoscenza dell'Islam. In tal modo, da un lato i cristiani supereranno alcuni pregiudizi generati dall'ignoranza e dall'altro comprenderanno meglio le ricchezze della propria fede, ne saranno fieri e, grazie alle solide basi così acquisite, si sentiranno più sicuri nel dialogo con i loro fratelli musulmani. Auspico che, laddove è possibile, e facendo attenzione ad alcune pratiche sleali, il «dialogo della vita» tra cristiani e musulmani continui e progredisca, così come il «dialogo delle opere di misericordia». Si può così formulare l'augurio che il volontariato contribuisca a una maggiore solidarietà e a un dialogo sincero con coloro fra i musulmani che sono più aperti e generosi. (…) DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II Castel Gandolfo, 9 settembre 1999 (…) Dalla vostra ultima visita ad limina, due nuove Diocesi sono state erette per favorire l'annuncio del Vangelo in regioni che finora erano fra le più isolate. Non ci si può che rallegrare del dinamismo delle vostre comunità, di cui queste creazioni sono un segno eloquente. (…) È una gioia per me constatare i progressi spirituali della Chiesa in Ciad, così come gli sforzi lodevoli che ha compiuto per diventare sempre più incarnata nelle realtà sociali e culturali del Paese. Invito le vostre comunità a restare fedeli all'opera che lo Spirito Santo compie in esse e a rendere la testimonianza di un amore reciproco sincero, affinché tutti riconoscano Colui che è la fonte di questo amore e credano in Lui. Che ognuno si ricordi "che si è missionari prima di tutto per ciò che si è, come Chiesa che vive profondamente l'unità nell'amore, prima di esserlo per ciò che si dice o si fa" (Enciclica Redemptoris missio, n. 23). Il numero dei sacerdoti Nel corso degli ultimi anni il numero dei sacerdoti del Ciad è aumentato in modo significativo. Li saluto cordialmente e li incoraggio nel loro ministero, spesso difficile ma esaltante, di annunciare il Vangelo di Cristo ai fratelli e di amministrare loro i sacramenti della Chiesa. (…) Avete tenuto a diversificare la provenienza dei missionari che partecipano all'opera di evangelizzazione del vostro Paese. Mi congratulo con essi per la loro risposta generosa agli appelli della Chiesa nel Ciad e auspico che siano ovunque testimoni ardenti dello 37 spirito del Vangelo, che deve portare al superamento delle barriere culturali e nazionalistiche, evitando ogni chiusura (cfr Esortazione Apostolica Ecclesia in Africa, n. 130). Originari dell'Africa, continente ormai pienamente integrato nell'attività missionaria della Chiesa, ma provenienti anche da altre regioni del mondo, essi manifestano chiaramente l'universalità del messaggio evangelico e della Chiesa, così come il loro desiderio di aiutare i sacerdoti del Ciad a prendere in mano il futuro della Chiesa locale. (…) Le comunità di base Nelle vostre Diocesi, le comunità ecclesiali di base sono uno strumento privilegiato per far crescere la Chiesa famiglia di Dio e contribuire all'evangelizzazione. Non ci si può che rallegrare nel vedere svilupparsi un laicato qualitativamente valido che sta progressivamente occupando il posto che gli corrisponde nella vita della Chiesa e della società. Nella pastorale delle vostre Diocesi l'adeguata formazione dottrinale e spirituale dei laici deve dunque assumere un'importanza sempre più grande, affinché la loro fede venga rafforzata e la loro testimonianza sia veridica e credibile. (…) I fedeli, ancora profondamente segnati dalle concezioni dell'esistenza e dalle pratiche della cultura tradizionale, hanno spesso difficoltà a vivere le esigenze del matrimonio cristiano. È dunque opportuno offrire loro quegli elementi di riflessione che potranno contribuire a fargli capire la dignità e il ruolo del matrimonio, che è un'autentica via di santità. L’impegno sociale Da diversi anni, seguendo gli orientamenti dell'insegnamento sociale della Chiesa, avete preso numerose iniziative negli ambiti della sanità, dell'educazione, delle opere sociali e caritative. Avete anche sviluppato una riflessione approfondita sulle implicazioni del Vangelo nelle diverse situazioni che le popolazioni del vostro Paese vivono. L'impegno delle vostre comunità al servizio della promozione umana e dello sviluppo merita di essere vivamente incoraggiato. I fedeli hanno così preso nuovamente coscienza delle loro responsabilità di discepoli di Cristo nella vita collettiva, rifiutandosi risolutamente di divenire complici dell'ingiustizia o della violenza, e si sono impegnati a fondo nella difesa dei diritti dell'uomo, laddove sono minacciati. 38 La prossima celebrazione del Grande Giubileo è anche un tempo propizio perché i cristiani diventino i portavoce di tutti i poveri del mondo e manifestino chiaramente l'opzione preferenziale della Chiesa per i poveri e gli emarginati. Lo faranno in particolare pensando, come ho già scritto, "ad una consistente riduzione, se non proprio al totale condono, del debito internazionale, che pesa sul destino di molte Nazioni" (Lettera Apostolica Tertio Millennio adveniente, n. 51), secondo modalità che non penalizzino in qualche altro modo le popolazioni più bisognose e spronando a interrogarsi su una gestione delle risorse della Nazione che permetta a tutti di condurre una vita degna e solidale. Le scuole cattoliche Le scuole cattoliche costituiscono un contributo importante apportato dalla Chiesa all'educazione dei giovani del Ciad, senza distinzioni di origine sociale o religiosa. Non ci si può che rallegrare dell'equilibrio mantenuto fra le esigenze di un progetto educativo conforme al Vangelo e gli obblighi amministrativi. Allorché la società sperimenta importanti cambiamenti, è in effetti necessario proporre ai giovani punti di riferimento che permettano loro di far fronte alle sfide che si presentano loro e di superare tutto ciò che ostacola il loro sviluppo, offrendo loro un'educazione che tenga conto delle realtà umane e spirituali dell'esistenza e che li aiuti a vivere fra giovani di religioni e di ambiti sociali diversi. In tal modo saranno meglio preparati a costruire il futuro in uno spirito di rispetto reciproco e di collaborazione. (…) Dialogo e diritti di ogni comunità Nel vostro Paese, che è tradizionalmente una terra d'incontro pacifico fra le culture e le religioni, le relazioni benevole fra la comunità cattolica, gli altri cristiani e i musulmani devono essere favorite, affinché scompaiano le cause delle incomprensioni o degli scontri e i principi di tolleranza e di fraternità presiedano all'edificazione di una nazione solidale e unita. Alcune recenti evoluzioni hanno potuto talvolta condurre a contrasti che rischiano di sviluppare antagonismi duraturi. È necessario che i cattolici respingano risolutamente qualsiasi atteggiamento di paura e di rifiuto dell'altro. (…) In questa stessa prospettiva di apertura e di dialogo, è tuttavia necessario che i cristiani siano sempre consapevoli dei loro diritti nella collettività 39 nazionale, della quale sono membri a pieno titolo, e che li difendano con spirito di giustizia, cercando con tutti gli altri di stabilire vincoli fraterni, rispettosi dei diritti e dei doveri di ciascuno e di ogni comunità. Come ho avuto spesso occasione di ricordare, la libertà religiosa, che include il diritto di manifestare la propria fede, da soli o con gli altri, in pubblico o in privato, e che esclude qualsiasi forma di segregazione per motivi religiosi, costituisce il nucleo stesso dei diritti umani e rende possibili le altre libertà personali e collettive. Il ricorso alla violenza in nome del proprio credo religioso rappresenta una deformazione degli insegnamenti stessi delle grandi religioni (cfr Messaggio per la giornata mondiale della pace, 1999, n. 5). (…) IL VIAGGIO DI GIOVANNI PAOLO II IN CIAD 30 gennaio – 1 febbraio 1990 La visita in Ciad si svolse durante il 45° viaggio apostolico, 6° viaggio in Africa (dal 25 gennaio al 1 febbraio 1990), che toccò Capo Verde, Guinea, Bissau, Mali, Burkina Faso e Ciad. DISCORSO DI BENVENUTO - N'DJAMENA (Ciad) 30 Gennaio 1990 Un paese coraggioso, impegnato sulla via della riconciliazione (…) In occasione di questo primo contatto, desidero esprimere a tutti i ciadiani la stima e l'affetto che nutro per loro. Conosco la loro coraggiosa resistenza nell'avversità e la loro determinazione ad impegnarsi sulla via dello sviluppo, dell'unità e della pace, nella riconciliazione nazionale. Grazie al dinamismo della sua popolazione, composta da cittadini, da coltivatori e da allevatori, il Ciad fa parte di quei paesi che conservano intatte le loro possibilità di risollevarsi e di andare avanti. (…)Il successo delle vocazioni ed anche il desiderio, presso molti fedeli di una formazione cristiana più solida, sono segni della vitalità del cristianesimo in questa regione dell'Africa. 40 Le convinzioni religiose al servizio della pace Nell'iniziare questo viaggio pastorale, vado anche incontro ai miei fratelli e sorelle cristiani che appartengono ad altre comunità ecclesiali, e ai rappresentanti della religione tradizionale africana e dei fedeli dell'lslam, che conta nel Ciad un così gran numero di credenti e di praticanti. Sin da questo momento, li saluto e assicuro loro che vengo come uomo di dialogo e messaggero di pace. So che questo dialogo esiste già nel Ciad e consente alle diverse comunità di vivere insieme pacificamente. I ciadiani, consapevoli dell'imperativo di pace per tutta la nazione, desiderano custodire e consolidare la loro unità. Ciò significa che sono disposti ad accettarsi reciprocamente con le proprie opinioni, le proprie personalità, i propri beni e il loro credo. Possano le convinzioni religiose di ciascuno dare un profondo impulso al cammino di tutti verso un'unità e una fratellanza sempre maggiori, al servizio del bene comune! Il contributo della Chiesa alla crescita del paese La Chiesa cattolica, da parte sua, si auspica di continuare a offrire il suo contributo per il bene della nazione, convinta che un autentico servizio all'uomo sia un modo di vivere il Vangelo. So che una delle caratteristiche dei cattolici del Ciad è il loro impegno nello sviluppo del paese. Dinanzi alla vastità dei problemi da risolvere, la Chiesa ha creato in ogni diocesi un organismo riconosciuto dal vostro Governo, e specializzato nelle opere di soccorso e di sviluppo, che esigono una competenza sempre maggiore, continuità e collaborazione. Grazie a questi organismi, la Chiesa può così essere presente laddove viene chiamata. Per quanto riguarda i rapporti che la Chiesa cattolica intrattiene con le Autorità civili, mi sia consentito di dire quanto io apprezzi che la Repubblica del Ciad, nella Costituzione recentemente adottata, garantisca le libertà di opinione, d'espressione, di coscienza e di culto. Auspico che, in questo clima di libertà, le comunità musulmane e cristiane sviluppino uno spirito di convivenza sempre più costruttivo. (…) OMELIA - CELEBRAZIONE MARIANA IN CATTEDRALE N'djamena (Ciad), 30 Gennaio 1990 41 Impegnati sulla via del rinnovamento e della riconciliazione Cari fratelli e sorelle, (…) il vostro Paese ha conosciuto molte sofferenze: sofferenze dovute alla siccità ed alla carestia; sofferenze causate da dolorosi anni di guerra e recentemente dalla catastrofe aerea che ha portato il lutto presso le vostre famiglie e ha privato la comunità diocesana di Moundou del suo pastore, Mons. Balet. E' quindi con emozione che arrivando ho baciato la vostra terra, che ora vedo questa città di N'Djaména rinascere dalle sue rovine e che scopro questa sera la vostra cattedrale ricca di gioventù e di luci. Sia benedetto Dio per la gioia che ci dona per essere qui riuniti! Dopo la prova, il vostro Paese è apertamente impegnato sulla via del rinnovamento. Generosamente e con grande dinamismo, i ciadiani hanno intrapreso il cammino dell'unità e della pace. Auspico che questa pace si consolidi e sia per tutti portatrice di gioia nella perseverante ricerca del perdono e della riconciliazione. (…) Lavorare insieme Abbiate fiducia nella vita, abbiate fiducia gli uni negli altri, per ricostruire con tutti gli uomini di buona volontà, un Ciad più bello, un Ciad riconciliato, un Ciad unito nella pace. Figli e figlie del Ciad, lavorate insieme, nella pazienza che è una grande vostra virtù, per fare di questo Paese una terra in cui si sia felici di vivere. E soprattutto conservate la speranza, come Maria che ha creduto per prima che ha sperato contro ogni speranza, che ci precede e ci incoraggia nel nostro pellegrinaggio, orientandoci sempre verso suo Figlio. In qualità di battezzati, avete un compito specifico da svolgere fra i vostri fratelli e le vostre sorelle del Ciad. Siete chiamati ad essere dei segni dell'amore di Cristo. Sull'esempio di Nostra Signora, che ha voluto restare un'umile serva, quest'amore deve tradursi in servizio. Una Chiesa giovane e vitale La vostra Chiesa è ancora giovane, poiché i primi missionari cattolici sono arrivati in Ciad solamente sessant'anni fa. Ed ecco, essa annovera già un figlio del suo Paese tra i membri della Conferenza Episcopale. (…) 42 Il numero delle vocazioni sacerdotali è in crescita. La vita religiosa è in pieno sviluppo. In breve, il Ciad è una buona terra e vale la pena seminarvi a piene mani. E' quello che hanno fatto e continuano a fare i sacerdoti, i religiosi, le religiose, come anche i laici venuti da altri paesi. In nome dei cattolici ciadiani, li ringrazio per il loro apostolato devoto e per il loro zelo nel percorrere centinaia di chilometri di strada per formare catechisti, animare dispensari, insegnare le lingue, aprire laboratori, costruire dei rapporti sinceri con quei popoli del Ciad che sono sensibili alle testimonianze di dedizione disinteressata. Continuate a seminare nella buona terra del Ciad! Continuate anche a sensibilizzare i cristiani sull'importante problema delle vocazioni sacerdotali e religiose, in quanto bisogna anche pensare al ricamhio degli agenti pastorali. (…) Assimilare il messaggio evangelico La vostra Chiesa è cresciuta molto in fretta. Forse il messaggio evangelico non ha ancora avuto il tempo di essere sufficientemente assimilato dalla comunità dei battezzati. Bisogna quindi continuare l'annuncio della Buona Novella. Lasciate che vi inviti ad aprire i vostri cuori al messaggio cristiano, sull'esempio di Nostra Signora, che serbava gli avvenimenti della vita di Cristo «meditandoli nel suo cuore» (Lc 2,19). (…) Carissimi figli e figlie, aiutatevi a vicenda a scoprire modi di vita che costituiscono un ulteriore arricchimento dei valori già esistenti: accettazione, accoglienza, perdono e aiuto reciproci, solidarietà. Che la luce del Vangelo permette tutte le attività umane: la politica, l'economia, la famiglia, Ia salute, la cultura, la scienza, i rapporti umani! Mi rallegro che molti tra voi, rispondendo all'invito dei vostri Vescovi, abbiano posto la loro persona e la loro competenza al servizio della realtà del Paese: asili, scuole elementari, collegi e licei, biblioteche, circoli giovanili, centri di formazione professionale, centri per portatori di handicap e non vedenti. La vostra partecipazione allo sforzo comune per lo sviluppo, la vostra presenza nelle diverse associazioni al servizio di tutti negli ospedali, nei dispensari, i gruppi di agricoltori che vogliono migliorare la vita dei loro villaggi, tutto ciò costruisce il futuro e ridona speranza a quelli che sarebbero tentati di scoraggiarsi. 43 Comportandovi così voi siete segno dell'amore di Cristo. Continuate sul cammino intrapreso. Vi incoraggio in nome del Signore che non è venuto per essere servito ma per servire. L’azione insostituibile dei laici E' grazie all'azione insostituibile dei cristiani laici che la Chiesa può dare il suo contributo allo sviluppo della nazione. La società ciadiana di domani sarà ciò che i ciadiani stessi vogliono farne oggi. Un paese reca l'immagine delle convinzioni di coloro che l'hanno costruito. Ecco perché è importante che la Chiesa sia presente nei cantieri del mondo, ed è con il lavoro dei laici che la Chiesa può essere principio vitalizzante della società umana. In tal modo, il laico cristiano è chiamato a divenire una presenza della Chiesa nel mondo, nella famiglia, nell'ambiente di lavoro, nelle responsabilità sociali. E ciò che lo mobilita nella costruzione di una nazione, è il comandamento nuovo di amare come Cristo stesso ci ha amati (cfr. Gv 13,34). L'amore di ogni uomo, creato ad immagine di Dio, permette di vincere gli ostacoli allo sviluppo e di allargare i cuori al di là della famiglia o del gruppo sociale per raggiungere la dimensione della nazione. La conversione personale Per impegnarsi in questo cammino di carità, ognuno ha bisogno di una conversione personale e di un rinnovamento spirituale che ha le sue radici nella preghiera. E' la preghiera che rende feconda l'azione per lo sviluppo in quanto essa fa dei cristiani una «luce nel Signore» che aiuta a comportarsi da «figli della luce» (cfr. Ef 5,8). Nutritevi altresì della Parola di Dio. E' questo che vi renderà saggi e vi comunicherà un'arte di vivere cristianamente in mezzo agli uomini. Sforzatevi di essere dei testimoni dell'amore di Cristo mettendo in pratica la sua Parola di Vita. (…) OMELIA ALLO STADIO DELLA PACE Moundou (Ciad), 31 Gennaio 1990 L’azione dei catechisti (…) Attraverso il battesimo, siete entrati nella Chiesa, che è la grande famiglia del Popolo di Dio sparso su tutta la terra. Quindi, voi che 44 vivete in Ciad, sappiate che non siete isolati, ma che siete le pietre vive di un immenso edificio spirituale. Dei vincoli vi uniscono a tutti coloro che ascoltano la Parola di Dio negli altri paesi dell'Africa, d'Europa, dell'America, dell'Asia e dell'Oceania, in tutti i continenti e nelle isole in mezzo agli oceani. (…) Giunti in Ciad, i primi missionari hanno avuto come principale preoccupazione quella di trovare dei collaboratori nell'opera di evangelizzazione. Essi hanno formato dei catechisti per trasmettere la Lieta Novella di Gesù Cristo nelle vostre lingue tradizionali. Uomini e donne hanno ricevuto la Parola di Dio dalle labbra di questi catechisti, animatori devoti ed efficaci delle comunità cristiane. Essi sono all'opera perché voi stessi e il mondo che vi circonda siate rinnovati dall'amore di Dio e del prossimo. Molti fra loro, nel corso dei tragici avvenimenti di questi ultimi anni, hanno pagato con la vita il loro attaccamento a Gesù Cristo e la fedeltà al servizio della loro comunità. Cristiani laici, vi incoraggio di tutto cuore a crescere e a continuare la costruzione della vostra Chiesa. Siete la speranza del Ciad. Possano la vostra preghiera, la vostra assiduità al sacramento della riconciliazione, la vostra partecipazione attiva all'Eucaristia, la vostra cordiale collaborazione con i sacerdoti, aiutarvi a realizzare la vostra missione di battezzati! Il vostro apostolato personale è necessario perché consente al Vangelo di risplendere di luogo in luogo, raggiungendo tutti gli angoli e tutti gli ambienti. (…) La vita di comunità E' con grande gioia che vedo gli sforzi che sono stati compiuti in Ciad, ormai da molto tempo, sulla linea del Concilio Vaticano Il per rendere viva la liturgia. Penso in particolare alle traduzioni in lingua locale, alla catechesi alimentata dalla Sacra Scrittura, alla composizione di inni che interiorizzano le parole del Vangelo. Possano le vostre assemblee eucaristiche continuare ad essere feste fraterne e calorose dinanzi al Signore, nel rispetto della grandezza di Dio e nella dignità dell'adorazione, conformemente alle regole liturgiche della Chiesa! Manifestate, infine, agli occhi del mondo, la comunione esistente tra i membri della Chiesa cattolica. Nei villaggi e nei quartieri, i catechisti, quasi sempre volontari, annunciano la Parola di Dio, preparano i 45 catecumeni al battesimo e riuniscono la comunità per la preghiera. Con essi, i consiglieri, uomini e donne, veglino sulla qualità della vita cristiana, regolino le discussioni, gestiscano i beni della parrocchia. Essi sono i testimoni di una saggezza tradizionale che l'incontro con il Vangelo ha reso ancora più feconda. Durante gli anni di guerra, in molti luoghi inaccessibili, la fede e la comunione si sono mantenute grazie a questi apostoli. La loro presenza e la loro azione sono, per questo paese che si risolleva dopo tante prove, un segno di speranza. E' anche in mezzo a loro e nelle famiglie cristiane che nascono le vocazioni di cui il Ciad ha bisogno: vocazioni di sacerdoti al servizio delle comunità parrocchiali e dei movimenti, che hanno la cura di una Chiesa consapevole della sua universalità e ben inserita nella cultura locale. (…) OMELIA ALLA CELEBRAZIONE DELLA MESSA Sarh (Ciad), 31 Gennaio 1990 Cari fratelli e sorelle, (…) Grazie per essere venuti da più di mille comunità di battezzati e di catecumeni, spesso dopo giornate di cammino! Grazie per la vostra fede viva! La Chiesa conta su di voi Ciadiani, amici miei, siate felici della vostra fede! Sono esattamente sessant'anni che vi è stata affidata la Parola di Dio come un «prezioso talento». E voi avete saputo far fruttare questo dono. Insieme a voi, rendo grazie a Dio. Giovani cristiani, e voi tutti, numerosi giovani di questo paese, la Chiesa conta su di voi, la nazione conta su di voi. Sono venuto a dirvi: coraggio, abbiate fiducia! Voi aspirate ad una società più giusta e più fraterna, potete costruirla insieme. Siate realisti, non sognate un mondo senza problemi! Cominciate con una seria formazione, a scuola, nei campi o in fabbrica. Appoggiatevi ai vostri fratelli maggiori e aiutatevi gli uni con gli altri! Tendete la mano ai più deboli e rispettate ogni essere umano! Conservate le qualità del vostro popolo, la sua antica pazienza e abilità, il suo senso della fraternità, del dialogo, dell'ospitalità. Allora potrete servirlo meglio! 46 Ai giovani Giovani cristiani, alcuni movimenti vi offrono un sostegno per avanzare nella formazione spirituale e umana. Entrate nei gruppi che vi aiuteranno a prendere insieme il vostro posto nella Chiesa, istruiti dai vostri fratelli maggiori. Svolgete il vostro ruolo nelle comunità del villaggio o del quartiere. Ascoltate la parola di Gesù: a ciascuno di voi sono affidati dei «talenti»; ciascuno può farli fruttare. Giovani studenti, dalla scuola all'università, ricevete il «talento» dello studio e della riflessione per diventare competenti. Voi non potete tenerne il profitto solo per voi. Vi sarà chiesto di rendere conto dei frutti della vostra formazione intellettuale e tecnica, nella misura dei servizi che renderete. Rispettate il vostro popolo e respingete ogni tentazione di sfruttare i vostri fratelli. Al contrario, mettete tutto il vostro cuore nel diffondere i suoi valori autentici, e che la vostra fede cristiana fecondi il vostro patrimonio ancestrale! Ai contadini Giovani contadini, amate questa terra che è la vostra terra. La vostra vita nel villaggio è dura e il lavoro dei campi esige molte cure! Il vostro «talento» è di saper rendere produttiva la terra affinché diventi feconda. Imparate le tecniche antiche e moderne, partecipate alla creazione di coltivazioni produttive e resistete alla tentazione di abbandonare l'agricoltura per un destino incerto in città. Agli operai Giovani operai, nel paese, il vostro numero aumenta a poco a poco. Anche da voi, la nazione si aspetta molto. Fate con piacere il vostro lavoro, come Gesù a Nazareth, come Giuseppe falegname. La vostra abilità e la vostra coscienza professionale, e anche il senso di solidarietà, vi daranno la soddisfazione di essere utili a tutti. (…) L’Assemblea eucaristica So che le centinaia di comunità che rappresentate non hanno ancora la possibilità di riunirsi ogni domenica intorno alla mensa 47 dell'Eucaristia. Non ci sono abbastanza sacerdoti. E tuttavia conoscete l'importanza della Messa, al centro della vita della Chiesa. Quest'anno avete meditato sul dono mirabile che vi ha fatto Cristo, alla vigilia della sua Passione, istituendo l'Eucaristia. Tutte le volte che vi è possibile, prendete parte all'assemblea eucaristica: è il Signore che vi unisce, gente di tutte le età e di tutte le vocazioni. E' nella comunità riunita nel suo Nome che il Signore offre il suo Sacrificio, che continua a sacrificare la sua Vita per tutti gli uomini. (…) A SACERDOTI E RELIGIOSI NELLA CATTEDRALE N'djamena (Ciad), 31 Gennaio 1990 (…) Cari amici di Cristo, io vi saluto cordialmente e vi esprimo tutta la mia gioia per essere con voi questa sera. L'incontro con i miei fratelli nel sacerdozio e con coloro che sono impegnati sul cammino della perfezione evangelica costituisce sempre un momento privilegiato durante i miei viaggi. L’opera dei missionari Saluto innanzitutto di cuore i sacerdoti, i religiosi e le religiose che provengono da altri luoghi e che si dedicano ancora all'opera di evangelizzazione di questo Paese. Cari fratelli e sorelle missionari, grazie per tutta l'opera che avete compiuto e continuate a compiere; grazie per la vostra testimonianza di amore, sulla linea del grande comandamento del Signore: «Che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici» (Gv 15,12-13). La vostra presenza in Ciad manifesta lo slancio missionario delle vostre comunità cristiane di origine. Essa sottolinea anche il senso di solidarietà che deve animare tutti i battezzati nel loro cammino verso Dio. Essa è anche segno del prezzo inestimabile che voi pagate al dono della fede, alla conoscenza di Cristo, all'edificazione della Chiesa, in conformità alla volontà espressa dal Signore: «Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo ad ogni creatura» (Mc 16,5). Che voi possiate continuare a far beneficiare della vostra esperienza di pionieri i fratelli e le sorelle che sono chiamati a prendere in mano l'avvenire della Chiesa nel Ciad, aiutandoli a portare la fiamma della fede! 48 Il ministero della riconciliazione Cari sacerdoti, tra i compiti del vostro ministero sacerdotale ce n'è uno che ha attratto più particolarmente la vostra attenzione da circa un anno; intendo parlare del ministero della riconciliazione, al quale i vostri Vescovi hanno consacrato un'importante lettera pastorale. Vi siete dedicati a rendere i cristiani attenti al loro compito di lasciarsi riconciliare con Dio, di riconciliarsi con i loro fratelli e di operare per la riconciliazione fra gli uomini stessi. Si tratta di un ministero di grande valore e di grande attualità per voi, in Ciad. Nel pensiero di Dio, la Chiesa è composta da persone riconciliate che sono state purificate dal sangue di Cristo e che hanno ricevuto lo Spirito della pace. Questo popolo non esiste solo per se stesso, ma per radunare e riconciliare gli uomini. Richiedendo il battesimo, il cristiano si impegna a compiere la missione che ogni membro della Chiesa riceve: essere un artigiano della pace. Il ruolo insostituibile dei religiosi e delle religiose La pace interiore e il diffondersi dell'amore di Dio, ecco quello che voi cercate, cari Fratelli e Sorelle membri degli Istituti di vita consacrata, che qui saluto dal profondo del cuore, perché voi avete scelto di seguire Gesù Cristo e di imitarlo in tutto. Voi avete fatto il vostro ingresso in questa scuola di santità che è la vita religiosa, prendendo la difficile via della castità, della povertà e dell'obbedienza poiché esse vi sono apparse nella retta via del Vangelo. Voi ricoprite un ruolo insostituibile nella missione della Chiesa. In effetti, nel seno del popolo dei battezzati, la vostra vita ricorda che la vocazione cristiana è quella di seguire il Cristo e di mettersi alla sua scuola, in particolare nel servizio del prossimo. Per la scelta e il distacco che essa implica, la vostra vita è testimonianza della chiamata delle Beatitudini rivolta a tutti gli uomini. Uno dei segni più eloquenti della vitalità di una comunità diocesana, è l'esistenza nel suo seno di una vita religiosa di qualità. (…) L’identità del sacerdote del Ciad Infine, mi rivolgo in modo più particolare a voi, cari sacerdoti nati in questa terra del Ciad e cari seminaristi del seminario maggiore «San Luca», che vi preparate a formare il volto della Chiesa dell'anno 49 Duemila. In occasione del centesimo anniversario della fondazione dell'Opera di San Pietro Apostolo, nel Ciad ci si è posti la seguente domanda: «Sacerdote del Ciad, qual è la tua identità?». Permettetemi di proseguire con la riflessione che avete iniziato. Uomo di fede Come ogni sacerdote, il sacerdote del Ciad deve apparire innanzitutto come l'uomo di fede, poiché egli, in virtù della sua missione, deve comunicarla attraverso l'annuncio della Parola. Egli non può predicare il Vangelo in maniera convincente se egli stesso non ne ha assimilato profondamente il messaggio. Egli testimonia la fede con il suo operare e con tutta la sua vita. Attraverso i suoi contatti pastorali, egli si sforza di sostenere i suoi fratelli nella fede, di rispondere ai loro dubbi e di rafforzarli nelle loro convinzioni. Ogni sacerdote deve essere preparato al proprio ruolo di educatore della fede all'interno della comunità cristiana. (…) Uomo del sacro Uomo di fede, il sacerdote è anche l'uomo del sacro, il testimone dell'Invisibile, il portavoce di Dio rivelato in Gesù Cristo. Spontaneamente religioso, il popolo ciadiano è sensibile alla dimensione religiosa di ogni realtà. Che esso sia cristiano o musulmano, o che sia seguace di tradizioni religiose ancestrali, il ciadiano prova stima e rispetto per ogni uomo di Dio. Il sacerdote deve essere riconosciuto come un uomo di Dio, un uomo di preghiera, che viene visto pregare, che si sente pregare. Quando egli celebra l'Eucaristia, la penitenza, l'unzione dei malati, o quando celebra i funerali, o le varie benedizioni o riunioni di preghiera, che egli lo faccia con dignità, prendendo il tempo necessario e vestendo l'abito che è conveniente. Il sacerdote deve quindi alimentare in sé una vita spirituale di qualità, ispirata dal dono del proprio sacerdozio ministeriale. Si può, infatti, parlare di una «spiritualità del sacerdote diocesano». (…) Uomo della comunione Uomo di fede, uomo del sacro, il sacerdote è anche l'uomo della comunione. E' lui che raduna il Popolo di Dio e rafforza l'unione tra i suoi membri per mezzo dell'Eucaristia; egli è l'animatore della carità 50 fraterna tra tutti. Il sacerdote non può avventurarsi da solo nel lavoro che l'attende nella vigna del Signore. Opera con i suoi fratelli nel sacerdozio. Collabora con il proprio Vescovo. Si sforza di creare dei legami fraterni tra tutti i membri del presbiterio; col gruppo presbiteriale in particolare, l'amicizia spirituale è di stimolo per il ministero. Il sacerdote inoltre raduna insieme i membri del Popolo di Dio affidato alla sua cura pastorale. Ricordatevi delle parole del compianto Monsignor Balet, Vescovo di Moundou: «Io sono in mezzo a voi come colui che serve». Su questa base di relazioni profonde e ricche, il celibato acquista un significato nuovo: esso non è più una condizione del sacerdozio ma il cammino di una vera fecondità, di un'autentica paternità spirituale, poiché il sacerdote dona la sua vita affinché i frutti dello Spirito maturino nel Popolo di Dio. Affondare le radici nella cultura del paese La Chiesa nel Ciad cresce. Essa deve ancora affondare le proprie radici in profondità nella cultura del Paese. E' il compito che vi aspetta e che i vostri predecessori hanno già iniziato. Pur rispettando, attraverso il discernimento, l'eredità religiosa dei vostri antenati, voi dovete rivelare il Cristo oggi e mostrare come si raccorda alle aspirazioni attuali del vostro popolo. Sta a voi, figli di questo Paese, proseguire il radicamento del Vangelo. Tutto ciò esige da voi un senso profondo della Chiesa e della sua cattolicità così come essa si dispiega attraverso i tempi e in tutti i popoli. (…) Ai vescovi nell'arcivescovado - N'djamena (Ciad) 31 Gennaio 1990 Cari fratelli nell'episcopato, (…) nella semplicità di questa riunione familiare, vorrei innanzitutto ringraziarvi per avermi invitato qui. Mi avete permesso così di rendervi la visita che mi avete fatto nell'ottobre del 1988, visita «ad limina» alla quale aveva preso parte il caro Monsignor Balet, al quale, in questo momento, va il mio pensiero e la mia preghiera. Perdono e riconciliazione Nel proseguimento delle iniziative suscitate dalla vostra lettera pastorale sul sacramento del perdono e della riconciliazione, continuate ad incoraggiare i battezzati ad impegnarsi decisamente per 51 la causa della pace e dell'unità, affinché la Chiesa del Ciad appaia sempre più come un segno di speranza per il Paese. Alcune prospettive per il futuro I candidati al sacerdozio del seminario maggiore «San Luca» sono anche loro un segno di speranza per l'avvenire. Certo, voi avete un gran bisogno di sacerdoti poiché, per lunghi mesi, le vostre comunità sono private dei sacramenti. L'aumento del numero di coloro che entrano ogni anno in seminario è di buon auspicio. So che potete contare anche sull'aiuto dei vostri zelanti catechisti, nei quali i primi missionari hanno riposto, giustamente, tanta speranza. Continuate con la formazione dei laici affinché essi possano divenire sempre più «luce del mondo» e «sale della terra»: voi edificherete così la Chiesa su solide fondamenta, nella linea dell'ultimo Sinodo dei Vescovi che aveva raccomandato, tra le principali priorità pastorali, la catechesi di tutti i fedeli, dalla prima iniziazione fino alla maturità adulta. (…) Nuovo slancio nella missione evangelizzatrice Questa visita pastorale si inserisce felicemente nel quadro della preparazione dell'Assemblea Speciale del Sinodo dei Vescovi per l'Africa, che ho convocato nella festività dell'Epifania dell'anno passato, in risposta a tanti desideri espressi in terra africana. La riflessione comune dei delegati dell'episcopato darà uno slancio nuovo alla Chiesa di questo continente per la sua missione evangelizzatrice, alla soglia dell'anno Duemila. (…) L'annuncio del Vangelo a tutti i popoli della terra non può farsi senza l'incontro della Buona Novella con le culture, incontro che comporta la trasformazione dei valori autentici di queste culture attraverso la loro integrazione nel cristianesimo. In vista del radicarsi sempre più profondo della Chiesa nella terra d'Africa, sarà conveniente, secondo i criteri di discernimento forniti dal Concilio Vaticano II, mettere in evidenza quegli elementi della tradizione che meglio permettono di «render gloria al Creatore, di mettere in luce la grazia del Salvatore, ed a ben organizzare la vita cristiana» (Ad Gentes, n. 22). 52 L’inculturazione L'avvenimento fondatore della Pentecoste ci ricorda in modo esemplare che tutti i popoli della terra sono invitati a proclamare «le meraviglie di Dio», nella pluralità e diversità delle lingue. L'inculturazione, o il processo per mezzo del quale la fede cristiana si incarna nelle culture, è quindi inerente all'annuncio del Vangelo. Per mezzo della sua Incarnazione, il Figlio di Dio si è unito in certo modo ad ogni uomo (cfr. Gaudium et Spes, n. 22); per cui si può dire che nessun valore umano autentico è estraneo al Cristo, né è escluso dall'inculturazione. Una riflessione teologica rigorosa e strutturata sarà quindi necessaria per apprezzare costumi, tradizioni, saggezza, scienza, arti e discipline dei popoli e far entrare tutto ciò che è vero, bello e buono di quest'eredità nell'«ammirabile scambio» dell'lncarnazione del Cristo. Il dialogo interreligioso Questa riflessione si rende ancor più necessaria in quanto questi costumi e queste tradizioni si presentano oggi nel quadro delle religioni o dei sistemi che hanno loro impresso un carattere speciale. E' qui, allora, che il dialogo inter-religioso, soprattutto tra cristiani e musulmani, acquista tutto il suo valore: come intendono gli uni e gli altri accogliere, promuovere e trasformare le ricchezze del passato per meglio rispondere alle sfide di una modernità che bisogna comunque accettare in vista di un migliore sviluppo materiale, intellettuale e spirituale? (…) OMELIA - MESSA NELLO STADIO DELLA CONCORDIA N'djamena, 1 Febbraio 1990 (…) Saluto particolarmente le famiglie qui riunite e quelle che abitano nel vostro Paese. Le parole del Redentore nel Cenacolo si applicano anche a voi. Poiché avete un ruolo insostituibile nell'apostolato della Chiesa. Anche voi, Cristo vi sceglie perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga (Gv 15,16). (…) Non rinunciate alla grandezza del matrimonio 53 Cari amici, alcuni trovano senza dubbio che sia molto audace per un uomo e una donna impegnarsi per la vita sul cammino di una fedeltà tanto pura quanto la stessa fedeltà di Dio. Le circostanze difficili attraversate dal vostro popolo hanno provocato alcuni sconvolgimenti. Tradizioni familiari sono state spezzate dai cambiamenti di residenza o del modo di vivere. Nuove tentazioni compaiono e la stabilità della coppia e della famiglia viene scossa. Capisco queste difficoltà e le sofferenze che comportano. Ma non dovete rinunciare alla grandezza e alla bellezza del matrimonio. (…) Abbiate tanto amore da riconciliarvi se una crisi minaccia la vostra unione. Poiché spezzare la vostra reciproca fedeltà è rompere anche con Dio che è sempre fedele, che non smette mai di amare. Vivete nella fiducia l'uno con l'altra. Giorno dopo giorno, gettate legna sul fuoco del vostro amore, attraverso i gesti quotidiani della vita comune; il vostro reciproco rispetto e la vostra generosità sono come un segno della presenza di Dio nella vostra casa. La grazia del sacramento del matrimonio non vi mancherà. Il Signore vi ha scelti come amici e non come servitori cui s'impongono gravosi fardelli. (…) L’amore per i figli, l’educazione, la libertà Sposi, la vostra reciproca fedeltà è strettamente legata all'amore che voi avete per i vostri figli. La vostra felicità d'amare e la vostra capacità di donare la vita vi rendono testimoni dell'amore del Creatore. Rispettate i doni di Dio diventando padri e madri in maniera responsabile e in particolare onorando la vocazione della donna ad essere madre, cosa che è scolpita nel profondo del suo essere. Nel corso dell'educazione, sarà vostra gioia condividere il vostro amore con i figli. Il loro futuro a volte vi potrà preoccupare, vi potrà sembrare difficile trasmettere ad essi i valori cui siete legati da generazioni, perché essi ascoltano altre voci piuttosto che la vostra e subiscono delle influenze che vanno in senso opposto. Sta a voi in ogni caso insegnare ad essi l'uso corretto della libertà, in un clima di dialogo. Illuminerete la loro strada più con il vostro esempio e con il vostro amore che imponendo loro divieti senza spiegazioni. Prendete esempio da Gesù: aveva fatto dei suoi discepoli degli amici, correggeva i loro errori, ma sapeva liberarli dalla paura ed ha mostrato loro la sua fiducia mandandoli in missione. 54 I vostri figli andranno per strade diverse dalle vostre; faranno, forse, delle deviazioni pericolose; ma conserveranno la durevole impronta dello spirito della loro famiglia e le qualità acquisite presso di voi. A loro volta, diventeranno sposi e genitori. Sappiate accettare la loro partenza: i giovani non vi rinnegano, ma sono divenuti adulti. E' questo, per voi, «il frutto che rimane» promesso da Gesù (cfr. Gv 15,16). Le famiglie hanno un ruolo primordiale nel Popolo di Dio Cari fratelli e sorelle, vi parlo della vostra vocazione di sposi e di genitori in mezzo alla comunità cristiana riunita. Ed è giusto, perché le famiglie hanno un ruolo primordiale nel Popolo di Dio. Siete testimoni dell'amore di Dio per ogni essere umano. Siete testimoni del Vangelo di salvezza, innanzitutto presso i vostri figli. Apriteli alla fede, in unione con i vostri pastori e con gli educatori. Siete i primi a suscitare la fede dei vostri figli e delle vostre figlie. Preparateli ad accogliere questo dono, inserendo appropriatamente la vostra famiglia nella vita ecclesiale. Che la vostra generosità e il vostro spirito di fraterna comunione non si fermino alla porta del vostro focolare! Se vi è stato dato di vivere felici in famiglia, sappiate accogliere coloro che sono soli, poveri, stranieri ed anche gli uomini e le donne con il cuore ferito da crudeli abbandoni. Grazie a famiglie che, nella semplicità dei gesti di ogni giorno, fanno brillare il vero amore, la Chiesa potrà riflettere nella società il volto di Cristo. (…) DISCORSO AI RAPPRESENTANTI DELLE NAZIONI N'djamena (Ciad), 1 Febbraio 1990 Eccellenze, Signore, Signori, Al termine della mia visita pastorale in alcun paesi dell'Africa, sono felice di avere la possibilità d'intrattenermi con i membri del Corpo diplomatico accreditato presso la Repubblica del Ciad e con i rappresentanti di alcune Organizzazioni internazionali. (…) L’impegno per la pace L'esperienza dei miei viaggi ed i numerosi contatti che posso avere a Roma mi spingono a rendervi partecipi di alcune riflessioni su dei problemi di cui vi preoccupate quotidianamente. La pace è 55 sicuramente la nostra prima preoccupazione. Abbiamo la soddisfazione di vedere il paese che ci ospita progredire nel consolidamento della pace e lavorare alla riedificazione delle rovine materiali causate da un lungo conflitto, ma anche alla riconciliazione in profondità degli uomini. Salutiamo questi sforzi ed incoraggiamo tutti coloro che li intraprendono per il bene comune. Ho avuto recentemente l'occasione di esprimermi al riguardo. Ma, poiché nessuna sofferenza umana può trovarci rassegnati, era mio proposito dire chiaramente alla comunità internazionale che la solidarietà fra i popoli non ha frontiere; che le grandi trasformazioni in atto nell'Europa dell'Est non devono spostare l'attenzione dal Sud e dal continente africano in particolare. Il coraggio della lucidità Dobbiamo constatare che, molto spesso, l'origine degli attentati alla pace non è chiaramente visibile. Sarebbe necessario che i responsabili locali ed anche tutti coloro che esercitano un'influenza nei rapporti fra le nazioni avessero il coraggio della lucidità. Quali sono le implicazioni dei conflitti? Chi li favorisce? Quali diritti vengono messi in discussione? E' necessario saper capire ciò che alcune minoranze vogliono difendere al prezzo della loro stessa vita: le loro tradizioni, la loro cultura, le loro convinzioni, la loro dignità dinanzi a poteri che mal li tollerano e rifiutano la loro legittimità. Bisognerebbe anche avere il coraggio di porre in luce il ruolo svolto da tutte le parti, a cominciare dalle più potenti che hanno il controllo dell'economia, degli aiuti militari, delle alleanze. (…) Riconoscere gli errori Bisogna che si giunga a riconoscere gli errori, gli abusi di potere, le ingiustizie, lo sfruttamento di cui si è potuti essere causa, poiché è più importante servire il progresso della pace per il bene di interi popoli che difendere il proprio prestigio. A questo si arriverebbe prima se si avesse sempre come scopo prioritario il rispetto dei diritti e della dignità di ogni uomo. L'Organizzazione delle Nazioni Unite e diversi organi regionali hanno già compiuto in questo senso alcuni sforzi che bisogna lodare. Si è 56 giunti all'adozione di importanti testi, come la Carta africana dei Diritti dell'uomo e dei popoli. Sapete, tuttavia, quanto sia necessario ridurre la distanza fra il dire e il fare per applicare senza reticenze i testi. Si arriverà mai ad un accordo fra gli Stati di diritto per formare una Comunità che rinunci ad ogni eccezione al diritto? Si sapranno sviluppare procedure di arbitrato per risolvere le controversie, rispettando i diritti di tutte le parti? (…) Il problema dei rifugiati e degli emigrati Vorrei aggiungere ancora che le tragiche conseguenze dei conflitti non possono lasciare l'insieme dell'umanità nell'indifferenza. L'immagine che s'impone innanzitutto ai miei occhi è quella di migliaia di rifugiati che disperano di trovare una terra che li accolga, di ricostruire la loro esistenza e le loro famiglie. Il problema supera il campo di azione delle Organizzazioni specializzate, per quanto generosi siano i loro interventi. Si tratta di uomini che devono trovare ovunque fratelli in umanità! E, al di là delle specifiche condizioni dei rifugiati, è tutto il problema dell'emigrazione che occorrerebbe affrontare con il rispetto dovuto a tante persone rese vulnerabili dal loro sradicamento. L’importanza della cooperazione economica Per favorire la pace, ognuno riconosce l'importanza della cooperazione economica; è l'aspetto più visibile dell'efficace sostegno che le nazioni in via di sviluppo s'attendono. (…) Il lungo cammino che ancora resta da percorrere per giungere a migliori equilibri vi è noto; molti fra voi sono all'opera per far progredire una benefica cooperazione. Voglio semplicemente insistere, ancora una volta, sulle conseguenze umane degli accordi economici, sulla necessità della concertazione, sul rispetto delle responsabilità esercitate dai dirigenti e dai lavoratori delle zone meno favorite, nonché sull'attuazione dovuta ai valori tradizionali e alla civiltà dei partner. La solidarietà internazionale deve ancor intensificare la cooperazione in favore dei paesi sfavoriti. L'opinione mondiale capisce oggi meglio l'urgenza della protezione dell'ambiente. E' pronta a fornire il necessario sforzo? E' pronta anche ad affrontare in modo altrettanto serio i bisogni dei popoli poveri per la loro sanità, per la formazione 57 dei giovani, per l'informazione e la comunicazione, per lo sviluppo delle infrastrutture e dei servizi, per fare avanzare la ricerca scientifica negli ambiti specifici di questo continente, per consentire alle istituzioni scientifiche e tecniche africane un libero accesso alle conoscenze e alle competenze acquisite altrove? (…) La collaborazione Sud – Sud Quando si prende in considerazione la cooperazione internazionale per la pace e in particolare per lo sviluppo, sono molto spesso i rapporti fra Nord e Sud ad essere spesso chiamati in causa. Vorrei, tuttavia, sottolineare il grande beneficio che le nazioni africane possono ricavare da una collaborazione più intensa fra loro, del Sud con il Sud. La varietà delle risorse e delle situazioni (…) dovrebbe spingere gli Stati ad organizzare meglio i loro scambi e la loro complementarietà. La geografia stessa lo suggerisce. (…) L'intesa fra gli uomini non può più scontrarsi contro frontiere, sulle quali, d'altronde, i loro antenati non si fermavano affatto. E' necessario auspicare che le Organizzazioni africane, continentali e regionali, diventino sempre più attive, per essere veri strumenti di promozione della pace e dello sviluppo in favore di tutti i membri. Il compimento di concreti progetti comuni li aiuterà, peraltro, ad elaborare comuni posizioni nelle discussioni, a volte difficili, che la congiuntura internazionale implica. Da parte sua, la Chiesa in Africa si è abituata alla concertazione regionale e continentale. (…) SALUTO ALLA POPOLAZIONE N'djamena(Ciad), 1 Febbraio 1990 (…) Invio i miei saluti più cordiali agli eminenti rappresentanti delle diverse confessioni religiose. Sono colpito dalla cortesia e dai sentimenti fraterni che essi manifestano prendendo parte a questo raduno. Nel nostro comune rapporto col Dio unico e vivente, che è all'origine e al termine di tutta la vita, il dialogo tra le varie religioni mette in evidenza la dignità delle persone, delle famiglie e delle comunità. Desidero che crescano ancora di più nel Ciad la comprensione tra i credenti così come la loro collaborazione in armonia nel servizio del Paese. 58 Senso di responabilità per il bene comune Cari abitanti di N'Djaména, vi saluto veramente di cuore. Come a tutti i popoli che Dio mi ha dato di visitare, vengo ad annunciarvi con forza che il Signore vi ama. (…) Al termine di un viaggio che mi ha fatto percorrere l'Africa del Sahel che costeggia l'immenso deserto del Sahara, misuro insieme a voi l'enorme sforzo che resta ancora da compiere per dare a tutti gli abitanti dei vostri Paesi la vita dignitosa che ogni uomo ha diritto di pretendere. Al tempo stesso, devo ricordarvi che il progresso dei popoli non può essere considerato in termini puramente economici, ma deve rispettare la persona umana in tutte le sue dimensioni. La messa in atto di strutture di progresso al servizio dell'uomo riguarda l'organizzazione della vostra società nel suo aspetto più alto. Sappiamo quanto la popolazione del Ciad sia attenta alla sua cultura. La vitalità di questa cultura è stata uno dei fattori che vi ha permesso di attraversare senza distruggervi il triste periodo del vostro passato più recente. I cambiamenti con i quali dovete confrontarvi richiedono che abbiate un senso di responsabilità in rapporto al bene comune e di solidarietà con gli altri. I moderni mezzi di comunicazione hanno rotto l'isolamento e favorito le relazioni tra gli uomini. Deve scaturirne, per ciascuno, una presa di coscienza più forte della sua solidarietà con i propri compatrioti e con i membri degli altri popoli della terra. Siete un crocevia di civiltà Non dimentico la vostra particolare condizione geografica al centro del continente africano, al crocevia delle numerose civiltà che hanno segnato la vostra storia. Le due lingue ufficiali del vostro Paese, il francese e l'arabo, accanto ad altre tradizioni linguistiche, testimoniano di questi incontri culturali; sta a voi - con la riuscita della vostra vita nazionale - mostrare che le differenze, invece di impoverirvi, arricchiscono il vostro popolo. E' anche una responsabilità che vi è data dalla vostra posizione nel continente. 59 Questa posizione è anche un invito ad altri gesti di solidarietà con i Paesi dell'Africa che vi circondano. Quelli del Sahel sono già stati capaci di mettere insieme i loro sforzi in una organizzazione regionale di lotta contro la siccità e la desertificazione. E' un buon esempio di cooperazione Sud-Sud. (…) La dimensione etica del progresso Poiché con la mia voce, qui a N'Djaména, la Chiesa cattolica si pronuncia ancora una volta in favore di un progresso interamente al servizio dell'uomo, mi sembra utile, infine, ricordarne la dimensione morale. Il progresso può essere raggiunto soltanto da una società nella quale siano rispettati i diritti di tutti. A questo proposito, possiamo rallegrarci poiché esiste una Carta africana dei diritti dell'uomo e dei popoli, ratificata dal vostro Paese nel 1986. La dimensione etica del progresso riguarda particolarmente la famiglia. Vi incoraggio affinché vi avviciniate al problema demografico con discernimento, nel rispetto della vita e nella fedeltà alle vostre tradizioni culturali che onorano in particolare la vocazione della donna alla fecondità. Il rispetto della vita è anche legato nel suo punto più alto al problema della sanità. Incoraggio i cattolici del Ciad affinché portino il loro contributo per ricercare delle soluzioni a questi problemi, sapendo quanto ciò sia difficile per Paesi come il vostro in cui il personale medico deve prodigarsi con generosità. Il valore unico di ogni persona umana Uomini e donne di N'Djaména, uomini e donne del Ciad, se vi ho parlato così del progresso, è perché ogni uomo, ogni donna è una creatura di Dio e possiede un valore unico. Un popolo religioso come il vostro è in grado di comprendere che mi riferisco qui al valore unico di ogni persona umana: essa riceve da Dio la vita, la sapienza e l'amore. Abbiamo bisogno di rammentare la grande dignità dell'essere umano, perché la bellezza dei doni di Dio in lui può oscurarsi, sia per la mancanza di chi dovrebbe farla risplendere, sia per la cecità di chi dovrebbe riconoscerla. (…) 60 DISCORSO - CERIMONIA DI CONGEDO DAL CONTINENTE N'djamena (Ciad), 1 Febbraio 1990 (…) Sono stato lieto di celebrare l'Eucaristia in terra ciadiana per presentare a Dio l'omaggio di adorazione del grande popolo del Ciad e domandare al «Principe della Pace» di diffondere, dopo gli anni delle prove, i suoi benefici di prosperità fisica e spirituale su tutti, in particolare su coloro che ancora soffrono. Sono stato parimenti felice di ritrovarmi in mezzo ai miei fratelli e sorelle cristiani del Ciad per offrire con essi il loro Paese a Maria, Madre di Gesù. Chiedo alla Vergine di accompagnare tutto il Popolo di Dio e di assisterlo con tenerezza materna nel suo pellegrinaggio di fede. Che essa possa guidare il suo cammino nella fedeltà al Cristo, che è «la Via, la Verità e la Vita» (Gv 14,6)! Prima di partire per Roma, desidero dirvi quanto i legami di carità che ci uniscono siano reali. (…) Cari figli e figlie della Chiesa cattolica, andate avanti! Siate forti! Testimoniate la Buona Novella di Nostro Signore Gesù Cristo e perseguite, con rispetto ed amicizia, il dialogo e la collaborazione con tutti! Al popolo del Ciad, che mi ha riservato un'accoglienza così calorosa, vorrei ripetere: grazie, ed abbiate fiducia nell'avvenire! I segni di rinnovamento sono visibili nel Paese e la vostra nazione è in possesso degli strumenti per andare avanti grazie al vostro dinamismo e alla vostra energia morale. Mantenete l'unità e rafforzate la pace! Continuate ad intrattenere buoni rapporti con i Fratelli e le Sorelle di fede diversa: questi legami di amicizia garantiscono il rispetto della dignità di ciascuno e mettono il vostro Paese al riparo da dolorose fratture interne. (…) 61