INDICE - Radio Vaticana

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INDICE - Radio Vaticana
Pubblicazione speciale realizzata in occasione della visita al Papa
dei vescovi del Ciad
Città del Vaticano, 18-22 settembre 2006
A cura del SeDoc – Servizio Documentazione della Radio Vaticana
INDICE
Introduzione
Storia del Paese
La Chiesa in Ciad
Struttura della Chiesa
Vita della Chiesa
Il primo Congresso Eucaristico Nazionale del Ciad
Le visite ad limina
Il viaggio di Giovanni Paolo II in Ciad
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P.3
P.6
P.6
P.22
P.32
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Introduzione
Paese di recente evangelizzazione (i primi missionari cattolici sono
giunti nel 1929 e hanno potuto stabilirsi e iniziare una vera e propria
attività missionaria solo nel 1945) e con una forte presenza
musulmana, il Ciad ha visto in questi decenni una crescita costante
della popolazione cattolica. Oggi i cattolici rappresentano circa almeno
il 12 per cento dei suoi abitanti, distribuiti in sette diocesi e una
prefettura apostolica, con un vivo senso di appartenenza alla Chiesa,
senza però fanatismi. Questo forte senso di appartenenza si riscontra
non solo nella grande partecipazione ai sacramenti, laddove il
Battesimo e l‟Eucaristia sono i pilastri delle comunità, ma anche in un
discreto attivismo dei laici. Gli ultimi tre anni hanno visto un impegno
straordinario dedicato alla preparazione del Primo Congresso
Eucaristico Nazionale del paese, attraverso Congressi Eucaristici
parrocchiali e diocesani, che si sono rivelati dei veri successi. Sul
fronte dell‟impegno dei laici vi sono iniziative significative nel campo
della formazione e del dialogo con tutte le componenti della società
ciadiana, attraverso anche un qualificato centro culturale (il Cefod).
Da un punto di vista sociale il paese è costituito principalmente da due
gruppi etnici con diverse mentalità: il primo, più ricco e più potente, è
il gruppo arabo-islamico del nord, che domina con il commercio; il
secondo è quello animista, legato soprattutto alla povera produzione
agricola e commerciale, capace di far fronte alle varie evenienze e
godere di una sua autonomia e benessere. Tuttavia c'è un buon
dialogo interreligioso, fatto di stima e accoglienza reciproca. Il terreno
su cui si realizza l'incontro e la collaborazione è quello di iniziative al
servizio della persona: le scuole di comunità, le scuole agricole,
l'ospedale e i dispensari. Questo servizio alla persona rende ben
disposte verso i missionari anche le autorità politiche locali,
normalmente musulmane.
STORIA DEL PAESE
La Repubblica del Ciad confina con Libia, Sudan, Repubblica
Centrafrica, Nigeria e Niger. Ha una
Superficie di 1.284.200 km2, ma una popolazione di soli 9.830.000
(2005) abitanti. La capitale del paese è N‟Djaména, mentre tra le
principali città sono Moundou e Sarh. Lingua ufficiale è francese, ma è
largamente diffuso anche l‟arabo.
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Cenni storici
Nel 1900, la battaglia di Kousséri segna la disfatta di Rabah, un
conquistatore venuto dal Sudan e che aveva vinto il regno di
Banguirmi. Con questo avvenimento, il 5 settembre 1900, inizia il
periodo coloniale del Ciad che passa dapprima sotto l‟amministrazione
militare francese poi, il 14 maggio 1915, è annesso all'Africa
Equatoriale francese, sotto l‟amministrazione civile. Proclamato
Pepubblica il 28 novembre 1958, ottiene la completa indipendenza
l‟11 agosto 1960, con capitale N‟djamena, che un tempo si chiamava
Fort Lamy.
LA CHIESA IN CIAD
Al momento del distacco dalla Francia, il Ciad contava 1.800.000
abitanti di cui il 45% musulmani e il 2% cattolici. Oggi, secondo gli
ultimi dati demografici i ciadiani sono 8 milioni. La percentuale dei
musulmani è rimasta invariata, quella dei cattolici è salita al 20%.
Sempre nel 1961, la capitale m‟Ndjamena era servita da due sole
parrocchie. Oggi le parrocchie sono quindici, di cui però solo quattro
hanno chiese, luoghi di preghiera con infrastrutture permanenti,
mentre le altre hanno realizzato aree di preghiera all'aperto per le
celebrazioni religiose e le Messe domenicali.
I primi missionari cattolici, dei Padri del Santo Spirito dell'Oubangui
Chari, arrivarono in Ciad nel 1929 nella regione di Moundou. Alcuni
preti del Sacro-Cuore del Santo Quentin del vicariato Apostolico di
Foumban, fondarono più tardi la missione di Kelo e, in
seguito,vennero sostituiti dai Cappucini che assunsero il carico
pastorale del territorio delle future diocesi di Moundou, Doba e Sarh.
Nel 1935 arrivò nella capitale Forte-Lamy, un cappellano militare,
Padre de Bélinay, Gesuita francese, ma è a partire dal 1945 che
vengono precisati meglio i bisogni del paese e il territorio viene
ripartito tra Cappuccini, Gesuiti e Oblati di Maria Immacolata. I
Cappuccini ebbero in carico il territorio delle attuali diocesi di
Moundou, Doba, Goré e Laï. I Gesuiti ebbero l'evangelizzazione del
territorio delle attuali diocesi di N‟Djaména e Sarh, gli Oblati
dell'attuale diocesi di Pala.
Il primo prete ciadiano è stato ordinato solo nel 1959. Oggi i preti
originari del Ciad sono 78, dei quali due vescovi, otto padri
cappuccini, due oblati, sette gesuiti.
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La maggior parte dei cattolici, come i protestanti, appartengono alle
popolazioni del sud del paese che non è stato islamizzato come il
nord. Chi viene da un altro paese dell'Africa rimane sorpreso dal fatto
che quattro vescovi su sette siano ancora missionari “stranieri”, ma
solamente due anni fa è divenuto arcivescovo un ciadiano. Nelle
diocesi del Sud, ci sono numerosi preti ciadiani impegnati e dinamici;
ma a N‟Djamena, una buona parte del clero è costituita da “stranieri”.
Da notare tuttavia che in Ciad i termini „missionario‟ e „straniero‟ non
significano „europeo‟: ci sono preti, religiosi e religiose di differenti
paesi dell'Africa, come Nigeria, Camerun, Togo, Repubblica
democratica del Congo, Ruanda, Burundi, Burkina Faso, ecc.
I laici
Come nella maggior parte delle Chiese dell'Africa, i laici hanno una
parte essenziale nell'evangelizzazione. Catechiste e responsabili di
comunità portano la chiesa nella vita quotidiana. Nei villaggi (rurali),
le distanze non permettono al prete di essere spesso presente; sono i
responsabili laici che animano la vita e la preghiera della comunità.
Preparano al battesimo e regolano la maggior parte dei problemi. In
città la vita delle parrocchie riposa anche, molto largamente, sugli
impegni molteplici dei laici.
Le donne sono molto presenti nelle celebrazioni ma la chiesa gioca in
Ciad un ruolo di pioniere anche per la promozione femminile
particolarmente
nell'insegnamento.
Stanno
prendendo
progressivamente sempre più posti nelle responsabilità delle
parrocchie, ma rimane ancora molta strada. Nella società del Ciad
tradizionale e musulmana, le donne sono socialmente in secondo
piano; non hanno il diritto alla parola in pubblico. Nel Ciad moderno,
la pratica del matrimonio precoce ed i carichi della casa riducono le
loro probabilità di formazione, così che c‟è solamente un 12% di
ragazze nell'insegnamento superiore.
La vita religiosa
In molti paesi dell'Africa, ci sono numerose religiose autoctone. Non è
il caso del Ciad. Mentre ogni anno, il numero di preti secolari e
religiosi aumenta, ci sono relativamente poche religiose del paese.
L‟ambiente culturale è contrario a questo tipo di vocazione, per cui
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occorrerà il rafforzamento della vita cristiana nelle famiglie perché le
vocazioni possano sbocciare.
L’evoluzione della comunità cristiana
Oggi, le comunità cristiane rurali restano molto importanti, ma si
sviluppano le comunità urbane. Sono composte di persone che hanno
un livello di studi più elevati. Vivono quotidianamente la presenza di
altre confessioni religiose: Islam e Protestantesimo, e questo obbliga
a personalizzare la fede. C'è una ricerca d‟interiorità più grande nelle
città, come si vede nello sviluppo di comunità e movimenti quali CANA
o CVX.
L’inculturazione
Come tutte le Chiese africane, la chiesa del Ciad ha bisogno di
pregare, celebrare, cantare, proclamare la sua fede nel suo proprio
linguaggio. L'inculturazione ha fatto grande progresso nella liturgia. La
cultura del Ciad è molto ricca, ma anche diversa. Ci sono diverse
lingue; lo stesso gesto non ha lo stesso significato per tutti. Ci sono
tuttavia dei punti comuni come l'importanza data all'iniziazione nella
tradizione. I preti del Ciad hanno elaborato un rito eucaristico proprio
che è alla prova.
La Chiesa nella società del Ciad
C'è un impegno considerevole della chiesa nello sviluppo. Ogni diocesi
ha la sua struttura di sviluppo o BELACD. L'azione di queste strutture
supera largamente i limiti delle comunità cristiane che sono al servizio
di tutti gli uomini. Protestanti e musulmani collaborano talvolta come
nel SECADEV di N‟Djaména.
Invece nei confronti del mondo politico la chiesa ha più di difficoltà a
trovare il suo posto. Dall'indipendenza, il Ciad ha conosciuto molti
anni di una guerra civile drammatica. Nord e Sud si sono opposti
parecchie volte. Il potere di fatto è nelle mani del nord. Da quando il
vento della democratizzazione ha soffiato sull'Africa, la stampa di
opposizione si è sviluppata, ma è poco incisiva. In un tale contesto, la
parola dei Vescovi, particolarmente i loro messaggi pastorali, ha
ancora scarsa eco.
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Un impegno maggiore dei laici permetterà probabilmente alla chiesa
di essere più ascoltata. Già oggi comunque c‟è un religioso ciadiano in
veste di rappresentante delle confessioni religiose nel Collegio di
controllo e di sorveglianza dei Redditi petroliferi del paese.
Struttura della Chiesa e circoscrizione ecclesiastica
Conferenza Episcopale del Ciad (CET)
Presidente: Mons Jean-Claude BOUCHARD, vescovo di Pala
Provincia ecclesiastica di N‟Djaména
- Arcidiocesi di N‟Djaména: Mons. Matthias N‟Garteri MAYADI
- Diocesi di Doba: Mons. Michel RUSSO (MCCI)
- Diocesi di Goré: Mons. Rosario Pio RAMOLO, (Ofm Cap)
- Diocesi di Laï: Mons. Miguel Angel Sebastian MARTINEZ (MCCI)
- Diocesi di Moundou: Mons. Joachim KOURALEYO TAROUNGA
- Diocesi di Pala: Mons. Jean-Claude BOUCHARD (OMI)
- Diocesi di Sarh: Mons. Edmondo DJITANGAR
Nunzio Apostolico: Mons. NGUYÊN VAN TOT PIERRE, arcivescovo di
Rusticiana
VTA DELLA CHIESA
Dalle Notizie della Radio Vaticana
Attiva nel campo dell‟educazione, dell‟assistenza e anche dei media, la
Chiesa in Ciad non ha mancato in questi anni di esprimere critiche ai
governanti del Paese e di prendere posizione in difesa della laicità
dello Stato e della coesistenza pacifica tra le religioni nel Paese. Ne
ripercorriamo alcuni passaggi principali con le notizie pubblicate dalla
Radio Vaticana attraverso il Bollettino “Notizie dalla Chiesa”.
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INIZIANO CELEBRAZIONI PER IL CINQUANTENARIO
DELL’IMPLANTAZIONE DELLA CHIESA NEL PAESE
N‟DJAMENA, 1 feb 96 - E‟ iniziato nel Ciad l'anno di celebrazione del
cinquantenario dell‟implantazione della Chiesa nel Paese. Il 9 gennaio
del 1947, infatti, Pio XII erigeva la Prefettura Apostolica di Fort-Lamy,
che comprendeva il territorio dell'attuale arcidiocesi di N‟Djamena e
della diocesi di Sarh. L'arcivescovo di N'Djamena, il gesuita Charles
Vandame, ha scritto per l'occasione una lettera pastorale nella quale
raccomanda ai fedeli di pregare il piu' possibile in famiglia durante
quest'anno di celebrazioni, che culmineranno il 9 gennaio dell'anno
prossimo. Raccomanda altresi' l'esercizio della solidarietà nei posti di
lavoro e nei propri ambienti di vita. "Voi siete il lievito nella pasta scrive mons. Vandame -. Il vostro quartiere e' la pasta. Voi e i vostri
vicini cristiani siete il lievito. Allora alzatevi!".
Per la storia, i primi missionari giunti nel Ciad furono protestanti. Era il
1923, e aprirono la missione a Fort-Archambaut. Nel 1929, padre
Gabriel Herriau, spiritano, fondò la prima missione cattolica a Kou,
nell'attuale diocesi di Moundou.
IL VESCOVO DI MONDOU DENUNCIA VIOLAZIONI DEI DIRITTI
UMANI DA PARTE DELLE FORZE ARMATE NELLA SUA DIOCESI
MONDOU, 28 feb ‟96 - Nel Ciad, il vescovo di Mondou, mons. Matthias
N'Garteri, ha indirizzato al Primo Ministro Djimasta Koibla una lettera
nella quale denuncia gravi violazioni dei diritti umani compiute
dall'esercito nella sua diocesi. Nella lettera il vescovo parla di "bambini
frustati a sangue, giovani donne stuprate, famiglie spogliate dei loro
beni e costrette a lasciare le loroabitazioni, (...) case e villaggi distrutti,
saccheggi, (...) uomini torturati" e chiese occupate con la forza. Mons.
n'garteriesorta quindi il primo ministro "a riportare l'esercito alla
disciplina e far punire i responsabili di questi atti violenza".
LETTERA PASTORALE DEI VESCOVI DEL CIAD IN VISTA DELLE
ELEZIONI POLITICHE DEL 2 GIUGNO 1996
N‟DJAMENA, 22 mag ‟96 - In vista delle elezioni politiche del 2 giugno, i
vescovi del Ciad, hanno diffuso una lettera pastorale in cui invitano i
fedeli ad un comportamento elettorale adeguato alla fede. "Per
annunciare profeticamente i tempi nuovi – scrivono i vescovi - bisogna
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avere la volonta' di stabilire tra gli uomini rapporti di giustizia basati sul
rispetto della loro liberta' e dei loro diritti". "E' necessaria - aggiungono
i - una disposizione generale alla tolleranza verso i credenti e verso le
opinioni altrui". "Questa volonta' deve dunque informare le nostre
scelte, perche' presto, nella solitudine della cabina, ciascun cittadino e
cittadina saranno chiamati a deporre nell'urna la scheda con il nome del
candidato ritenuto il piu' adatto per presiedere la Repubblica". "Alla fine
- conclude la lettera pastorale - abbiate il coraggio di prendere la vostra
decisione soltanto per il bene del Paese. Allora avrete esercitato la
vostra liberta' cercando la verita', perche' ci ha detto il Signore che la
verita' ci rendera' liberi".
APERTO NUOVO SEMINARIO A BEBEDJIA
DOBA, 6 GIU 96 il ciad ha un nuovo seminario. E' quello di Bebedjia,
una sotto-prefettura di Doba, nel sud del paese centrafricano. Il nuovo
seminario e' intitolato a Sant'Agostino e per la sua inaugurazione sono
venuti l'arcivescovo di N'Djamena, mons. Charles Vandame, i vescovi di
Sahr e di Doba, i monsignori Edmond Djitangar e Michel Russo, e il
Nunzio apostolico mons. Diego Causero. Proprio il vescovo di Doba ha
sottolineato quanto sia importante per la vita della diocesi l'apertura del
nuovo seminario. Ci sono voluti sacrifici umani e finanziari per la
realizzazione dell'opera, ha aggiunto il vescovo, ma e' con grande gioia
che il seminario viene accolto per per essere luogo di maturazione alla
fede di giovani chiamati alla vita religiosa e sacerdotale. Il rettore del
nuovo seminario, don Martin Waingue, ha insistito molto sulla
necessita' di ben selezionare i giovani da destinare al seminario. Ha
invitato percio' parroci, sacerdoti e religiosi a scelte giudiziose dei
candidati. Il seminario di Bebedjia per gli studi medi si affianca a quello
di Pala, denominato Fraternita' di San Giovanni, che da 12 anni accoglie
i seminaristi delle diocesi del Ciad. Nel Ciad vi e' poi il seminario
maggiore interdiocesano San Luca di Bakara, nella arcidiocesi di
N'Djamena.
INCONTRO ANNUALE DEL SOCCORSO CATTOLICO ISTITUITO
DALL’ARCIDIOCESI DI N'DJAMENA PER COORDINARE
INTERVENTI UMANITARI NEL CIAD
N'DJAMENA, 18 giu ‟96 - Nel Ciad il Seminario maggiore di San Luca di
Bakara, nell‟arcidiocesi di N'Djamena, ha ospitato l'annuale incontro del
Secadev, il Soccorso cattolico per lo sviluppo. Si tratta di una
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organizzazione voluta dalla stessa arcidiocesi per pianificare interventi
di aiuto nel Paese. Sono 9 attualmente i progetti avviati dal Secadev
ciadiano, allo scopo di favorire la nascita di villaggi con servizi adeguati
alle necessita'. Nell‟organizzazione sono impegnati anche alcuni
musulmani. Pierre Fauré, il sacerdote che dirige il Soccorso cattolico,
stima importante la presenza e il lavoro di questi musulmani.
LE SCUOLE CATTOLICHE DEL CIAD FANNO UN BILANCIO: TRA I
PROBLEMI PRINCIPALI I FINANZIAMENTI E IL DIVARIO TRA
GLI ISTITUTI IN CITTA’ E IN CAMPAGNA
N'DJAMENA, 3 lug ‟96 - Al termine dell'anno scolastico, le scuole
cattoliche del Ciad tirano un primo bilancio. A N'Djamena si sono
ritrovati 13 direttori di altrettante scuole cattoliche. il problema
principale rimane il divario tra le scuole in citta' e quelle situate nella
campagna, soprattutto per quanto riguarda il numero e la qualita' degli
insegnanti. Nel frattempo lo Stato ha dimezzato le sovvenzioni, da 40 a
20 milioni di franchi centrafricani. Questo significa che non puo' essere
pagato lo stipendio a molti insegnanti delle scuole cattoliche. Queste nel
Ciad sono associate in una forma che coinvolge, con una convenzione,
sia lo Stato che l'associazione dei genitori. Le scuole cattoliche nel
paese africano sono in tutto 43 e sono frequentate da 15.885 alunni di
ambo i sessi. I vescovi del Ciad esercitano una sorta di controllo
attraverso uffici diocesani chiamate 'ispezioni'.
CON IL NULLA OSTA DEI VESCOVI, NASCE L’”UNIONE DEI
QUADRI CRISTIANI DEL CIAD”, UN’ASSOCIAZIONE DI LAICI
IMPEGNATI NELLA PROMOZIONE DELLA DOTTRINA SOCIALE
DELLA CHIESA
N‟DJAMENA, 7 ott 96 - Un gruppo di intellettuali cattolici del Ciad
sfuggiti alla guerra civile del 1979 ha dato vita ad un'associazione
denominata "Unione dei quadri cristiani del Ciad" (Ucct, in sigla).
L'associazione, dopo il nihil obstat della Conferenza episcopale, ha
avuto anche l'autorizzazione ministeriale. Essa oggi conta 486 iscritti
distribuiti nelle cinque diocesi del Ciad. In collegamento con il
movimento internazinale degli intelletuali cattolici, l'Ucct promuove
nelle parrocchie corsi di formazione umana e cristiana e di dottrina
sociale cattolica.
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LETTERA DI MONS. VANDAME PER IL CINQUANTENARIO
DELL’IMPLANTAZIONE DELLA CHIESA A N’DJAMENA
N'Djamena, 20 nov 96 - "La nostra Chiesa locale deve essere
missionaria all'interno dei confini della nostra arcidiocesi, ed anche
oltre, fino in capo al mondo". Lo ha scritto mons. Charles Vandame,
arcivescovo di N'Djamena nel Ciad nella sua recente lettera pastorale in
occasione del cinquantenario dell‟implantazione della Chiesa nella
regione. Fu infatti il 9 gennaio del 1947 che Pio XII eresse la Prefettura
Apostolica di Fort-Lamy, l'attuale N‟Djamena. La citta' contava allora
solo qualche decina di cattolici. Mons. Vandame ricorda tutto questo
nella sua lettera ed esorta i suoi sacerdoti e i fedeli a partecipare
numerosi alla celebrazione del cinquantenario.
NEL MESSAGGIO DEI VESCOVI PER IL NATALE 1996
EVIDENZIATI SEGNALI DI SPERANZA PER IL FUTURO DEL
PAESE
N‟DJAMENA, 30 dic 96 - Dopo tanti anni di miseria e di dolore, il Ciad
sembra incamminato sulla via della pace. Lo rilevano i cinque vescovi
del Paese centrafricano nel messaggio natalizio indirizzato ai fedeli. Il
cammino verso la pace e' un dono di Dio, rilevano i vescovi, ed e'
insieme frutto della saggezza degli uomini. I cattolici del Ciad debbono
offrire il proprio contributo perche' nella vita sociale trionfi la giustizia. I
vescovi non nascondono che nel Paese persiste il problema della difficile
convivenza tra le diverse etnie, ma esortano al dialogo nel rispetto delle
diversita' di ciascun gruppo etnico. Analogamente, guardando a tutte le
grandi necessita' del continente africano, i presuli del Ciad insistono
sullo spirito di collaborazione, di fraternita' tra tutti nella fiducia che la
luce del redentore del mondo illuminera' di pace il continente africano e
il mondo intero.
SOLENNE MESSA DI CHIUSURA DELLE CELEBRAZIONI DEL
CINQUANTENARIO DELLA CHIESA A N’DJAMENA
N'DJAMENA, 6 feb. ‟97 - Con una solenne messa nello stadio
Omnisports Mahmat Idriss Ouhya di N'Djamena, il 26 gennaio si sono
concluse le celebrazioni del cinquantenario delle chiesa nell‟arcidiocesi.
Alla liturgia hanno partecipato più di 10mila fedeli. All‟omelia
l‟arcivescovo di N'Djamena, mons. Charles Vandame, ha sottolineato
come il futuro della Chiesa in Ciad e la sua missione evangelizzatrice sia
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ora nelle mani dei ciadiani e come “il messaggio d‟amore universale che
i cristiani hanno ricevuto dal loro Maestro li inviti ad accogliere tutti gli
esseri umani con rispetto e benevolenza e ad amarli come sé stessi”.
“Quello che attira gli uomini alla conversione - ha aggiunto - non è solo
la Parola di Dio, ma anche il modo in cui i cristiani la mettono in
pratica”. Di qui l‟esortazione alla condivisione, alla solidarietà e
all‟attenzione verso il prossimo, quale che sia la sua origine o credo
religioso, per creare un autentico spirito comunitario. Alla celebrazioni
erano presenti anche diverse autorità civili e religiose. Tra queste il
Primo Ministro in rappresentanza del Presidente della Repubblica Idriss
Déby.
29ª ASSEMBLEA ANNUALE DEL RESTRAT, ASSOCIAZIONE DI
SACERDOTI E RELIGIOSI DEL CIAD
KOUMRA, 15 lug 97 - Dal 7 al 13 luglio si è svolto a Koumra la 29ª
riunione annuale dei sacerdoti e dei religiosi africani del Ciad (Restrat,
in sigla). L‟incontro si tiene annualmente dal 1968, allo scopo di
promuovere, attraverso scambi di esperienze e riflessioni pastorali, la
collaborazione tra sacerdoti e consacrati in Ciad. Nel corso degli anni
sono stati approfonditi i vari aspetti dell‟inculturazione del Vangelo in
Ciad, una riflessione che è stata molto utile anche per i vescovi. La
sessione che si è appena conclusa Koumra, come la precedente nel
1996 a Pala, è stata invece dedicata a temi di carattere più sociopolitico. Negli ultimi anni si è infatti avvertita l‟esigenza di una
maggiore attenzione verso i problemi della società ciadiana, nella
convinzione che la Chiesa non può chiudersi nelle sacrestie.
INCONTRO DEI RESPONSABILI DELL’ACAT-CIAD,
L’ASSOCIAZIONE DEI CRISTIANI PER L’ABOLIZIONE DELLA
TORTURA
N‟DJAMENA, 21 agosto „97 - Si è svolto nei giorni scorsi nella capitale
N‟Djamena l‟incontro dei responsabili dell‟Acat-Ciad, membro
dell‟Associazione internazionale dei cristiani per l‟abolizione della tortura
(Fiacat). Diversi i temi dibattutti: la violenza i diritti dell‟uomo, la
democrazia in Africa, le diverse realtà della tortura nel mondo. La
giornata è stata un‟occasione per illustrare le nuove iniziative dell‟AcatCiad per sradicare questa piaga nel Paese. L‟associazione pensa, in
particolare, di lanciare una vasta campagna di sensibilizzazione tra i
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giovani. L‟acat-Ciad è stata fondata nel 1994 per iniziativa di un gruppo
di cattolici protestanti.
(Programma Francese Africa)
UN GRUPPO DI INTELLETTUALI CATTOLICI INDIRIZZA UNA
LETTERA APERTA AL PRESIDENTE DEL CIAD IN DIFESA DELLA
LAICITA’ DELLO STATO
MONDOU, 28 mag ‟98 - Un gruppo di intellettuali cattolici nella diocesi
di Mondou, in Ciad, ha indirizzato una lettera aperta al Presidente
Repubblica per denunciare le minacce alla laicità dello Stato sancita
dalla costituzione. A preoccupare gli intellettuali cattolici, che
aderiscono all‟"Unione dei quadri cristiani del Ciad" (Ucct), sono in
particolare tre recenti episodi: gli attacchi di cui sono stati oggetto
persone e luoghi di culto cristiani durante alcuni scontri con le forze
armate nel sud del Paese, i finanziamenti stanziati dallo Stato per i
pellegrinaggi dei fedeli musulmani alla Mecca e soprattutto le recenti
dichiarazioni del Presidente libico Muhammar al-Gheddafi che, il 1°
maggio, durante la preghiera del venerdì alla presenza di dieci Capi di
Stato musulmani nella capitale N‟Djamena, ha affermato che il
cristianesimo in Ciad deve “scomparire per lasciare spazio all‟Islam”.
Nella lettera i membri dell‟Ucct ricordano al Presidente della Repubblica
che secondo la Costituzione “il Ciad è una Repubblica laica” fondata sui
principi della democrazia e dello stato di diritto. L‟"Unione dei quadri
cristiani del Ciad" è stata fondata nel 1996 da un gruppo di laici e con
l‟assenso della Conferenza episcopale per promuovere gli insegnamenti
sociali della Chiesa in Ciad.
I LEADER DELLE CHIESE CRISTIANE PREOCCUPATI
POSSIBILE CONFESSIONALIZZAZIONE DELLO STATO
PER
N‟DJAMENA, 12 giu ‟98 - Il Presidente del Ciad Idris Déby ha assicurato
che i cristiani non devono temere l‟instaurazione di uno Stato
confessionale e che il Paese resterà laico. Lo ha fatto durante un
incontro nei giorni scorsi con una delegazione delle Chiese cristiane del
Ciad che hanno espresso le preoccupazioni della comunità cristiana del
Paese per le recenti dichiarazioni del colonnello Gheddafi a N‟Djamena.
Il Presidente libico aveva affermato, durante una visita il mese scorso,
che il cristianesimo in Ciad deve “scomparire per lasciare spazio
all‟Islam”. Ai leader cristiani il Presidente Deby ha chiarito che il
principio della laicità sancita dalla costituzione rimane intatto e che
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quindi i cristiani non hanno nulla da temere. Il contenuto del colloquio
cui ha partecipato per la Chiesa cattolica l‟arcivescovo di N‟Djamena
Charles Vandame, presidente della Conferenza episcopale del Ciad, è
stato riportato in una lettera pastorale congiunta che esorta i cristiani
ciadiani ad essere vigili, ma anche umili.
Sulla vicenda delle dichiarazioni del colonnello Gheddafi è tornato un
editoriale del bollettino diocesano di N‟Djamena che sottolinea
l‟importanza di un dialogo costruttivo tra cristiani e musulmani in Ciad,
mettendo in guardia da ogni strumentalizzazione politica della religione.
I GIOVANI DEL CIAD CELEBRANO IL GIUBILEO
MONDOU, 3 mag 00 - Provenienti dalle sette diocesi i giovani del Ciad
si sono dati appuntamento dal 13 al 17 aprile a Mondou, per celebrare
il loro giubileo nazionale. L‟incontro, ben preparato nelle parrocchie,
ha visto la partecipazione di oltre mille ragazzi. La meditazione
introduttiva di Mons. Miguel Sebastian, vescovo di Lai e responsabile
della pastorale giovanile, ha avuto per tema quello della prossima
giornata mondiale: “Il Verbo si è fatto carne e venne ad abitare in
mezzo a noi ”. Forte l‟invito rivolto ai giovani a riconoscere la
presenza di Cristo nella vita di tutti i giorni, ad accettarlo come
modello ed amico “per costruire il proprio futuro su di Lui che fu, è e
sarà, dimorando nella storia del mondo, del Ciad e in quella di ciascun
giovane fino alla fine dei tempi”. Momento intenso dell‟incontro è
stato poi il pellegrinaggio a piedi dal villaggio di Kou a 12 Km da
Mondou. E‟ il luogo in cui giunse il primo missionario che oggi ha 71
anni. Un pellegrinaggio di tipo penitenziale con al centro il sacramento
della riconciliazione, sul tema “accogliere e trasmettere la fede ”. Nel
primo pomeriggio i giovani hanno potuto poi esprimere la loro gioia
nelle danze, sottolineando la fede nella vita e nella possibilità di
lottare per un mondo migliore.La celebrazione dell‟Eucarestia nella
domenica delle Palme, presieduta dal vescovo di Mondou Mons.
Matthias Ngarteri, ha concluso i tre giorni giubilari. Saranno 50 i
giovani che ad agosto verranno a Roma per partecipare alla XV
Giornata Mondiale della gioventù.
UNA COMUNITA’ IN PIENA CRESCITA: COSI’ DESCRIVE LA
SITUAZIONE DELLA CHIESA CATTOLICA LA RIVISTA “POPOLI”
N‟DJAMENA, lug 01 - La Chiesa in Ciad è in piena crescita. Paese di
recente evangelizzazione (i missionari cattolici hanno potuto stabilirsi
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e iniziare una vera e propria attività missionaria solo nel 1945) e con
una forte presenza musulmana, esso ha visto in questi decenni una
crescita costante della popolazione cattolica, come riferisce l‟ultimo
numero della rivista dei gesuiti “Popoli”. Al momento dell‟indipendenza
dalla Francia, nel 1960, i cattolici costituivano appena il 2 per cento
della popolazione contro il 45 per cento dei musulmani. Oggi, nel
2001, su una popolazione di 8 milioni di abitanti, questa percentuale è
salita a più del 20 per cento mentre quella dei musulmani è rismasta
invariata. A Fort Lamy nel 1961 c'erano 750 cattolici battezzati e
1.800 catecumeni. Oggi a N‟Djamena, riferisace la rivista, sarebbero
residenti 120mila cattolici battezzati. Sempre nel 1961, Fort Lamy era
servita da due sole parrocchie. Oggi le parrocchie della capitale sono
quindici, di cui però solo quattro hanno chiese, luoghi di preghiera con
infrastrutture permanenti, mentre le altre hanno realizzato aree di
preghiera all'aperto. Il primo prete ciadiano è stato ordinato solo nel
1959. Oggi i preti originari del Ciad sono 78, dei quali due vescovi,
otto padri cappuccini, due oblati, sette gesuiti. Tra i fedeli il senso di
appartenenza alla Chiesa cattolica è molto vivo, anche se privo di
fanatismi.
I LEADER CRISTIANI DELUSI DALL’ ESITO DELLE ELEZIONI
DEL MAGGIO 2001
N'DJAMENA, 12 giu 01 - L'andamento delle elezioni presidenziali nel
Ciad ha "umiliato e scoraggiato quanti speravano di assistere nel
Paese all'affermazione di un vero Stato di diritto". Lo rileva un
documento sottoscritto dai rappresentanti cristiani, a quindici giorni
dall'esito elettorale, che ha visto la conferma del presidente in carica
Idriss Deby. Al tempo stesso, gli esponenti religiosi esprimono il
timore di una escalation della violenza e chiedono alla popolazione di
"mantenere ferma la convinzione che il cambiamento nel Paese può
essere ottenuto attraverso il diritto e la giustizia". Il documento è
stato firmato per parte cattolica da mons. Charles Vandale, presidente
della Conferenza episcopale del Ciad. Il testo, che si intitola "Lettera
ai cristiani e agli uomini di buona volontà", invita infine a riflettere
sulle responsabilità comuni per la situazione di crisi in cui si dibatte il
Ciad, sottolineando quanto siano diffusi i comportamenti instabili e
materialisti, la disponibilità al compromesso e la debolezza di fronte al
dilagare della corruzione. Le elezioni presidenziali si sono svolte il 20
maggio scorso e sono state accompagnate da numerose denunce di
irregolarità e brogli.
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IL CENTRO UNIVERSITARIO CATTOLICO DI N’DJAMENA
N‟DJAMENA, 6 apr 02. – Sono circa 5 mila, quasi tutti maschi, gli
studenti, che frequentano il Centro Universitario Cattolico di
N‟Djamena. Il centro offre in particolare corsi di economia e di
sessualità, due ambiti legatiallo sviluppo della persona umana e del
paese in generale. Gli studenti vengono così preparati ad affrontare
problemi della società del Ciad quali l‟elevato numero di gravidanze
precoci, la trasmissione di malattie per via sessuale come l‟Aids,
l‟abuso di alcolici. Non vengono tralasciate lezioni sui problemi della
giustizia e della pace, sui diritti umani, sulla giustizia sociale. Il centro
Universitario Cattolico di N‟Djamena è stato istituito nel 1989 e si
propone anche come luogo di culture diverse, essendo un terzo dei
suoi scritti non cristiani.
MINISTRO ACCUSA DI INTERFERENZA LA CHIESA PER UN
CORSO DI FORMAZIONE DELLA COMMISSIONE GIUSTIZIA E
PACE
N‟DJAMENA, 2 lug 02 - Nel Ciad non è piaciuta al ministro
Abderamane Moussa l‟iniziativa della Commissione nazionale di
Giustizia e Pace, che ha patrocinato un corso di formazione per
osservatori sul buon andamento delle elezioni municipali, previste
entro quest‟anno nel Ciad. Un comunicato del Ministro per il territorio
rileva che con questa iniziativa la Chiesa “semina confusione ed
alimenta dubbi nell‟animo di ogni praticante circa la vera missione
delle religioni rivelate”. “Con tale corso di formazione – aggiunge il
ministro Moussa – la Chiesa cattolica ha fatto un passo intollerabile”,
perché le elezioni sono di competenza esclusiva del ministero diretto
da Moussa. Questi, dunque, si sente autorizzato a “mettere in guardia
i responsabili della Chiesa cattolica in Ciad da qualsiasi deriva
tendente a confondere i fedeli innocenti ed inculcando loro idee
politiche”. Per il ministro Moussa l‟iniziativa di Giustizia e Pace altro
non è che un “integralismo mascherato” e perciò egli si sente
autorizzato a richiamare i responsabili religiosi di ogni confessione ad
“astenersi ad immischiarsi in maniera flagrante nel gioco politico a
scapito della loro nobile missione: educare l‟uomo per avvicinarlo a
Dio. Dal 1996, il Ciad si è autoproclamato stato laico. La sua
popolazione è per il 50 per cento musulmana e per il 35 per cento
cristiana.
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IL PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE EPISCOPALE RISPONDE
AL MINISTRO
N'DJAMENA, 19 lug 02 - In Ciad il presidente della Commissione
nazionale Giustizia e pace, Mons. Mathias N'Gartéri, vescovo di
Moundou, ha risposto in un'intervista alle accuse lanciate contro la
Chiesa cattolica da un esponente del governo ciadiano. In un
comunicato diffuso mercoledì, il Ministro dell'amministrazione del
territorio Abderamham Moussa, ha duramente criticato la comunità
ecclesiale locale, per le sue presunte ingerenze nella politica
nazionale. Secondo il Ministro, la Chiesa cattolica del paese "tende ad
inculcare idee politiche ai fedeli innocenti", soprattutto in vista delle
prossime elezioni municipali, confondendoli sulla vera missione delle
religioni rivelate. L‟esponente del governo aveva già espresso la sua
contrarietà a un‟iniziativa cattolica all‟inizio di luglio, in occasione del
corso di formazione per osservatori elettorali organizzato dai vescovi
delle sette diocesi del Ciad. Nella sua replica, Mons. N'Gartéri
sottolinea come "la Chiesa abbia organizzato i corsi di formazione per
contribuire alla ricostruzione e alla pace nel Paese". Il presule ha
quindi ricordato che essa era stata chiamata a giocare un ruolo attivo
nella vita del Paese dalle stesse forze politiche del Ciad, nel 1993,
dopo la fine della dittatura di Hissene Habrè, quando le autorità
ecclesiali furono invitate a partecipare alla Conferenza nazionale
sovrana (Cns). "L'organizzazione di corsi rivolti a formatori di
osservatori elettorali era in fondo una delle raccomandazioni emerse
al termine della Cns", ha rilevato Mons. N'Gartéri. In Ciad i rapporti
tra le autorità ecclesiali e quelle politiche, amministrative e militari,
negli ultimi tempi sono diventati molto tesi. Nel mirino delle critiche
governative, sono finiti in particolare i mezzi comunicazione della
Chiesa (radio cattoliche in testa) e le Commissioni diocesane giustizia
e pace, particolarmente impegnate nella promozione dei diritti umani.
NEL MESSAGGIO PER IL NATALE 2002 I VESCOVI DEL CIAD SI
SOFFERMANO SULLE PIAGHE CHE AFFLIGGONO IL PAESE
N‟DJAMENA, 20 dic 02 – I vescovi del Ciad hanno molto a cuore la
rinascita del Paese. E‟ questo il succo del messaggio che la Conferenza
episcopale del Ciad ha rivolto alla comunità dei fedeli e alla società
all'approssimarsi del Santo Natale. Guardando alla situazione sociale e
politica del Paese i vescovi si rammaricano per la condizione dei
cittadini ciadiani 'frustrati' nella loro aspirazione a partecipare alla vita
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pubblica, ad eccezione del gesto del voto nelle elezioni, e 'umiliati'
dalla corruzione e dall'impunità che li incoraggiano a seguire,
volontariamente o non, solo i propri interessi personali. "Non vogliamo
però con questo far prevalere il pessimismo", hanno detto i presuli.
"Al contrario! E' perché abbiamo fiducia nell'uomo che non abbiamo
paura di guardare in faccia la realtà e di indicare i mali che ci
affliggono". Secondo i presuli, la menzogna, la corruzione, il crimine,
l'impunità, l'odio, in breve, un'educazione senza senso morale e
civico, sono le piaghe che affliggono la società ciadiana e che hanno
fatto cadere nella sfiducia i cittadini. Il Ciad soffre per una grave crisi
collettiva di sfiducia, è quanto arrivano a concludere i presuli ma
ricordano anche che "il miglior modo che ha l'uomo di combattere
questi mali è prendere coscienza della propria dignità". L'esortazione
dei vescovi è di non lasciarsi convincere "da coloro che hanno deciso,
coscientemente o non, di vivere nella menzogna, nella cupidigia e
nella violenza". Il messaggio, quindi, chiama i fedeli delle religioni
cristiana, islamica e dei culti tradizionali a costruire insieme una
società migliore. Un compito difficile a cui sono chiamati tutti i
cittadini e i governanti. Questi ultimi, che per il loro ruolo di
amministratori della cosa pubblica hanno un peso particolare sui
destini del Paese, dovrebbero essere tra i primi a dare il buon
esempio. Dicono i vescovi: "Le istituzioni si trasformano in strutture
oppressive e parassitarie appena non sono più indirizzate al
perseguimento del bene dell'uomo", includendo in questo anche la
dimensione spirituale. Allo scopo di raggiungere il bene comune, nel
documento si sottolinea che è indispensabile una collaborazione tra
Stato e cittadini senza la quale non può dirsi riconosciuta la dignità
umana. L'accorato messaggi natalizio si chiude rivolgendo a tutti i
cittadini del Ciad l'esortazione a essere "uomini nuovi, costruttori di
una nuova società".
SECONDO ANNIVERSARIO DI RADIO LOTIKO, EMITTENTE
DELLA DIOCESI DI SARH
SARH, 9 apr 03 - La diocesi di Sarh, nel Ciad meridionale, ha
festeggiato domenica, il secondo anniversario di Radio Lotiko. Fondata
due anni fa per iniziativa del suo attuale direttore, il sacerdote
combonianao italiano padre Fabrizio Colombo, la piccola emittente
diocesana è nata come radio di servizio per le popolazioni della
regione del Moyen Chari. Oltre a notiziari di informazione regionale,
nazionale ed internazionale, offre infatti trasmissioni sui diritti umani,
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la promozione della donna e l'educazione sanitaria. Negli ultimi tempi
ha dato ampio spazio ai programmi di sfruttamento del petrolio in
corso nella regione e al progetto di oleodotto dal Ciad al Camerun. La
popolarità di Radio Lotiko è in continua crescita, e i suoi responsabili
sperano potenziare il segnale e raggiungere un pubblico più ampio.
Radio Lotiko lavora in collaborazione con la britannica Bbc
Worldservice e da qualche settimana ha anche un sito Internet:
www.lotiko.org
SEMINARIO ORGANIZZATO DALL’ACERAC DENUNCIA
GESTIONE INIQUA DELLE RISORSE NATURALI NEGLI STATI
AFRICANI
N‟DJAMENA, 25 nov 03 - Indignazione per la gestione iniqua delle
risorse naturali negli Stati africani centrali, afflitti da cronica povertà,
è stata espressa dall‟Acérac, l‟Associazione delle Conferenze episcopali
della regione dell‟Africa centrale. I partecipanti a un seminario a
N‟Djamena, la capitale del Ciad, si sono detti “indignati” per il
“contrasto fra la ricchezza del nostro sottosuolo e la varietà di specie
animali e vegetali da una parte, e l‟estrema povertà dei nostri Paesi
dall‟altra”. I convenuti al seminario hanno sottolineato l‟impegno
intrapreso dal Ciad su queste tematiche. Nel testo del documento
finale si ricorda che il Paese africano, divenuto ufficialmente
quest‟anno produttore di petrolio, ha emanato una legge sulla
gestione delle proprie risorse petrolifere, in base alla quale oltre l‟80
per cento dei ricavi è destinato ai settori sociali come educazione e
sanità, oltre che allo sviluppo delle infrastrutture. Le autorità ciadiane
hanno inoltre istituito un collegio di sorveglianza per l‟applicazione di
queste norme. L‟Acérac ha quindi sollecitato gli altri Stati dell‟Africa
centrale a ispirarsi alla legge in vigore in Ciad per “emanare
normative trasparenti in materia di gestione delle risorse naturali”.
L‟Associazione ha anche invitato la società civile a impegnarsi “per
formare e rendere cosciente la popolazione” e ha fatto appello ai
governi perché agiscano con intenti positivi. Al seminario hanno
partecipato 72 delegati provenienti da: Camerun, Congo Brazzaville,
Gabon, Centrafrica, Guinea equatoriale e Ciad.
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APERTURA E DIALOGO CON TUTTI, MA SENZA TRANSIGERE
SUI FONDAMENTI DELLA FEDE: QUESTO IL PROGRAMMA DEL
NUOVO ARCIVESCOVO DI N’DJAMENA MONS. MATHIAS
NGARTÉRI
N‟DJAMENA, 11 dic 03 - Apertura e dialogo con tutti, ma senza
transigere sui fondamenti della fede e sulla difesa della dignità della
persona umana. Così si può sintetizzare il programma pastorale di
Mons. Mathias Ngartéri, che domenica ha preso possesso
dell‟arcidiocesi di N‟djamena, capitale del Ciad, succedendo a Mons.
Charles Vandame. Già vescovo di Mondou, Mons. Ngartéri è il primo
arcivescovo autoctono del paese africano, un fatto emblematico che
dice che la Chiesa in Ciad non è straniera, ma ben inserita nel tessuto
sociale locale, ha sottolineato alla cerimonia della presa di possesso il
Nunzio Apostolico Mons. Joseph Chenoth. Il nuovo arcivescovo, da
parte sua, ha voluto indicare in termini chiari quella che sarà la sua
linea di azione pastorale. Rivolgendosi direttamente al Presidente del
Ciad Idris Deby ha fatto capire che essa non sarà limitata all‟ambito
strettamente religioso. “La Chiesa - ha detto - deve occuparsi di
politica, se questa si intende come gestione della città”. Partendo
dalle parole dell‟Apostolo Paolo nella Lettera ai Corinzi, non ha poi
esitato a muovere rimproveri ai governanti del paese, esprimendo un
giudizio severo anche sulla corruzione dei funzionari pubblici: “Alcuni
uomini politici ci guadagneranno ad ascoltarci per non trascinare il
paese in una strada senza uscita”, ha osservato. Mons. Ngartéri ha,
per altro verso, espresso la sua piena apertura al dialogo,
sottolineando l‟importanza del pluralismo e della coesistenza pacifica
che devono guidare i cristiani nei rapporti ecumenici e con le altre
religioni.
DICHIARAZIONE DEI VESCOVI DEL CIAD SULLA SITUAZIONE
DEL PAESE
N‟DJAMENA, mag ‟04 - Il 29 aprile i vescovi del Ciad, riuniti per la loro
assemblea a Moundou, hanno pubblicato una dichiarazione sulla
situazione
socio-politica
del
paese.
Dopo aver osservato il degrado progressivo delle condizioni del paese,
reso visibile tra l‟altro dalla presenza di rifugiati centrafricani al sud e
dei sudanesi all‟est (Darfur), i vescovi hanno dichiarato che è
necessario lo sforzo dei politici nazionali e internazionali per evitare
che insicurezza e instabilità si diffondano in tutta la nazione. La Chiesa
alza la voce per denunciare altri fatti che sconvolgono la vita sociale e
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sono una minaccia alla pace: i massacri della popolazione civile al sud
e all‟est; i conflitti sempre più pesanti tra allevatori e agricoltori, con
interventi partigiani delle autorità locali; la corruzione che
incancrenisce tutte le istituzioni dello stato, i salari irregolari e gli
scioperi che ne conseguono...che scoraggiano i cittadini e generano
violenza. I primi a pagarne le spese sono i giovani che, senza progetti
e senza avvenire, sono tentati dalla disperazione e dagli estremismi.
Infine i vescovi denunciano il progetto di modificare la costituzione per
assicurare al presidente un terzo mandato nel 2006 e s‟interrogano
sull‟opportunità di tale processo nel contesto attuale. Questo significa,
secondo l‟opposizione, trasformare la democrazia in monarchia... Non
è un caso se, nella notte tra domenica 16 e lunedì 17 maggio, a pochi
giorni dalla dichiarazione dei vescovi, vi sia stato un tentativo di colpo
di stato, scoperto e risolto, fortunatamente, senza spargimento di
sangue. Se la causa ufficiale dell‟incidente è stata presentata come lo
scontento dei militari per problemi salariali, molti affermano che in
realtà la posta in gioco è più alta: si chiedono le dimissioni del
presidente, giudicato debole e neutrale nel conflitto del Darfour ed
eccessivamente impegnato a riservare solo alle persone del suo clan
le responsabilità politiche che contano.
(Fonte: Familia Comboniana n. 610- Giugno 2004)
SESSIONE DI FORMAZIONE SULL’ISLAM
N‟DJAMENA, giu ‟04 - Da più di un mese nelle varie parrocchie di
N‟djamena si sta presentando un corso di formazione sull‟islam agli
agenti pastorali che sono responsabili delle CEB e dei movimenti
ecclesiali e cristiani impegnati. In Ciad il potere politico, economico e
militare è nelle mani dei musulmani e la città di N‟djamena è
musulmana al 70%. I cristiani vivono spesso la relazione con l‟islam in
un contesto di conflitto o di sottomissione. Per animare i cristiani ad
un maggior presa di coscienza dei propri diritti e a una migliore
conoscenza della realtà, l‟ufficio diocesano per l‟incontro tra cristiani e
musulmani ha organizzato una formazione di base per tutte le
parrocchie e tutto il personale apostolico. Nascita e diffusione
dell‟islam, i vari tipi di islam, la penetrazione dell‟islam in Africa e in
Ciad, la sharia, la comunità musulmana, i pilastri dell‟islam... sono i
temi trattati. Ogni sessione inizia con la proiezione di una
videocassetta, realizzata dalla televisione francese sulla situazione dei
cristiani sudanesi, dove tra l‟altro vi è un‟approfondita presentazione
dell‟opera di Comboni e dei Comboniani a Khartoum e in tutto il
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Sudan. L‟animatore di tali incontri è un ex ministro del sud, M. Gali
Ngoté, che ha curato la sua preparazione per due anni al Dar Comboni
del Cairo e al PISAI di Roma. Il P. Renzo Piazza della comunità di
N‟djamena è il “promotore” di queste attività che coordina dall‟ufficio
diocesano, in collaborazione con i Comboniani dell‟Egitto e del Sudan
(Fonte: Familia Comboniana n. 610- Giugno 2004)
VII ASSEMBLEA PLENARIA DELL’ACERAC IN CIAD
N‟DJAMENA, 20 gen 05 - A N‟djamena, in Ciad, sono in corso di
svolgimento i lavori della VII Assemblea plenaria dell‟Associazione
delle Conferenze episcopali della regione dell‟Africa Centrale (Acerac),
che riunisce i vescovi di Camerun, Repubblica Centrafricana, Ciad,
Gabon, Guinea Equatoriale e Congo Brazzaville. Al centro della
sessione, cui partecipano una quarantina di presuli, il tema "I giovani
nella società e nella Chiesa". I vescovi della regione sono in effetti
preoccupati della situazione dei giovani nei loro Paesi, una situazione
che Mons. Mathias N‟gartéri Mayadi, arcivescovo di N'Djamena, non
ha esitato a definire “allarmante” e la cui gravità, ha detto, “interroga
gli Stati, i governi, la società civile e la Chiesa” locale. Un giudizio
condiviso dal Nunzio apostolico in Ciad e Repubblica Centrafricana,
Mons. Joseph Chenu, che nel suo intervento di apertura ha ricordato
come "il futuro della gioventù è il futuro dell'umanità”, chiedendo
perciò “agli Stati e alla Chiesa cattolica di costruire l‟avvenire dei
giovani d'oggi, trasmettendo loro i valori morali e spirituali".
Intervenendo ai lavori a nome del governo ciadiano, il Ministro
dell'Agricoltura Pascal Yoadjim Nadji ha, da parte sua, sottolineato la
necessità di rinforzare la "feconda collaborazione" esistente tra la
Chiesa e gli Stati dell'Africa centrale e ha chiesto alla Chiesa di
"aiutare le autorità politiche a sostenere i giovani coinvolti nei tanti
conflitti armati dell'Africa centrale". I lavori dell‟assemblea si
concluderanno il 23 gennaio.
CONCLUSIONI DELLA VII ASSEMBLEA PLENARIA DELL’ACERAC
N'DJAMENA, 25 gen 05 "Cari giovani, lo sappiamo, molti di voi si
sentono abbandonati a se stessi. E vi sono molte ragioni del vostro
sconforto". Così i Vescovi dei paesi centrafricani si rivolgono ai giovani
nel messaggio conclusivo della VII Assemblea dell'Associazione delle
Conferenze Episcopali della Regione dell'Africa Centrale (ACERAC),
che si è tenuta a N'Djamena, capitale del Ciad, dal 16 al 25 gennaio
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Tra i problemi che hanno un impatto diretto sul disagio sociale dei
giovani, i Vescovi citano "la disgregazione delle famiglie e delle
strutture sociali garanti dell'educazione, che è causa di diversi mali
che compromettono il presente e l'avvenire dei giovani". La stessa
appartenenza etnica o regionale "diventano pretesti per ripiegarsi su
se stessi escludendo gli altri. Ciò conduce spesso al tribalismo, al
regionalismo, al favoritismo". In questo contesto, i Vescovi mettono in
guardia i giovani: " gli adulti non esitano a utilizzarvi per perseguire le
loro ambizioni personali". Le conseguenze di questo stato di cose sono
violenza, delinquenza, alcool, droga e prostituzione. "Purtroppo diversi
giovani si abbandonano alla violenza che fa ormai parte del paesaggio
della nostra società! I paesi che hanno conosciuto la guerra sono
ancora fortemente segnati dalla violenza" affermano i Vescovi. Un
altro problema individuato dai Vescovi è relativo al rapporto con la
modernità: "Cari giovani siete divisi tra la tradizione africana e la
modernità. Alcuni di voi sperimentano questa situazione nel
matrimonio quando vi si impone uno sposo o una sposa". La ricerca di
nuovi modelli di riferimento proposti da radio, televisione e giornali,
rischia di "far dimenticare i valori familiari e tradizionali". Gli stessi
valori cristiani, sottolineano i Vescovi, "non sono sufficientemente
radicati nella vita delle persone. Per questo, diversi giovani si lasciano
andare alla delinquenza o si rivolgono alle sette dove sperano di
trovare facili soluzioni ai loro problemi materiali e spirituali". Di fronte
a tutto questo, i Vescovi lanciano un forte appello: "Cari giovani, in
ragione della vostra fede in Gesù il Vivente, non scoraggiatevi!
Testimoniate la vostra fede, partecipate allo sviluppo duraturo dei
vostri paesi, vivete la solidarietà, siate responsabili della vostra
sessualità". "Come discepoli di Cristo non abbiate paura di vivere
controcorrente in famiglia, nella scuola, all'università, nelle strade"
esortano i Vescovi. "Testimoniate i valori dell'onestà, della fedeltà, del
coraggio, del servizio gratuito e della generosità. Abbiate la forza di
dire no alla menzogna che uccide la nostra società e conduce alla
corruzione, alla frode, all'immoralità, alla violenza". "Radicatevi in
Gesù. Non vi ingannerà mai" continuano i Vescovi. "Vi sosterrà nella
lotta per costruire il vostro avvenire e quello del vostro paese. Siate la
stella che conduce a Gesù". (L.M.)
IL 1° CONGRESSO EUCARISTICO NAZIONALE DEL CIAD
Dal 4 all’8 gennaio 2006 la Chiesa del Ciad ha celebrato il suo
primo Congresso eucaristico Nazionale presieduto dall'Inviato
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Speciale del Santo Padre, il card. Francis Arinze, Prefetto della
Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei
Sacramenti. L’obiettivo principale del Congresso, tenutosi dopo
una preparazione triennale, durante la quale sono stati
organizzati congressi eucaristici a livello parrocchiale e
diocesano, è stato quello di rafforzare la disposizione interiore
del fedele a conoscere, amare e servire il Signore Gesù Cristo
nel suo mistero eucaristico, di incoraggiare le diverse realtà
ecclesiali a sperimentare in profondità la ricchezza vivificante
dell’Eucaristia e ad assumere con rinnovato slancio l’impegno
di testimoniare il Sacramento eucaristico con coerenza di vita.
Di seguito il testo dell’intervista rilasciata dal cardinale Arinze
al suo rientro dal Ciad, al microfono di Giovanni Peduto della
Radio Vaticana.
R. – Il congresso si è tenuto a Mundu, località che si trova a 5 ore di
macchina da N‟Djaména. Mundu è la seconda diocesi del Paese. Il
Congresso si è concluso domenica 8 gennaio con una Santa Messa
solenne durante la quale sono state anche lette le proposte delle otto
diocesi, che compongono il Ciad, su ciò che intendono fare come
risultato del Congresso. Quindi c‟è stata una colletta a favore degli
ammalati di Aids. Quando ho tenuto l‟omelia ho visto che i fedeli
veramente seguivano con attenzione anche se il mio francese non era
quello classico. C‟era davvero di che ringraziare il Signore. Il vescovo,
che al termine della Messa voleva ringraziare, ha avuto difficoltà a
terminare il suo discorso a causa della grande commozione.
D. – Quindi Lei, eminenza, è rimasto molto colpito da questo
avvenimento. Come vivono l‟Eucaristia le comunità del Ciad?
R. – Insieme, condividendo la vita, le gioie della vita e quella di essere
insieme come Chiesa, che è sorta negli ultimi 75 anni: in alcune zone
il Vangelo è arrivato appena 50 fa. Il primo sacerdote in assoluto ha
35 anni di sacerdozio ed ha parlato come decano del clero locale, ma
è più giovane di me. E‟ un popolo sereno, pur nella loro povertà,
perché il Ciad non è un Paese ricco, anche se adesso dicono di aver
scoperto il petrolio. Mi ha colpito molto il loro senso di pace, il loro
desiderio di condivisione, la loro disciplina personale. Non ho notato la
presenza della polizia, è un popolo molto disciplinato.
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D. – Lei, Eminenza, quale messaggio ha portato a queste popolazioni?
R. – L‟Eucaristia è il centro della nostra fede. La celebrazione della
Messa è un momento di gioia, manifesta la nostra fede, l‟aumenta e ci
spinge all‟apostolato. La Messa non è una celebrazione del villaggio, è
una cosa universale, ma rispetta anche ciò che la Chiesa ha di locale.
Ho portato loro anche il senso della gioia cristiana, anche in mezzo ai
problemi del nostro pellegrinaggio terrestre che non possono mai
esser completamente evitati, specialmente in un Paese come il Ciad.
D. – Eminenza, la Chiesa del Ciad cosa ha bisogno ancora di ricevere
e a sua volta cosa può dare?
R. – Ha bisogno di molto. Non ha, ad esempio, sufficienti sacerdoti,
religiosi, religiose. Necessita di missionari e ne riceve. Infatti,
l‟episcopato locale è formato da otto vescovi, di cui tre sono ciadiani,
due italiani, un canadese, e due mi sembra francesi. La Chiesa del
Ciad, però, può anche dare, ad esempio, la gioia per ciò che si ha,
perché per essere felici non è necessario possedere banche mondiali.
Infatti, il successo non dà la gioia. Questo non significa che noi
vogliamo che i popoli del mondo restino poveri: piuttosto, occorre
assicurare un minimo di benessere per vivere con dignità la vita. Ma è
anche vero che si può dire che molti Paesi africani che sono poveri
sono lieti: non poveri ma contenti, bensì poveri e lieti, pacifici. La
gente canta di gioia. Infatti era difficile durante il Congresso fermare il
coro. La loro gioia era trasparente e questo colpisce moltissimo.
“L’Eucaristia: fonte e culmine della vita e della missione della
Chiesa”: alcuni brani dall’intervento di Mons. Rosario Pio
Ramolo, vescovo di Goré (7 ottobre 2005), all’XI Assemblea
Generale del Sinodo dei vescovi
1. La nostra festa intorno a Gesù Eucaristico
Le celebrazioni eucaristiche domenicali sono i momenti più attesi della
settimana dalle comunità sia nei grandi centri sia nei villaggi più
isolati. L‟Eucaristia occupa un posto molto importante nella vita delle
nostre comunità e dei fedeli. (…) La liturgia è resa viva dai canti e
dalle danze che i cristiani fanno nei diversi momenti della
celebrazione. La grande partecipazione dei bambini e delle donne
rende ancora più festosa e gioiosa questa liturgia.
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2. Le nostre preoccupazioni
Le diocesi non hanno un numero sufficiente di sacerdoti per venire
incontro alle necessità delle comunità cristiane, perciò molti cristiani la
domenica restano senza celebrazione eucaristica e senza comunione.
I ministri straordinari dell‟Eucaristia non sono sufficientemente
preparati per tale ministero. (…) La perdita del senso del sacro è uno
dei problemi più importanti che incontriamo oggi nelle celebrazioni
eucaristiche. (…) Un‟altra difficoltà è causata dal basso numero di
fedeli che si comunicano durante le celebrazioni eucaristiche a causa
della loro situazione matrimoniale: ritardo nel regolarizzare il
matrimonio, paura del sacramento del matrimonio, poligamia... La
stessa situazione è vissuta dalle coppie miste.
IL CEFOD, Centro Studi e Formazione per lo sviluppo
Uno dei discorsi più importanti della visita di Giovanni Paolo II in Ciad,
quello rivolto al Corpo Diplomatico, si svolse il 1° febbraio 1990, nella
sede del CEFOD, il Centro di studio e di Formazione per lo sviluppo.
Non fu un caso: il Centro, creato nella capitale N‟Djamena dai Gesuiti
nel 1966, è ancora oggi uno dei punti di riferimento per la società
ciadiana, con cui ha condiviso in questi quaranta anni difficoltà e
speranze. Eccone un breve ritratto, realizzato dagli stessi padri gesuiti
che lo animano ancora oggi.
Il CEFOD è stato creato nel 1966, su sollecitazione dell‟allora
Presidente M. Tombalbaye, a distanza di pochi anni dall'indipendenza
del paese. Questo Centro di studi e di Formazione per lo sviluppo
doveva rispondere ai bisogni di formazione dei quadri dirigenti del
Ciad nel campo economico e sociale. La direzione del CEFOD fu
affidata ad un gesuita francese, il Padre Langue. In questi anni sono
state assicurate diverse aree di formazione, ed un'importante
biblioteca, specializzata in tutto ciò che riguarda il Ciad. Nel 1967, il
CEFOD ha ottenuto la personalità giuridica come associazione non
confessionale, riconosciuta di utilità pubblica. Del resto, fin
dall'origine, il CEFOD ha voluto essere un luogo dove tutti,
musulmani, protestanti e cattolici potessero incontrarsi e lavorare
insieme.
Il Ciad ha conosciuto un periodo di gravi incidenti socio-politici
dal 1979 al 1984. Come ha vissuto il CEFOD questa crisi?
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Le attività furono sospese durante le violenze, come avvenne per la
maggior parte delle istituzioni pubbliche e private. Tuttavia il Centro
ha avuto, nella disgrazia, una grande fortuna. Non solo gli edifici
furono in buona parte risparmiati, ma soprattutto la preziosa
biblioteca rimase protetta. Questo ci ha permesso di rilanciare le
attività dal 1984, cosicchè nel 1987 abbiamo iniziato un lavoro di
ricerca sull'arabo del Ciad, culminato con l'elaborazione di un metodo
di apprendistato. I corsi di formazione ripresero invece nel 1989, con
anche la rivista “Ciad e Cultura”. Nel 1992 è stata creata la banca dati
giuridica, e contemporaneamente sono stati csotruiti dei nuovi edifici
per ospitare tutte queste attività.
Oggi, come si potrebbe definire la missione del CEFOD?
Per i suoi responsabile e la sua squadra, il Centro del 2006 vuole
essere un luogo di studi e di riflessione critica, di dialogo e di
confronto di idee, di formazione e di informazione, aperto a tutti, al di
là dei legami etnici, politici e religiosi; con l‟obiettivo di favorire
un‟evoluzione politica, economica, sociale e culturale del paese verso
una società pacificata, democratica, ricca delle sue differenze, verso
uno Stato di diritto preoccupato di fare partecipare tutti i cittadini, ivi
compresi i più emarginati, allo sviluppo del paese.
Per questo, le nostre attività si rivolgono prima di tutto ai quadri,
uomini e donne, delle ONG, della società civile, dell'amministrazione
pubblica e delle imprese; mirano a formare dei responsabili animati
dalla preoccupazione del bene comune, capaci di assumere
efficacemente le proprie responsabilità economiche, politiche e sociali.
Quali sono le strutture direttive del CEFOD?
Il CEFOD è un'associazione. L'assemblea generale dei soci dà le linee
generali d‟azione ed approva il rapporto finanziario ed il rapporto sulle
attività svolte. L'assemblea generale inoltre elegge il consiglio di
amministrazione, che approva il bilancio, nomina il direttore generale
che è la persona che poi deve presentare il rapporto sulle attività ed il
rapporto finanziario all'assemblea generale. Ci una ventina di soci del
nord e del sud del paese, musulmani, protestanti e cattolici. Il
consiglio di amministrazione conta sette membri: quattro uomini e tre
donne.
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Per il suo funzionamento quotidiano, il CEFOD è diretto da un
direttore generale, assistito di un segretario generale e di cinque
direttori di dipartimento. Insieme, formano il consiglio di direzione che
esamina i problemi quotidiani del CEFOD.
Quali sono i legami del Centro con la Compagnia di Gesù?
Il Fondatore del CEFOD, il P. Langue era un gesuita francese. Tutti i
suoi successori sono stati dei Gesuiti forestieri. È evidente che sia
giunto il tempo di consegnare la responsabilità ad uno del Ciad, laico
o gesuita. Per preparare questo passaggio è stata stipulata una
convenzione tra l'associazione CEFOD e la Compagnia di Gesù. Questa
ha un amministratore di diritto nel consiglio di amministrazione e
propone il direttore generale. È certo che i cambiamenti possono
preoccupare alcuni, ma la paura è una cattiva consigliera. Bisogna
andare avanti.
Il CEFOD è una “grande casa”. Quante persone vi lavorano?
Attualmente vi lavorano una cinquantina di persone, tra le quali la
metà con incarichi dirigenziali. Il 20% di loro sono donne, una quota
alta per il Ciad, ma ancora troppo poco a nostro avviso.
Quali sono le vostre principali attività?
Il dipartimento amministrativo è responsabile, tra l‟altro, della
gestione delle sale. Abbiamo una decina di sale nelle quali ospitiamo
le riunioni delle ONG, delle associazioni, di gruppi privati o pubblici
compresi gruppi internazionali; accettiamo tutti gli incontri che non
abbiamo carattere politico o confessionale. Il Centro è un luogo di
formazione e di riflessione aperta a tutti. L'anno scorso, abbiamo
contato più di 40.000 giornate di presenza nelle nostre sale, e tra 150
e 200 persone ogni giorno lavorativo.
Il dipartimento documentazione gestisce la biblioteca che è aperta agli
studenti ed ai ricercatori. Questa biblioteca è specializzata in
economia, sociologia, diritto, storia. Abbiamo un'attenzione particolare
per il “Fondo sul Ciad ". L'anno scorso abbiamo contato più di 30.000
accessi alla biblioteca. Il dipartimento documentazione gestisce anche
una rete di piccole biblioteche urbane e rurali impiantate nella diocesi
di N‟Djaména e la Prefettura apostolica di Mongo. Infine, su richiesta
27
del governo ciadiano, abbiamo creato e sviluppato una “Banca dati
giuridica del Ciad” (BTDJ) che raccoglie tutta la legislazione per
metterla a disposizione di tutti. La BTDJ raccoglie anche i dati
riguardanti processi ed arresti, in modo da costituire anche una banca
dati di giurisprudenza.
Il dipartimento Edizioni pubblica dieci numeri all‟anno della rivista
“Ciad e Cultura”, composta di 42 pagine. Questa rivista propone a
dirigenti e studenti notizie affidabili e non di parte per giudicare
obiettivamente i vari avvenimenti. Le parti principali della rivista sono
disponibili sul nostro sito web: www.cefod.org. Questo dipartimento
pubblica anche degli opuscoli su diversi temi della società o della
cultura del Ciad.
Il dipartimento Studi e Media organizza conferenze e tavole rotonde
su argomenti della società. Prepara trasmissioni per la TV e la radio.
Ogni due anni organizza un simposio e gestisce anche il sito web.
Il dipartimento Formazione cura la formazione in managment delle
associazioni e la formazione in gestione finanziaria. Risponde a
numerose domande di sessioni, consigli, valutazioni, selezione del
personale che gli viene dalle ONG, dagli organismi di sviluppo e dai
servizi ministeriali. Il CEFOD cerca così di rinforzare le loro capacità a
sviluppare i loro progetti e le loro strutture. È anche questo
dipartimento che assicura i corsi di arabo del Ciad.
Ogni dipartimento funziona con modalità le più partecipative possibili.
È responsabile delle proprie attività e del proprio bilancio. La direzione
generale cura la loro valutazione e lo sviluppo di sinergie tra i
dipartimenti.
Un lavoro impressionante. Come valutate, voi stessi questo
insieme di attività?
In una società dove i condizionamenti sono profondi, il CEFOD è
considerato dalle élite del Ciad come uno dei luoghi dove tutti possono
incontrarsi senza considerazione dei legami regionali, politici o
religiosi. In una società dove le prese di posizione sono spesso
passionali, autoritarie e talvolta irresponsabili, il CEFOD sviluppa una
cultura di analisi obiettiva e responsabile basata su notizie verificate.
In una società dove lo stato di diritto è ancora da costruire, il CEFOD
28
è il luogo di riferimento in materia di legislazione e di giurisprudenza.
In una società che cerca la propria identità, il CEFOD propone ai
ciadiani un contributo unico per la riscoperta delle proprie radici
storiche e culturali. I “Fondi sul Ciad” per la documentazione sono in
particolare uno dei principali luoghi di memoria del paese. In una
società dove le associazione della società civile, le ONG e certe
imprese aspirano di passare ad un funzionamento ed una gestione più
professionale, il CEFOD propone una formazione di qualità, basata
sull'analisi dei bisogni di queste istituzioni.
Questi punti forti si spiegano grazie alla qualità del personale del
CEFOD. Una politica coerente di reclutamento, di organizzazione del
lavoro, di formazione e di valutazione ha permesso la costituzione di
una squadra quasi totalmente ciadiana, competente e motivata.
L'associazione - in particolare il consiglio di amministrazione - svolge
pienamente il suo ruolo.
Ciò non vuole dire che tutto sia perfetto. Certe attività interessanti ed
originali sono state lanciate da un certo numero di anni. Oggi,
dobbiamo stare attenti a non cadere nella routine. Il Ciad è un paese
immenso e diverso. Dobbiamo evitare di diventare un'istituzione
centrata sulla capitale N‟Djaména; dobbiamo aiutare le élite del Ciad
ad aprirsi sempre più alla loro diversità. Le sovvenzioni rappresentano
il 70% del bilancio del CEFOD. Siamo ancora troppi dipendenti dai
finanziamenti esterni.
In conclusione, i nostri successi passati ci obbligano a guardare in
faccia le reali sfide dell'avvenire.
CONCELEBRAZIONE EUCARISTICA DI CHIUSURA DEL 1°
CONGRESSO EUCARISTICO NAZIONALE DEL CIAD
Omelia del cardinale Francis Arinze – Inviato Speciale di Sua
Santità Benedetto XVI
Mondou - Domenica, 8 gennaio 2006
(…) Questo Congresso è un evento di grazia
La Chiesa che è nel Ciad ha preparato questo Congresso per tre anni.
Nel corso degli ultimi dodici mesi, ogni parrocchia ha celebrato il suo
29
proprio Congresso Eucaristico. Ogni Diocesi ha concluso questa fase in
maniera appropriata con un Congresso Eucaristico Diocesano. (…)
La nostra fede eucaristica
In quanto sacrificio, la Santa Eucaristia è la ripresentazione
sacramentale del mistero pasquale, ossia delle sofferenze, della morte
e della Risurrezione di Gesù Cristo. (…) La Messa è l'atto supremo di
adorazione, di lode e di azione di rendimento di grazie che l'umanità
può offrire a Dio. Noi dobbiamo tutto a Dio: la nostra vita, la nostra
famiglia, i nostri talenti, il nostro lavoro, il Paese nel quale viviamo.
Inoltre Dio ci ha inviato il suo Figlio unigenito per salvarci. Nella Messa
noi offriamo a Dio il riconoscimento della sua maestà trascendente, e
rendiamo grazie per la Sua ammirevole bontà verso ognuno di noi.
Inoltre, nella Messa ci uniamo a tutto il creato nel riconoscimento
della grandezza di Dio.
La Santa Eucaristia è anche il Sacramento del Corpo e del Sangue di
Cristo. (…) La presenza reale di Cristo nella Santa Eucaristia è di
conseguenza molto cara a noi che professiamo la fede cattolica. Nella
Santa Eucaristia Gesù è presente in un modo unico, e non si può
equiparare dunque a nessun'altra presenza, in nessun altro luogo.
Questo modo speciale di presenza supera tutti gli altri (cfr Paolo VI,
Mysterium fidei, n. 39). È il motivo per cui veniamo ad adorare Cristo,
che è presente nei tabernacoli delle nostre chiese e delle nostre
cappelle. (…)
La Santa Eucaristia nella vita della Chiesa
La Santa Eucaristia occupa un posto centrale nella vita della Chiesa. Il
Concilio Vaticano II dice che è "fonte e apice di tutta la vita cristiana"
(Lumen gentium, n. 11).
La celebrazione dell'Eucaristia, o la Messa, ci nutre alle due mense,
quella della Parola di Dio e quella del Corpo e del Sangue di Cristo.
(…)
La Santa Eucaristia ci invita anche alla riconciliazione, con Dio e con il
prossimo. Una persona, che ha la disgrazia di cadere nel peccato
mortale, ha prima di tutto il dovere di riconciliarsi con Dio ricorrendo
al sacramento della Penitenza, prima di ricevere la Santa Comunione.
(…) Ciascuno, pertanto, esamini se stesso, e poi mangi di questo pane
e beva di questo calice" (1 Cor 11, 27-28). Noi ci riconciliamo con il
30
prossimo quando appianiamo le nostre controversie e ristabiliamo
buone relazioni con gli altri nella famiglia, nel nostro posto di lavoro,
nella società e nella vita politica. (…)
Il Santissimo Sacramento fa progredire anche la comunione nella
Chiesa.
La Santa Eucaristia, nutrendoci di Cristo stesso, fa crescere l'unità fra
noi, a livello sia della parrocchia sia della Diocesi e della Chiesa
universale. La Celebrazione Eucaristica della domenica costituisce
l'atto più importante che una parrocchia, in quanto famiglia spirituale,
compie durante la settimana. (…)
La Chiesa evangelizza in diversi modi:
con la testimonianza silenziosa resa a Cristo da parte di coloro che
conducono una buona vita cristiana; con l'annuncio esplicito di Cristo,
permettendo così ad altre persone di credere e di ricevere il
battesimo; con l'insegnamento e ciò che può rafforzare la fede dei
cristiani; con i molteplici contatti con tutte le persone che non sono
ancora cristiane; e con atti che mostrano la solidarietà dei cristiani
verso i poveri e i bisognosi (cfr Giovanni Paolo II, Redemptoris missio,
nn. 41-60). In questo ambito specifico della missione evangelizzatrice
della Chiesa, la priorità spetta alla proclamazione dell'annuncio della
salvezza in Gesù Cristo. (…)
La Santa Eucaristia ci invia dunque anche per portare lo spirito di
Cristo in famiglia, nel nostro posto di lavoro o di svago, nella vita
artistica e scientifica, in quella politica e nel governo, nei sindacati e
nelle diverse professioni. Si tratta dell'apostolato specifico che
corrisponde al fedele laico (cfr Apostolicam actuositatem, n. 7;
Gaudium et spes, n. 43).
Il dovere di promuovere l’armonia fra i popoli e la solidarietà
In numerosi Paesi africani, è opportuno sottolineare in modo
particolare il dovere che incombe sui cristiani di promuovere l'armonia
fra i popoli di diverse lingue, gruppi etnici e condizione sociale. La
chiamata alla missione, che riceviamo dalla Santa Eucaristia, include
questo invito all'armonia sociale. E ciò dovrebbe certamente aiutare
molti Paesi africani a risolvere numerosi problemi sociali, a eliminare,
31
o al meno a ridurre, le tensioni, a evitare la violenza e la guerra, e a
promuovere una maggiore giustizia e uno sviluppo più rapido. (…)
Il Servo di Dio, Papa Giovanni Paolo II di felice memoria, ci dice che
l'autenticità della nostra Celebrazione Eucaristica può essere
apprezzata in base alla solidarietà e alla carità cristiana di cui diamo
prova verso le persone bisognose che vivono in mezzo a noi.
Suggerisce quindi a ogni parrocchia o a ogni Diocesi di avviare un
progetto di questo tipo, al fine di vivere in modo pratico l'Anno
dell'Eucaristia che si è concluso lo scorso ottobre (cfr Mane Nobiscum
Domine, n. 28). Durante questo Congresso Eucaristico è stato un
bene che ogni Diocesi abbia formulato, ieri, le proprie risoluzioni e
decisioni in vista di un'azione pratica. Mi è stato detto che la colletta,
che sarà fatta durante questa Messa, sarà destinata ad aiutare alcuni
fratelli e sorelle vittime dell'Aids. Possa Dio benedire tutti voi per
questo gesto cristiano ed Eucaristico! (…)
LE VISITE AD LIMINA DEI VESCOVI DEL CIAD
Sotto il pontificato di Giovanni Paolo II i vescovi del Ciad sono venuti
a Roma in Visita «Ad Limina Apostolorum» quattro volte. Nel
ripercorrere i brani principali dei discorsi del Papa, è possibile cogliere
lo sviluppo di questa giovane chiesa negli ultimi venti anni.
DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
3 giugno 1983
Cari fratelli nell‟Episcopato.
Accogliendovi oggi tutti insieme, desidero esprimervi molto
semplicemente l‟emozione che ho provato leggendo gli appunti
preparati da voi in vista di questo incontro. Ho potuto così rendermi
conto di quali prove abbia passato la giovane Chiesa del Ciad. Ho
potuto inoltre valutare, nella rievocazione, per quanto discreta, dei
vostri lutti, delle vostre angosce troppo spesso ripetute, delle vostre
numerose fatiche, di quale zelo pastorale voi siate animati! E so di
poter unire ugualmente in questo elogio i vostri sacerdoti, che con i
religiosi, i laici missionari e i catechisti hanno preso parte intimamente
al vostro lavoro. Agli uni e agli altri va la riconoscenza della Chiesa e
la mia. (…)
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Nei vostri rapporti si possono ugualmente trovare segni di speranza
per l‟avvenire della Chiesa. Infatti, malgrado la disorganizzazione
generale, le vostre comunità non si sono disperse, contribuendo
inoltre a portare a tutti, nel tormento, un sostegno morale e
materiale. Se l‟influenza del paganesimo rimane viva, la fede, vissuta
nelle prove, si è rafforzata molto. Se deplorate il fatto che le strutture
ecclesiali siano ancora molto dipendenti dalle Chiese occidentali, il
numero delle vocazioni sacerdotali si è però accresciuto, i giovani
manifestano un gusto per gli studi e i membri dei movimenti che
avete fatto sorgere sono attivi. Tutto questo, poco a poco, rende il
vostro ministero più agevole, attraverso la condivisione progressiva e
più spontanea delle vostre responsabilità. Mi sono permesso di
ricordare velocemente questi diversi elementi di valutazione, perché
non vi scoraggiate davanti all‟immensità del compito in cui siete
impegnati. (…)
DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
14 Ottobre 1988
(…) Nell'ambito degli incontri a Roma tra i pastori, si realizza uno
scambio tra ciò che è particolare e ciò che è universale, dove ciascuna
delle parti dà alle altre il beneficio dei suoi doni. Tra i doni da voi
portati, c'è la testimonianza dell'attaccamento dei fedeli del Ciad. Ne
sono molto colpito, tanto più che conosco le prove attraverso cui è
passata la vostra popolazione: i lutti e le distruzioni subite a causa
della guerra, la degradazione del tessuto sociale che ne è risultata,
per non parlare delle sventure troppo abituali dovute alla siccità
cronica, alle invasioni di cavallette e alla carestia. Tuttavia, oggi rendo
grazie a Dio perché dalla vostra ultima visita, il Paese gode di una
certa tranquillità e di una pace relativa, dopo gli anni di caos e guerre.
In occasione di questo incontro, vorrei dire a voi e alle vostre
comunità una parola di incoraggiamento a credere anzitutto all'amore
di Dio per il suo popolo e al suo disegno di pace per gli uomini. (…)
Voi sensibilizzate le comunità cristiane sull'importante problema delle
vocazioni, e vi sforzate di far scoprire il loro ruolo nella crescita e nel
sostegno materiale a quelli che rispondono alla chiamata di Dio.
Auspico anche che voi continuiate a educare i sacerdoti a una vita di
semplicità evangelica e ad evitare ambiguità, nella formazione data,
sulla serietà con cui i seminaristi devono affrontare i problemi della
castità nel celibato. Infine, ho appreso con gioia che tutti i vostri
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seminaristi grandi saranno presto accolti nel grande seminario san
Luca di N'Djamena.
Leggendo i vostri rapporti quinquennali, mi pare che due campi
dovrebbero ricevere in particolare la vostra sollecitudine pastorale: la
famiglia e la formazione dei laici. (…)
Infine, perché i ciadiani si sentano sempre più a loro agio nella
Chiesa, è utile rivolgere l'attenzione pastorale alle tradizioni religiose
africane del vostro popolo. Molti cristiani, soprattutto nel momento
della prova, sono ancora attirati dalle pratiche della religione
tradizionale; così è utile che i messaggeri del Vangelo ne abbiano una
conoscenza adeguata per meglio identificare i bisogni spirituali
fondamentali delle persone e dar loro una risposta evangelica. (…)
Per quanto riguarda il dialogo con i non-cattolici, vi incoraggio a
continuare i vostri sforzi per far vivere cristiani e musulmani in piena
armonia. Auspico una reale collaborazione al servizio della società,
nella mutua comprensione e benevolenza. Le vostre opere cattoliche
siano luoghi di incontro, di scoperta dell'altro, perché sia favorita la
pace nella nazione e perché il Ciad, che ha fatto la triste esperienza
della guerra, diventi costruttore di pace! (…)
DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
27 Giugno 1994
(…) La mia visita pastorale nel Ciad, quattro anni fa, era stata
l'occasione per rafforzare i vincoli di comunione tra noi. Sono lieto di
sentirvi dire che essa ha permesso ai cattolici delle vostre diocesi di
sviluppare il loro senso di appartenenza a una sola e stessa Chiesa
presente in tutto il mondo, e si sa quanto sia importante per un
africano far parte di un grande insieme! Il vostro tradizionale
pellegrinaggio presso le tombe dei Santi Apostoli, Pietro e Paolo, così
come i diversi incontri romani che lo completano, costituiscono
altrettanti momenti privilegiati della nostra vita di comunione e sono
volti a rafforzarla. Rendiamo grazie a Dio per questi molteplici scambi
fra noi e per queste celebrazioni vivificanti della nostra fede comune
nel Ciad e a Roma.
Permettetemi di ringraziarvi nuovamente per avermi consentito di
fare, nella vostra terra, la conoscenza delle vostre attive comunità
diocesane di cui conservo un vivo ricordo: penso a quelle di
N'Djaména, di Moundou e di Sarh. Vi prego di trasmettere loro, così
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come a quelle di Pala e di Doba, i saluti affettuosi del Papa, che le
ricorda tutte nella sue preghiere.
(…) Grazie all'adozione di piani pastorali precisi e grazie anche ai
vostri scambi fraterni sui problemi della Chiesa e della società, la
vostra azione diocesana presenta un'omogeneità benefica per tutta la
Chiesa nel Ciad. Siatene lieti! Siate anche lieti di guidare e di
accompagnare il vostro popolo lungo «i cammini della verità, della
giustizia e della pace», nel suo viaggio verso la democrazia offrendogli
«quel potente fermento di cambiamento» che è il Vangelo, per
riprendere le parole di Mons. Vandame.
Chiesa-Famiglia
Vi invito a proseguire nell'edificazione di questa «Chiesa-Famiglia» di
Dio, di cui ha parlato la recente Assemblea speciale per l'Africa del
Sinodo dei Vescovi, riprendendo un tema molto importante per gli
abitanti del vostro continente. In effetti, la «Chiesa-Famiglia» pone
l'accento sull'attenzione verso l'altro, sull'aiuto reciproco, sul calore
dei rapporti umani, sull'accoglienza, sul dialogo e sulla fiducia; essa
indica anche in che modo l'autorità debba esercitarsi come un servizio
nell'amore. Per edificare questa «Chiesa-Famiglia», avete bisogno di
un numero sufficiente di collaboratori. Sebbene le vocazioni
sacerdotali siano in aumento, il numero di sacerdoti di cui disponete è
ancora esiguo, tenendo conto che fra gli abitanti del Ciad si sta
assistendo a un forte movimento di conversione al cristianesimo.
(…) In una «Chiesa-Famiglia» la vita consacrata svolge un ruolo
particolare per rivolgere concretamente a tutti l'appello alla santità e
per testimoniare la fraternità comunitaria. Inoltre, essendo stata
l'Africa fin dai primi secoli del cristianesimo la culla della vita
monastica, è opportuno, in segno di fedeltà a questa eredità,
promuovere e sostenere le vocazioni religiose, attive o contemplative,
per il bene delle Chiese locali e della Chiesa universale. Che le
vocazioni siano oggetto di un discernimento adeguato visto che la
qualità è più importante della quantità!
Seguendo i voti formulati dai Padri Sinodali nel corso della loro
assemblea di aprile-maggio, state aiutando i fedeli laici a prendere
sempre più coscienza del loro ruolo e del loro posto nella Chiesa. A
ragione lo state facendo mediante la promozione di comunità
ecclesiali di base. Tra le altre accolgo in particolare l'iniziativa del
«Centro di Formazione per i laici» a Sarh, iniziativa posta sotto la
protezione della Beata Bakhita, degna figura africana. (…)
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L’apostolato socio-politico e il ruolo delle donne
Le vostre popolazioni cittadine o rurali sono dinamiche: i numerosi
eventi tragici che il Ciad ha sperimentato hanno avuto, fra le altre
conseguenze, quella di obbligarle a organizzarsi e a creare gruppi che
rappresentino una grande forza di crescita. Vi esorto a incoraggiare
sempre più i fedeli affinché siano realmente portatori di speranza per
il vostro Paese. Continuate ad aiutarli a illuminare con la luce del
Vangelo i diversi campi delle loro attività: la sanità, l'educazione, la
promozione della donna, l'assistenza sociale, la tutela dell'ambiente e
soprattutto le istituzioni familiari. In effetti, è opportuno che la
famiglia si rafforzi sotto la vostra guida pastorale, tenendo
indubbiamente conto dei valori del matrimonio propri degli africani
purché essi siano compatibili con i principi cristiani.
La situazione dei diritti dell'uomo nel Ciad è anch'essa oggetto della
vostra attenzione. Sono numerosi i cristiani che partecipano
attivamente alle leghe e alle associazioni di difesa di questi diritti, così
come, a livello ecclesiale, lo fanno le commissioni diocesane «Giustizia
e Pace» o i comitati parrocchiali con lo stesso nome. Promuovendo
una cultura della pace, voi apportate un contributo positivo alla
ricostruzione del Paese, sconvolto da lunghi anni di guerra e di
conflitti socio-religiosi. Gli avvenimenti recenti sono segni di speranza
per l'impegno degli abitanti del Ciad sulla via della cooperazione e
della pace.
(…) E' parimenti incoraggiante constatare che le donne si stanno
impegnando sempre più nell'apostolato. Auspico che le «madri
catechiste» soddisfino sempre meglio il bisogno di un'educazione
cristiana dell'attuale gioventù che è quella che ha più sofferto a causa
della guerra. Esse non solo contribuiscono a risvegliare i propri i figli
alla fede, ma aiutano anche gli adolescenti a soddisfare le esigenze
della vita cristiana.
Il risveglio islamico
(…) Tra le vostre preoccupazioni pastorali bisogna citare anche il
risveglio islamico che si manifesta mediante la presenza attiva di
predicatori stranieri e che assume a volte aspetti violenti. I cattolici
sono turbati dalla presenza massiccia dell'Islam nel Ciad e da ciò che
sta accadendo nei Paesi vicini. In un contesto così difficile come il
vostro e tenendo conto del proselitismo di alcuni militanti islamici,
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fautori di un diverso progetto di società, vi invito a continuare le
sessioni di formazione per la conoscenza dell'Islam. In tal modo, da
un lato i cristiani supereranno alcuni pregiudizi generati dall'ignoranza
e dall'altro comprenderanno meglio le ricchezze della propria fede, ne
saranno fieri e, grazie alle solide basi così acquisite, si sentiranno più
sicuri nel dialogo con i loro fratelli musulmani. Auspico che, laddove è
possibile, e facendo attenzione ad alcune pratiche sleali, il «dialogo
della vita» tra cristiani e musulmani continui e progredisca, così come
il «dialogo delle opere di misericordia». Si può così formulare l'augurio
che il volontariato contribuisca a una maggiore solidarietà e a un
dialogo sincero con coloro fra i musulmani che sono più aperti e
generosi. (…)
DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
Castel Gandolfo, 9 settembre 1999
(…) Dalla vostra ultima visita ad limina, due nuove Diocesi sono state
erette per favorire l'annuncio del Vangelo in regioni che finora erano
fra le più isolate. Non ci si può che rallegrare del dinamismo delle
vostre comunità, di cui queste creazioni sono un segno eloquente. (…)
È una gioia per me constatare i progressi spirituali della Chiesa in
Ciad, così come gli sforzi lodevoli che ha compiuto per diventare
sempre più incarnata nelle realtà sociali e culturali del Paese. Invito le
vostre comunità a restare fedeli all'opera che lo Spirito Santo compie
in esse e a rendere la testimonianza di un amore reciproco sincero,
affinché tutti riconoscano Colui che è la fonte di questo amore e
credano in Lui. Che ognuno si ricordi "che si è missionari prima di
tutto per ciò che si è, come Chiesa che vive profondamente l'unità
nell'amore, prima di esserlo per ciò che si dice o si fa" (Enciclica
Redemptoris missio, n. 23).
Il numero dei sacerdoti
Nel corso degli ultimi anni il numero dei sacerdoti del Ciad è
aumentato in modo significativo. Li saluto cordialmente e li incoraggio
nel loro ministero, spesso difficile ma esaltante, di annunciare il
Vangelo di Cristo ai fratelli e di amministrare loro i sacramenti della
Chiesa. (…) Avete tenuto a diversificare la provenienza dei missionari
che partecipano all'opera di evangelizzazione del vostro Paese. Mi
congratulo con essi per la loro risposta generosa agli appelli della
Chiesa nel Ciad e auspico che siano ovunque testimoni ardenti dello
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spirito del Vangelo, che deve portare al superamento delle barriere
culturali e nazionalistiche, evitando ogni chiusura (cfr Esortazione
Apostolica Ecclesia in Africa, n. 130). Originari dell'Africa, continente
ormai pienamente integrato nell'attività missionaria della Chiesa, ma
provenienti anche da altre regioni del mondo, essi manifestano
chiaramente l'universalità del messaggio evangelico e della Chiesa,
così come il loro desiderio di aiutare i sacerdoti del Ciad a prendere in
mano il futuro della Chiesa locale. (…)
Le comunità di base
Nelle vostre Diocesi, le comunità ecclesiali di base sono uno
strumento privilegiato per far crescere la Chiesa famiglia di Dio e
contribuire all'evangelizzazione. Non ci si può che rallegrare nel
vedere svilupparsi un laicato qualitativamente valido che sta
progressivamente occupando il posto che gli corrisponde nella vita
della Chiesa e della società. Nella pastorale delle vostre Diocesi
l'adeguata formazione dottrinale e spirituale dei laici deve dunque
assumere un'importanza sempre più grande, affinché la loro fede
venga rafforzata e la loro testimonianza sia veridica e credibile. (…)
I fedeli, ancora profondamente segnati dalle concezioni dell'esistenza
e dalle pratiche della cultura tradizionale, hanno spesso difficoltà a
vivere le esigenze del matrimonio cristiano. È dunque opportuno
offrire loro quegli elementi di riflessione che potranno contribuire a
fargli capire la dignità e il ruolo del matrimonio, che è un'autentica via
di santità.
L’impegno sociale
Da diversi anni, seguendo gli orientamenti dell'insegnamento sociale
della Chiesa, avete preso numerose iniziative negli ambiti della sanità,
dell'educazione, delle opere sociali e caritative. Avete anche
sviluppato una riflessione approfondita sulle implicazioni del Vangelo
nelle diverse situazioni che le popolazioni del vostro Paese vivono.
L'impegno delle vostre comunità al servizio della promozione umana e
dello sviluppo merita di essere vivamente incoraggiato. I fedeli hanno
così preso nuovamente coscienza delle loro responsabilità di discepoli
di Cristo nella vita collettiva, rifiutandosi risolutamente di divenire
complici dell'ingiustizia o della violenza, e si sono impegnati a fondo
nella difesa dei diritti dell'uomo, laddove sono minacciati.
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La prossima celebrazione del Grande Giubileo è anche un tempo
propizio perché i cristiani diventino i portavoce di tutti i poveri del
mondo e manifestino chiaramente l'opzione preferenziale della Chiesa
per i poveri e gli emarginati. Lo faranno in particolare pensando, come
ho già scritto, "ad una consistente riduzione, se non proprio al totale
condono, del debito internazionale, che pesa sul destino di molte
Nazioni" (Lettera Apostolica Tertio Millennio adveniente, n. 51),
secondo modalità che non penalizzino in qualche altro modo le
popolazioni più bisognose e spronando a interrogarsi su una gestione
delle risorse della Nazione che permetta a tutti di condurre una vita
degna e solidale.
Le scuole cattoliche
Le scuole cattoliche costituiscono un contributo importante apportato
dalla Chiesa all'educazione dei giovani del Ciad, senza distinzioni di
origine sociale o religiosa. Non ci si può che rallegrare dell'equilibrio
mantenuto fra le esigenze di un progetto educativo conforme al
Vangelo e gli obblighi amministrativi. Allorché la società sperimenta
importanti cambiamenti, è in effetti necessario proporre ai giovani
punti di riferimento che permettano loro di far fronte alle sfide che si
presentano loro e di superare tutto ciò che ostacola il loro sviluppo,
offrendo loro un'educazione che tenga conto delle realtà umane e
spirituali dell'esistenza e che li aiuti a vivere fra giovani di religioni e
di ambiti sociali diversi. In tal modo saranno meglio preparati a
costruire il futuro in uno spirito di rispetto reciproco e di
collaborazione. (…)
Dialogo e diritti di ogni comunità
Nel vostro Paese, che è tradizionalmente una terra d'incontro pacifico
fra le culture e le religioni, le relazioni benevole fra la comunità
cattolica, gli altri cristiani e i musulmani devono essere favorite,
affinché scompaiano le cause delle incomprensioni o degli scontri e i
principi di tolleranza e di fraternità presiedano all'edificazione di una
nazione solidale e unita. Alcune recenti evoluzioni hanno potuto
talvolta condurre a contrasti che rischiano di sviluppare antagonismi
duraturi. È necessario che i cattolici respingano risolutamente
qualsiasi atteggiamento di paura e di rifiuto dell'altro. (…) In questa
stessa prospettiva di apertura e di dialogo, è tuttavia necessario che i
cristiani siano sempre consapevoli dei loro diritti nella collettività
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nazionale, della quale sono membri a pieno titolo, e che li difendano
con spirito di giustizia, cercando con tutti gli altri di stabilire vincoli
fraterni, rispettosi dei diritti e dei doveri di ciascuno e di ogni
comunità. Come ho avuto spesso occasione di ricordare, la libertà
religiosa, che include il diritto di manifestare la propria fede, da soli o
con gli altri, in pubblico o in privato, e che esclude qualsiasi forma di
segregazione per motivi religiosi, costituisce il nucleo stesso dei diritti
umani e rende possibili le altre libertà personali e collettive. Il ricorso
alla violenza in nome del proprio credo religioso rappresenta una
deformazione degli insegnamenti stessi delle grandi religioni (cfr
Messaggio per la giornata mondiale della pace, 1999, n. 5). (…)
IL VIAGGIO DI GIOVANNI PAOLO II IN CIAD
30 gennaio – 1 febbraio 1990
La visita in Ciad si svolse durante il 45° viaggio apostolico, 6°
viaggio in Africa (dal 25 gennaio al 1 febbraio 1990), che toccò
Capo Verde, Guinea, Bissau, Mali, Burkina Faso e Ciad.
DISCORSO DI BENVENUTO - N'DJAMENA (Ciad)
30 Gennaio 1990
Un paese coraggioso, impegnato sulla via della riconciliazione
(…) In occasione di questo primo contatto, desidero esprimere a tutti i
ciadiani la stima e l'affetto che nutro per loro. Conosco la loro
coraggiosa resistenza nell'avversità e la loro determinazione ad
impegnarsi sulla via dello sviluppo, dell'unità e della pace, nella
riconciliazione nazionale. Grazie al dinamismo della sua popolazione,
composta da cittadini, da coltivatori e da allevatori, il Ciad fa parte di
quei paesi che conservano intatte le loro possibilità di risollevarsi e di
andare avanti.
(…)Il successo delle vocazioni ed anche il desiderio, presso molti fedeli
di una formazione cristiana più solida, sono segni della vitalità del
cristianesimo in questa regione dell'Africa.
40
Le convinzioni religiose al servizio della pace
Nell'iniziare questo viaggio pastorale, vado anche incontro ai miei
fratelli e sorelle cristiani che appartengono ad altre comunità
ecclesiali, e ai rappresentanti della religione tradizionale africana e dei
fedeli dell'lslam, che conta nel Ciad un così gran numero di credenti e
di praticanti. Sin da questo momento, li saluto e assicuro loro che
vengo come uomo di dialogo e messaggero di pace.
So che questo dialogo esiste già nel Ciad e consente alle diverse
comunità di vivere insieme pacificamente. I ciadiani, consapevoli
dell'imperativo di pace per tutta la nazione, desiderano custodire e
consolidare la loro unità. Ciò significa che sono disposti ad accettarsi
reciprocamente con le proprie opinioni, le proprie personalità, i propri
beni e il loro credo.
Possano le convinzioni religiose di ciascuno dare un profondo impulso
al cammino di tutti verso un'unità e una fratellanza sempre maggiori,
al servizio del bene comune!
Il contributo della Chiesa alla crescita del paese
La Chiesa cattolica, da parte sua, si auspica di continuare a offrire il
suo contributo per il bene della nazione, convinta che un autentico
servizio all'uomo sia un modo di vivere il Vangelo. So che una delle
caratteristiche dei cattolici del Ciad è il loro impegno nello sviluppo del
paese. Dinanzi alla vastità dei problemi da risolvere, la Chiesa ha
creato in ogni diocesi un organismo riconosciuto dal vostro Governo, e
specializzato nelle opere di soccorso e di sviluppo, che esigono una
competenza sempre maggiore, continuità e collaborazione. Grazie a
questi organismi, la Chiesa può così essere presente laddove viene
chiamata.
Per quanto riguarda i rapporti che la Chiesa cattolica intrattiene con
le Autorità civili, mi sia consentito di dire quanto io apprezzi che la
Repubblica del Ciad, nella Costituzione recentemente adottata,
garantisca le libertà di opinione, d'espressione, di coscienza e di culto.
Auspico che, in questo clima di libertà, le comunità musulmane e
cristiane sviluppino uno spirito di convivenza sempre più costruttivo.
(…)
OMELIA - CELEBRAZIONE MARIANA IN CATTEDRALE
N'djamena (Ciad), 30 Gennaio 1990
41
Impegnati sulla via del rinnovamento e della riconciliazione
Cari fratelli e sorelle, (…) il vostro Paese ha conosciuto molte
sofferenze: sofferenze dovute alla siccità ed alla carestia; sofferenze
causate da dolorosi anni di guerra e recentemente dalla catastrofe
aerea che ha portato il lutto presso le vostre famiglie e ha privato la
comunità diocesana di Moundou del suo pastore, Mons. Balet.
E' quindi con emozione che arrivando ho baciato la vostra terra, che
ora vedo questa città di N'Djaména rinascere dalle sue rovine e che
scopro questa sera la vostra cattedrale ricca di gioventù e di luci. Sia
benedetto Dio per la gioia che ci dona per essere qui riuniti!
Dopo la prova, il vostro Paese è apertamente impegnato sulla via del
rinnovamento. Generosamente e con grande dinamismo, i ciadiani
hanno intrapreso il cammino dell'unità e della pace. Auspico che
questa pace si consolidi e sia per tutti portatrice di gioia nella
perseverante ricerca del perdono e della riconciliazione. (…)
Lavorare insieme
Abbiate fiducia nella vita, abbiate fiducia gli uni negli altri, per
ricostruire con tutti gli uomini di buona volontà, un Ciad più bello, un
Ciad riconciliato, un Ciad unito nella pace. Figli e figlie del Ciad,
lavorate insieme, nella pazienza che è una grande vostra virtù, per
fare di questo Paese una terra in cui si sia felici di vivere. E
soprattutto conservate la speranza, come Maria che ha creduto per
prima che ha sperato contro ogni speranza, che ci precede e ci
incoraggia nel nostro pellegrinaggio, orientandoci sempre verso suo
Figlio.
In qualità di battezzati, avete un compito specifico da svolgere fra i
vostri fratelli e le vostre sorelle del Ciad. Siete chiamati ad essere dei
segni dell'amore di Cristo. Sull'esempio di Nostra Signora, che ha
voluto restare un'umile serva, quest'amore deve tradursi in servizio.
Una Chiesa giovane e vitale
La vostra Chiesa è ancora giovane, poiché i primi missionari cattolici
sono arrivati in Ciad solamente sessant'anni fa. Ed ecco, essa
annovera già un figlio del suo Paese tra i membri della Conferenza
Episcopale. (…)
42
Il numero delle vocazioni sacerdotali è in crescita. La vita religiosa è
in pieno sviluppo. In breve, il Ciad è una buona terra e vale la pena
seminarvi a piene mani. E' quello che hanno fatto e continuano a fare
i sacerdoti, i religiosi, le religiose, come anche i laici venuti da altri
paesi. In nome dei cattolici ciadiani, li ringrazio per il loro apostolato
devoto e per il loro zelo nel percorrere centinaia di chilometri di strada
per formare catechisti, animare dispensari, insegnare le lingue, aprire
laboratori, costruire dei rapporti sinceri con quei popoli del Ciad che
sono sensibili alle testimonianze di dedizione disinteressata.
Continuate a seminare nella buona terra del Ciad! Continuate anche a
sensibilizzare i cristiani sull'importante problema delle vocazioni
sacerdotali e religiose, in quanto bisogna anche pensare al ricamhio
degli agenti pastorali. (…)
Assimilare il messaggio evangelico
La vostra Chiesa è cresciuta molto in fretta. Forse il messaggio
evangelico non ha ancora avuto il tempo di essere sufficientemente
assimilato dalla comunità dei battezzati. Bisogna quindi continuare
l'annuncio della Buona Novella. Lasciate che vi inviti ad aprire i vostri
cuori al messaggio cristiano, sull'esempio di Nostra Signora, che
serbava gli avvenimenti della vita di Cristo «meditandoli nel suo
cuore» (Lc 2,19). (…)
Carissimi figli e figlie, aiutatevi a vicenda a scoprire modi di vita che
costituiscono un ulteriore arricchimento dei valori già esistenti:
accettazione, accoglienza, perdono e aiuto reciproci, solidarietà. Che
la luce del Vangelo permette tutte le attività umane: la politica,
l'economia, la famiglia, Ia salute, la cultura, la scienza, i rapporti
umani!
Mi rallegro che molti tra voi, rispondendo all'invito dei vostri Vescovi,
abbiano posto la loro persona e la loro competenza al servizio della
realtà del Paese: asili, scuole elementari, collegi e licei, biblioteche,
circoli giovanili, centri di formazione professionale, centri per portatori
di handicap e non vedenti. La vostra partecipazione allo sforzo
comune per lo sviluppo, la vostra presenza nelle diverse associazioni
al servizio di tutti negli ospedali, nei dispensari, i gruppi di agricoltori
che vogliono migliorare la vita dei loro villaggi, tutto ciò costruisce il
futuro e ridona speranza a quelli che sarebbero tentati di scoraggiarsi.
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Comportandovi così voi siete segno dell'amore di Cristo. Continuate
sul cammino intrapreso. Vi incoraggio in nome del Signore che non è
venuto per essere servito ma per servire.
L’azione insostituibile dei laici
E' grazie all'azione insostituibile dei cristiani laici che la Chiesa può
dare il suo contributo allo sviluppo della nazione. La società ciadiana
di domani sarà ciò che i ciadiani stessi vogliono farne oggi. Un paese
reca l'immagine delle convinzioni di coloro che l'hanno costruito. Ecco
perché è importante che la Chiesa sia presente nei cantieri del mondo,
ed è con il lavoro dei laici che la Chiesa può essere principio
vitalizzante della società umana. In tal modo, il laico cristiano è
chiamato a divenire una presenza della Chiesa nel mondo, nella
famiglia, nell'ambiente di lavoro, nelle responsabilità sociali. E ciò che
lo mobilita nella costruzione di una nazione, è il comandamento nuovo
di amare come Cristo stesso ci ha amati (cfr. Gv 13,34). L'amore di
ogni uomo, creato ad immagine di Dio, permette di vincere gli ostacoli
allo sviluppo e di allargare i cuori al di là della famiglia o del gruppo
sociale per raggiungere la dimensione della nazione.
La conversione personale
Per impegnarsi in questo cammino di carità, ognuno ha bisogno di una
conversione personale e di un rinnovamento spirituale che ha le sue
radici nella preghiera. E' la preghiera che rende feconda l'azione per lo
sviluppo in quanto essa fa dei cristiani una «luce nel Signore» che
aiuta a comportarsi da «figli della luce» (cfr. Ef 5,8). Nutritevi altresì
della Parola di Dio. E' questo che vi renderà saggi e vi comunicherà
un'arte di vivere cristianamente in mezzo agli uomini. Sforzatevi di
essere dei testimoni dell'amore di Cristo mettendo in pratica la sua
Parola di Vita. (…)
OMELIA ALLO STADIO DELLA PACE
Moundou (Ciad), 31 Gennaio 1990
L’azione dei catechisti
(…) Attraverso il battesimo, siete entrati nella Chiesa, che è la grande
famiglia del Popolo di Dio sparso su tutta la terra. Quindi, voi che
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vivete in Ciad, sappiate che non siete isolati, ma che siete le pietre
vive di un immenso edificio spirituale. Dei vincoli vi uniscono a tutti
coloro che ascoltano la Parola di Dio negli altri paesi dell'Africa,
d'Europa, dell'America, dell'Asia e dell'Oceania, in tutti i continenti e
nelle isole in mezzo agli oceani.
(…) Giunti in Ciad, i primi missionari hanno avuto come principale
preoccupazione quella di trovare dei collaboratori nell'opera di
evangelizzazione. Essi hanno formato dei catechisti per trasmettere la
Lieta Novella di Gesù Cristo nelle vostre lingue tradizionali.
Uomini e donne hanno ricevuto la Parola di Dio dalle labbra di questi
catechisti, animatori devoti ed efficaci delle comunità cristiane. Essi
sono all'opera perché voi stessi e il mondo che vi circonda siate
rinnovati dall'amore di Dio e del prossimo. Molti fra loro, nel corso dei
tragici avvenimenti di questi ultimi anni, hanno pagato con la vita il
loro attaccamento a Gesù Cristo e la fedeltà al servizio della loro
comunità.
Cristiani laici, vi incoraggio di tutto cuore a crescere e a continuare la
costruzione della vostra Chiesa. Siete la speranza del Ciad. Possano la
vostra preghiera, la vostra assiduità al sacramento della
riconciliazione, la vostra partecipazione attiva all'Eucaristia, la vostra
cordiale collaborazione con i sacerdoti, aiutarvi a realizzare la vostra
missione di battezzati!
Il vostro apostolato personale è necessario perché consente al
Vangelo di risplendere di luogo in luogo, raggiungendo tutti gli angoli
e tutti gli ambienti. (…)
La vita di comunità
E' con grande gioia che vedo gli sforzi che sono stati compiuti in Ciad,
ormai da molto tempo, sulla linea del Concilio Vaticano Il per rendere
viva la liturgia. Penso in particolare alle traduzioni in lingua locale, alla
catechesi alimentata dalla Sacra Scrittura, alla composizione di inni
che interiorizzano le parole del Vangelo. Possano le vostre assemblee
eucaristiche continuare ad essere feste fraterne e calorose dinanzi al
Signore, nel rispetto della grandezza di Dio e nella dignità
dell'adorazione, conformemente alle regole liturgiche della Chiesa!
Manifestate, infine, agli occhi del mondo, la comunione esistente tra i
membri della Chiesa cattolica. Nei villaggi e nei quartieri, i catechisti,
quasi sempre volontari, annunciano la Parola di Dio, preparano i
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catecumeni al battesimo e riuniscono la comunità per la preghiera.
Con essi, i consiglieri, uomini e donne, veglino sulla qualità della vita
cristiana, regolino le discussioni, gestiscano i beni della parrocchia.
Essi sono i testimoni di una saggezza tradizionale che l'incontro con il
Vangelo ha reso ancora più feconda. Durante gli anni di guerra, in
molti luoghi inaccessibili, la fede e la comunione si sono mantenute
grazie a questi apostoli. La loro presenza e la loro azione sono, per
questo paese che si risolleva dopo tante prove, un segno di speranza.
E' anche in mezzo a loro e nelle famiglie cristiane che nascono le
vocazioni di cui il Ciad ha bisogno: vocazioni di sacerdoti al servizio
delle comunità parrocchiali e dei movimenti, che hanno la cura di una
Chiesa consapevole della sua universalità e ben inserita nella cultura
locale. (…)
OMELIA ALLA CELEBRAZIONE DELLA MESSA
Sarh (Ciad), 31 Gennaio 1990
Cari fratelli e sorelle,
(…) Grazie per essere venuti da più di mille comunità di battezzati e di
catecumeni, spesso dopo giornate di cammino! Grazie per la vostra
fede viva!
La Chiesa conta su di voi
Ciadiani, amici miei, siate felici della vostra fede! Sono esattamente
sessant'anni che vi è stata affidata la Parola di Dio come un «prezioso
talento». E voi avete saputo far fruttare questo dono. Insieme a voi,
rendo grazie a Dio.
Giovani cristiani, e voi tutti, numerosi giovani di questo paese, la
Chiesa conta su di voi, la nazione conta su di voi. Sono venuto a dirvi:
coraggio, abbiate fiducia! Voi aspirate ad una società più giusta e più
fraterna, potete costruirla insieme. Siate realisti, non sognate un
mondo senza problemi! Cominciate con una seria formazione, a
scuola, nei campi o in fabbrica. Appoggiatevi ai vostri fratelli maggiori
e aiutatevi gli uni con gli altri! Tendete la mano ai più deboli e
rispettate ogni essere umano! Conservate le qualità del vostro popolo,
la sua antica pazienza e abilità, il suo senso della fraternità, del
dialogo, dell'ospitalità. Allora potrete servirlo meglio!
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Ai giovani
Giovani cristiani, alcuni movimenti vi offrono un sostegno per
avanzare nella formazione spirituale e umana. Entrate nei gruppi che
vi aiuteranno a prendere insieme il vostro posto nella Chiesa, istruiti
dai vostri fratelli maggiori. Svolgete il vostro ruolo nelle comunità del
villaggio o del quartiere. Ascoltate la parola di Gesù: a ciascuno di voi
sono affidati dei «talenti»; ciascuno può farli fruttare.
Giovani studenti, dalla scuola all'università, ricevete il «talento» dello
studio e della riflessione per diventare competenti. Voi non potete
tenerne il profitto solo per voi. Vi sarà chiesto di rendere conto dei
frutti della vostra formazione intellettuale e tecnica, nella misura dei
servizi che renderete.
Rispettate il vostro popolo e respingete ogni tentazione di sfruttare i
vostri fratelli. Al contrario, mettete tutto il vostro cuore nel diffondere
i suoi valori autentici, e che la vostra fede cristiana fecondi il vostro
patrimonio ancestrale!
Ai contadini
Giovani contadini, amate questa terra che è la vostra terra. La vostra
vita nel villaggio è dura e il lavoro dei campi esige molte cure! Il
vostro «talento» è di saper rendere produttiva la terra affinché diventi
feconda. Imparate le tecniche antiche e moderne, partecipate alla
creazione di coltivazioni produttive e resistete alla tentazione di
abbandonare l'agricoltura per un destino incerto in città.
Agli operai
Giovani operai, nel paese, il vostro numero aumenta a poco a poco.
Anche da voi, la nazione si aspetta molto. Fate con piacere il vostro
lavoro, come Gesù a Nazareth, come Giuseppe falegname. La vostra
abilità e la vostra coscienza professionale, e anche il senso di
solidarietà, vi daranno la soddisfazione di essere utili a tutti. (…)
L’Assemblea eucaristica
So che le centinaia di comunità che rappresentate non hanno ancora
la possibilità di riunirsi ogni domenica intorno alla mensa
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dell'Eucaristia. Non ci sono abbastanza sacerdoti. E tuttavia conoscete
l'importanza della Messa, al centro della vita della Chiesa. Quest'anno
avete meditato sul dono mirabile che vi ha fatto Cristo, alla vigilia
della sua Passione, istituendo l'Eucaristia.
Tutte le volte che vi è possibile, prendete parte all'assemblea
eucaristica: è il Signore che vi unisce, gente di tutte le età e di tutte le
vocazioni. E' nella comunità riunita nel suo Nome che il Signore offre il
suo Sacrificio, che continua a sacrificare la sua Vita per tutti gli
uomini. (…)
A SACERDOTI E RELIGIOSI NELLA CATTEDRALE
N'djamena (Ciad), 31 Gennaio 1990
(…) Cari amici di Cristo, io vi saluto cordialmente e vi esprimo tutta la
mia gioia per essere con voi questa sera. L'incontro con i miei fratelli
nel sacerdozio e con coloro che sono impegnati sul cammino della
perfezione evangelica costituisce sempre un momento privilegiato
durante i miei viaggi.
L’opera dei missionari
Saluto innanzitutto di cuore i sacerdoti, i religiosi e le religiose che
provengono da altri luoghi e che si dedicano ancora all'opera di
evangelizzazione di questo Paese. Cari fratelli e sorelle missionari,
grazie per tutta l'opera che avete compiuto e continuate a compiere;
grazie per la vostra testimonianza di amore, sulla linea del grande
comandamento del Signore: «Che vi amiate gli uni gli altri, come io vi
ho amati. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per
i propri amici» (Gv 15,12-13).
La vostra presenza in Ciad manifesta lo slancio missionario delle
vostre comunità cristiane di origine. Essa sottolinea anche il senso di
solidarietà che deve animare tutti i battezzati nel loro cammino verso
Dio. Essa è anche segno del prezzo inestimabile che voi pagate al
dono della fede, alla conoscenza di Cristo, all'edificazione della Chiesa,
in conformità alla volontà espressa dal Signore: «Andate in tutto il
mondo e predicate il Vangelo ad ogni creatura» (Mc 16,5).
Che voi possiate continuare a far beneficiare della vostra esperienza
di pionieri i fratelli e le sorelle che sono chiamati a prendere in mano
l'avvenire della Chiesa nel Ciad, aiutandoli a portare la fiamma della
fede!
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Il ministero della riconciliazione
Cari sacerdoti, tra i compiti del vostro ministero sacerdotale ce n'è
uno che ha attratto più particolarmente la vostra attenzione da circa
un anno; intendo parlare del ministero della riconciliazione, al quale i
vostri Vescovi hanno consacrato un'importante lettera pastorale.
Vi siete dedicati a rendere i cristiani attenti al loro compito di lasciarsi
riconciliare con Dio, di riconciliarsi con i loro fratelli e di operare per la
riconciliazione fra gli uomini stessi. Si tratta di un ministero di grande
valore e di grande attualità per voi, in Ciad. Nel pensiero di Dio, la
Chiesa è composta da persone riconciliate che sono state purificate
dal sangue di Cristo e che hanno ricevuto lo Spirito della pace. Questo
popolo non esiste solo per se stesso, ma per radunare e riconciliare gli
uomini. Richiedendo il battesimo, il cristiano si impegna a compiere la
missione che ogni membro della Chiesa riceve: essere un artigiano
della pace.
Il ruolo insostituibile dei religiosi e delle religiose
La pace interiore e il diffondersi dell'amore di Dio, ecco quello che voi
cercate, cari Fratelli e Sorelle membri degli Istituti di vita consacrata,
che qui saluto dal profondo del cuore, perché voi avete scelto di
seguire Gesù Cristo e di imitarlo in tutto. Voi avete fatto il vostro
ingresso in questa scuola di santità che è la vita religiosa, prendendo
la difficile via della castità, della povertà e dell'obbedienza poiché esse
vi sono apparse nella retta via del Vangelo.
Voi ricoprite un ruolo insostituibile nella missione della Chiesa. In
effetti, nel seno del popolo dei battezzati, la vostra vita ricorda che la
vocazione cristiana è quella di seguire il Cristo e di mettersi alla sua
scuola, in particolare nel servizio del prossimo. Per la scelta e il
distacco che essa implica, la vostra vita è testimonianza della
chiamata delle Beatitudini rivolta a tutti gli uomini. Uno dei segni più
eloquenti della vitalità di una comunità diocesana, è l'esistenza nel
suo seno di una vita religiosa di qualità. (…)
L’identità del sacerdote del Ciad
Infine, mi rivolgo in modo più particolare a voi, cari sacerdoti nati in
questa terra del Ciad e cari seminaristi del seminario maggiore «San
Luca», che vi preparate a formare il volto della Chiesa dell'anno
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Duemila. In occasione del centesimo anniversario della fondazione
dell'Opera di San Pietro Apostolo, nel Ciad ci si è posti la seguente
domanda: «Sacerdote del Ciad, qual è la tua identità?». Permettetemi
di proseguire con la riflessione che avete iniziato.
Uomo di fede
Come ogni sacerdote, il sacerdote del Ciad deve apparire innanzitutto
come l'uomo di fede, poiché egli, in virtù della sua missione, deve
comunicarla attraverso l'annuncio della Parola. Egli non può predicare
il Vangelo in maniera convincente se egli stesso non ne ha assimilato
profondamente il messaggio. Egli testimonia la fede con il suo operare
e con tutta la sua vita. Attraverso i suoi contatti pastorali, egli si
sforza di sostenere i suoi fratelli nella fede, di rispondere ai loro dubbi
e di rafforzarli nelle loro convinzioni. Ogni sacerdote deve essere
preparato al proprio ruolo di educatore della fede all'interno della
comunità cristiana. (…)
Uomo del sacro
Uomo di fede, il sacerdote è anche l'uomo del sacro, il testimone
dell'Invisibile, il portavoce di Dio rivelato in Gesù Cristo.
Spontaneamente religioso, il popolo ciadiano è sensibile alla
dimensione religiosa di ogni realtà. Che esso sia cristiano o
musulmano, o che sia seguace di tradizioni religiose ancestrali, il
ciadiano prova stima e rispetto per ogni uomo di Dio. Il sacerdote
deve essere riconosciuto come un uomo di Dio, un uomo di preghiera,
che viene visto pregare, che si sente pregare. Quando egli celebra
l'Eucaristia, la penitenza, l'unzione dei malati, o quando celebra i
funerali, o le varie benedizioni o riunioni di preghiera, che egli lo
faccia con dignità, prendendo il tempo necessario e vestendo l'abito
che è conveniente. Il sacerdote deve quindi alimentare in sé una vita
spirituale di qualità, ispirata dal dono del proprio sacerdozio
ministeriale. Si può, infatti, parlare di una «spiritualità del sacerdote
diocesano». (…)
Uomo della comunione
Uomo di fede, uomo del sacro, il sacerdote è anche l'uomo della
comunione. E' lui che raduna il Popolo di Dio e rafforza l'unione tra i
suoi membri per mezzo dell'Eucaristia; egli è l'animatore della carità
50
fraterna tra tutti. Il sacerdote non può avventurarsi da solo nel lavoro
che l'attende nella vigna del Signore. Opera con i suoi fratelli nel
sacerdozio. Collabora con il proprio Vescovo. Si sforza di creare dei
legami fraterni tra tutti i membri del presbiterio; col gruppo
presbiteriale in particolare, l'amicizia spirituale è di stimolo per il
ministero. Il sacerdote inoltre raduna insieme i membri del Popolo di
Dio affidato alla sua cura pastorale. Ricordatevi delle parole del
compianto Monsignor Balet, Vescovo di Moundou: «Io sono in mezzo
a voi come colui che serve». Su questa base di relazioni profonde e
ricche, il celibato acquista un significato nuovo: esso non è più una
condizione del sacerdozio ma il cammino di una vera fecondità, di
un'autentica paternità spirituale, poiché il sacerdote dona la sua vita
affinché i frutti dello Spirito maturino nel Popolo di Dio.
Affondare le radici nella cultura del paese
La Chiesa nel Ciad cresce. Essa deve ancora affondare le proprie radici
in profondità nella cultura del Paese. E' il compito che vi aspetta e che
i vostri predecessori hanno già iniziato. Pur rispettando, attraverso il
discernimento, l'eredità religiosa dei vostri antenati, voi dovete
rivelare il Cristo oggi e mostrare come si raccorda alle aspirazioni
attuali del vostro popolo. Sta a voi, figli di questo Paese, proseguire il
radicamento del Vangelo. Tutto ciò esige da voi un senso profondo
della Chiesa e della sua cattolicità così come essa si dispiega
attraverso i tempi e in tutti i popoli. (…)
Ai vescovi nell'arcivescovado - N'djamena (Ciad)
31 Gennaio 1990
Cari fratelli nell'episcopato,
(…) nella semplicità di questa riunione familiare, vorrei innanzitutto
ringraziarvi per avermi invitato qui. Mi avete permesso così di
rendervi la visita che mi avete fatto nell'ottobre del 1988, visita «ad
limina» alla quale aveva preso parte il caro Monsignor Balet, al quale,
in questo momento, va il mio pensiero e la mia preghiera.
Perdono e riconciliazione
Nel proseguimento delle iniziative suscitate dalla vostra lettera
pastorale sul sacramento del perdono e della riconciliazione,
continuate ad incoraggiare i battezzati ad impegnarsi decisamente per
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la causa della pace e dell'unità, affinché la Chiesa del Ciad appaia
sempre più come un segno di speranza per il Paese.
Alcune prospettive per il futuro
I candidati al sacerdozio del seminario maggiore «San Luca» sono
anche loro un segno di speranza per l'avvenire. Certo, voi avete un
gran bisogno di sacerdoti poiché, per lunghi mesi, le vostre comunità
sono private dei sacramenti. L'aumento del numero di coloro che
entrano ogni anno in seminario è di buon auspicio. So che potete
contare anche sull'aiuto dei vostri zelanti catechisti, nei quali i primi
missionari hanno riposto, giustamente, tanta speranza.
Continuate con la formazione dei laici affinché essi possano divenire
sempre più «luce del mondo» e «sale della terra»: voi edificherete
così la Chiesa su solide fondamenta, nella linea dell'ultimo Sinodo dei
Vescovi che aveva raccomandato, tra le principali priorità pastorali, la
catechesi di tutti i fedeli, dalla prima iniziazione fino alla maturità
adulta. (…)
Nuovo slancio nella missione evangelizzatrice
Questa visita pastorale si inserisce felicemente nel quadro della
preparazione dell'Assemblea Speciale del Sinodo dei Vescovi per
l'Africa, che ho convocato nella festività dell'Epifania dell'anno
passato, in risposta a tanti desideri espressi in terra africana. La
riflessione comune dei delegati dell'episcopato darà uno slancio nuovo
alla Chiesa di questo continente per la sua missione evangelizzatrice,
alla soglia dell'anno Duemila. (…)
L'annuncio del Vangelo a tutti i popoli della terra non può farsi senza
l'incontro della Buona Novella con le culture, incontro che comporta la
trasformazione dei valori autentici di queste culture attraverso la loro
integrazione nel cristianesimo. In vista del radicarsi sempre più
profondo della Chiesa nella terra d'Africa, sarà conveniente, secondo i
criteri di discernimento forniti dal Concilio Vaticano II, mettere in
evidenza quegli elementi della tradizione che meglio permettono di
«render gloria al Creatore, di mettere in luce la grazia del Salvatore,
ed a ben organizzare la vita cristiana» (Ad Gentes, n. 22).
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L’inculturazione
L'avvenimento fondatore della Pentecoste ci ricorda in modo
esemplare che tutti i popoli della terra sono invitati a proclamare «le
meraviglie di Dio», nella pluralità e diversità delle lingue.
L'inculturazione, o il processo per mezzo del quale la fede cristiana si
incarna nelle culture, è quindi inerente all'annuncio del Vangelo. Per
mezzo della sua Incarnazione, il Figlio di Dio si è unito in certo modo
ad ogni uomo (cfr. Gaudium et Spes, n. 22); per cui si può dire che
nessun valore umano autentico è estraneo al Cristo, né è escluso
dall'inculturazione. Una riflessione teologica rigorosa e strutturata
sarà quindi necessaria per apprezzare costumi, tradizioni, saggezza,
scienza, arti e discipline dei popoli e far entrare tutto ciò che è vero,
bello
e buono
di
quest'eredità nell'«ammirabile scambio»
dell'lncarnazione del Cristo.
Il dialogo interreligioso
Questa riflessione si rende ancor più necessaria in quanto questi
costumi e queste tradizioni si presentano oggi nel quadro delle
religioni o dei sistemi che hanno loro impresso un carattere speciale.
E' qui, allora, che il dialogo inter-religioso, soprattutto tra cristiani e
musulmani, acquista tutto il suo valore: come intendono gli uni e gli
altri accogliere, promuovere e trasformare le ricchezze del passato per
meglio rispondere alle sfide di una modernità che bisogna comunque
accettare in vista di un migliore sviluppo materiale, intellettuale e
spirituale? (…)
OMELIA - MESSA NELLO STADIO DELLA CONCORDIA
N'djamena, 1 Febbraio 1990
(…) Saluto particolarmente le famiglie qui riunite e quelle che abitano
nel vostro Paese. Le parole del Redentore nel Cenacolo si applicano
anche a voi. Poiché avete un ruolo insostituibile nell'apostolato della
Chiesa. Anche voi, Cristo vi sceglie perché andiate e portiate frutto e il
vostro frutto rimanga (Gv 15,16). (…)
Non rinunciate alla grandezza del matrimonio
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Cari amici, alcuni trovano senza dubbio che sia molto audace per un
uomo e una donna impegnarsi per la vita sul cammino di una fedeltà
tanto pura quanto la stessa fedeltà di Dio. Le circostanze difficili
attraversate dal vostro popolo hanno provocato alcuni sconvolgimenti.
Tradizioni familiari sono state spezzate dai cambiamenti di residenza o
del modo di vivere. Nuove tentazioni compaiono e la stabilità della
coppia e della famiglia viene scossa. Capisco queste difficoltà e le
sofferenze che comportano. Ma non dovete rinunciare alla grandezza
e alla bellezza del matrimonio. (…)
Abbiate tanto amore da riconciliarvi se una crisi minaccia la vostra
unione. Poiché spezzare la vostra reciproca fedeltà è rompere anche
con Dio che è sempre fedele, che non smette mai di amare.
Vivete nella fiducia l'uno con l'altra. Giorno dopo giorno, gettate
legna sul fuoco del vostro amore, attraverso i gesti quotidiani della
vita comune; il vostro reciproco rispetto e la vostra generosità sono
come un segno della presenza di Dio nella vostra casa. La grazia del
sacramento del matrimonio non vi mancherà. Il Signore vi ha scelti
come amici e non come servitori cui s'impongono gravosi fardelli. (…)
L’amore per i figli, l’educazione, la libertà
Sposi, la vostra reciproca fedeltà è strettamente legata all'amore che
voi avete per i vostri figli. La vostra felicità d'amare e la vostra
capacità di donare la vita vi rendono testimoni dell'amore del
Creatore. Rispettate i doni di Dio diventando padri e madri in maniera
responsabile e in particolare onorando la vocazione della donna ad
essere madre, cosa che è scolpita nel profondo del suo essere.
Nel corso dell'educazione, sarà vostra gioia condividere il vostro
amore con i figli. Il loro futuro a volte vi potrà preoccupare, vi potrà
sembrare difficile trasmettere ad essi i valori cui siete legati da
generazioni, perché essi ascoltano altre voci piuttosto che la vostra e
subiscono delle influenze che vanno in senso opposto. Sta a voi in
ogni caso insegnare ad essi l'uso corretto della libertà, in un clima di
dialogo. Illuminerete la loro strada più con il vostro esempio e con il
vostro amore che imponendo loro divieti senza spiegazioni. Prendete
esempio da Gesù: aveva fatto dei suoi discepoli degli amici,
correggeva i loro errori, ma sapeva liberarli dalla paura ed ha
mostrato loro la sua fiducia mandandoli in missione.
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I vostri figli andranno per strade diverse dalle vostre; faranno, forse,
delle deviazioni pericolose; ma conserveranno la durevole impronta
dello spirito della loro famiglia e le qualità acquisite presso di voi. A
loro volta, diventeranno sposi e genitori. Sappiate accettare la loro
partenza: i giovani non vi rinnegano, ma sono divenuti adulti. E'
questo, per voi, «il frutto che rimane» promesso da Gesù (cfr. Gv
15,16).
Le famiglie hanno un ruolo primordiale nel Popolo di Dio
Cari fratelli e sorelle, vi parlo della vostra vocazione di sposi e di
genitori in mezzo alla comunità cristiana riunita. Ed è giusto, perché le
famiglie hanno un ruolo primordiale nel Popolo di Dio. Siete testimoni
dell'amore di Dio per ogni essere umano. Siete testimoni del Vangelo
di salvezza, innanzitutto presso i vostri figli.
Apriteli alla fede, in unione con i vostri pastori e con gli educatori.
Siete i primi a suscitare la fede dei vostri figli e delle vostre figlie.
Preparateli ad accogliere questo dono, inserendo appropriatamente la
vostra famiglia nella vita ecclesiale. Che la vostra generosità e il
vostro spirito di fraterna comunione non si fermino alla porta del
vostro focolare! Se vi è stato dato di vivere felici in famiglia, sappiate
accogliere coloro che sono soli, poveri, stranieri ed anche gli uomini e
le donne con il cuore ferito da crudeli abbandoni. Grazie a famiglie
che, nella semplicità dei gesti di ogni giorno, fanno brillare il vero
amore, la Chiesa potrà riflettere nella società il volto di Cristo. (…)
DISCORSO AI RAPPRESENTANTI DELLE NAZIONI
N'djamena (Ciad), 1 Febbraio 1990
Eccellenze, Signore, Signori,
Al termine della mia visita pastorale in alcun paesi dell'Africa, sono
felice di avere la possibilità d'intrattenermi con i membri del Corpo
diplomatico accreditato presso la Repubblica del Ciad e con i
rappresentanti di alcune Organizzazioni internazionali. (…)
L’impegno per la pace
L'esperienza dei miei viaggi ed i numerosi contatti che posso avere a
Roma mi spingono a rendervi partecipi di alcune riflessioni su dei
problemi di cui vi preoccupate quotidianamente. La pace è
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sicuramente
la
nostra
prima
preoccupazione.
Abbiamo
la
soddisfazione di vedere il paese che ci ospita progredire nel
consolidamento della pace e lavorare alla riedificazione delle rovine
materiali causate da un lungo conflitto, ma anche alla riconciliazione
in profondità degli uomini. Salutiamo questi sforzi ed incoraggiamo
tutti coloro che li intraprendono per il bene comune.
Ho avuto recentemente l'occasione di esprimermi al riguardo. Ma,
poiché nessuna sofferenza umana può trovarci rassegnati, era mio
proposito dire chiaramente alla comunità internazionale che la
solidarietà fra i popoli non ha frontiere; che le grandi trasformazioni in
atto nell'Europa dell'Est non devono spostare l'attenzione dal Sud e
dal continente africano in particolare.
Il coraggio della lucidità
Dobbiamo constatare che, molto spesso, l'origine degli attentati alla
pace non è chiaramente visibile. Sarebbe necessario che i responsabili
locali ed anche tutti coloro che esercitano un'influenza nei rapporti fra
le nazioni avessero il coraggio della lucidità. Quali sono le implicazioni
dei conflitti? Chi li favorisce? Quali diritti vengono messi in
discussione?
E' necessario saper capire ciò che alcune minoranze vogliono
difendere al prezzo della loro stessa vita: le loro tradizioni, la loro
cultura, le loro convinzioni, la loro dignità dinanzi a poteri che mal li
tollerano e rifiutano la loro legittimità. Bisognerebbe anche avere il
coraggio di porre in luce il ruolo svolto da tutte le parti, a cominciare
dalle più potenti che hanno il controllo dell'economia, degli aiuti
militari, delle alleanze. (…)
Riconoscere gli errori
Bisogna che si giunga a riconoscere gli errori, gli abusi di potere, le
ingiustizie, lo sfruttamento di cui si è potuti essere causa, poiché è più
importante servire il progresso della pace per il bene di interi popoli
che difendere il proprio prestigio. A questo si arriverebbe prima se si
avesse sempre come scopo prioritario il rispetto dei diritti e della
dignità di ogni uomo.
L'Organizzazione delle Nazioni Unite e diversi organi regionali hanno
già compiuto in questo senso alcuni sforzi che bisogna lodare. Si è
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giunti all'adozione di importanti testi, come la Carta africana dei Diritti
dell'uomo e dei popoli. Sapete, tuttavia, quanto sia necessario ridurre
la distanza fra il dire e il fare per applicare senza reticenze i testi. Si
arriverà mai ad un accordo fra gli Stati di diritto per formare una
Comunità che rinunci ad ogni eccezione al diritto? Si sapranno
sviluppare procedure di arbitrato per risolvere le controversie,
rispettando i diritti di tutte le parti? (…)
Il problema dei rifugiati e degli emigrati
Vorrei aggiungere ancora che le tragiche conseguenze dei conflitti non
possono lasciare l'insieme dell'umanità nell'indifferenza. L'immagine
che s'impone innanzitutto ai miei occhi è quella di migliaia di rifugiati
che disperano di trovare una terra che li accolga, di ricostruire la loro
esistenza e le loro famiglie. Il problema supera il campo di azione
delle Organizzazioni specializzate, per quanto generosi siano i loro
interventi. Si tratta di uomini che devono trovare ovunque fratelli in
umanità! E, al di là delle specifiche condizioni dei rifugiati, è tutto il
problema dell'emigrazione che occorrerebbe affrontare con il rispetto
dovuto a tante persone rese vulnerabili dal loro sradicamento.
L’importanza della cooperazione economica
Per favorire la pace, ognuno riconosce l'importanza della cooperazione
economica; è l'aspetto più visibile dell'efficace sostegno che le nazioni
in via di sviluppo s'attendono. (…)
Il lungo cammino che ancora resta da percorrere per giungere a
migliori equilibri vi è noto; molti fra voi sono all'opera per far
progredire una benefica cooperazione. Voglio semplicemente insistere,
ancora una volta, sulle conseguenze umane degli accordi economici,
sulla necessità della concertazione, sul rispetto delle responsabilità
esercitate dai dirigenti e dai lavoratori delle zone meno favorite,
nonché sull'attuazione dovuta ai valori tradizionali e alla civiltà dei
partner.
La solidarietà internazionale deve ancor intensificare la cooperazione
in favore dei paesi sfavoriti. L'opinione mondiale capisce oggi meglio
l'urgenza della protezione dell'ambiente. E' pronta a fornire il
necessario sforzo? E' pronta anche ad affrontare in modo altrettanto
serio i bisogni dei popoli poveri per la loro sanità, per la formazione
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dei giovani, per l'informazione e la comunicazione, per lo sviluppo
delle infrastrutture e dei servizi, per fare avanzare la ricerca
scientifica negli ambiti specifici di questo continente, per consentire
alle istituzioni scientifiche e tecniche africane un libero accesso alle
conoscenze e alle competenze acquisite altrove? (…)
La collaborazione Sud – Sud
Quando si prende in considerazione la cooperazione internazionale per
la pace e in particolare per lo sviluppo, sono molto spesso i rapporti
fra Nord e Sud ad essere spesso chiamati in causa. Vorrei, tuttavia,
sottolineare il grande beneficio che le nazioni africane possono
ricavare da una collaborazione più intensa fra loro, del Sud con il Sud.
La varietà delle risorse e delle situazioni (…) dovrebbe spingere gli
Stati ad organizzare meglio i loro scambi e la loro complementarietà.
La geografia stessa lo suggerisce. (…) L'intesa fra gli uomini non può
più scontrarsi contro frontiere, sulle quali, d'altronde, i loro antenati
non si fermavano affatto.
E' necessario auspicare che le Organizzazioni africane, continentali e
regionali, diventino sempre più attive, per essere veri strumenti di
promozione della pace e dello sviluppo in favore di tutti i membri. Il
compimento di concreti progetti comuni li aiuterà, peraltro, ad
elaborare comuni posizioni nelle discussioni, a volte difficili, che la
congiuntura internazionale implica.
Da parte sua, la Chiesa in Africa si è abituata alla concertazione
regionale e continentale. (…)
SALUTO ALLA POPOLAZIONE
N'djamena(Ciad), 1 Febbraio 1990
(…) Invio i miei saluti più cordiali agli eminenti rappresentanti delle
diverse confessioni religiose. Sono colpito dalla cortesia e dai
sentimenti fraterni che essi manifestano prendendo parte a questo
raduno. Nel nostro comune rapporto col Dio unico e vivente, che è
all'origine e al termine di tutta la vita, il dialogo tra le varie religioni
mette in evidenza la dignità delle persone, delle famiglie e delle
comunità. Desidero che crescano ancora di più nel Ciad la
comprensione tra i credenti così come la loro collaborazione in
armonia nel servizio del Paese.
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Senso di responabilità per il bene comune
Cari abitanti di N'Djaména, vi saluto veramente di cuore. Come a tutti
i popoli che Dio mi ha dato di visitare, vengo ad annunciarvi con forza
che il Signore vi ama. (…)
Al termine di un viaggio che mi ha fatto percorrere l'Africa del Sahel
che costeggia l'immenso deserto del Sahara, misuro insieme a voi
l'enorme sforzo che resta ancora da compiere per dare a tutti gli
abitanti dei vostri Paesi la vita dignitosa che ogni uomo ha diritto di
pretendere.
Al tempo stesso, devo ricordarvi che il progresso dei popoli non può
essere considerato in termini puramente economici, ma deve
rispettare la persona umana in tutte le sue dimensioni. La messa in
atto di strutture di progresso al servizio dell'uomo riguarda
l'organizzazione della vostra società nel suo aspetto più alto.
Sappiamo quanto la popolazione del Ciad sia attenta alla sua cultura.
La vitalità di questa cultura è stata uno dei fattori che vi ha permesso
di attraversare senza distruggervi il triste periodo del vostro passato
più recente.
I cambiamenti con i quali dovete confrontarvi richiedono che abbiate
un senso di responsabilità in rapporto al bene comune e di solidarietà
con gli altri. I moderni mezzi di comunicazione hanno rotto
l'isolamento e favorito le relazioni tra gli uomini. Deve scaturirne, per
ciascuno, una presa di coscienza più forte della sua solidarietà con i
propri compatrioti e con i membri degli altri popoli della terra.
Siete un crocevia di civiltà
Non dimentico la vostra particolare condizione geografica al centro del
continente africano, al crocevia delle numerose civiltà che hanno
segnato la vostra storia. Le due lingue ufficiali del vostro Paese, il
francese e l'arabo, accanto ad altre tradizioni linguistiche,
testimoniano di questi incontri culturali; sta a voi - con la riuscita della
vostra vita nazionale - mostrare che le differenze, invece di
impoverirvi, arricchiscono il vostro popolo. E' anche una responsabilità
che vi è data dalla vostra posizione nel continente.
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Questa posizione è anche un invito ad altri gesti di solidarietà con i
Paesi dell'Africa che vi circondano. Quelli del Sahel sono già stati
capaci di mettere insieme i loro sforzi in una organizzazione regionale
di lotta contro la siccità e la desertificazione. E' un buon esempio di
cooperazione Sud-Sud. (…)
La dimensione etica del progresso
Poiché con la mia voce, qui a N'Djaména, la Chiesa cattolica si
pronuncia ancora una volta in favore di un progresso interamente al
servizio dell'uomo, mi sembra utile, infine, ricordarne la dimensione
morale.
Il progresso può essere raggiunto soltanto da una società nella quale
siano rispettati i diritti di tutti. A questo proposito, possiamo
rallegrarci poiché esiste una Carta africana dei diritti dell'uomo e dei
popoli, ratificata dal vostro Paese nel 1986. La dimensione etica del
progresso riguarda particolarmente la famiglia. Vi incoraggio affinché
vi avviciniate al problema demografico con discernimento, nel rispetto
della vita e nella fedeltà alle vostre tradizioni culturali che onorano in
particolare la vocazione della donna alla fecondità.
Il rispetto della vita è anche legato nel suo punto più alto al problema
della sanità. Incoraggio i cattolici del Ciad affinché portino il loro
contributo per ricercare delle soluzioni a questi problemi, sapendo
quanto ciò sia difficile per Paesi come il vostro in cui il personale
medico deve prodigarsi con generosità.
Il valore unico di ogni persona umana
Uomini e donne di N'Djaména, uomini e donne del Ciad, se vi ho
parlato così del progresso, è perché ogni uomo, ogni donna è una
creatura di Dio e possiede un valore unico. Un popolo religioso come il
vostro è in grado di comprendere che mi riferisco qui al valore unico
di ogni persona umana: essa riceve da Dio la vita, la sapienza e
l'amore. Abbiamo bisogno di rammentare la grande dignità dell'essere
umano, perché la bellezza dei doni di Dio in lui può oscurarsi, sia per
la mancanza di chi dovrebbe farla risplendere, sia per la cecità di chi
dovrebbe riconoscerla. (…)
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DISCORSO - CERIMONIA DI CONGEDO DAL CONTINENTE
N'djamena (Ciad), 1 Febbraio 1990
(…) Sono stato lieto di celebrare l'Eucaristia in terra ciadiana per
presentare a Dio l'omaggio di adorazione del grande popolo del Ciad e
domandare al «Principe della Pace» di diffondere, dopo gli anni delle
prove, i suoi benefici di prosperità fisica e spirituale su tutti, in
particolare su coloro che ancora soffrono.
Sono stato parimenti felice di ritrovarmi in mezzo ai miei fratelli e
sorelle cristiani del Ciad per offrire con essi il loro Paese a Maria,
Madre di Gesù. Chiedo alla Vergine di accompagnare tutto il Popolo di
Dio e di assisterlo con tenerezza materna nel suo pellegrinaggio di
fede. Che essa possa guidare il suo cammino nella fedeltà al Cristo,
che è «la Via, la Verità e la Vita» (Gv 14,6)! Prima di partire per
Roma, desidero dirvi quanto i legami di carità che ci uniscono siano
reali. (…)
Cari figli e figlie della Chiesa cattolica, andate avanti! Siate forti!
Testimoniate la Buona Novella di Nostro Signore Gesù Cristo e
perseguite, con rispetto ed amicizia, il dialogo e la collaborazione con
tutti!
Al popolo del Ciad, che mi ha riservato un'accoglienza così calorosa,
vorrei ripetere: grazie, ed abbiate fiducia nell'avvenire! I segni di
rinnovamento sono visibili nel Paese e la vostra nazione è in possesso
degli strumenti per andare avanti grazie al vostro dinamismo e alla
vostra energia morale. Mantenete l'unità e rafforzate la pace!
Continuate ad intrattenere buoni rapporti con i Fratelli e le Sorelle di
fede diversa: questi legami di amicizia garantiscono il rispetto della
dignità di ciascuno e mettono il vostro Paese al riparo da dolorose
fratture interne. (…)
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