Con lo stupore di un bambino

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Con lo stupore di un bambino
Con lo stupore di un bambino
di Maria Teresa Marra Abignente
Dov’è quell’ingenua freschezza che ha alimentato i primi passi della nostra vita? Dove quella capacità
inesauribile di meravigliarsi? Un bambino ha vissuto e vive dentro di noi. Ma come riscoprirlo?
“Quando ero piccolo mi innamoravo di tutto…” questo verso, di una canzone di Fabrizio De Andrè, ha
sempre avuto lo straordinario potere di riportarmi alla mia infanzia, quando le cose che guardavo o
riuscivo ad afferrare mi sembravano davvero tutte grandiose e nuove e me ne innamoravo.
Poteva
trattarsi di oggetti preziosi, come un gioiello o una perla, ma anche piccoli e semplici, come un sassolino
o un pezzetto di stoffa: nessuna cosa era più importante di un’altra. Tutto a quel tempo aveva un suo
particolare fascino ed instancabilmente cercavo con lo sguardo o con le manine di capire il perché di
quell’ incanto. Ogni bambino ha occhi che guardano ciò che gli sta intorno come un mistero perché si
sente immerso in una realtà prodigiosa da scoprire, da toccare e dalla quale restare sbalordito.
Ci si
abitua troppo presto ai colori, alle forme, alle armonie che ci circondano, troppo presto perdiamo quella
freschezza dello sguardo che ci fa innamorare; come se davanti ai nostri occhi ci fossero strati di
polvere che rendono incolore e senza sussulti la vita. E ugualmente troppo presto ci abituiamo ai volti, ai
profumi, ai lampi di luce delle persone che amiamo: non ci meravigliano più, non ci fanno più trattenere il
respiro dalla gioia. Così tutto diventa grigio e appare noioso e banale, anche il nostro amore. Se
conservassimo invece lo stupore del bambino, se anche noi ci sentissimo circondati dal mistero forse
non ci sentiremmo così inconsistenti e vuoti e forse non avremmo neanche più la presunzione di
considerare l’amore come un fatto privato, come se ne fossimo noi i proprietari, gli unici depositari o i
solitari costruttori…
Proviamo invece, anche solo per un momento, ad immaginare che non è da noi che
nasce l’amore, proviamo a sognare di essere immersi in un bagno d’amore e che noi non dobbiamo far
altro che lasciar scorrere quest’amore, profumarcene la pelle, inondarcene gli occhi. Supponiamo per un
istante, solo per un istante, che non tocchi a noi la fatica di amare, ma che semplicemente e
spontaneamente quest’amore che ci ha riempito straripi da noi, come l’albero, pieno della nuova vita,
trabocca di fiori in primavera. Immaginiamo di essere solo veicoli di quest’amore, passaggi, letti di
fiume. E se così fosse davvero non ci sarebbe più bisogno di sforzarci per imparare l’amore e non
avremmo più tanta paura di sbagliarlo, di non capirlo, di non esserne capaci, poiché dovremmo solo
lasciarlo scivolare dai nostri sguardi e dalle nostre mani, come si lascia andare il ruscello fra le pietre
ed i tronchi o come si lascia correre un bambino. Senza trattenerlo e senza frapporgli ostacoli.
E
ancora per un momento, per un altro breve momento, tentiamo di sentire quanto, da questo stesso
amore, è penetrata ogni cosa: ogni foglia di albero, ogni respiro di animale, la più piccola particella di
terra così come la più azzurra molecola di cielo. Perché la vita, tutta la vita, nasce dall’amore che ci
illumina come il sole, dà fiato alla nostra aria, bagna la nostra terra.
Come non diventare noi stessi
amore quando quest’amore ci sussurra all’orecchio tutto ciò che abbiamo dimenticato, quando
finalmente capiamo che gioca con l’intera creazione, che soffia libero e fresco sui nostri passi se solo ci
lasciamo condurre?
Ecco, solo così possiamo tornare innamorati come la prima volta: la prima volta che
abbiamo visto il mare, la prima volta che abbiamo scoperto un fiore, la prima volta che tremanti
abbiamo dato o ricevuto un bacio o guardato un tramonto. E forse, più che innamorati, direi “amanti”
perché l’amore vive di tutte le eternità, non solo di un tempo fugace. Solo così, con uno stupore tutto
tremante, con la delicatezza del bambino che guarda e tocca la vita senza imprigionarla, con il suo
sguardo pulito ed emozionato davanti ad una realtà che intuisce essere tutta un dono, saremo
meravigliosamente preparati al paradiso.