La ricerca di Dio
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La ricerca di Dio
PAROLE DA VIVERE ricerca LaLa ricerca di Dio di Dio Ti capita mai di pensare a Dio? Se sì, in quali circostanze? Che cosa spinge gli uomini verso l’assoluto, il totalmente altro rispetto alla loro esperienza? “ Loderanno il Signore coloro che lo cercano”. Cercandolo, infatti, lo troveranno e, trovatolo, lo loderanno. Sant’Agostino, Confessioni, I,1 L ’uomo da sempre si confronta con l’esistenza di Dio. Infatti come afferma Plutarco, storico greco del I e II sec. d.C., «voi potete trovare una città senza mura, senza leggi, senza scuole, senza uso di monete. Ma nessuno ha mai visto un popolo senza Dio, senza templi e senza riti religiosi». Che cosa, allora, spinge gli uomini verso l’assoluto, il totalmente altro da quella che è la loro esperienza? Perché non si accontentano di guardare in basso, di preoccuparsi solamente delle cose della terra? Proviamo a percorrere due possibili strade: la prima possiamo chiamarla “la ricerca del senso”, la seconda “lo stupore e la meraviglia”. La ricerca del senso renza, la morte, il male? Ha senso sperare nel futuro? C’è una vita dopo la morte? Queste domande spingono l’uomo fuori di lui, lo aprono a una ricerca incessante che ha portato molti a pensare e postulare come ragionevole l’esistenza di una misteriosa presenza da cui tutto dipende, una sfera del divino che, oltre la realtà sensibile soggetta alla caducità e alla morte, dia una risposta all’umano bisogno di significato e di fondamento. Le esperienze limite Il filosofo e psichiatra tedesco Karl Jaspers (18831969) afferma che ci sono delle esperienze, che chiama «situazioni-limite» (come ad es. la morte, il dolore, la lotta, il senso di colpa) nelle quali le domande si fanno pressanti perché l'esserci (l’essere in una situazione determinata) nel suo “naufragio” (non può sfuggire alla situazione stessa) sperimenta il proprio limite e al contempo manifesta l'esigenza di volerlo superare per essere in pienezza, nella forma della totalità. Il limite svolge, quindi, la funzione di essere un rinvio alla trascendenza, cioè a un oltre che possa rivelarsi come compimento del mio essere. «Limite – afferma Jaspers – significa che c’è qualcos’altro che però sfugge alla coscienza del nostro esserci». Le domande Le aspirazioni Ci sono alcune domande di fronte alle quali l’uomo sente che da solo non riesce a trovare una risposta. Domande che sono state chiamate “di senso”, in cui l’uomo cioè cerca il senso della sua vita: da dove vengo? Qual è l’origine prima della vita e del mondo? Chi sono? Che cosa mi può rendere felice? Dove vado? Perché la soffe- Il filosofo della religione Bernhard Welte (1906-1983) sostiene che il fatto di esistere ha per noi significato e interesse. Infatti desideriamo un futuro, aspiriamo alla felicità, all’amore, alla giustizia, alla bontà nel loro grado più elevato e definitivo, speriamo e non ci accontentiamo delle singole imprese. Ma tutto ciò esige una decisione sulla 50 “Voi potete trovare una città senza mura, senza leggi, senza scuole, senza uso di monete. Ma nessuno ha mai visto un popolo senza Dio, senza templi e senza riti religiosi” renza delle cose? Chi ha voluto questione del “nulla”: l'esistenza la vita e creato la bellezza e l’are le nostre aspirazioni hanno senmonia del cosmo? Per il filosofo so, interesse, futuro, solo se troe teologo tedesco Friedrich D. E. veranno alla fine un esaudimen(Plutarco di Cheronea, I e II sec. d.C.) Schleiermacher (1768-1834) lo to, un compimento, e quindi se il stupore e la meraviglia sono “nulla” da cui proveniamo e a sentimenti caratteristici dell’esperienza religiosa, in cui andiamo non è puro niente, ma il velamento di una quanto portano l’uomo ad andare oltre se stesso e la realMisteriosa Potenza la quale custodisce il senso delle cose. tà e a intuire la possibile esistenza di un'altra realtà infinita da cui tutto riceve significato. Lo stupore e la meraviglia sono da lui compresi e definiti come il «sentimento dell’infinito presente nel finito». L’uomo scopre che non Di fronte alla bellezza della vita e della natura rimaè lui a darsi e a dare la vita, ma che la vita lo precede e tutniamo stupiti e meravigliati, come una gioia forte ci afto ciò lo riempie di ammirazione; coglie se stesso come ferra il cuore quando qualcuno ci offre un dono inaspetparte (finito) nei confronti di un tutto più grande e maetato. È come se la vita e l’universo parlassero di una realstoso (infinito). Ma come può l’uomo, realtà finita, cotà più grande di quella che si vede e si può toccare, come gliere l’esistenza di una realtà infinita e stupirsi di quese fossero il segno di una presenza che, dietro alle cose, si sto, se in lui già non fosse presente un barlume dell’infidona ed esercita attrazione. Una vita che nasce, il sorriso nito stesso? Anche la poesia L’infinito di Giacomo Leodegli amici, un fiore che sboccia, un nuovo giorno illumipardi (1798-1837) può essere letta come espressione nato dal sole, il bacio di due innamorati o lo spettacolo d’una simile esperienza. L’uomo, «sedendo e mirando», della natura non ci lasciano indifferenti, ci rimandano ad si sente piccolo di fronte all’immensità dell’universo e al altro, oltre a quello che immediatamente ci appare. Quemistero della vita. Coglie se stesso come parte del Tutto, sta esperienza di stupore e meraviglia fa sì che l’uomo si come espressione finita di una realtà infinita. domandi: perché c’è qualcosa piuttosto che il nulla? Che cos’è che mi attrae e mi spinge oltre me stesso e l’appaMICHELE CONTADINI Lo stupore e la meraviglia Dire & Fare inTERazioni L’INFINITO S empre caro mi fu quest'ermo colle, e questa siepe, che da tanta parte de l'ultimo orizzonte il guardo esclude. ma sedendo e mirando, interminato spazio di là da quella, e sovrumani silenzi, e profondissima quiete io nel pensier mi fingo, ove per poco il cor non si spaura. E come il vento odo stormir tra queste piante, io quello infinito silenzio a questa voce vo comparando: e mi sovvien l'eterno, e le morte stagioni, e la presente e viva, e 'l suon di lei. Così tra questa infinità s'annega il pensier mio: e 'l naufragar m'è dolce in questo mare. Giacomo Leopardi (1798-1837) Quali somiglianze e differenze è possibile rilevare tra la poesia di Leopardi e la riflessione di Riccardo Pampuri? Provate a interpretare i seguenti schemi: In questi bei giorni sereni in cui tutta la natura sembra si risvegli a nuova vita sotto il soffio della primavera, come più vivamente dovremmo sentire la infinita bontà del nostro Padre Celeste che tante cose belle e buone e perennemente crea per noi. Quando un giovane, lieto nella coscienza del dovere compiuto, con la preghiera, col lavoro, nella purezza dell’anima e del corpo conservata anche con una lotta continua, passa delle ore di onesto sollievo tra campi ridenti di verde e di fiori, ovvero alza lo sguardo, nelle ultime ore della sera, alla immensità della volta celeste tempestata di miriadi di stelle silenziose e lucenti nella loro or placida ed or tremula luce, non può far a meno di sentirsi infiammato di un più vivo sentimento di riconoscenza e d’amore verso il suo Creatore e, in un momento di religioso raccoglimento, sentire più chiara la voce di Lui parlare al suo cuore, incoraggiarlo sempre più al bene ed alla santità... Riccardo Pampuri (1897-1930) Religiosità Religione Infinito - Mistero (tutto) Padre celeste - Creatore (traccia) (stupore) (rivelazione) (fede) finito (parte) creato - creatura INSEGNARE RELIGIONE • Marzo-Aprile 2011 51