LA COLLEZIONE BERTONE È NOSTRA!

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LA COLLEZIONE BERTONE È NOSTRA!
SPECIALE
LA COLLEZIONE BERTONE È NOSTRA!
L’ASI si è aggiudicato i 79 pezzi della storia del celebre carrozziere torinese
Tutti i retroscena dell’operazione che apre
nuove prospettive alla Federazione di Club
C
ome avevamo anticipato con uno “strillo” nel numero scorso, l’ASI si è aggiudicato, per 3,44 milioni di euro la storica
collezione della Carrozzeria Bertone. Un patrimonio
composto da 79 pezzi - tra veicoli, telai e modelli
- del museo Bertone, comprendente mezzi di grande importanza come le Lamborghini Miura, Espada e Countach, una Lancia Stratos stradale, una Alfa
Romeo Giulia SS, una Giulia Sprint, una Montreal e numerosi prototipi disegnati da Nuccio Bertone
e dai suoi collaboratori. La vendita di questa raccolta, che è stata dichiarata
d’interesse culturale dal Ministro dei beni e delle
attività culturali del turismo, pone fine alla vicenda
giudiziaria iniziata nel 2007, con la procedura di fallimento per la storica carrozzeria sullo sfondo delle
liti nella famiglia Bertone, fra la vedova Lilli e le
figlie Barbara e Marie Jeanne.
Un vincolo del Ministero dei beni e delle attività
culturali e del turismo imponeva che l’intera collezione fosse venduta all’asta telematica nella sua
totalità. Inoltre l’Asi, non potrà disperderla rivendendo i pezzi singolarmente, e non potrà mai trasferirla all’estero, grazie a un intervento del presidente
dell’ASI che risale a circa 4 anni fa: “Sapendo che era
in corso la vendita di alcuni veicolo prestigiosi della
collezione - spiega Roberto Loi - avevo richiesto un intervento dell’Associazione per avviare un procedimento che avesse come obiettivo quello di porre il vincolo
della sovrintendenza su questi beni ritenuti culturali,
al fine di impedirne il trasferimento all’estero e la vendita di singole vetture”.
Il ricorso era stato accettato e oggi possiamo tenere in Italia un patrimonio nazionale e culturale di
questo spessore.
“Riteniamo che, in ottemperanza ai fini statutari - continua Loi - ASI debba svolgere preminentemente l’attività di conservazione del patrimonio storico nazionale.
Una collezione come quella di Bertone rientra certamente nel patrimonio storico, e avendone la possibilità
economica, ASI ha ritenuto giusto e doveroso partecipare all’asta. È certamente un’operazione che nessun
altra associazione avrebbe potuto portare a termine.
Un risultato possibile poiché in passato ASI ha voluto e saputo accantonare gli avanzi di gestione, che oggi sono serviti per acquistare la collezione e che in futuro
consentiranno nuove operazioni che vadano a sostituire le mancate entrate dovute alla Legge di Stabilità. Adesso porteremo avanti un programma che definiremo nelle
prossime riunioni consiliari che permetterà agli associati, agli appassionati ed ai semplici curiosi di ammirare le 79 vetture della Collezione Bertone”.
CRONACA DI UN’AGGIUDICAZIONE
La convocazione di un Consiglio federale straordinario in data giovedì 24 settembre, ha dato il via a un’operazione che era nell’aria da diverso tempo ma
che nessuno, anche per scaramanzia, aveva voluto rivelare e divulgare. La decisione del Consiglio è stata quella di presentare offerte fino a una certa cifra
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per tentare di aggiudicarsi il lotto di vetture di
gran significato tecnico e storico-culturale. Una
decisione maturata in fretta e ricca di speranze
a apprensione.
Essendo un’asta telematica il tutto si può giocare
nelle sue ultime fasi e, in effetti, le offerte vere e
più “corpose” si sono avute nel giorno di scadenza, lunedì 28 settembre. Una task-force ristretta,
capitanata dallo stesso presidente Loi, ha seguito
passo per passo i 40 rilanci, con gli occhi puntati sul monitor del computer della Presidenza.
Un’ultima offerta, fatta dall’ASI, è stata definitiva
e ha consentito l’aggiudicazione dell’intero lotto al 61% in più rispetto alla base d’asta, che era
di 1.587.200 euro più Iva e oneri. In totale l’ASI
esborsa 3.440.000 euro.
Terminata l’asta e avuta la conferma dell’aggiudicazione, è iniziato un fitto tam tam telefonico per
diffondere la notizia.
L’INIZIO DI UNA NUOVA EPOCA DELL’ASI
Con l’acquisizione della Collezione della Carrozzeria Bertone si è di fatto aperta una nuova era
per l’Automotoclub Storico Italiano, alla vigilia
del compimento dei suoi primi 50 anni. Ciò che
è avvenuto lunedì 28 settembre ha cambiato il
modo di vedere e di pensare dell’intera Federazione di Club, a cominciare dal Consiglio federale che, prendendo la decisione di partecipare
all’asta , ha sancito l’inizio di una nuova importante stagione.
Nuove prospettive si intravvedono ora per un ulteriore sviluppo che va nella direzione della salvaguardia della cultura del motorismo. Il ruolo
di paladini dello storico” viene ribadito grazie a
questa iniziativa, che comporta comunque altre
importanti novità, prima fra tutte la scelta di una
sede che possa ospitare in modo degno non solo
questa collezione, ma tutti gli altri pezzi che già
sono confluiti attraverso le donazioni dei Soci, e
altri che incrementeranno il patrimonio culturale fruibile da tutti gli appassionati.
Si sta quindi delineando un grande progetto che
prevede un impegno a 360 gradi, con nuove iniziative, come il ritorno della scuola di restauro,
con le dovute migliorie e probabili collaborazioni con le Case automobilistiche.
Questo patrimonio rappresenta in ogni caso una
risorsa per tutti i Club e per l’ASI stesso, che dimostra come la Federazione di Club abbia saputo
reagire a un momento di difficoltà creato delle
incertezze della Legge di Stabilità 2015, che ha
comunque ridotto in parte le entrate economiche.
A tal proposito il Consiglio si sta prodigando per
redigere e mettere a punto un programma di
spesa che preveda risparmi in alcuni settori. Alcuni tagli sono già stati fatti, riducendo il numero delle Commissioni da 13 a 10. Un primo passo
verso una “riforma” che porterà in un futuro molto prossimo maggiore efficienza e incisività.
r.v.
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ᅇisita alla Collezione
della Carrozzeria ᄄertone
La Manovella ha avuto l’opportunità di vistare il museo di Caprie
dove sono custodite le vetture del celebre stilista
G
razie alla disponibilità del Tribunale di Milano e del curatore fallimentare, La Manovella ha avuto
l’occasione di vedere i 79 pezzi che compongono la collezione della Carrozzeria Bertone.
La sede è quella di Caprie, in Val Susa, costruita negli anni ’80 per ospitare il Centro Stile.
Un moderno e funzionale stabilimento, all’interno del quale è ospitato il museo.
Varcato il cancello, la prima impressione è
che la fabbrica sia ancora in funzione. È vero
che i parcheggi sono deserti, ma il parco è
curato, con il prato rasato di fresco. L’altra
grande sorpresa è la pulizia. Il tempo sembra
essersi fermato, varcando la soglia che conduce alle sale del museo, ma non c’è traccia
Alfa Romeo Giulia Sprint (1963):
forse la vettura più celebre
di polvere, i vetri sono puliti, così come le
carrozzata da Bertone
automobili, spolverate periodicamente con
è l’Alfa Romeo Giulia Sprint
(stessa carrozzeria della Giulietta
grande cura dal custode, che ci conduce nelSprint), la versione coupé della
la visita.
mitica Giulietta (che adottò il nome
Giulia nel 1963, in concomitanza
Le prime auto esposte sono quelle di grancon l’uscita della nuova media
de produzione: la Giulia Sprint GT (la vettura
Alfa). Grazie alla sua linea
compatta, pulita ed elegante,
che ha fatto la fortuna di Bertone che ne ha
diventerà una delle best sellers
degli anni ‘50 e ‘60, sognata dai
intrapreso la produzione in serie) e la sinuogiovani e posseduta dai rampanti
sa Giulia SS. Poi la Lamborghini Miura, la
protagonisti del boom economico.
Countach, la Lancia Stratos e un prototipo di
berlina Jaguar, la B99 GT. È subito un bel colpo d’occhio, prima di scendere la scalinata e ammirare una serie incredibile di prototipi, la maggior parte dei quali
dotati di meccanica e interessanti per le soluzioni d’avanguardia che proponevano. Un’esposizione davvero varia, nella quale vetture incredibili si mischiano con
altre che sono state prodotte in serie. Il custode ci conduce poi in altri due magazzini, dove sono sistemati i prototipi meno famosi e le auto di serie appartenute a Nuccio Bertone. Nelle prossime pagine vi proponiamo il reportage completo di tutte le auto che fanno parte del lotto, modello per modello (appaiono
nell’ordine stabilito dal Tribunale di Milano).
Alfa Romeo Giulia SS (1963):
modello rinnovato, rispetto
la Giulietta SS, con motore di 1,6 litri
della Giulia. Era la versione
più spinta della gamma, del tutto
votata al maggior coefficiente
di penetrazione (la Giulietta SS
con il 1.3 fu la prima Alfa Romeo
a infrangere i 200 km/h). Sinuosa,
fluente, decisamente attraente la
linea che mantiene e rielabora gli
stilemi tradizionali Alfa Romeo.
Alfa Romeo 2600 Sprint (1964):
per realizzare la più potente
Granturismo degli anni ‘60,
Alfa Romeo si rivolge a Bertone:
la 2600 infatti ha una linea
che si inserisce nella tradizione
del Biscione ma con soluzioni inedite
e una personalità molto forte.
Il modello prende chiaramente le
mosse dalla 2000 Sprint, sempre
realizzato da Bertone ma arricchita
della vistosa presa d’aria sul cofano.
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Lamborghini Miura S (1967): È stata definita una delle auto più belle di sempre.
E in effetti la linea che Marcello Gandini per Bertone fu in grado di vestire addosso alla meccanica
della Miura, la nuova Lamborghini col rivoluzionario motore 12 cilindri trasversale,
è un capolavoro senza tempo. Pulita, sinuosa, senza orpelli, vistosa e morbida, la Miura,
quando venne presentata al Salone di Ginevra del 1966, fece di colpo invecchiare tutte le sportive
presenti sul mercato. Ma la rivoluzione stava anche sotto la carrozzeria, con il telaio
a piattaforma di lamiera scatolata e il peso poco sopra la tonnellata.
Scioccanti, quasi provocatorie poi certe “chicche” stilistiche come il lunotto a tendina,
i due proiettori anteriori con le due grigliette di contorno e i cofani apribili integralmente.
La Miura fu la vettura che contribuì a proiettare il produttore emiliano nell’Olimpo delle supercar:
la Bertone realizzò 850 scocche complete in cinque anni.
Alfa Romeo Montreal (1972): nel 1970, per definire la linea della nuova 8 cilindri stradale, Alfa Romeo
si rivolge a Bertone. Nascera la Montreal, vettura fortemente diversa dalle altre Alfa e anche dalla 33
da cui deriva (motore compreso, V8 di 2,6 litri da 200 CV). Bertone tuttavia non potette esprimere tutta
l’eleganza che avrebbe voluto vista la meccanica istallata su ciclistica Giulia GT ma il risultato
fu comunque espressione di un estro e di un’abilità tipici dell’atelier.
Fiat 850 Spider (1968): quando la Fiat decise di produrre una due posti secchi scoperta sulla base
della sua compatta 850, decise di rivolgersi a Bertone che ne desse un disegno nuovo e moderno.
Nacque così la Sport Spider, completamente diversa dalle sorelle con lo stesso motore: la linea sembrò
subito quella di un piccolo motoscafo, filante e compatta con l’abitacolo rifinito come quello di una GT.
I proiettori anteriori carenati, si ispiravano invece alla dream car Testudo del 1963.
Bertone Runabout (1969): nel 1969 Bertone scelse la briosa meccanica dell’Autobianchi A112 per presentare
una stravagante barchetta a cuneo, una delle prime con questa linea, dove spiccano i proiettori all’altezza
dei montanti e i due gusci da cui è composta. La soluzione di rovesciare la meccanica di una “tutto avanti”
come la A112, servì come banco di prova per la X 1/9.
Fiat Dino Coupé (1970): Una delle più belle automobili realizzate da Fiat, ha linea firmata Bertone.
Stiamo parlando della Dino Coupé, con motore 6 cilindri a V progettato con Ferrari
(prima di 2 litri poi di 2,4). La Granturismo che riportava la Fiat nel settore delle sportive di classe,
presentava linea fastback, bassa, slanciata e lineare, rispetto alla sorella Spider disegnata
da Pinifarina più muscolosa e vistosa. La Dino Coupé ammiccava anche alle sportive americane
di quel periodo mettendo “in piazza” un’eleganza difficilmente raggiunta da Fiat.
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Lamborghini Espada (1970): per la sua GT a 4 posti Hatchback, Lamborghini non potette
che rivolgersi a Bertone che realizzò la linea della Espada 400 GT, presentata al Salone di Ginevra
del 1968. Il disegno si dimostrò subito molto sportivo: bassa, larga, filante e persino elegante
in alcuni tratti, come il finestrino posteriore curvato verso il tetto dritto. Notevolissimo lo spazio
per i 4 occupanti spinti da un poderoso V12 di 4 litri per 325 CV.
Chrysler France Shake (1970): un vero e proprio dune-buggye firmato Bertone, si vide nel 1970
con la Shake, derivata non dal solito VW Maggiolino ma dalla Simca 1200 S.
Dotato di grandi ruote con pneumatici specifici, presentava una bella linea sfuggente che lasciava
in parte scoperta meccanica e telaio a struttura in tubi di acciaio, così come il roll-bar.
Citroën Camargue (1972):
Bertone realizzò numerosi prototipi
su basi Citroën.
Uno di questi fu la Camargue
su base della berlina da 1 litro GS:
una elegante hatchback 2+2 con
lunotto degradante arricchito
dalle due lunette di vetro separati
dall’imponente roll-bar.
L’anteriore era invece impreziosito
dal parabrezza curvo,
tipico dei suoi modelli in quegli anni.
Fiat X 1/9 (1977): (sotto) uno dei modelli che
più hanno resa famosa la matita di Bertone,
è sicuramente la Fiat X 1/9, modello interamente progettato e costruito presso la
Carrozzeria di Grugliasco. La vettura, che si
presentava come una piccola sportiva a due
posti secchi e tettuccio asportabile “Targa”,
per Nuccio fu “la piccola Miura”: presentava
infatti il motore della Fiat 128 Sport (1290
cm³ e 75 CV) posto però posteriormente
centrale trasversale (insieme alla trazione
posteriore), come la bellissima Lamborghini.
Il progetto non fu subito ben visto da Fiat
che fu convinta solo di fronte a una scocca
rigida (grazie al bel montante, il suo punto
caratterizzante) e leggera da vera sportivetta. L’auto risultò equilibrata, piacevole e
aggressiva con quella linea a cuneo teso e il
baricentro basso. Nel 1979 la Bertone arrivò
a produrre 110 X 1/9 al giorno.
NSU Trapèze (1973): la NSU Ro80 con motore rotativo fu una delle più rivoluzionarie vetture del
secolo scorso. Bertone intuì presto questo e, per il Salone di Parigi del 1973 presentò una bellissima
sportiva sulla sua base, il prototipo Trapèze. Il motore era “incuneato” a centro macchina, fra i due
sedili posteriori, sfruttando la forma triangolare del propulsore. L’auto risultò con un profilo basso e
sfuggente, un parabrezza fortemente curvo e panoramico, una coda raccolta e tagliata di netto.
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Lancia Stratos HF (1975): nel 1971 la Lancia presentò la Stratos nel modello definitivo.
Anch’essa realizzata da Bertone, in realtà era notevolmente diversa dal prototipo
dell’anno prima e volta alla produzione in piccola serie per l’omologazione nei rally.
Il motore era un Dino a 6 cilindri di 2,4 litri e 192 CV montato posteriormente
trasversale. La linea fortemente a cuneo era caratterizzata da alcune soluzioni
stilistiche in pratica mai viste in produzione come il parabrezza fortemente incurvato
a inglobare i cristalli laterali e numerosi elementi degli interni.
Bertone produsse, secondo le stime, 495 scocche della Stratos che, dal 1973,
fu protagonista di una straordinaria serie di successi sportivi e divenne in fretta
una delle stradali più sognate ed ambite.
Ferrari Rainbow (1976): dopo il modello di serie 308 GT4 già realizzata da Nuccio, una delle prime Ferrari
non disegnate da Pininfarina, Bertone si lancia in un esercizio di stile sullo stesso telaio.
Il risultato è l’avveniristica Rainbow, una “targa” che fa scivolare il tetto dietro gli schienali dei sedili.
La linea è compatta e filante, molto segmentata, a tratti volutamente disarmonica:
un vero e proprio taglio netto con le linee del passato.
Jaguar Ascot Coupé (1977): per riprendere i concetti rivoluzionari della Ferrari Rainbow,
al Salone di Ginevra del 1977 Bertone presentò la Jaguar Ascot, su meccanica XJ-S. Per
conseguire la linea a cuneo, Bertone abbassò otticamente il cofano anteriore a sbalzo
sull’avantreno. Questa risultò affilata e sfuggente.
Volvo Tundra (1979): oltre alla collaborazione per veicoli di serie, quella con Volvo portò
anche alla definizione, nel 1979, del prototipo Tundra, sviluppata sulla meccanica della
343 (motore di 1397 cm³ per 70 CV). La vettura è un coupé compatto basso e largo con
linee tagliate di netto molto moderne tanto che, diverse “trovate” stilistiche, verranno
poi riprese da modelli successivi di Bertone, non solo Volvo (è fortissima la somiglianza con la Citroën BX). Belli i cristalli al vivo.
Bertone Alfa Romeo Delfino
(1983): sulla meccanica
della sfortunata ammiraglia
Alfa 6, Bertone realizzò una
coupé spigolosa e dalle linee
nette chiamata Delfino,
bassa e penetrante.
Interessante il rapporto
cristalli carrozzeria
che alleggeriva la linea
della berlina.
Ferrari Dino 308 GT4 (1973): per presentare la sostituta della Dino
degli anni ‘60, Ferrari si rivolse a Bertone per definire la linea della
nuova 308. Questo, sfruttando l’esperienza maturata sulle vetture
a motore posteriore trasversale soprattutto Lamborghini, realizzò
una vettura moderna, elegante e compatta che non rinunciava a
un abitacolo luminoso e completamente differente dalle vetture
del Cavallino viste fino a quel momento. Bertone allestì il prototipo
che venne poi realizzato alla Carrozzeria Scaglietti di Modena.
Montava un V8 a 4 alberi a camme di 3 litri da 255 CV.
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Chevrolet Ramarro (1984): uno dei grandi obiettivi di Nuccio fu di carrozzare
un telaio Chevrolet Corvette con alcuni criteri ritenuti rivoluzionari.
Ci riuscì nel 1984 con la Ramarro, una vettura sperimentale dove il motore
veniva “sezionato” spostando radiatore e condizionatore al posteriore.
Questo permise agli stilisti maggiore flessibilità nel realizzare
un design modernissimo tipicamente Bertone:
la linea è un grande cuneo che influenza l’intero design.
Citroën Zabrus (1986): sulla base della BX a trazione integrale, Bertone realizzò una moderna 2 volumi di linea
sfuggente e affilata a cui fa da contraltare un posteriore avvolgente. Dalla vettura furono poi presi numerosi stilemi
apparsi sulla successiva ZX mentre rimasero esercizio di stile le grandi porte apribili verso l’alto.
Lamborghini Genesis (1988): per l’ultima dream car su base Lamborghini, Bertone scelse di estremizzare il concetto
di station wagon di lusso presentando la Genesis, in pratica una casa viaggiante equipaggiata da un V12 da 455 CV
posteriore. Meraviglia destarono le porte anteriori incernierate al centro del tetto, le due posteriori apribili scorrevoli
e gli interni modulabili. La vettura poi, pur essendo di aspetto imponente e massiccio, vantava un Cx invidiabile.
Lamborghini Countach (1987): Se la Miura è stata il successo che è stato,
è anche un po’ merito di Bertone. È naturale quindi che la linea della sua
sostituta, sarà di nuovo affidata al carrozziere torinese e ai suoi collaboratori,
primo fra tutti Marcello Gandini. La nuova vettura, seguendo il repentino
passaggio dalle linee morbide ai “cunei” a spigoli vivi con forme secche
e geometriche, secondo le direttive di Nuccio doveva entrare in produzione
con una linea molto fedele a quella del prototipo, valorizzando la meccanica
estrema (intanto caratterizzata dal motore V12 longitudinale e dal cambio
rovesciato a centro macchina progettato dall’ingegner Stanzani) e la ricerca
aerodinamica prima di tutto. Nel 1971 ne scaturì una vettura che a tutti sembrò
arrivare dal futuro, tanto da far esclamare, in piemontese “Countach!”
ossia “meraviglia e stupore”, nome poi scelto da Lamborghini. Ad effetto
le porte apribili verso l’alto gia viste sull’Alfa Carabo. L’auto rimase in vendita
per 20 anni, fino al 1990, l’esemplare della collezione è del 1987.
Chevrolet Nivola (1990): dopo la Ramarro, il concetto
di parabrezza curvo e panoramico trovò massima espressione
in un altro prototipo su base Corvette, la Nivola, dream car
dal baricentro bassissimo e importante impronta a terra.
La vista più elegante della Nivola è invece quella dall’alto,
coni fari posteriori che cercano una simmetria col gruppo
finestrini-parabrezza, chiuso da un tettuccio rigido asportabile.
Ricercato e raccordato il frontale.
Bertone Freeclimber (1990): grazie alla Joint
Venture con Daihatsu, Bertone potette cimentarsi
nel mondo del 4x4 con la Freeclimber, fuoristrada
compatto apparso nel 1990 che, nella linea,
riprendeva ammodernandola quella della
Daihatsu Rocky. La vettura, equipaggiata con
un 6 cilindri a gasolio BMW di 2765 cm³
da 91 CV, rispetto alla Rocky presentava hard top
di maggiori dimensioni, livrea bicolore,
mascherina con 4 proiettori tondi al frontale.
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Bertone Blitz (1992): prendendo spunto dalla filosofia della Rush, Bertone presenta un prototipo sportivo (aperto a 2 posti
secchi) a propulsione elettrica, la Blitz. Linee tese e porte scorrevoli. I motori sono due con trasmissione a catena. Per ridurre
il peso il telaio era in tubi di acciaio e la carrozzeria in materiale composito. Tecnologici e d’effetto gli interni e gli pneumatici
Goodyear che riproducono sul battistrada un circuito stampato.
Volvo 780 Coupé (1985): fra le partnership più nutrite fra Bertone
e una casa produttrice, ci fu quella con Volvo per realizzare la 780
Coupé, una vettura Granturismo di ampie dimensioni e lusso
discreto, tipico delle vetture scandinave. Nel design della vettura,
si possono così riconoscere stilemi tipici della casa e l’armonia
del disegno di Bertone. La 780 fu proposta con motori V6
a benzina (2849 cm³) e 6 in linea diesel (2383 cm³).
In collezione se ne conservano due esemplari.
Bertone Porsche Karisma (1994): esprimendo la volontà di realizzare un prototipo
a forte caratterizzazione stilistica su meccanica prestigiosa, Nuccio presentò
al Salone di Ginevra del 1994 la Karisma, su base Porsche 911 della quale si allungò
il passo. Il concetto era quello del minimo ingombro meccanico posteriore
per lasciar spazio a un abitacolo luminoso, lussuoso e confortevole, concetti già visti
sulla Marzal del 1967. Scenografiche le portiere ad ala di gabbiano.
Freeclimber 2 (1992):
il modello Freeclimber 2, basato sul Daihatsu Feroza
con cerchi dedicati e passaruota maggiorati.
Bertone Z.E.R.(Zero Emission Record - 1994):
al Salone di Torino del 1994, Bertone espose
in esemplare unico la modernissima Z.E.R.:
mossa da un propulsore elettrico, presentava
una linea affilata totalmente carenata e con un vistoso alettone,
era destinata a stabilire alcuni record FIA 2. Il primo fu stabilito
sulla pista di Nardò nel 1994 percorrendo in un’ora 199,882 km.
Raggiunse poi i 303,977 km/h sul chilometro lanciato
e coprì 465 km alla media di 120 km/h con una carica.
Bertone Z.E.R. (1994):
altro esemplare del veicolo costruito successivamente.
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Lancia K Kayak (1995): basandosi sulla Lancia K,
Bertone volle rivistare il concetto del Granturismo all’italiana
presentando la Kayak: il cofano lungo e slanciato la coda raccolta
e morbida ma spiovente, l’abitacolo comodo per 4 persone
(con plancia simile a quella della berlina) con rivestimenti pregiati,
la inseriscono nei canoni tradizionali degli anni ‘50.
Dove la Kayak esprime tutta la sua eleganza è nel frontale,
dove appaiono rivisitati gli stilemi dello scudo Lancia e nel posteriore,
fortemente arrotondato e avviato verso le fiancate
con due grandi gruppi ottici avvolgenti. Sotto il cofano,
il 5 cilindri di 2446 cm³ da 175 CV della berlina
così come la trazione anteriore.
Opel Slalom (1996): sulla base della Opel Calibra, Bertone realizzò il prototipo Slalom, caratterizzato
dalla linea coupè/2 volumi molto sfuggente in coda. Il resto è ricco di spunti stilistici come il tetto
in cristallo curvato, la carenatura trasparente dei fari che si prolunga fino al parabrezza
come se tutte le superfici vetrare si debbano incontrare almeno in un punto.
BMW Pickster (1998): una carrozzeria bassa e larga non si addice a un pick-up, ecco perché l’esercizio
di stile su telaio e motore BMW (6 cilindri di 3152 cm³ per 320 CV) fu provocatorio:
frontale aggressivo (reso più accattivante dalla doppia colorazione), grandi ruote da 21”
e piano di carico piatto accerchiato da linee sinuose e dal vistoso alettone.
Alfa Romeo Bella (1999): nel 1999 il pianale dell’ammiraglia Alfa Romeo 166 (3 litri V6 220 CV),
servì a Bertone per l’elegante esercizio di stile Bella, una coupé dove il vistoso sbalzo anteriore
fa da contraltare a quello pressoché nullo del posteriore. Fiancate e finestratura riprendono
i concetti della Slalom mentre il muso è tormentato e reso affilato da tagli e scalfiture nette.
BMW C1 (1999): alla fine del secolo
Bertone si lancia in una nuova sfida,
quello di realizzare una due ruote
di serie. Riuscirà nel suo intento
grazie alla BMW che gli affiderà
la produzione del C1, primo scooter
al mondo con tettuccio. La struttura
è una space-frame in alluminio
ad alta tecnologia arricchita da un
roll-bar per il guidatore. I motori sono
monocilindrici da 125 cm³ e 176 cm³.
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Bertone Slim (2000):
immaginate di avere
una macchina tanto stretta
da infilarla in quel posto
dove una vettura normale
non ci sta. Ci ha pensato
anche Bertone che,
nel 2000, presenta la Slim,
un veicolo biposto che,
invece che frontale,
presenta i sedili “in tandem”,
come un piccolo velivolo,
aspetto alla quale la vettura
si ispira anche nel metodo
di accesso, con cupolini
scorrevoli. Slim inoltre,
è concepita per essere usata
dai 14 anni (con motore
da 5,4 CV). Il prototipo
è invece mosso da un
bicilindrico Lombardini
montato posteriormente
da mezzo litro e 20 CV. La
carrozzeria è in vetroresina.
Bertone Filo (2001): per introdurre la tecnologia drive by wire,
nuovo rapporto uomo-macchina realizzato in collaborazione con SKF (eliminata
la pedaliera), la Bertone presenta la Filo (con marchio Opel), una monovolume
compatta dalle linee nette e dal padiglione luminoso ed esteticamente piacevole,
che influirà i modelli futuri della Casa tedesca (Meriva).
Bertone Birusa (2003): l’ultima vettura
nominata con un detto piemontese, “birusa”
(che vuol dire “audace, ardimentosa”),
fu proposta nel 2003 per - probabilmente omaggiare la figura di Eva Marzone, nota negli
ambienti sportivi con il nomignolo di “Birusa”,
che fu una corridrice motociclistica torinese
degli anni trenta, mente nota in Piemonte.
Il telaio derivava dalla BMW Z8.
Saab 90 (2002): la prima applicazione pratica della tecnologia “drive by wire” troverà riscontro
nella Saab 90, destinata a festeggiare i 90 anni della fondazione di Bertone. Nata sul pianale della 95
(motore V6 di 3 litri da 200 CV), presenta un’architettura del tutto inedita che lascia sconcertati
ma contiene una miriade di messaggi stilistico-funzionali che si vedranno nelle automobile future:
i fari a lama di luce (oggi a LED) fiancata spoglia e compatta, lamine di metallo a impreziosire.
Alfa Romeo GT (2004): quando nei primi anni del 2000 il gruppo Fiat presentò l’Alfa Romeo 147,
in molti pensarono a una sua versione sportiva o comunque dalla linea coupé ispirata
a tante antenate illustri. Alla fine, Fiat scelse proprio la matita di Bertone per realizzare la GT,
la stessa che già ha realizzato la mitica Giulia GT di 40 anni prima. La linea è sportiva e attraente,
con la linea di cintura alta, la finestratura ridotta e il tettuccio spiovente.
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Cadillac Villa (2005): Bertone torna in America per realizzare un prototipo sulla base della berlina di lusso
Aston Martin Rapide Jet 2 (2004): prototipo su base Aston Martin Rapide che riprende gli elegantissimi
SRX. In questa reinterpreta i concetti di monovolume prestigiosa già inaugurati in precedenza dando al
fasti della Aston DB4 Shooting Brake degli anni ‘60. La carrozzeria fastback sembra non finire mai,
vetro e alla trasparenza il ruolo da protagonista. Il resto della linea è ben dissimulato dalla linea del tetto che
tesa com’è tra scalfiture e volumi sfuggenti verso la coda. Il modello è stato realizzato come on-off
va dai proiettori anteriori a quelli posteriori senza soluzione di continuità.
per un misterioso committente inglese.
Bertone Barchetta (2007): Dopo che la Fiat Barchetta ha lasciato la scena senza eredi, nel 2007
Bertone reinterpreta il concetto realizzando una vettura scoperta compatta, divertente e molto
“preziosa” grazie alla carrozzeria in alluminio spazzolato e vetro. La meccanica è quella della Panda
e la vettura celebra i 95 anni della Carrozzeria. Interni in pelle e fari a led ne completano la linea. Le
portiere invece, si aprono verso l’alto, all’indietro.
Bertone Suagnà (2006): sulla meccanica dell’appena presentata
Fiat Grande Punto, nel 2006 Bertone realizza la Suagnà
(di nuovo la scelta del nome attingendo
dal “vocabolario piemontese”: significa “capolavoro”),
un esercizio di stile che esalta la linea della compatta “best sellers”
Fiat e, in un certo senso, celebra i 90 anni di collaborazione
e i più di 50 modelli realizzati. Compatta, filante e sinuosa
è una delle ultime dream car del carrozziere.
Alfa Romeo GT Cabrio (2004): sulla base della GT,
Bertone realizzò anche un elegante cabriolet con capote chiara,
rimasta esemplare unico.
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SPECIALE
Skoda Favorit (1987): per svecchiare la sua immagine di arretratezza del regime sovietico imposto all’azienda,
nella seconda metà degli anni ‘80 la Skoda volle affidare la linea della sua nuova media a uno stilista occidentale scegliendo Bertone. La nuova Favorit quindi, giovò della sua matita presentando una linea con tagli netti,
ampie luci e grandi proiettori, anni luce più moderna delle sue antenate.
Bertone Fiat Rush (1992): rispondendo all’invito di Fiat di realizzare dei prototipi su base
Cinquecento, Bertone presentò la Rush ispirata alle forme delle auto radiocomandate
tanto in voga all’epoca. Le linee da barchetta molto sinuose e tondeggiante abbinate all’assetto
alto, la fanno somigliare a una moderna dune-buggy con diversi spunti stilistici interessanti.
Lotus Emotion (1991): sul telaio tubolare della Lotus Esprit, nel 1991 Bertone realizza
la Emotion, dall’aspetto estremo e molto sportivo con linee avvolgenti e tese istallate
su un cuneo molto aerodinamico, completamente differente dall’aspetto spigoloso
e tormentato dell’originale. La vettura è mossa da un 4 cilindri di 2,2 litri da 268 CV,
lo stesso della Esprit.
Opel Astra 2 Cabrio (2000): sulla scia delle fruttuose collaborazione precedenti, nel 2000 la Opel sceglie la Bertone
per la realizzazione e la produzione della versione sportiva della seconda serie della sua Astra.
La linea, sempre compatta e pulita come quella della berlina, risulta qui decisamente armoniosa.
Merito della coda più slanciata e del tetto più basso. Fra i motori, tutti a 4 cilindri, sull’Astra è disponibile anche il 2,2 litri
turbo da 190 CV in grado di spingerla a 240 km/h.
Fiat Enduro Raid (1996):
sulla base della Fiat Bravo,
Bertone torna sul concetto della coupé sportiva
che abbina doti fuoristradistiche
con la Enduro 4x4, nome dato a una vettura
compatta e decisamente alta da terra con coda
inclinata e lunotto panoramico e muso corto
e spiovente. Completano il disegno
decalcomanie e scritte colorate sulle fiancate.
Sotto il cofano il 2 litri da 5 cilindri che già
equipaggia la Bravo HGT, il top di gamma.
Fiat Enduro Raid (1996): altro esemplare della 4x4 sportiva.
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SPECIALE
X 1/9 Allungata (1981): versione a passo allungato della Best Sellers di Bertone.
Suzuki Go (1972): Fra i progetti più eclettici di Bertone negli anni ‘70, c’è sicuramente la Go del 1972,
un originalissimo veicolo polivalente adatto al trasporto di una motocicletta. In pratica una “chiatta”
su 4 ruote dal disegno filante e sottile. La meccanica era motociclistica: ¾ di litro da 67 CV e gruppo
differenziale-invertitore con trasmissione a catena brevetto interno di Bertone.
Bertone Village (1974): sono state numerose le fuoriserie su base 127. Una delle proposte
fu la “spiaggina” di Bertone denominata Village, apparsa nel 1974. L’auto è in pratica una pick-up
di tipo polivalente che strizza l’occhio alle vacanze e all’utilizzo marinaro, così come le mitiche
“spiaggine” su base 500 e 600. Il motore è il classico “127” di 903 cm³ e 47 CV.
Lancia Kayak (Maquette) (1995): la Maquette del modello Kayak definitivo.
Fiat Punto Cabriolet (2000): dopo essersi cimentato sulla
berlina media Ritmo nel 1981, Bertone torna a svestire una
vettura Fiat di ampia diffusione, sta volta la compatta Punto,
sostituta della Uno. La scocca venne riprogettata e irrigidita
nella zona dei montati e nella cornice del parabrezza che
doveva assumere la funzione di roll-bar. A completamento
della linea invece appaiono i proiettori posteriori a sviluppo
orizzontale. I motori erano il 1242 cm³ da 58 CV (versione S)
e il 1681 cm³ da 88 CV (ELX). L’esemplare è del 2000.
Fiat Punto Racer (1994): al Salone dell’Automobile di Torino
del ‘94, sulla base della Cabrio, Bertone presentò
il prototipo Racer, con tettino rigido molto sportivo,
cerchi specifici e appendici aerodinamiche alla ricerca di un Cx
molto più basso rispetto a quello della vettura di serie.
Bertone Blitz (1992):
altro esemplare della spider 2 posti.
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SPECIALE
Fiat Ritmo Cabrio (1986): per regalare alla sua versione scoperta una personalità propria e non solo
un taglio netto del padiglione, Fiat scelse Bertone per lavorare sulla Ritmo. L’auto fu subito
caratterizzata da colorazioni sgarganti, cerchi dedicati e soprattutto dal vistoso roll-bar centrale
come rinforzo della scocca all’epoca tanto di moda. La vettura negli anni, sarà poi venduta anche col
marchio Bertone autonomamente presso la quale carrozzeria era già presente la linea di montaggio.
Mini Cooper S GP JCW
(2006): una delle ultime
vetture di serie prodotte
negli stabilimenti Bertone
di Grugliasco,
sarà la Mini Cooper S GP
John Cooper Works,
versione speciale
sportivissima della Mini
“moderna” rivisitata da BMW:
2 posti secchi, motore 1,6 litri
con compressore volumetrico
da 218 CV e design dedicato.
Ne vennero prodotti
2000 esemplari
con componentistica
proveniente da Oxford.
Chrysler France Shake (1970):
altro esemplare della dune-baggy
su base Simca 1200 S.
Bertone X 1/9 (1972): la spiderina Fiat, in alcuni mercati come gli USA, venne venduta anche col marchio Bertone,
stessa operazione fatta per la Ritmo Cabrio. La vettura, era dotata del motore da 1 litro e mezzo
già montato sulla seconda serie del modello.
Volvo 780 Coupé (1985): altro esemplare del coupé svedese.
Simca 1200 S Coupé (1967): La Simca 1200 S fu la versione potenziata
(cilindrata portata a 1204 cm³) della 1000, così, per regalare più sportività
e un aspetto che ammiccasse ai giovani, Bertone alleggerì di finezze stilistiche
e cromature la Coupé e la caratterizzò più sportivamente.
Fiat X 1/9 Alcan ASV (1986): versione sperimentale sul pianale della X 1/9.
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SPECIALE
Fiat 128 Bertone (1969): una meccanica tanto raffinata
come quella della Fiat 128, non avrebbe non potuto attrarre
l’attenzione di Bertone che, nel 1969 si cimentò sul pianale.
Il risultato fu una due volumi con lunotto e parabrezza molto
inclinati e praticamente simmetrici che valorizzassero
lo spazio della vettura, la versatilità e la funzionalità.
Nel posteriore era persino integrato un carrellino
per lo shopping.
X 1/9 Spider (1987): Bertone realizzò anche una versione
spider della X 1/9 che rinunciava al montante posteriore per
guadagnare in pulizia e sportività.
Opel Kadett GSi Cabrio (1985): È il 1983 quando inizia la collaborazione tra Opel e Bertone per la produzione di vetture di serie.
Frutto di questo matrimonio è la Kadett GSi Cabrio, versione sbarazzina e giovane della media tedesca
che sta già riscuotendo ampio successo. L’auto fu subito riconoscibile per l’ampio roll-bar centrale e per il nuovo posteriore.
Il motore era il 1796 cm³ della GSi. Se ne arrivarono a produrre, nello stabilimento di Grugliasco, 50-60 al giorno.
(Immagine di repertorio)
Opel Astra Cabrio (1993): nel 1993 la Opel chiese a Bertone
di realizzare la versione scoperta della sua nuova media Astra.
La vettura viene infatti progettata e assemblata
negli stabilimenti di Grugliasco in una catena di montaggio
dedicata. Rispetto alla precedente Kadett, l’Astra cabrio
perdeva il roll-bar a centro vettura.
I motori sono tre da 1,4 a 1,8 litri e e potenze tra i 71 e i 116 CV.
Fiat, Lancia X 1/10 anni ‘80: prototipo che avrebbe
eventualmente sostituito la X 1/9 ma che non trovò seguito.
Numerosi i richiami stilistici al modello originario;
rimase un’ipotesi.
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SPECIALE
Opel Bici (1999):
per coronare la collaborazione
col marchio tedesco,
nel 1999 Bertone
realizza anche il prototipo
di una bicicletta che,
nel compatto
e leggerissimo telaio, cela
un piccolo motore elettrico
che assiste la pedalata.
Un ottimo esempio
del futuro della mobilità.
GM Carousel (2004): La GM Carousel
è uno dei prototipi sperimentali concepiti da GM
per reinventare la guida e rivoluzionare il rapporto
con l’automobile e di quest’ultima con la strada.
La Carousel è solo un pianale adatto all’istallazione
di una propulsione ad idrogeno e la scocca
di una monovolume di lusso.
Opel Astra Cabrio (1993): altro esemplare della cabrio tedesca.
Jaguar B99 (2011): uno degli ultimi capolavori dell’atelier Bertone fu la Jaguar B99 GT,
disegnata da Michael Robinson e Adrian Griffiths, una berlina medio-superiore in grado di andare
a competere con auto come Audi A4 e BMW Serie 3. La linea è importante e,
in maniera provocatoria, inserita in una rigida architettura a tre volumi resa elegante
dalle porte a libro. Il nome rimanda ai 99 anni della Carrozzeria Bertone.
È equipaggiata da un piccolo 1,4 litri coadiuvato da due motori elettrici da 204 CV.
Citroën XM (1989): a disegnare la linea
dell’ammiraglia Citroën degli anni ‘90
- che andava a raccogliere le pesanti
eredità di DS e CX - ci pensò Bertone
realizzando la XM. Una macchina che
fece della modernità il suo punto forte
a partire dai due volumi e mezzo che
caratterizzavano anche le precedenti
ma qui con notevoli spunti stilistici
interessanti: un frontale affilato con
fari taglienti e di piccole dimensioni
(che si allontanava dalle parabole
tondeggianti di prima), lo sfalsamento
della linea di cintura “tormentata”
da scalfature e dalla barra antiurto, il
Double Chevron asimmetrico sulla
calandra e la finestratura totale che
univa frontale, fiancate e posteriore.
Fra le motorizzazioni, benzina e diesel
a 4 e 6 cilindri tra 1998 e i 2975 cm³
con potenze tra i 145 e i 200 CV.
La XM fu motivo d’orgoglio per
Bertone che potette entrare
nell’esclusiva schiera degli stilisti
che avevano dato vita alla nuova
ammiraglia Citroën, lo stesso compito
che 35 anni prima era spettato
a Flaminio Bertoni.
Jaguar B99 GT (2011): È la versione da corsa per il campionato GT 2 della B99,
caratterizzata dalla livrea grigio-verde acido e dalle appendici molto vistose. Alla propulsione della B99,
aggiunge altri due motori elettrici trasformandola in una trazione integrale da quasi 1000 CV.
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