elienne keller - Gruppo Chimera

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elienne keller - Gruppo Chimera
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ELIENNE KELLER
di Andrea “Gabriel” Dalpozzo – Custode degli Antichi Singulti
(per l’Ambientazione SCARRED LANDS)
Sentii le sue grida provenire dall‘ingresso della casa. Sapevo che aveva bevuto
troppo. Corsi a nascondermi abbandonando la mia bambola sul pavimento.
Il cuore mi martellava dentro al petto come se volesse uscire e mi faceva male. Mi
asciugai le lacrime e strisciai dietro i mobili della soffitta sperando di non essere
vista. Le assi di legno del pavimento scricchiolarono mentre barcollava lungo il
corridoio gravando tutto il suo peso sulle gambe.
- Dove sei brutta puttana! - urlò.
Un momento di silenzio. Sobbalzai quando con un calcio fece saltare i cardini
della porta.
“Ti prego, fa che non mi trovi!” pregai, ma le mie suppliche non furono esaudite,
come ogni volta.
Le sue mani furono delle morse sulla mia pelle e sapevo che ci sarebbero rimasti i
lividi. Chiusi gli occhi, non volevo guardare la sua furia. Vomitò ringhi e insulti e
mentre mi strappò i vestiti rideva come un folle. Gridai fra i singhiozzi, sperando
che qualcuno mi sentisse. Vana speranza, come sempre.
Cercai di non pensare a cosa mi stava facendo, cercai di ricordare qualcosa di
bello, ma non trovai niente di così candido e puro in grado di uccidere quel
terrore. Mi ribellai, gli diedi un calcio con tutte le mie forze e lui rispose al gesto con
un ceffone seguito subito da un altro: il frastuono di quella violenza si fece più
flebile e le immagini che vedevo si spensero piano lasciando spazio al buio.
***
Aprii gli occhi. Ci vollero soli pochi secondi per farmi tornare alla mente i motivi per
cui mi trovavo fra la polvere della soffitta. Mi strinsi le ginocchia al petto e piansi.
Desideravo la sua morte. Desideravo la morte di mio padre.
Fuori infuriava la tempesta. Decisi che in quella casa avevo sopportato per troppo
tempo i suoi stupri dopo la morte di mia madre e corsi via dall’abitazione
portando con me solo qualche ricordo di mamma e un po’ di cibo.
Barcollavo tra le pozzanghere della strada ancora scossa dalle immagini brutali
che mi balenavano nella mente.
Sentii il rumore di un carro alle mie spalle e il nitrito di un cavallo. L’uomo alla guida
rallentò e si fermò al mio fianco. Vide i miei occhi lucidi guardare i suoi. Sentì i miei
singhiozzi e fece l’unica domanda che non volevo ascoltare, ma che per lui fu
logicamente appropriata alla situazione:
- Dove sono i tuoi genitori? - la sua voce era calda e affettuosa. Non risposi. Le mie
labbra si muovevano ancora per i brividi del pianto.
- Andiamo piccolina! Mi prenderò cura io di te, ora. - mi fece un largo sorriso
rassicurante e mi aiutò a salire sul suo carro. Il suono della pioggia sul tettuccio e il
movimento ondulatorio e traballante del viaggio mi fecero cadere in un lungo e
profondo sonno.
Mi risvegliai in un letto stranamente comodo; non avevo mai poggiato la testa su
un cuscino così morbido, a dir la verità, non avevo mai avuto un cuscino su cui
poggiare la testa.
L’uomo della sera precedente era seduto al fianco del letto e mi guardava con
un lieve sorriso sulle labbra.
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- Hai dormito bene? - mi chiese.
- Sì … signore - ero spaesata e avevo paura che quel suo sorriso si trasformasse
nella tortura che ero abituata a subire.
- Chiamami Paul! - sorrise - Lì sulla sedia ci sono dei vestiti puliti. I tuoi li sta lavando
mia moglie. Vieni fuori quando hai finito di cambiarti … discuteremo di quanto ti è
successo ieri sera!
Gli raccontai cosa mi aveva fatto mio padre e quante volte lo aveva fatto in
precedenza. Non gli dissi però il mio vero cognome … Daelemans … Elienne
Daelemans … proteggendo l’identità del mostro artefice dei segni che avevo su
tutto il corpo per potermi vendicare personalmente in futuro.
Paul Keller da quel momento divenne come un padre per me e io divenni come
una figlia per lui.
***
E’ divertente stuzzicare i grossi energumeni che, trangugiando alcolici tutto il
giorno, se ne stanno seduti ai tavoli delle locande raccontando di essere dei
mostri di virilità. E’ in una di queste situazioni che conobbi Julian: un bell’uomo,
alto, muscoloso e accidenti … che occhi meravigliosi!
- Lasciatela in pace! - urlò dalla soglia della saletta.
Un mezz’orco mi spinse via facendosi largo per avanzare contro l’uomo misterioso.
- Altrimenti che ci fai?Io, che non ero più al centro della loro attenzione, mi sedetti su un tavolo e
guardai la scena.
- Vi uccido prima che possiate dire “Ehi”!- disse mentre portava la mano alla
spada.
- Ehi!! - questa volta era un nano a parlare “Meglio che ci stai attento con quello,
uomo misterioso, si è scolato parecchie birre!” pensai.
- Credo che quest’eroe meriti una lezione! - E sarete voi a darmela? - disse “Begliocchi”. Sorrisi al nomignolo “Begliocchi”.
Partì la rissa.
“Begliocchi dovrebbe imparare a schivare meglio i colpi! … Ehi non male quel
gancio! Ahia … meglio che intervenga anche io!” quando scesi dal tavolo
“Begliocchi” cadde a terra con il sangue che gli copriva il volto.
- Ehi, orco prendi questo! - il mezz’orco ancora girato verso il corpo di Julian non si
accorse nemmeno della mia velocità che si ritrovò in ginocchio tenendosi le parti
basse e vomitando il suo pranzo. Gli altri erano decisamente più deboli di lui, mi
bastò solo evitare i loro colpi, anche se qualcuno, lo ammetto, andò a segno.
Quando la rissa finì feci portare l’uomo misterioso nella mia camera e io raccolsi i
suoi averi.
Presi un panno, lo bagnai e gli pulii le ferite che aveva sul viso. “E’ davvero
carino!” pensai.
Dopo poco tempo riprese conoscenza, aprì gli occhi e si alzò di scatto.
- Sta’ giù! - gli premetti la mano contro il petto per rimetterlo sdraiato - Sta’ Fermo!
- Dov’è Brianna? - mi chiese.
I miei occhi in quel momento parlarono più di quanto volessi nascondere
“Accidenti! Ha già un‘altra donna! Ma è così carino!” riflettei un secondo “Magari
è proprio perché è così carino che ha già un‘altra donna, Elienne!”.
Sperando in un risposta diversa da “E‘ mia moglie!” o “E‘ la mia donna!” gli chiesi:
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- Chi è Brianna? - E’ la mia spada! Dov’è la mia spada? - rispose. “E‘ la mia spada?? Ha detto
proprio così? … sì … sì ha detto proprio così!”
- Tranquillo il mezz’orco me l’ha restituita dopo che il mio calcio gli ha massacrato
le palle. Non credo che potrà generare figli da oggi in poi - gli sorrisi.
- Come ti chiami? - mi domandò
- Elienne! E tu? Te ne vai sempre in giro a farti picchiare? - gli dissi mentre cercavo
di eliminare le tracce di sangue dal suo viso.
- Io sono Julian. - mentre parlava osservavo incantata i suoi occhi passavo
freneticamente lo sguardo dalle sue labbra ai suoi occhi, come per confrontare
quale delle due parti del suo viso fosse più sensuale - Credimi, desideravo salvarti
da quegli energumeni, ma devo esser stato un po’ troppo presuntuoso. Tu che
dici? Lo baciai. Le sue labbra erano decisamente più eccitanti.
- Perché? - mi allontanò.
- Perché nessuno tanto carino si è mai fatto pestare per me - Era la risposta più fine
che mi venisse in mente mentre gli slacciavo i pantaloni.
- Ehi, vacci piano! Non vorrai mica farmi lo scherzetto che hai fatto al mezz’orco?
Io vorrei avere figli in futuro! - mentre parlava sentii le sue mani accarezzarmi le
cosce, socchiusi gli occhi e ansimai.
- Anch’io! - non capivo nemmeno la risposta che avevo dato, mi tolsi il vestito e mi
concessi a lui.
Mi concessi a lui molte volte in futuro. Ricordo l’ultima volta che vidi Julian e
alcune lacrime mi rigano il viso “E‘ passato così tanto tempo!” penso.
Mi alzo dal letto, mi asciugo gli occhi e mi incammino per incontrare il Conte
Kinley che ha richiesto ancora una volta la mia presenza per un altro dei suoi
lavoretti: mi paga bene, mi offre una camera confortevole e un pasto caldo e
non chiedo altro, l’unico suo difetto è che allunga troppo le mani, ma ormai so
badare a me stessa.
Il salone delle riunioni è un’ampia stanza rettangolare con un tavolo di legno
massiccio al centro, il soffitto decorato di splendidi affreschi rappresentanti scene
di battaglia ricordano le mire espansioniste della famiglia Kinley.
Il Conte è seduto a capotavola di fronte all’entrata del salone.
- Elienne avete sentito parlare della famiglia McLeod? - mi chiede.
Cerco di sfogliare ogni nome presente nella mia mente, ma non trovo nessuna
risposta. - Non mi dice niente … -rispondo infine.
- Il Duca McLeod sta diventando economicamente potente e potrebbe essere un
problema per noi. Presto potrebbe desiderare un’ulteriore espansione del suo
ducato e forte delle sue attuali risorse occuperebbe i territori vicini infiltrandosi
anche nei nostri confini. Io e mia moglie siamo stati invitati al ballo che i McLeod
hanno organizzato per domani sera. Voi sarete presentata come la dama di
compagnia di mia moglie, vi introdurrete all’interno della biblioteca del castello e
cercherete tutti i documenti che riguardano il traffico commerciale del Duca
McLeod.
- Riguardo al compenso? - domando senza esitazione.
- Il vostro successo vi frutterà 300 monete d’oro … non mi deludete … ora potete
andare.
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Faccio un inchino e me ne vado.
- Ti faremo portare un vestito appropriato alla cerimonia. - aggiunge prima che io
esca dalla stanza
***
Il ballo era un’accozzaglia di signori, conti, duchesse e chissà quale altro genere di
immeritati titoli nobiliari. Mi dirigo senza esitare alla biblioteca privata della
famiglia. Non è sempre facile trovare le stanze che si cercano, ma conoscendo un
minimo i gusti dei nobili in fatto di disposizione delle camere in funzione alla loro
comodità nell’accedervi non mi risulta difficile immaginare che la biblioteca sia
vicino alle camere da letto.
Il rumore della mia ricerca era coperto dagli schiamazzi che provenivano dalla
camera accanto.
“Ecco! Trovato!” penso prendendo da un cassetto alcuni fogli “Rimetto a posto
questi libri e …” - Accidenti! - un libro mi scivola dalle mani e cade a terra. Mi
guardo attorno per assicurarmi che nessuno abbia sentito: una figura è in piedi
vicino alla porta … si è voltata a guardarmi … chiaramente non mi aveva notato
prima che facessi cadere quel libro … “Ma da quanto tempo è qui questa?”
penso mentre cerco di infilare i fogli in una tasca della gonna, sperando di coprire
parzialmente il gesto dalla gonna stessa.
- Buona sera, signorina … posso aiutarla? - sta sussurrando … forse non vuole farsi
sentire … mi chiedo chi sia costei.
- Posso vedere quello che ha nascosto tra le cosce?
“Accidenti mi ha visto! E’ inutile nasconderlo …” gli porgo i fogli rassegnata.
- E’ il rendiconto dello scorso anno … S’interessa di contabilità o qualcuno le ha
chiesto di procurarglielo? “E adesso cosa faccio? Non posso piantarle un coltello in gola … mi scoprirebbero
subito … potrei tentare la fuga”
- Tranquilla milady … Piuttosto … mettiamoci comode, le va? Non dirò nulla a
nessuno, anzi … visto che mi occupo io di queste tipo di documenti, ne rifarò una
copia, così nessuno si accorgerà di nulla e lei avrà comunque svolto il suo lavoro...
- la sua voce è tranquilla mentre mi allunga il documento. “Ma che diavolo vuole
questa da me? Una persona normale avrebbe già chiamato le guardie! Forse mi
vuole proporre qualcosa …” riprendo i fogli in mano.
Mi indica una sedia. - Lavoro per una persona che mi paga bene … - dico.
- Bene … quanto è bene? - Dipende da qual è la richiesta … quanto è complicata e rischiosa … - Logico … Dove vivete? Dalla contessa Kinley? “Come diavolo fa a saperlo??” deglutisco.
- Siete stata presentata come sua dama di compagnia, no?! “Ah … Giusto … ecco spiegato il motivo!” - Sì, vivo da lei …
- Hmmm … la contessa non capisce nulla di economia, non saprebbe neppure
che farsene di quelle informazioni … ma suo marito è abbastanza accorto e
subdolo per fare una cosa simile … Sorrido “E‘ sveglia la ragazza!”
- Vi ha assunto lui, vero? Come regalo per la moglie, magari … in realtà i tuoi veri
compiti sono altri … Spero per voi che non vi chieda favori di altro tipo …
Rabbrividisco al solo pensiero … - Lui ci prova sempre, ma io sono più veloce ed agile di quel vecchiaccio … e
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riesco sempre a scappare! - “Forse però non ha ben compreso a cosa servono
quei documenti … meglio così!”
- Io mi chiamo Isabel … voi siete … Elienne … se non ricordo male … - Esatto … ottima memoria davvero, milady … - Vi va di alzare un po’ la posta? Vi faccio una proposta … Un bel doppio gioco …
Proseguite il lavoro che state facendo per lui … in più, vi fate pagare da me per
fornirmi le informazioni che potrebbero interessare anche a me … Per rendere più
allettante la mia proposta posso dirvi che se avrò io delle informazioni che
potrebbero interessarvi, ve le fornirò senza che voi mettiate a rischio la vostra
persona … In soldoni … io aiuto voi e voi aiutate me … Pensateci Elienne … io
potrei diventare molto potente col vostro aiuto e voi potreste godere di diversi
privilegi … e non dovreste mai aver paura che io vi chieda favori di quel tipo … So
essere una donna molto generosa, con chi se lo merita … molto generosa … “La sua offerta è interessante! Doppio gioco equivale a doppia paga!
Interessante … davvero interessante!” penso sorridendo mentre lei scrive qualcosa
su un foglio.
- Credo sia meglio che torniate dalla contessa … si starà chiedendo che fine
avete fatto. Pensate alla mia proposta e fatemi sapere … Ah … Vi consiglio di non
riferire a nessuno il nostro dialogo … So essere anche una donna molte
vendicativa, con chi se lo merita … molto vendicativa … Annuisco con il capo, faccio un lieve inchino ed esco dalla stanza sollevata dal
fatto di avere ancora la testa attaccata al collo.
***
Lady Isabel ed io siamo ormai in affari da parecchio tempo. Ho voluto insistere per
coinvolgere anche Paul in questa macchinazione sperando di ripagarlo in qualche modo
del bene che mi ha voluto. Milady a convinto la famiglia McLeod e la famiglia O’Connor
a comprare la merce di Paul migliorando così le sue condizioni economiche, in cambio lui
sarà il nostro messaggero. Le lettere tra me e Milady saranno codificate in modo tale da
non poter essere lette da estranei garantendo così la segretezza delle informazioni scritte
all’interno.
***
Qualche mese più tardi dal nostro primo incontro lady Isabel mi ha invitata alla
festa dedicata a Chardun sperando che la potessi accompagnare, io ho
accettato … una festa è pur sempre una festa, no?
Durante il viaggio ha accennato qualcosa riferita a suo fratello Trevor, ma tra le
varie lodi che gli tesse, non ho ben capito di che cosa si trattasse.
Il posto si chiama “La Locanda della Spada d‘Ambra”… entriamo … - Quanta
nobiltà nel nome e quanta pochezza nell’arredo e negli avventori! - penso. Vedo
Julian, mi si illuminano gli occhi, vorrei piangere di gioia, ma non è da me. Gli vado
incontro lentamente sperando di aumentare in lui il desiderio di avermi, ma alla
fine non resisto io: lo bacio e voglio che non dica niente, solo che mi baci a sua
volta! Sembra distratto però … lo avverto mentre gli passo la lingua fra le labbra e
ne ho la certezza quando delicatamente mi allontana da sé. Dopo avermi rivolto
un sorriso, che secondo lui risolverebbe tutto, si dirige da Lady Isabel, le bacia la
mano e le sussurra parole che dalla reazione di lei sembrerebbero tutt’altro che un
saluto! Mi avvicino e spero davvero che Julian mi legga nella mente … no … se ci
riuscisse starebbe già pregando per aver salva l’anima!
- Mia cara! - è Isabel, mai come ora mi irrita la sua voce - Evidentemente voi
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conoscete Julian, quindi non c’è bisogno che vi presenti.
- Sì, anche voi mia Signora … - mi accorgo di essere stata anche troppo pacata
nella mia reazione, forse, però, il mio sguardo adirato mi ha tradito. - Lady Isabel
ed io siamo amici di infanzia. - la frase di Julian mi sa da scusa bella e buona, ma
faccio finta di niente per adesso.
Isabel sorride - Da come vi siete salutati, si direbbe che tu ed Elienne siete più che
amici -, le avrei voluto rispondere “Ma sei cieca?? Certo che non siamo solo
amici!”, ma la voce di un uomo dietro a Julian fermano le ingiurie che erano
dirette verso Isabel - “Chi è costui?” mi chiedo … rifletto per un secondo … Isabel
mi ha descritto suo fratello come il suo eroe, come un Dio vivente, bello,
affascinante e intelligente. Credo che la distanza da lui le abbia fatto dimenticare
qualche “piccolo” particolare, come il fatto che si faccia suggerire le frasi da un
corvo di nome Geoffrey .
Comunque sia, poco m’importa di questo bizzarro uomo. Rivolgo invece lo
sguardo verso Julian: completamente ignara del fatto che questo giorno segnerà
l’inizio di una nuova vita per tutti: in questo momento, però, mi interessano solo le
sue scuse… tutto il resto è fumo negli occhi.
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